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  1. 25.05.2018 - Halali - Namutoni - Halali Oggi ce la prendiamo comoda, l'annullamento del tour ci lascia con la giornata libera per fare il giro da soli… Colazione a buffet, Barbara prende sul serio l'impegno di liberarci delle specie aliene e praticamente saccheggia Peppa Pig! Visto che siamo povery inside, anche per oggi ci prepariamo un panino al buffet! La notte poi porta consiglio… siamo qui, perché incazzarci, domani mattina il tempo per il giro c'è, invece di farci rimborsare, prenotiamo il tour all'alba prima di andare verso il Waterberg. Girare il parco da soli non è difficile, anzi. Basta ricordarsi che si può fare dall'alba al tramonto, il modo migliore è seguire la strada tra una pozza e l'alta e la mappa a disposizione è chiara e sufficientemente dettagliata da inserire anche i luoghi di sosta e pausa pipì! Mi raccomando, MAI, ma proprio MAI, dovete uscire dalla macchina, guidare fuori dalle piste o prendere strade chiuse alla normale circolazione. Forse è la colazione, forse è solo perché chi sta con lo scemo impara a scemare, oggi siamo particolarmente ridanciani… Cominciamo costeggiando il lago che lago non è, saltellando da una pozza all'altra muovendoci verso est. Gli animali sono ovunque, non solo nelle pozze, gli struzzi li incontriamo sulla strada, a pochi metri da noi. Come tutti gli animali nella riserva ci ignorano, anche quelli di Struzzey Road... Oddio, non proprio tutti gli animali ci ignorano… Mentre ci dirigiamo nel viewpoint al centro dell'Etosha Pan, vedo un serpente che ci attraversa la strada… inchiodo a pochi passi dal rettile, tiro fuori la macchina fotografica… CLICK! ops, è mosso… CLICK! ops, si è spostato! CLICK! Oh cazzo, mi sta venendo contro!!! Appena ha visto l'obiettivo, il cobra si è rizzato sulla coda, ha aperto le membrane sulla testa e ha cominciato a puntarmi… al terzo scatto infilo la retromarcia e arretro di qualche metro, riesco solo a fotografare il serpentello che tronfio e fiero di aver spaventato il Mostro, prosegue per la sua strada! I rapaci sono appollaiati sui rami a scrutare i dintorni… proprio mentre lo fotografo, questo qui si butta in picchiata, salta, fa una nuvoletta di polvere e si rialza, con la preda in bocca! "Gnu adulto e piccolo di gnu!" "La Gnu Age!!!" Oggi è la giornata degli elefanti, ne incontriamo almeno una dozzina… spinto da una irrefrenabile voglia di fortuna, comincio a pestare tutte le cacche che incontro, è superstizione, ma non si sa mai!!! Pranziamo al Namutoni, sotto una tettoia che ci ripara dal sole, accompagnando i nostri panini con del meraviglioso Savannah Dry, ci riposiamo un po' e ritorniamo, sempre seguendo la via delle pozze e pestando cacche di elefante. In una delle pozze, da noi prontamente ribattezzata Zebriskie Point, siamo circondati dalle zebre… ce ne sono centinaia, tutte intorno a noi! Una piccola però attira l'attenzione di Barbara… "La zebrina è morta!!!😢" "No, sta solo riposando" "Ma no, è morta, non lo vedi che non si muove?😭" "No, dai, non è morta, vedi che ci sono papà zebra e mamma zebra lì vicino?" Barbara comincia a fare labbruccio, sul punto di scoppiare in lacrime… io mi avvicino alla famigliola e... "è morta, non si muove!!!😭😭😭😭" Non fa tempo a finire di parlare, che la zebrina alza la testa, ci guarda con il disprezzo di chi è stato svegliato dalla siesta e se ne va! 😂 Sono bellissimi, maestosi, si muovono con la loro lentezza senza tempo, si spruzzano l'acqua e il fango addosso… Torniamo all'Halali un po' prima del tramonto, un po' di relax e torniamo a gustarci la pozza… Oh, ma quanto è scomodo essere una giraffa? Ci gustiamo il tramonto dalle panche del viewpoint, quindi, cenetta e tutti a nanna, domattina dobbiamo essere pronti per le 5:45!
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  2. Giovedì 24 maggio 2018 Sveglia alle sei, lavaggio rapido tipo gatto che ha fretta e via di corsa alla pozza con i cavalletti. Un'amara sorpresa mi attende, il piccolo springbok solitario si sveglia con noi, si alza per andare a bere e ... zoppica vistosamente, ha una zampina rotta. Il cerchio della vita e i relativi blablabla, il numero spropositato di esemplari, il fatto che in Africa funziona così e sempre così sarà, il mio essere serenamente carnivora e il fatto di essermi allegramente pappata più di un suo fratello nel corso del viaggio non servono a nulla, quando viene cacciato da un gruppo di sciacalli - perdonatemi, non ho voglia di raccontarvi di più - non riesco a trattenere le lacrime, e ancora mi spuntano al ricordo. Buon ponte, piccolino, spero ci sia un arcobaleno anche per te 😪 Passiamo un paio d'ore prive di avvistamenti eccezionali alla pozza, cercando di dimenticare la scena triste appena vissuta, ci godiamo la nascita sempre struggente di un nuovo giorno, cincischiamo un po' e poi torniamo in camera per la doccia. Una volta entrati mi ricordo del nostro amico e chiamo, impaziente: JACK, DOVE SEI? dal bagno mi risponde una voce d'oltretomba: SONO QUI, ROSE, ANDRA' TUTTO BENE ... e così il mio meraviglioso scemarito mi cancella le ultime ombre dagli occhi con una risata che seppellisce ogni tristezza 😆 A colazione decidiamo di presentarci in versione Povery accattony, e "accapanniamo" il piatto (oh, dovrò pur usarle da qualche parte le parole nuove che imparo nella Capitale!) come se non mangiassimo da dieci anni, con la stessa faccia con cui il nostro ciopino viene a comunicarci che si vede il fondo della ciotola: funziona, nessun cameriere ci dice nulla, neanche quando quatti e furtivi come un ippopotamo e un'elefantessa ci confezioniamo due paniny da accattony per il pranzo on the road. Mi vergogno come una ladra, ma ho anche la ridarola e alla fine decido che una volta nella vita bisogna pur perderla la dignità 😁 Costeggiamo l'Etosha Pan, l'enorme lago in secca che è il cuore del parco, dirigendoci verso l'alloggio delle prossime due notti, l'Halali Camp. Gli avvistamenti oggi non sono moltissimi, ma uno è eccezionale: sul ciglio della strada, a forse dieci metri da noi, una coppia di leoni mette in piazza i problemi di coppia senza il minimo riguardo per la nostra sensibilità 😃 "Cara ... aaawwhh?" "Scordatelo, ho mal di testa" "Ma dai, miciona ... aawwhhh ..." "TI HO DETTO CHE HO MAL DI TESTA, CAXXO!!!" "... scusascusascusa, non volevo, non pensavo, non lo faccio più" Considero questa foto, che adoro, la più gran botta di culo della mia brevissima "carriera" di fotografa, e ho pensato bene di ingrandirla e piazzarla in sala quale memento per il mio focoso pandone in caso di eccessi di impeto passionale 😜 Scherzi a parte, è stato un momento di pura emozione, da pelle d'oca ... avere le Loro Maestà così vicine, vedere quanto poco si curino di noi - carne in scatola un poco molesta, ma tutto sommato insignificante - vedere che anche il Re alza le spallucce di fronte alla ... decisione della sua signora, scattare a raffica senza quasi guardare nell'obiettivo, presi solo dal brivido di felicità che ci avvolge tutti ... è stato uno dei (tanti) momenti perfetti di questo viaggio magnifico. "Amo', eddai , famo la pace, scusami, non te la prendere ... amo' ..." Arriviamo all'Halali verso l'ora di pranzo, che consumiamo velocemente in piedi nella zona piscina in attesa che sia pronto il nostro bungalow, prenotiamo il giro notturno con i ranger e la cena per ... le sei, sigh. Del resto se vogliamo uscire alle sette non abbiamo molta scelta, al rientro il ristorante è abbondantemente chiuso e non c'è modo di fare acquisti alimentari. Nel portico del bungalow nascono delle amicizie, e non è difficile immaginare perché 😄 Passiamo un paio d'ore alla piccola pozza del Camp, niente a che vedere con quella dell'Okaukuejo, anche se in generale abbiamo apprezzato di più questa sistemazione, meno caotica e affollata, e ci godiamo un po' di relax, un certo numero di cervidi ormai diventati praticamente parenti molesti sempre tra i piedi e un solitario esemplare di marabù, che in Uganda affollava ogni metro quadrato ma con cui qui avremo l'onore di quest'unico incontro. Il kudu, impudico, ci prova sotto i nostri occhi con la sua kudessa, che dopo mezzo secondo si sposta un po' seccata. Io commento che non è giornata per i maschietti, ma Paolo mi risponde che probabilmente hanno concluso, io incredula e sprovveduta esclamo "ma dai, così in fretta, figurati" e lui, travolto da un attacco di modestia ... cosa credi, non sono mica tutti bravi come me! 😂 La cena a buffet è decisamente migliore di quella di ieri sera, la ciccia è buonissima e il tavolo ce lo trovano quasi subito, ma dobbiamo ammettere che i resort NWR sono meno organizzati, efficienti e di qualità rispetto a quelli privati: appena prima di partire per il notturno, arriva la ragazza della reception a dirci che il tour di domattina è pieno, e per un loro errore noi restiamo fuori, visto che ci sono nove posti e l'altro gruppo è di otto persone. A fatica riesco a evitare che Paolo se la sbrani, visto che ci informa anche che non possono rimborsarci e possiamo scegliere tra il notturno di domani (ma lo facciamo stasera, giovine, non vedi?) o il mattutino di dopodomani, che però avremmo preferito evitare per poter partire presto visto che ci aspetta un bel po' di strada. Le diciamo che ci penseremo ma vorremmo il rimborso, visto che l'errore è stato loro, e partiamo un po' scocciati inzeppati con un gruppo di giappi arrivato all'ultimo secondo. Ce n'è uno di troppo, ma il ranger non si formalizza troppo e li fa stringere dietro. Dopo esserci adeguatamente lagnati e aver brontolato il giusto, ci guardiamo e sbottiamo in una risata, plagiando a sproposito uno dei nostri film preferiti a indirizzo dell'intera umanità: ridere è per gente seria, voi al massimo ve potete lamenta' 😄 E con questo diamo l'addio anche agli unici tre minuti di nervoso di tutto il viaggio. Il giro è bello, mi dice Paolo, ma fare foto è quasi impossibile. In che senso dice Paolo, chiederete voi. Nel senso che mi sono addormentata dopo venti minuti, risponderò sommessamente io, chiedendovi di non raccontarlo a nessuno 😜 Faccio in tempo a vedere un paio di bellissime volpi del capo e poi ... ciao. Sigh. Tornati al bungalow troviamo, a rasserenarci del tutto, un biglietto dalla reception che ci avvisa che se non desideriamo spostare il tour possiamo essere rimborsati in contanti in qualsiasi momento. Brindiamo con il vino della Naute Kellar e le ultime patatine e poi nanna. Non ci posso credere che tra una settimana saremo a casa da tre giorni, siamo appena arrivati!
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  3. prenotato l'Old Faithful Lodge ad un prezzo quasi umano!
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  4. Grazie! Tra l'altro ho visto che il tuo viaggio assomiglia molto al mio anche per durata (il tuo era un giorno in più ma io non sono interessato a Disneyland)...prenderò sicuramente spunto!
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  5. Venerdì 11 maggio 2018 Fish River Canyon - Luderitz Canzone del giorno La nostra giornata comincia presto, alle 6... infatti, poco dopo le 7 ci attende l'alba sul bordo del rim! Oh, direte voi, finalmente un paese dove fanno l'alba ad un orario decente! Eh, facile, da quest'anno non c'è più la distinzione tra ora solare e ora legale e in questo momento dell'anno il sole sorge un'ora dopo di quanti ci eravamo segnati sulla programmazione! Evviva la Namibia! A parte lo scongiurato rischio di levataccia, ci gustiamo la passeggiata a bordo rim, che, finite le stanze, è immerso nel buio più totale! La piccola falce di Luna che occhieggia lassù non ci aiuta di certo a rischiarare i nostri passi, ma per fortuna abbiamo un paio di torce belle potenti! Il sentiero si snoda, seguendo le anse del canyon, non è chiarissimo e purtroppo ci perdiamo la parte semplice, ritrovandoci a tagliare uno dei valloni su una pietraia. Non arriviamo proprio nel punto previsto, ci fermiamo un po' prima, dopo 40 minuti di cammino. L'ultimo tratto è un po' esposto e tra il buio e le rocce, Barbara non se la sente, scegliamo un punto panoramico e via, ecco il sole... Vabbé, lei è il mio sole, qualcosa da ridire? 😍😍😍😍 Con la luce si apprezza la potenza di questo posto, è enorme, secondo solo al Grand Canyon, a grandi linee le somiglianze ci sono... E' solo tanto, ma tanto più selvaggio e asciutto, selvatico, le piante non sono quelle dell'Arizona e si vede subito! Col sole già alto torniamo al resort e ci gustiamo un'ottima colazione, con dei croissant fenomenali, una sistemata alla macchina e siamo pronti a affrontare nuovamente la sterrata antipatica... Probabilmente perché comincio ad abituarmi, mi sembra meno peggio di ieri, arriviamo velocemente sulla strada principale (sterrata pure questa) e via, verso Aus. Soltanto che Silvia decide che non le piace lo sterrato e cerca di riguadagnare l'asfalto prima possibile, impostando un percorso che ci farebbe fare 8 ore di strada... Cara Silvia, sei una cara navigatrice, ma davero davero? 8 ore di strada per evitare 50 km sulla ghiaia? 😀😀😀😀 Su questo tratto, la strada asfaltata si snoda accanto ad una ferrovia... non riusciamo a capire se sia abbandonata o se la stiano risistemando... le rotaie sono ossidate, ma le traversine sono nuove! Il nastro di asfalto si srotola dritto, un continuo saliscendi, nonostante la colazione abbondante, cominciamo a sentire i morsi della fame e decidiamo di mangiare un boccone nella prossima cittadina, quando ecco all'orizzonte un'insegna di cibo, che dice qualcosa tipo "Se hai fame, fermati qui, siamo l'unico posto nel raggio di 200km!)... Non ce lo facciamo ripetere 2 volte, accostiamo e ci troviamo in una rivendita di biltong che fa anche piatti veloci, tra questi i jafals, delle specie di frittelle ripiene di carne (dura la vita dei vegani in Namibia... 😀). Ne assaggiamo uno, prendiamo anche del biltong, da bere e via, siamo pronti a ripartire. Prossima tappa Aus, che è una piccola cittadina sul bordo di una zona mineraria, che durante la 1° Guerra Mondiale ospitava un campo di prigionia inglese. Qui ci siamo segnati uno dei tanti cimiteri di guerra, che scopriamo essere il più grande dello stato. Come nell'altro, ci sono sepolti indifferentemente soldati tedeschi e del Commonwealth, ma qui non è stata la guerra la causa di tanti morti... Il tristo mietitore qui è arrivato sottoforma di un virus che in poche settimane ha falciato decine di prigionieri e carcerieri, senza riguardo per gli uni e per gli altri... tra metà ottobre e metà novembre ha sterminato un centinaio di persone... La Spagnola è arrivata fino a qua! Ci manca ancora parecchia strada per oggi, anche se è tutta asfaltata... nella Garub Pan ci sono i cavalli selvaggi di Aus... "Beh, mi ha detto Ale che non sono facili da vedere, che non si avvicinano mai alla strada, lui è stato 2 notti ad Aus e non è riuscito ad incontrarli" "Barbara, ma quelli non saranno i cavalli selvaggi di Aus?" 😲😲😲😲 "Ma non stanno selvaggiando!" "Selvaggeranno in privato, no?" Eh si, sono proprio loro, brucano l'erba secca del deserto, sono i discendenti dei cavalli dei reggimenti di cavalleria della zona che si sono moltiplicati ed adattati alla vita nel deserto. Le siccità degli ultimi anni ne hanno ridotto il numero e ristretto l'habitat, probabilmente è per questo motivo che li abbiamo trovati vicino alla strada. C'è un progetto di salvaguardia di questi cavalli per cui è stata preparata una pozza e a cui viene portato del cibo regolarmente, una specie di zucche che cresce in questa zona. A prosperare prosperano, visto che uno dei cavalli ha 5 zampe!!! 😝😝😝 Proseguendo, ci troviamo a Garub, dove si trova una delle tante stazioni abbandonate: E dopo qualche chilometro, anche Haalensberg, questa poco più di una baracca, ma con una pila di binari nuovi di pacca... in effetti in un paese che ha 4 strade asfaltate, una ferrovia farebbe comodo! Ormai manca poco, dobbiamo avvisare la padrona di casa del nostro arrivo, solo che quando chiamo col cellulare namibiano, mi risponde la segreteria, dicendomi che la signora è in Sudafrica e che devo chiamare il numero sudafricano... Solo che non posso fare chiamate internazionali col numero che abbiamo!!! Provo a contattare Sonja, che però non è raggiungibile, ci guardiamo un attimo in faccia e decidiamo di provare lo stesso... Arriviamo con un po' di timore al nostro B&B, scopriamo che è un albergo e che c'è la receptionist che ci aspetta, prendiamo la nostra camera e cominciamo ad esplorare la zona di Shark Island, dove ci gustiamo un bel tramonto. Ah, Luderitz non è propriamente una metropoli... ma è soprannominata la Monaco d'Africa, per la sua architettura alquanto krukka! Prima della passeggiata al tramonto però, mi accorgo che ieri ho fatto un guaio... non ho aperto lo sportello laterale del cassone che dovrebbe evitare che la polvere entri... tutto il contenuto del vano bagagli è coperto da 2 dita di polvere! Levo tutto e a secchiate, pulisco il fondo! Le avventure di oggi ci hanno messo fame... sia tripadvisor che i fotografi del Quivertree ci hanno consigliato Diaz Coffee Shop, la cui specialità, a dispetto del nome, sono le ostriche... E che ostriche! 12 ostriche crude, 18 cotte, condite con burro all'aglio e al limone, spettacolari... e non solo, anche 6 code di gamberone, la torta di mele annaffiata di custard cream, il tutto accompagnato da un buon vino bianco... E una volta in stanza... beh, dobbiamo aprire il nostro vino namibiano, no? Non vorrete mica che ce lo riportiamo a casa? 😋
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  6. Giovedì 10 maggio 2018 Buongiorno facoceri di terra e di mare! Che strano, pure oggi ci si sveglia felici, noi Dai gatti piccoli e neri passiamo a quelli grossi e biondi con la massima nonchalance: alle 7.30, soli con uno dei ragazzi della fattoria, per il morning cheetah feeding. Stavolta si entra nel recinto di Saddam e Gheddafi, nella morbida luce dell'alba avviciniamo i micioni il più possibile, fermandoci solo quando iniziano a borbottare ... siamo ormai a pochi metri da loro, che non appena vedono il secchio giallo della pappa perdono qualsiasi interesse per i soliti umani rompiballe con la fotocamera. Dopo colazione, cosa c'è di meglio che giocare un po'? passato ormai anche quel minuscolo pizzico di tensione provato appena varcate le porte del recinto, non possiamo non farci una bella risata. Tutte quelle ore di volo, tutta quella strada ... e il ghepardo ce l'avevamo in casa! Restiamo ancora un po', la luce è splendida, e i gattoni ormai sazi si concedono all'obiettivo senza fare una piega. Difficilissimo resistere alla voglia di fargli i grattini ... probabilmente se ci fosse stato il proprietario avremmo provato a corromperlo. Eh sì, siamo proprio vicini vicini Dai, fammi le coccole, dai, fammi le coccole, dai, fammi le coccole! A malincuore ci decidiamo ad andare a far colazione. Le cinesi smontano subito i miei propositi bellicosi correndoci incontro giulive con la nostra torcetta, e quando gli chiediamo se la custodia del cavalletto che abbiamo trovato ieri sera tornando dalla Quiver Tree Forest è per caso loro cadono letteralmente in deliquio. Deliquio che si trasforma in un orgasmo di gridolini quando scoprono da dove veniamo e cosa abbiamo fatto. Viste un paio di foto sul display della reflex partono in quarta a cercare di indurre la padrona di casa a fare un secondo giro di foto dai gattoni, a cui alla fine si unisce anche il gruppo di fotografi italiani. Ragazzi, ma voi i viaggi come li preparate? C'è scritto bello chiaro sul sito cosa si può fare al Quiver Tree, con tanto di tariffe e alternative ... mah. Saldato il conto, salutato il facocero, testate le unghie del gatto e le sbausate della boxerina, ci dirigiamo verso il Giant's Playground per una veloce passeggiata tra le rocce che mi ricordano un po' il Sentier des Douaniers a Ploumanach. Nel passare accanto al recinto dei ghepardi dal lato della strada vediamo un capannello di reflexisti e cinesi circondare qualcosa di basso al centro della boscaglia e sento distintamente Saddam ringhiare un "ma li mortacci, un po' di caxxi vostri mai voi due?", chiaramente indirizzato alla pandesca coppia Ci ritroviamo in un posto surreale e silenzioso, i nostri passi accompagnati solo dal vento e dal raro fruscio di qualche animaletto, hyrax, uccellini, lucertole ... una passeggiata che scomparirà tra le mille foto memorabili che ci si imprimeranno sulla retina nel corso del viaggio, ma piacevole e rasserenante come poche. Prossima tappa, una puntatina allo Spar di Ketmanshoop, dove ci procuriamo pane, formaggio, avocado, succhi di frutta e schifezze assortite per un pranzo che alla fine consumeremo solo sulla veranda del nostro bungalow al Fish River Canyon Lodge. Per la prima volta, un ragazzo appostato fuori dal supermercato ci chiede l'elemosina, poi cambia idea e domanda "some meal" ... come fai a dire di no? gli compriamo pane e prosciutto e se ne va felice ringraziando con un gran sorriso. Avremo speso un euro per lui, con che cuore potrei negarglielo? tra l'altro ci capiterà solo un'altra volta in corso di viaggio, la Namibia è un Paese che sta bene e non conosce la fame, forse questi ragazzi hanno solo poca voglia di fare o forse non trovano lavoro, non lo so e non giudico, va bene così. Tappa dal benzinaio per controllare e sgonfiare un po' le gomme e per rifare il pieno, gli lasciamo 30 dollari di mancia, un paio di euro si e no ... gli cade la mascella e non la finisce più di ringraziarci: non per la prima, e non certo per l'ultima volta, ci rendiamo conto di non avere assolutamente il senso della misura qui, ignoriamo il costo della vita, ignoriamo lo stipendio medio, ignoriamo che quello che per noi è nulla può essere invece tantissimo per altri. Un po' imbarazzati, ci chiediamo come mediare ... ancora non lo sappiamo, lo ammetto. Da brava veneta poi non posso esimermi dal far tappa alla Naute Kristall Kellerei: ebbene sì, in mezzo al deserto - ma vicino alla Naute Dam - c'è chi è riuscito a coltivare la vite. Per il momento la produzione qui è ancora agli inizi e i vini in vendita e degustazione provengono soprattutto dalla cantina gemella che si trova dalle parti di Omaruru, nel nord del Paese. La sosta è piacevolissima, naturalmente assaggiamo e trovando il bianco di nostro gradimento ne prendiamo tre bottiglie da mezzo litro ciascuna, in vista di qualche brindisi estemporaneo nel corso del viaggio. Ci scopriamo una volta di più vittime della sindrome di San Francesco, tutti i cagnetti dei dintorni vengono a noi, scodinzolano, sbavano e chiedono coccole. Ne approfittiamo per un ultimo caffè prima di dare l'addio all'asfalto: ed ecco che poco dopo la prima svolta il Mostro affronta con la massima disinvoltura un poccioso guaderello. Mentre ci dirigiamo verso l'inizio dei cento chilometri di sterrata che ci porteranno al Fish River Canyo, uno strillo lacera l'aria ... FERMATILEZEBREEEEEE!!! Paolo, che non le ha mai viste in libertà, impazzisce subito. Scendiamo, attraversiamo la strada, cerchiamo di convincerle ad avvicinarsi, e come si vede dalla seconda foto ci riusciamo benissimo Galvanizzati da questo primo quasi incontro con la vera fauna wild, imbocchiamo senza paura la nostra prima UNPAVED road ... e il modo in cui Silvia lo pronuncia, con un terribile decisissimo accento sulla U, mi procurerà fino alla fine del viaggio numerosissime lisergiche visioni di balletti di Umpa Lumpa scatenati I primi 80 km scivolano via facilmente, incrociamo qualche rara macchina con cui cerchiamo di non impolverarci troppo a vicenda, ogni tanto facciamo una sosta fotografica nel mezzo di uno splendido nulla, salutiamo il ranger che si ferma a chiederci se è tutto okay o se abbiamo bisogno di aiuto perché di gente ne passa poca e quando vedi qualcuno fermo a lato strada è un obbligo morale fermarti a tua volta ed eventualmente prestare soccorso, perdiamo gli occhiali da sole di Paolo, facciamo una nuova sosta per il mio personalissimo concorso "Forografa un albero morto per @monybg75" , torniamo indietro a recuperare gli occhiali da sole di Paolo e imbocchiamo finalmente la parte finale, gli ultimi 20 km che tutti definiscono tremendi. Bon, hanno ragione, e tanto di cappello a Paolo che se li sciroppa senza lamentarsi, senza forare, senza graffiare la carrozzeria, senza bestemmiare in turcomanno, senza quasi dare segno di tensione se non un silenzioso ma visibile sospiro di sollievo quando, attraversata anche la pista dell'aeroporto (!) locale, arriviamo finalmente alle porte della reception. E qui ... beh, impossibile per me trattenere le lacrime. A dispetto della foschia che appanna le foto e toglie un po' di magia, la vista che ti si spalanca davanti quando esci sulla terrazza della reception è di quelle che ti fanno sentire grato alla vita per averti condotto qui, per vie misteriose e inaspettate ... e sì, con questa persona accanto, proprio quella con cui la felicità di essere qui moltiplica per mille e mille volte la bellezza di ogni istante. E' un Grand Canyon più solitario ma non meno potente. L'emozione di essere qui in pochi intimi (ci sono solo 20 lussuosi bungalow e le poche casette del personale del Lodge su questo rim - ahò, siamo in viaggio di nozze, ci siamo trattati bene! ) è tra le più forti e felici che abbia mai provato. Ci offrono un succo di frutta, ci chiedono - sarà una costante - se c'è qualcosa cui siamo allergici nel menu della cena, ci illustrano rapidamente orari e possibilità e poi accompagnati da un ragazzo che porta la nostra sacca ci avviamo finalmente alla nostra casetta, una meraviglia di architettura ed ecologia. Quassù non è certo facile portare materie prime e acqua, e ci guarderemo bene dallo sprecare le une e l'altra ... decidiamo anche di portare via i rifiuti, visto che sicuramente anche lo smaltimento non è cosa semplice qui. Rubo dal web qualche foto delle camere con relativa vista, che purtroppo non ho pensato di fare: Consumato il nostro pranzo frugale, ce ne andiamo verso la reception in attesa della partenza per il sundowner drive prevista per le 17 (con teutonica puntualità: se arrivi alle 17.01, peggio per te ) per goderci la vista, la piscina e qualche simpatico incontro, come questo grillo grande quando il mio gatto da cucciolo. Ci accomodiamo per scoprire con piacevole sorpresa che sono arrivati anche i due tedeschi anzianotti e simpatici che ci avevano attaccato bottone al Quiver Tree. Cominciamo a parlare di fotografia e il marito ammira interdetto le foto in notturna sullo schermo delle reflex: ha una bridge, vuole provare anche lui, Paolo gli dà qualche suggerimento e ci diciamo che non sapremo mai se è riuscito a combinare qualcosa ... ci sbagliamo Loro si fermeranno due notti e hanno in previsione la discesa a fondo canyon per domani ... mannaggia, la fortuna di essere in pensione e girarsi la Namibia per sei settimane invece che per tre. Sono davvero alla mano e chiacchierando scopriamo che hanno noleggiato un Mostro con le tende sul tetto, per ammortizzare i costi fanno anche campeggio. Che dire? chapeau! Per il sundowner drive partono due jeep da dieci posti affiancate. Il nostro driver e guida ogni tanto si ferma e ci racconta qualcosa della vita lì, del villaggio dei dipendenti che lavorano tre mesi e poi fanno una pausa di uno per andare a casa, del vecchio resort di una decina di casette che è stato abbandonato in favore del nuovo perché non c'era spazio per altri alloggi e mantenere anche questo così lontano dal nuovo corpo centrale sarebbe stato antieconomico e antiecologico, delle piante e degli animali della zona (se non sapete cos'é, non toccatelo e non mangiatelo - diventerà il mio mantra, un po' meno quello di colui che compirà svariati tentativi di rendermi precocemente vedova prima della fine del viaggio ). Arrivati a pochi passi da un terrificante strapiombo - io sono quella delle vertigini con il tacco cinque, ricordate? - ci avverte di stare attenti: da qui è facile e bellissimo volare, un po' meno atterrare, dice. Ovviamente Paolo non perde l'occasione per togliermi dieci anni di vita: dieci oggi, dieci domani, qua si eredita in fretta . ARIDAJE!!! Risaliti sulla jeep, dopo un altro paio di lunghi giri panoramici ci fermiamo per il tramonto, e come al Kalahari Anib Lodge compaiono per magia bicchieri, patatine, biltong per rallegrare l'attesa. Prendiamo due bicchieri di bianco e invece di libar nè lieti calici cominciamo a studiare la luce attraverso il vino, l'angolazione del sole al tramonto ... insomma, il sacro fuoco del fotografo scemo è con noi: scemo sì, perché uno dei due bicchieri, stufo di fare il modello gratis, si suicida fracassandosi sulle rocce ai piedi di quella dove lo abbiamo graziosamente appoggiato, mentre l'altro si offre come piscina ai moscerini La guida ridacchiando sotto i baffi si offre di sostituire il perduto alcool, ma resto ferma sulle mie posizioni: stavolta meritiamo solo acqua, e ben ci sta. Comunque gli daremo mancia doppia in cambio del suo silenzio con le autorità Ci consoliamo vagando per ogni dove in cerca dell'inquadratura magica mentre gli altri diciotto ospiti brindano, magnano e bevono guardando dalla parte sbagliata, tanto ci sono le patatine, il tramonto la prossima volta 😛 Rientrati verso le otto andiamo subito a cena, una romantica cena a lume di candela, rinfrescata dal battito delle ali dei moscerini che stavolta puntano il bicchiere di rosso di Paolo: chiediamo di sostituirlo, la cameriera ci dice di sì con un sorriso crudele e porta a tempo di record un bicchiere che secondo me è lo stesso post salvataggio dei naufraghi. Bon: come diceva nonno, quel che no strangola ingrassa, ciò. La cena è ottima: crema di zucca, insalata mista per Paolo che alla zucca è allergico, una bistecca di orice veramente divina con riso e verdure, un delizioso brownie al cioccolato con la panna. Concludiamo la serata sulla terrazza della nostra stanza a fotografare il cielo notturno bevendo il nostro vino bianco, libagioni alle quali tenderei a dar la colpa per gli scarsi risultati se fossi onesta, ma visto che sono invece me stessa attribuirò la resposabilità dello scarso carisma di queste Vie Lattee alla mancanza di un soggetto a fare da catalizzatore dando risalto al cielo con la sua sagoma nera Ce ne andiamo a dormire felici una volta di più di aver scelto l'Africa, e mi tranquillizzo definitivamente circa la possibilità non più tanto remota che anche Paolo se ne innamori.
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  7. 9 maggio 2018 - Kalahari Anib Lodge - Quiver Tree Forest Rest Camp Finalmente si dorme! Stamattina abbiamo deciso che è ora di riposarci un po', dopo svariate settimane passate ad organizzare tutto, ce lo meritiamo! La colazione è ottima, a buffet, ma con la possibilità di richiedere piatti cucinati espressi, qui le uova la fanno da padrone! Tra le varie scelte, c'è la famigerata Marmite: La marmite è un estratto di lievito, uno scarto di lavorazione della birra... ha un gusto metallico molto salato, per usare una delicata espressione romanesca, fa schifo ar ca**o! Io la conosco, l'ho assaggiata, ma Barbara no, e allora... Purtroppo non ho documentato la sua faccia all'assaggio, ma davvero, diceva tutto! Partiamo dal Lodge per una tappa che consideravo di trasferimento e invece ci ha riservato un sacco di sorprese. A Mariental facciamo la sosta alla Spar per comprare un po' di generi di prima necessità... acqua, patatine, giochi all'erba gatta per i nostri mici, pane e formaggio per i pranzi al volo, le spezie che ci siamo riportati a Roma. Facciamo anche un salto al bancomat e Barbara va un po' in panico, non riusciamo a prelevare e alla fine siamo costretti a usare la carta di credito. Anche oggi la strada è tutta asfaltata, la fettuccia corre sotto le ruote del Mostro, fino a che non vediamo un segnale marrone, di quelli turistici... Un cimitero di guerra, qui si combattè durante la 1° guerra mondiale, gli inglesi cercarono subito di conquistare l'Africa Tedesca del Sud Ovest, soprattutto per le materie prime. Ce ne sono parecchi in giro, tutti tenuti con cura dall'associazione dei veterani, raccontano le guerre tra indigeni e tedeschi, tra le truppe del Commonwealth e i tedeschi e la lotta impari di entrambi gli schieramenti con la Spagnola... In particolare, il cimitero è proprio di fronte alla stazione (abbandonata) di Gibeon. Ci perdiamo un po' di tempo, cerchiamo di conoscere un po' di più quello che accadde in queste zone, così lontane da noi. Proseguiamo verso sud, la strada è larga, ma non larghissima e quasi rischio di perdere il controllo dell'auto a causa dello spostamento d'aria di un trasporto eccezionale che procede a velocità eccezionale. Ci fermiamo a pranzare in una delle tante piazzole di sosta sulla strada, ce ne sono tantissime e sono segnalate da un cartello che indica anche da che lato sono! La cosa più incredibile è che sono pulite, i cestini sono vuoti, il tavolino è pulito e spesso c'è anche un gazebo a ripararvi! Arriviamo al Quivertree e il proprietario ci fa scegliere la camera... o una specie di igloo col tetto in plastica oppure una bella camera con uno dei pochi letti matrimoniali del viaggio... Siamo in viaggio di nozze, vada per la camera! Il Quiver Tree Forest Rest Camp non è un hotel, ma una fattoria che lavora... non vi aspettate un posto elegante, non lo è, ma è un B&B rustico, pulito e con i proprietari gentili e disponibili. Dopo un po' di coccole ai cani della fattoria e 4 chiacchiere con un gruppo di fotografi italiani in viaggio, andiamo in esplorazione alla Quiver Tree Forest, a pochi minuti di auto dal B&B. Quella che era stata scelta come una semplice tappa di passaggio, si rivela la prima grande sopresa... la Quiver Tree Forest è una sorpresa! Questi alberi, che alberi non sono, visto che è una specie di aloe e tecnicamente è un'erba, sono davvero affascinanti e con una corteccia che sembra cera fusa, crescono tra rocce di tutte le forme e dimensioni, c'è anche il Pac-Sasso! Facciamo un rapido sopralluogo nella foreste per decidere il miglior punto per il tramonto, capiamo che per la foto alla stellata non andremo all'interno, ma resteremo ai margini (caviglia di cristallo... non me la sento di mettere i piedi dove non vedo) e torniamo in hotel, dove alle 5 ci aspetta il Chetaah feeding. Ma prima... Io vedo un corvo che mangia da una delle ciotole e non mi accorgo del facocero che è proprio davanti alla porta e si litiga la ciotola con un cucciolo di boxer... Barbara invece si sbraccia, comincia a dirmi "guarda, guarda!" e niente, io continuo a vedere il corvo, finché non mi accorgo... Tranquillo, pacioso, lì in ginocchio (si, perchè il facocero non solo è brutto, ma pure sgraziato, mangia in ginocchio, visto che ha il collo come Costanzo), grufola rumorosamente, rutta, sgranocchia e sbava... mangia proprio come un facocero! Al limitare della proprietà c'è un grosso recinto, ampio qualche km quadrato, nel quale vivono 2 ghepardi, 2 maschi, Saddam e Gheddafi: Appena il proprietario entra col secchio pieno di carne, i 2 ghepardi si avvicinano baldanzosi, aprono la bocca e... MIAO Miao??? Miao??? Ma sei serio? sei un gatto di 50 kg, il simbolo dell'eleganza felina e fai miao, come i nostri ciopini? Come se non bastasse, appena vedono il secchio ci si infilano dentro, dando ancora più l'impressione di essere dei gatti leggermente oversized... MIAO! Però quando mangiano, si sentono gli scrocchi delle ossa che si spezzano, lo strappo della carne e dei tendini... Il proprietario gli fa anche i grattini, ci racconta che sono gli unici felini che quando hanno un pezzo di carne a portata di mano sono contenti e si fanno fare di tutto, ma che anche se attaccano un gregge non se ne vanno prima di aver fatto una strage, anche se poi mangiano poco... Che si, sono veloci, ma solo da "adolescenti", appena crescono preferiscono gli agguati agli inseguimenti, e che si, in fondo sono dei gattoni e da gattoni si comportano. Torniamo alla foresta e qui ci accorgiamo che è pieno di iraci... Aspettiamo che il sole cali dietro gli alberi e torniamo in hotel, cena a buffet con una specie di stufato di hartebeest (il nome italiano è Alcefalo, ma del cefalo non ha nulla 😀), leggermente piccante, ma davvero buono, accompagnato da un paio di Windhoek Lager. L'antipasto e un dessert completano un'ottima cena, tutta preparata dalla gentilissima padrona di casa. Poco dopo cena, partiamo verso la Quiver Tree Forest per le prime foto alla stellata... essendo molto vicina alla fattoria, ci sono un po' di luci a disturbare le riprese, ma è comunque molto bello essere qui, la quantità di stelle è impressionante: Mentre stiamo per partire, un gruppo di 3 ragazze cinesi, in viaggio da sole, ci chiede di fargli strada, hanno provato ad andare, ma col buio non hanno trovato la strada, vogliono fare le foto alle stelle ma non hanno idea di come fare, non hanno nemmeno la torcia, noi cominciamo mentre loro confabulano su dove mettersi (non davanti a noi, grazie!), come fare, cosa provare. Questa è di Barbara, che mi ha carpito con l'inganno il tokina 11/16 e riesce a fare le foto più belle delle mie... 😃😃😃😃😃😃 Stare qui è un sogno, si vede la Croce del Sud, Alpha Centauri, Sirio, Orione che sta per tramontare. Questo cielo è in gran parte alieno per me, si vedono le nebulose di Magellano che non possono essere viste nel nostro emisfero, costellazioni sconosciute e soprattutto, una quantità di astri che fa paura, mai visti così tanti, nemmeno nei deserti dello Utah. Quando ci dichiariamo soddisfatti e cominciamo a smontare, le cinesine vengono a chiederci se si possono mettere al nostro posto e se possiamo prestargli una delle nostre torce, ce la ridaranno domattina, ma soprattutto, ci chiedono come impostare la fotocamera per fare le foto alle stelle... hanno una mirrorless, non ho idea di come verranno le loro foto, ma almeno ci avranno provato! Buonanotte mondo!
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