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@Robdan sì bagno e doccia all'interno, tipo un camper. Niente di lussuoso ma normale, erano pulite. Ho solo dovuto cacciare fuori uan cavalletta che è entrata mentre eravamo a cenare nel patio La piscina la puoi usare e si trova accanto allo shop del campeggio. Noi nn abbiamo avuto tempo. Stasera dal pc di casa ti posso inviare delle foto, ma ho fotografato solo l'esterno. Io l'avevo scelta solo perché al the view era tutto prenotato e a quel punto ho preferito la cabin rispetto all'albergo del Goulding's, all'esterno hai il parcheggio e anche il bbq attrezzato. Hai il Wi-Fi e la tv. Immaginati l'interno di un camper più o meno. Inviato dal mio ASUS_X008D utilizzando Tapatalk1 punto
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Ciao! Io, personalmente, sono un grande estimatore di Washington. Ci sonon stato un po' di volte negli ultimi anni e ci torno sempre volentieri. Non capisco perchè tutti parlano di "dintorni di Washington" senza parlare di Washington stessa... una perla, una metropoli atipica. Ci sono molti turisti che la snobbano, e fanno male! Ci puoi tranquillamente passare una settimana e tornare a casa soddisfatta di quello che hai visto, specialmente se per te i musei sono importanti (ce ne sono troppi, una settimana non basta...) e non lo è invece la vita da grande metropoli (Washington è atipica, zero grattacieli e zero posti stile Times Square). Trovi molto verde a Washington, tutto concentrato vicino al Potomac. E' bellissimo (almeno per me) passeggiare lungo il National Mall (dove sono concentrati la maggior parte dei musei e dei monumenti), oltrepassare il fiume Potomac e andare ad Arlington (Virginia) per poi proseguire fino a Georgetown (carinissima, da visitare!). Io una settimana a Washington me la rifarei subito... 😃1 punto
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Intorno a Washington e in Virginia ci sono tante cose da vedere. Ti metto alcuni diari da cui puoi prendere spunto, l'unica cosa potrebbe essere il tempo atmosferico che forse all'inizio di marzo non vi permetterà di andare alle Outer Banks che soino una delle zone più belle. In firma trovi anche il mio diario del 2013.1 punto
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Io ad agosto ho dormito in una cabin del Goulding, all'interno del campeggio. Ci si dorme fino a 6 persone e costa meno dell'hotel. Ha una cucina attrezzata con cui noi abbiamo cucinato. E' a 5 minuti dall'ingresso della valley, ovviamente non hai la vista del the view, non fai alba e tramonto dal terrazzo della stanza, noi abbiamo fatto tramonto e alba sulla terrazza del ristorante.1 punto
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@Marialetizia per la vostra ricerca di alloggi potete guardare qui:1 punto
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18.05.2018, una piccola aggiunta Solo per farvi vedere il Moon Landscape della Welwitschia Drive... Per farvi vedere quante belle fOche ho fotografato! Ma soprattutto per il bellissimo spettacolo che abbiamo trovato al Cape Cross Lodge... Ma non il sorriso di mouette!!! Questo fantastico arcobaleno al tramonto!!!1 punto
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Venerdì 18 maggio 2018 Una nottata di pioggia fitta e antipatica precede il nostro risveglio, e Josef, l’omino di casa cui rendiamo le chiavi, ci conforta raccontandoci allegramente che è un caso rarissimo, di solito lì piove solo a settembre. Che culo Il tempo resterà in certo tendente al brutto per tutta la giornata, ma non siamo tipi da farsi scoraggiare per così poco e partiamo subito come previsto per percorrere la Welwitschia Drive fino in fondo. Certo, con gli occhi pieni del sole di ieri, di mare, di dune e di vento sarà dura trovare indimenticabile questa giornata, ma la strada offre qualche panorama incredibile, come il Moon Landscape, che fotografiamo da più punti panoramici, ora con un baffo di sole, ora sotto scenografici nuvoloni, ora sotto una pioggerellina leggera. Quando iniziamo a vedere qualche lampo in lontananza decidiamo che è più saggio continuare le nostre ammirazioni dalla macchina finché al cielo sarà passato il malumore. La strada prende nome da una pianta, la Welwitschia Mirabilis appunto, che – copio fedelmente da wikipedia – è diffusa nell'Africa sud-occidentale, nelle zone desertiche del Kalahari e del Namib, tra l'Angola e la Namibia. È l'unica specie dell'ordine Welwitschiales e della famiglia delle Welwitschiaceae. Il nome "Welwitschia" deriva da Friedrich Welwitsch, il botanico austriaco che per primo ne documentò l'esistenza presso la comunità scientifica europea. L'aggettivo Mirabilis si riferisce alla forma insolita della pianta. In lingua afrikaans viene chiamata tweeblaarkanniedood, che significa “due foglie non possono morire". Le sue caratteristiche sono estremamente peculiari, tanto che Charles Darwin la definì "l'ornitorinco del regno vegetale". Presenta una radice a fittone molto profonda che si espande in orizzontale e due foglie dall'aspetto unico, lunghe fino a cinque metri e adagiate sul terreno. L'aspetto generale della pianta è quindi quello di una grande matassa di nastri verdi, larghi fino a quasi mezzo metro e lunghi cinque, attorcigliati e deposti sul suolo, con le parti finali che progressivamente muoiono, si sfilacciano, e diventano di colore marrone. Il tronco, piuttosto grande (in diametro) è cortissimo, e coperto dalle foglie. Si tratta quindi di un vero albero, e la specie comprende una pianta maschio e una pianta femmina. Sono sicura che Paolo si ricorda come si distinguono Per quanto rara e curiosa sia la pianta, e per quanto bello sia a tratti il panorama, non me la sento di annoverare le tre ore passate qui tra quelle veramente indimenticabili del viaggio: tante, troppe le meraviglie più vistose, perché alla parola “Namibia” il pensiero corra subito qui, e il meteo antipatico di certo non aiuta. Tra una sosta e l’altra – compresa una pausa pipì con il conetto di carta che da CHESCHIIIIIIIIIIFO è velocemente passato a MAIPIUSENZA - il tempo passa piacevolmente, e quando ci avviamo in direzione di Cape Cross siamo tutto sommato pienamente soddisfatti. Ci fermiamo per un veloce pranzo in riva al mare, consumato purtroppo in auto perché ha ripreso a piovere, e anche i gabbiani che ci fanno compagnia rimediano qualche boccone dai nostri panini. Poi Paolo, intrepido, scende sotto la pioggia a fumare una sigaretta e io, stronza, ne approfitto per far fuori tutte le patatine che sono rimaste nel sacchetto, quatta quatta e furtiva furtiva, e mi nascondo così bene che la prima cosa che Paolo dice salendo in macchina è “TU MANCIA? TU MANCIA!!!” in perfetto stile Birkermaier. Troppo tardi, cocco. Te lo dico sempre che a fumare ci rimetti tu ^^ Una pioggia insistente ci accompagna sulla Skeleton Coast, ma per quanto poco piacevole, quando avvistiamo il relitto della Zeila sono contenta che ci sia un meteo così, è davvero suggestiva e spettrale la visione, già dalla strada, di questo relitto arrivato sulla spiaggia e arenatosi nel 2008 … dallo stato di conservazione avremmo detto molto prima, ma abbiamo scoperto che in realtà si trattava di un natante già vecchissimo e destinato alla demolizione in India, staccatosi dal gancio di traino della nave che lo stava portando all’ultima destinazione durante una tempesta, e poi lasciato lì perché i costi del recupero sarebbero stati più alti del valore del ferro. Oggi è un fantasma molto concreto, pieno di nidi e di uccelli, sferzato dai marosi e tremendamente affascinante. Purtroppo è l’unico visibile con una certa facilità, gli altri relitti, grazie ai quali la Skeleton Coast si è guadagnata il nome, sono molto più su, alcuni più all’interno, nel deserto e oltre i cancelli di un’area accessibile solo con permesso e piuttosto ostica da affrontare. La strada per la Seal Reserve è ovviamente un ammasso di fango, e il Mostro si diverte a imbrattarmi pantaloni, maglia, mani, faccia, scarpe ogni volta che apro la portiera e scendo … ma vabbé, non è colpa sua, secondo me non è mai stato tanto lurido e impastato in tutta la sua carriera e ora se la gode. A un certo punto colgo un movimento con la coda dell’occhio e … “Paolo, frena!” … ci sono due sciacallini a lato strada! Scendiamo, prendiamo le nostre riserve di carne secca e gliene lanciamo un boccone alla volta. Sono mezzo spaventati e mezzo curiosi, si avvicinano, si allontanano, poi si avvicinano di nuovo, si vede che hanno un po’ di timore, ma dopo qualche boccone si rilassano. Restiamo un po’ a goderci la loro compagnia, e quando facciamo per risalire in auto … ce li vediamo disporsi uno a ciascun lato della strada e iniziare un duetto, il primo parte con un suono di gola, modulato e quasi dolce, il secondo subito dopo gli fa eco, e ci regalano un piccolo concerto di ringraziamento e saluto. Inutile dire che in macchina ci salgo con i lacrimoni, vero? Prima di arrivare al lodge ci aspetta la tappa dalle otarie di Cape Cross, dal cui soave profumino siamo stati più e più volte messi in guardia. Ci dice bene, la pioggia recente ha lavato alla bell’e meglio questi puzzoni, e anche se non si può certo scambiare questo posto per la Maison Fragonard, tutto sommato la zona è vivibile, infatti restiamo almeno una mezz’ora a incantarci e sorprenderci per le evoluzioni, la quantità, la simpatia, le voci dissonanti di questi adorabili animalotti. Sono così brutte, goffe, sgraziate e inadeguate che la sedicenne che vive dentro di me non può non identificarsi e non adorarle al primo sguardo. Purtroppo ci sono anche qua e là corpi di cuccioli morti, e nonostante qui siano migliaia, e nonostante io sappia che la natura è così, e nonostante mi dica che per il poco che sono vissuti sono stati sicuramente felici … vado via con gli occhi lucidi lo stesso. Figuratevi quando poi ne vedo uno anche sulla spiaggia davanti al lodge :o( Raggiungiamo il nostro albergo sotto lo stesso cielo incerto che ci ha accompagnato fino qui, ma che decide di farci un bellissimo regalo di nozze, prima un arcobaleno doppio strepitoso che non mi è entrato in una sola foto, e poi un tramonto inaspettatamente pieno di dolcezza.1 punto