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[COMPLETO] Il paese senza nuvole, Botswana 8-28 agosto 2024


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Inviato (modificato)

 13 agosto 2024 (Ntwentwe Pan - Maun)

 

 

Alle 3 Paolo si sveglia perché gli scappa la pipì. Ovviamente scappa anche a me, ma non sono capace di far la firma con la proboscide, io 

Ma come, non avevate il bagno? certo che ce l'avevamo :megalol:

 

 

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... peccato fosse a mille miglia dalla nostra camera, indicato solo da due fiochissimi lumi di candela, come quelli che fanno da porta alla nostra stanza del resto, dentro due sacchettini di carta a proteggerli dal vento. Dopo un rapido conciliabolo ci troviamo d'accordo che fa troppo freddo per andarsene a zonzo, e che i nostri gatti definirebbero il pan intero né più né meno che un'immensa lettiera, e si sa che i gatti hanno sempre ragione: lasciamo una torcetta accesa sul letto per non perderci nel nulla, ci allontaniamo di qualche decina di metri e ... fatto il misfatto! :grin:

 

Alle 4.40 Paolo si sveglia di nuovo - non che si dorma poi così saporitamente, qua al Polo Nord, eh - e va a fare un book fotografico ad Orione a testa in giù. Orione, non Paolo, nell'emisfero australe naturalmente funziona tutto al contrario :hmm:

 

Chi mai sarebbe così scema da seguirlo al freddo e nel buio pesto per fare due foto? Ecco, appunto :megalol:

 

 

 
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Non siamo molto soddisfatti, del resto le foto in notturna per me sono le meno facili, e senza nessun riferimento a fare da punto focale, l'insieme perde molto. Di questa, che ho scattato nel 2018 in Namibia, sono per esempio decisamente più contenta:     

 

 

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Vabbé, non si può avere sempre l'albero scenografico a disposizione, ci accontentiamo di avere questo cielo di velluto trapunto di diamanti a nostra intera disposizione e dopo aver riposto i cavalletti nella jeep, ci accorgiamo che raggiungerla è stato decisamente più facile che ritrovare i nostri lettini, visto che le candele si sono ormai del tutto consumate e che nel nero totale in cui siamo avvolti non è facile tenere una direzione ...   

 

... in qualche modo ce la facciamo e torniamo sotto i piumini finché inizia ad albeggiare, e lì ci rendiamo conto che il non aver chiuso bene i sacchi a pelo come hanno fatto gli altri per tenerci poeticamente la manina non è essere romantici, è solo onesta e sanissima gnuccaggine  :megalol:

 

 
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Non la ricorderemo come la notte più calda del nostro matrimonio, ma è stata bellissima, e abbiamo gli occhi ancora pieni di tutte le stelle del firmamento. E di sabbia, sì :Chessygrin:  

 

Non per l'ultima volta mi ritrovo a provare un enorme senso di gratitudine per questo viaggio, che ci sta regalando così tanto.  

 

Mentre facciamo colazione, più o meno alle sei, il nostro autista e l'altro ragazzo addetto alla logistica vanno all'insediamento più vicino con la jeep (e le nostre macchine fotografiche e i nostri cavalletti, argh) perché la vetustissima macchina che porta i rifornimenti ha una gomma a terra e ci serve una pompa. Non contenta, una volta rigonfiata si rifiuta di partire e ai ragazzi tocca armeggiare un po' per convincerla ... noi ci ridiamo su, tapini inconsapevoli di cosa abbia in serbo per noi la Sphiggy per il prossimo futuro, finiamo con calma la colazione e finalmente ripartiamo per il Gweta Lodge, dove arriviamo verso le dieci, dopo aver rischiato una nuova perdita oltre alle lenti da sole: stavolta è l'accendino di Paolo che cerca di suicidarsi sepolto nella sabbia.  

 

Caffè al lodge, che quando tentiamo di pagare ci viene gentilmente offerto, constatazione che un po' di puzza non ha mai ucciso nessuno eccetera quindi possiamo rinunciare alla doccia, per il momento, e partenza per Maun, il cuore del Delta.    Ma prima, anche se ci porta fuori strada di qualche chilometro, andiamo a rendere omaggio all'attrazione locale: la pittoresca buffissima statuona all'hardvak, che presento resterà l'unico del viaggio. Ebbene sì, spoiler, l'oritteropo tanto sognato da Paolo in ciccia e pelo non lo vedremo neanche stavolta: tocca tornare in Africa!    

 

 

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Ma almeno un selfie con lui ce l'abbiamo, doh!

 

 

Lungo la strada incontriamo una quantità offensiva di elefanti, sento che a breve - come già a suo tempo in Namibia per le zebre - passeremo da "ooooohhh, un elefaaaaanteeeee" a "balla il tiptap? no? allora fa niente, procediamo" ... del resto il Botswana è il Paese dove vive il maggior numero di pachidermi in assoluto, e si dà da fare per non lasciarci dubbi in proposito.       

 

 

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Uno struzzo che ci attraversa la strada!

 

 

 

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Una delle ricchezze del Botswana, oltre i diamanti, è senz'altro il bestiame. Abbiamo incontrato un'infinità di mandrie, tutte tenute benissimo, dall'aria sana e florida nonostante la siccità che imperversa ... purtroppo ogni tanto qualche capo entra a far parte del cerchio della vita prima del tempo, come questo vitellino che ora si dedica a sfamare un gruppo di avvoltoi litigiosi come non mi sarei mai aspettata. E' uno spettacolo raccapricciante, ma non nego che ha un certo fascino macabro.  

 

 

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Maun non è come ce la aspettavamo dopo essere stati a Palapye, altra cittadina di discrete dimensioni: c'è un sacco di traffico, e pur essendo molto moderna è decisamente più Africa, sgarrupata e caotica. Siamo nel cuore del Delta, ora si comincia a fare sul serio, molto sul serio, e mentre io cerco di non pensare all'elicottero che ci aspetta domani ci fermiamo a mangiare (benissimo) al Dusty Donkey, in allegra e copiosa compagnia.

 

 

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Paolo si trova finalmente l'agognato kudu nel piatto, sotto forma di hamburger, io che temo - sbagliando - penuria di verdura nei prossimi giorni prendo un delizioso piattone vegetariano che fatico a finire.  

 

 

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Passiamo la prima parte del pomeriggio dedicandoci a un paio di tappe infruttuose alla ricerca di copriocchialidasole per Paolo e del pass per i parchi che visiteremo nei prossimi giorni, ci avevano detto che a Maun è possibile acquistarlo pagando con carta di credito (non abbiamo ancora capito, anche se siamo qui da tre giorni, che con la carta di credito ci puoi pagare davvero tutto dappertutto, anche gli ingressi ai parchi che le guide proclamano solo in contanti) ma veniamo rimbalzati fino a scoprire che oggi è giorno semifestivo e nel pomeriggio lo sportello che ci serve è chiuso. Per finire ci dedichiamo al supermercato dove compriamo ogni genere di porcherie inutili e ci dimentichiamo clamorosamente dell'acqua ... una cosa ce dovevamo ricordà, una! :taptaptap:  

 

Finalmente andiamo al B&B, che è una favola, immerso nel giardino creato dalla nonna di Sarah, la proprietaria, 55 anni fa. Abbiamo prenotato, come ultima disponibilità, la tenda lusso a bordo fiume, Sarah ci propone senza sovrapprezzo uno dei due bungalow in muratura per cui ha avuto una disdetta ma dopo aver visto la tenda ce ne siamo innamorati e decliniamo, preferendo tenerci la vista stupenda e lo charme di questa sistemazione. 

 

 

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La mamma di Sarah, una signora bellissima dall'eleganza innata che ha voglia di chiacchierare (e con l'occasione, di parlar male dei francesi :megalol:), ci porta il sacchetto con la colazione perché domattina usciremo alle sei, in frigo abbiamo trovato latte e succhi di frutta, c'è il bollitore con the, caffè e tisane in abbondanza e ce la caveremo egregiamente.     

 

 

Usciamo dal retro del giardino, che dà proprio sul fiume - finalmente sta arrivando l'acqua dall'Angola, domani sera ci renderemo conto che il livello si sta già alzando - per fare qualche foto, ma tra moscerini e allarme coccodrilli decidiamo che è più saggio rientrare velocemente.    

 

 

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A un'ora da ospizio, certamente non adatta a noi quando siamo a Roma, andiamo a cena alla Okavango Craft Brewery, e per for onore al nome ci prendiamo un flyer di ottime birre locali, oltre al pollo (fritto) all'halloumi (fritto) e all'insalata (fritt ... ah, no). Pur se friggono con un po' troppo entusiasmo per i miei gusti anche qui, si mangia decisamente meglio che in USA, si spende un quinto e ci sono anche gli elefanti: io di dubbi su dove trasferirmi proprio non ne ho, sono anche sorda e l'inferno di concerto che tengono proprio sotto la nostra tenda tutti i rospi del Botswana non mi tange neanche un po' :grin:        

 

 

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Modificato da mouette
  • Mi piace 7
Inviato
19 ore fa, mouette ha scritto:

ora si comincia a fare sul serio, molto sul serio

Bene bene bene! Che bello l'alloggio a Maun! Ma le due bottiglie di rosso erano già state "seccate" strada facendo? :grin:

Inviato
35 minuti fa, claudiaa ha scritto:

Ma le due bottiglie di rosso erano già state "seccate" strada facendo? 

La prima l'abbiamo finita al Kaziikini, la seconda è stata abbandonata non finita (ma mancava un bicchiere) a Kasane... Non siamo dei grandi bevitori!

  • Haha 1
Inviato

Amore, guarda che puoi dirla la verità, eh? :prrrr:

 

Più che "non grandi bevitori" la definizione corretta è "vecchie ciabatte" :megalol:

 

... perché io da veneta il vino BUONO l'ho sempre apprezzato, ma ora che divento sempre più diversamente giovane lo reggo sempre meno, e Paolo non mi lascerebbe mai sola nel decadimento quindi non regge più neanche lui  :grin:

  • Haha 2
Inviato

14 agosto - Maun

Oggi è il grande giorno, uno dei motivi che ci ha spinto a fare questo viaggio, esploriamo il delta dell'Okavango!
Sveglia alle 5, colazione in camera con i biscotti che ci hanno lasciato ieri pomeriggio e alle 6 siamo pronti.
Ieri sera abbiamo sentito Mpho e ci ha detto che conviene partire presto per evitare le ore più calde, ma quando siamo al cancello, ci arriva un messaggio da Open Sands Safaris che ci dice che il nostro autista è appena partito e arriverà con qualche minuto di ritardo.
Poco male, restiamo in zona, ne approfittiamo per scattare un paio di foto sceme, il selfie del giorno e alle 6:15 siamo pronti per partire!
 
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Ci vogliono circa 2 ore per arrivare alla zona dell'imbarco, per una parte su asfalto, per poi proseguire su una sterrata che passa nelle vicinanze di Elephant Haven, che visiteremo domani, un paio di villaggi sparsi nel nulla, passiamo dalla città, al deserto, per arrivare in una zona molto più verde!

 
Verso le 8 ci fermiamo in mezzo alla savana, il nostro autista scende e apparecchia una colazione da fare invidia, caffè, latte, thé, biscotti e dei muffin davvero clamorosi... mentre mangiamo, ci guardiamo intorno e...
 
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Zebre, gnu, qualche gazzella in lontananza, gli scoiattoli di terra che corrono velocissimi, qualche timida mangusta.
Alle 8:30 siamo all'imbarcadero, i mokoro ci sono, solo che manca il poler che sta arrivando a piedi da uno dei villaggi che abbiamo incrociato... Nel frattempo arrivano orde di turisti in viaggio di gruppo, tanto che la nostra bush toilet, della quale abbiamo approfittato in completa solitudine, ha una fila che pare quella dei cessi dell'Olimpico nell'intervallo di Italia - Scozia di rugby.
 
In attesa del poler camminatore, ci gustiamo lo specchio d'acqua su cui si affaccia questa parte di mondo, è uno dei mille rami dell'Okavango, il fiume che porta la vita in questo angolo di mondo.
 
L'Okavango è un bacino endoreico, che non ha uno sbocco in mare e muore nella zona nord del deserto del Kalahari, ma prima alimenta tutto il sistema delle acque di quest'area. Anche l'acqua del Boteti River arriva da qui, partendo dall'Angola e attraversando la Namibia, in un ecosistema in grandissimo rischio sia per le attività umane, che per i rischi legati al cambiamento climatico: la siccità in Angola degli ultimi anni ha drasticamente ridotto la portata del fiume.
 
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Nell'attesa, ci gustiamo le bestioline, qualche ippopotamo proprio di fronte a noi, una stupenda aquila e i tantissimi uccelli che passano per il delta.
 
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E quando arrivano i vari poler, tutti insieme, dal villaggio, si sono fatte le 9!
Beh, i botswani sono meno crucchi dei namibiani...
 
Il mokoro è la canoa tradizionale del delta, una volta era in legno di marula o di sausage tree (si, proprio salsicce), ora sono in vetroresina, sia per la salvaguardia delle piante, sia perché un mokoro adesso dura 15 anni contro i 5 dell'originale in legno ed è enormemente più leggero.
 
È poco più largo del mio culo e la seduta è a terra e per renderlo più "comodo" è dotato di un paio di schienali movibili ricavati da una sedia di plastica. Io che sono un cristone di 180 per 100kg, agile come un ippopotamo, cerco di atterrare più leggiadramente possibile su questo guscio di noce, quindi cerco di tenere fermo tutto per permettere alla mia signora e pandona di poggiare il suo leggiadro posteriore sulla sedia...
 
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Ok, ci siamo riusciti, quello che non sappiamo è che dovremo ripetere quest'operazione altre 2 volte!!!
 
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La navigazione è una bellissima esperienza, si naviga sui canali che si stano riempiendo lentamente, fortunatamente quest'anno sembra che il fiume sia più gonfio rispetto agli anni scorsi, c'è solo il fruscio delle foglie e lo sciabordio dell'acqua intorno al mokoro, tra oche egiziane, open bill stork, kingfisher, aironi ed egrette. In più, ippopotami, il bufalo d'acqua, i waterbucks, impala e zebre.
 
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La passeggiata su una delle isole ci porta a conoscere le cacche e le impronte degli animali della zona... quelle degli elefanti sono facili da riconoscere (quella sopra è l'impronta, le cacche sono quei mucchi sparsi che si vedono nelle foto), le antilopi la fanno come le nostre pecore, quella del facocero sembra proprio un grappolo d'uva, quella delle giraffe è incredibilmente piccola e dura.
 
Dividiamo il nostro pranzo col poler all'ombra di un'acacia su un'altra isoletta, la porzione è decisamente abbondante e lui sembra gradire, adesso la temperatura è decisamente alta, procediamo quasi sempre controcorrente e poverino, fa una gran fatica!
 
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Incrociamo dei pescatori, qui ci sono persici e pesci gatto, delle vere prelibatezze per loro.
Torniamo all'imbarcadero dove ci aspetta l'ultima sfida della giornata... Sì, perché mentre all'andata ci siamo alzati e abbiamo camminato, è circa un'ora che siamo seduti nella stessa posizione e mi si sono addormentate le gambe, bloccate le anche e alzarmi è diventata un'impresa... Barbara scende abbastanza tranquilla, io mi esibisco nella migliore prestazione "Agile come un rinoceronte, pesante come un ippopotamo", rischiando di finire lungo disteso tra acqua, fango e mokori parcheggiati!
 
Ora ci aspettano 2 ore con Tsidi per tornare in hotel, abbiamo giusto qualche minuto per rilassarci verso l'aeroporto!
 
Sì, perché colti da trance agonistica, durante le prenotazioni abbiamo deciso che il delta dell'Okavango va visto dal basso, ma anche dall'alto ed abbiamo prenotato il volo con l'elicottero... è il nostro battesimo sull'ala rotante, Barbara ha passato gli ultimi mesi altalenando tra "sarà bellissimo" e "sarà l'ultima cosa che faccio" e sulla strada del ritorno comincia a canticchiare "Mi sto cagando sotto, otto, otto"...
 
Arriviamo in agenzia, ci danno la carta d'imbarco, controlli di sicurezza e infine ci chiamano, il nostro elicottero è pronto!
 
Oddio, proprio pronto no, aspettiamo qualche minuto sulla pista perché James, il nostro pilota, deve ancora atterrare dal giro precedente, arriva, fa il pieno e...
 
Barbara vede James e comincia a magnificare tutte le sue virtù, prima tra tutte "è un bonazzo da paura".
 
In effetti è un bel ragazzo, molto giovane (TROPPO), simpatico e disponibile, saliamo a bordo e...
 
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La torre di controllo dell'aeroporto di Maun da l'autorizzazione al decollo e via, motore al massimo e dolcemente ci stacchiamo da terra, la paura di Barbara svanisce e diventa entusiasmo, in 5 minuti arriviamo sul delta e abbiamo una visuale davvero particolare della zona.
 
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Questo è un punto di vista davvero molto particolare, gli elefanti e gli ippopotami a mollo, i gruppi di giraffe quando ad un certo punto, James apre la comunicazione, ha avvistato uno degli animali più difficili da vedere, l'african wild dog, meglio conosciuto come licaone!
 
Sono lontani e piccoli, si vedono appena e dall'elicottero è difficile ottenere dei buoni risultati, ma almeno si vedono. 
Sono rari, in via di estinzione, in quasi tutti i parchi c'è l'avviso di segnarsi il punto di avvistamento e comunicarlo ai ranger, anche il pilota è stupito, li ha visti pochissime volte.
 
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Naturalmente James avverte gli altri piloti e visto che mi sono dimenticato di fotografare il nostro velivolo, faccio la foto al gemello che ci si avvicina.
 
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Lo spettacolo dall'alto nella luce calda e liquida del tramonto è davvero una magia, Barbara alza il pollice e se la spassa, la sua paura è rimasta a terra, ora c'è solo gioia ed entusiasmo. 
Dopo i canonici 45 minuti atterriamo  e Barbara fa:
- Ne facciamo un altro?

Spesa, benzina, visto che ci dovrà bastare per i prossimi 4 giorni e per finire la giornata, cena da Marc Eateries, dove mangiamo lo stufato di eland, il goulasch di facocero e una strepitosa zuppa di pomodori!
 
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Ah, c'è anche James, seduto con gli altri piloti proprio al tavolo dietro di noi...
Troppo, troppo giovani... 😂😂😂😂
 
 

 

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