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From little date seeds, great things are born (Namibia summer 2017)


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22 agosto Damaraland Twyfelfontein e gli Himba II parte

Continuiamo lungo la C39 fino all’incrocio con la C35 su cui ci immettiamo, anziché continuare sulla C 39 che ci avrebbe portati dritti ed in relax verso l’Etosha, e per pranzo ci fermiamo a Kamanjab al Oase Garni Guest House, la struttura è abbastanza ben tenuta ed i titolari, una famiglia di origine tedesca, sono molto carini.
Fuori due ragazzi fanno a gara per venderci i portachiavi tipici (che si trovano un po’ ovunque) ricavati dal seme di palma su cui sono intarsiati vari animali e su cui con una maestria incredibile intagliano il nome e la data.

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Il perché della deviazione su strade poco battute ed in pessimo stato è presto detto: dopo pranzo ci dirigiamo verso Otjikandero per visitare un villaggio Himba.

Questo villaggio fa parte di un progetto avviato nel 1999 per la tutela dei bambini e delle donne Himba. Nel villaggio vivono una sessantina di persone di cui (vado a memoria per cui i numeri potrebbero essere sbagliati) 38 sono bambini , 16 donne e sei uomini. Nel villaggio è presente una scuola e gli introiti derivanti dalle visite vengono utilizzati per garantire cibo e cure mediche quando quelle tradizionali non funzionano.http://www.namibiajjtours.com/otjikandero.html

La nostra guida è Adam (immagino che il nome sia stato occidentalizzato per facilitare i turisti) che è il figlio del capo villaggio e che ha studiato in città e per questo parla un buon inglese. Adam ci guida allo scoperta delle tradizioni e della cultura Himba mostrandoci il villaggio e spiegandoci il loro stile di vita.

Discendenti degli Herero, un popolo Bantu, arrivato dopo una lunga migrazione dall’Africa Sud Sahariana intorno al 1700 gli Herero, popolo di pastori, si stabilirono con le loro greggi in Namibia. Molti Herero si spostarono a Sud per cercare pascoli migliori e quelli rimasti in Kaokoland si trovarono costretti, per non morire di fame, ad andare in Angola, chiedendo asilo ai locali che li ribattezzarono Himba, che nella loro lingua significa “coloro che chiedono l’elemosina”. Dopo anni di esilio, gli Himba, guidati da Vita, un abile condottiero, tornarono in Namibia, sconfissero i Nama e poterono ritornare a vivere nelle loro terre.

I missionari tedeschi avevano nel frattempo convertito gli Herero rimasti in Namibia ai loro costumi europei, mentre gli Himba, rifiutarono da subito qualsiasi coinvolgimento con la moderna società che si stava formando in Namibia. E cosi sono rimasti.

I villaggi sono composti da “kraal”, ovvero capanne di forma circolare costruite con rami di mopane o di acacia e fango e ricoperte con un impasto di argilla e sterco bovino.
Al centro il fuoco sacro detto Okuruwo arde costantemente, mezzo di comunicazione con gli antenati, che sono tramite con Dio.
L’economia degli Himba si basa quasi esclusivamente sull’allevamento del bestiame, essi sono pastori semi-nomadi e allevano principalmente mucche e capre ecco perché il recinto degli animali è posto al centro del villaggio.

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Le donne Himba, che sono a mio parere bellissime, sono famose per il colore rosso della loro pelle che ungono con una crema realizzata con ocra, grasso animale e erbe aromatiche. Questo trattamento viene utilizzato per pulirsi (le donne non usano acqua e non si lavano), proteggere la pelle dal sole, dagli insetti e per assorbire il sudore e la polvere e, naturalmente, come trattamento di bellezza.

Il loro abbigliamento tradizionale è composto da un gonnellino corto formato da più strati sovrapposti di pelle di capra tenuto in vita da cinture che si differenziano in relazione all’età e allo stato civile : cinture e bracciali bianchi sono il segno che la donna non è ancora sposata, la cintura di metallo e i bracciali di cuoio indicano le donne sposate. Molto caratteristiche anche le cavigliere composte da tondini di acciaio e lacci di cuoio che vengono alzate man mano che la donna ha più figli. Adam ci spiega che gli uomini invece vestono quasi tutti all’occidentale, o spesso, sopra il gonnellino indossano una maglietta.

Molto particolare anche le acconciature chiamate erembe: i capelli delle donne vengono intrecciati con dell’extension di fibra di palma o crine di cavallo e le treccine così ottenute vengono avvolte da un tubicino di sottile pelle di capra che viene poi unta con l’ocra.

Adam ci spiega anche che ogni uomo può avere più mogli e alla domanda tu “tu quante mogli hai?” ci risponde sogghignando: “una soltanto e mi basta: le mogli costano!”

Adam ci mostra il villaggio, ci fa conoscere i suoi abitanti e ci fa vedere prima casa sua (è spostato con una donna Herero) e poi ci fa entrare in una capanna dove una donna ci mostra come si cucina, come si mette la crema e si profuma il corpo e ci fa vedere il “cuscino” due piccole assi di legno incrociate a formare un sostegno dove l’uomo appoggia il capo. Il “cuscino”, ci spiega Adam, è solo per il marito perché la moglie dorme appoggiata al braccio del marito (non gli chiediamo però cosa succede se un uomo ha più di due mogli quiet.png

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Finito il giro del villaggio le donne mettono su una specie di mercatino dove ognuna di loro vende piccoli oggetti di artigianato. Si trovano braccialetti di palline di ferro, gli stessi che le donne usano per difendersi dai morsi dei serpenti e per ornarsi, bracciali ricavati da vecchi tubi di plastica (non si butta nulla!!); bamboline somiglianti a loro stesse.

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Mentre il resto del gruppo fa acquisti io mi innamoro di un piccolo himba (bambini meravigliosi con un sorriso che ti fa sciogliere il cuore!) che mi sale in braccio e non mi molla più - finchè non viene sua mamma a recuperarlo … giuro me lo sarei portato a casa tanto era tenero! - e continuo a chiaccherare con Adam (generalmente non parlo molto ma in queste situazioni divento curiosissima).

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Tra le diverse cose che ci racconta c’è un rito che mi ha colpita: se guardate gli Himba vedrete che gli mancano gli incisi inferiori che vengono asportati con un colpo di pietra durante l’adolescenza, è una sorta di rito di passaggio all’età adulta e nonostante questa pratica non sembri essere più obbligatoria, la maggior parte dei componenti di questo gruppo etnico decide volontariamente di sottoporsi a questo rito come segno di fedeltà alla tradizione. A parte il fatto che la cosa non deve essere particolarmente piacevole, anzi lo trovo abbastanza raccapricciante, la cosa che mi colpisce e questa volontà, anche nei giovani, di preservare le loro tradizioni come risposta alla modernità che incalza e che non possono combattere ed in alcuni casi accettano (per esempio uno degli uomini aveva mal di testa e ci ha chiesto se avevamo un medicinale da dargli), una sorta di conservatorismo attivo.

Ero molto curiosa e al tempo stesso abbastanza scettica su cosa ci avrebbe riservato questa visita, temendo un baraccone per turisti come era stato lo spettacolino dei San, ed invece devo dire che è stato davvero piacevole: la semplicità ed i sorrisi con cui siamo stati accolti e l’orgoglio che traspare nel racconto della loro vita quotidiana e delle loro tradizioni mi ha davvero fatto apprezzare questa visita.

Purtroppo e ora di rimettersi in viaggio ma prima Silvia (tacco 12 vi ricordate?) delizia i bambini che ci hanno accompagnato al bus mettendosi a giocare a calcio con loro. laugh.png

Riprendiamo la C40, poi svoltiamo sulla D 2671 e poi sulla D 2695, altri 110 km tra saltelli e sbattimenti sul toulè ondulé che però ci regalano bei paesaggi ed un incontro molto ravvicinato con un paio di giraffe che ci attraversano la strada.

Arriviamo all’Epacha Game Lodge quasi al tramonto, saremmo dovuti stare al tented camp ma ci “upgradano” alla parte vip in muratura. La struttura è bellissima (anche troppo), le stanze sono una piazza d’armi tutte con terrazza privata, bagno con vasca e doccia e doccia esterna… peccato che sia a circa 60 km dall’ingresso del Parco Etosha.


Foto prese da Internet:

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Prima della cena facciamo un game drive all’interno della riserva privata del hotel. Non ho grandi aspettative (nemmeno in sud Africa avevamo visto molto la notte e lì eravamo dentro al Kruger non in una riserva privata!) ed in effetti a parte qualche Orix e Springbok non vediamo nulla di particolarmente interessante.

Ceniamo fuori attorno al fuoco (ottima tecnica perché al buio non ti rendi minimamente conto di quello che hai nel piatto, cmq è tutto buono), un’Amarula per concludere la serata e poi alle 9 a letto: siamo distrutti e domani la sveglia è all’alba.

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  • 2 settimane dopo...

23 agosto Etosha Park

Oggi è l’ultima giornata piena del nostro giro (sigh!).

 

Come da programma sveglia prima che sorga il sole e se questo è il buongiorno

 

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Saliamo sul nostro minibus per percorrere i 60km (tutti su asfaltato) che ci separano dal parco Etosha dove arriviamo prima delle 7.00.

Arrivati all’Anderson Gate c’è già un po’ di coda ma noi scendiamo e entriamo nel parco a piedi dove appena dopo i cancelli ci aspettano già le jeep aperte con i ranger del nostro lodge che ci scorrazzeranno in giro per il parco.

 

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L’Etosha ha un’estensione di quasi 23.000 km2 per cui è ovvio che noi ci limiteremo a visitarne una piccolissima parte.

Questo mi era già chiaro in fase di scelta del viaggio ma avendo fatto 4 giorni al Kruger dovendo scegliere cosa sacrificare, a malincuore, ho deciso per un tour che mi desse la possibilità di vedere altre zone “rinunciando” al Safari. Seppure con poco tempo a disposizione, il fatto che il lodge fosse distante ci ha sicuramente penalizzati e io avrei preferito mille volte dormire a Okaukuejo anche se è molto più spartano, ma vuoi mettere passare la serata o guardare l’alba alla pozza???

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 Il parco fu fondato nel 1907 quando la Namibia era ancora una colonia tedesca, nella lingua oshivambo (parlata dall'etnia ovambo che popola la regione), il nome "Etosha" significa "grande luogo bianco", con riferimento al colore del suolo del deserto salino che costituisce il 25% dell'area del parco. 

Il parco Etosha ospita 114 specie di mammiferi, 340 di uccelli, 110 di rettili, 16 di anfibi e persino una specie di pesci (comprate l’opuscoletto in vendita allo shop per individuare i vari tipi di animali). 

Fra i mammiferi presenti nel parco si possono citare gli elefanti, gli springbok, le zebre di Burchell, le giraffe, gli orici, i kudu, gli gnu, gli eland, i dik dik, i leoni, le iene, gli sciacalli, i licaoni, i leopardi e i ghepardi. Endemico della zona, ma in via di estinzione, è il raro impala dal muso nero. Le autorità del parco hanno recentemente reintrodotto i rinoceronti neri e i rinoceronti bianchi.

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 Una volta entrati dall’Anderson gate (che è il cancello più a sud) ci fermiamo alla pozza di Okaukuejo per consumare la nostra colazione a sacco. Purtroppo di animali non c’è neanche l’ombra a parte qualche springbook solitario ed un gruppetto di Gnu, e dire che pare che qui abbiano girato una marea di documentari …

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Finita la colazione ci mettiamo in strada e cominciamo a girare le varie pozze (fondamentalmente faremo tutte quelle nella parte sud del parco: Ombika, Olifantsbad, Gemsbokvlakte, Aus, Pan, Odongab …) , il nostro Ranger è molto bravo e ha una vista d’aquila per cui riesce  sempre a piazzarci in posizione favorevole.

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Riusciamo a vedere un po’ di tutto: Giraffe, Zebre e tutti i tipi di Impala, Kudu, Orix ecc.

 

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La Leonessa che si alza e va a bere alla pozza con conseguente freeze del resto degli animali che le lasciano campo libero e si immobilizzano restando allerta a debita distanza (sembrava un fermo immagine … è stato emozionantissimo!) , l’accoppiamento (velocissimo e ripetuto) della stessa leonessa con un leone che era la pigrizia personificata, il Leone che maestoso alla ricerca dell’ombra ci viene incontro e si inca*vola guardandoci male perché gli occupiamo la strada, il branco di Elefantii che ci attraversa la strada per andare a fare il bagno alla pozza e che gioca nell'acqua… 

 

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ci mancano solo i cuccioli, rinoceronti, leopardi e ghepardi … ma ci accontentiamo e alle due dopo più di sei ore passate a scorrazzare in giro per il parco, con solo una breve sosta pipi in una delle aree dedicate in cui si può scenere dalla macchina, ritorniamo alla pozza di  Okaukuejo (dove continua a non vedersi un animale) per approfittare dei tavoli da picnic e rifocillarci con il pranzo a sacco preparato dal lodge (e io invidio quelli che dormono qui e al momento si stanno godendo il refrigerio della piscina).

Finito di mangiare ancora un po’ di relax all'ombra, salutiamo i ranger che tornano alla base (hanno finito il turno) e a bordo del nostro minibus continuiamo a girare ancora un po’ spingendoci fino alla pozza di Okondeka per vedere il Pan che è la parte centrale del parco. 

Il Pan è una depressione salina di 5000 km² (circa 130 km di lunghezza e 50 km di larghezza nel punto più ampio). Si ritiene che fino a circa 12 milioni di anni fa quest'area fosse un lago poco profondo, alimentato dal fiume Cunene; in seguito il Cunene mutò il proprio corso, e la zona si trasformò in un semi-deserto. Durante la stagione delle piogge, il Pan viene talvolta alluvionato dai fiumi Ekuma, Oshigambo e Omuramba Ovambo. Durante la stagione secca, il Pan torna ad assumere le caratteristiche di un deserto; il suolo salino, screpolato dal sole, assume il colore bianco intenso da cui deriva il nome "Etosha".

Ecco qui mi sono sentita davvero dentro ad un documentario perché il Pan rappresenta proprio quell’idea di Africa che ci viene dalle immagini in tv e dai cartoni Disney  

 

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Sulla strada verso l'uscita facciamo qualche altro incontro ravvicinato

 

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E poi ... poi quando alla fine di una giornata così piena di emozioni l’Africa ti saluta con un tramonto cosi non puoi non innamorartene perdutamente 

 

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Ecco ora so cos’è il mal d’Africa!!

Mesti mesti ripercorriamo la strada che ci riporta al lodge per la cena ed il consueto scambio di indirizzi e foto, c’è tempo per un brindisi e poi è già ora di impacchettare tutto e andare a nanna.

 

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  • 4 anni dopo...

... come ho fatto ed essermi persa questo diario?! Ho letto il tuo commento sul diario alaskiano di Al3cs e ho notato il link in firma! Sto cercando di riprendere la programmazione namibiana interrotta causa covid per il prossimo anno...spero!

Vedo che hai percorso anche la deviazione Ganab - Hotsas ...che è la strada su cui sono più incerta dal momento che si trovano davvero poche info! :17_heart_eyes:

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Ho visto che non si vedono più le foto (almeno io non le vedo, non so se per colpa di tapatalk).
In ogni caso ti posto il link alla giornata nella mia pagina blogger
https://ilmondolamiacasa-worldismyplace.blogspot.com/2017/08/from-little-date-seeds-great-things-are_20.html
Non ho idea di come si ottengano i permessi per le strade, comunque a memoria niente di imperdibile.


Inviato dal mio iPad utilizzando Tapatalk

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@pandathegreat l'ho letto e risfogliato n volte! :grin: In realtà ho tutto abbastanza chiaro in mente, devo decidermi per il periodo e per allocare i voucher che derivano dalle disdette del 2020 ... sono stata un po' presa alla sprovvista sui voli perchè pre pandemia vedevo dei golosissimi A/R a 500€ ora non ne vedo sotto i 750€ con Qatar (giugno o settembre perchè luglio/agosto al momento sono off budget)... e anche la macchina per 15 gg parliamo di 2.500 € ... dite che scendono?

Modificato da claudiaa
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@claudiaa per l'auto prova a guardare sul broker drivesouthafrica. Questa estate quando cercavo prezzi per il sudafrica aveva tariffe con avis a prezzi umani con tutte le assicurazioni incluse. Noleggio senza problemi e prenotazione immediatamente visibile sul sito AVIS. Ho visto sul loro sito che servono anche la Namibia devi solo scendere un po' nel menu a tendina. Due settimane a caso su giugno supercover con Europcar SUV 4*4 lo quota 1000 euro https://www.drivesouthafrica.com/

Modificato da federicama
  • Grazie! 1
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Grazie dell'indicazione! La mia perplessità sul noleggio in Namibia attraverso le classiche Avis, Europcar ecc. è sull'affidabilità/dotazioni della macchina e sull'assistenza ... so che i rental "indipendenti" come Bushlore, African Tracks ecc ti spiegano per filo e per segno tutto. Inoltre le loro macchine hanno serbatoio maggiorato, almeno 2 ruote di scorta, manometro, ecc. E con loro i costi sono assai superiori...

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In effetti, la cosa che serve di più sono gli pneumatici rinforzati, perché sulle sterrate (e sono il 90% delle strade che si percorrono) a volte si trovano dei sassi appuntiti che rischiano di lacerare gli pneumatici normali.

Con la nostra Hilux abbiamo forato la gomma salendo verso il Grootberg Lodge, ma quella strada è davvero terribile ed è uno dei 2 posti dove ho usato le marce ridotte, visto che senza non è possibile salire.

Il doppio serbatoio l'ho intaccato solo nella tratta Fish River - Luderitz.

Inviato dal Millennium Falcon.

Ah, dimenticavo!
Ad ogni benzinaio fai il pieno e controlla la pressione degli pneumatici, massimo 1.6 sugli sterrati e 1.8 sull'asfalto!

Inviato dal Millennium Falcon.

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