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Giò & Peruz in Namibia: camper, sabbia e tramonti mozzafiato
mouette ha risposto a Giovanna86 nella discussione Diari di viaggio e live
Forse non faccio testo io, tanto più che prima del viaggio di nozze sono stata due volte in Marocco e una in Uganda, ma sinceramente la Namibia è stata uno dei viaggi più sereni in assoluto, da Joe's siamo andati due volte con la nostra macchina e con la massima tranquillità, e nessuno ci ha mai messo preoccupazione. A Luderitz e Swakopmund la sera c'erano le balle di fieno che rotolavano per strada, ma nonostante l'atmosfera vagamente spettrale siamo stati benissimo Sull'Africa si fa sempre un sacco di terrorismo, spesso totalmente ingiustificato. Anche prima del Madagascar ne avevo sentite di tutti i colori, poi la realtà si è rivelata tranquillissima, basta la normale prudenza che si usa qui a Roma in periferia, niente di più e niente di meno. Diverso il discorso per certe metropoli come Nairobi e Johannesburg, penso, ma di sicuro Windhoek non è il Regno del Crimine che a volte ci si aspetta. Poi io sono di parte, in Africa non vedo l'ora di tornarci, difficile che mi spaventi ... e in ogni caso anche andare da Walmart non è sempre poi così salutare e sicuro Noi abbiamo specificato sempre e ovunque che eravamo in viaggio di nozze. Risultato, letto matrimoniale due volte su ventidue notti I xe cruchi, ciò. -
Domenica 25 agosto 2019 Sveglia presto, colazione veloce e qualche minuto prima delle 7 siamo pronti a lasciare l'hotel per iniziare la lunga giornata di trasferimento verso Morondava. C'è coda all'imbarcadero per attraversare il Manambolo, passiamo il tempo a chiacchierare con Elisa e Matteo, che passano con il traghetto prima di noi, e a giocare con i bambini, già appostati e felicissimi di ricevere dai viaggiatori penne, saponcini, foto e coccole. Uno di loro ci mostra tutto orgoglioso un Chupa Chups, ma restiamo della nostra idea, niente dolci per mano nostra. Un paio - e qui i veri fotografi inorridiranno e mi lanceranno anatemi, ma tanto io non sono un vero fotografo 😆 - trovano la felicità quando gli lascio premere il bottone della mia reflex e gli mostro la foto che hanno scattato 😉 Petit è concentratissimo 😄 Purtroppo perdiamo la carovana ufficiale, visto che la traversata è faccenda che è andata per le lunghe, ma poco male. Ci fermiamo poco dopo la riva in attesa di un gruppo di autisti amici di Petit e partiamo tutti insieme, anche se significa perdere quasi un'ora sulla tabella di marcia. Quasi a metà degli 80 km di pista incontriamo un altro gruppo di auto fermo: una ha bollito il radiatore, un'altra ha rotto il collettore - qualunque cosa sia un collettore 😀- e non può ripartire, quindi ci dividiamo i passeggeri tra le altre vetture. Il nostro è molto simpatico, ma anche molto stanco, dopo due convenvoli si addormenta di botto e si sveglia solo una volta arrivati a Belo. Pranziamo velocemente nello stesso posto dell'andata, ormai siamo aficionados, soprattutto dei fantastici gamberoni-coscia di pollo. Durante la traversata lunga della Tsiribihina, Petit infila una tutona e ci offre un saggio delle sue molteplici capacità, dedicandosi a sistemare non so cosa sotto il cofano. Il viaggio procede scomodo e piacevole come sempre, ormai ci siamo abituati a questi ritmi e la strada sconnessa culla i miei pensieri, i miei sogni e ogni tanto anche il mio sonno. Verso le 16.30 raggiungiamo finalmente la Allée des Baobabs, e ci rendiamo conto di che regalo ci abbia fatto Petit tre giorni fa portandoci qui all'ora di pranzo, sotto il solleone. Oggi c'è una discreta pipinara, ce la godiamo lo stesso, ma felici per le nostre foto sociopatiche di tre giorni fa. Incuriositi da un suono di percussioni ci avviciniamo alla zona del Visitor Center, e troviamo un gruppo di intraprendenti bimbette intente nell'imitazione dei fratelli maggiori che dopo il tramonto offriranno uno spettacolo di danze tradizionali. A un certo punto, a sorpresa, si unisce loro un bellissimo turista grande e grosso, che imita le loro danze scatenando grasse risate collettive del corpo di ballo e dell'orchestra 💓 Quando poi il turista grande e grosso e la moglie cuore di burro mettono una banconota da 500 ariary (pari a cinque frittelle) nel cestino per l'obolo, si scatena una ola di felicità che ancora a ripensarci mi riempie il cuore: festeggiavano il loro successo negli affari, non la mancetta, mi hanno fatto una gran tenerezza. Dopo un succo di frutta e due passi per sgranchirci le gambe ci appostiamo per goderci il tramonto più incredibile del viaggio e mentre progettiamo il modo di far estinguere l'umanità che ci disturba gli obiettivi ci regaliamo anche qualche risata e tante coccole. Siamo fortunati noi due, ne siamo sempre consapevoli, ma in momenti come questo anche di più. Ho perso la scommessa, non sono jappe, sono cinesi. La prossima volta dovrò vestirmi così, visto che ha vinto Paolo 😎 Ve l'ho già detto che lo adoro? 😆 Il cielo senza nuvole ha reso un po' meno scenografiche le foto, ma siamo felici lo stesso, è stata una serata piena di magia e dolcezza. Ancora un'oretta di strada e arriviamo al Trecicogne, dove il gentilissimo Gabriele ci fa trovare in camera nientemeno che ... LEI! ieri abbiamo fatto fare il bucato all'hotel, e saremmo potuti essere autonomi ancora per qualche giorno, ma la felicità è incontenibile: abbiamo altri tre sacchi di vestiti per Suor Eni, abbiamo i cappelli, un po' di mutande, abbiamo guanciale, spaghetti e parmigiano che portiamo subito a Gabriele, che ci dice tutto felice che anche se hanno girato il mondo una settimana di troppo vanno benissimo, ormai è abituato a mangiare qualsiasi cosa, ed essendo sottovuoto è ancora tutto in ottimo stato. Visto che non vogliamo saperne di essere pagati (e ci mancherebbe, avremmo regalato tutto comunque, ma dopo una settimana in giro a maggior ragione), ci fa trovare a sorpresa le bevande pagate dopo cena: acqua, birra e caipirissima! Scambiamo ancora quattro chiacchiere con lui, è un bel tipo ... ha fatto il militare alla Cecchignola (mezz'ora a piedi da casa nostra) nel 1978, il primo viaggio in Mada è di dieci anni dopo, quando era un mondo ancora più sconosciuto, si è trasferito qui venticinque anni fa e non rimpiange la sua Milano un solo momento. Prenotiamo la colazione per le 5.30, domani sarà una giornata "culo quadro" peggio di oggi 😜
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Sabato 24 agosto 2019 Colazione con gli uccellini! è veramente una giornata magnifica, ci siamo svegliati presto e di ottimo umore e siamo pronti ben prima dell'appuntamento delle 8.30 con Petit. Ma quanto sono buone ste bananine? Oggi ci aspettano gli Tsingy: saggiamente, consci delle mie limitate possibilità, abbiamo deciso di evitare le ferratine e il ponte tibetano dei Grandi e ci limitiamo al percorso dei Piccoli Tsingy, vicino all'hotel. Mi sento un po' in colpa a limitare così anche Paolo, ma generosamente mi rassicura sul fatto che non è troppo dispiaciuto di non potermi mostrare tutta la sua verve atletica 😎 La prima tappa però è all'imbarcadero, per la gita in piroga sul Manambolo. Qui il perplesso è Paolo, che teme per i miei impianti: la piroga non è esattamente un transatlantico e gli dà poco affidamento. Io però ho già fatto due giri in piroga in Uganda e so che mi regge, e soprattutto non ho mai rinunciato a qualcosa perché sono sorda e non ho voglia di iniziare adesso, quindi raggiungiamo un accordo: terrò uno solo dei due impianti, il secondo va nella scatoletta impermeabile a tenuta stagna dentro lo zaino. E compro un cappello, visto che i nostri grandi sono rimasti nella Valigia Vagabonda e quello piccolo che porto sempre con me va a Paolo che non ne trova in vendita di abbastanza grandi per il suo capoccione. Mi innamoro subito di quello bruttissimo identico al vecchio cappello del nonno, sette euro e passa la paura. Tutti tronfi per i rispettivi orrendi copricapi saliamo finalmente a bordo insieme a Tonga, la nostra guida per oggi, e io mi sento immediatamente al sicuro, la piroga è molto più stabile di quanto ci aspettassimo. La navigazione dura quasi un paio di bellissime ore, la piroga scivola silenziosa sulla placida corrente e io mi beo dei suoni della natura che seppure a metà riesco finalmente a sentire "puliti". Si vede poco ma c'é: un martin pescatore! Lungo il percorso ci fermiamo due volte, per entrare in altrettante grotte, ad ammirare stalattiti, stalagmiti e pipistrelli. Tonga, già gentile di suo, quando viene a sapere del mio piccolo problema tecnico diventa impagabile, mi regge per aiutarmi a mantenere l'equilibrio, mi porta lo zaino, mi dice in continuazione di stare attenta alla testa. In conclusione, mi godo la gita più di quanto avessi immaginato. Dolcissimi e tenerissimi: senza Tonga non li avremmo mai individuati. Unico rimpianto, quando chiedo di portarmene a casa qualcuno, Malvagio dice di no con estrema fermezza e pervicacia, confermandosi appunto orribilmente malvagio. E il lemure no, e il geco no, e il pipistrello no, e il ragno no ... mainagioia, insomma. Impossibile resistere alle foto turistiche: cosa insolita per i nostri viaggi, dal Mada ce ne siamo riportate diverse con cotanti soggettoni nella stessa inquadratura 😜 Tonga ci piace un sacco, sempre più via via che la mattinata avanza: ci racconta un po' di sé, dice di essere un privilegiato perché la sua famiglia possiede una mandria di zebù, sono decisamente benestanti per il metro di questo Paese meraviglioso e poverissimo. Proprio dalla ricchezza dei suoi deriva il suo nome, che significa Benvenuto: non è una bocca in più da sfamare a fatica ma un regalo della vita ai suoi già fortunati genitori. Parla un ottimo francese e un po' di italiano, ha 26 anni, studia fisica all'Università di Tana e il suo progetto di vita ci piace tantissimo: durante la stagione turistica fa la guida qui, dove ha la famiglia, per mettere da parte i soldi delle mance e pagarsi gli studi, che vuole proseguire fino a diventare ingegnere. E poi? e poi voglio restare qui, lavorare per il mio Paese, farlo crescere, migliorare le condizioni di vita per tutti. A quattro zampe passiamo nel cunicolo sulla sinistra per goderci questo magnifico ambiente, chiacchierando ancora di tutto, del Mada, di politica, delle peculiarità di questa zona. Dividiamo con Tonga la nostra bottiglia d'acqua, ma quando la offriamo al taciturno barcaiolo riceviamo un cortese diniego, e quando basiti lo vediamo bere direttamente dal fiume con le mani a coppa con la massima nonchalance, Tonga ci spiega che per il loro organismo questa è praticamente acqua pura, dato che vi sono assuefatti da sempre ... ma ci sconsiglia dal tentare l'esperimento 😁 Al ritorno ci mostra anche i resti degli antenati, in alto sul costone di roccia che accompagna il fiume, spiegandocene il culto con parole piene di amore e rispetto, e ci racconta un po' di storia del Madagascar, e di come le tribù bantu provenienti dall'Africa si siano mescolate con quelle asiatiche, dando vita a una commistione di caratteri fisici e tratti somatici che dal primo giorno ci sorprende, in un Paese popolato da così poco tempo e da così tante razze che potenzialmente poteva essere una polveriera ed ha invece una delle popolazioni più miti e simpatiche e tolleranti che ci sia mai capitato di incontrare. Non c'è guerra qui da decenni, e i pochi malgasci che lasciano il Paese nonostante l'estrema povertà non lo fanno scappando, ma legalmente e via aerea, tranne qualche sporadico tentativo di sbarcare a Reunion o a Comore e Mayotte, territorio francese. La popolazione, tristemente giovanissima, di uno dei cinque Paesi più poveri al mondo conosce solo la pace, e non sembra per fortuna aver voglia di imparare qualcosa di diverso. Tonga ci racconta che la rovina del Madagascar è la corruzione ai più alti livelli della politica, che blocca lo sviluppo delle infrastrutture, della scuola, dei lavori pubblici ... ci sembra una canzone fin troppo conosciuta, ed è un vero piacere scambiare impressioni con un giovane uomo così intelligente e in gamba. Pecatrici di gamberi di fiume Lasciata con un po' di rammarico la nostra bellissima imbarcazione, ci avviamo, sempre insieme a Tonga, a iniziare il percorso FACILE ai Petit Tsingy, che inizia di fronte all'imbarcadero, non prima di esserci goduti un entusiasmane, strisciante, innocuo tete a tete. Ora, che si sappia: sul percorso FACILE, un americano ottimista muore. Io che ho la testa dura ce l'ho fatta, e ancora non ho capito come, e ancora meno di me l'ha capito Paolo. Seguitemi, vi parlerò delle avventure di Si inizia con una breve passeggiata pianeggiante, che ci introduce al primo contatto con queste rocce scabre e taglienti, nate quando il Madascar era ancora unito all'Africa in seguito agli sconvolgimenti e agli scontri tra le zolle continentali. E' un ambiente unico al mondo, ed è assolutamente magnifico per il poco che ho potuto vedere io, penso che lo spettacolo che offrono i Grand Tsingy possa veramente da solo valere il viaggio in questo Paese. Il loro nome deriva dalla lingua indigena, in cui "tsingy tsingy" significa "in punta di piedi" ... non credo ci sia bisogno di spiegare il perché, neanche a chi non ha provato ad arrampicarsi, magari senza scarponcini da trekking, per entrare in questo mondo fatato. Poco a poco il sentiero si stringe, le pareti si fanno più alte e scoscese, ancora non sono preoccupata ma inizierò ben presto a farmi delle domande ... Ancora allegri e ridanciani, porelli! Accidenti alle tettone! ... ma c'è chi è messo peggio 😜 Supero un primo punto difficile: due pareti si fronteggiano, tra una e l'altra il vuoto, devo scendere appoggiando i piedoni su minuscole sporgenze sospese. Non mi piace, ma mi dico: beh, è il percorso facile, sarà l'unico punto un po' così, andiamo avanti. Dietro di me Paolo aspetta che io molli subito e torni indietro, ma per fortuna non lo so e proseguo. Poco dopo, piccola scalata. Sono rilassata. Sono molto rilassata. Sono molto rilassatissima. Sono moltissimo rilassatissima, ho detto!!! Passiamo dall'altra parte, sarà sicuramente l'ultimo punto difficile. Ancora un po' di sentiero, una piccola scaletta abbastanza comoda e ... ooooohhh! Siamo in alto sugli Tsingy, la vista toglie il fiato. Anche la strizza, ma vabbé, non stiamo troppo a sottilizzare, tanto era sicuramente l'ultimo punto difficile. Sono sempre più rilassata, e Malvagio non ride di me, mai neanche un po', nemmeno un pizzico. Da qui in poi, le trasmissioni tra i miei neuroni si interrompono, e sullo schermo lampeggia solo un cubitale, fluorescente, brillantissimo OH CAXXO, per cui altro non so dirvi 😆 Tonga si prodiga per me, e tra uno "tsingy tsingy", una mano tesa e un "mora mora" riesce a tenermi più tranquilla di quanto avrei creduto possibile, anche nei punti in cui guardando davanti a me mi sembra di aver toccato ormai l'impossibilità e di dovermi rassegnare a trascorrere quel che resta della mia misera esistenza tra rocce e ramarri, contanto sulla pietà dei turisti di passaggio per rimediare una tavoletta di cioccolato ogni tanto e non morir di fame. Non so ancora bene cosa sia successo, fatto si è che nelle due ore prescritte siamo incredibilmente fuori dal labirinto, io sono incredibilmente ancora viva e intatta, la mia reflex non ha subito danni, il mio orgoglio al momento è sotto anestetico per la fifa e le vertigini ma appena tornerò presente a me stessa esploderà un in grandioso peana autocelebrativo da far impallidire i campioni del mondo di qualsiasi disciplina inventata sulla Terra 😬 Incontriamo ancora un paio di bestiole, io mi incanto a ricambiare lo sguardo appassionato del delizioso lemuretto che mi fissa con estremo interesse, finché Tonga distrugge le mie modeste illusioni: è un lemure notturno, ha troppo caldo per restare nel suo tronco e ora sta dormendo con gli occhi sbarrati. E niente, mi devo rassegnare, la mia stagione di conquista è mestamente conclusa e sono una matura signora che ha abbondantemente passato gli anta 😜 Usciti dal parco, attraversiamo il villaggio per raggiungere Petit e ci fermiamo a chiacchierare, regalare polaroid e qualche risata con due signore e un gruppetto di bimbi festanti prima di rientrare in hotel. Lasciamo a Tonga una meritatissima mancia, gli dico che è merito (colpa?) sua se Paolo ha ancora una moglie e ... buona fortuna ragazzo, che tu possa realizzare tutti i tuoi bellissimi sogni. Sulla strada del ritorno ci accorgiamo che Petit non è del solito umore e quando gli chiediamo se è successo qualcosa ci racconta che è appena mancato un suo amico d'infanzia, che era malato da tempo, in dialisi - che faceva due volte la settimana invece delle tre necessarie perché troppo costosa per potersela permettere - e purtroppo in costante peggioramento negli ultimi mesi. Una volta di più non possiamo non pensare a quanto siamo fortunati, io per prima che ho ritrovato la gioia di vivere e sentire grazie a un intervento costosissimo e delicatissimo per cui non ho dovuto sborsare un centesimo. Non posso fare a meno di pensare che anche se è un privilegiato, il nostro autista vive una vita così vagabonda da non permettergli di vivere i momenti dolorosi e quelli lieti insieme alle persone che ama ... anche volendo, non riuscirebbe a tornare in tempo per i funerali, da Inculonia dove siamo alla capitale sono tre giorni di viaggio. Decidiamo di lasciare il pomeriggio libero a Petit, e dopo un rapido pranzo a base di patate fritte ci concediamo un pomeriggio di relax in piscina, dove per la prima volta provo l'accessorio apposito per l'impianto (anche stavoltane tengo solo uno perché qui sono terrorizzata io), e dopo trentacinque anni sento di nuovo i rumori del mondo mentre faccio il bagno. Le mie lacrime di gioia si confondono con l'acqua caldissima, ma mi sono rimaste nel cuore come un regalo meraviglioso. Anche Malvagio è molto soddisfatto! ed esterna la sua gioia rubandomi il cappello fashion. Concludiamo la giornata con un paradisiaco massaggio di mezz'ora per la principesca somma di sei euro a testa, una birretta, due chiacchiere con Elisa e Matteo, due ragazzi di Firenze che sono molto più "zaino in spalla" di noi, simpaticissimi, conosciuti ieri sera mentre aspettavamo di imbarcarci per attraversare il Manambolo e ci hanno scambiato per francesi. Tornati in stanza decido che non ho accumulato abbastanza lividi e tagli su gambe e braccia, voglio battere la me stessa che è tornata dal gorilla tracking di cinque anni fa con un elegante motivo giraffato sul 90% del corpo, e quindi metto un piede in fallo entrando in doccia e mi SCATAFROMBOLO nella medesima. Fatevi spiegare da Malvagio etimologia e significato, io vi dirò solo che fa malissimo ... dal telefono della doccia esce un'acqua dall'inquietante e polveroso colore di Eau de Manambol, per cui rinuncio a un lavaggio troppo approfondito, e ridendo con le lacrime agli occhi me ne vado a cena col mio eroe. Il micio canterino di ieri sera, ribattezzato dapprima Pavarotti e poi con un più calzante Paraculotti stasera non è qui a elemosinare, peccato, gli avrei ceduto volentieri i terrificanti scottissimi spaghetti serviti come contorno ai nostri gamberoni. Decisamente più buone le frittelle di melanzane e pesce ignoto e la torta di pane con cui la cena si conclude. E anche stasera, quando noi andiamo a letto le galline stanno ancora facendo l'aperitivo 😄
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Namibia On The Road: Se un elefante ti attraversa la strada...
mouette ha risposto a pandathegreat nella discussione Diari di viaggio e live
Oddio! Periodo? Ti posso chiedere i contatti? Ho gli occhi a cuoricino! Inviato da Hogwarts -
Noi per Tana abbiamo speso 960 euro in due, era una promozione lancio di Kenya Airways per il nuovo volo Roma Nairobi. Credo che altrimenti sia una delle tratte più care in assoluto. Inviato dal mio SM-T719 utilizzando Tapatalk
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Giovedì 22 agosto 2019 Al risveglio trovo una bella notizia, Silvia-Bibispoon ha messo in azione tutti i suoi mezzi e contatti a Fiumicino (viva gli amici di forum, grazie Silvia 💓) e ieri sera ci aveva anticipato che la valigia sarebbe stata sul Nairobi-Tana in arrivo stanotte, e i solerti ragazzi dell'aeroporto ci hanno confermato via mail il suo arrivo. Per la seconda e ultima volta in questo viaggio oggi si parte con calma, Petit verrà a prenderci solo alle dieci, e ci godiamo un risveglio tranquillo e una colazione pantagruelica, forse la migliore della vacanza, sulla veranda vista fiume, e poi ci dedichiamo a un paio d'ore di sana pigrizia in contemplazione. Prima di lasciare l'hotel ci accordiamo con il gentilissimo proprietario perché uno dei suoi ragazzi vada a ritirare la nostra amata lontana all'aeroporto di Morondava, che ritroveremo tornando qui fra quattro giorni, e passiamo sia nel minuscolo scalo che negli uffici della piccola compagnia aerea malgascia su uno dei cui voli ci confermano essere già in viaggio la valigia. Ci fermiamo anche ad acquistare pane, formaggio e samosa per improvvisare un picnic alla Allée des Baobab, Petit ce l'ha promessa bollente ma deserta all'ora di pranzo, e ci godiamo anche qui la vita che scorre per le strade di quella che probabilmente è la cittadina più opulenta - o meno povera - che abbiamo incontrato, insieme ad Antsirabe, il turismo c'è e si vede. Il nostro ospite però ci ha raccontato che per venire a lavorare qui molti spendono un terzo del loro stipendio in trasporti, capita che ci sia chi si fa anche tre ore di taxi brousse pur di tenersi il posto, a causa delle strade in pessime condizioni e della miopia del governo che non fa nulla per investire in questo campo, cosa che oltretutto agevolerebbe il turismo. In meno di un'ora, dopo aver lasciato l'asfalto, iniziamo a incontrare i primi bellissimi giganti, e ci fermiamo subito incantati per mettere insieme i primi scatti. Poco dopo arriviamo all'inizio della Allée più famosa del Madagascar e Petit ci libera dal guinzaglio, raccomandandoci di non prendere un'insolazione e di tornare tra una mezz'oretta al visitor center per il pranzo picnic. Il caldo è pazzesco, il sole è impietoso e ... siamo praticamente soli. Aveva ragione lui, è l'ora ideale per godersi la magia e per fare tutte le foto che vogliamo senza essere costretti a uccidere nessuno 😆 Partiamo subito in estatico vagabondaggio e io mi fiondo ad abbracciare il primo baobab che incontro, mi trasmette la stessa vitale e penetrante sensazione delle Sequoie, io sono cinica, scettica, materialista, ma non posso fare a meno di pensare che sia la linfa della Madre Terra che mi parla attraverso la forza di queste enormi fragili meraviglie. Siamo ormai pressoché cotti, croccanti fuori e teneri dentro, quando torniamo al visitor center e ... sorpresa: Petit ci ha preparato e ci offre un invitantissimo pranzo a base di spiedini di zebù preparati sul momento, il cui profumo delizioso ci stordisce, e attira un tenero canuccio mendicante (inutile dire che lo faremo felice, vero?) Il mio schiavo devoto mi procura anche un buon espresso, chi più felice di me, oggi? Ristorati e rifocillati, dopo aver comprato un po' di bellissimi babobabbini di legno dagli artigiani locali, giocato con i bimbi e regalato foto e saponette, riprendiamo la strada verso la Kirindy Forest, dove dormiremo stanotte, inframmezzandola con due brevi soste, la prima al Baobab des Amoureux, quanto mai appropriata dato che domani sarà il nostro quinto anniversario (e ancora non ci crediamo, che sia già passato così tanto tempo 😃). Ma prima, un aiutino a colleghi turisti in panne! 😜 Abbracciati stretti finché avranno vita. Come noi, ma più romantici 😎 Seconda rapida sosta al Baobab Sacré, a cui ci si può avvicinare solo scalzi, ancora oggi meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera per chiedere la grazia della fertilità. Non fatico a capirlo, c'è qualcosa di possente e di magico nell'aria, la Natura qui ha compiuto un lavoro spettacolare. Al grido di "vazaha, vazaha" accorre una torma di bambinetti ... di souvenir ne abbiamo già presi un sacco prima, ma all'alimentari di stamattina avevo fatto scorta di biscotti per questa occasione, e le manine protese e i sorrisoni che ricevo in cambio mi dicono che ho fatto bene a investire 😉 Il lodge spartano e bellissimo che ci ospiterà stanotte è nel cuore della foresta, frequentata dagli inafferrabili (tsè) fossa - in malgascio si pronuncia FUSA - e da un sacco di lemuri di tutte le specie, diurne e notturne, e noi siamo qui per catturarli 😄 Come vedete non ci manca nulla, tranne la corrente nelle ore centrali della giornata e la notte. Abbiamo anche un certo numero di coinquilini, un paio di gechi e un minuscolo ragnetto che terrorizza il Malvagio Marito senza pietà. Ci sono concesse un paio d'ore di relax, che usiamo per chiacchierare, leggere, fare merenda con pane e formaggio avanzati, pigrottare un po' in veranda, leggere gli avvisi terroristici con cui siamo invitati a chiudere tutto la sera se non vogliamo fare TROPPA amicizia con qualche fossa intraprendente. Poco prima del tramonto ci avviamo alla receprion, dove troviamo un gruppetto di turisti e di guide: ciascuno ha la sua, e verremo accompagnati dai rispettivi autisti ancora più all'interno della foresta per una passeggiata alla ricerca dei lemuri notturni. Mentre aspettiamo che si faccia l'ora di partire e cerchiamo di fotografare un indisponentissimo uccelli del paradiso quando mormorii e movimenti ci fanno partire spediti in direzione della strada di accesso al lodge. Eccoli, eccoli! Gli inafferrabili fossa sono qui 😉 Somigliano vagamente a felini di taglia media, ma sono mustelidi, e si vede benissimo dal musetto che non sono parenti dei gatti di casa. La mandria di turisti che segue i loro spostamenti con continui oooohhh di meraviglia non sembra indisporli particolarmente, credo ci siano ampiamente abituati, è il biglietto che pagano per servirsi alla mensa dei dipendenti. Li sto osservando a distanza di sicurezza mentre sono appunto intenti al saccheggio nella struttura dove i ragazzi del resort consumano i pasti quando uno dei due decide che è ora di fare una passeggiata, esce dal capanno puntando nella mia direzione e poi ... punta decisamente me! Mi punta, mi punta, mi punta ... resto perplessa e paralizzata, che vuole da me sto gatto culone? Assaggiarmi vuole. Mi si avvicina, emette una specie di soffio-grugnito-ringhio e ... mi addenta lo scarponcino, lo screanzato! Presa alla sprovvista, agito il piede e il ditino, e gli ringhio a mia volta "NO! MOLLA! GIU'" esattamente come faccio con Ciopino. Preso più alla sprovvista di me, il gatto culone ci resta malissimo, mi manda signorilmente a quel paese e si allontana indignato. Maritone si preoccupa subito ... sì, si preoccupa di immortalare il fattaccio! del resto, è mica Malvagio per niente, no? Adesso ci scherzo e sul momento non mi sono quasi resa conto di cosa stesse accadendo, ma poteva sicuramente finire in modo più antipatico ... eppure ho seguito tutte le raccomandazioni, sono stata a distanza, non mi sono mossa quando si è avvicinato, non ho cercato di attirare la sua attenzione nè l'ho provocato ... Il suo compagno continua serafico a mangiare, per fortuna non è interessato ad assaggiare me. Decisamente più simpatico! Non particolarmente scossa dall'avventura, parto con Petit, Malvagio e Ferdinand, la nostra guida, alla volta della foresta ... magica, magica davvero. Abbiamo fortuna e avvistiamo tutte e tre le specie notturne che vivono qui, riusciamo persino a fare qualche foto non particolarmente riuscita, e in capo a un paio d'ore torniamo alla base sazi e soddisfatti per la bellissima serata. BUH! Ci diamo appuntamento per le 7, domattina Ferdinand ci accompagnerà alla scoperta della vita diurna. La cena, a lume tenuissimo di lampadine a basso voltaggio, è buona più di quanto mi aspettassi in un posto così lontano da tutto e così poco tecnologico. Pomodori, verdure, straccetti di zebù, bistecca di manzo con patate, ananas caldo e freddo, frutta mista, come sempre accompagnati dalla fida THB. Tornando alla nostra casetta incontriamo un malvagio che fa paura a Malvagio, poi ci chiudiamo coscienziosamente dentro l'alloggio e sprofondiamo nel buio più buio in cui mi sia mai capitata di trovarmi non appena viene staccata come ogni sera la corrente. Alle nove e poco più siamo a nanna, inizia una notte buia e rumorosa (almeno per Paolo 😆) e ... domani anniversario, tanti auguri a noi!
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Martedì 20 agosto 2019 Petit vorrebbe partire alle 7, ma quando chiediamo se è possibile anticipare la colazione alle 6.30 veniamo rimbalzati con estrema gentilezza, e quindi ... Petit si adatta e si parte per le 7.30 La prima tappa di oggi avrebbe dovuto essere l'ultima di ieri, ma avendo perso tempo all'inseguimento della valigia rossa abbiamo posticipato. La Chute de la Lili si trova vicino ad Ampefy e al nostro hotel, ma è un "vicino" molto relativo: dopo un breve tratto di asfalto ci aspettano cinque chilometri di sterrata tenuta malissimo, e tra una cosa e l'altra ci mettiamo quasi un'ora a raggiungere la cascata. Petit ci dice che la guida non sarebbe necessaria, ma siccome teme dispetti contro l'auto se non la prendiamo, la pagherà lui. E ci avverte che le donne e le ragazzine della cascata sono venditrici più insistenti di quelle di ieri: non posso che confermare Ci avviamo, bellicosi e cattivi, insieme a due ragazzi del posto che alla fine siamo stati felici di avere come guide, sono simpatici, ci fanno strada, ci raccontano un po' di cose e non abbiamo niente in contrario ad aiutare l'economia: qui come per tutto il resto del viaggio nessuno mai ci ha chiesto la carità, hanno cercato sempre di venderci i più svariati beni e servizi, e i bimbi domandano bonbon (che non abbiamo mai offerto a nessuno causa mancanza assoluta di cure dentistiche, nessuno si troverà con i denti cariati a causa mia :p) Si racconta che in epoca coloniale vivesse nel vicino villaggio di Antafofo un vazaha, uno straniero, e che avesse una bimba chiamata Lili. Un brutto giorno la piccola scomparve, fu cercata ovunque con l'aiuto di tutti gli abitanti del villaggio, ma si dovette rassegnarsi all'idea che fosse caduta nella cascata e poi trascinata via dalle acque impetuose. Il corpicino non fu mai più ritrovato, e da allora la cascata ha preso il suo nome. Certo avremmo potuto leggercelo su qualche guida, ma ci è piaciuto di più sentircelo raccontare da un discendente di coloro che aiutarono nelle ricerche. Siamo nella stagione secca e la cascata è al minimo dell'imponenza, ma è bella, la passeggiata piacevole, il piccolo paese molto pittoresco. C'è la possibilità di scendere fino al livello del fiume per fare foto migliori, ma il sentiero è ripido ed esposto. Io e Paolo abbiamo finalmente raggiunto un accordo: in questi casi lui va, io resto, lui non mi mette il muso e io non faccio storie per l'attesa (in realtà non le avrei fatte comunque, è una concessione che mi costa proprio poco :D) Trovare la vazaha da cuore di burro tutta sola, alle bimbette e alle signore del villaggio non par vero, e la circondano come un nugolo di api con il senso degli affari. La vazaha dal cuore di burro ha promesso però al marito di non comprare niente prima che lui abbia contrattato all'ultimo sangue, quindi per il momento si fa soltanto ridecorare le mani come ieri da una bimbetta molto propositiva. Quando torna il marito della vazaha, viene a sua volta assalito dalle donne che vogliono convincerlo a convincere la moglie dal cuore di burro a far girare l'economia. Il marito della vazaha, crudelissimo, contratta con tutte, dice un sacco di no, compra un paio di tartarughe e un camaleonte di pietra pomice coloratissimo e bellissimo che ora fa bella mostra su una mensola in casa vazaha, e sta per cedere alla piccola propositiva che gli offre anche un lemuretto quando interviene la vazaha dal cuore di burro che dice eh no, tu hai già avuto i tuoi soldini per decorarmi le mani. Segue un boato di approvazione e una nuova contrattazione all'ultimo sangue, nel corso della quale la vazaha dal cuore di burro si distrae, lascia solo il marito e va a regalare una saponetta profumata all'unica bimba che non ha chiesto nè offerto nulla e la guarda con gli occhi sgranati, guadagnandosi un sorrisone felice. Torniamo finalmente verso l'auto seguiti da un codazzo di fanciulle e meno fanciulle ridacchianti e sempre molto propositive, a un certo punto una ragazzina dice a maritone, che sta declinando tutte le offerte perchè abbiamo pomicetti ormai per un esercito, che non è molto gentile con loro. A questo punto maritone estrae la faccia da Pand Eastwood e risponde, soavemente gelido e in perfetto francese: NON SONO MAI GENTILE CON NESSUNO. IO SONO MALVAGIO. Inspiegabilmente, tanta crudeltà sortisce l'effetto di scatenare fragorose le risate di mezzo villaggio ... a quel punto la vazaha dal cuore di burro comprerebbe altre ventordici dozzine di pomicetti, ma riesce a trattenersi, miracolosamente. Il villaggio è poverissimo, e anche qui assistiamo a scene di vita che poi mia suocera si farà raccontare con gli occhi lucidi, perché le ricordano tanto la sua infanzia. Io risento la voce del nonno che mi racconta di quand'era bambino, vedendo le donne che lavano i panni nel fiume, che separano la pula a mano, che portano a casa l'acqua in grandi taniche pesanti. Lasciamo Antafofo e torniamo sulla strada asfaltata, in direzione di Antsirabe. Cominciamo a prenderci gusto nel racambiare i saluti di grandi e piccoli lungo la strada, lo faremo per tutto il viaggio e oltre: io ho sviluppato la sindrome della Regina Elisabetta e ogni mattina andando al lavoro saluto graziosamente il popolo dalla Panda Dopo 50 km di asfalto tenuto malissimo, ce ne toccano 50 di sterrata, che ovviamente ci rallentano parecchio, ma i paesaggi sono talmente belli e vari, e la vita che vediamo dal finestrino talmente lontana da noi che il tempo vola ugualmente. Alla fine della sterrata, alla giunzione con un nuovo tratto di asfalto, ci fermiamo a pranzare in un hotely dove mangio anche meglio di ieri: costine di maiale, crescione spadellato, il solito cupolone di riso che io e Paolo chiediamo di dividerci perché detestiamo sprecare cibo, orecchie di maiale e ranon'ampango. Conto finale 11.000 ariary, ci hanno fatto lo sconto perché abbiamo preso un solo riso in due. Lasciamo 1000 di mancia e ... con 2.93 euro ci abbiamo pranzato abbondantemente in tre, abbiamo deciso di offrire il pranzo a Petit anche oggi. Mentre mangiamo si chiacchiera, siamo curiosi. Chiediamo se si ferma sempre in posti così con i clienti, e lui ci dice che quasi nessuno lo fa, preferiscono i posti da turisti dove fanno cucina sì tipica malgascia, ma più curata e ricercata. Io e Paolo ci troviamo d'accordo nel continuare con le tappe in hotely, a noi piace e una volta di più è un modo per far girare l'economia locale. Raggiunta finalmente Antsirabe nel pomeriggio, facciamo tappa prima di tutto da un artigiano che lavora le corna di zebù, e ci mostra tutto il procedimento, creando sotto i nostri occhi un cucchiaio bellissimo che infine ci regala. Poi ci fermiamo in un altro laboratorio, dove da materiali di recupero come lattine, vecchie cannule da flebo ormai scadute, freni di biciclette a avanzi di ogni tipo nascono bellissimi giocattoli. Anche qui vediamo costruire una biciclettina, creata con incredibile maestria. Anzhiché prendere un regalo per i nostri nipotini, però, ci riportiamo a casa una vespa e una bici che troneggiano ora insieme al camaleontino nella vetrina dei reperti a Villa Panda. Troppo belle per regalarle in giro Passiamo anche rapidamente al laboratorio di ricamo, questo piccolo consorzio artigianale dove nascono oggetti bellissimi dà lavoro a parecchia gente. Dopo una rapida tappa al nostro bellissimo albergo, Petit ci accompagna a piedi a fare un giro per Antsirabe. E' una città grande, un centro termale e un polo indistriale, il che non impedisce a polli e galline di aggirarsi impettiti e indisturbati per le strade cittadine Il cielo è bigio e le foto non sono interessanti come vorremmo, in compenso lo è la passeggiata, è davvero piacevole immergersi nella realtà di un mondo a noi tanto alieno. Petit ne approfitta per raccontarci un po' di storia del Madagascar e del suo lungo e spesso sanginoso cammino verso l'indipendenza. Dopo esserci fatti ammaliare dal fascino decadente del Grand Hotel delle Terme, ci facciamo accompagnare al supermercato da Petit. Domani passeremo a Betafo da Suor Eni, e quindi vogliamo comprare un po' di materiale scolastico. Abbiamo scelto di non portarlo dall'Italia sia perché le valigie già scoppiavano sia per - di nuovo - far girare un po' di soldi qui. Il supermercato ci sorprende, è molto occidentale - ne vedremo rarissimi, in corso di viaggio, naturalmente - e ne approfittiamo anche per far provviste di roba sana: patatine, banane fritte, noccioline e via così. Facciamo scegliere un po' di snack anche a Petit in modo da assaggiare, insieme alle porcherie come le Pringles, anche vere porcherie malgasce. Visto che purtroppo nessuna buona nuova ci è giunta circa la valigia, di fronte alla cattedrale cattolica più grande del Madagascar entriamo in un negozietto che vende abiti di buona qualità e prendiamo altre magliette piene di lemuri, sia per noi che per i nani. Tornati in hotel telefoniamo a suor Eni che ci dice di essere in visita dal papà a Ambositra, ma di andare pure al convento chiedendo di Suor Nunziatina. Ci riempie di benedizioni e non la finisce più di ringraziarci, tanto che Paolo alla fine riattacca con gli occhi lucidi ... ho sposato un uomo meraviglioso, e lascio a lui l'onore di raccontarvi come e perché domani passeremo dalle salesiane di Betafo, noi due ateacci malvagi e comunisti Ci facciamo accendere il fuoco in camera anche se non fa freddissimo, impossibile resistere, e poi ce ne andiamo a cena nel ristorante dell'hotel, dove investiamo quasi 34 euro nella cena più costosa dell'intero viaggio, assolutamente deliziosa: crema di pomodoro al cumino, stufato di zebù con purè, patate, carote e rape, un crumble di frutta che ancora me lo sogno e un ottimo rosso sudafricano.
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Syiabonga Africa! Sudafrica & Swaziland 2019
mouette ha risposto a claudiaa nella discussione Diari di viaggio e live
Te lo dico io, quando arrivi e uno di loro ti guarda negli occhi puoi solo piangere di felicità. Indovina perché voglio tornare [emoji6] Inviato da Hogwarts -
Syiabonga Africa! Sudafrica & Swaziland 2019
mouette ha risposto a claudiaa nella discussione Diari di viaggio e live
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Domenica 18 agosto 2019 Dopo che la valigia non è arrivata, dopo che la russona ha cercato di rubarmi maritone e di uccidere una malgascina piccola piccola in coda al Litige baggage, dopo che i fari della nostra jeep non volevano saperne di accendersi in aeroporto, dopo che gli omini che ci hanno aiutato a caricare l'unica (sigh) valigia hanno estorto a Paolo una mancia scandalosa ... sono in Africa, e va tutto bene! Il viaggio notturno per le vie di Tana mi riporta indietro di cinque anni, quando sono arrivata a Entebbe nel cuore della notte ed ho avuto un primo buissimo impatto con le strade ugandesi ... anche qui poche luci fioche, tante baracche in stridente contrasto con qualche costruzione moderna, rari fuochi accesi all'angolo delle strade, tanta gente in giro anche se sono quasi le tre, tutti a piedi o in bici. Una mezz'oretta e arriviamo al Sakamanga Hotel: Petit ci spiega che significa Gatto blu, mi basta quello per essere felice, e poi sono troppo cotta per preoccuparmi davvero della valigia, crollo subito abbracciata al mio amato bene nel comodissimo lettone. Al risveglio, verso le otto (orrore, non dormiamo MAI così tanto!) inizia il mesto inventario: beauty c'è - e meno male, è la prima e ultima volta che assecondo Paolo e non lo metto nel bagaglio a mano, promesso - ciabatte non ci sono (ciavate immediatamente quelle di stoffa a disposizione degli ospiti, sia lodato il Sakamanga sempre sia lodato), mutande poche, reggiseni uno, calzini insomma, pantaloni di ricambio un paio a testa, magliette tre ciascuno. Guanciale, pecorino e spaghetti dispersi, caxxo caxxo caxxo. No, non sto scherzando e non siamo impazziti ... uno dei gestori degli hotel dove alloggeremo, interpellato circa la presenza di servizio lavanderia e per consigli sull'antimalarica, ci ha risposto chiedendo se fossimo disposti a portagli a pagamento le materie prime per la carbonara. E vabbè, Paolo è abbastanza sereno sul fatto che la valigia arriverà entro oggi, io che sono al primo smarrimento ma alla quinta Africa sono meno ottimista. Dopo una sontuosa colazione, e quando dico sontuosa intendo proprio sontuosa (viennoiserie, pane e marmellata, frutta assortita, due fette di torta, un po' di formaggio, un po' di pomodori, e che non le assaggi le patate? e i succhi di frutta non li vuoi provare TUTTI?) ci spostiamo nella corte interna accanto alla piscina a godere del clima meraviglioso che ci ha accolti, per cercare di fare il punto sulla valigia e sull'eventuale mancato recupero, per tentare invano di contattare in qualche modo Kenya Airways: chat niente, mail ignorate, telefono misteriosamente in continua caduta di linea. Facciamo amicizia con due strani personaggi: il socievolissimo e spelato pappagallo dell'hotel si chiama Cocò, il fagiano scontroso è prontamente ribattezzato Mimì. Puntualissimo, prima di mezzogiorno Petit ci raggiunge e ci carica immediatamente in auto in direzione Palazzo del Re, che si trova poco fuori Tana ed è Patrimonio Unesco. Lo raggiungiamo in circa un'oretta e se Paolo inizia ad assaporare la sua prima vera Africa, io assaporo la sua faccia ... siamo ben lontanti dalla Svizzera Namibiana, questo è tutto un altro mondo, e oggi ne abbiamo un primo assaggio ... strade spesso sterrate, gente accalcata ovunque, galline, pulcini, caprette che tagliano allegramente la strada ai motorini che tagliano allegramente la strada alle auto che non si preoccupano troppo di tagliare allegramente la strada ai carretti tirati a mano o dagli zebù. Dimenticata la valigia, sono nel mio elemento, e anche Paolo se la gode, non sappiamo più dove guardare, negozi pittoreschi con quarti di bue appesi all'ammirazione del mondo, negozi improvvisati con un lenzuolo steso a terra coperto dalle merci più improbabili, dai ferodi incollati ai freni delle bici a mouse senza filo insieme a pomodori e zucchine, montagne di scarpe usate, batterie esauste ... Il Palazzo del Re è in alto su una collina - Tana molto più di Roma è tutta un saliscendi - e domina la capitale. E' ben diverso dai Palazzi reali cui siamo abituati in Europa, naturalmente, ma non meno affascinante. Lo visitiamo accompagnati da una guida locale, una signora piccolissima che parla un ottimo francese, è gentile e sorridente e rende tutto molto più interessante di quanto non lo sarebbe ai nostri occhi girando da soli. Scopriamo con un pizzico di sconcerto che la pietra dei sacrifici nella spianata davanti al castello è ancora in uso, e che proprio pochi giorni fa ne è stato celebrato uno. Parte dei malgasci pratica l'animismo, e i riti per la fertilità sono ancora molto diffusi, benché costosissimi per un popolo la cui paga base mensile in euro non supera i 50. Le corna degli zebù sacrificati sono ancora qui, in bella vista. Spero abbiano propiziato il buon fine di tutti i desideri che sono stati espressi quel giorno, da atea nutro un profondo rispetto per tutto quello in cui crede chi ateo non è, e sono sicura che la forza della fede possa smuovere le energie dell'Universo. La guida ci introduce brevemente alle vite complicate e agli intrighi di corte dei re e delle regine del Madagascar, ci accompagna in un giro di ricognizione sulle mura e poi dentro la semplicissima stanza che costituiva l'alloggio del re, con il focolare, lo spazio per gli ospiti, poche suppellettili e il letto, posto a diversi metri di altezza attaccato alla parete dal sospettosissimo sovrano, che soleva salirvi per sentirsi al sicuro, arrampicandosi su un palo con le tacche scolpite a fare da gradini. Qui si entra rigorosamente con il piede destro, e si esce all'indietro, in segno di rispetto. Ci spostiamo poi nella parte moderna del palazzo, arredata in stile vagamente europeo, con tapezzerie provenienti dall'Italia e mobilio francese e spagnolo. Sul retro degli edifici riposano le tombe regali, sulle quali nessuna delle porte del Palazzo si apre, perché porterebbe male mancare di rispetto ai defunti. Dall'alto si vede bene l'ampiezza della pietra dei sacrifici: Facciamo anche un breve giro nel parco, e dei simpatici incontri. E' la nostra prima visita guidata, e ci siamo dimenticati di chiedere a Petit qualche indicazione sulle mance, non abbiamo la minima idea di quanto dare per non essere offensivi in un senso o nell'altro ... la guida, gentilissima, ci dice che la mancia è rapportata alla nostra soddisfazione e non obbligatoria, ma questo non ci aiuta. Ci buttiamo con 6000 ariary, a me sembra un po' poco ma la signora non fa una piega, forse ha ragione Paolo ... comunque meglio essere preparati per il futuro! Petit ci aspetta all'uscita, si informa sulla nostra soddisfazione e propone di avviarci all'aeroporto, tra un paio d'ore dovrebbe arrivare un volo da Nairobi e con lui, si spera, la nostra valigia. Sono circa le due, e la sontuosa colazione è ormai un vago ricordo ... un collaudato scambio di sguardi, di quelli con cui abbiamo iniziato a comunicare dal primo istante come una coppia prossima alle nozze d'oro, persuade maritone a dedicarsi per prima cosa al nutrimento dell'amata (ma più ancora, affamata) consorte. Petit è preso alla sprovvista, pensava fossimo "già mangiati" e non ha indirizzi sottomano, per cui ci dirigiamo tutti e tre - ma lui ci farà solo compagnia - a un ristorantino in posizione strategica lungo la scalinata che porta a Palazzo. Per la principesca somma di 52.000 ariary compresa la mancia (poco più di dodici euro in due, sarà uno dei pranzi più cari del viaggio) gustiamo una coscia di pollo ai ferri, un piatto di ravitoto, un chilo di riso di accompagnamento, carote julienne, ananas e banane. Il ravitoto, una delle specialità della cucina malgascia, è un buonissimo stufato di maiale con germogli di manioca, lo prenderemo ancora più volte. Approfittiamo dell'attesa per chiedere a Petit qualche indicazione sul discorso mance, e quando ci dice che se si è contenti di una guida in genere si parte dai 10.000 ariary (2.40 euro) ci vergogniamo come ladri ... ma per fortuna siamo ancora qui, e di tornare indietro per arrotondare no, non ci vergogniamo neanche un po'. Anche solo perché ho capito quasi tutto, in francese, e per la prima volta in vita mia [emoji4] Ci godiamo anche un breve spettacolo, turisticissimo ma va bene così, di canti e danze tradizionali durante il pranzo. Un'oretta ancora di viaggio tra le risaie e le capanne della periferia ed eccoci di nuovo in aeroporto, dove il serafico addetto alla sorveglianza ci fa, semplicemente, passare agli arrivi e direttamente all'unico nastro consegna bagagli, dove stanno girando proprio in questo momento le valigie arrivate con il volo da Nairobi. Ci mettiamo in prima fila a sperare, ma ... come ieri sera, siamo rapidamente delusi. Il gentilissimo addetto del Litige baggage ci consiglia di salire al primo piano e chiedere agli uffici della compagnia, dovrebbero almeno saperci dire dove si trovi la fuggitiva. Non c'è nessuno, all'ufficio accanto ci dicono di aspettare il responsabile, tra un rimpallo, un'attesa e una pipì (indovinate di chi) perdiamo un'ora inutilmente. Il buio si avvicina rapidamente, Petit decide di riportarci in albergo, vedremo domattina il da farsi. Ceniamo al ristorante dell'hotel, che troviamo al primo piano dopo averlo cercato invano nella sala colazioni ... non una cena indimenticabile, ma nonostante il drammatico dramma del bagaglio ce la godiamo: petto d'anatra per me e spiedini misti con zebù per Paolo, e due birre piccole minuscole: 25 cl! La storia della valigia comincia a rodere un pochino, soprattutto il fatto di non avere idea di dove sia mentre la compagnia continua ostinatamente e allegramente a ignorarci ... avevamo qualcosina nel bagaglio a mano, ma nella valigia che è arrivata ci sono solo un quarto di cose mie, un quarto di Paolo e l'altra metà è piena di vestiti per i bimbi di Suor Eni, esattamente come la valigia dispersa ... ed è quello che mi fa più rabbia e più dispiacere, sia per lei che per le persone che generosamente ce li hanno regalati. Cerchiamo però di non farci innervosire troppo, e decidiamo che se domani mattina ancora non si saprà nulla chiederemo a Petit di portarci in un posto dove sia possibile trovare qualche maglietta anche per Paolo ... sì, perché i malgasci "grossi" sono più o meno la metà di me, figuriamoci quanto sarà facile trovare una taglia Pandone! Ma fa niente ... siamo in Africa! Buona notte, Tana.
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Intro Arrivederci, Madagascar. Questo è il titolo scelto da Paolo per il nostro diario ... così potete smettere subito di chiedervi se gli sia piaciuto e quanto sia disposto a tradire ancora gli amati USA in futuro per i posti sporchi, brutti e cattivi che piacciono a me Io sono stata in Uganda qualche anno fa, è un viaggio per molti versi simile, ma da Paolo stavolta non sapevo bene cosa aspettarmi ... della Namibia ci siamo innamorati perdutamente, tanto da metterla al primo posto tra i viaggi del cuore. Il Marocco, così pieno di contrasti, ci è piaciuto un sacco. Il Madagascar è un'altra Africa, una realtà diversa, un modo di viaggiare diverso, un mondo alieno e imprevedibile che desideravamo da tanto conoscere ma non era mai entrato veramente in lista per il costo proibitivo dei voli, mai sotto i mille euro a testa. E allora che ci facciamo a Fiumicino con le solite SCEMAGLIETTE, stavolta a tema lemuri? Il 17 gennaio 2019 siamo tornati dal Giappone formulando il fermissimo proposito di non comprare voli per un po' ... naturalmente eravamo entrambi in preda al panico: neanche un volo prenotato, neanche un aereoplanino piccolissimo da prendere, un orizzonte vuoto e desolato davanti a noi, il viaggione annuale già dietro le spalle Sciagura, disperazione, tristezza ... fino al 30 gennaio, quando QUALCUNA giocando con skyscanner si trova, tra i voli per OVUNQUE, un FCO-TNR a 462 euro a testa, un solo scalo, bellissimi orari ... oddio, la Kenya Airwys, sarà uno scassone da paura, peccato però, guarda Pandino, sarebbe un ottimo prezzo ... ah, dici che i 787 sono per forza nuovi? Eh sì, peccato davvero che non possiamo prenotare ... poi chissà quando mi danno le ferie, ho già preso due settimane per il Giappone, che peccato, poi figurati, costerà un patrimonio il giro laggiù, pipipì e popopò Davvero devo raccontarvi come è andata a finire? Con l'ultimo barlume di saggezza rimastoci, prima di strisciare l'Amex abbiamo chiesto qualche preventivo per il giro, illudendoci a vicenda sul fatto che sarebbe stato sicuramente fuori budget e avremmo potuto rinunciare con animo sereno. PURTROPPO non era fuori budget, ed eccoci felici proprietari di due biglietti Roma-Nairobi-Antananarivo il 5 febbraio. [Intervallo il racconto con qualche foto da cellulare in ordine sparsissimo per non annoiarvi troppo, quelle vere arriveranno con le prossime puntate ] Abbiamo deciso subito di rivolgerci a un'agenzia locale, perché penso che il turismo sia potenzialmente una grande opportunità per i Paesi in via di sviluppo se i soldi che il turista spende vanno realmente alla popolazione e non a qualche pur blasonato tour operator del primo mondo. A onor del vero, tanto per fare paragoni, abbiamo contattato anche una o due agenzie gestite da italiani, tra cui quella con cui è partito poco prima di noi il nostro amico Riccardo, ma trovandoli simpatici come la sabbia nelle mutande siamo infine serenamente approdati alla Madagascar Circuit Tours, la prima a risponderci, la meno insistente, la più pronta nell'adeguare il programma alle nostre esigenze e al dissuaderci dalle idee meno brillanti. Non è un viaggio semplice, non si può fare da soli (e questo era l'aspetto che più mi preoccupava per Paolo, che di certo non ama essere accompagnato), le strade sono terribili e comunque non è un Paese dove si possa girare senza conoscerlo e senza sapere come comportarsi, dove andare, come attraversare i fiumi e cosa assaggiare. E' un viaggio scomodo, sporco, polveroso, faticoso, pesante. E' un viaggio nel tempo, è un Paese che ci ha fatto il cuore a coriandoli e se li è tenuti laggiù. E' un viaggio che è volato tra una sterrata e un sorriso, tra un fossa e un baobab, tra un lemure e un pacco di biscotti regalato. E' un viaggio che chiede cuore e mente aperti, voglia di conoscere e di parlare, sensibilità e durezza insieme, perché il mondo non lo salvi da solo, ma quando sei là ... vorresti, e non puoi farti spezzare il cuore a ogni passo. Parliamo entrambi francese, e Paolo lo capisce anche ^^ così scegliere una guida locale non è stato un problema. Il tour è stato benissimo organizzato da Nirina e ancor meglio gestito da Petit, il nostro fantastico autista dal nome impronunciabile e lunghissimo, che è stato il nostro angelo custode e il nostro amico per i sedici giorni di una convivenza che poteva rivelarsi difficile ed è stata invece leggerissima. Non sapevamo bene cosa inserire nel giro, le uniche certezze erano lemuri e baobab, abbiamo studiato un po' e alla fine abbiamo aggiustato il primo itinerario proposto tagliando e cucendo a nostra misura. Ne è uscito un giro affrontabile, certo non leggero fisicamente, ma rifaremmo ogni singolo passo e ogni singolo giro di ruota. Abbiamo conosciuto persone bellissime, abbiamo chiacchierato con tutti, abbiamo giocato con i bambini e sorriso con gli adulti. Abbiamo ascoltato storie bellissime e strazianti, conosciuto la speranza e la rassegnazione, ci siamo innamorati di un popolo mite e sorridente che ai nostri occhi merita tutto il bene del mondo. Un po' di numeri . 962 euro in due per il volo (abbiamo esitato e il prezzo è salito, ma poco) . 1365 euro a testa per 15 pernottamenti, quasi tutte le colazioni, l'autista/guida (con relativi vitto e alloggi), tutti gli ingressi e le guide . 2,93 euro in tre compresa la mancia per il pasto meno costoso . 34 euro in due per la cena più cara . 2 passaggi dalle suorine di Betafo . 1 valigia smarrita e poi felicemente ritrovata . 3000 chilometri percorsi, a spanne . 5 gli anni passati pucciosamente insieme . svariate centinaia i sorrisi che ci portiamo nel cuore . 4000 ariary circa il cambio con 1 euro . 5 i pallocchi di fuagrà che si è pappato maritone sotto il mio sguardo inorridito . non contati i pesci, le carni e i frutti assaggiati per la prima volta Questo è l'itinerario finale, ora lascio la parola a Paolo che oltre a dare inizio al diario vero e proprio aggiungerà tutto quello che mi sono dimenticata tra una ciancia inutile e l'altra 17 agosto: FCO - Antananarivo 18 agosto: Antanananarivo 19 agosto: Antanananarivo - Ampefy 20 agosto: Ampefy - Antsirabe 21 agosto: Antsirabe - Morondava 22 agosto: Morondava - Kirindy Forest 23 agosto: Kirindy Forest - Bekopaka (e cinque anni insieme!) 24 agosto: Bekopaka 25 agosto: Bekopaka - Morondava 26 agosto: Morondava - Ambositra 27 agosto: Ambositra 28 agosto: Ambositra - Andasibe 29 agosto: Andasibe 30 agosto: Andasibe - Palmarium Reserve Manambato 31 agosto: Palmarium Reserve 1 settembre: Palmarium Reserve Manambato - Antananarivo 2 settembre: Antananarivo - FCO Non è un viaggio lineare a causa dello stato delle strade, o della mancanza di strade, spesso bisogna ritornare sui propri passi, non è possibile fare un giro ad anello. Qualcuno potrebbe trovarlo noioso, io invece ho amato tornare negli stessi posti con una luce diversa, ritrovare una costruzione familiare, rivedere al tramonto una strada percorsa al mattino. "Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito." Non saprei trovare parole migliori di quelle di Saramago per raccontarvi cosa mi ha lasciato questo Paese: una gran voglia di tornarci. Ciao Mada, a presto.
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[IN CORSO] Sudafrica 2019 - Tra il cielo e la savana
mouette ha risposto a issa1990 nella discussione Diari di viaggio e live
Insomma, ho fatto un'altra vittima [emoji1][emoji3590] Anche per me Sudafrica in lista, insieme a Botswana, Senegal e Uganda, tra i progetti dei prossimi anni. Seguo! Inviato da Hogwarts -
Ipotesi senza idee per un (possibile) ritorno ad ovest
mouette ha risposto a acfraine nella discussione Itinerari West
Abbi fede, maritone. Sto guardando i voli per Bali [emoji51] Inviato da Hogwarts -
Namibia agosto 2019
mouette ha risposto a Giovanna86 nella discussione Itinerari e consigli di viaggio
Giovanna! Come è andata? [emoji8] Inviato da Hogwarts -
Quando ti pizzica il cuore perché sai che tra poche ore ci sarà un aereo a portarti via, hai fatto davvero un gran Viaggio. Grazie Mada, ti porto con me. Inviato da Hogwarts
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Non per vantarmi, ma sono stata assaggiata da un fossa. Non gli sono piaciuta, ma più incontro ravvicinato di così è difficile, ne converrete [emoji1] Ieri giornata davvero intensa, iniziata con un primo passaggio alla Allée des Baobab, deserta e torrida all'ora di pranzo, magnifica, e proseguita nel cuore della Kirindy Forest, in una cabin spartanissima e perfetta per l'atmosfera. Conoscenza burrascosa con due fossa in zona reception, uscita serale nella foresta per vedere i lemuri notturni (visti tutti), oggi uscita mattutina prima delle sette per i lemuri diurni (visti tutti) e poi partenza per Bekopaka, dove siamo arrivati dopo 150km di un pista e due fiumi attraversati in battello. Con 1.22 euro abbiamo preso 50 frittelle e reso felici altrettanti bambini e la signora del chiosco [emoji12] Non è un viaggio per tutti, ma per noi lo è di certo, torneremo anche più uniti e vicini di quanto già fossimo. Il cuore grande di mio marito lo conoscevo già, ma riesce ancora a sorprendermi [emoji1] E dopodomani, quando rivedremo finalmente la valigia a Morondava, potrà anche darmi il regalo di anniversario, visto che oggi festeggiamo cinque anni insieme, e il mio prudentemente è venuto con me nel bagaglio a mano [emoji51][emoji51][emoji51] Inviato da Hogwarts
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Buona giornata dal paradiso [emoji1] Oggi primo passaggio alla Allée des Baobab, dove pranzeremo con un picnic, e poi notte nella Kirindy Forest, speriamo di conoscere qualche fossa. Il Madagascar, come a suo tempo l'Uganda, mi sta entrando nel cuore, per i paesaggi bellissimi, per i sorrisi dei bambini, per la fatica di vivere della gente. Mi fa sentire ricca e fortunata come a volte dimentico di essere. Mi fa pensare al mio nonno adorato ogni volta che vedo un bimbo di otto anni che pascola gli zebù, come lui che ha dovuto lasciare la scuola dopo la terza elementare e si è poi preso il diploma dopo la guerra. Alla nonna che mi ha cresciuta e mi raccontava di case senza bagni e senza acqua corrente che a me sembravano favole lontane, del bucato al fiume e della fatica fisica che ogni piccola cosa costava. É un viaggio nel tempo che mi sta lasciando un solco nel cuore. Inviato da Hogwarts
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Fantastica, davvero, mi ha ricordato tanto Suor Ginarosa, la mia prof delle medie che ha segnato tanto la mia crescita e la mia formazione. Come lei, una donna completamente felice della vita che ha scelto e che ha fatto [emoji846] Mi ha detto che ho un nome bellissimo, le ho risposto che piace anche a me perché vuol dire "straniera", il che significa che sono sempre in giro. E lei mi ha risposto che vuol dire una cosa più bella, "vuol dire che sei straniera al far del male". Vabbè, mi è scappata un'altra lacrimuccia, che ve lo dico a fare? [emoji1] Poi sono andata in bagno e quando sono tornata ho trovato il marito circondato da bimbi impazziti per le polaroid che gli stava scattando e regalando. Mi sarei fermata tutto il giorno [emoji12] Inviato da Hogwarts
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Stress? L'unica cosa che ci stressa è quella maledetta valigia piena di vestiti per i bimbi che non arriva [emoji846] Per come sono fatta io, i viaggi in Africa sono i più riposanti in assoluto, per quanto devastanti fisicamente. Svuotano la mente in un modo veramente incredibile, e ogni volta che torno mi sento più ricca, peso tutte le mie fortune e godo la mia vita felice con più intensità del solito. Tornando alla prosa, con mio grande dolore il pancetto che tanta parte ha avuto nel conquistarmi diventa sempre meno attraente, se ne sono andati almeno 15 chili [emoji24][emoji24][emoji24] Inviato da Hogwarts
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Ancora niente valigia. Il mio piano diabolico per far smettere di fumare Paolo sta andando in fumo [emoji51][emoji51][emoji51] Inviato da Hogwarts
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Al momento non sono neanche troppo preoccupata, nella sfiga è arrivata la valigia che conteneva le cose più importanti, come il dentifricio e il deodorante [emoji51] Più che altro mi dispiacerebbe se non arrivasse perché ci sono affezionata, ha tutti gli adesivi dei nostri viaggi, e ancora di più perché ci sono i vestitini per i bimbi di Suor Eni, che costituiscono oltre metà del bagaglio totale, divisi tra le due valigie. Ma spero il Suo protettore si metta una mano sul cuore, se non è raccomandata lei ... [emoji1] Intanto siamo qua, ci sono 23 gradi, il sole splende, sono in Africa con il panda dei miei sogni e sono felice [emoji3590] Inviato da Hogwarts
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Syiabonga Africa! Sudafrica & Swaziland 2019
mouette ha risposto a claudiaa nella discussione Diari di viaggio e live
Silenzio, marito. Siamo poveri [emoji51] Inviato da Hogwarts -
Syiabonga Africa! Sudafrica & Swaziland 2019
mouette ha risposto a claudiaa nella discussione Diari di viaggio e live
A parte l'argomento, che mi ruba il cuore a prescindere ... complimenti, scrivi davvero benissimo! Il Sudafrica resta saldamente in cima alla classifica dei desiderata, e sono ragionevolmente sicura che@pandathegreat si lascerà concupire dalla mia concupiscenza senza neanche far finta di resistere [emoji1] Inviato da Hogwarts -
Syiabonga Africa! Sudafrica & Swaziland 2019
mouette ha risposto a claudiaa nella discussione Diari di viaggio e live
Africa [emoji3590] Inviato da Hogwarts -
Tu ricordati sempre che i gatti sono intestati a me, ciccio [emoji41][emoji41][emoji41] Inviato da Hogwarts