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In effetti sembra che dalla parte di Hilo sia venuto il diluvio universale, qui a Kona neppure una nuvoletta per fortuna.2 punti
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Dall'Hurricane Center: "Everyone should now be inside. Remain alert and away from windows and external doors." Realtà: È molto seccante perché il tempo è perfetto , il mare piatto come una tavola ma a causa di un Hurricane warning tutte le spiagge sono chiuse. Non ci siamo fidati ad andare nelle spiagge libere come Manini'owali perché stamattina credevamo anche noi nei warnings e abbiamo avuto paura di onde e correnti. Adesso sappiamo che sono avvertimenti super esagerati per evitare guai legali e assicurativi. Così siamo confinati in una piscina-pollaio, alle Hawaii!2 punti
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guardando il video mi è mancato il fiato............ complimenti per l'impresa1 punto
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Ci credi se ti dico che mi hai fatto commuovere? Ti ammiro davvero per la forza e la tenacia con cui ha conquistato la vetta! Grande! [emoji1319][emoji1319][emoji1319] Inviato dal mio iPad utilizzando Tapatalk1 punto
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Ceemo, mi hai fatto venire la pelle d'oca e il magone... sembra la pagina di un libro... complimenti per la forza d'animo (perchè quella fisica ti aveva lasciato centinaia di metri più giù...)1 punto
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[emoji122] [emoji122] [emoji122] Mi hai fatto sentire la fatica di ogni passo, e per un attimo sono arrivata anch'io sulla vetta d'Africa... Grazie. [emoji171]1 punto
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18/02/2016 Barafu Camp – Uruhu Peak (5895) – Mweka Camp (3068) Ho diviso la scalata finale in due parti. La prima molto più discorsiva ( ed emotiva) e con poche foto riguardante l'ascesa. La seconda molto più scenica per la discesa. Apro gli occhi e cerco l’orologio dentro al sacco a pelo: sono le 23.30, quasi ora di alzarsi. Metto fuori bocca e naso dal sacco a pelo ed annuso un po’ l’aria esterna cercando di carpirne le temperatura ed avverto che effettivamente fa freddo fuori. Così apro il sacco, prendo i vestiti già pronti per la scalata, me li butto dentro al sacco per scaldarli un po’ con me e pian piano mi sveglio del tutto. Nel frattempo anche Corrado si è svegliato e mi dice di aver dormito abbastanza anche se in maniera non continuativa. Io invece ho fatto un sonno continuo praticamente dalle 19 e mi sento ben riposato. Dopo qualche minuto esco dall’involucro caldo e comincio a mettermi intorno i vari strati. La vestizione prevede: Piedi: calzino fino + calzino grosso + scarponi Gambe: sottopantalone + pantalone tecnico Addome: 3 maglie tecniche intime + felpa tecnica + piumino leggere + giacca antivento Viso: passamontagna + cappello antivento + lampada frontale Mani: guanti da sci Mi metto quasi tutto, e preparo qualcosa da mettere nello zaino, due barrette, la fotocamera e poco altro. In tenda ci sono 3 4 gradi sottozero mentre fuori fa notevolmente più freddo. Poco prima di mezzanotte arriva Zuma a svegliarci e poco dopo Agostino ci porta una veloce colazione in tenda con biscotti e the caldo, e ci riempie le borracce di acqua calda. Io faccio una bella colazione con 3 tazzone di the e soprattutto (PRIMO ERRORE GRAVE) una buona quantità di biscotti. Alle 0.00 siamo pronti infilo i capi pesanti e si esce. Agostino e un altro portatore ci salutano e ci avviamo con tranquillità. Il gruppo è composto da noi 3, Zuma, Philippe e Abù, il portatore più in forma fisicamente che ci porterà fin su un thermos di thè allo zenzero. La notte è scurissima, senza la luna a schiarirla e lungo la montagna si vedono già decine di piccole luci che la salgono. Alla partenza la temperatura è di -12 ma non da per nulla fastidio. La partenza è come al solito molto tranquilla con Philippe a scandire il passo lento e costante. Il fatto di camminare al buio rende l’avventura un po’ più inquietante perché non si riesce a capire su che cosa stiamo camminando e che cosa ci aspetta. Si vedono solo lucine all’orizzonte. Superiamo qualche comitiva più lenta di noi e cerchiamo di conversare un po’ tra di noi, cercando di tagliare un po’ la tensione che invece è palpabile. Il primo pezzo di scalata è un po’ più tecnico e si deve saltare su qualche roccia particolarmente ripida e non troppo aderente, ma niente che ci crei problemi ed in poco meno di un ora superiamo il Kosovo camp, campo tendato più alto a cui si può accedere solo se si hanno WC portatili. Qui ci sono solo portatori che dormono e tutti gli scalatori sono già partiti. Superato il campo la salita si fa ripida e costante e il fondo è composto da fine ghiaione a tratti scivoloso. Dopo un oretta abbondante di cammino facciamo la prima pausa veloce per bere un po’ di acqua. Fino a qui tutto bene, io ho controllato attentamente fiato e battiti cercando di non andare mai oltre la soglia. E mi sembra di stare particolarmente bene. Ora beviamo (SECONDO GRAVE ERRORE) ed io che sento aver particolarmente sete, butto giù l’acqua abbastanza frettolosamente. Vista la temperatura esterna però l’acqua è quasi ghiacciata ed ha temperature bassissime. Poco male penso subito e dopo l’acqua ripartiamo superando qua e là qualche persona o qualche gruppo. Dopo un'altra mezzora abbondante, verso le due e mezza, comincio ad avere mal di pancia ed i crampi allo stomaco. Ecco che l’acqua ghiacciata mi sta bloccando lo stomaco. All’inizio cerco di tenere duro e far finta di niente, ma poco dopo comincio ad avere grossi dolori allo stomaco e conati di vomito. Sento i biscotti che vogliono impellentemente uscire! Mi confido con Zuma e con philippe, che mi dicono di non preoccuparmi e di cercare di vomitare, che poi tutto passerà. Io ci provo ma non sono mai riuscito a forzare il vomito in vita mia e non ci riesco di sicuro in questo difficile contesto. Così camminiamo per altre due ore. Ogni tanto chiedo ai miei compagni come stanno e cerco di improvvisare qualche veloce conversazione, per simulare sicurezza. Entrambi sembrano stare bene, io invece sto soffrendo molto. Maledetta fretta. Per ravvivare un po’ gli animi Zuma intona dei canti alla montagna inserendo i nostri nomi all’interno delle canzoni. All’inizio li canta piano, poi sempre più forte e li fa diventare sempre più coinvolgenti tantè che anche noi dopo qualche ripetizione ci improvvisiamo nel coro Swaili al canto di : Jambo, Jambo bwana, Habari gani, Mzuri sana. Wageni, Wakaribishwa, Kenya yetu Hakuna Matata. Kenya nchi nzuri, Hakuna Matata! Nchi ya maajabu Hakuna Matata! Mike the rock, Hakuna Matata! Andrea, Hakuna Matata! Corrado! Hakuna Matata! Andrea in salita Facciamo un altro paio di soste, una alle 3 e una alle 4. Qui in entrambe ci viene consigliato di mangiare un po’ di barrette energetiche. Io però con la mia nausea fortissima non riesco a mandare giù nulla (TERZO ERRORE GRAVE) se non un po’ di acqua che scaldo in bocca. Ne frattempo assistiamo ai primi “ritiri” con alcuni scalatori stremati o in difficoltà per l’altura che tornano sui loro passi scoratati da guide. Li guardo con un po’ di paura di dover fare la stessa fine. Quasi sapendo inconsciamente a cosa sto per andare incontro. Ci sono un paio di gruppi molto numerosi composti da una 50ina di persona che ci creano impedimento nella salita e che ci rallentano un po’ perché, in maniera indisciplinata e del tutto insensata, vista la quota a cui ci troviamo cercano di superarsi l’un l’altro. Così su indicazioni di Zuma rallentiamo e li lasciamo allungare per evitare fastidi. Nel frattempo “gli abbandoni” si fanno più frequenti con qualche persona veramente in crisi nera. Io invece col tempo mi sto riprendendo e lo stomaco sta diventando normale. Attorno alle 4 e mezza controllo orologio e altimetro e temperatura (-15) e mi rendo conto che mancano ancora due ore e mezza di scalata ma mi sembra che fiato e gambe stiano bene e la nausea va un po’ meglio. Sono il secondo della fila dietro Philippe, controllo battito, canto un po’, controllo respiro. Tutto va bene, ma piano piano comincio a perdere prima 5 cm, poi 15, poi 50 da Philippe, e prendo un po’ di distacco. Eppure lui non ha accelerato. Piano piano sento che non riesco a tenere quel ritmo e perdo lentamente dei colpi. Mi faccio superare da Corrado e da Andrea e chiudo il il terzetto con Zuma e Abù dietro di me. Apparentemente sto bene, fiato e battito sono apposto e non ho mal di testa. Ma non riesco a tenere un ritmo che ora è davvero basso. Il mio passo si fa metro dopo metro sempre più difficoltoso, senza che ne capisca il motivo. Zuma mi chiede cosa c’è io gli dico che sto bene ma che non riesco a tenere il ritmo. Mi chiede se ho mangiato, e io dico di si, anche se in realtà non ho mangiato quasi nulla. Così cerco di rimediare mangiando subito una barretta. Ogni 5 minuti il mio passo diventa più corto e nella testa comincia a comparire la paura di non riuscire. Per fortuna però non cedo e mantengo lucidità per ora. Fingo ancora sicurezza, ma è evidente che non sto bene. Anche Corrado sembra un po’ stanco mentre Andrea sembra stare benone. Sono le cinque passate, controllo l’altimetro e vedo che mancano ancora 300 metri di dislivello per il cratere, 450 per la cima. Tanti, tantissimi. E per la prima volta chiedo a Zuma di dividerci. Io con lui e Andrea e Corrado a passo più veloce con Philippe. Zuma mi dice di no, mi ripete che non devo mollare e mi prende lo zaino e lo carica a Philippe. E così proseguiamo. Per un tempo che non riesco a definire procedo a rilento, guardando i piedi di Corrado davanti a me che si allontanano progressivamente. Poi loro si fermano e io moooolto lentamente li raggiungo. E avanti con questo elastico per n volte. Il tutto contornato dalle canzoni di Zuma che risuonano sulle pendici cercando di incoraggiarmi. (Da qui in poi per un oretta la mia mente già dopo soli due giorni aveva rimosso tutto. Non ricordo più assolutamente nulla di questa parte, se non qualche isolato flash; e quello che scrivo deriva solo dal diario che ho compilato la sera dopo la scalata). Il mio passo si fa sempre più difficile ed ad un certo punto le gambe mi cedono entrambe per un attimo. Zuma mi prende al volo e risollevarmi è per me uno sforzo enorme. Qui piango per qualche secondo e spero che la cima sia vicina, perché non sono quasi più in grado di camminare. Guardo in su e vedo luci frontali che si confondono con le stelle e non riesco a capire dove sia l’arrivo. E l’ignoto mi sconforta. Non mi resta concentrarmi sui miei passi. E cominciare a contare, 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10 e fermarmi a riprendere energia. Ad un certo punto Zuma mi toglie uno dei due bastoncini consegnandolo a Abù e mi prende sottobraccio e comincia a contare con me, questa volta fino a 5 perché a 10 non ci arrivo più. E quando ci fermiamo mi incita mi dice che sono uno sciocco se penso di mollare ora e che io arriverò in cima. Ogni tanto guardo negli occhi Andrea e Corrado, stanchi ma sicuramente non stravolti come me. E vedo nei loro occhi la pena nei mie confronti. Giorni dopo mi diranno che si chiedevano perché volessi tener duro quando a tratti non ero in grado di reggermi in piedi. Si va avanti così per un ora circa, quando in maniera improvvisa, ed inaspettata, compaiono le prime luci dell’alba e con loro il bordo del cratere, li vicino. Da qui ricominciano i miei ricordi. Gli ultimi 10 minuti sono una sofferenza pura. Trascino i piedi appoggiandomi a Zuma , ma “il profumo” del cratere è vicino e sono sicuro di non mollare ora. Alle 06.30 siamo a Stella Point, a 5756 metri, al bordo del cratere inferiore. Non è la cima del Kili, ma per chi arriva fino a qui le agenzie considerano la scalata superata. C’è parecchia gente qui, qualcuno che festeggia e si appresta a scendere, ed altri che proseguiranno verso la cima. Io arrivo 5 minuti dopo i miei compagni, supportato in tutti i sensi da Zuma. Qui Zuma mi lascia ed io crollo su una roccia. La caduta a terra mi spaventa un po’ e la prima cosa che penso è” e adesso come cavolo faccio a scendere?????”. Mi siedo e mangio un'altra barretta e nel frattempo Abù ci serve un paio di tazze di the allo zenzero che bevo non senza difficoltà coordinative. Io allo Stella point in condizioni penose Attorno a noi il cielo si sta pian piano schiarendo. Mi giro e dietro la sagoma di Andrea vedo la cima, Uhuru peak, il punto più in alto del continente africano. E’ più in alto di circa 150 metri, ma sembra così vicino. In quel momento non so cosa mi succede , ma sento un barlume di energia dentro di me che si riaccende. E per primo mi alzo, guardo Zuma e gli dico: “Uhuru! Now!”. Raccolgo le racchette guardo gli altri, che a differenza mia sono solo un po’ stanchi, e con un leggero sorriso ( il primo dopo qualche ora) gli dico che io vado e che loro mi raggiungeranno. Parto molto lentamente ma le energie, seppur minime sono decisamente superiori a qualche minuto fa. Ogni tanto ho dei problemi di equilibrio e mi reggo solo grazie ai bastoncini ma riesco a sempre a salire in maniera autonoma. Se trovo sassi più grandi di una decina di cem le mie gambe non riescono a scavalcarli, ma devo spingerli via piano col piede, per far capire come sto. Ma sono felice, soddisfatto, il sole pian piano mi sta scaldando, e sta illuminando la vetta del Kilimanjaro, scoprendo ai miei occhi uno scenario di inenarrabile bellezza. Il Rebaman Glacier è li sotto che mi guarda e mi incita, mentre più vanti il grande e imponente Southern glacier mi fa capire che la cima è vicina. Il video di uno degli ultimi tratti di salita. Di fianco a noi il ghiacciaio Rebman, io sono quello davanti con i pantaloni grigi senza zaino. Il mio passo è a dir poco difficoltoso ( e qui stavo già benone). Io un po’ lo guardo, un po’ incrocio lo sguardo di gente che mi supera o che torna indietro, chi in condizioni ottime, chi un pelino meglio di me. Io sono uno dei messi peggio ( per ora). Ma più avanzo più acquisto sicurezza. Più un po’ di forza ritorna in me. Sembro quasi legato al sole. Più questo sale, più io ritrovo le forze. Faccio tutta questa ultima parte davanti. Fino ad arrivare agli ultimi 100 metri. Qui mi fermo, ed aspetto Andrea e Corrado. Voglio conquistare la vetta con loro. E in questi ultimi passi comincio a piangere. Sono le 07:20 del 18/02/2016 e sono a Uhuru Peak, 5895 metri sul livello del mare. Ho scalato la vetta d’Africa. Segue fra qualche ora seconda parte con foto e discesa.1 punto
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Zion l'avevo dimenticato, mentre per la Death Valley ero indeciso. Sto prendendo in considerazione l'itinerario suggerito da Frafra, che ringrazio. Do un'occhiata ai voli, visto che il programma west+east direi che è abbandonato. Spero di trovare sia volo che alloggi a buon prezzo o sono costretto a rimandare l'esperienza. Non vorrei rischiare di rovinare tutto per fare di fretta. Grazie a tutti dei consigli, vi terrò aggiornati su tutto1 punto
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Intanto l'uragano Madeline che dovrebbe passare sopra hilo oggi pomeriggio è stato declassato a tempesta tropicale1 punto
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Prendetelo come un piccolo imprevisto, visto che comunque non sembra mettere in pericolo la vostra vita. Per il resto avete visto cose bellissime!1 punto
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Mi dispiace molto che l'Hurricane abbia incasinato il viaggio ma che esperienza quella del vulcano!!!! anche le Mante non devono essere da meno, che meraviglia!1 punto
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Noi ad Oahu ci imbattemmo in uno tsunami nel 2011, capisco quello che scrivi ma vedrai che domani rientrerà l'allerta!1 punto
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In realtà non è un live @Frafrà ma solo qualche appunto di viaggio qua e là. Alla fine abbiamo deciso di non spostarci dalla zona di Kona, che a detta dei locali è molto protetta dal Mauna Loa, e di anticipare il volo per la California di un giorno. Oggi pomeriggio e domani arriverà l'uragano Madeline, ma qui tutti sono estremamente rilassati, non hanno spostato neppure una sedia dai terrazzini nonostante i continui avvisi delle autorità. Comunque per ora sole splendente. Ci godiamo la vacanza per quello che si può, l'altra sera abbiamo partecipato ad una gita in barca per fare snorkeling in notturna CON LE MANTE! Da togliere il fiato! E ieri sera siamo andati a vedere la colata della lava che si butta nell'oceano. E qui ho pianto per l'emozione.1 punto