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Ready when ready! UGANDA 2014


mouette

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Grazie Luisa e Cri!

era ora!!!!!!!!!!!!

Hai ragione! ... quando ho visto che lo Squisito Dariuz tra una Boheme e l'altra ha deciso di ripulire il forum dai diari incompiuti ho fatto un salto sulla sedia e mi sono affrettata a mandare Paolo in trasferta in un posto da cui non si possa puccipucciare al telefono più di venti minuti al giorno pena il tracollo economico totale globale ... e domani sera vedo di postare i gorilla

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Mercoledì 18 giugno 2014

 

Colazione energetica – ovviamente alle sei :grin: - c’è scritto sul foglietto con le tappe giornaliere, che vi aspetta una fatica boia. Beh, no, non c’è scritto PROPRIO così  :Chessygrin:. Mentre mangiamo sbircio il cielo ancora buio, fiduciosa nelle grandi possibilità del mio culone col meteo, sperando ci regali una giornata quantomeno libera dalla pioggia. Confesso che inizio anche a sentirmi un filo in ansia, il tracking è davvero descritto come faticoso, consigliato solo a chi è in buona forma e non ha impedimenti fisici … chissà cosa ci aspetta a Bwindi dopo il diluvio di ieri. Io cammino, ed anche parecchio, anche in montagna, ma non frequento molte foreste, figuriamoci quelle impenetrabili … del resto lo sapevo da prima di partire, mio cugino mi ha raccontato la sua esperienza in Rwanda: per un certo tratto si segue il sentiero, poi si comincia a camminare nel folto, spesso in salita, dietro agli omini col machete che fanno strada. Ci sono tratti impervi, e pure lui che è un appassionato vero di montagna si è trovato a faticare … ma ne vale la pena, mi rassicura. Poi magari siete fortunati e li incontrate dopo una mezz’ora, si spostano in continuazione e quindi anche verso i margini della foresta. Seeee … qualcuno deve averli ha avvisati del mio arrivo :megalol:

Partiamo presto dal lodge per dirigerci verso il punto di incontro con i ranger per un breve briefing e lungo la strada … stupore, magia e meraviglia, ecco la mist! Speriamo di trovare anche i gorilla ...

 

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Breve parentesi informativa: il gorilla tracking è l’attività più costosa in assoluto, quasi un terzo di quello che abbiamo pagato in totale a Julius. 600 dollari, che moltiplicati per il crescente numero di viaggiatori portano alle case dello Stato e della Uganda Wildlife Authority buona parte del bilancio. Nel caso sfortunato non si riuscissero ad incontrare i gorilla, viene offerta la possibilità di ripetere il tentativo il giorno successivo, ma non accade praticamente mai. I ranger conoscono bene le varie famiglie, passano anni quasi in simbiosi con loro prima che sia possibile un avvicinamento con i turisti, si fanno conoscere a loro volta e li abituano alla presenza umana, e familiarizzano con i loro movimenti oltre ad acquisire un’abilità quasi sovrannaturale nel seguirne le tracce (tracking, appunto). Un paio di loro precedono sempre di parecchio il gruppo tenendosi in costante contatto radio per indirizzare le peregrinazioni dei disper … dei coraggiosi che vogliono vivere questa esperienza indimenticabile.

Eccoci al Rushaga Gate, siamo una quarantina di persone (o 24.000 dollari, come preferite :wink2: ) per le cinque famiglie di gorilla che vivono nei dintorni, e verremo divisi in gruppi di sette/otto, a ciascuno dei quali verrà assegnata una famiglia e che sarà accompagnato da un paio di ranger armati – non ci sono solo i gorilla a spasso, e mi ritrovo a pregare che ci siano solo proiettili soporiferi in quei simpatici fucili - e volendo dai portatori, ragazzi del posto che per pochi dollari aiutano i personaggi ehm … meno atletici … a venirne fuori quantomeno vivi, se non proprio in brillanti condizioni. Dopo una serie di raccomandazioni (infilate i pantaloni nelle calze, così nessuna bestiolina vi risalirà le gambe, non toccate le piante sconosciute, non fate rumori e versi esagerati quando sarete vicini ai gorilla) e rassicurazioni sul fatto che l’avvistamento è praticamente garantito, risaliamo sui vari mezzi e veniamo accompagnati vicino al punto di partenza.

 

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Oddio, vicino … diciamo che ci sono un paio di km in salita praticamente verticale su una camionabile sterrata, e capiamo subito che qua noi si è cascati male: siamo cinque, per fare gruppo ci hanno regalato due australiani più vicini ai settanta che ai sessanta per andare insieme alla ricerca della famiglia di Busingye (ciascuna porta il nome del maschio alfa). Il lui della coppia sembra ancora agibile, lei mi ha regalato un momento di sollievo, se dicono che ce la fa questa qui, sarà una passeggiata di salute :Chessygrin: Errore ed orrore, Ale dopo cinque minuti sta già recitando come un mantra “ogni due passi li stacchiamo di uno, ogni due passi li stacchiamo di uno, ogni due passi li stacchiamo di uno” e vedo del fumo che inizia ad uscirgli dalle orecchie. Dopo poco i due scompaiono, per riapparire a bordo della loro jeep che li porta su. Passano altre vetture con gli avventurosi degli altri gruppi a bordo … ahò, che storia sarebbe? E noi a piedi? Ale in una botta di ottimismo annuncia che probabilmente i gorilla stanno facendo un picnic a bordo foresta, e quindi ci fanno camminare prima per non darci la delusione di trovarli subito dopo aver speso 600 dollari, io sono più scettica ... quando passa il camion dei portatori che ci invitano a salire con loro nel cassone accettiamo con entusiasmo … salvo passare i minuti successivi con gli occhi strettamente serrati a sgranare tutto il rosario, che non pratico dalle elementari ma mi torna misteriosamente in mente intatto fino all’ultimo Gloria (oddio, ci sarà il Gloria nel rosario? : Bash : )

 

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Arrivati all’ultimo spiazzo alla fine della camionabile – siamo intorno ai 2200/2300 metri - inizia la … passeggiata. Un tratto discretamente lungo su questo sentiero

 

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che alle persone normali non farà nessun effetto, ma ad una che porta le ballerine perché soffre di vertigini dai tre centimetri in su, lo strapiombino lì sotto fa proprio simpatia. : ahi :  Da quando ho iniziato a fare viaggi a piedi sono migliorata e stavolta vado abbastanza tranquilla, ma quando arriviamo nel pratone preforesta il mio sospiro di sollievo scuote lo stesso le cime degli alberi.

 

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Con calma, molta calma, arrivano anche gli australiani, e a questo punto il ranger ci dice che noi cinque siamo troppo veloci, il gruppo deve restare unito e quindi è meglio se ci mettiamo dietro. Percepisco a questo punto una specie di boato sotterraneo che mi porta a chiedermi se per caso questa sia zona vulcanica, poi mi rendo conto che no … è solo il sobrio disappunto di Ale che si esprime così :megalol:

Bene, non ci possiamo far nulla. Entriamo nella foresta, il sentiero è ben tracciato, in qualche punto un po’ impervio ma niente di peggio di quel che faccio qui, per ora. Intorno a noi la vegetazione è DAVVERO impenetrabile, ma lo spettacolo è bellissimo, è anche uscito il sole – bravo culone – e siamo tutti felici, almeno finché due degli altri gruppi ci superano in scioltezza, e Ale comincia a ripetere in tono vagamente isterico “Noncipossocredere, noncipossocredere, noncivogliocredere”

 

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Di nuovo, non ci possiamo far nulla. La signora è sempre più in difficoltà, se non avessero preso il portatore probabilmente non sarebbe riuscita ad arrivare nemmeno al limitare della foresta, gli si affida di peso in ogni punto difficile, e i punti difficili cominciano a moltiplicarsi, è tutto un saliscendi e il sentiero si fa scosceso. Dopo oltre un’ora di marcia lo lasciamo, ed i nostri accompagnatori cominciano a lavorare di machete. Io arranco con grazia elefantina, ma elefantinamente avanzo ed avanzo ed avanzo … e comincio a pensare che ce la farò! Mi sento anche molto fortunata ad aver deciso per gli scarponcini da trekking più vissuti che ho, perché sono alti alla caviglia e le tracce della pioggia di ieri sono ancora ben presenti e … ben bagnate :wink2: , ma il mio doppio calzerotto resiste asciutto, mentre gli altri già iniziano ad inzupparsi. Ingenua io.

 

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Verso mezzogiorno, dopo circa tre ore di cammino, incontriamo i ragazzi con la radio e l’eccitazione inizia a serpeggiare, ci siamo! E in effetti ci saremmo anche, ma siamo sfigati … il primo gorilla che avvistiamo è un maschio wild, probabilmente l’unico della foresta, che oggi ha deciso di rompere le balle alla nostra famiglia, che di per sé sarebbe disponile all’incontro – la signora Busingye probabilmente ha preparato anche un tè coi pasticcini :grin: – ma continuamente disturbata da questo screanzato si sposta in luoghi sempre più difficili da raggiungere per noi bipedi … ho incrociato per un attimo lo sguardo del gorilla solitario, e mi sono trovata a guardare dentro due laghetti duri, quasi crudeli … la mente vaga e non posso fare a meno di chiedermi se la solitudine non scelta incattivisca gli animali quanto lo fa a volte con gli esseri umani, non posso fare a meno di sentirmi triste per lui … e forse anche un po’ ridicola per certi pensieri, ma infine … questa sono.

Mi reggo in piedi a stento nella jungla semi verticale, ma proprio mentre cerco di non finire spalmata a pelle di leone sulle ortiche – o qualunque cosa siano - la vita decide di regalarmi un momento di pura emozione … lontani, ma ben visibili, mamma e cucciolo giocano insieme sotto un alberello. Il piccolo, tenerissimo si arrampica e si dondola, e salta e balza e mangia e tira giù le fronde e … ride, secondo me ride sul serio … la mamma amorevole, con un occhio al disturbatore e uno al piccino, lo lascia fare per un po’ e poi con lo stesso piglio di mia nonna quando era ora di tornare dal parco giochi, gli intima di scendere, lo prende per mano e i due se ne vanno insieme … è stato un momento struggente, ho risentito quella voce amata e lontana ripetere un’altra volta il suo Forza bambina, hai giocato abbastanza per oggi, andiamo … ho gli occhi pieni di lacrime, e le emozioni sono appena iniziate.

 

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Non ce la faremo ad avvicinare la famiglia, dice il ranger ... ma ce n’è un’altra a un’ora di marcia, chi è in grado e se la sente può seguire i due omini col machete, mentre lui si occupa dell’australiana ormai praticamente in coma. Però … bisogna correre, vietato rallentare, vietato guardare dove si mettono i piedi, vietato esitare. Potrebbero spostarsi o entrare ancora più nel folto e allora, addio gorilla. C’è da chiederlo? Noi cinque partiamo come se avessimo tutti i diavoli dell’inferno alle calcagna, e in effetti un po’ infernale l’esperienza lo è stata … un’ora di corsa nella giungla più fitta, senza letteralmente vedere cosa stiamo calpestando, di solito le fronde appena tagliate, ma ogni tanto sotto ci sono pozzanghere, fango, rami spezzati, sassi. Ho perso il conto delle volte in cui mi sono ritrovata a quattro zampe, o lunga distesa, dei graffi e delle bolle che ho sulle mani, sono infangata, sporca, sudata … a un certo punto nel mezzo del percorso c’è quella che sembra una profonda orma di elefante con almeno trenta centimetri d’acqua, per il troppo slancio non riesco ad evitarla e ci finisco dentro con tutti e due i piedi, a nulla servono gli scarponcini, per il resto della giornata sarà tutto un cic-ciac di melma e calzini bagnati … nel silenzio della giungla perdo per un attimo la mia innata signorilità e mi parte un ma vaff : censored : che provoca la fuga immediata e precipitosa di sette tarantole, tredici bruchi e svariate dozzine di moscerini terrorizzati, e una frenetica agitazione nelle mamme ragno, che si affrettano a tappare le orecchie ai piccoli all'uscita dell'asilo perché non imparino parolacce in italiano.

Finalmente, un po’ affannati, ci blocchiamo su un sentiero – un sentiero vero, miracolo – e i ranger con un dito sulle labbra ci fanno cenno di guardare più avanti … ecco, in questo momento il mondo sparisce, tutto si fa silenzio ed emozione purissima. Eccoli, eccoli davvero stavolta … e le lacrime adesso non riesco a fermarle, mi sento al centro di un miracolo. Sono meravigliosi, fieri ma non ostili, hanno lo sguardo buono e forse un po’ triste, ci sono anche dei cuccioli … dopo un attimo in cui tratteniamo tutti il respiro partono le reflex … per la prima volta rimpiango di non avere una macchina decente tra le mani, con uno zoom un po’ più accettabile, con qualche pixel in più. Ma poi mi dico che sono fortunata così: senza le foto a distrarmi mi posso innamorare meglio ...

 

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Improvvisamente, nel silenzio totale, un rumore strano ed un fievole Alessandro e poi, appena meno fievole ... ’tacci!!! ... mi giro appena in tempo per vedere Riccardo che, fallito il vano tentativo di aggrapparsi ad Ale, sprofonda lentamente nel muro (credevamo) impenetrabile di vegetazione a bordo sentiero, a cui si è avvicinato troppo per prendere meglio l’angolazione delle foto. Le mani di Ale e di un ranger scattano in contemporanea per cercare di trattenerlo, il ranger riesce a prenderlo, tira, ma intanto il muro cede e cede e cede … finché Riccardo sprofonda di schiena, con la reflex in una mano e il ranger nell'altra. Ci affacciamo spaventati al precipizio e li vediamo appena un metro e mezzo più sotto, ancora amorosamente stretti per mano, come due tartarughe a pancia in su. Ecco, appurato che non si sono fatti nulla e li tireremo su facilmente … scatta la ridarella, ma non possiamo far scappare i gorilla e quindi … provatevi voi a sghignazzare sguaiatamente in silenzio!

 

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Mi corre l’obbligo di segnalare che Riccardo, che sia detto senza ironia è un vero signore che non scomoderebbe mai li mortacci, sostiene di aver semmai esclamato si sono rotti i lacci … e noi naturalmente gli crediamo :megalol:

 

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Archiviato l’episodio, restiamo a goderci per un’oretta questo incontro meraviglioso … poi, quando proprio non possiamo disturbarli più a lungo ci spostiamo un poco lungo il sentiero a consumare il pranzo che ci hanno preparato al lodge. Comincio a sentirmi stanca e indolenzita, abbiamo camminato e corso per oltre quattro ore in mezzo alla selva, ma non ho per nulla fame, e so per esperienza che più mangio peggio va quando riprendo la marcia, specie se non posso fermarmi un po’ … quindi mi accontento di mezzo panino e di una banana così non mi vengono i crampi alle gambe.

Mai previsione fu meno azzeccata: comincio ad avvertirli quasi subito sulla strada del ritorno, complice forse anche il calo di tensione … e se ai primi resisto abbastanza bene, quando ne arriva uno particolarmente forte mi ritrovo accasciata in mezzo al sentiero, con una smorfia che non mi rende certo un bello spettacolo e un gran senso di colpa perché rallento gli altri tre (Gian no, è andato avanti ed è sparito da un pezzo, almeno lui se la fa in tranquillità la risalita). In qualche modo riparto, ma le oltre due ore di marcia per tornare sono un mezzo calvario, non riesco ad accelerare il ritmo e ce l’ho a morte con me stessa, il che non aiuta moltissimo … a un certo punto mi dico, forza ragazza, tanto peggio di così non può andare e sei quasi alla fine. NON. FATELO. MAI. Gli dei vi sentono :Chessygrin:  E infatti in quel preciso momento inizia a grandinare … e incredibilmente mi torna il buonumore e anche un minimo di energia. Mi insacco in qualche modo nel kway e più arranco più mi vien da ridere, anche se probabilmente ormai il ranger che mi tende la mano nei punti peggiori ed i miei compagni mi odiano … chi se ne frega? Come spesso mi capita, il gene della felicità ormai ha preso il sopravvento in me. Almeno finché non arriviamo al sentierino sullo strapiombino, che visto che nel frattempo si è messo pure a diluviare, ora sembra un fiumiciattolo di fango. E lo strapiombino ha perso il diminutivo, sono troppo stanca per non essere terrorizzata ...

Ma sono una donna fortunata, e uno dei soldati che ci accompagnano, un gran bel ragazzone che potrebbe essere mio figlio se non fosse così inequivocabilmente nero da non poter avere una mamma color mozzarella, impietosito, mi prende per mano e pian piano mi porta giù. A un certo punto nelle nebbie del terrore sento Ale che gli dice ... shoot her, so she stops suffering, e il negretto, serissimo ed imperturbabile: I’m not allowed : lolroll :  Ah, così mi dici? Vabbé ti perdono … tanto più che quando torniamo sulla camionabile, finalmente serena lo lascio e gli dico I love you … mi fa un sorrisone contentone e ... da quel momento non riesco più a levarmelo di torno! continua ad offrirmi la mano anche se siamo praticamente in piazza, ed a sorridermi tutto felice. Tesoro, grazie, ma il toyboy no, non l’avevo proprio considerato :megalol:

E insomma, ammaccata e dolorante soprattutto nell’orgoglio, ma sono una cercatrice di gorilla diplomata!

 

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Semplicemente spettacolare quello che racconti!

 

Hai ragione! ... quando ho visto che lo Squisito Dariuz tra una Boheme e l'altra ha deciso di ripulire il forum dai diari incompiuti ho fatto un salto sulla sedia e mi sono affrettata a mandare Paolo in trasferta in un posto da cui non si possa puccipucciare al telefono più di venti minuti al giorno pena il tracollo economico totale globale ... e domani sera vedo di postare i gorilla
 

 

:megalol:  :megalol:  :megalol:

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Parli del gorilla tracking, vero? Non è stupida per niente ... è obbligatorio andare con i ranger, sia per il rischio concreto di perdersi e farsi male, sia per avere una minima possibilità di avvistamento. Tieni conto che la Bwindi Forest copre oltre 300 kmq ed è praticamente vergine. Lo stesso per le altre località sparse per l'Uganda che ospitano famiglie di gorilla.

C'è anche un altro aspetto da considerare: i gorilla sono molto fragili, oltre che rari ... se hai il raffreddore non ti è nemmeno permesso partire, se devi tossire o starnutire ti avvertono di allontanarti il più possibile da loro perché non sono in grado di combattere i nostri germi. Se - dettaglio poetico - ti serve la toilette nella foresta, devi scavare una buca di almeno 30 cm e coprire poi bene il tutto, sempre per non rischiare di metterli in contatto con agenti patogeni potenzialmente letali per loro. I ranger esercitano un minimo di controllo su queste cose per tutelarli.

Per finire, sono animali pacifici ma possono diventare pericolosi se sono spaventati. Per questo è obbligatorio essere accompagnati anche da guardie armate. I tracking sono organizzati solo dall'UWA. L'eventuale agenzia cui ti affidi per organizzare il viaggio ed acquistare i permessi (che sono otto al giorno al massimo per ogni famiglia) si limita ad accompagnarti al punto di partenza.

O parlavi del viaggio in generale? Ho un amico che ha fatto Uganda e Rwanda in fai da te con auto a noleggio ma per varie cose si è comunque appoggiato a Julius. Non è un viaggio semplicissimo, anche se parlano inglese ovunque e sono tutti molto amichevoli e disponibili.

...

Grazie a tutti!

Paolo, quando si dice un giudizio spassionatamente obiettivo, eh?

Derio, sinceramente a un certo punto l'avrei abbattuta anch'io l'australiana, se non altro per pietà. Era in condizioni veramente penose, e credo abbia pagato cara la scelta di fare il tracking alla sua età e così totalmente fuori forma. E non mi riferisco ai 600 dollari buttati, visto che non è riuscita ad avvicinarsi alla famiglia ... non si reggeva letteralmente in piedi alla fine. Purtroppo per motivi di sicurezza non si possono separare i gruppi e il nostro ranger ci ha fatto un favore eccezionale dividendo i due omini armati per farci scortare durante l'inseguimento.

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  • 1 mese dopo...

Fradici e infreddoliti, ma completamente felici, ci avviamo per la discesa che porta al parcheggio, e dopo una curva a gomito, come per magia compare il nostro minivan … Robert è venuto a prenderci! peccato che il diluvio appena scemato abbia trasformato la strada in un fiume di fango, sdrucciolevole al punto che il nostro ragazzo non se la sente di farci salire e anzi ci dice che chiamerà qualcuno perché mandi una land rover al parcheggio, e lui tornerà a recuperare il pulmino solo quando potrà farlo in sicurezza.

Solo che … this is Africa, e in Africa non sei mai solo. Alla curva successiva, dopo pochi passi, ci sentiamo gridare di spostarci di lato ed ecco: il minivan scende piano piano portato letteralmente a braccia da una cinquantina di ragazzi comparsi dal nulla, con gli attrezzi agricoli assicurati in vita alla bell’e meglio e grandi sorrisi. Robert alla guida ci fa il segno di ok, ci aspetterà giù e potremo tornare al nostro programma iniziale. Ci credete che mi sono venuti gli occhi lucidi? quando siamo scesi non abbiamo trovato più nessuno, non ci hanno aiutati per avere qualcosa in cambio ma semplicemente … perché si.

La doccia calda, che stasera riesco a fare senza problemi anche se al pallido lume di una lampada a cherosene, mi sembra una benedizione come non mai. C’è poca luce anche in camera e non posso contemplare bene le gloriose ferite riportate ma avrò modo di rifarmi l’indomani, quando il primo pensiero al risveglio sarà: wow, che gambe … sembro una giraffa! no, no, che avete capito ... non sono improvvisamente diventanta una stratognocca dallo stacco coscia chilometrico: mi riferisco, come dire? … alla pezzatura, ecco :megalol:

Giovedì 19 giugno 2014

Poi ti alzi, e scopri di avere dozzine di muscoli la cui esistenza non avevi mai sospettato, e ti danno il buongiorno tutti insieme strillando AWAAAHIAHIAHIAHIAHAIIIII a tutto volume, e in un attimo torni agli anni delle medie e delle superiori, al giorno successivo alla prima lezione di educazione fisica dell’anno, dopo un’estate passata ad evitare con cura qualunque sport più faticoso del “giro pagine di Topolino”, e a quel senso di dolorosa delizia che solo l’acido lattico sa regalarti generosamente :grin:

Un po’ meno delizioso sarà salire e scendere in continuazione dal minivan nei giorni successivi, e camminare per il poco trekking che ancora ci resta, tanto più che i crampi mi hanno lasciato le gambe rigidissime, ma che importa? il sorriso da “e comunque ce l’ho fatta” non si asciuga per così poco :wink2:

Il momento clou del viaggio, quello più atteso, è passato. Ci aspettano altre giornate bellissime, ma saranno un poco meno saporite, e forse è meglio così, avremo il tempo di assorbire l’emozione e rendere il rientro alla solita vita un po’ meno doloroso. O almeno, è quello che speriamo tutti ...

Oggi è la giornata dell’homestay a Kisoro, dove ha sede la Mountain Gorilla Coffee Tours. Di solito Julius ne propone più di una ma noi abbiamo preferito ridurle al minimo, pur felici di fare l’esperienza, per avere modo di aggiungere parchi e wildlife al nostro viaggio. Passeremo quindi la notte in casa di una famiglia del posto, e pur non dividendone il quotidiano come faremmo se ci fermassimo più a lungo, vedremo la vita della gente vera, lontano dal mondo patinato dei lodge che per quanto essenziali sono comunque molto più di quello che hanno i (pochi) benestanti che vivono qui.

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(si, porto DAVVERO il pigiama di Cip&Ciop. E allora? :megalol: )

La famiglia che ci ospita rientra nella categoria, e inaspettatamente, invece della … toilette di qualche post fa e del un secchio per la doccia che ci aspettavamo troviamo un bagno vero, anche se la porta non ha chiave e ce lo dividiamo in cinque. Più lusso di quanto pensassimo, e tutto sommato ci adattiamo facilmente :Chessygrin:

Il viaggio da Bwindi a Kisoro non è lunghissimo e ci regala panorami inconsueti, la zona è vulcanica e i profili sinuosi delle colline che ammiccano nel sole sono veramente suggestivi. Non posso fare a meno di pensare di nuovo alla fatica inumana di coltivare questi terreni in verticale lavorando tutto a mano, e mi si stringe il cuore quando passiamo vicino a qualche gruppo di contadini al lavoro.

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Appena entrati a Kisoro, Robert ferma il minivan in mezzo alla strada, e ci si accosta con un gran sorriso una bella signora che porta sulla schiena una bimba deliziosa: vivono qui - e lui stasera dormirà a casa - moglie e figlia del nostro autista/amico/guida, che le saluta con un calore che darà inevitabilmente luogo a salaci battute da parte dei signori uomini (Hai visto, lei gliel’ha chiaramente promessa per stasera è la più signorile :grin: ) e ad argute considerazioni su quale fortuna sia avere un marito che sta fuori dalle balle per intere settimane per me e Sabrina. Per la legge del contrappasso, ho avuto modo di pentirmi di questa incauta affermazione in tempi sorprendentemente brevi :megalol:

Prima tappa alla sede della Coffee Tours, per conoscere Julius. E’ un ragazzo in gamba e mi fa un’ottima impressione, mi piace come lavora e l’interesse più etico che finanziario che dimostra per lo sviluppo del turismo e delle possibilità di creare lavoro nella regione. Facebook a volte è una gran cosa: siamo rimasti in contatto e a distanza di mesi spesso mi manda un saluto e mi racconta un po' la mia Africa ... è sempre un piacere sentirlo, anche quando mi manda notizie scoraggianti come I am fine but ebola has killed business down here, Uganda is safe but many people think Africa is one big country riesce sempre a mantenersi positivo ed a non perdere la speranza ed il sorriso.

Ci accompagna insieme a Robert sulle rive del Lake Mutanda per il previsto giro in canoa sulle acque tranquille del lago che riflettono le colline circostanti con un effetto quasi commovente, anche se la giornata non è delle più belle, o forse proprio per questo, il soffice grigio in cui siamo immersi amplifica l'atmosfera rarefatta da medioevo lontano. Le canoe sono scavate in un unico tronco, e visto che a quanto pare sono tutti bonsai io e Sabrina abbiamo il nostro daffare per farci entrare i nostri culoni mediterranei (si può dire culoni sul forum? :grin: ). Ma una bella sequoia no?

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Vabbè, la taglia 40 ci manca ma il senso dell’umorismo no, e così ci limitiamo a ridere sull’improbabile possibilità di riuscire a disincastrarci al momento di scendere. Si parte, ed è una magia … per un po’ me la vivo nel silenzio più assoluto: una delle poche paure che non riesco ancora a superare è quella che le mie protesi acustiche si bagnino e mi mollino sui due piedi, e nonostante una intera bellissima vacanza passata in barca a vela, quando sono circondata dall’acqua sono sempre un po’ nervosa. Data l’apparente fragilità delle nostre imbarcazioni, preferisco togliere tutto e mettere al sicuro, almeno spero, nella custodia impermeabile che mi sono portata via apposta e mi sistemo sotto la maglia. Dopo un po’ riesco a rilassarmi e decido di tornare nel mondo degli udenti, non senza essermi concessa un sospiro di piacere prima di lasciare il silenzio: ho imparato ad apprezzare il modo in cui il mio handicap mi permette di percepire più cose con gli altri sensi che si acuiscono quando sono più indifesa, e poter almeno immaginare lo sciabordio delle acque quando la punta della canoa le fende sotto di noi è comunque una grande fortuna.

I minuti scivolano armoniosi tra una ninfea, un pescatore e i tanti uccelli ed insetti che popolano il lago e la zona paludosa ai bordi, e alla fine riesco a godere davvero di ogni istante.

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Nel pomeriggio Julius ci accompagna alla scoperta del processo di lavorazione del caffè, una delle risorse della zona, mostrandoci passo passo tutto il procedimento, dalla piantina – mi confesso tristemente ragazza di città, non avevo idea di come si presentassero l’alberello e la bacca – alla raccolta, al lavaggio, alla macchina a manovella che sgrana i chicchi, fino a farci assistere e … ehm … collaborare, diciamo così, alla tostatura e alla macinatura.

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A conclusione, una degustazione che mi darà agio di trascorrere la notte in un letto di chiodi con gli occhi sbarrati: è più forte di me, se ingurgito caffeina dopo le quattro del pomeriggio la notte in bianco e gli istinti assassini sono assicurati … però è buonissimo in entrambe le versioni che ci vengono offerte, e me ne vado affascinata da questo spaccato di vita quotidiana così pesante e insieme così gratificante, lo si legge negli occhi di chi ci lavora. Ci facciamo promettere che domattina troveremo svariati sacchettini di caffè tostato in chicchi, e il pensiero va a chi è rimasto a casa: ecco un souvenir molto naif che mi piace portare su :wink2:

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Ci aspetta ora quella che in modo inatteso sarà per me l'emozione più forte di tutto il viaggio, quella che a ripensarci mi stringe anche oggi la gola in un nodo doloroso. Si va in visita alla comunità Batwa che vive qui vicino ... i Batwa sono una popolazione pigmea che da sempre ha vissuto nelle foreste di Uganda e Paesi vicini, in armonia e profondo contatto con la terra madre, con la natura e gli animali, prendendo senza depredare, curando questo mondo meraviglioso ed entrandovi in intima relazione. Quando lo stato ugandese ha deciso che andavano istituiti i Parchi Nazionali si è trovato nell'imbarazzo del "cosa farsene" di queste popolazioni, ai nostri occhi occidentali certamente selvagge, ma in un modo che noi forse non possiamo capire anche profondamente civili. E non è riuscito a fare di meglio che liberarsene cacciandole dai loro territori, privandole di ogni risorsa, distruggendo insieme alla loro identità un patrimonio di conoscenze e sapere tradizionale. I Batwa erano cacciatori e raccoglitori, si sono ritrovati ad essere mendicanti, emarginati, senza diritti, a dover cambiare tutte le loro abitudini, anche alimentari ... vivono in una situazione di povertà estrema, vulnerabili a malattie prima sconosciute, nell'impossibilità di curarsi e di uscire da una situazione disperata anche perché il resto della popolazione li ha in spregio. Eppure c'è nei loro sguardi una fierezza antica, qualcosa di lontano ed inafferrabile che mi ha commossa profondamente. Non chiedono nulla ma accettano con semplicità se qualcosa viene loro offerto, e vivono la loro condizione senza rancore e senza rabbia, perché semplicemente ... è così, e la vita va accettata.

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L'unica cosa assurdamente pulita è una panca sistemata al centro di un gruppo di baracche, incongrua come una perla nel trogolo dei maiali, e mentre stiamo per salutare ed allontanarci chiedendoci che mai ci farà lì quel sedile, Robert ci ferma e ci fa segno di accomodarci, perché c'è un regalo: un gruppo di adulti canta, balla e suona per noi. Gli strumenti sono taniche vuote, rami battuti uno contro l'altro, pezzi di legno ... io e Sabrina ci guardiamo in lacrime, è impossibile descrivere la commovente bellezza di questo canto primordiale. Ci invitano a ballare con loro e ... no, non ce la facciamo, troppo imbarazzo. Adesso mi vergogno profondamente, tornassi indietro accetterei: hanno detto a Robert che sono sorpresi, sembrava ci piacesse il loro canto, e allora perché non ci siamo uniti? non importa se non siamo capaci, ci guidano loro. Prigioniera dei miei stupidi canoni occidentali, del mio stupidissimo ballo come un ippopotamo, non ho saputo cogliere lo spirito del momento ... mi ha commossa sapere che Robert ci ha portati come "amici" perchè viaggiatore è una parola sconosciuta, un concetto che non sono nemmeno in grado di assimilare.

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Prima di lasciarci andare, ci fanno firmare un commovente "Libro degli ospiti" che arriva dall'Italia :)

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La giornata se ne è volata via, Robert non vede l’ora di mollarci dai nostri ospiti e noi siamo ancora un po’ provati dalle fatiche di ieri, quindi andiamo ai nostri alloggi a contemplare sconsolati il disastroso destino del nostro abbigliamento da gorilla. Vi riassumo: i pantaloni da trekking li ho buttati, per un paio di strappi nei punti tattici e delle macchie indelebili di non-voglio-sapere-cosa sparse ovunque :megalol: . La maglietta tecnica puzza ancora di palude nonostante ettolitri di Coccolino. La maglia a maniche lunghe esibisce fieramente le stesse macchie dei pantaloni ma non è strappata e non ho il coraggio di buttarla perché non troverò mai più qualcosa che mi stia altrettanto male. :grin: I calzettoni sono rimasti in Africa, non ho idea di dove, e secondo me gli effluvi che ne emanavano hanno fatto più di qualche vittima. Gli scarponcini … beh, quelli sono il mio capolavoro: erano fradici e ripieni di palude, i nostri ospiti ci hanno offerto di metterli accanto al fuoco di legna in cortile per farli asciugare un po’ e vi assicuro che il risultato è stato tale che se all’aeroporto ci avessero fatto aprire il bagaglio per controlli sarei attualmente detenuta in qualche regione remota vicino all’Equatore per possesso illegale di armi di sterminio di massa.

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Per la vostra letizia :grin: l’ho scampata, e dopo numerosi lavaggi ed ancor più numerosi improperi gli scarponcini sono tornati al posto d’onore nella scarpiera, in mezzo alle ballerine e alle scarpe da ginnastica che costituiscono tutto il mio corredo super sexy insieme ai ciabattoni di peluche :megalol:

La cena a base di specialità ugandesi, questa volta davvero buone - fagioli, matoke, riso, cavolo verza, patate, salsa di arachidi, funghi, zucca, carne di anche-stavolta-meglio-non-sapere, è allietata dalla compagnia della figlia minore dei padroni di casa, che parla come quasi tutti qui un ottimo inglese e ci racconta un po’ di vita quotidiana. Lasciamo i nostri regali “Italiani”, dalla marmellata alla maglietta della nazionale per il bimbo (ancora non siamo usciti a testa bassa dal Mondiale brasiliano) e ce ne andiamo a letto presto, io felice perché ho appena ricevuto da Stefania un messaggio che mi avverte di scordarmi la beata solitudine newyorchese: ha appena comprato il biglietto ed è sul mio stesso volo. Che bello essere a un continente da casa e pensare già al prossimo!

Modificato da mouette
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