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Prima che si sciolgano le nevi - Kilimanjaro 2016


ceemo

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@ceemo ti devo confessare che con questo racconto  mi hai fatto venir voglia di.....

 

no non pensarlo nemmeno....volevo dire LEGGERE  :4_joy: qualcosa sul tema, e mi sono preso questo ieri e stamattina l'ho iniziato.

 

Risultati immagini

 

Come @fraxnico...niente belle parole neppure da me...solo tanta stima e invidia

e sopratutto   ho capito una cosa molto importante

 

se mai mi dovessi chiedere" ehi vieni a fare una camminata con me ?!?! "     la mia risposta sarà...COL  CAVOLO !!!!!  ci tengo alla vita 

 

comunque :clap::clap::clap::clap::clap:

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2 ore fa, luisa53 dice:

"l'ormone" abbia potuto farsi strada spappolati come eravate

Quello "temo" non muoia mai! :D

 

1 ora fa, Arizona 71 dice:

.volevo dire LEGGERE  :4_joy: qualcosa sul tema, e mi sono preso questo ieri e stamattina l'ho iniziato.

L'everest è un altra cosa, neanche lontanamente paragonabile a quello che ho fatto io. Ammetto di averci pensato, ma immediatamente poi penso che ci tengo alla vita, visto che là le probabilità di morire sono attorno al 10% e così cambio idea.

Aria Sottile è un bel libro, ma ha molte cose un pò "romanzate". Se ti piacerà ti invito a leggere successivamente "Everest 1996" scritto come replica da Bukureev Anatoly, grandissimo alpinista che prese parte alla spedizione.

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19/02/2016 Mweka Camp – Mweka Gate (1641) – auto – Arusha (hotel)

 

Apro gli occhi e cerco di capire dove sono. Per qualche secondo sono un po' disorientato perchè non trovo i riferimenti e non capisco dove sono. La stanchezza di ieri mi ha fatto dormire molto profondamente, sognare cose abitudianrie e casalingue e ora rimango un po' stranito nello svegliarmi in tenda. Ma passa subito.

Fuori c'è già chiaro e cerco di capire dai rumori se piove ancora. Stanotte ha fatto sicuramente un paio di scrosci che mi hanno svegliato. Ora c'è un po' di gocciolio ma sono solo le gocce che cascano dalla pianta sopra di noi sulla tenda. C'è anche un gran baccano in lontananza di gente che parla, urla, canta. Corrado è già sveglio come pure Andrea. La temperatura è fresca ma non troppo e e in tenda si sta bene e una volta usciti dal letto cominciamo a sistemare i nostri zaini per l'ultima parte del trekking. Poco dopoAgostino ci avvisa che ci ha preparato dell'acqua per lavarci e che la colazione sarà pronta a minuti.

Ci laviamo e facciamo colazione da Andrea. L'ultima in tenda. Non mi mancherà di sicuro. Fuori c'è un gran paltano e cerchiamo di portarlo in tenda ma è complicato e un po' ci sporchiamo. Pazienza, visto che ormai ci manca poco. Ci sistemiamo velocemente e nel frattempo Zuma viene a comunicarci che di li a poco il gruppo con lui le guide e i portatori ci farà una specie di festa. Cantandoci le canzoni del Kilimanjaro. E con l'occasione gli consegneremo le mancie in dollari a lui e a tutti i portatori. E' prassi da queste parti lasciare la mancia a fine dell'escursione, ma in rete avevo trovato pareri e valori discordanti su queste. Alla fine ho chiesto a Zuma e lui ci ha comunicato gli importi da lui consigliati. Io li hoseguiti con qualche piccolo ritocco. Alla fine diamo come mancia complessiva del gruppo 80 $ a portatore (4) 90 $ ad Agostino e Abu, 120 $ al cuoco, 160 a Philippe, e 230 a Zuma.

Si radunano di fronte a noi e cominciano a cantare canzoni che dopo una settimana abbiamo orecchiato anche noi e le sentiamo anche un po' nostre. Tra una canzone e l'altra Zuma si ferma e comunica le mancie e tutti sembrano davvero soddisfatti. Bene così.

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Canti e balli

 

Questo è il video di tutto lo "show". Il volume è basso ma alzando un pò si sente.

 

Sapevo questa parte dei balli e canti di festeggiamento e dal vederli in rete li trovavo un po' finti e turistici. In realtà per noi sono stati davvero coinvolgenti ed è stato un momento particolarmente apprezzato.

Dopo il “rito” andiamo alle tende, ormai quasi smontate e ci carichiamo gli zaini e comiciamo la discesa. Oggi il passo è bello spedito e non ci sono difficoltà di nessun tipo. Il sentiero è sempre bello largo e corre per tutto il tempo all'interno della foresta tropicale sempre più fitta e rigogliosa. E' davvero una bella passeggiata.

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Nella foresta

 

Scorgiamo un po' di scimmie che si mimetizzano tra i rami, qualche fiore particolare, un sacco di uccelli, e tanta gente, che ci sorpassa o che sorpassiamo. Dopo circa due ore di cammino il sentiero si trasforma in una sterrata carrozzabile che serve per le auto di soccorso e di rifornimento per i campi più alti. Qui incrociamo gente che scende anche da altri versanti e si scambia qualche parere con gli altri. Quasi tutti hanno un aria felice e rilassata. E pensare che 24 ore fa la maggior parte delle persone che incontravo aveva una faccia distrutta dalla fatica. Che cambiamento.

Dopo circa 3 ore, verso le 11.30 arriviamo con soddisfazione al Mweka gate, cancello di uscita dal parco nazionale del Kilimanjaro. Dopo 8 giorni ritroviamo un po' di cose a cui ci eravamo disabituati. Facciamo un paio di foto al cartello di uscita dal parco e ci abbracciamo con Zuma e Philippe. Dopodichè andiamo verso la stazione dei ranger.

 

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A destinazione

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Appena superato la soglia del cancello, ci troviamo tra centinaia di persone, portatori e guide più che altro, che ballano e cantano in maniera chiassosa ma divertente, bloccando il denso e intenso traffico veicolare che viene a recuperare le persone che scendono.

 

Gente danzante

 

Alla stazione dei ranger c'è un po' di fila, molta di più del solito, visto che qui confluiscono ben 5 delle “route” del Kili e di conseguenza attendiamo un po' prima di apporre la nostra ultima firma ufficiale. In fila facciamo la conoscenza di un altro italiano dietro di noi, che è salito da solo con la guida. Ci scambiamo un po' di impressioni fino al nostro turno. Ci segue Philippe, che prima di noi indica al ranger che noi abbiamo raggiunto Uhuru peak. Qui infatti a chi ha raggiunto la cima viene consegnato un diploma certificante l'avvenuta scalata. La scalata viene considerata valida anche se si raggiunge Stella point o Gilman point, due punti di accesso al cratere, più bassi di uhuru di circa 150 metri. Chi invece non ha raggiunto la cima firma su un registro diverso.

Con piacere firmo mettendo vicino al mio nome Uhuru, e controllo per curiosità quante persone hanno raggiunto la cima con me. E con sorpresa noto che la maggior parte delle persone si sono fermate a Stella point. Circa 100 persone hanno raggiunto Uhuru con me.

 

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Firme

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La coda per le firme

Firmiamo soddisfatti e andiamo allo spiazzo in cerca della nostra jeep. Qui troviamo John, dell'agenzia, burbero elemento, un po' strano che parla un po' di italiano. Saliamo in auto noi tre con John e Philippe, e senza portatori. Li salutiamo velocemente e un po' mi dispiace lasciare questo gruppo che solo con qualche sorriso e senza riuscire bene a comunicare si era abbastanza saldato.

 

Percorriamo una sterrata un po' sobbalzante e dopo solo una mezzoretta ci fermiamo in un negozietto su indicazione di Zuma. Gli avevo chiesto io se esisteva un pòsto dove comprare qualche souvenir del kili, un po' dubbioso. In realtà c'è pieno di questi negozietti. Questa è, quasi ovviamente, una trappola per turisti, con un sacco di materiale su kilimanjaro e africa in generale di medio scarsa qualità con prezzi cari. Ma noi siamo un po' accecati e vogliamo acquistare i nostri ricordi e non ci facciamo troppo caso. Andrea è l'unico che riesce a contenersi, mentre io e soprattutto Corrado spendiamo parecchi soldi in gingilli di dubbio qualità. Io prendo una maglia che al ritorno a casa perderà due taglie al primo lavaggio. Tra l'altro non proviamo quasi neanche a trattare fino a quasi alla fine quando Corrado rinuncia ad un presunto dente di leone, e il secondo dopo il negoziante glielo rioffre a meno della metà del prezzo. Io, che avevo già pagato mi lamento un po' e riesco a spuntare sopra il conto una piantina del kili e una bandana. Magra consolazione.

 

Riprendiamo la nostra strada ritrovando di li a poco le strade asfaltate. Passiamo prima il piccolo villaggio di Mweka e poi arriviamo a Moshi, una delle città principali di questa zona, decisamente meno caotica di Arusha. Zuma ci dice che per festeggiare andremo a pranzare in un locale dove fanno dell'ottima carne grigliata. Dopo circa un ora di strada arriviamo in questo ristorante. Sicuramente sopra la media tanzaniana come locale ma sempre un po' frugale e strano ai nostri occhi. Ci laviamo le mani in una specie di lavandino improvvisato, e ordiniamo da bere mentre per il mangiare ci pensa Zuma, che ci sorride dicendo “Barbecue!”. Ecco il concetto di barbecue è un po' diverso dai nostri. Ci arrivano due vassoi pieni di carne di manzo e di pollo e due ciotole di salsina. Il tutto da mangiare così, con le mani. La carne comunque è molto buona e saporita, accompagnata da una birra “kilimanjaro” per festeggiare. Un piacevole pranzo.

Riprendiamo la marcia verso Arusha, distante un paio di ore di auto, e lungo la marcia lungo la strada incrociamo la solita moltitudine di persone che camminano. C'è veramente di tutto in questo strano mix di culture africane. I vari villaggetti che incrociamo hanno quasi tutti le case colorate con i nomi e i colori di qualche marchio famoso come Coca Cola, Pepsi o Vodafone. John ci spiega che i proprietari accettando di pitturare la loro casa ricevono una piccola ricompensa. Un modo diverso di fare pubblicità. E un po' triste.

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Case sponsor

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Verso arusha

 

Arriviamo ad Arusha in pieno pomeriggio che ci accoglie con suo solito traffico caotico e disordinato. Arriviamo in hotel e salutiamo molto affettuosamente Zuma e Philip, nostri compagni di avventura che in pochi giorni sono diventati amici. Grazie davvero a loro.

Con John ci diamo appuntamento all'indomani alle 8 davanti alla hall per andare a visitare Ngorogoro.

Facciamo check in all'Impala Hotel, lo stesso che ci ha accolti all'andata e recuperiamo le poche cose che avevamo lasciato in custodia. Il pacco è stato aperto e malcustodito, ma per c'è tutto. Per fortuna non abbiamo lasciato niente di valore.

Ci viene assegnata la stessa camera e ci buttiamo subito a letto a riposare qualche ora. Siamo tutti stanchi e provati. E con gioia ritroviamo il comfort di un materasso.

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In camera

Dopo un paio d'ora io esco in un vicino market per comprarmi uno spazzolino per denti. E tornato in camera mi faccio una doccia. Le mie ascelle dopo una settimana di sudore e abiti tecnici hanno un odoro improponibile. Dopo la doccia le annuso e... cavolo puzzano ancora!! Quindi seconda doccia, vigorosissima pulita con sapone e disinfettante e la puzza, un po' scompare.

Nel frattempo il mio intestino è un po' in fermento, e sono solo le prime avvertenze di Montezuma che mi verrà a trovare nelle prossime ore.

Arrivata ora di cena dobbiamo scegliere uno dei 4 ristoranti dell'Impala. Io vorrei provare il ristorante Continentale, ma Corrado ha una gran voglia di pizza e birre e così cedo alle sue insistenze e andiamo a mangiare la “famosa” pizza di Arusha!

Io e Corrado prendiamo due margherite, mentre Andrea si butta su una pizza con ingredienti improbabili, accompagnate da due Kilimanjaro beer e altre birre locali.

La qualità della pizza è mediocre, ma abbiamo fame, e il solo mettere sotto i denti qualcosa di diverso dagli ultimi giorni ci fa felici.

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Pizza di Tanzania

 

Dopo cena torniamo in camera, la mia parte di stanza è già una schifezza con cose ovunque. Sistemo un po' e andiamo a letto. Finisce qua la parte più avventurosa del viaggio, ma domani il parco nazionale di Ngorogoro saprà davvero sorprenderci.

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20/02/2016 Arusha – Ngorongoro (Lodge)

 

La prima notte notte su un vero materasso dopo un bel po' di tempo è, paradossalmente, la peggiore. Passo gran parte del tempo a rotolarmi per fastidi all'intestino, con un paio di escursioni per evacuazione forzate. Alla mattina perciò sono un po' sfatto. Prendo un paio di pastiglie per la dissenteria pensando sia un caso isolato. ( in realtà alcuni mesi dopo scoprirò di essermi portato a casa dei parassiti che ogni decina di giorni si facevano sentire). Gli altri stanno bene e sono rilassati. Andiamo a fare colazione nell'hotel mescolando un po' di ingredienti internazionali ( fette biscottate, the biscotti) con altri locali come banane, piadine di farina di banane e grano e una specie di salsa agrodolce. Non ci sono moltissime persone in hotel e ovviamente tutte straniere, e tutte pronte a qualche escursione. Dopo colazione si ritorna in camera. Io devo risistemare i miei zaini che sembrano esplosi, facendoci stare pure i souvenir. Gioco un po' a tetris, ma riesco a farci stare tutto bene e alle 6,30 siamo hall dell'Impala Hotel per il checkout. Sinceramente non lo rimpiagerò affatto. In perfetto orario arriva John con la jeep, che ci spiega che per arrivare al cratere di Ngorongoro ci vorranno circa 4 ore.

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Checkout

 

Arusha già a quest'ora del mattino è già bella caotica e disordinata, ma non fastidiosa come in orario di punta. Usciti dalla città cominciamo subito ad incrociare posti di blocco della polizia, che però ci lasciano sempre passare. John ci spiega che buona parte dei poliziotti sono corrotti e chiedono il pizzo ai passanti. Noi siamo su una jeep di una agenzia quindi non corriamo il rischi di essere fermati.

La prima parte del viaggio prosegue su zone poco abitate ma non selvagge e un po' noiose e anonime. Poi svoltiamo a sinistra su una strada secondaria e mano a mano lo scenario si fa più interessante dal punto di vista paesaggistico attraversando paesini che adesso si sanno davvero di Africa, con la consuete moltitudine di persone che si muove a piedi.

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Attraversiamo la Rift Valley, una lunghissima vallata di 6000 km che va dal medioriente asiatico al Mozambico e che qui è larga qualce centinaia di metri, e che non ci appare così spettacolare.

Dopo circa 3 ore di viaggio John ci “obbliga” ad una sosta in un negozio di souvenir molto occidentale. Più tardi ci spiegherà che la sosta in questi posti è obbligata dall'agenzia che impone agli autisti di fermarsi in questi negozi fintissimi. Noi giriamo un po' per gli scaffali guardando qua e la. C'è davvero di tutto, dal vestiario alle statue alte metri e metri. Io non ho moltissimi soldi residui e neanche troppa voglia di acquistare e compro giusto un pacco di caffè e due piccoli soprammobili. Andrea prende un fintissimo cd di suoni del Kilimanjaro che mai ascolteremo in quando completamente distrutto, mentre Corrado si informa per l'acquisto di alcuni minerali locali. Mi chiede di tradurgli la richiesta economica, che per 4 sassolini di dubbio valore e una pietra di malachite arriva a 470 $. Cifra improponibile. Corrado dice che non li ha e proviamo ad andarcene, ma i venditori incalliti ci seguono e ci chiedono quanto abbiamo. Corrado guarda ed ha 70$. Bene il prezzo è fissato e dopo un po' di finta ritrosia ci vendono le pietre ad un prezzo di quasi 10 volte inferiore alla prima richiesta. Follia!!

Usciamo un po' scocciati dal negozio ed in un altra oretta arriviamo all'ingresso del parco di Ngorongoro incrociando subito un branco di babbuini che si crogiulano al sole.

Il cratere di Ngorongoro si trova a 2.200 metri sul livello del mare, misura oltre 16 chilometri di diametro e occupa in totale un'area di circa 265 chilometri quadrati. Si tratta della più grande caldera intatta del mondo. Nel cratere la concentrazione di fauna è impressionante: si calcola che sia abitato da oltre 25000 animali di grossa taglia.

John va nella casetta dei ranger per le registrazioni e per pagare i permessi, mentre noi attendiamo nel parcheggio sulla jeep assieme ad altre centinaia di persone pronte ad esplorare il parco.

 

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Babbuini in ingresso

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La nostra guida resta via più di mezz'ora in cui noi inganniamo l'attesa girando per il piccolo negozzietto di ingresso, quando torna finalmente saliamo a bordo della nostra jeep ed entriamo nel parco. Percorriamo una strada sterrata che si inerpica per un po' nella foresta ma dopo solo 5 minuti facciamo la prima sosta su una terrazza panoramica sul bordo del cratere. Ci sono un po' di nuvole basse e la luce non è delle migliori ma comunque la vista sul cratere è bella e ne fa apprezzare l'immensità. Con un po' di attenzione si riescono anche a scorgere gli animali in fondo al cratere.

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Riprendiamo l'auto e dopo una decina di minuti di bordo cratere prendiamo una strada che scende lentamente nel cratere. I primi animali che scorgiamo sono inaspettatamente delle mucche. Siamo infatti in una zona dove viene consentito ai Masai di vivere e di allevare le mucche. John ci dice che prima di scendere nella caldera andremo a vedere un villaggio Masai che raggiungiamo velocemente.

 

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Qui scendiamo e veniamo accolti dai ragazzi del villaggio accompagnati dalle donne. Il figlio del capovillaggio parla con John e poi si avvicina a me e con un buon inglese ci spiega che per visitare il villaggio dobbiamo pagare 75 $.

Io lancio uno sguardo di fuoco a john ( più tardi avrò una discussione con lui chiedendogli di essere più onesto con noi) e comincio a trattare con il giovane masai. Abbiamo in totale 50 $ in tre quindi non se ne parla di 75. Riusciamo a contrattare fino a 40 che consegnamo alla moglie del capovillaggio che evidentemente è il capo. Raggiunto l'accordo il giovane ci spiega che il capovillaggio con metà degli uomini sono fuori a caccia o ad allevare. E che loro ci faranno vedere come vivono ancora oggi i masai. Mentre le donne cantano i ragazzi si esibiscono in un ballo e ci accompagnano poi all'interno del villaggio fatto di piccole capanne di sterco. Qui si esibiscono in una gara di salti, la “specialità” dei masai, in cui si cimentano pure Corrado e Andrea.

 

 

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Io con il figlio del capovillaggio

 

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Gara di salti

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Andrea vs Masai

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Poi ci dividono e ci portano a visitare le capanne spiegandoci all'interno la loro vita e la loro giornata base. Interessante è sapere che si nutrono solo di carne latte e sangue e che non mangiano verdure. Ragione per cui sono consapevoli che la loro vita difficilmente superarà i 40. Il racconto è un po' costruito ma comunque affascinante.

Ci portano poi al centro del villaggio dove ci chiedono di comprare qualche monile di loro produzione. Io avanzo 10 $ dalla capa e quindi riesco a farmi dare al posto di quelli qualche oggettino.

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Capanne di cacca

Quindi ci spostiamo all'esterno verso la scuola, piena di bambini. Questa per me è davvero una sorpresa ed è una delle parti più emozionanti della giornata e di tutto il viaggio. Tutti i bambini sono sporchi, malvestiti e pieni di mosche ma sono tutti molto sorridenti e giocosi. Prima assieme alla maestra ci mostrano contenti e urlanti quello che stanno studiando, e poi ci saltano praticamente addosso. Io che sono un dolcione ovviamente ho gli occhi a cuore.

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bimbi studianti

 

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Bambini felici grandi assieme a bambini felici piccoli (foto preferita del viaggio)

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Gli doniamo alcune penne che ci eravamo portati e io do alla maestra 10 € in una cassa che (speriamo) è dedicata ad un fondo per fare studiare i giovani masai. Faccio alcune foto coi bambini che mi chiedono di giocare e disegnare con loro, ma dopo pochi minuti dobbiamo andare.

Salutiamo i bambini i giovani masai e ritorniamo da john sulla jeep, mentre altri turisti si avvicinano al villaggio. Probabilmente gran parte di quello che abbiamo visto è finto o preparato, ma il sorriso dei bambini era autentico ed è la cosa che ho apprezzato di più della visita.

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Saluti masai

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di nuovo in marcia

Scendiamo rapidamente nel cratere e cominciano ad apparire quello per cui questo posto è famoso e cioè decine e decine e decine di animali quasi in ogni direzione. Cominciamo con tantissime zebre, gnu e uccelli di ogni genere e colore. La cosa è veramente sorprendente. John ci spiega un po' la storia del cratere dicendoci che probabilmente vedremo quasi tutti i tipi di animali, visto che è una giornata bella ma non caldissima. Qui l'affollamento faunistico è così elevato perchè ogni specie ha una disponibilità alimentare spropositata e non hanno la necessità di spostarsi per procacciarsi il cibo. E' una specie di zoo naturale. Incrociamo iene, bufali antilopi e gazzelle e dopo qualche km i nostri primi leoni.

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Zebre porno

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Pumba

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Primi leoni amoreggianti

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John ci spiega che i leoni sono nel periodo dell'accoppiamento ed i maschi non fanno altro che dormire e fare sesso ogni 25 minuti. Si ogni 25 minuti!!! Alla notizia noi ridiamo invidiosi ma john ci spiega che il rapporto dei leoni dura al massimo un paio di secondi quindi c'è poco da invidiare. Vediamo il nostro primo rapporto :D:D dopodichè proseguiamo. Ci sono decine di 4x4 nella caldera ma è così grande che si disperdono molto e sembra di essere da soli. Si trovano gruppi di auto solo dove ci sono leoni in pratica. Ed infatti poco più avanti dove c'è un gruppo di auto troviamo due leonesse sulla strada.

Sono vicinissime e riusciamo ad osservarle e fotografarle molto bene. Io, in accordo con john metto fuori dal finestrino il teleobbiettivo, restano dentro l'auto emi prendo una scodata da parte di una leonessa che mi fa letteralmente sbiancare.

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Futuro pasto

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Rino incazzoso

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foto prima della scodata

 

Dopo un paio di ore di avvistamenti continui andiamo nell'unica zona del parco dove è concesso smontare dall'auto perchè sorvegliata dai ranger. Qui mangiamo il pasto offerto dall'ormai consueto lunch box, avvistiamo anche qui numerosi stranissimi uccelli e gli ippopotami nel lago di fronte a noi e proseguiamo.

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Ci ritroviamo di nuovo vicino ad un numeroso branco di leoni. Dove il maschio dominante fa sfoggio delle sue doti amatorie mentre i cuccioli giocano e sbadigliano sul prato. Davvero uno spettacolo meraviglioso.

Nel frattempo in varie zone della caldera il cielo si è annuvolato e in lontananza si vedono qua e la copiosi temporali. Noi, quasi per caso riusciamo ad evitarli continuando a vedere animali di qualsiasi genere, incontrando anche elefanti, prima in lontananza e poi da molto vicino.Bellissimo.

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Affollamenti

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Cuccioli

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Grande ( e veloce) amatore

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Dopo 5 ore nel cratere dobbiamo ahime uscire, e risaliamo lungo una stretta e ripidisima stradina piastrellata che in pochi minuti ci porta sul bordo del cratere. Abbiamo visto quasi tutte le specie animali presenti, mancando solo leopardo e ghepardo. Direi che per una sola giornata di visita siamo ampiamente soddisfatti. Usciamo dal parco ed una ventina di minuti raggiungiamo il nostro lodge, L'octagon safari lodge a Karatu. Karatu è un piccolo e disordinato paesino africano composto quasi solo da piccole baracche. L'octagon invece è un lodge meraviglioso, composto da piccole casette inserite in una splendido giardino tropicale curatissimo. Forse il più bel lodge dove io sia mai stato. Certo cozza un po' con la povertà al di fuori del recinto. Prendiamo possesso della nostra casetta bellissima, addobbata con statue e sculture locali. Io purtroppo dopo aver tenuto botta tutto il giorno ho un nuovo crollo intestinale, e passo una serata non piacevolissima.

Siamo gli unici clienti del lodge, e ci viene servita una cena veramente deliziosa.

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Dopo cena chiaccheriamo un po' sulle impressioni del parco. A me è piaciuto molto tanto che fantastico su un futuro viaggio da queste parti inserendo anche il Serengeti. Siamo però stanchi e domani ci aspetta un lungo trasferimento fino all'aeroporto e dopo un viaggio intercontinentale. Quindi andiamo a letto presto per recuperare in parte le energie.


 

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