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  1. Sabato 24 agosto 2019 Colazione con gli uccellini! è veramente una giornata magnifica, ci siamo svegliati presto e di ottimo umore e siamo pronti ben prima dell'appuntamento delle 8.30 con Petit. Ma quanto sono buone ste bananine? Oggi ci aspettano gli Tsingy: saggiamente, consci delle mie limitate possibilità, abbiamo deciso di evitare le ferratine e il ponte tibetano dei Grandi e ci limitiamo al percorso dei Piccoli Tsingy, vicino all'hotel. Mi sento un po' in colpa a limitare così anche Paolo, ma generosamente mi rassicura sul fatto che non è troppo dispiaciuto di non potermi mostrare tutta la sua verve atletica 😎 La prima tappa però è all'imbarcadero, per la gita in piroga sul Manambolo. Qui il perplesso è Paolo, che teme per i miei impianti: la piroga non è esattamente un transatlantico e gli dà poco affidamento. Io però ho già fatto due giri in piroga in Uganda e so che mi regge, e soprattutto non ho mai rinunciato a qualcosa perché sono sorda e non ho voglia di iniziare adesso, quindi raggiungiamo un accordo: terrò uno solo dei due impianti, il secondo va nella scatoletta impermeabile a tenuta stagna dentro lo zaino. E compro un cappello, visto che i nostri grandi sono rimasti nella Valigia Vagabonda e quello piccolo che porto sempre con me va a Paolo che non ne trova in vendita di abbastanza grandi per il suo capoccione. Mi innamoro subito di quello bruttissimo identico al vecchio cappello del nonno, sette euro e passa la paura. Tutti tronfi per i rispettivi orrendi copricapi saliamo finalmente a bordo insieme a Tonga, la nostra guida per oggi, e io mi sento immediatamente al sicuro, la piroga è molto più stabile di quanto ci aspettassimo. La navigazione dura quasi un paio di bellissime ore, la piroga scivola silenziosa sulla placida corrente e io mi beo dei suoni della natura che seppure a metà riesco finalmente a sentire "puliti". Si vede poco ma c'é: un martin pescatore! Lungo il percorso ci fermiamo due volte, per entrare in altrettante grotte, ad ammirare stalattiti, stalagmiti e pipistrelli. Tonga, già gentile di suo, quando viene a sapere del mio piccolo problema tecnico diventa impagabile, mi regge per aiutarmi a mantenere l'equilibrio, mi porta lo zaino, mi dice in continuazione di stare attenta alla testa. In conclusione, mi godo la gita più di quanto avessi immaginato. Dolcissimi e tenerissimi: senza Tonga non li avremmo mai individuati. Unico rimpianto, quando chiedo di portarmene a casa qualcuno, Malvagio dice di no con estrema fermezza e pervicacia, confermandosi appunto orribilmente malvagio. E il lemure no, e il geco no, e il pipistrello no, e il ragno no ... mainagioia, insomma. Impossibile resistere alle foto turistiche: cosa insolita per i nostri viaggi, dal Mada ce ne siamo riportate diverse con cotanti soggettoni nella stessa inquadratura 😜 Tonga ci piace un sacco, sempre più via via che la mattinata avanza: ci racconta un po' di sé, dice di essere un privilegiato perché la sua famiglia possiede una mandria di zebù, sono decisamente benestanti per il metro di questo Paese meraviglioso e poverissimo. Proprio dalla ricchezza dei suoi deriva il suo nome, che significa Benvenuto: non è una bocca in più da sfamare a fatica ma un regalo della vita ai suoi già fortunati genitori. Parla un ottimo francese e un po' di italiano, ha 26 anni, studia fisica all'Università di Tana e il suo progetto di vita ci piace tantissimo: durante la stagione turistica fa la guida qui, dove ha la famiglia, per mettere da parte i soldi delle mance e pagarsi gli studi, che vuole proseguire fino a diventare ingegnere. E poi? e poi voglio restare qui, lavorare per il mio Paese, farlo crescere, migliorare le condizioni di vita per tutti. A quattro zampe passiamo nel cunicolo sulla sinistra per goderci questo magnifico ambiente, chiacchierando ancora di tutto, del Mada, di politica, delle peculiarità di questa zona. Dividiamo con Tonga la nostra bottiglia d'acqua, ma quando la offriamo al taciturno barcaiolo riceviamo un cortese diniego, e quando basiti lo vediamo bere direttamente dal fiume con le mani a coppa con la massima nonchalance, Tonga ci spiega che per il loro organismo questa è praticamente acqua pura, dato che vi sono assuefatti da sempre ... ma ci sconsiglia dal tentare l'esperimento 😁 Al ritorno ci mostra anche i resti degli antenati, in alto sul costone di roccia che accompagna il fiume, spiegandocene il culto con parole piene di amore e rispetto, e ci racconta un po' di storia del Madagascar, e di come le tribù bantu provenienti dall'Africa si siano mescolate con quelle asiatiche, dando vita a una commistione di caratteri fisici e tratti somatici che dal primo giorno ci sorprende, in un Paese popolato da così poco tempo e da così tante razze che potenzialmente poteva essere una polveriera ed ha invece una delle popolazioni più miti e simpatiche e tolleranti che ci sia mai capitato di incontrare. Non c'è guerra qui da decenni, e i pochi malgasci che lasciano il Paese nonostante l'estrema povertà non lo fanno scappando, ma legalmente e via aerea, tranne qualche sporadico tentativo di sbarcare a Reunion o a Comore e Mayotte, territorio francese. La popolazione, tristemente giovanissima, di uno dei cinque Paesi più poveri al mondo conosce solo la pace, e non sembra per fortuna aver voglia di imparare qualcosa di diverso. Tonga ci racconta che la rovina del Madagascar è la corruzione ai più alti livelli della politica, che blocca lo sviluppo delle infrastrutture, della scuola, dei lavori pubblici ... ci sembra una canzone fin troppo conosciuta, ed è un vero piacere scambiare impressioni con un giovane uomo così intelligente e in gamba. Pecatrici di gamberi di fiume Lasciata con un po' di rammarico la nostra bellissima imbarcazione, ci avviamo, sempre insieme a Tonga, a iniziare il percorso FACILE ai Petit Tsingy, che inizia di fronte all'imbarcadero, non prima di esserci goduti un entusiasmane, strisciante, innocuo tete a tete. Ora, che si sappia: sul percorso FACILE, un americano ottimista muore. Io che ho la testa dura ce l'ho fatta, e ancora non ho capito come, e ancora meno di me l'ha capito Paolo. Seguitemi, vi parlerò delle avventure di Si inizia con una breve passeggiata pianeggiante, che ci introduce al primo contatto con queste rocce scabre e taglienti, nate quando il Madascar era ancora unito all'Africa in seguito agli sconvolgimenti e agli scontri tra le zolle continentali. E' un ambiente unico al mondo, ed è assolutamente magnifico per il poco che ho potuto vedere io, penso che lo spettacolo che offrono i Grand Tsingy possa veramente da solo valere il viaggio in questo Paese. Il loro nome deriva dalla lingua indigena, in cui "tsingy tsingy" significa "in punta di piedi" ... non credo ci sia bisogno di spiegare il perché, neanche a chi non ha provato ad arrampicarsi, magari senza scarponcini da trekking, per entrare in questo mondo fatato. Poco a poco il sentiero si stringe, le pareti si fanno più alte e scoscese, ancora non sono preoccupata ma inizierò ben presto a farmi delle domande ... Ancora allegri e ridanciani, porelli! Accidenti alle tettone! ... ma c'è chi è messo peggio 😜 Supero un primo punto difficile: due pareti si fronteggiano, tra una e l'altra il vuoto, devo scendere appoggiando i piedoni su minuscole sporgenze sospese. Non mi piace, ma mi dico: beh, è il percorso facile, sarà l'unico punto un po' così, andiamo avanti. Dietro di me Paolo aspetta che io molli subito e torni indietro, ma per fortuna non lo so e proseguo. Poco dopo, piccola scalata. Sono rilassata. Sono molto rilassata. Sono molto rilassatissima. Sono moltissimo rilassatissima, ho detto!!! Passiamo dall'altra parte, sarà sicuramente l'ultimo punto difficile. Ancora un po' di sentiero, una piccola scaletta abbastanza comoda e ... ooooohhh! Siamo in alto sugli Tsingy, la vista toglie il fiato. Anche la strizza, ma vabbé, non stiamo troppo a sottilizzare, tanto era sicuramente l'ultimo punto difficile. Sono sempre più rilassata, e Malvagio non ride di me, mai neanche un po', nemmeno un pizzico. Da qui in poi, le trasmissioni tra i miei neuroni si interrompono, e sullo schermo lampeggia solo un cubitale, fluorescente, brillantissimo OH CAXXO, per cui altro non so dirvi 😆 Tonga si prodiga per me, e tra uno "tsingy tsingy", una mano tesa e un "mora mora" riesce a tenermi più tranquilla di quanto avrei creduto possibile, anche nei punti in cui guardando davanti a me mi sembra di aver toccato ormai l'impossibilità e di dovermi rassegnare a trascorrere quel che resta della mia misera esistenza tra rocce e ramarri, contanto sulla pietà dei turisti di passaggio per rimediare una tavoletta di cioccolato ogni tanto e non morir di fame. Non so ancora bene cosa sia successo, fatto si è che nelle due ore prescritte siamo incredibilmente fuori dal labirinto, io sono incredibilmente ancora viva e intatta, la mia reflex non ha subito danni, il mio orgoglio al momento è sotto anestetico per la fifa e le vertigini ma appena tornerò presente a me stessa esploderà un in grandioso peana autocelebrativo da far impallidire i campioni del mondo di qualsiasi disciplina inventata sulla Terra 😬 Incontriamo ancora un paio di bestiole, io mi incanto a ricambiare lo sguardo appassionato del delizioso lemuretto che mi fissa con estremo interesse, finché Tonga distrugge le mie modeste illusioni: è un lemure notturno, ha troppo caldo per restare nel suo tronco e ora sta dormendo con gli occhi sbarrati. E niente, mi devo rassegnare, la mia stagione di conquista è mestamente conclusa e sono una matura signora che ha abbondantemente passato gli anta 😜 Usciti dal parco, attraversiamo il villaggio per raggiungere Petit e ci fermiamo a chiacchierare, regalare polaroid e qualche risata con due signore e un gruppetto di bimbi festanti prima di rientrare in hotel. Lasciamo a Tonga una meritatissima mancia, gli dico che è merito (colpa?) sua se Paolo ha ancora una moglie e ... buona fortuna ragazzo, che tu possa realizzare tutti i tuoi bellissimi sogni. Sulla strada del ritorno ci accorgiamo che Petit non è del solito umore e quando gli chiediamo se è successo qualcosa ci racconta che è appena mancato un suo amico d'infanzia, che era malato da tempo, in dialisi - che faceva due volte la settimana invece delle tre necessarie perché troppo costosa per potersela permettere - e purtroppo in costante peggioramento negli ultimi mesi. Una volta di più non possiamo non pensare a quanto siamo fortunati, io per prima che ho ritrovato la gioia di vivere e sentire grazie a un intervento costosissimo e delicatissimo per cui non ho dovuto sborsare un centesimo. Non posso fare a meno di pensare che anche se è un privilegiato, il nostro autista vive una vita così vagabonda da non permettergli di vivere i momenti dolorosi e quelli lieti insieme alle persone che ama ... anche volendo, non riuscirebbe a tornare in tempo per i funerali, da Inculonia dove siamo alla capitale sono tre giorni di viaggio. Decidiamo di lasciare il pomeriggio libero a Petit, e dopo un rapido pranzo a base di patate fritte ci concediamo un pomeriggio di relax in piscina, dove per la prima volta provo l'accessorio apposito per l'impianto (anche stavoltane tengo solo uno perché qui sono terrorizzata io), e dopo trentacinque anni sento di nuovo i rumori del mondo mentre faccio il bagno. Le mie lacrime di gioia si confondono con l'acqua caldissima, ma mi sono rimaste nel cuore come un regalo meraviglioso. Anche Malvagio è molto soddisfatto! ed esterna la sua gioia rubandomi il cappello fashion. Concludiamo la giornata con un paradisiaco massaggio di mezz'ora per la principesca somma di sei euro a testa, una birretta, due chiacchiere con Elisa e Matteo, due ragazzi di Firenze che sono molto più "zaino in spalla" di noi, simpaticissimi, conosciuti ieri sera mentre aspettavamo di imbarcarci per attraversare il Manambolo e ci hanno scambiato per francesi. Tornati in stanza decido che non ho accumulato abbastanza lividi e tagli su gambe e braccia, voglio battere la me stessa che è tornata dal gorilla tracking di cinque anni fa con un elegante motivo giraffato sul 90% del corpo, e quindi metto un piede in fallo entrando in doccia e mi SCATAFROMBOLO nella medesima. Fatevi spiegare da Malvagio etimologia e significato, io vi dirò solo che fa malissimo ... dal telefono della doccia esce un'acqua dall'inquietante e polveroso colore di Eau de Manambol, per cui rinuncio a un lavaggio troppo approfondito, e ridendo con le lacrime agli occhi me ne vado a cena col mio eroe. Il micio canterino di ieri sera, ribattezzato dapprima Pavarotti e poi con un più calzante Paraculotti stasera non è qui a elemosinare, peccato, gli avrei ceduto volentieri i terrificanti scottissimi spaghetti serviti come contorno ai nostri gamberoni. Decisamente più buone le frittelle di melanzane e pesce ignoto e la torta di pane con cui la cena si conclude. E anche stasera, quando noi andiamo a letto le galline stanno ancora facendo l'aperitivo 😄
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  2. 23 Agosto 2019: Kirindy Forest Lodge - Bekopaka I rumori della notte nella Kirindy Forest... Versi di uccelli, movimenti tra le foglie, sulla terrazza, qualcosa passeggia sul tetto della nostra capanna, il buio fuori è assoluto (non c'è elettricità tra le 21:00 e le 6:00 del mattino), ma ad un certo punto, ai mille rumori della foresta si sente un TIC TIC TIC molto più familiare. Piove? Ma non siamo nella stagione asciutta? 😱 Suona la sveglia, stamattina abbiamo una passeggiata nella foresta, sempre con Ferdinand, l'appuntamento è alle 7, ci fiondiamo a colazione per le 6:30, un caffè, dell'ottimo succo, pane e marmellata e siamo pronti a partire alla scoperta della Forete Seche... Talmente tanto "seche" che la pioggia di stanotte ha lasciato ben poche tracce e evita solamente che si sollevi troppa polvere. La costa ovest del Madagascar è più desertica, in quanto gli alisei soffiano da est e le perturbazioni vengono fermate dalle catene montuose che tagliano il paese da nord a sud. Qui le piogge sono per la maggior parte stagionali, durante il nostro inverno. Oggi la nostra passeggiata parte direttamente dal Lodge, in poche centinaia di metri siamo nel fitto della foresta, guidati da Ferdinand che ci indica le varie specie di lemuri diurni che vivono qui. Ce ne sono tantissimi, non sono spaventati dall'uomo e si lasciano avvicinare senza paura. Essendo una riserva naturale, non è possibile né toccarli, né dargli da mangiare, ma non ce n'è bisogno, non sono timidi per niente! Inizialmente vediamo 2 specie di lemuri, quelli grigi e marroni, un gufo bellissimo che si riposa dopo una notte di caccia e infine, anche loro, i Sifaka, i lemuri più grandi di quest'area, molto belli, con la loro colorazione bianca e nera e la coda lunghissima. Sono agilissimi e saltano con leggiadria da un ramo all'altro, come se non avessero peso, si lanciano con tutte e 4 le zampe da un albero, ruotano in aria come un trapezista e atterrano sempre su tutte e 4 le zampe. Alle 9:30 torniamo al lodge, soddisfatti ma sudati come in una sauna... Ci avevano consigliato di indossare una maglia a maniche lunghe, visto che la foresta "seche" è piena di rami secchi e spine, ma se anche la foresta è "seche", l'umidità è altissima! Partiamo subito verso nord, su una pista sterrata, ma, dice Petit, il peggio sarà dopo! Arriviamo al primo dei fiumi da attraversare... Ci sarà un ponte, direte voi... ehm, come dire... No, ponti non ce ne sono, lo Tsibirihina è un fiume dalla portata molto variabile e durante l'anno, cambia anche il punto di approdo dei pontoni che servono ad attraversare il fiume. Come dappertutto in Mada, se c'è la possibilità di radunare più di 2 persone, nasce un piccolo mercato, con cibo, bevande e dei banchetti di ortaggi o frutta... La cosa più bella è vedere come tutto, ma proprio tutto, viene trasportato su e giù dal pontone a forza di braccia, così come tutte le manovre di attracco, i ragazzi si buttano in acqua e spingono e tirano finché non allineano il pontone alla rampa. Per chi si chiede perché arrivino solo palestrati, basta guardare per 10 minuti queste scene per capire che la loro palestra è la vita di tutti i giorni. La traversata dello Tsibirihina dura circa 40 minuti, durante la stagione delle piogge è possibile vedere anche dei coccodrilli, che però in estate vivono nelle zone più interne, vediamo gente che si lava, che lava i panni, bambini che giocano sulle sue sponde, tutti quando ci vedono abbozzano un sorriso e salutano, con il fantastico spirito di questo popolo. In una delle tante versioni del nostro giro elaborate dalla MCT, c'era la crociera sul fiume da Miandrivazo ad appunto Belo... Ne abbiamo lette tante, poteva essere una cosa molto interessante, la crociera sul fiume dura quasi 3 giorni e si passano 2 notti in bivacco e in alcuni casi si sono verificati dei problemi di sicurezza, con degli attacchi ai campi da parte di locali. Nirina ci aveva tranquillizzato, dicendo che erano casi sporadici dovuti principalmente ai mancati accordi tra equipaggi e proprietari delle zone di campeggio, ma alla fine abbiamo deciso di evitare... Finalmente arriviamo a Belo, che tra le tante cittadine attraversate è quella che mi ha dato l'impressione peggiore... è l'unica dove abbiamo trovato tanti ragazzini che chiedevano qualsiasi cosa un po' troppo insistentemente, acqua, soldi... Ci siamo fermati a mangiare al Karibo, un ristorante per turisti (con prezzi per turisti, ma sempre economici per noi) ma con un cibo eccezionale... Gamberi grossi come cosce di pollo, calamari fritti, tutto buonissimo... fuori però è pieno di ragazzini che chiedono qualcosa, dall'acqua, alle bottiglie... Uscendo, decidiamo di acquistare un paio di pacchetti di "cacà du pigeon", uno snack a base di noccioline molto diffuso... non faccio tempo ad uscire che un paio di ragazzini si azzuffano, mi strappano i sacchetti e ne versano la metà per terra... Ecco, nelle nostre 2 settimane di on the road, solo qui abbiamo visto scene del genere. Da Belo per Bekopaka bisogna viaggiare in convoglio... non solo per motivi di sicurezza, ma anche perché sulla strada non c'è niente e qualsiasi problema può diventare serio, se la macchina si ferma, non c'è niente intorno, bisogna abbandonarla e salire in macchina con qualcun altro. Per formare la carovana, ci fermiamo all'uscita di Belo e nemmeno a dirlo, ci sono banchetti, un piccolo mercato e tantissimi bambini! Uno dei banchetti vende patate dolci fritte e frittelle di pane, mi avvicino alla signora (col codazzo di ragazzini pieni di speranza) e chiedo quanto costano... "500 ciascuno" Beh, ne prendo 10, sono 5000 ariary, poco più di un euro, do la patata più grossa al bimbo più piccolo che se ne va tutto tronfio e fiero, ma poi i bimbi diventano troppi, Petit mi fa segno, gli lancio il sacchetto con le frittelle e lui, con fare autoritario, dice che se non fanno i bravi, il sacchetto se lo porta via... Ci si avvicina un malgascio, curioso per le nostre magliette e ci chiede se facciamo parte di qualche associazione no-profit; è una persona molto distinta, parla un ottimo francese e un altrettanto ottimo inglese, ci racconta un po' del suo paese, dei problemi di corruzione che come al solito, sono in alto, della mancanza di una qualsiasi forma di assistenza pubblica, sia per la sanità che per l'istruzione. Lui è la guida di un gruppo di anglofoni, credo americani, che però erano rimasti in auto. Siamo quasi pronti per partire, ma i bimbetti non demordono, ci girano intorno alla ricerca delle frittelle avanzate e uno più sveglio degli altri dice a Petit che devo prendere il resto dalla signora del banchetto... "No, ho pagato 5000Ar, le frittelle costano 500 l'una" "Eh no, le frittelle costano 500 Franchi malgasci, la vecchia valuta, e 5000 Franchi sono solo 1000 ariary, la signora ti deve 4000 ar" Ah, paracula! me volevi frega'? e invece i bimbetti sono più furbi di te!!! 😂😂😂😂😂 Torno al banchetto, chiedo alla signora se mi dovesse il resto, lei comincia a contare 4000Ar ma la fermo e le dico di non volere il resto, ma che deve darlo in frittelle ai bimbi! Oh, un'esultanza così non l'avevo vista nemmeno ad un gol della nazionale, la signora era contenta perchè ha praticamente svoltato la giornata, i bambini erano contenti perché così avevano le loro frittelle! La carovana è pronta, partiamo verso nord, ma mentre iniziamo a muoverci, ci raggiunge una bimbetta per salutarci e ci mostra tutta contenta il suo sacchetto di frittelle. Viaggiare in carovana serve a qualcosa... una delle macchine ha bucato e restiamo fermi una mezz'ora per dargli assistenza. Il viaggio è lungo e per niente confortevole, polveroso e ballonzolante, la strada fa letteralmente schifo, viene cancellata ogni anno dalla stagione delle piogge e ogni anno rinasce, seguendo il percorso di minore resistenza. Arriviamo a Bekopaka poco prima del tramonto e qui, dobbiamo attraversare il Manabolo, sempre con il solito pontone. Mentre aspettiamo il nostro turno, ci circonda il solito gruppo di ragazzini, questi hanno solo voglia di giocare e non mi tiro indietro! Tiro fuori anche la instax e regalo qualche foto prima che mi finisca la batteria... uno dei bimbi corre via felice ed è l'eroe del villaggio, mostrando a chiunque incontri la sua foto! La bimba di queste foto invece ha solo voglia di fare la bambina... la faccio volare, le faccio vedere le foto sul display della reflex, ride, gioca... Ha un problema alle gambe, non cammina bene e non è nemmeno l'unica che vedo che ha difficoltà di movimento... qualcosa che in Italia si risolverebbe con un tutore o delle scarpe ortopediche, qui diventa qualcosa che ti segna per tutta la vita. Finalmente, arriva anche il nostro turno per il battello, attraversiamo il Manabolo e in un quarto d'ora ci troviamo nel nostro hotel, doccia gigante per tirare via la polvere del giorno, passiamo 10 minuti a commentare quanto fosse sporca l'acqua dopo la doccia (ah, noi ignari...) e poi via, a festeggiare il nostro quinto anniversario! La cena prevede una soupe de poisson, calamari con patate, un dolce assolutamente dimenticabile, l'ottima THB per annaffiare tutto, una gatta paracula che fa il giro dei tavoli miagolando per farsi dare un pezzo di pesce (le patate non le mangia, la fame non è un suo problema). E per finire, un bellissimo camaleonte su un albero a bordo piscina! Buonanotte mondo! E buon anniversario n° 5, mia Pandina!!!
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  3. Giovedì 22 agosto 2019 Al risveglio trovo una bella notizia, Silvia-Bibispoon ha messo in azione tutti i suoi mezzi e contatti a Fiumicino (viva gli amici di forum, grazie Silvia 💓) e ieri sera ci aveva anticipato che la valigia sarebbe stata sul Nairobi-Tana in arrivo stanotte, e i solerti ragazzi dell'aeroporto ci hanno confermato via mail il suo arrivo. Per la seconda e ultima volta in questo viaggio oggi si parte con calma, Petit verrà a prenderci solo alle dieci, e ci godiamo un risveglio tranquillo e una colazione pantagruelica, forse la migliore della vacanza, sulla veranda vista fiume, e poi ci dedichiamo a un paio d'ore di sana pigrizia in contemplazione. Prima di lasciare l'hotel ci accordiamo con il gentilissimo proprietario perché uno dei suoi ragazzi vada a ritirare la nostra amata lontana all'aeroporto di Morondava, che ritroveremo tornando qui fra quattro giorni, e passiamo sia nel minuscolo scalo che negli uffici della piccola compagnia aerea malgascia su uno dei cui voli ci confermano essere già in viaggio la valigia. Ci fermiamo anche ad acquistare pane, formaggio e samosa per improvvisare un picnic alla Allée des Baobab, Petit ce l'ha promessa bollente ma deserta all'ora di pranzo, e ci godiamo anche qui la vita che scorre per le strade di quella che probabilmente è la cittadina più opulenta - o meno povera - che abbiamo incontrato, insieme ad Antsirabe, il turismo c'è e si vede. Il nostro ospite però ci ha raccontato che per venire a lavorare qui molti spendono un terzo del loro stipendio in trasporti, capita che ci sia chi si fa anche tre ore di taxi brousse pur di tenersi il posto, a causa delle strade in pessime condizioni e della miopia del governo che non fa nulla per investire in questo campo, cosa che oltretutto agevolerebbe il turismo. In meno di un'ora, dopo aver lasciato l'asfalto, iniziamo a incontrare i primi bellissimi giganti, e ci fermiamo subito incantati per mettere insieme i primi scatti. Poco dopo arriviamo all'inizio della Allée più famosa del Madagascar e Petit ci libera dal guinzaglio, raccomandandoci di non prendere un'insolazione e di tornare tra una mezz'oretta al visitor center per il pranzo picnic. Il caldo è pazzesco, il sole è impietoso e ... siamo praticamente soli. Aveva ragione lui, è l'ora ideale per godersi la magia e per fare tutte le foto che vogliamo senza essere costretti a uccidere nessuno 😆 Partiamo subito in estatico vagabondaggio e io mi fiondo ad abbracciare il primo baobab che incontro, mi trasmette la stessa vitale e penetrante sensazione delle Sequoie, io sono cinica, scettica, materialista, ma non posso fare a meno di pensare che sia la linfa della Madre Terra che mi parla attraverso la forza di queste enormi fragili meraviglie. Siamo ormai pressoché cotti, croccanti fuori e teneri dentro, quando torniamo al visitor center e ... sorpresa: Petit ci ha preparato e ci offre un invitantissimo pranzo a base di spiedini di zebù preparati sul momento, il cui profumo delizioso ci stordisce, e attira un tenero canuccio mendicante (inutile dire che lo faremo felice, vero?) Il mio schiavo devoto mi procura anche un buon espresso, chi più felice di me, oggi? Ristorati e rifocillati, dopo aver comprato un po' di bellissimi babobabbini di legno dagli artigiani locali, giocato con i bimbi e regalato foto e saponette, riprendiamo la strada verso la Kirindy Forest, dove dormiremo stanotte, inframmezzandola con due brevi soste, la prima al Baobab des Amoureux, quanto mai appropriata dato che domani sarà il nostro quinto anniversario (e ancora non ci crediamo, che sia già passato così tanto tempo 😃). Ma prima, un aiutino a colleghi turisti in panne! 😜 Abbracciati stretti finché avranno vita. Come noi, ma più romantici 😎 Seconda rapida sosta al Baobab Sacré, a cui ci si può avvicinare solo scalzi, ancora oggi meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera per chiedere la grazia della fertilità. Non fatico a capirlo, c'è qualcosa di possente e di magico nell'aria, la Natura qui ha compiuto un lavoro spettacolare. Al grido di "vazaha, vazaha" accorre una torma di bambinetti ... di souvenir ne abbiamo già presi un sacco prima, ma all'alimentari di stamattina avevo fatto scorta di biscotti per questa occasione, e le manine protese e i sorrisoni che ricevo in cambio mi dicono che ho fatto bene a investire 😉 Il lodge spartano e bellissimo che ci ospiterà stanotte è nel cuore della foresta, frequentata dagli inafferrabili (tsè) fossa - in malgascio si pronuncia FUSA - e da un sacco di lemuri di tutte le specie, diurne e notturne, e noi siamo qui per catturarli 😄 Come vedete non ci manca nulla, tranne la corrente nelle ore centrali della giornata e la notte. Abbiamo anche un certo numero di coinquilini, un paio di gechi e un minuscolo ragnetto che terrorizza il Malvagio Marito senza pietà. Ci sono concesse un paio d'ore di relax, che usiamo per chiacchierare, leggere, fare merenda con pane e formaggio avanzati, pigrottare un po' in veranda, leggere gli avvisi terroristici con cui siamo invitati a chiudere tutto la sera se non vogliamo fare TROPPA amicizia con qualche fossa intraprendente. Poco prima del tramonto ci avviamo alla receprion, dove troviamo un gruppetto di turisti e di guide: ciascuno ha la sua, e verremo accompagnati dai rispettivi autisti ancora più all'interno della foresta per una passeggiata alla ricerca dei lemuri notturni. Mentre aspettiamo che si faccia l'ora di partire e cerchiamo di fotografare un indisponentissimo uccelli del paradiso quando mormorii e movimenti ci fanno partire spediti in direzione della strada di accesso al lodge. Eccoli, eccoli! Gli inafferrabili fossa sono qui 😉 Somigliano vagamente a felini di taglia media, ma sono mustelidi, e si vede benissimo dal musetto che non sono parenti dei gatti di casa. La mandria di turisti che segue i loro spostamenti con continui oooohhh di meraviglia non sembra indisporli particolarmente, credo ci siano ampiamente abituati, è il biglietto che pagano per servirsi alla mensa dei dipendenti. Li sto osservando a distanza di sicurezza mentre sono appunto intenti al saccheggio nella struttura dove i ragazzi del resort consumano i pasti quando uno dei due decide che è ora di fare una passeggiata, esce dal capanno puntando nella mia direzione e poi ... punta decisamente me! Mi punta, mi punta, mi punta ... resto perplessa e paralizzata, che vuole da me sto gatto culone? Assaggiarmi vuole. Mi si avvicina, emette una specie di soffio-grugnito-ringhio e ... mi addenta lo scarponcino, lo screanzato! Presa alla sprovvista, agito il piede e il ditino, e gli ringhio a mia volta "NO! MOLLA! GIU'" esattamente come faccio con Ciopino. Preso più alla sprovvista di me, il gatto culone ci resta malissimo, mi manda signorilmente a quel paese e si allontana indignato. Maritone si preoccupa subito ... sì, si preoccupa di immortalare il fattaccio! del resto, è mica Malvagio per niente, no? Adesso ci scherzo e sul momento non mi sono quasi resa conto di cosa stesse accadendo, ma poteva sicuramente finire in modo più antipatico ... eppure ho seguito tutte le raccomandazioni, sono stata a distanza, non mi sono mossa quando si è avvicinato, non ho cercato di attirare la sua attenzione nè l'ho provocato ... Il suo compagno continua serafico a mangiare, per fortuna non è interessato ad assaggiare me. Decisamente più simpatico! Non particolarmente scossa dall'avventura, parto con Petit, Malvagio e Ferdinand, la nostra guida, alla volta della foresta ... magica, magica davvero. Abbiamo fortuna e avvistiamo tutte e tre le specie notturne che vivono qui, riusciamo persino a fare qualche foto non particolarmente riuscita, e in capo a un paio d'ore torniamo alla base sazi e soddisfatti per la bellissima serata. BUH! Ci diamo appuntamento per le 7, domattina Ferdinand ci accompagnerà alla scoperta della vita diurna. La cena, a lume tenuissimo di lampadine a basso voltaggio, è buona più di quanto mi aspettassi in un posto così lontano da tutto e così poco tecnologico. Pomodori, verdure, straccetti di zebù, bistecca di manzo con patate, ananas caldo e freddo, frutta mista, come sempre accompagnati dalla fida THB. Tornando alla nostra casetta incontriamo un malvagio che fa paura a Malvagio, poi ci chiudiamo coscienziosamente dentro l'alloggio e sprofondiamo nel buio più buio in cui mi sia mai capitata di trovarmi non appena viene staccata come ogni sera la corrente. Alle nove e poco più siamo a nanna, inizia una notte buia e rumorosa (almeno per Paolo 😆) e ... domani anniversario, tanti auguri a noi!
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