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Tonga soa eto Madagascar, benvenuti nel continente rosso


MagicJ69

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..continua..

 

Lasciamo il parco per rientrare a Tana ma non abbiamo tempi da rispettare.. possiamo goderci la strada e tutto ciò che incontriamo mentre Mamy, tra qualche sosta e foto, ci spiega molte cose della vita del suo popolo.

Lungo la RN2 riattraversiamo Moramanga per poi proseguire osservando i tanti “negozi” di frutta e verdura ed i tanti baracchini con il cibo esposto in una specie di vetrina..  ma lungo la strada incontriamo anche molti punti in cui si vende il carbone, cataste di sacchi piene, fatto con i rami degli alberi..

 

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Il paesaggio, però, è caratterizzato soprattutto dalle risaie e dalla gente che ci lavora.. ci fermiamo ad osservare come adulti e bambini lavorino in questi appezzamenti di terra, raccogliendo e riponendo ciuffi d’erba (il riso, appunto).. quando si accorgono della nostra presenza e delle foto, è bello vederli salutare e sorridere.

E’ un lavoro faticoso ed usurante.. tutto il giorno nell’acqua fino alle ginocchia non è certamente salutare.

 

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Restiamo qui per diversi minuti.. una signora piuttosto anziana si avvicina.. sanno che siamo turisti.. Mamy scambia due parole, le consegna pochi ariary ed un paio di sigarette per i lavoranti.. quando rimontiamo in auto i loro gesti di ringraziamento non mancano.. immagini che incontreremo spesso durante i nostri spostamenti e che rendono l’idea di come (giusto o sbagliato che sia) questa gente riesca a vivere ed ad accontentarsi di poco.. praticamente diremmo “di sopravvivere”.

Il riso infatti è il principale alimento, coltivato praticamente ovunque ..

 

Nel frattempo è praticamente ora di pranzo… ma non abbiamo fame, siamo abituati a star leggeri a pranzo.. meglio dedicare il tempo a goderci luoghi e persone.

Ci fermiamo per comprare delle banane (un casco ci sta tutto) lungo la strada in uno dei tanti chioschetti.. sono tante, piccole e saporite.

 

La strada prosegue, salendo un po’.. poco prima del Mandraka park (dove però non andiamo) ci fermiamo nuovamente nei pressi di una casa fatta in terra ed assi di legno dove ci sono davanti alcuni sacchi di carbone.

Troviamo dapprima due anziani ed alcuni bambini, poi ne arrivano altri insieme ai genitori. Mamy scambia due parole con loro e nel frattempo noi diamo un’occhiata intorno e, soprattutto, all’interno della casa..

un’unica stanza dove probabilmente vivono tutti insieme appassionatamente (contiamo 5 adulti e 5-6 bambini), galline comprese.

 

Le immagini ci restano impresse.. e non ci sembra molto carino fare foto a quelle persone.

 

La povertà che vediamo è vera..

quella di persone che cercano di trovare, giorno per giorno, qualcosa che possa permettergli di mangiare… di sopravvivere..

ma questo non fa perdere a queste persone un sorriso da regalare a due perfetti sconosciuti come noi che si fermano con la curiosità del turista..

Ripartiamo con tanti pensieri e lo stato d’animo di chi tocca con mano una realtà che è davvero molto lontana, o che forse per molti è meglio non conoscere.. una realtà che tanti dovrebbero invece comprendere per apprezzare la fortuna di vivere una vita normale.. la vera sofferenza è il rischio di non avere una ciotola di riso da dare ai propri figli e non l’ultimo modello dell’iphone o i giochi del momento.

 

Ma le scene della vita quotidiana continuano.. nei villaggi le case in terra si confondono con tante baracche ma quello che stupisce è vedere grandi chiese, ben costruite e decorate, in mezzo a questi villaggi così poveri, dove uno zebù è quasi un lusso… e gli zebù li ritroviamo spesso anche lungo la strada, a trainare carretti.. ma non mancano anche persone, ed addirittura bambini, che vediamo spingere carri pieni di ogni cosa…

Sono molte le persone che ogni giorno fanno tanti chilometri di strada per raggiungere i mercati o anche solo per andare a scuola.. e le strade non sono certamente ben tenute, oltre ad avere davvero tanti saliscendi.

 

 

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Scene che non si dimenticano.. ma nel frattempo siamo a Tana.. poco prima delle 16 siamo di nuovo in hotel.. sempre lo Chalet des Roses.

 

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Un po’ di riposo in camera prima di uscire nuovamente con Mamy per fare un giro della città..  molta gente e traffico…

Lasciamo le macchine fotografiche in camera e scendiamo verso i mercati che si trovano vicino piazza dell’indipendenza.. qui c’è di tutto.. arnesi, frutta,  streetfood”  quasi improvvisati.. addirittura c’è che vende bottiglie di plastica vuote..  attraversarli in auto è un’impresa e bisogna fare molta, molta attenzione… soprattutto quando arriva il buio e ciò che si vede sono le ombre delle persone che si muovono e sbucano da tutte le parti.. dall’alto del nostro 4x4 le vediamo praticamente attraversare davanti e scomparire come se fossero finite sotto per poi rivederle dall’altro lato.

 

Rientriamo in hotel dove per la cena non avremo molta strada da fare.. praticamente una scalinata esterna che raggiunge l’omonimo ristorante, conosciuto per la cucina italiana in cui non mancano pizza e primi.. ma preferiamo qualcosa di tipico.. pollo con riso e spiedini di zebù con patate fritte.. ma, in fin dei conti, perché non sentire qualcosa di "tradizionale".. decidiamo per un antipasto a base di pizza al prosciutto.. non è male ma la vera pizza è ancor ben lontana.. meglio la carne..

caffè e  limoncello gentilmente offerto chiudono la nostra cena.

 

La giornata è finita.. non ci resta che andare in camera e preparaci per domani.. non sarà una giornata impegnativa.. raggiungeremo Antsirabe, punto di partenza per poi raggiungere i baobab e gli tsingy.

 

 

Spese

Banane (on the road) 2.000

Cena Chalet des Roses  49.500 + 5.000

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5.

 

16 agosto - Sulle strade del Madagascar.. andiamo ad Antsirabe

 

Per raggiungere l’ovest, ed in particolare il Parco con gli Tsingy,  faremo prima una tappa ad Antsirabe.

Da Tana non ci sono tanti chilometri (sono circa 170) ma la N7 non è il miglior esempio di manutenzione e, come spesso accade, è impossibile calcolare i tempi e soprattutto utilizzare come riferimento quelli indicati dai vari portali tipo  googlemaps .

 

Partiremo con calma.. avremo tutto il tempo per raggiungere Antsirabe e visitare poi la città ed i dintorni..

L’appuntamento è alle 8.. siamo già d’accordo di cambiare quale altro ariary, soprattutto perché Mamy ci dice che probabilmente il cambio, in altre città, potrebbe essere più sfavorevole.

 

Colazione, bagagli pronti e partiamo.

Prima di immetterci sulla RN7 attraversiamo alcune zone di Tana.. scendendo verso la parte bassa passiamo intorno al lago Anosy  con il suo Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale, dove in cima c’è la statua dell’angelo nero.. proseguendo poi ritroviamo alcuni mercati.. al solito c’è sempre tanta gente, così come non manca il traffico.

 

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Mentre siamo in coda, vediamo che addirittura qualcuno davanti scende dall’auto.. non è traffico normale ed infatti, qualche metro dopo, ci si presenta qualcosa di particolare.. un gruppo di persone che si muovono tutte insieme, quasi festeggiando.. uno degli eventi più tradizionali della cultura malgascia, la riesumazione..

Ne avevamo sentito parlare come un’esperienza molto interessante e Mamy ci spiega che quello che stiamo vedendo è il momento iniziale.. i parenti del defunto si dirigono verso la tomba..

 

Superiamo il corteo, non eccessivamente numeroso, dove notiamo soprattutto una bandiera e la foto del  defunto.. ci piacerebbe poterla osservare nella sua interezza, anche se dura un bel pò..  ma non è escluso che, tempi permettendo, non abbiamo la fortuna di incontrare qualche altra cerimonia lungo la strada e magari fermarci.

 

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Usciti da Tana e percorsi alcuni chilometri,  ci fermiamo nei pressi di una cascata.. piccola, ma con un paesaggio pur sempre interessante..

In realtà, proprio lungo la strada, non lontano da un sentierino che porta verso il fiume, ci sono alcune bancarelle di souvenir dove poter fare qualche acquisto.. la rafia è il materiale con cui sono fatti la maggior parte ma non solo..

Mamy ci da qualche consiglio per quanto riguarda i prezzi.. la trattativa è d’obbligo e, rispetto a quello di partenza, il prezzo giusto dovrebbe aggirarsi sotto la metà, quando anche 1/3..

 

Nonostante non siano prezzi esorbitanti (soprattutto pensando al cambio in euro.. ma non è così che funziona), i primi acquisti ci sembrano essere andati bene..  quando ci rimettiamo in macchina, Mamy, come una maestro dell’elementare, ci dice che avremmo potuto far meglio.. dobbiamo migliore nell’arte della trattativa :P .

Probabilmente è così ma, come spesso avviene in paesi dove il livello di vita non è alto, insistere in una trattativa dove stiamo parlando di 2-3 o anche 5000 ariary (e quindi tra 1 e 2 euro) ci sembra quasi di  voler sfruttare uno stato di bisogno.. in realtà trattare sul prezzo è soprattutto un modo di comunicare che, per quanto possa sembrare strano, a loro non fa altro che piacere..

 

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L’artigianato locale è vario e pochi chilometri dopo ci fermiamo nei pressi di un venditore di statue (gesso o ceramica).. le immagini più rappresentate sono animali e madonne..

Restiamo qui giusto il tempo di una trattativa.. ma non siamo noi gli attori.. è Mamy che prende accordi per un oggetto che poi passerà a ritirare al ritorno.

 

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Proseguiamo quindi lungo la N7 attraversando varie cittadine (o villaggi) come Behenjy, la città del foie gras, e Ambatolampy, che raggiungiamo dopo aver raggiunto i 1400m percorrendo questa strada che ci presenta un’altra particolarità, i cosiddetti  “nidi di pollo”, come chiamano da queste parti le buche sulle strade.. ma questi non sono nidi.. sono tane di orso quando non anche di elefante.. ed è certamente uno dei motivi che creano difficoltà negli spostamenti nonché incidenti e rotture.

 

Il lato positivo è poter apprezzare meglio paesaggi, villaggi e, tra questi, particolari costruzioni che vediamo all’interno di alcuni campi..sono le tombe.

Le spiegazioni di Mamy non si fanno attendere e scopriamo qualcosa in più della cultura e delle tradizioni del popolo malgascio, tra cui alcune cose considerate fady, cioè vietate dalle tradizioni e dalla loro cultura, come indicare persone o cose con il dito disteso.. soprattutto ciò che è sacro come appunto le tombe.

 

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La strada offre molti spunti.. piccole baracche dove si può trovare frutta, carbone, come miele o mattoni..  vediamo anche delle belle pannocchie e, visto il nostro interesse, poco dopo ci fermiamo nei pressi di una specie di area di sosta con tante pentole fumanti..

Ci sono donne ma anche tanti bambini, un’immagine che da l’idea della vita delle persone che tuttavia non sembrano rinunciare mai a regalare un sorriso.. accanto vediamo anche ci sono anche alcuni banchi con dei modellini di camion fatti in legno, molto carini.

 

Le pannocchie però non ci sono.. ma ci incuriosisce molto un’altra cosa.. piccoli involucri chiari che tirano su dalle pentole.. sono i SuluVulu, farina di granoturco pressata con acqua ed avvolta in una foglia per essere cotta.. ovviamente da assaggiare.. ma la mangeremo dopo..

 

Nel frattempo i bambini si sono avvicinati a noi.. i loro sguardi ma soprattutto le mani protese è una scena che si ripete e che più stringe il cuore..

ma cedere e dar loro dei soldi è il contrario di ciò che andrebbe fatto.. queste persone si aiutano in altri modi, forse un po’ più complessi.. ma troviamo la soluzione del momento..

Compriamo 10 frittelle (soprattutto di verdura) da una delle signore per darle a tutti i bambini.. loro possono mangiare un boccone e la signora ha fatto la sua vendita.

 

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Il sorriso e lo sguardo dei bambini sono un ricordo che ci portiamo risalendo in macchina..

E’ il momento però di assaggiare il SuluVulu.. sapore particolare, non è male ma non è qualcosa di leggero.

 

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Tra agglomerati di case, più o meno piccoli, risaie, persone che spingono carretti pieni di roba o trascinati dagli zebu, forni fumanti dove si preparano i mattoni ed altri paesaggi trascorriamo il resto del viaggio prima di raggiungere Antsirabe .. qui, nonostante sia una delle città con più aziende e sede di quelle più importanti, la realtà non è tanto diversa.. persone e mercati lungo la strada sono praticamente ovunque.

 

La attraversiamo per un po’ è, poco dopo, siamo al notro hotel, il Vatolahy.

 

L’hotel è carino, una bella struttura ed anche la camera non è male. 

 

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Un pò di relax e poi pomeriggio free..a spasso per la città.

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..Antsirabe e dintorni..

 

Il giro per la città inizia.. fuori città..

Partiamo dal lago Andraikiba che si trova lungo una strada sterrata, dopo la deviazione dalla RN7 .

Andraikiba è un luogo di villeggiatura per molte persone, spesso anche da città vicine quando non anche da Tana.

 

Facciamo un giro intorno ma non ci sembra molto particolare ed attraente.. Mamy ci erudisce con qualche racconto ed aneddoti, prima di avviarci lungo le sponde.. lui resterà nei pressi della macchina.. la sicurezza non è mai troppa.

 

La passeggiata ci permette di osservarlo in diversi punti ma la prima impressione non cambia.. non è un luogo imperdibile anche se ci godiamo questa bella giornata che fortunatamente ci sta accompagnando.

 

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Il lago è conosciuto anche per i tanti negozi di pietre preziose.. ma l’affare non è scontato e prendere una “sola” non è difficile..  Ci limitiamo quindi a dare una semplice occhiata.

Probabilmente sarebbe stato più bello e particolare il lago Tritriva ma è ad una ventina di chilometri da Antsirabe.. e con queste strade vuol dire quasi un'ora di viaggio.. e probabilmente non avremmo avuto il tempo per godercelo per intero.. oppure avremmo dovuto rinunciare a qualsiasi altro giro della città..

 

Dopo circa un’ora torniamo indietro e ci fermiamo al Tsena Sabotsy, il mercato del sabato… anche se oggi è domenica :D ..e, come ogni mercato, è uno dei  luoghi più interessanti e reali della città..

Banchi di verdura, legumi e cereali.. odori forti, soprattutto quando siamo nei pressi di alcune ceste con pesce essiccato.. ma non mancano altri classici come l’abbigliamento o oggetti e contenitori in alluminio.

 

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Dal mercato ci muoviamo verso un piccolo parco all’aperto, dove ci sono tanti ragazzi e bambini che giocano.. da queste parti si trova una sorgente di acqua gassata e le terme di Rano Visy.

 

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Antsirabe, infatti, oltre ad essere nota per le aziende, è conosciuta anche per le sue terme, che attirano molte persone così come per minerali e pietre preziose..

e Mamy di porta a visitare “Chez Joseph”,  una fabbrica-negozio dove ci accoglie un signore che ci fa da Cicerone sulle varie pietre grezze esposte (con tanto di piccoli campioni omaggio) e sulla loro lavorazione prima di lasciarci, invitandoci ovviamente a fare un giro per il negozio e con l’augurio di avere due nuovi clienti.. ed in un negozio così qualcosa di interessante si trova sempre.. la regola è sempre la stessa.. due chiacchiere e trattativa a go-go.

 

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Dalle pietre preziose ci spostiamo in un altro settore.. andiamo infatti in una “fabbrica” artigianale dove si producono tovaglie e tessuti ricamati.. ma qui l’affare non esce.. non siamo molto interessati.

Il giro di Antsirabe ci porta a passare in diversi punti della città.. proseguiamo verso piazza dell’Indipendenza, nei pressi della quale si trova sia la stazione, sia uno dei più famosi e lussuosi alberghi della città, l’Hotel delle Terme che però, da voci di corridoio, sembra aver perso un po’ del suo splendore.. 

In questa piazza è invece molto interessante il Fahaleovantena Tribes Monument, dove ci sono scolpiti i nomi delle principali 18 tribu del Paese.

 

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Una passeggiata intorno ci mostra un pò di vita locale.. Il sole sta calando ed è giunto il momento di avviarci verso l’hotel..  passiamo anche nei pressi della  cattedrale, molto imponente,  ma non ci fermiamo.

 

Ci diamo appuntamento per cena.. Mamy ci porta al ristorante Zandina, un locale carino, frequentato soprattutto da turisti ma non mancano anche alcune persone locali.. che possono permetterselo.

Piatti tipici ma c’è anche la pizza che decidiamo di prendere come antipasto prima di gustarci filetto e spiedini di zebù.

 

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Il caffè non può mancare... e la giornata si conclude così..

In hotel prepariamo i bagagli per essere già pronti all’indomani.. sarà una lunga giornata di viaggio verso Morondava e, se i tempi ce lo permetteranno, raggiungeremo la Allèe des Babobab ed proveremo a goderci il tramonto in uno dei luoghi più importanti, nonché simbolo di questo Paese.

 

 

Spese di giornata (ariary)

 

Zandina  50.000  (44500)

Frittelle per bimbi   1000

Acquisti vari e souvenir 45000

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6.

 

17 agosto  – Le strade verso l’ovest.. N34, N35 e l’Allèe des Baobabs

 

Semplice tappa di trasferimento?.. no di certo..

Il viaggio fino Morondava sarà lungo, avremo circa 550 km da percorrere ma i dubbi che Mamy ci aveva anticipato nell’organizzazione del viaggio sembrano essere scomparsi..le strade sembrano OK e se il tempo non ci farà scherzi, dovremo riuscire a raggiungere la meta in tempo per il tramonto.

Ci scambiamo un saluto mattutino “da lontano” prima di incontrarci e vedere la cartina con  l’itinerario  di oggi.

 

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Colazione con mini croissant, pain au chocolat, caffè ed eccoci pronti.. poco dopo le 7,30 siamo già per la strada.

 

Percorsi una trentina di chilometri arriviamo a Betafo, un villaggio conosciuto soprattutto per il mercato degli zebu ma dove non mancano alcune attrazioni come il lago Tatamarina di origine vulcanica ed un piccolo cimitero con le tombe dei re locali.

 

Nei pressi del mercato ci fermiamo.. Mamy scende velocemente e dopo qualche minuto lo vediamo tornare con una sportina blu piena di frittelle di verdure varie.. calde e troppo buone.. nonostante  l’ora, non ci tiriamo indietro dall’assaggiarle.. diciamo colazione bis.

 

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Il paesaggio che incontriamo tende pian piano a cambiare mentre cominciamo ad avviarci verso l’ovest.. in queste terre è molto diffusa la coltivazione della manioca.. ed ampie distese con campi non mancano di certo, insieme a bei panorami in cui la strada tende a scomparire in lontananza.

 

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Ci fermiamo nei pressi di un campo dove ci sono delle piantine ancora piccole ma, poco più avanti, qualche chilometro dopo Maromandray, ci fermiamo di nuovo..

questa volta nel campo ci sono alcune persone ed avremo la possibilità di avere un contatto diretto sia con questa radice che con la gente che ci lavora.

 

Un  paio di famiglie, soprattutto donne ma anche bambini.. stanno raccogliendo e lavorando la manioca che poi verrà portata al mercato o essiccata.. è un alimento molto diffuso, ma il suo consumo prolungato non fa bene alla salute e spesso causa diverse malattie o malessere.

 

Esperienza interessante e, come al solito, non manca il tocco da libro cuore in questi incontri.. lasciamo qualcosa per i bambini (banane e frittelle) e qualche ariary per la donna più anziana, quella che sembra essere il “capo”..

 

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Il viaggio prosegue e l’interesse non manca.. altre immagini suscitano la nostra curiosità.. la strada è un luogo fantastico per conoscere un Paese.

 

Quando siamo nel centro di Mandoto, un paese che si snoda proprio lungo la strada, ci fermiamo nuovamente.. motivi gastronomici.. c’è infatti una bancarella di frutta dove Mamy saluta la signora che ci fa assaggiare alcune fette di ananas e papaya.. buonissimi.. frutta di un sapore eccezionale e poco importa se si trova lungo una statale dove passano auto.. assaggiamo anche il tamarindo ma il sapore sembra diverso dal succo che solitamente si beve.. torniamo a papaya ed ananas.. un altro assaggio prima di comprarne un po’ per il viaggio.

 

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Lasciata Mandoto, lo stop successivo è nei pressi di una casa dove c’è del mai disteso, pronto per essere venduto al passante di turno.. ma non siamo noi.

 

Proseguiamo poi incrociando diversi ponti, più o meno piccoli, su corsi d’acqua.. qualcuno dal nome anche curioso, anche se molti sembrano piuttosto secchi..

 

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e, nei pressi di uno di questi ponti arriva un’altra fermata.. ma non riusciamo a capirne il motivo finchè, fatti due passi indietro, vediamo alcune persone lavorare tra l’acqua del fiume e le rocce intorno.. sono cercatori d’oro.. un’attività molto diffusa in Madagascar ma, nella maggior parte dei casi, pochi riescono davvero ad avere successo ed a migliorare la propria vita..

 

E’ interessante osservare l’impegno che queste persone, grandi e piccini, mettono nel cercare un po’ di fortuna.. e con qualcuno scambiamo anche due chiacchiere.

 

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La strada alterna pianura e salite e questo forse provoca un “piccolo” imprevisto..

la temperatura dell’auto è salita, meglio fermarsi.. svitiamo il tappo ed esce un piccolo getto d’acqua calda.. fortunatamente senza problemi.. il problema è un altro..

tra lo sguardo di qualche abitante delle case vicine e di qualche “simpatico” bambino sorridente (questa volta siamo noi l’attrazione), Mamy contatta il proprietario dell’auto.. il problema non sembra grave.. forse è colpa del tappo troppo stretto, o probabilmente l’acqua non viene tirata in modo sufficiente.. dovremo aggiungerla manualmente..

Ne recuperiamo una tanica da una casa vicina e riprendiamo a muoverci verso il centro abitato più vicino, Miandrivazo dove facciamo una breve sosta prima di proseguire.

 

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La strada da qui in poi dovrebbe essere più leggera e pianeggiante.. così come interessante è il paesaggio.. soprattutto quando vediamo, proprio lungo la strada, un incendio sopra il quale attira la nostra attenzione la presenza dei falchi che, numerosi, volano sopra il terreno in fiamme..

sono lì pronti a colpire le loro prede.. l’incendio, infatti, fa scappare i vari animali e soprattutto i topi sono un bel pranzetto.

 

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Qualche chilometro dopo raggiungiamo il ponte sul fiume Tsiribihina.. 

anche questa è un’altra occasione per osservare un pò di vita quotidiana della gente che abita nei dintorni di questo che è uno dei fiumi più importanti del Paese e lungo il quale è possibile fare interessanti escursioni.

 

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Superato il ponte, dopo qualche chilometro ci fermiamo in un piccolo centro abitato per mangiare un po’ della frutta che abbiamo preso.. la giornata è bella ed il sole si sente.. meglio un posticino all’ombra.

 

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Proseguiamo lungo la N34.. ci sono ancora diversi chilometri da fare e, imboccata la N35, il paesaggio tende a cambiare..

terra molto più rossa, fiumi secchi, villaggi più diradati così come le persone che incontriamo per strada.. ed anche la tempertaura sale.

 

La strada inizia poi ad inerpicarsi.. si sente e si vede anche dai camion che viaggiano talmente lenti da essere superati anche da qualcuno in bicicletta.. praticamente a passo d’uomo.

Ci fermiamo per qualche minuto in un punto panoramico da cui si può ammirare l’intera vallata e, dopo aver scollinato, rivediamo coltivazioni di riso ma, soprattutto, ci appaiono i primi baobab..  paesaggio molto più verde e rigoglioso.. è quello dell’ovest, dove fiumi e temperature più calde e miti favoriscono l’agricoltura.

 

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Non siamo lontani..

Morondava è più vicina e si vede anche da vari posti di controllo della polizia.. più numerosi.. praticamente li “conosciamo” tutti… ma sempre tutto OK.

 

Ogni mtero percorso ci avviciniamo sempre di più alla meta.. non sappiamo bene quanto manca e continuiamo a guardare la posizione del sole che è ancora alto finchè Mamy ci dice che riusciremo anche ad andare alla Allèè des Baobab per il tramonto.. fantastico.

 

La frequenza di villaggi e persone aumenta.. ormai siamo quasi a Morondava ma non la raggiungeremo subito.. vediamo anche più baobab lungo la strada prima di prendere, a circa 10 km dalla città, la deviazione su una strada che porta alla nostra meta.

 

 

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La strada è sterrata e c’è un bel traffico… persone a piedi, carretti trainati da zebu, donne con ceste e bidoni sulla testa.. anche qualche fuoristrada con turisti che sembra essere di ritorno..

 

pochi minuti e siamo arrivati, pronti a goderci l’Allèe des Baobabs ed il tramonto.

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Allèe des Baobab

 

Una meraviglia.. immensi, particolari, affascinanti.. i baobab sono davvero unici.

 

L’obiettivo principale è il tramonto e quindi, lasciata l’auto, e data un'occhiata intorno, ci avviamo verso il luogo da cui ammirare il sole che scende.

Non siamo i soli ovviamente ma temevamo più gente e qualche difficoltà per trovare la giusta posizione.

 

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Quando il sole inizia a mostrarsi dietro i baobab dimentichiamo tutto quello che c'è intorno..

la macchina fotografica inizia a fare gli starordinari mentre ci godiamo le immagini del tramonto ed ogni attimo del sole che lentamente si abbassa sempre di più..

 

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Bellissimo.. immagini come cartoline.. restiamo più di un’ora qui mentre Mamy, per motivi di sicurezza, ci aspetta al parcheggio.. quando il sole è ormai tramontato torniamo vreso l'auto.. c'è ancora un pò di luce per vedere la gente ed i baobab.. ma ora non ci resta che avviarci verso Morondava, apprezzando ancora qualche particolare effetto di luce lungo la strada.

 

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Morondava sembra piuttosto caotica.. un gran movimento di auto, perosne, taxi e tuc-tuc.. la confusione sembra ancor più grande con il buio.

 

L’Hotel Trecicogne è nella zona del mare.. raggiungiamo il porto e, dopo aver costeggiato un po’ il mare siamo a destinazione.

 

Non abbiamo molto tempo.. una veloce rinfrescata sarà sufficiente.

Mamy infatti ci chiede se vogliamo andare in un ristorante malgascio, avvisandoci che sono molto più alla buona.. non possiamo che dire di sì..

ma gli orari non sono quelli dei ristoranti turistici e quindi per le 19 dovremmo essere lì.

 

Torniamo quindi verso il centro ed eccoci al Warren Stadium.. ambiente semplice.. ci incuriosisce il menu.. lo zebu è sempre presente, c’è anche del pesce.. ma notiamo subito la differenza nei prezzi.. molto lontani da quelli visti finora.

 

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La scelta non è difficile.. spezzatino di zebu.. uno con fagioli, l’altro con manioca e cocco.. il piatto sembra interessante.. il sapore non è eccezionale.. la differenza probabilmente sta nel fatto che la carne non è il solito filetto.. ma è comunque un buon piatto.

Questa volta ceniamo tutti insieme.. c’è anche Mamy.. spesa totale 21000 ariary in due (poco più di 6 euro... e non siamo su scherzi a parte), compresa acqua e fanta grande..

 

Ritorniamo al Trecicogne..

la struttura non sembra male ma la camera non ci soddisfa molto.. non tanto per l'ubicazione e la tiplogia quanto per uno strano odore di muffa che io non sento ma che Letizia sembra soffrire molto..

 

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La zona e l’acqua ci fanno notare anche qualche zanzarina.. meglio disfare velocemente i bagagli, sistemarci e metterci sotto le coperte.

 

Domani avremo 200 km di strada sterrata ed un paio di fiumi da attraversare prima di raggiungere il Parco Nazionale di Bemaraha.

 

 

 

 

PS. Purtroppo le foto le pubblico tramite photobucket che spesso mi da qualche problema e quindi cerco di dare una logica al diario.. anche perchè, inoltre, sono davvero tante e selezionarle non è semplice.. mi perdonate, vero?  :rolleyes:

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si trova solo in Madagascar?

 

Praticamente la maggior parte delle varie specie, per quanto ne so, dovrebbero essere solo qui .. ne esiste un solo tipo che si può vedere in altri Paesi dell'Africa.. ricordo che ad esempio ne abbiamo visto qualcuno anche al Kruger in Sudafrica (con tanto di foto nel diario) con la speranza di veder penzolare qualche coda.. di leopardo.

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7.

 

18 agosto – Morondava-Bekopaka, 200 chilometri di sterrato

 

La spiaggia di Morondava  non ci è sembrata una cartolina di quelle che ti restano impresse ma decidiamo lo stesso di andare a fare una passeggiata mattutina.

Con la luce del giorno vediamo anche meglio la zona e l'hote.

 

E’ presto , forse un po’ troppo e dobbiamo ingannare il tempo fino all’ora della colazione.. l’aria è fresca ma tutto sommato piacevole.

La spiaggia è vicina e praticamente deserta.. l’orizzonte interrotto dal passaggio di un veliero ed il sole che comincia ad innalzarsi ed a riflettersi su alcune capanne sono il ricordo della passeggiata.

 

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Ritorniamo in hotel per finire di sistemare i bagagli e fare colazione.. ma manca una cosa (per me) fondamentale.. l’espresso.. impossibile abituarsi alla petit déjeuner.. troppo leggera!!

Meglio pensare alla prossima meta.. anche se prima ci aspetta una giornata di viaggio piuttosto lunga.. Bemaraha è a 200km, tutti percorsi su due lunghi tratti di sterrato.. il primo fino a Belo sur Tsiribihina, il secondo fino alle rive del fiume Manambolo..

 

Lasciamo l’hotel ma ci fermiamo in città.. Il problema del surriscaldamento della macchina preoccupa un po’ Mamy e uno stop dal meccanico sembra necessario.

 

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Cambio della ventola..questa sarebbe la soluzione.. ma ci vorrà un po’ di tempo.. 1-2 ore..  dopo circa mezz’ora però ripartiamo.. forse il problema non è così grave.. fidiamoci del parere tecnico e risparmiamo del tempo.

 

Torniamo sulla N35 prima di immetterci nuovamente sulla strada che porta alla Allèe des Baobabs..

altra sosta per goderci ancora una volta questo paesaggio.. ci sono pochi turisti ma non mancano un po’ di persone locali che passano per andare in città ma soprattutto i bambini..

Si muovono appena vedono turisti, chiedendo soldi o dolci.. ma ormai siamo abituati e questa volta siamo preparati..  qualcuno si accontenta di vedere le foto che scattiamo, altri prendono alcuni pezzi di baguette che abbiamo portato con noi.

 

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Salutiamo alberi e persone e proseguiamo lungo la strada sterrata che porta fino a Belo.. qualche chilometro dopo, però, deviamo su un tratto di strada in cui incontriamo qualche capanna, altri baobab ed un piccolo laghetto con le ninfee.. la strada praticamente finisce dove si gira intorno ad una albero speciale.. è il baobab innamorato.

 

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E’ una delle attrazioni che volevamo vedere.. è davvero particolare  ma non possiamo restare troppo..

Un’altra sosta al laghetto per ammirare le ninfee e qualche altro baobab.. da queste parti non mancano di certo.

 

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Lo sterrato è una strada nazionale, l’unica per raggiungere la zona a nord..da qui arriveremo fino al punto in cui dovremo attraversare il fiume Tsiribihina.

Si viaggia bene ma soprattutto merito di Mamy.. guida esperta  che ci permette di superare diversi  4x4 e taxi-brusse.. tutti abbastanza corretti, ma c’è sempre qualcuno che si distingue.. Mamy intuisce che un taxi-brusse, peraltro abbastanza inclinato per via del peso, non ci avrebbe dato strada.. meglio fare una breve sosta e non stare a mangiar polvere.

 

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Raggiungiamo la sponda del fiume verso mezzogiorno..  l’attesa dipende dalle chiatte e dall’ordine di arrivo.. ne approfittiamo per guardarci un po’ intorno.

 

Le chiatte tengono quasi tutte 3 auto.. l’attraversamento dura circa mezz’ora, anche se il tempo non è sempre uguale per via delle correnti e di altri fattori.. è comunque piacevole, anche perchè  la giornata è bella e la brezzolina mitiga il calore del sole ed i raggi che arrivano diritti su di noi.

 

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L’acqua ha certamente un coloro poco invitante.. restiamo un po’ sorpresi quando vediamo qualcuno che con una tazza prende l’acqua e la beve anche.

 

Dall’altra parte del fiume c’è Belo.. Il momento del trasbordo è sempre molto delicato.. qualche volta sembra che qualcuno abbia anche fatto il “baghetto”..

 

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Quando siamo a terra, Mamy ci fa una piccola sorpresa..

Ricorda che, nelle varie conversazioni, avevamo espresso il desiderio di crostacei, ed in particolare di gamberoni..  ed eccoci qui, fermata all’Hotel du Menabe.. senza dir nulla, aveva chiamato per avvisare del nostro arrivo e di ciò che avremmo voluto mangiare.

Questo era l’hotel dove ci saremmo eventualmente fermati a dormire se le condizioni del meteo de della strada non ci avessero permesso di raggiungere Bemaraha.. ma oggi siamo fortunati e soprattutto lo conosceremo come ristorante.

 

Dopo alcuni minuti ecco che arrivano due bei piatti di gamberoni..  il resto è pura libidine del palato.

 

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Ripartiamo dopo circa un’ora per iniziare il secondo tratto di sterrato che inizia in prossimità di una grande pietra dove sono incise le varie distanze.. Bekopaka è a 100 km.

 

Sterrato.. terra rossa, arbusti ed alberi, case sparse e piccoli villaggi.. questo è il paesaggio che incontriamo.. ma continuiamo a vedere anche una realtà fatta di una povertà “semplice” e di persone che vivono in condizioni certamente difficili..

Bambini scalzi, qualcuno senza vestiti, che giocano e fanno il bagno in  piccoli fiumi o corsi d’acqua.. che portano in giro galline, altri animale da cortile o magari i loro fratellini più piccoli..  ma una costante c’è sempre, un sorriso che, anche timidamente, mostrano al nostro passaggio.

 

Durante una delle soste abbiamo anche occasione di scambiare due chiacchiere con alcune persone che si erano avvicinate.. ovviamente il tramite è Mamy.. è sempre interessante avere un contatto così.. ma questi incontri ti fanno anche riflettere molto..

Ci sarebbe piaciuto scattare qualche foto ma in questi attimi pensi anche che si può rinunciare a qualche scatto e rispettare la vita reale di queste persone che non è certo un’attrazione..

 

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La strada è lunga ma il terreno è compatto e si viaggia bene..

Il paesaggio, la musica e due chiacchiere fanno trascorre il tempo finchè non incontriamo un piccolo tratto con sabbia.. qui la strada si interrompe, siamo arrivati.. pochi metri più in là c’è l’acqua del fiume Manambolo, uno tra i più importanti e soprattutto famoso per le possibilità di escursioni che si possono fare.

La distanza tra le due sponde è breve.. solita chiatta, anche se diversa da quella precedente.. pochi minuti e siamo nella zona del parco di Bemaraha.

 

Piccole baracche, ragazzi che giocano a pallone o stanno sulla riva,  qualche donna con la sua bancarella ed soliti bimbi in cerca di qualcosa dai turisti..  questa è la vita lungo questo tratto di fiume.

 

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Ma non siamo ancora arrivati.. c’è ancora un tratto di strada fatto di ciottoli e pietre.. poi ancora sterrato fino a Bekopaka da cui proseguiamo per qualche chilometro fino al nostro hotel.

 

Siamo molto curiosi del nostro “Vazimba”.. o meglio, questo è il nome che Mamy ci aveva indicato.. ed infatti, quando attraversiamo il cancello d’ingresso di un bel complesso, con pale dei viaggiatori e bungalow, pensiamo ad una deviazione..

Mamy si ferma e dice che siamo arrivati.. il nome che abbiamo appena letto, però, è  Grand Hotel du Tsingy de Bemaraha.. è sempre lui anche se ha cambiato nome (e gestione).

 

Il cocktail di benvenuto (fresco) è un vero toccasana dopo il viaggio, soprattutto perché oggi il sole non ci ha mai abbandonato..

L’hotel è carino.. piscina, un hall all’aperto accanto alla reception- bar, bungalow e casette.. ma c’è anche qualche lavoro ancora in corso.

 

Prendiamo possesso della casetta che ci ospiterà qui per le prossime tre notti.

 

 

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Il viaggio è stato lungo.. dopo aver sistemato i bagagli, qualche minuto di relax fino all’ora di cena ci sta davvero bene..

 

Il menu è vario ed i piatti sembrano interessanti.. ci buttiamo su un’ottima e densa zuppa di patate (e non solo.. ma non chiedetemi cosa ci fosse.. l’unica certezza è il sapore..)  e spiedini di zebu con funghi.. un buon modo di chiudere  questa giornata.

 

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Dopo cena ci fermiamo a far due chiacchiere con Mamy..  programma di domani, un gior sul web (la wifi è solo qui in reception) e, poco prima delle 22, siamo di nuovo in camera.. anzi già sotto la zanzariera che protegge il letto.

Gli Tsingy sono lì che ci aspettano.

 

 

Spese giornata

Acqua   4000 ariary

Pranzo  35000

Cena     37000

Modificato da MagicJ69
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