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Inviato

Mou, che meraviglia!!!!il tuo modo di raccontare, la tua felicità, l'amore per i viaggio, viene tutto fuori in questo diario...che foto...che spettacolo della natura...Chissà che prima o poi non tocchi anche io l'Africa"

Inviato

Siamo in giro da trenta ore, ma è appena il primo pomeriggio … c’è tutto il tempo per la promessa scoperta delle Sorgenti del Nilo. Il Nilo, il fiume madre, quello che dava il limo, l’acqua, la vita agli Egizi, quello strano popolo che camminava di profilo : Chessygrin : e costruiva piramidi che hanno sfidato il cielo ed i secoli, quelle che prima o poi andrò a vedere di persona. Il Nilo, il fiume più lungo del mondo, il mito, la leggenda … l’enigma millenario delle sue sorgenti, e Burton e Speke, e Stanley e Livingstone (Dr Livingstone, I presume … si, proprio quello lì) e la storia appassionante di amicizia, rivalità, coraggio, tragedia che ha portato alla loro scoperta. Tranquilli, ve la risparmio … se volete un riassunto abbastanza attendibile e meno noioso di quello che potrei farvi io, guardatevi Le montagne della luna, film del 1990 basato sui diari originali di Burton e Speke.

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E’ il momento di salire sulla prima di un numero imprecisato di imbarcazioni di ogni tipo e genere, sulle quali da qui al 23 giugno solcheremo le acque di ogni lago, canale, stagno e ruscello di questo Paese che non conosce siccità. In altre parole, è il momento di dare prova della mia straordinaria agilità: fortuna vuole che l’Uganda sia anche il Paese degli ippopotami, così nessuno nota la differenza :grin: . Del resto “la ballerina” è l’unica risposta che non ho mai dato alla fatidica domanda ... che cosa farai da grande :lol:

Il punto in cui il Nilo Bianco esce dal Lago Vittoria ed inizia la sua corsa verso nord in sé e per sé non ha nulla di eclatante … eppure quel cartello mi ha messo un brivido, e la sensazione di affondare le mani nella Storia, quando ho sfiorato le acque proprio lì, è stata fortissima. Come lo è stata l’emozione di scendere dalla barca (hop hop hop-popotamo!) e risalire la collina dalla cima della quale Speke individuò per la prima volta il punto preciso da cui nasce il liquido nastro maestoso che ci farà compagnia nei prossimi giorni. Mi emoziono con poco? Lo ammetto … ma mi piace avere il cuore iperattivo. Sulla radura che affaccia su un’ansa del fiume sorge un piccolo memoriale con il busto del Mahatma Gandhi. Robert ci racconta che secondo le sue volontà, parte delle sue ceneri fu dispersa qui, nel Nilo, proprio in questo punto.

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Rientrati all’imbarcadero ci troviamo tutti d’accordo nel ritenere le cinque del pomeriggio un orario adeguato per ritirarci nei nostri appartamenti per una doccia ristoratrice e un po’ di relax, da domani saremo più seri. Tornati al lodge, metto in carica il telefono, cerco i pantaloni “da cena” – che sono il paio da trekking meno indecente tra i due che ho portato e ovviamente ho accuratamente nascosto sotto strati di altra roba : ahi : – e mi perdo in chiacchiere col geco. Errore fatale. Quando mi decido a entrare in doccia, assaporo il getto caldo per due minuti, chiudo l’acqua, mi insapono dalla punta dei piedi a quella dei capelli, soprattutto dei capelli, riapro l’acqua, assaporo il getto cal… ARGH!

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È saltata la corrente! vi risparmio la melodiosa sequela di improperi uscita dalla mia aristocratica boccuccia : censored : , mi sciacquo sotto il getto precipitato di colpo a meno quindici, mi consolo pensando che ora sono bella tonificata e decisamente sveglia (…tacci sua!) e decido di mettere alla prova il mio inglese all’africana, convinta che sia solo il mio bungalow ad avere problemi: magari ho esagerato, telefono in carica ed acqua calda insieme … mi lancio in una lunga e dettagliata spiegazione condita di scuse che la ragazza alla reception ascolta con occhio vitreo, la ripeto all’omino tuttofare, quello della lampadina di stamattina – lo so che mi odia, lo sento : prrrr : – che mi studia in silenzio per due eterni minuti e poi, sintetico: no light? No light, confermo. Viene al bungalow, preme tutti gli interruttori e una volta convinto che rompo sì le lampadine, ma almeno non sono una bugiarda infame, mi comunica, sempre più lapidario: ten minutes. Mi fa anche segno con le dieci dita, nel caso io sia un po’ tarda (ma no! :lol: ) o un po’ sorda (in effetti :grin: ).

Ne passano due e … FIAT LUX. Quasi quasi mi rifaccio la doccia. No, sto scherzando … l’acqua è preziosa, anche gelida va bene. Incontro Sabrina … doccia gelata comune mezzo gaudio: anche lei si era appena insaponata per bene i capelli, e la corrente è saltata dappertutto. Sono più o meno le sei, ci ritroviamo nel piccolo bar in giardino con davanti il menu per la cena. Goat? chiede Ale. No goat. Finish. Kaputt. Vabbè, prendiamo altro, ma insomma, abbiamo visto un sacco di caprette giù in strada, basterebbe fare due passi per risolvere no? :cool:

Vabbé, assassini. Non contento, Ale chiede quando più o meno sarà pronto, e viene gratificato dal sempre più conciso omino delle lampadine che logela con uno sguardo di commiserazione, solleva metà di un sopracciglio senza muovere altro muscolo e succinto proclama: “Ready when ready!”. Che scopriremo poi corrispondere alle otto passate – nel frattempo ho quasi addentato i braccioli in legno dei divanetti e mi sono trattenuta a stento dal brucare le foglie degli alberi in giardino. :eek: And so this is Africa … presente il pole pole? Eccolo qua :grin:

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In realtà, più che la fame, che sazierò piacevolmente con un buonissimo chicken wrap e un paio di quintali di patatine fritte, è la fatica di tenere gli occhi aperti che mi rende un po’ vampira … me ne vado in giro con l’occhio sbarrato e lo sguardo vacuo, finché intercetto un “Breakfast at six” che mi scuote dal torpore analcolico in cui sono sprofondata. At six in che senso? Six nel senso di six, ovviamente : WallBash : … e so che mi ripeto, ma … ARGH! Che qui siamo su un altro fuso, e per me le six sono le five, e ho il risveglio traumatico, e sono sorda e se non sento la sveglia e … e chi se ne frega, sono in Uganda, sono felice, va bene anche alle quattro, Robert! : Yahooo : E’ ovvio, pensa la tapinella, domani c’è una tappa lunga di trasferimento, poi per il resto del viaggio saranno sempre orari ragionevoli. Illusioni di gioventù :lol:

Sulla rassicurazione che non verrò abbandonata qui se mi addormento, e che qualcuno verrà a cercarmi e a svegliarmi a ciabattate nel caso mancassi all’appello, torno dal mio geco, sciolgo la zanzariera e me ne vado a dormire con il cuore e la mente traboccanti. Buona notte Uganda … sono qui!

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Inviato

E' una specie di obelisco commemorativo, la lapide è alla base. Ne è saltato un intero cuneo, chissà quando, ed è stato risistemato alla bell'e meglio, scritta compresa :smile:

@luisa53 ... quel ready when ready!è stato solo il primo di una lunga serie :grin: ... a un certo punto ci siamo rassegnati ed abbiamo smesso di chiedere :wink:

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Giovedì 12 giugno 2014

E così la mattina del dodici giugno alle sei ora ugandese, quattro esseri umani ed una specie di zombie (ma più carina :grin: ) si ritrovano a colazione, pronti ad affrontare il primo lungo trasferimento, direzione Murchison Falls National Park dove prevediamo di arrivare in tempo per un primo game drive serale. Previsione clamorosamente sbagliata :lol:

Ci aspetta una giornata forse non satura di avvenimenti, ma - almeno per me – sicuramente foriera di riflessioni e pensieri che mi accompagneranno, ora con un sorriso ora con la voglia di piangere a pungermi gli occhi, fino alla conclusione di questa avventura che già ne sono certa, mi lascerà un solco nel cuore.

In totale oggi percorreremo circa 400 km, con una sosta più o meno a metà strada allo Ziwa Rhino Sanctuary, per la visita dell’unica area naturale protetta in Uganda che ospita rinoceronti allo stato selvatico e cura un programma per la futura reintroduzione in natura, dato che entrambe le specie autoctone sono estinte dal 1982, in conseguenza del bracconaggio e della caccia spietata e dissennata a cui si è dedicata in massa la leadership – chiamiamola così – dello Stato durante gli anni cupi della dittatura di Idi Amin. Un “hobby” sanguinario che al Paese è costato in termini di biodiversità caro almeno quanto il tributo di vite umane che gli ugandesi hanno pagato alla brutalità del regime.

Un paio di soste lungo la strada, per il carburante e per comprare biscotti e frutta per il pranzo mi danno agio di osservare la gente, che resta una delle mie attività preferite, per quanto io ami paesaggi, animali, spazi aperti ed architetture … gli esseri umani sono una fonte inesauribile di stupori sempre nuovi, e quelli che abitano questo fazzoletto di mondo mi sono particolarmente simpatici. Sono tutti giovani, la maggior parte giovanissimi – l’età media è 49 anni, oltre metà della popolazione ne ha meno di 15 – e se la pressoché totale assenza di anziani è un segnale triste, l’ottimismo che trasmettono i sorrisi delle frotte di ragazzini che sbucano ovunque, diretti a scuola o di ritorno, nei campi, al fiume, è innegabile.

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L’Uganda non conosce la fame, i banchi al mercato ed i negozi lungo la strada sono tutt’altro che vuoti, ma certamente nessuno si sognerebbe di definirne benestanti gli abitanti, basta uno sguardo alle strade, alle case, agli stracci che la maggior parte di loro indossa per classificare questo Paese tra i poveri del mondo. Eppure non mi ha trasmesso mai la sensazione angosciosa di sentirmi mancare la terra sotto i piedi provata a volte nella ben più ricca terra marocchina un anno fa … forse proprio per la gioventù sorridente, in stridente contrasto con l’immagine delle vecchine dallo sguardo desolato con i loro poveri biscotti in vendita lungo le strade dell’Atlante e nei vicoli di Marrakech, con la solitudine incisa tra le rughe, degli asinelli maltrattati, delle espressioni spesso dure che ho incontrato in giro per un Paese che mi è comunque rimasto dentro e che ho una gran voglia di rivedere.

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L’Uganda sorride, forse perché ha scoperto un segreto … “Io trovo che c'è una bella parola in italiano che è molto più calzante della parola felice, ed è contento, accontentarsi, uno che si accontenta è un uomo felice”, cito un autore che amo e che forse mai come in questa occasione si lascia rubare le parole giuste.

L’Uganda sorride, e maschera dietro il sorriso dei lati di cui mi renderò conto nel corso dei giorni, lati che non mi piacciono ma che sento inevitabili in un Paese così giovane, in una democrazia fragile e nata ieri, in una società che ancora non conosce che una parte della strada già fatta da noi che viviamo nella metà ricca del mondo, e che spero riuscirà a percorrere più saggiamente.

Le motorette coloratissime su cui ho visto salire anche quattro persone, le guida sempre un uomo. Le rare bici, anche quelle in mano ai bambini, hanno sempre un maschio ad impugnare il manubrio. Le donne se ne stanno graziosamente appollaiate dietro, all’amazzone. Si, perché qui ci sono solo donne con le gonne, sia in senso letterale che psicologico, ho apposta contato quelle in pantaloni: tre, in quindici giorni. Al di fuori delle città più grandi, è normale vedere ragazzi di 16-17 anni in divisa scolastica … ma le loro coetanee, se sono abbastanza fortunate da non avere già un paio di bimbi, e spesso anche se li hanno, le vedi nei campi, con la zappa, intente a strappare il nutrimento a una terra generosa ma che chiede una fatica inaudita, vuoi per gli appezzamenti quasi in verticale nella zona dei Virunga, vuoi perché non ci sono mezzi meccanici di alcun tipo e tutto è ancora affidato al lavoro manuale dove la pianura almeno rende più leggero lo sforzo.

Le donne lavano i panni a mano, cucinano, mondano, battono il raccolto sull’aia, le donne si occupano di frotte di bimbi, le donne, di certo, non le ho mai viste oziare al bar o sedute davanti a casa … se pensate che sia un modo carino per dire che gli uomini invece si, li ho visti in tali faccende affaccendati … si, avete ragione. La vita è impegnativa per tutti qui, ma ci sono sicuramente posti migliori per nascere femmina. Eppure, il loro sorriso sincero non vacilla mai.

Pensieri che una volta tornato a casa facilmente dimentichi, perso nel vortice delle millemila cose imprescindibili che occupano il tuo tempo … ma mi piace pensare che qualcosa mi resterà dentro anche quando l’Uganda sarà un ricordo lontano cui si saranno sovrapposti altri strati di ricordi altrettanto colorati, e la melodia che mi è risuonata dentro in questi giorni africani continuerà a cantare da qualche parte dentro di me.

Visto cosa succede quando già di tuo sei abituata a pensar troppo, e non ci senti abbastanza bene per fare conversazione all’interno del rumorosissimo pulmino che ingoia pazientemente un chilometro dopo l’altro? :wink: Basta, non vi annoio più con la filosofia, promesso: con questa puntata ve la siete cavata, vi sorbirete senz’altro qualche altra considerazione da vecchia zia prima della fine, ma saranno sporadiche e diluite :smile:

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Torniamo alla cronaca ed ai rinoceronti … prima vera puntata di quella che poteva trasformarsi nella lunga attesa del momento clou dell’incontro con i gorilla, ed è stata invece un felice srotolarsi di giornate dense e piene di attimi indimenticabili, di incontri e di risate. Accompagnati da un ranger, ci inoltriamo nel regno dei primi tra i grandi e fragilissimi bestioni che incontreremo durante il viaggio, con la certezza assoluta, una volta tanto, di incontrarli dopo pochi passi.

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Qui vivono sei rinoceronti adulti con i rispettivi figli, in tutto nove – alcuni dei quali già grandi – e ne abbiamo incontrati quattro o cinque. Chissà se tra loro c’era anche Obama, chiamato così perché la mamma viene dagli USA ed il babbo dal Kenya, diventato d’ufficio il mio preferito … di sicuro c’era anche un cucciolo, tenerissimo. Si, mi sarebbe piaciuto portarmelo a casa :grin:

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Questo primo incontro ravvicinato è un’emozione per me, che prepara quella ancora più grande del game drive che faremo l’indomani … e prepara i miei scarponcini ed i miei pantaloni alle fangose avventure che li attendono, dato che mi impegno fin da subito a inzuppare i primi in ogni angolo di prato che abbia anche solo la parvenza di pozzanghera ed a strusciare coscienziosamente i secondi nell’erba alta esattamente dove si è appena strusciato questo signore, uscendone elegantemente marezzata modello “rhino mud” :cool:

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I rinoceronti prediligono le zone umide e paludose … se non altro mi consola vedere che Riccardo sprofonda nell’acqua con entusiasmo persino maggiore del mio :grin: , anche se alla fine sono l’unica ad uscirne infangata per benino :lol:

Dopo la sosta al Ziwa Rhino, è ormai pomeriggio inoltrato, riprendiamo la lunga strada che ci porterà a Fort Murchison, incontrando altri cuccioli …

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… e meno cuccioli …

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… fino a giungere al lodge sulle rive del Nilo che ci ospiterà per un paio di notti, dove veniamo accolti con salviette fresche e bagnate, limonata e grandi sorrisi: non è fighissima la mia tenda vista fiume? :cool: Naturalmente la singola è sempre mia: l’ipotesi che io rinunci a due cuscini, due copertine ed alla possibilità di leggere fino a tarda notte o all’alba non è contemplata :razz: . Un’ottima cena a base di insalata, crema di verdure, agnello alla menta con patatine e pancake alla banana ci attende, dopo la doccia nell'area dei servizi comuni. Questa volta non mi tradisce: democraticamente, è fredda per tutti e da subito :lol:

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Non è stata una giornata densa, ed insieme è stata pienissima … non è passato un singolo istante senza che trovassi qualcosa di cui riempirmi gli occhi e la mente, e neanche la ferale notizia che la colazione domattina è … indovinate ... alle sei : WallBash : mi toglie il buonumore ed il sorriso. Prima di chiudermi – si fa per dire, c’è una zip. E basta : Chessygrin : – nella tenda, mi concedo una mezz’ora di pausa seduta davanti all’ingresso a guardare il fiume e la luna piena, in pace con me stessa e con il mondo, con la testa vuota e leggera, felice.

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Inviato

Sempre più bello questo diario!

Io non avrò mai il coraggio di fare un viaggio del genere, sono troppo acciambellata nelle mie piccole quotidianità, ma ti giuro che grazie al tuo racconto e alle illuminanti riflessioni da vecchia zia (ma vecchia a chi? A te non di certo, e non parliamo sicuramente di un mero discorso anagrafico!) mi è sembrato di vedere i sorrisi delle donne che sarebbero comunque state più fortunate a nascere altrove o di sentire piedi e polpacci affondare nel fango...

Davvero grazie per aver deciso di condividere con noi questa avventura.

Inviato

Mi piace davvero tanto leggerti, al di là del racconto spesso davvero divertente e delle belle foto di animali e natura, mi piace leggere queste tue riflessioni su un mondo che per noi è tanto lontano, sulle differenze tra gli uomini e le donne, sulla serenità che comunque dici aver visto sul volto di tutti nonostante tutto.... cose che per noi dell' "altro mondo" sarebbero impensabili, grazie davvero per il tuo diario! :clap:

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Inviato

Grazie a voi, sul serio ... è una gioia dividere le emozioni e vedere che vengono accolte come voi le accogliete, mi sento davvero benvenuta. Grazie a tutti, di nuovo!

Sicura che fosse proprio mud???

Paolo escluso, gne-gne-gne :lol: ... Con te non ci parlo più! :razz:

Venerdì 13 giugno 2014

Il bello del dormire in tenda sulla riva del fiume - o nel deserto in sacco a pelo - è il silenzio, è l’immobilità serena della notte interrotta solo dal palpito lieve delle stelle. Mi sveglio intorno alle tre, e vorrei che i venti metri per arrivare ai bagni non finissero mai … la luce amica della luna rischiara i miei passi, lo scricchiolio della ghiaia sotto i miei piedi è l’unico rumore. Questa è vera magia, è quasi un piccolo dolore tornare a dormire, e una volta tanto non è perché la sveglia suonerà prestissimo.

Come ho promesso di fare ogni mattina, mando un saluto alla mia preoccupatissima ed ansiosissima genitrice, che vai in un posto incivile, insomma! e inizia oggi una serie di dialoghi surreali che iniziano con “Ciao vecchia, sono viva”. Replica tipo: “Brasile Croazia 3-1 arbitro scandaloso rigore regalato ai brasiliani” oppure un entusiastico “Italia Inghilterra due a uno gol di Balotelli e Marchisio!!!” o un incazzoso “Perso col Costarica, gambe rubate all’agricoltura” :lol:

Alle sette siamo già ai cancelli dell’entrata sud del Murchison Falls National Park, ma il primo incontro lo abbiamo già fatto lungo la strada: Pippo, il Big Five numero uno!

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Sta per iniziare il primo safari della mia vita, anzi no, scusate, adesso si chiama game drive … io preferisco lo swahili però: safari significa viaggio, è la mia parola più amata, in qualsiasi lingua la senta pronunciare. E quello di oggi sarà un vero viaggio, prima di tutto nelle emozioni. Il tempo è bigio, il tettuccio del pulmino aperto e sollevato per l’occasione per permetterci di guardare e fotografare a nostro agio lascia entrare un’aria gelida, fa ancora quasi buio … ma non ho nemmeno il tempo di pensarci.

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Abbiamo fortuna, comincia subito una ricca, ricchissima collezione di avvistamenti, non ricordo il nome della metà degli animali che abbiamo incontrato, so solo che a un certo punto ho smesso di scattare foto perché ho sentito una vocina che diceva … e piantala di guardare il mondo attraverso l’obiettivo, hai la vita vera qui davanti … vuoi davvero vedere questo viaggio solo quando sarai davanti al pc?

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Ecco le prime giraffe … hanno una grazia, un’eleganza, una dolcezza nei movimenti … mi accorgo di avere le guance bagnate, ma non piove … sento gli occhi che pungono, e mi rendo conto che sto piangendo. Lo so, sembra scemo versare lacrime per uno spettacolo così, eppure il pensiero che mi gira in tondo nella testa è così bello che non riesco a trattenerle. Libere, libere, libere … nate libere, e libere vivranno. Quale augurio migliore si può fare ad un essere vivente? Sono commossa e sopraffatta, cerco di conservare un po’ di dignità e volto le spalle ai miei compagni, ma in fondo se anche mi vedessero, che importa? Un momento di felicità così assoluta è un regalo prezioso.

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Il secondo Big Five!

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La mattinata ci si scioglie tra le dita in una successione di fotogrammi di un’intensità ed una bellezza solo lontanamente immaginate prima, e nemmeno ci rendiamo conto che è ora di pranzo, quando Robert ci accompagna in un “posticino” che conosce per rifocillarci e fare la pipì. Ecco, di quella, essendo donna, nonostante il momento lirico mi ero accorta eccome :grin:

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Il posticino, pittoresco alquanto, non è in servizio, e Robert sparisce in cerca d’altro, lasciandoci soli in mezzo a sconosciuti e babbuini che ci studiano entrambi con interesse … ecco, è andato a comprare le sigarette, ci diciamo : Chessygrin : . Tutto sommato essere abbandonati qui non ci dispiace nemmeno poi tanto … ma eccolo che torna, e vagamente costernato ci dice che in zona c’è solo un lodge frequentato soprattutto da americani, il pranzo a buffet è un po’ caro, ma stasera ha un posticino in paese dove spenderemo solo due dollari a testa … che ne pensiamo? Che abbiamo fame, e siamo ampiamente in budget rispetto ai nostri preventivi … si va!

Quando entriamo, in realtà, la costernazione piglia anche noi … statue in legno, boiserie ovunque, aria finto-colonial-vero-costosa … ma vabbé, in fondo siamo appena appena un po’ conciati, che problema c’è? Saliamo al primo piano dove c’è il ristorante e veniamo bloccati da un cameriere in livrea che ci guarda più o meno con la faccia che avrei io se trovassi un lombrico vivo nell’insalata, vuole il numero della stanza, e saputo che siamo solo di passaggio ci chiede tutto sussiegoso se sappiamo quanto costa mangiare lì … e che è, Pretty Woman? : lolroll : Ale si assume prontamente il ruolo che fu di Hector Elizondo, e con piglio mussoliniano, sopracciglia aggrottate e mento proteso esorta il buon uomo a farci accomodare, che sì, possiamo permetterci di pranzare qui :cool: . E provvediamo a saccheggiare coscienziosamente il buffet ed a sfruttare la wifi per aggiornare la diretta sul forum, per dare notizie a casa, per informarci sulle notizie di attualità, pure per mandare saluti alla prozia Teodolinda, alla faccia loro. Arriva il conto, TRECENTOMILA USH!! Vi chiedete quanti sono? Novanta euro :grin: Lo so, cominciamo appena a conoscerci … ecco, ora sapete che faccia ho: quella di una che non può permettersi un pranzo da diciotto euro :lol:

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Dopo il parco e frugale spuntino ci dirigiamo verso l’imbarcadero, a cui attracca la chiatta che 5-6 volte al giorno fa la spola tra le sponde opposte, il ponte più vicino è a 400 km, e scendiamo a guardaci intorno curiosi … ad un tratto sento dell’agitazione, mi giro e vedo tre o quattro persone che corrono affannate verso il nostro pulmino, e all’improvviso, un babbuino che si lancia dal finestrino lasciato incautamente aperto stringendo tra le mani il nostro prezioso … sacchetto della spazzatura : lolroll :

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E’ il momento della navigazione verso le Murchison Falls. Siamo pronti a salire sulla barca della plebe

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ma Robert ha deciso di farsi perdonare il mancato safari di ieri sera – non ho ben capito come mai, a dire il vero, forse perché sono talmente sazia dei peluche visti stamattina che per parte mia ho solo voglia di ringraziarlo – e ci comunica che abbiamo invece una barca solo per noi, e anche una consumazione inclusa : Eeek :

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... oddio, davvero siamo così sboroni? No, di più! Con noi sale anche il fotografo di non so quale ente di promozione turistica, che ci chiede il permesso di scattarci delle foto ed utilizzarle poi per le loro prossime pubblicazioni … che fare? Ma controllare di non avere del prezzemolo tra i denti, ovviamente! :grin: Ammetto che devo un po’ perfezionare la mia "espressione Paris Hilton”, sono sicura che lei non sghignazza indecorosamente come prendiamo a fare noi, soprattutto quando abbiamo la ventura di soccorrere il battello che trasporta i volgari turisti e si è incagliato a bordo fiume … immaginate come ci si pavoneggia, noi ricchi viaggiatori, dopo il salvataggio!

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Anche la navigazione è foriera di avvistamenti

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…ci son due coccodrilli (ma niente orangotango) :lol:

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... e termina, con un po’ di delusione da parte nostra, a una certa distanza dalle cascate, troppo pericoloso avvicinarsi per via delle correnti e della portata dell’acqua. L’idea iniziale era di salire a piedi al Top of The Falls, c’è un sentiero che arriva proprio in cima, ma è piuttosto lungo e le operazioni di soccorso ci hanno portato via del tempo … pazienza, ci rifaremo domattina raggiungendo la cascata per via di terra, godiamoci la crociera … è impossibile recriminare per qualcosa in una giornata così densa di soddisfazioni.

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... la targa con il numero di registrazione del Cessna su cui Ernest Hemingway precipitò per la prima volta è rimasta nel punto preciso dell'impatto

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Il tragitto di ritorno ci riserva l’incontro con il Big Five numero tre, stamattina ne avevamo intravisto uno da molto lontano, ora ce ne sono diversi lungo la strada, vicinissimi

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e con altre meravigliose creature

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Usciamo dal parco, il buio cala di colpo – siamo all’equatore: dodici ore di luce e dodici di buio, nette e separate – è ora di cena e Robert ci porta in quello che d’ora in poi io e Sabrina impareremo a temere: un altro “posticino” … stavolta è sulla strada principale di un paesino minuscolo e pieno di vita, anche se completamente al buio. Posticino compreso, e forse è meglio così … la scelta è tra goat e chicken, che arrivano in tavola prima che finiamo di ordinare (ehi, e il pole pole che fine ha fatto?) … gli uomini si buttano sulla capra e la squartano coscienziosamente nell’oscurità, sghignazzando e commentando che è più che altro cartilagine e potrebbe essere di qualsiasi cosa. Io e Sabri ci proviamo col pollo, insieme al quale arriva una lampada a cherosene che spande una fioca lucina …

Ora, io sono cresciuta a suon di mangia, che ci sono i bambini che muoiono di fame nel Biafra (anzi, nel Piafra, come ho detto per lunghi anni) e di niente gelato se non finisci la verdura, non mi considero particolarmente schizzinosa, sono curiosa ed assaggio tutto, detesto lasciare avanzi a meno di essere proprio sul punto di esplodere … ma questo fantasma di pollo, poverino … ha ancora i peli sulla pelle, ricordate quelli che nonna bruciava dopo averlo spiumato appestando la casa con una puzza micidiale? – se non ricordate, siete ggggiovani, beati voi :wink: – e sotto la pelle niente, se non qualche filamento semicotto di quella che potrebbe essere carne, e quattro ossetti incrociati, il tutto immerso in una brodaglia non troppo profumata … insomma, con la morte nel cuore, ma … gnà fo. A distanza di un mese mi vergogno ancora, so che per loro quello che io disprezzo è un banchetto, ma come Sabrina mi sono limitata a piluccare il riso e a lasciarmi prendere in giro da Robert, di più mi era veramente impossibile.

La serata si conclude però con una risata, una delle tante … la cameriera, che abbiamo intravisto all’arrivo, quando l’oscurità non era completa, è una delle creature più belle su cui si siano mai posati i miei occhi, i lineamenti perfetti le danno il volto di una principessa esotica, il turbante intorno al capo ne accresce l’aria di bellezza fuggita da una favola, e io e Sabrina ne commentiamo ammirate l’avvenenza con genuino entusiasmo … e subito Ale, ovviamente sensibile e preoccupato per la nostra autostima così evidentemente traballante ci redarguisce con un severo “Non fate così! Al buio siete belle anche voi” … la nomination all’Oscar della Cavalleria non gliela leva nessuno! :lol:

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