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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 17/09/2024 in tutte le aree

  1. Capisco che ormai con i social e tutto lo scibile online uno si informi ma , un mio consiglio, pensa a goderti il viaggio, come esperienza e non solo come ricerca di spot fotografici e te lo dice un’appassionata di foto dal tempo dei rullini. A volte meglio un’esperienza e un ricordo in più e una foto in meno. Altro pensiero, le varie recensioni sono prettamente soggettive. A me piace da morire un posto e a te non dice nulla. Cerca di non eliminare cose solo perché hai visto foto o letto pareri di chissà chi. Vai, goditi il viaggio e alla fine avrai la tua personale classifica di preferenze. Intanto, detto da fotoamatrice folle, non potrai essere in ogni posto con la luce giusta e non comanderai il meteo. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
    3 punti
  2. In tutto ciò, io continuo a chiedermi se in 15 giorni da San Francisco a Los Angeles (comprese) valga davvero la pena inserire due notti a Torrey in un primo viaggio, sacrificando inevitabilmente tutto il resto, comprese le occasioni di fare magari dei bei trail nei parchi che sarebbero praticamente di strada. [emoji848] Spoiler: per me no Inviato dal mio Pixel 7a utilizzando Tapatalk
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  3. @Lebon , credo sarebbe utile se ri-postassi il tuo itinerario nell'ultima versione che hai pensato. Solo l'itinerario però, senza programmazione minuto per minuto, evitiamo ulteriore confusione ché, mi pare, ce ne sia già abbastanza [emoji28]. Inviato dal mio Pixel 7a utilizzando Tapatalk
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  4. Secondo me dipende molto da quello che volete fare: molti trail/hike oppure farvi un'idea dei posti per poi pensare di tornarci approfondendo, come abbiamo fatto noi. Io starei sull'ultima seconda proposta. Il giorno 5 toglierei il Burr trail e rimarrei sulla Ut12 fino a Torrey: è molto bella, il paesaggio colpisce e si fanno un sacco di soste fotografiche. Senza il Burr trail dovreste avere il tempo di andare a Panorama Point e Sunset Point. La mattina dopo potreste fare il trail all'Hickman Bridge e andare a Fruita per poi saltare la March Desert Station. La Ut 95 è una strada molto panoramica. Noi abbiamo saltato anche il Natural Bridge National Monument. La strada che porta a Muley Point non è asfaltata ma fattibile, noi abbiamo rischiato come tanti qui sul forum. Come primo viaggio potreste non andare alla Valley of the Gods, anche questa strada è sterrata, e dedicarvi solo alla Monument Valley. E' vero che l'assicurazione non copre in caso di danni all'auto ma se non è piovuto da poco queste strade sono tutte percorribili senza grossi problemi. E' chiaro però che devi essere consapevole che l'assicurazione non paga in caso di danni provocati su uno sterrato. Se vuoi avere un'idea del percorso da Bryce a Torrey e di quello che si può vedere a Capitol Reef con la scenic drive chiusa viaggiando su strade asfaltate dai un'occhiata al diario di @bartolinovic che ha appena descritto questa giornata. Nel mio diario del 2019 vedi la Ut95 che noi abbiamo percorso in senso contrario al vostro.
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  5. perchè esiste chi non lo fa?! mi stavo perdendo questo diario! che meraviglia!!😍
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  6. Il Canyon Overlook è un sentiero veloce da fare, arrivi in fondo vedi il panorama mozzafiato, fai qualche foto e torni indietro. Nel parcheggio c'è un bel ricambio visto il tempo breve del sentiero. Noi abbiamo trovato posto in Agosto partendo presto da Las Vegas. C'era già gente che andava via. Sii speranzoso😁 Ti porterà via un'oretta, non butti la giornata.
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  7. Zion? non è che fai confusione con Yosemite? che poi ... i colori di Yosemite sono effettivamente simili a quelli delle Dolomiti, ma per il resto non c'è paragone (è il parco dove meno ho lasciato il cuore, ma è bellissimo). Zion invece non c'entra proprio nulla, né come paesaggi né come palette.
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  8. Se t'interessa di più Zion, devi partire prestissimo da Las Vegas, per me alle otto è già tardi ed essere consapevole che potrai avere difficoltà a parcheggiare, sicuramente al Visitor Centre non ci sarà posto, quindi avreste due opzioni, la prima: parcheggiare a Springdale e prendere la navetta che porta al Visitor Centre e lì prendere quella che attraversa il parco, la seconda: parcheggiare lungo la strada (sperando che il parcheggio selvaggio sia ancora tollerato) vicino alla fermata 2 o 3 della navetta del parco e poi prendere la navetta. Noi abbiamo fatto così. L'Angel's Landing richiede un permesso che si ottiene partecipando a una lotteria, tu hai già perso la data, ma si può tentare anche il giorno prima di ogni escursione. È tutto spiegato sul sito del National Park. Come ti ha detto antattack, arrivare fino allo Scout Lookout che non richiede permesso si può fare, ma la parte più bella è quella finale. Se ti interessa, trovi la descrizione nel mio diario del 2019. Se non c'è proprio la possibilità di fare L'Angel's Landing, forse potrebbe essere interessante, una volta arrivati allo Scout Lookout, proseguire sul west rim, ma non ho fatto questo trail. Inviato dal mio 2201117TY utilizzando Tapatalk
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  9. @Picard mi raccomando, non accettare consigli dagli sconosciuti
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  10. uguale noi 😁 cmq Chiara, non fa così freddo. te lo dice una che ha già il riscaldamento acceso in ufficio!😆
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  11. Bello sapere che parlare male dei francesi è uno sport praticato a tutte le latitudini [emoji16] Inviato dal mio Pixel 7a utilizzando Tapatalk
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  12. 13 agosto 2024 (Ntwentwe Pan - Maun) Alle 3 Paolo si sveglia perché gli scappa la pipì. Ovviamente scappa anche a me, ma non sono capace di far la firma con la proboscide, io [emoji3166] Ma come, non avevate il bagno? certo che ce l'avevamo ... peccato fosse a mille miglia dalla nostra camera, indicato solo da due fiochissimi lumi di candela, come quelli che fanno da porta alla nostra stanza del resto, dentro due sacchettini di carta a proteggerli dal vento. Dopo un rapido conciliabolo ci troviamo d'accordo che fa troppo freddo per andarsene a zonzo, e che i nostri gatti definirebbero il pan intero né più né meno che un'immensa lettiera, e si sa che i gatti hanno sempre ragione: lasciamo una torcetta accesa sul letto per non perderci nel nulla, ci allontaniamo di qualche decina di metri e ... fatto il misfatto! Alle 4.40 Paolo si sveglia di nuovo - non che si dorma poi così saporitamente, qua al Polo Nord, eh - e va a fare un book fotografico ad Orione a testa in giù. Orione, non Paolo, nell'emisfero australe naturalmente funziona tutto al contrario Chi mai sarebbe così scema da seguirlo al freddo e nel buio pesto per fare due foto? Ecco, appunto Non siamo molto soddisfatti, del resto le foto in notturna per me sono le meno facili, e senza nessun riferimento a fare da punto focale, l'insieme perde molto. Di questa, che ho scattato nel 2018 in Namibia, sono per esempio decisamente più contenta: Vabbé, non si può avere sempre l'albero scenografico a disposizione, ci accontentiamo di avere questo cielo di velluto trapunto di diamanti a nostra intera disposizione e dopo aver riposto i cavalletti nella jeep, ci accorgiamo che raggiungerla è stato decisamente più facile che ritrovare i nostri lettini, visto che le candele si sono ormai del tutto consumate e che nel nero totale in cui siamo avvolti non è facile tenere una direzione ... ... in qualche modo ce la facciamo e torniamo sotto i piumini finché inizia ad albeggiare, e lì ci rendiamo conto che il non aver chiuso bene i sacchi a pelo come hanno fatto gli altri per tenerci poeticamente la manina non è essere romantici, è solo onesta e sanissima gnuccaggine Non la ricorderemo come la notte più calda del nostro matrimonio, ma è stata bellissima, e abbiamo gli occhi ancora pieni di tutte le stelle del firmamento. E di sabbia, sì Non per l'ultima volta mi ritrovo a provare un enorme senso di gratitudine per questo viaggio, che ci sta regalando così tanto. Mentre facciamo colazione, più o meno alle sei, il nostro autista e l'altro ragazzo addetto alla logistica vanno all'insediamento più vicino con la jeep (e le nostre macchine fotografiche e i nostri cavalletti, argh) perché la vetustissima macchina che porta i rifornimenti ha una gomma a terra e ci serve una pompa. Non contenta, una volta rigonfiata si rifiuta di partire e ai ragazzi tocca armeggiare un po' per convincerla ... noi ci ridiamo su, tapini inconsapevoli di cosa abbia in serbo per noi la Sphiggy per il prossimo futuro, finiamo con calma la colazione e finalmente ripartiamo per il Gweta Lodge, dove arriviamo verso le dieci, dopo aver rischiato una nuova perdita oltre alle lenti da sole: stavolta è l'accendino di Paolo che cerca di suicidarsi sepolto nella sabbia. Caffè al lodge, che quando tentiamo di pagare ci viene gentilmente offerto, constatazione che un po' di puzza non ha mai ucciso nessuno eccetera quindi possiamo rinunciare alla doccia, per il momento, e partenza per Maun, il cuore del Delta. Ma prima, anche se ci porta fuori strada di qualche chilometro, andiamo a rendere omaggio all'attrazione locale: la pittoresca buffissima statuona all'hardvak, che presento resterà l'unico del viaggio. Ebbene sì, spoiler, l'oritteropo tanto sognato da Paolo in ciccia e pelo non lo vedremo neanche stavolta: tocca tornare in Africa! Ma almeno un selfie con lui ce l'abbiamo, doh! Lungo la strada incontriamo una quantità offensiva di elefanti, sento che a breve - come già a suo tempo in Namibia per le zebre - passeremo da "ooooohhh, un elefaaaaanteeeee" a "balla il tiptap? no? allora fa niente, procediamo" ... del resto il Botswana è il Paese dove vive il maggior numero di pachidermi in assoluto, e si dà da fare per non lasciarci dubbi in proposito. Uno struzzo che ci attraversa la strada! Una delle ricchezze del Botswana, oltre i diamanti, è senz'altro il bestiame. Abbiamo incontrato un'infinità di mandrie, tutte tenute benissimo, dall'aria sana e florida nonostante la siccità che imperversa ... purtroppo ogni tanto qualche capo entra a far parte del cerchio della vita prima del tempo, come questo vitellino che ora si dedica a sfamare un gruppo di avvoltoi litigiosi come non mi sarei mai aspettata. E' uno spettacolo raccapricciante, ma non nego che ha un certo fascino macabro. Maun non è come ce la aspettavamo dopo essere stati a Palapye, altra cittadina di discrete dimensioni: c'è un sacco di traffico, e pur essendo molto moderna è decisamente più Africa, sgarrupata e caotica. Siamo nel cuore del Delta, ora si comincia a fare sul serio, molto sul serio, e mentre io cerco di non pensare all'elicottero che ci aspetta domani ci fermiamo a mangiare (benissimo) al Dusty Donkey, in allegra e copiosa compagnia. Paolo si trova finalmente l'agognato kudu nel piatto, sotto forma di hamburger, io che temo - sbagliando - penuria di verdura nei prossimi giorni prendo un delizioso piattone vegetariano che fatico a finire. Passiamo la prima parte del pomeriggio dedicandoci a un paio di tappe infruttuose alla ricerca di copriocchialidasole per Paolo e del pass per i parchi che visiteremo nei prossimi giorni, ci avevano detto che a Maun è possibile acquistarlo pagando con carta di credito (non abbiamo ancora capito, anche se siamo qui da tre giorni, che con la carta di credito ci puoi pagare davvero tutto dappertutto, anche gli ingressi ai parchi che le guide proclamano solo in contanti) ma veniamo rimbalzati fino a scoprire che oggi è giorno semifestivo e nel pomeriggio lo sportello che ci serve è chiuso. Per finire ci dedichiamo al supermercato dove compriamo ogni genere di porcherie inutili e ci dimentichiamo clamorosamente dell'acqua ... una cosa ce dovevamo ricordà, una! Finalmente andiamo al B&B, che è una favola, immerso nel giardino creato dalla nonna di Sarah, la proprietaria, 55 anni fa. Abbiamo prenotato, come ultima disponibilità, la tenda lusso a bordo fiume, Sarah ci propone senza sovrapprezzo uno dei due bungalow in muratura per cui ha avuto una disdetta ma dopo aver visto la tenda ce ne siamo innamorati e decliniamo, preferendo tenerci la vista stupenda e lo charme di questa sistemazione. La mamma di Sarah, una signora bellissima dall'eleganza innata che ha voglia di chiacchierare (e con l'occasione, di parlar male dei francesi ), ci porta il sacchetto con la colazione perché domattina usciremo alle sei, in frigo abbiamo trovato latte e succhi di frutta, c'è il bollitore con the, caffè e tisane in abbondanza e ce la caveremo egregiamente. Usciamo dal retro del giardino, che dà proprio sul fiume - finalmente sta arrivando l'acqua dall'Angola, domani sera ci renderemo conto che il livello si sta già alzando - per fare qualche foto, ma tra moscerini e allarme coccodrilli decidiamo che è più saggio rientrare velocemente. A un'ora da ospizio, certamente non adatta a noi quando siamo a Roma, andiamo a cena alla Okavango Craft Brewery, e per for onore al nome ci prendiamo un flyer di ottime birre locali, oltre al pollo (fritto) all'halloumi (fritto) e all'insalata (fritt ... ah, no). Pur se friggono con un po' troppo entusiasmo per i miei gusti anche qui, si mangia decisamente meglio che in USA, si spende un quinto e ci sono anche gli elefanti: io di dubbi su dove trasferirmi proprio non ne ho, sono anche sorda e l'inferno di concerto che tengono proprio sotto la nostra tenda tutti i rospi del Botswana non mi tange neanche un po'
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  13. Buongiorno, diciamo che molto dipende da quanti saremo, se siamo così pochi direi che vada bene un pranzo, meglio che una cena...
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