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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 24/02/2020 in tutte le aree

  1. GG11 - 28/08 Franschhoek Stamattina sveglia molto blanda, oggi non abbiamo programmi serrati, per cui, dopo una bella colazione preparata sul momento in hotel, decidiamo di goderci un po' di sole per le vie di Franschhoek. Ci fermiamo a vedere cosa prevede il tour dei vini in treno che parte dal paese e attraversa la valle fermandosi in diverse cantine. Da casa avevamo letto qualche informazione dal sito ma non eravamo molto convinti e dopo aver visto il programma desistiamo, preferiamo andare in un'unica cantina e, come ieri, visitarla bene e non di fretta. Guardiamo quindi l’elenco di cantine che ci era stato consigliato al Kruger e scegliamo “Tokara” (che si trova a Stellenbosch). Prima di partire però, facciamo un giro approfondito per le gallerie d’arte presenti nella via principale in quanto Giovanni e Simona vorrebbero comprare una tela ricordo da portare a casa. Vediamo dei quadri davvero bellissimi ma oltre ad essere molto costosi sono tutti molto grandi e anche quelli leggermente più piccoli rischiano di rovinarsi nelle valige durante il viaggio di ritorno. La missione quindi non va a buon fine e ci accontenteremo dei classici souvenir. Finito lo shopping partiamo in direzione Tokara che si rivela anch’essa un'altra lussuosissima cantina e, procediamo nell’ordine a visitare la cantina, fare la degustazione e pranzare nel ristorante al suo interno dove ci servono del cibo davvero buonissimo 😋. Oggi per fortuna c’è il sole quindi dopo pranzo decidiamo di fare una passeggiata per le vigne e ammirare il bellissimo panorama . A metà pomeriggio Luca propone di andare a incontrare i Cheetah e io rispondo entusiasta siiii mentre Giovanni e Simona rispondono che ci accompagneranno ma non vogliono accarezzarli, la conversazione procede nel seguente modo: Melissa: “ma perché non volete incontrare le scimmie?!?” Luca: “stai scherzando vero?” Melissa: “perché?” Luca: “Cheetah sono ghepardi mica scimmie” bo io avevo fatto l’associazione a chita di tarzan Ormai ho detto di sì quindi puntiamo al “Cheetah Outreach” una riserva per la protezione dei ghepardi dove ce ne sono alcuni in cattività che, per diverse ragioni, non possono più vivere liberi e quindi sono custoditi e curati dai volontari del centro. Con il pagamento di un’offerta è possibile entrare con uno dei ragazzi nelle gabbie e accarezzarli (si lo so roba da turisti ma quando ci ricapita). È incredibile vedere come i volontari stanno tranquillamente seduti all’interno delle gabbie insieme a questi stupendi felini. Dopo essersi accertati che gli animali fossero tranquilli ci confermano che è possibile entrare nella gabbia, non prima di prendere parte a una piccola lezione su come comportarsi vicino all’animale e di aver effettuato un lavaggio di mani e piedi per non portare con sé odori ostili. Eseguito l’iter ci accompagnano nella gabbia insieme a due volontari che ci indicano come muoverci e come accarezzare il ghepardo. Io sono super nervosa siamo davvero vicinissimi a questo animale bellissimo ma altrettanto pericoloso che in due secondi può papparsi tutti noi in un sol boccone. Luca è molto più sereno o almeno così appare anche dalle foto . Tutto il nervosismo viene sciolto dalle fusa del gattone. Si faceva la fusa!!!!!!!!!!!! Dopo circa 10 minuti ci spiegano come uscire e torniamo nell’area sicura e il mio cuore inizia a ribattere ad un ritmo normale . Decidiamo di tornare in hotel per riposarci un po’ per poi uscire per cena dove scegliamo di tornare da “Allòra”. Mentre siamo a tavola riceviamo una mail dalla compagnia con la quale dovevamo fare, il giorno successivo, il giro in barca per avvistare le balene. Ci avvisano che il nostro tour delle 11 è stato annullato ma ci sono ancora posti per quello delle 14 quindi accettiamo il cambio certi di aver risolto facilmente la magagna (in realtà sarà solo l’inizio). Dopo cena torniamo in albergo e ci addormentiamo gasati all’idea di incontrare le balene il giorno successivo…………..forse………….. Continua... SPESE DEL GIORNO: pranzo "Tokara" 4 persone 1700 Rand cena “Allòra” 4 persone 450 Rand hotel "Le petit Paris 2 notti (4 persone) 350 Euro
    2 punti
  2. MARTEDI’ 20 AGOSTO Ci svegliamo poco prima delle 7 e con calma andiamo a fare colazione. Rinfrancati torniamo in camera, ci vestiamo di tutto punto e ci apprestiamo ad uscire per vivere una delle giornate più belle del viaggio, per Luca la più bella. Il sole è alto in cielo, fa già caldo e della nebbia per cui è famosa la città non c’è traccia. Quanto siamo fortunati da 1 a 10?! 1000! Oggi ci aspetta la super combo, mattinata in Kayak con le foche e pomeriggio sulle dune di Walvis Bay, quelle a picco sul mare. Prima di partire ero alquanto preoccupata dato che durante il loro inverno (la nostra estate), se si becca la giornata storta può fare anche molto freddo. Ve la immaginate un’intera mattina in Kayak con 12 gradi?! A me venivano gli incubi solo a pensarci. Meno male che madre natura, probabilmente conoscendo la mia freddolosità, oggi ha deciso di regalarci una meravigliosa giornata a 30 gradi. Solo qualche giorno prima i gradi erano 12. Mi ripeto…quanto siamo stati fortunati? Con questi pensieri faccio segno a Luca per uscire dal nostro parcheggio strettissimo e, una volta fuori, facciamo rotta verso Walvis bay. “Cavolo Luca, ieri abbiamo pulito il camper e portato il navigatore in camera, siamo senza!!” “Giò guarda che io non torno indietro, fino a Walvis Bay è tutta dritta, hai il tuo libretto no? C’è l’indirizzo?” Il mio travel book è sempre con me quindi l’indirizzo ce l’ho e, abbastanza facilmente, arriviamo a destinazione. Tutto è bene quel che finisce bene….o almeno così pensiamo. Parcheggiamo, ci mettiamo a cercare la Pelican Point con cui abbiamo deciso di fare l’escursione ed attendiamo che vengano a prenderci. Questa escursione con le foche è il mio regalo di Natale per Luca. Quando lui ti regala il biglietto aereo devi pur ricambiare in qualche modo, no? Lui ama gli animali quindi, al solo pensiero di passare la mattina in mezzo alle foche, è tutto eccitato. “Peruz vuoi regalarmi il biglietto aereo anche l’anno prossimo? Giuro che poi io ti regalo un’escursione con i tuoi amati orsi!! ” Arrivano le nostre guide, ci dividono in due gruppi da 6, e a bordo di due camioncini che puzzano tremendamente da pesce partiamo alla volta della spiaggia dove effettueremo il giro in kayak. Arrivati a destinazione ci danno qualche indicazione pratica sull’escursione: come pagaiare, come non far arrabbiare le foche, come evitare di far ribaltare la canoa. “Capito Giò?! Cerca di non far ribaltare la canoa!!” Dopo aver indossato pantaloni e giacche impermeabili fornite dalla compagnia ci avviciniamo ai Kayak, pronti a vivere un’esperienza unica. Siamo letteralmente circondati dalle foche, Luca è al settimo cielo. Nel mentre io rischio davvero di far ribaltare il Kayak. Le foche sono aggressive e tentano più volte di salire sulla nostra canoa, venendomi in braccio. Io, che non sono esattamente donna avventura, ho paura e per mandarle via faccio qualche movimento di troppo. “Giò sei matta?! Guarda che finiamo in acqua!! Dai dai, falle salire sulla canoa, guarda che belle che sono!!” Luca le accarezza, gioca con loro ed è felice come un bambino. Io invece sono in uno stato di ansia costante, le foche mordono e temo che gli stacchino una mano. Una gli morsica un dito ma lui non fa una piega. “Giò guarda com’è cattiva questa foca!! Le ho trovato un nome, la chiamerò foca Giò!!!” Seriusly?! Ridiamo, pagaiamo, Luca continua a giocare con le foche ed io penso che si, il mio regalo di natale gli è proprio piaciuto. Tutte le cose belle però finiscono e, quando la nostra guida ci richiama a riva, siamo decisamente tristi. Ci viene offerto il pranzo, che facciamo a base di cioccolata calda (serve per le temperature che ci sono di solito) e tramezzini. Siamo in maniche corte ma la cioccolata calda ci sta sempre. Facciamo quindi ritorno a Walvis Bay e saliamo a bordo delle jeep che ci porteranno a Sandwich Harbor, nel cuore delle dune di sabbia. Dopo la tempesta di sabbia di ieri mi mancava proprio!! Facciamo prima una sosta a vedere i fenicotteri rosa di Walvis Bay. Ma quanti sono?! Ripartiamo quindi alla volta di Sandwich Harbor, pronti a scalare in jeep le dune vertiginose. Luca ha il broncio e, quando gli chiedo cos’ha, mi dice che vorrebbe guidare lui. “Giò non potevi trovare un’escursione che mi facesse guidare?” “Non esistono Luca, credo che per guidare qui bisogna pagare e non poco!!” Lo scenario è molto bello ma non mi sono accorta che, durante l’escursione della mattina, si è sporcato l’obbiettivo della macchina fotografica. Perdonate le macchioline!! Indovinate cosa stava facendo Luca in questa ultima foto? Cercando un serpente che come al solito non ha trovato Arriviamo a destinazione e la guida ci dice che, per vedere lo spettacolo, bisogna salire l’altissima duna di fronte a noi. Ma davvero? Non possiamo andarci in macchina? A fatica, sotto il sole cocente, arriviamo in cima. Lo spettacolo è meraviglioso ma, dopo questa vacanza, credo che non scalerò più una duna di sabbia per molto tempo. Anzi no, forse potrei fare un eccezione giusto per tornare alle White sands con il sole. Restiamo in contemplazione per un po' e poi scendiamo, pronti per il nostro picnic a base di ostriche e champagne. Le ostriche ci sono, lo champagne no, ma con uno scenario così ci si accontenta anche di uno spumante non ben identificato. E’ ora di tornare alla base, facendo qualche acrobazia sulla sabbia ed ascoltando Luca che continua a dirmi "uffa volevo guidare io!!". Il ritorno a Walvis Bay è tranquillo e, quando arriviamo al camper, Luca è al settimo cielo. “Grazie Giò, è stato un regalo meraviglioso!!” Luca che mi ringrazia?? Caspita, allora gli è proprio piaciuto!! Saliamo sul nostro bolide e partiamo per fare ritorno a Swakopmund. “Giò ma Walvis bay non ti ricorda l’america?!” Io per poco quasi non soffoco. “America? Ma dove la vedi? Non ci assomiglia per niente!!” Purtroppo, a parlare di America, sbagliamo strada e finiamo in un sobborgo della città. “Tranquilla Giò, alla prossima giriamo a destra e ci ricongiungiamo con la strada principale” La cittadina che fino poco prima a Luca sembrava americana diventa, nel giro di poche centinaia di metri, molto molto africana. Fuori dal centro è davvero diversa e, in un attimo, siamo catapultati in una realtà incredibilmente differente da quella vista fin’ora. Il traffico è allucinante, c’è gente ovunque, ai lati della strada, in mezzo alla strada, ovunque. Ci guardano tutti di traverso, che abbiamo fatto di male? Ben presto ci rendiamo conto di essere gli unici bianchi e Luca, sapendo cosa può succedere in questi casi a Nairobi, chiude la macchina e mi dice di tirare fuori immediatamente il navigatore del cellulare. Avevo terminato internet ed oggi, in teoria, si sarebbe dovuto rinnovare. “Giò, tira fuori subito il telefono e prega che internet funzioni” Ok, ora mi sta mettendo ansia Qualcuno ascolta le nostre preghiere e, grazie al telefono usciamo dal labirinto in cui siamo finiti, tornando alla strada principale. Non ce l’avremmo mai fatta senza. “Ecco Giò, oggi hai visto la vera Africa.” Abbiamo avuto davvero paura e, anche Luca che in genere resta sempre tranquillo, mi dice che non dobbiamo mai più dimenticare il navigatore. Torniamo a Swakopomund e, mister simpatia, mi chiede se voglio fare anche li un giro nei sobborghi. Certo caro, non vedo l’ora!! Per stasera abbiamo in programma una cena al The Tug, il ristorante più famoso della città, dove mangiamo bene ma nulla se paragonato alla cena della sera prima. Ci facciamo riaccompagnare in hotel dalla navetta ed andiamo a letto con la consapevolezza che oggi, sobborghi di Walvis Bay esclusi, è stata una giornata splendida.
    2 punti
  3. io sto studiando il primo tratto di costa e così di corsa ti dico: - princeton - philadelphia - assateague island / chincoteague - annapolis - washington - alexandria
    1 punto
  4. In effetti la costa è l’unica parte un po’ di corsa
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  5. Sono completamente d'accordo con Alessandra. Secondo me riuscireste a vedere alcune spiagge molto belle tipo Rialto Beach, Ruby Beach e magari la beach 4 e fare anche almeno un trail nella Hoh Rain Forest.
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  6. Concordo, se il giorno precedente ti dedichi al Columbia, una giornata intera per Portland ti basta, e magari la notte che ti avanza potresti metterla a Forks o dintorni: così, anche se in velocità, potresti visitare qualcosa del bistrattato Olympic
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  7. Anche per me rimangono troppi i giorni a Portland. per il resto va bene. A mt hood noi siamo arrivati nel pomeriggio è andando via la mattina siamo saliti sulla montagna e abbiamo fatto un giro intorno al timberline lodge, l’hotel di shining(film).
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  8. Per me due giorni interi a Portland sono troppi, la città è carina ma in un giorno si visita. In Oregon noi siamo stati all'outlet di Troutdale, all'inizio della Columbia River Gorge (venendo da Portland) e a quello di Lincoln City (sulla costa). Abbiamo fatto acquisti molto convenienti anche a Pioneer Courthouse Square a Portland.
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  9. Ciao, sì, è fattibile. Le temperature sono molto calde, e se non torni a Chicago devi mettere in conto un drop-off per l'auto abbastanza importante
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