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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 27/02/2020 in tutte le aree

  1. ............................................Siamo sul lago, praticamente con un piede in acqua o quasi; camminiamo. Vedo alcuni pescatori e soprattutto alcune donne con dei ragazzi impegnati tutti a pulire ed a liberare le reti, raccogliendo ancora qualche pesce rimasto intrappolato Quello che anche adesso abbiamo davanti è l’espressione di quello che succede quotidianamente, 365 giorni l’anno, sempre, con qualsiasi tempo e qualunque condizione. Attraversiamo insieme il “ristorante”. E’ la zona dove ci sono i piccoli tavolini ed i banchi di assaggio. L’amico rasta insiste, mi avvicina ad alcune persone che evidentemente conosce e che sono impegnate a mangiare e bere. Mi fa sedere qualche secondo con loro, più per una foto che altro. Nonostante le numerose remore non posso proprio esimermi dall' assaggiare due pezzi di filetto crudo, innaffiato con la salsa che la mia guida mi offre direttamente dalle sue mani. slurp slurp slurp Un bel boccone! Speriamo bene; il gusto comunque è buono, piccante al punto giusto. Invece rinuncio alla birra consigliata. Non sfidiamo oltre la sorte!!!!! Mi sto divertendo da matti.🤣 Cele mi guarda come fossi un alieno votato al suicidio. Nur sorride. L’ambiente mi piace, proprio per la ricchezza della semplicità! Ci spostiamo insieme di pochi passi, in un'altra zona sempre molto particolare: qui alcune donne, per lo più si tratta di persone anziane, cucinano la zuppa in grossi calderoni. Camminiamo nel fango, tra il fumo delle cucine, odori e sapori forti e non solo per il piccante dei cibi, tra le pozze d’acqua ed i piccoli ambienti che dovrebbero o vorrebbero essere delle camere riservate per mangiare. Anche questo colpisce forte lo stomaco e anche per questo rinuncio alla offerta di un nuovo assaggio. Sarebbe davvero troppo. Però sono contentissimo di questa esperienza. Salutiamo con molto casino e calore la nostra guida rasta. Nel baillame del parcheggio Mule riesce a venirci incontro, saliamo a bordo e partiamo direttamente verso nord, costeggiando l'area dei laghi. Richiedo ancora a Nur se è possibile saperne di più su queste manifestazioni, Le Fiche, di questa etnia alquanto poco socievole. E’ l’unica cosa che so. Ma forse per questo non riesco ad avere alcuna risposta concreta. Tutto sul vago. Tra di noi ed in bagagliaio abbiamo la frutta che abbiamo comprato e sarebbe il caso di mangiarla per pranzo o comunque in tarda mattinata, da qualche parte all’interno del Parco, dove stiamo ora andando, magari come picnic nel percorso tra i laghi di Abjattah e di Shalla. Fa tanto caldo. ATTENZIONE A CHI INTERESSA EVENTUALMENTE Con il senno di poi e visto il caldo sarebbe stato decisamente opportuno cambiare tempistica ed orari. Avremmo ora dovuto direttamente andare subito al Sabana Lodge sul lago Langano e rientrare poi nel Parco tra i laghi nel pomeriggio, nelle ore meno calde e forse con i colori più consoni del tramonto. Ma le guide hanno scelto un programma per noi diverso. L’unico vantaggio è che ora siamo solo noi, poi un’auto ci raggiunge, ma subito “scompare”. Entriamo nel Parco di Abjattah e di Shalla. Ad uno “sgabbiotto” facciamo i tickets e sale con noi una nuova guida per il parco. Ovunque si vada o si entri bisogna prendere una persona che ti guidi all’interno. Non è possibile andare da soli. La vegetazione è completamente cambiata rispetto ai giorni precedenti. Al verde della natura che ci ha accompagnato fino a ieri, si contrappongono ora terreni aridi sui quali crescono grandi acacie. Splendide con i loro meravigliosi profili. All'entrata subito ci accoglie un gruppo di faraone e poi tantissimi uccelli che ci volano intorno cinguettando, nonostante l'ora particolarmente calda e l'elevata temperatura. E’ un frastuono. E’ tutto spaventosamente arido, brullo e fa caldo. Facciamo in auto poche centinaia di metri e scendiamo subito. Seguiamo e cerchiamo di raggiungere 2 gazzelle o dik dik mentre sopra di noi, sui rami, saltano tucani ed altri uccelli. La guida ci indica nomi e “cognomi”, ma non me ne ricordo uno, neppure per sbaglio, a parte l’iris verde, ma questo è facile. Siamo proprio sopra i due laghi, completamente diversi nelle loro caratteristiche: uno è molto profondo e rappresenta la caldera vulcanica. L'altro ha invece una profondità di appena 18 metri. Poi continuiamo di nuovo camminando e facendo brevi tratti in auto; posteggiamo e andiamo incontro ad altre gazzelle con le lunghe corna: pascolano, poi scappano, poi ritornano. Cerchiamo di avvicinarci quasi con passo felpato, mi sembra di essere un Sioux. Poi ancora in Toyota per qualche centinaio di metri ed ecco un grande struzzo che bruca e poi mi guarda molto intensamente. Bello, è molto elegante nella sua completa indifferenza; continua poi imperterrito a mangiare e invece noi proseguiamo con ancora un po' di sterrato a piedi è ancora in auto. Arriviamo ad un belvedere, il classico viewpoint e dall'alto possiamo vedere la ampiezza e le diverse caratteristiche dei laghi. Le foto ci stanno, nonostante la foschia. Anche qui foto con bambini che spuntano come sempre dal nulla. Un ragazzo vende dei piccoli oggetti fatti a mano. La fattura è quella che è, ma compriamo un mini tucano in legno per farlo felice. E’ molto orgoglioso. Bello. In auto ora scendiamo lungo il percorso sconnesso e poi giù fino al lago. Alcuni fenicotteri sembrano attendere proprio noi. Non sono molti, ma i flamingo sono sempre una bella sorpresa Ed ora davanti a noi alcuni asini pascolano tra pozze di acqua bollente. Ora una mandria di zebù mi viene proprio incontro e mi attornia muggendo forte. Sono immobile. Ancora tante Acacie spettacolari nella forma dei tronchi e nel loro ampio cappello. Siamo sempre a piedi e raggiungiamo le sorgenti termali dove l'acqua sgorga a 93 ° dalle buche del sottosuolo. Salgono sbuffi di fumo e di calore. Di nuovo inseguiamo o proviamo ad avvicinarci ai fenicotteri che lentamente si stanno spostando. Il caldo comincia a condizionarci. Sono le 13:20; decidiamo di risalire, ma solo per fermarci poco dopo all'ombra di grosso cespuglio. Scendiamo ed apriamo il bagagliaio come fosse un tavolo; raccolgo una grossa pietra che spero possa aiutare Cele. E’ impegnata come chef a spelare, tagliare e svuotare gli avocadi, forse già troppo maturi. Prepara le papaya e in parte gli ananas; ne assaggiamo un po' velocemente e voracemente ed anche Mule ne approfitta come la guida indigena. Al solito Nur digiuna: disdegna la frutta, ma fa almeno da cameriere. Siamo in un posto impervio, invisibile e solitario, ma non si sa come passano improvvisamente alcuni bambini; assomigliano a dei pastorelli di un presepe. Sgranano gli occhi; sono in quattro ed abbiamo ancora giusto 4 banane che do loro e che divorano. Mi guardano come per ringraziare, si defilano in modo riservato, quasi educati nella loro assurdità, come per scusarsi di avere disturbato il nostro frugale aperitivo di frutta. La amuchina poi ci “salva” e ci permette di pulire le mani, particolarmente attaccaticce. Ripartiamo attraversando ancora questa vegetazione inospitale, ma splendida. Usciamo dal parco da soli, come lo siamo stati per tutto il tempo che abbiamo trascorso qui all’interno. Altro privilegio questo, di poter essere soli e di riuscire a gustare a pieno queste esperienze.
    1 punto
  2. Insomma è durata poco. Per fortuna ci siamo fatti ben tre notti lo scorso anno, un hotel favoloso.
    1 punto
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