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alberto tao

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Viaggiatore (6/11)

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Reputazione Forum

  1. alberto tao

    Raduno 2024...

    noi abbiamo sempre sperato di partecipare ma non siamo mai riusciti e vorremmo esservi assolutamente per portare almeno del buon cibo ad Ale😍 so che le manca
  2. Improvviso ecco che i nonni servono assolutamente e proprio sabato e domenica. Lo sapevo già da qualche settimana Ci ho provato Nulla. Un battesimo di amici e le bimbe dai nonni...... Per favore Daiiii Si può dire di no???? Ci ho pensato Ma la nonna è intervenuta minacciosa ed allora Buon divertimento Inviato dal mio MAR-LX1A utilizzando Tapatalk
  3. no scusa in meet the team c'è sempre lui relativamente al sito che TU hai indicato quello che ti ho riportato io è un operator che si appoggia a loro
  4. nella foto del sito non c'è Costantino, m,a quello a destra era una delle nostre guide allora. le altre persone non le ho mai viste Costantino è quello con la maglietta verde al primo MORE VIDEOS che c'è più sotto in ABOUT US https://www.corat.travel/corat/portfolio-item/destination-jungle/ ho trovato sue indicazioni qui
  5. Si tratta di una agenzia di Costantino Tessarin , allora molto valida che lavorava di supporto a Il Tucano e altri tour operator. Io lo ho conosciuto a Padova in quanto veniva allora spesso in Veneto perchè di Rovigo o Adria. Ripeto lo ho poi sentito nel 2017 perchè volevo fare con lui la Tanzania, ma non si è concretizzato nulla, ma solo perchè ho rinunciato quasi subito. Da allora nulla, ma ti posso dire ditta seria, auto validissime, guide ottime e grande disponibilità anche per le varie soluzioni sia ricettive sia alternative, anche al di fuori di quello che allora proponevano i tour operator. D'altra parte ho sempre preferito appoggiarmi ad operatori locali o arrangiarmi da solo. in questo omento non ho precisi recapiti buon viaggio. UGANDA SPLENDIDA
  6. alberto tao

    Southwest 2024

    La cosa di tombstone che ricordo con il sorriso sono le 4 birre che ci hanno lanciato sul bancone e che poi ci siamo bevute guardando la strada con gli occhi socchiusi pensando All OK Corral Inviato dal mio MAR-LX1A utilizzando Tapatalk
  7. alberto tao

    Southwest 2024

    io lo ho fatto ancora nel 2011 e credo allora di essere stato tra i primissimi se non il primo del forum ad avere la fortuna di trovarlo...trovi notizie del mio diario qui sotto in calce ma c'è di sicuro qualcuno molto più aggiornato che tu può aiutare e poi il Blue Mesa trail allea Petrified Forest
  8. alberto tao

    Southwest 2024

    e a quel punto la Petrified forest scendendo giù per il sentiero a piedi
  9. alberto tao

    Southwest 2024

    scusa non vedo o non so se le hai già fatte ma le WHITE SANDS??????? E IL CHACO CULTURE????c
  10. ciao io ricordo solo che ho preso l'auto a Denver areoporto dopo mille discussioni con la hertz... bastardi.. e nonostante l'ora di sera tardissima siamo partiti verso nord dormendo dopo un'ora o poco più di strada in un onesto best western ottimo per procedere poi verso le badlands a Brush
  11. alberto tao

    Nostalgia USA

    anche EL chaco merita tutta la vita e Mesa verde?? fatto nel 2011 e lo rifarei subito tutto strepitoso. se hai voglia lo puoi vedere qui sotto
  12. Ma il bighorn Nat non puoi lasciarlo.... Ci passi e dedichi poco tempo ma merita tutto secondo me. Inviato dal mio MAR-LX1A utilizzando Tapatalk
  13. questo è stato il mio percorso iniziale dopo Denver nel 2015 e prima di arrivare a Yelowstone che ho fatto ma nel 2011 -1 giorno arrivo e pernottamento Brush 85 miles dall ' areoporto di Denver andare a ritirare l'auto al Hertz poi Brush. 2 giorno : Brush - Wall 359 miles -scott bluff national monument e il carhenge ad Alliance- BADLANDS   con i 3 trail vicino al parcheggio: -Door Trail 0,6 miles e2 0 minuti -Windows trail, 10 minuti -Noch Trail, 1,5 miles ed 80 minuti 3 giorno : Interior – Hot Springs 220 miles sveglia alle 6 del mattino con il fresco Fare in auto o piccoli spazi a piedi -Yellow mounds Overlook(bellissimo) -Cliff Shell Nat Trail ; 0,5 miles e 25 minuti -Saddle pass trail (¼ miles con forte pendenza e quasi 30 minuti) -Fossil Exbit trail (¼ miles e 20 minuti) Poi tornare in motel, colazione e ripartire per Wall Drugstore quindi Mount Rushmore eventualmente arrivando dalla Iron Scenic Silvan Lake e scendere a Hot Springs passando per la 87 Needless Highway -4 giorno : Hot Springs --Devil's tower230 miles visita al Crazy Horse Nat Monument Quindi DEADWOOD ,risalire per lo Spearfish canyon ed arrivare a Devil's Tower per cena, fare il giro della Torre o prima di cena o dopo cena e se il tempo lo consente valutare se salire all'alba 5 giorno:Devil’s Tower - Laurel (MO) 335 miles fino a Sheridan è tutta autostrada, poi Bighorn National Forest. Poi prima di arrivare a Lovell imboccare la strada che porta al Bighorn Canyon e fare il Bighorn stupendo. Fare la sezione sud arrivando dalla US 14. Eventualmente Medicine Wheel ma anche no 6 giorno ti cacci dentro a Yellowstone puoi vedere riferimenti bene nei miei diari in calce
  14. alberto tao

    Diari...datati

    scusa non lo so per te, ma vedo che il mio del 2011 si vede ed anche gli altri
  15. dai che andiamo a finire 05/01 Giorno 10: LANGANO - ADDIS ABEBA La serata di ieri è stata bellissima. La notte invece è andata maluccio: la tosse non mi ha lasciato mai un momento di pace. Bestia che razza di tracheite mi sono cuccato!!!! Faccio fatica anche ora a respirare. Ma fuori il clima è ancora bello. Apriamo la veranda. C'è il sole e fa caldino e la vista da qui sul lago è stupenda. Chiudiamo la valigia e andiamo a colazione. Siamo in anticipo rispetto all’appuntamento con Nur e ne approfittiamo per sistemare il check-in on-line. Riusciamo a collegarci, ma solo nella hall del ristorante. Ci dà subito il passaggio da Istanbul a Venezia, ma non quello da Addis Abeba fino ad Istanbul. Poco male, anche se i nostri precedenti ci dovrebbero insegnare ed a metterci qualche dubbio, ma è anche vero e confermato che ci sono spesso dei problemi in questa tratta per quanto riguarda l'organizzazione in rete. Inoltre dovremmo comunque essere in aeroporto ad Addis Abeba ben prima dell’orario di partenza, con molto tempo a disposizione per accertare eventuali anomalie. Anche la colazione è perfetta, con hommelette, miele e yogurt, pane tostato, frutta, succo di papaya e tante altre cosucce carine. Siamo sulla veranda con le grandi finestre spalancate e con tanti uccelli colorati che volano e che anche loro vengono a fare colazione sui tavoli abbandonati, mangiando le briciole avanzate dagli altri commensali; ed è divertente seguirli con lo sguardo e fotografarli e poi anche fuori, tra gli alberi e tra i rami. Proviamo a pagare per saldare vino e alcool di ieri sera, ma non accettano Visa né altre carte. Dobbiamo utilizzare gli ultimi bir e l’ultimo bicchiere, il mini shot di Couvousier scopro come mi sia costato una piccola fortuna, ben 266 bir. Salutiamo anche questo posto........................ Saliamo in Toyota e partiamo con calma, risalendo ancora la strada dei laghi, lungo la statale verso Addis Abeba. Come sempre si alternano punti di traffico caotico e punti più scorrevoli; la carreggiata è piuttosto larga ed in questo lungo tratto non presenta grandi attrazioni. Ci sfrecciano a fianco ancora capanne o piccoli paesi o cittadine. E ancora tanti animali, carretti, persone, baracche. Poi cominciano le serre: passiamo davanti a tante serre, immense, dove vengono coltivati fiori da recidere ed in particolare rose. L’Etiopia ed il Kenia sono tra i principali produttori mondiali di rose, direttamente spedite al mercato di Amsterdam e poi distribuite in quelli europei. Gli incidenti non mancano: ci fanno venire i brividi le numerose carcasse di camion, abbandonate a bordo strada. Ci stiamo avvicinando anche al Natale etiope (7 gennaio) e lungo la strada ci sono tante persone che vendono capretti o polli coloratissimi destinati alla preparazione del pranzo natalizio. Con qualche rallentamento per le foto di rito ci incanaliamo sull’unico tratto di autostrada in tutta la Nazione, un breve percorso di 50 km costruito dai soliti cinesi alla periferia della capitale. Arriviamo ed entriamo finalmente ad Addis Abeba. I contrasti che ci hanno già scombussolato in questi giorni e visti fino ad oggi, ora sono esponenziali: da un lato demoliscono le baracche anche nel centro città per costruire grandi grattacieli e strutture commerciali; abbelliscono i principali viali e le strade più frequentate, pulitissime e piene di fiori e di piante fiorite. Ma se si guarda bene si vedono anche persone distese, praticamente morte ed abbandonate da tutti, oppure gruppi di ragazzi “fatti” completamente appena sul retro del nuovo prestigioso grattacielo. Persone ricche e macchine lussuose, zone recintate, ville protette e baracche fatiscenti. Qui non ci si aiuta. Qui non è uno zoo, qui la gente è abbandonata, ma non ghettizzata, come capita nelle nostre città Qui è tutto alla luce del sole, se si vuole vedere, anche se l’attuale governo vorrebbe non far vedere ed è anche per questo che sta eliminando le baracche che pullulano il centro storico o quello che dovrebbe esserlo, e costruisce palazzine popolari nella periferia. Ma non è detto che non sia una scelta giusta. Anche se la ghettizzazione diverrà la conseguenza più ovvia. E’ l’ora di pranzo. Nur ci porta “da Linda”, in pieno centro, dopo una serie di stradine; questo ristorante è situato all'interno di un circolo sportivo Juventus, anche qui molto esclusivo, chiuso al pubblico da un grosso cancello, recintato e con un parcheggio altrettanto esclusivo, dove sono posteggiate diverse auto di “marca”. Non è che mi piaccia troppo. Di sicuro da interista entrare in un club Juve non è il massimo, ma ancora questi contrasti e questi privilegi: proprio a lato dell’entrata una decina di ragazzi mezzi rasta sono distesi su una montagnola di terra. Linda è una signora deliziosa, Italo etiope, è sempre vissuta qui. Cucina all’italiana e si è creata un bel giro. Il ristorante è tra i più rinomati. Le tagliatelle al ragù sono buonissime e poi pollo con patatine e un calice di Acacia Red, solo un calice ciascuno. Finito il pranzo passiamo per alcune sale; assomigliano ai nostri bar con le tv sopra attaccate sul muro. E’ in programmazione una partita del nostro campionato, Brescia Lazio. Butto solo l’occhio per due minuti, poi vengo richiamato all’ordine. Dobbiamo andare. Passiamo quindi in hotel; è lo stesso deve siamo arrivati la prima notte. Ora lo abbiamo a disposizione con un day-use, Al momento lasciamo solo un attimo le valigie e subito partiamo per fare un giro della capitale. Propongo a Nur di poter camminare per il centro storico, ma praticamente non esiste e la città è grande e non è comodo, né possibile andare solo a piedi. Sono un po’ scettico, ma ho torto. Ad Addis Abeba è complicato camminare, se non per brevi pezzi ed è quello che proviamo a fare. Saliamo con Mule alla guida, in auto, con alcune pause brevi per vedere le zone più caratteristiche, alcune piazze, alcuni monumenti, le nuove aree commerciali che sono ora il fiore all'occhiello del nuovo primo ministro e poi le storiche vecchie case stile fascista che ancora rimangono in piedi e che anzi vengono indicate come cimeli da non abbattere. Raggiungiamo anche le zone più panoramiche, con la vista sulla città Addis Abeba fu fondata dall'imperatore Menelik nel 1887. Si trova ad un'altitudine di circa 2.200 metri, ai piedi del Monte Entoto. Conta più di 4 milioni di abitanti ed è il cuore politico e commerciale del paese. Il suo nome significa in amarico "nuovo fiore", ma in realtà non è una gran bellezza! Come molte capitali africane ci convivono antico e moderno, ricchezza e povertà, benessere e squallore. Vi sono alcuni edifici coloniali, soprattutto nella zona della Piazza: in soli cinque anni l'inarrestabile architettura fascista riuscì a lasciare un segno anche qui. Palazzi antichi e moderni, a volte in buono stato e a volte cadenti, sono circondati da baracche e da terreni pieni di detriti e rifiuti. Per fare acquisti, dai libri ai souvenir all'antiquariato, il posto migliore è l'animata e centrale Churchill Avenue.La Piazza (che conserva ancora il nome italiano) è una zona di hotel, bar e ristoranti a prezzi convenienti. Ad Addis Abeba ci sono due interessanti musei: Il Museo Etnografico ha una bella esposizione di strumenti musicali e di croci copte; inoltre è possibile visitare la camera da letto e il bagno dell'imperatore Hailé Selassiè. Il Museo Nazionale si trova nella zona dell'Università di Addis Abeba: oltre ad oggetti e reliquie della storia etiope conserva, in un'esposizione moderna e ben allestita, gli scheletri di animali preistorici e soprattutto le ossa di Lucy. Infine il grande mercato all'aperto, che copre un'area di circa 30 kmq ed è probabilmente uno dei più grandi di tutta l'Africa. -------------------------------------------------------------------- Ed ora Nur ci porta in un negozio molto particolare. Già nei primi giorni di viaggio gli ho indicato che ho una passione per le “cose vecchie” e chiesto se ci fosse la possibilità di trovare degli oggetti old e caratteristici. Mi ha sempre detto che ad Addis Abeba avrei trovato quello che cercavo. Nel frattempo con Cele in questi giorni abbiamo trovato un po’ di oggetti carini, nulla di particolare. Odio le cineserie ed i souvenir, pertanto provo a vedere sempre qualche cosa di strano. Parcheggiamo davanti ad un grosso condominio bianco, un casermone con tanti terrazzi e nel piazzale decine di parabole per la tv, vicine una all’altra come non abbiamo mai visto. Dove mi stai portando??? Passiamo attraverso dei corridoi, poi lungo un terrazzo esterno. Entriamo in quello che è il campionario di tutto quello che uno può desiderare. La polvere la fa da padrona. Conosciamo il proprietario che ci mette subito a nostro agio, ed è il suo mestiere. Non ci posso credere. Pazzesco. In due con Cele cominciamo a rumegare di tutto, a spostare, alzare e controllare, rovistare e scoprire ed è un mondo di cose inutili, ma spesso uniche. Un estratto di tante cose raccolte negli anni. Non mi sembra solo un antiquario, ma anche un collezionista. Dall’esterno è tutto fuorchè un negozio, ma si rivela il massimo. Tratta serie pazzesche e complete degli oggetti etiopi e non solo. Montagne accatastate alla buona, ma suddivise per tipo di reperti, raccolte dai vari villaggi: si passa dalle maschere spesso troppo inquietanti ai poggiatesta, dai vassoi alle icone, ai libri con le piccole miniature dipinte a mano, alle sedie, alle collane dalle pietre più preziose a quelle più specifiche di una tribù, alle croci in argento, eccetera, eccetera, eccetera. C'è tanto di bello e di quasi unico. La polvere mi fa star male e la tosse riprende cattiva. Prendiamo e molliamo, raccogliamo questo e allora lasciamo quest’altro. Alla fine scegliamo alcuni “potenziali” acquisti che ci piacciono, ma che non sono indispensabili e poi pesano e questo dove lo mettiamo, come ce lo facciamo stare? Non è solo una questione di prezzo o di appeal, ma è proprio una questione di peso e di dimensioni. E dobbiamo tenere conto che abbiamo già poi comprato abbastanza nei giorni precedenti. Non siamo proprio convinti anche perché i prezzi che alla fine e solo alla fine ci dice mi appaiono decisamente fuori di testa, pazzeschi. Ed allora con tranquillità, senza alcuna offesa, apprezziamo la qualità, siamo dispiaciuti, ma non è il caso e rinunciamo. Come è abbastanza scontato, in alcune “tappe” poi il prezzo crolla. E allora da pazzi compriamo e d’altra parte ci piacciono troppo, anche se abbiamo cercato di nasconderlo. Spendiamo oltre €200 per delle cose che ci stanno facendo ammattire da quanto belle ed uniche ci sembrano. Compriamo il classico gioco di legno, in questo caso placcato con delle foglie di qualche materiale luccicante tipo ottone ed attribuito ad un re di qualche tribù; è enorme, almeno 50 cm e pesa 3 kg, poi una vecchia collana in ambra ed una croce d'argento. Non ho i soldi. Mi fa un altro piccolo sconto. Per pagare stabiliamo una fifty-fifty. Il 50% in euro e l’altro 50% in bir. Ma non li ho ed allora devo andare a prelevare in qualche ATM. Caso vuole che siamo proprio dietro l’Hilton di Addis Abeba, dove di ATM ce ne sono a bizzeffe all’interno. Per questo ci spostiamo nel vicino Hilton hotel. Ed il mondo cambia un’altra volta. Limousine e vestiti da fiaba, super controlli tecnologici. Per entrare dobbiamo superare i numerosi controlli. All’interno ora scopriamo che c’è anche una festa per un matrimonio, in una immensa sala. Ci sono mussulmani e cristiani, mischiati, seduti o impegnati a ballare al ritmo di una musica super moderna, suonata da un complesso. Non me lo aspettavo proprio. La presenza mista e la grande allegria condivisa mi fanno sorridere. La Addis Abeba di prima e l’Etiopia vista fino ad ora sono tutto un altro pianeta. Lo sfarzo è notevole, esternato, quasi arrogante nella dimensione di un confronto, ma normale se visto nella semplicità del divertimento. Le donne sono elegantissime, molte di queste sono belle, altre meno, ma sempre molto raffinate, curate nei minimi particolari, ingioiellate, truccate come non ne ho mai viste qui La sposa felice nel suo classico sfarzoso vestito bianco, cammina a fianco di una “bondiola” alta 1.60 che arranca a fatica, lo sposo. Abbastanza giovane almeno! Noi siamo nel corridoio e sposi ed invitati escono dalla sala e vengono nella nostra direzione. Possiamo ammirare ancora meglio vestiti e mise. A pochi passi da noi, nel corridoio dell’hotel, una signorina espone su un banco libri e riviste. Nur ci mostra alcuni libri della storia etiope ed in particolare un testo che raffigura la storia dei monasteri e delle chiese copte situate nel Nord del Paese, abbastanza vicino alla Dancalia . tornato a padova trovato come ordine da Feltrinelli, ultima copia in Europa a londra, fatto arrivare. S P E T T T T A C O L A R E Il tempo vola; allora rientriamo nel nostro hotel. Dobbiamo sistemare anche i nuovi acquisti e ce ne è uno di molto ingombrante e vorremmo riuscire anche a portare almeno qualche pezzo di frutta tra ananas e papaya, tra quelli ancora rimasti. Siamo in albergo alle 17:30 e l'appuntamento è alle 19 per andare a cena insieme e per poi SIGH…partire. Abbiamo una suite al secondo piano. Cele si mette ad armeggiare in camera, io invece nel piccolo salotto tv. Proviamo anche a buttare dentro qualche frutto, ma io solo nel bagaglio a mano. Non vorrei mai venisse fuori una marmellata in valigia. Ci manca solo questo! La camera è grande, il letto non lo tocchiamo o quasi. Purtroppo qui siamo un po’ defilati rispetto al corpo centrale dell’hotel e nonostante i ripetuti tentativi il wi-fi non prende nulla! Amen. In modo quasi frenetico ribaltiamo tutto, cercando di fare in modo che non si rompa nulla e che poi si riesca a chiudere, eh questo è il solito problema dell’ultimo giorno di tutti i viaggi. Sembra una cosa da poco, ma finiamo appena il tempo, appena il tempo poi di preparare le buste, o meglio le cartine dove mettere i 125 euro per Nur e gli 80 euro per Mule: Ci arrovelliamo su quanto dare a ciascuno e come. Ma è anche quello che ci sembra giusto, pur tenendo conto che siamo solo in due. Riesco all’ultimo, ma proprio all’ultimo a farmi una doccia turbo . Ok anche per lo zaino da viaggio, controlliamo ancora. Nulla è rimasto, tutto a posto. Usciamo e scendiamo al piano terra. Nur ci sta aspettando già, ma senza fretta. Lui è sempre molto calmo. Caspita noi siamo vestiti per il viaggio-volo notturno e per stare anche qualche ora fermi in aeroporto e quindi jeans e felpa. Lui si presenta elegantissimo, vestito in abito blu con cravatta bordeaux; sembra un diplomatico. Consegniamo a lui ed a Mule le due papaie che proprio non ci sono state da nessuna parte e anche il coltello ed il piatto comprati l'altro giorno ad Awassa. Carichiamo e controlliamo bene anche tutte le tasche e gli ”anfratti” della Toyota; saliamo in auto ed andiamo a cena. Già da programma è prevista la serata in un locale tipico, mah vediamo. Il posto è il classico per una cena tipica con lo spettacolo musicale altrettanto caratteristico. Ho paura sia la classica banalità di fine tour. Nur ci dice che lo spettacolo comincia di solito poco dopo le 19.30. Andiamo all’HABESHA Restaurant, tra i molti locali id questo tipo, ma ritenuto tra i migliori, vedremo. E’ situato in Bole road ,in pieno centro città. L’impressione è buona anche se la confusione regna sovrana. Ma ci sta! Per quanto ci siano diversi gruppi di turisti occidentali prossimi all’imbarco come noi, è frequentato da tantissime persone del posto che si riuniscono qui locale per festeggiare compleanni, varie cerimonie o altre ricorrenze. Ci sono anche delle stanze riservate, ma noi siamo seduti in un tavolo nel salone unico principale. La Agenzia ci ha prenotato il tavolo proprio davanti al palco. Salutiamo vicino a noi Marco, ora seduto con una famiglia “allargata” di lombardi che hanno il check-in alle 20.30 e stanno per alzarsi. Scambi di saluti e di auguri e poi con Marco un arrivederci a poi, quando avrà esaurito l’accompagnamento agli altri suoi gruppi. Noi siamo gli ultimi a “salpare” come orario questa sera. La cena è a buffet. Il servizio è buono, curato nei particolari, i piatti locali sono injera da farcire con tante salse e poi una gamma ampia di ingredienti. I musicisti stanno preparandosi. Noi cominciamo con le birre e Nur e Cele vanno insieme ad assaggiare. Io aspetto il loro rientro e poi provo. Mule è ancora fuori alla ricerca del posto auto. Alla fine ci raggiunge e riempie il piatto di tutto e di più. E ride, sempre. Il divertimento è assicurato, la cena a buffet è discreta. Il tavolo è proprio sotto il palco, la musica è davvero coinvolgente e noi ci stiamo divertendo. Alla fine arriva anche Marco che ha esaurito il compito di salutare le altre comitive da lui gestite ed in partenza. Rimaniamo tutti insieme chiacchierare ed a guardare balli e danze, canzoni e acrobazie fino alle 21:40. Rinviamo di continuo la partenza. Cele vorrebbe ancora fermarsi. Le foto di rito e Mule va a prendere l’auto. Aspettiamo ancora 5 minuti ed usciamo. Fa fresco, ma molto meno di quando siamo arrivati la settimana scorsa. Ci spostiamo verso l'aeroporto. Appena scesi dall’auto cerchiamo di raccogliere tutto. Nella confusione dei saluti e degli abbracci, dei “prendi i soldi” e la consegna delle mance……mi sembra mi sia caduto qualche cosa. Controllo. No, dai, ho tutto. Faccio solo qualche passo e mi rendo conto che non ho più gli occhiali che avevo allacciati con il cordone al collo. Nel buio torno appena indietro e li trovo!!!!!! Prossimi ad essere calpestati da qualcuno in arrivo. Nur ci accompagna ancora. E’ andato avanti ed ora torna da noi con un carrello; Non può avanzare oltre. Ci Indica la strada direttamente dentro all'aeroporto e la zona dei check-in. Mancano solo gli abbracci, i saluti ed un arrivederci su cui ci contiamo tutti. Passiamo tranquilli i vari step dell'entrata. Poche persone sono ora in coda, in attesa del check-in che apre solo alle 22:50. Il volo è previsto per 1:45, non avendo fatto il check-in on line ci hanno comunicato di essere presenti 3 ore prima. Non ci credo, ma anche Marco e Nur ci hanno consigliato così, forse anche per “liberarsi” di noi un po’ prima!! Danno già un ritardo del volo. Passiamo al gate. L'imbarco viene continuamente rinviato e lo stesso personale di bordo è seduto pochi posti vicino a noi, sconsolato, attende la chiamata e la partenza. 06/01 Giorno 11 partenza alle 1.50 Addis Abeba – Istanbul – Venezia Spendiamo gli ultimi bir per comprare acqua e 3 magneti a prezzi peraltro da capogiro. Cele si appisola o quasi sulle poltrone sdraio. Io provo, ma non ci riesco proprio. Poi finalmente chiamano il volo e saliamo a bordo. Rinuncio fin da subito a qualsiasi idea di spuntino, cena, colazione o altro. Mi sono dimenato fino ad ora tra internet e book, in un’attesa infinita. Parto prima del decollo e dormo fino all'arrivo a Istanbul dove sta diluviando. Brrrr, qui fa tutta un'altra temperatura. Scesi cerchiamo di fare colazione. C’è un tavolo libero. Cribbio sono le 8 del mattino ed è tutto pieno o quasi. E ce ne sono tanti. Prendiamo due caffè, una fetta di salame di cioccolato e biscotti di pasta secca. Al Duty Free compriamo un bagnoschiuma al miele per Sanda ed una crema per labbra per nonna, 1 bottiglia di Metaxa per Enrico. Cele mi fa scarpinare all'inverosimile per cercare di tornare nello stesso luogo dove ci eravamo fermati e riposati all'andata. Ma dov'è ora? Sembra tutto uguale. Ci sembra lo stesso, ci assomiglia, ma non è lo stesso. qui ci sono tante spifferi fastidiosi, spero solo che non mi torni la tosse e non ci venga nulla; speriamo soprattutto di partire in orario. Ci sta anche a fare le foto sceme!!!!!!!! --------------------------------------------------------------- Qui in Etiopia tutte le fonti confermano che in questi ultimi due anni stanno avvenendo da un lato molte trasformazioni positive per la popolazione, grazie al clima di aperture diffusosi con la nascita, il 2 aprile 2018, del governo riformatore e liberaldemocratico guidato da Ahmed Abiy (nella foto sotto), e alla sconfitta della passata dittatura, e dall’altro forti tensioni inter-etniche, in buona parte probabilmente alimentate ad arte. Una delle innovazioni sostanziali del nuovo esecutivo, infatti è stata l’abolizione delle distinzioni fra le etnie (qui sono 83, anche se due di loro numericamente prevalenti sulle altre), che prima dovevano, per legge, essere segnalate perfino sui documenti di riconoscimento personali (come se sulla nostra carta di identità fosse scritto, in evidenza, “siciliano”, “toscano”, “trentino”…). Chi ha a lungo lucrato col vecchio sistema di potere ora agita (e finanzia) le rivalità etniche, pur di cercare di riottenere ciò che ha perduto, e la fascia più debole, più feroce, più ignorante o più corruttibile del popolino abbocca. «Nulla di nuovo sotto il sole», Ad esempio all’inizio del 2019, si sono verificati scontri, con una sessantina di morti, nella provincia di Awassa. Responsabili, insieme a comuni banditi e razziatori, agitatori “sovranisti” della popolazione autoctona, i Sidamo, più arretrati socialmente (sono soprattutto contadini, allevatori, pescatori), contro i Walayta, che vivono da decenni nella zona, e si occupano prevalentemente del commercio, delle costruzioni, dell’amministrazione pubblica e del sistema educativo. Un conflitto che è un classico della storia dell’umanità, ma che – la storia ci insegna – è possibile superare con la diffusione della cultura e dell’istruzione, con la contrattazione, la partecipazione di tutti alle decisioni politiche, lo sviluppo economico e la libertà. È facile capire, infatti, che se tutti i Walayta se ne andassero “a casa loro” – come urlano i fanatici nazionalisti armati – la provincia di Awassa, da ricca e produttiva, diventerebbe una landa desolata (come accadrebbe all’Italia se cacciasse davvero tutti gli “stranieri” e non facesse più arrivare immigrati). Tutti gli etiopi ragionevoli (la stragrande maggioranza della popolazione: più dell’80%) si augurano che le ripicche e gli odi tribali (con i saccheggi e la lunga scia di vendette che comportano) finiscano presto, e vengano dimenticati grazie allo sviluppo e alla democrazia. Il processo già avviato, che ha portato alle prime elezioni libere dopo quelle del 2005 potrebbe essere dirimente, a questo riguardo. Ma come si è arrivati a tutto ciò? Abbiamo ricordato che l’Etiopia è stata funestata, fino al 2018, da 44 anni consecutivi di dittature: prima quella comunista di Menghistu (durata 17 anni), e poi quella (che abbiamo definito cleptocratica) di Melles fino al 2012 e infine Hailè Mariam Dasalegn (27 anni) fino appunto al 2018. Quest’ultimo regime si era specializzato soprattutto nella razzia dei beni e delle finanze pubbliche, nel malaffare e nel privilegio (indicative, da questo punto di vista, lo scandalo della rovina fallimentare – per sottrazione fraudolenta di risorse – della principale industria del paese, la METEC, di proprietà pubblica, e il furto – scoperto solo nel 2019 di tutto l’oro delle Riserve dello Stato da parte dei capi del passato regime). Nel 2016 scoppiano le proteste: l'etnia oromo, la più diffusa, scende in piazza, scatenando la repressione del Governo che provoca oltre 300 morti. Nel febbraio 2018, al riesplodere di tumulti di piazza e rivolte di massa nel Paese, Desalegn si dimette improvvisamente. È un segnale che l'etnia tigrina al potere esce indebolita. Viene dichiarato lo stato d'emergenza Fra le due dittature, comunque, il primato dell’orrore spetta senza alcun dubbio alla prima. Nell’era del DERG (così si chiamava la giunta militare al potere durante il comunismo), infatti, l’economia del paese è stata distrutta (a causa della statalizzazione forzata di ogni attività); le materie prime sono state depredate dalla potenza dominante (l’Urss) e dai suoi complici (Cuba, nella foto Fidel Castro con Menghistu) in cambio di armamenti per condurre guerre sanguinose, che hanno devastato parti del paese (il Tigray, l’Eritrea); è stato compiuto un genocidio di massa dei contadini per carestia indotta (sul modello di quelli sovietici del 1918-1921 e 1930-1932, di quello cinese del 1957-1960 e di quello cambogiano del 1975-1979), e infine sono stati uccisi o fatti scomparire per sempre, durante il “Terrore Rosso”, proclamato dal regime nel 1977-1978, circa 320.000 oppositori, presunti tali o possibili dissenzienti .Haile Mariam Menghistu aveva preso il potere in Etiopia il 12 settembre 1974, sulla base dell’esempio che gli era stato offerto, giusto un anno prima, dal suo collega Augusto Pinochet in Cile. Anche Menghistu era, infatti, a capo dell’esercito del Negus (così come Pinochet lo era stato, fino al golpe, di quello di Allende), e aveva scelto di tradire, il suo ruolo, il suo mentore e il suo popolo per ergersi a “Salvatore della Patria”. Immediatamente, il dittatore fece arrestare l’imperatore ottantaduenne Haile Selassie (un anno dopo, nell’agosto del 1975, lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani, strangolandolo nel letto cui era ormai costretto, e avrebbe quindi fatto seppellire il suo corpo, per spregio, sotto la latrina del palazzo – dove venne rinvenuto, decapitato, nel 1992), fece ammazzare con un colpo alla nuca tutti i ministri del governo legittimo, chiuse il Parlamento e revocò tutte le libertà, ad iniziare da quelle di parola, di associazione e di stampa. Menghistu provò quindi a cercare appoggi e legittimazione, e non trovando nulla di tutto ciò in Occidente – dove nessuno si fidava di lui e della sua giunta militare – il 20 dicembre 1974 proclamò ufficialmente che il suo golpe militare era stato una gloriosa Rivoluzione Proletaria, e il suo paese era diventato uno Stato Socialista, all’insegna dello slogan “Etiopia prima di tutto!” In realtà in quei tre mesi Menghistu aveva assoggettato il suo paese all’impero di Mosca, e i dirigenti sovietici, in combutta, in seguito, con i loro sottoposti cubani, avevano avuto la garanzia del controllo totale sulla loro nuova colonia, che il dittatore gestiva, come altri suoi pari nel mondo (da Ceausescu a Kim Il Sung, da Castro a Honecker), per conto terzi. Dal punto di vista umano, prima che politico, una delle peggiori malefatte del regime del DERG fu, nel 1985, il furto degli aiuti internazionali raccolti con la campagna We Are the World, lanciata da Bob Geldof per andare incontro agli enormi problemi di una siccità senza precedenti. I fondi vennero sottratti per arricchire le tasche del despota e dei notabili del regime, mentre i contadini, afflitti dalla carestia vennero lasciati morire anche di fame. Menghistu non ha mai pagato per i suoi crimini: fuggito all’ultimo momento dal suo paese, portando con sé tutti i beni degli etiopi che era riuscito a trafugare, dal 1991 vive come un nababbo nel suo ranch dorato in Zimbabwe, ospite del suo degno compare, il dittatore “rivoluzionario” Mugabe (costretto alle dimissioni solo per questioni d’età e successione, ma ancora potentissimo). Giusto per capire come la situazione attuale sia piena di aspettative, dopo la pace finalmente stipulata ed ora stabile con la Eritrea! ---------------------------------------- allego ora le foto di Marina una mia amica quasi professionista che ha esposto anche di recente a Parma.... mi sembra che ci stiano proprio a conclusione alla prossima.................................................................................
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