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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 20/07/2016 in tutte le aree

  1. Leggendo dei vari ritardi nella consegna sono andata a controllare anch'io la mia ed effettivamente avrebbe dovuto arrivare una settimana fa (non avendo fretta non avevo dato molto peso alla data precisa) ma non si è ancora vista. Ho scritto all'assistenza di Blurb e mi hanno risposto nel giro di un'ora, rimborsandomi immediatamente le spese di spedizione e offrendomi una ristampa gratuita con consegna espressa. Un servizio clienti davvero esemplare, applausi!
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  2. Anche i Saguaro chiudono poco dopo il tramonto, considera anche quello. io la saltai perché preferii fare Bandelier, Los Alamos e la scenic drive... prova a dare uno sguardo al diario del 2013
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  3. Topic riuniti: per tutti i dubbi e i chiarimenti sull'itinerario, continuiamo qui.
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  4. Io ho caricato il file il 23 giugno, la data prevista di consegna era il 7 luglio ma mi è arrivato l'11. Come a Polly, mi sono state riaccreditate le spese di spedizione.
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  5. e se non lo sai te? Hai provato a vedere dov'è @criscorpione?
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  6. D'accordo con gli altri: il 18 e il 19 sono troppo pieni.
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  7. Secondo me al North Cascades ci si dovrebbero spendere almeno tre giorni. Io avevo impostato due pernotti a Winthrop e uno a Marble, facendo però il giro al contrario Wonder Woman!!!
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  8. Giorno 1 la vedo dura. Anche se sei fuori in auto verso le 18:30 devi attraversare Seattle e Everett. Non mi ricordo di nuovo quando arrivi, comunque eccetto che sabato e domenica potrebbe volerci fra 1 ora e un quarto fino a poco piu' di due ore se il traffico e' molto intenso. Mi raccomando, non tagliare attraverso la SR530, ma vai a nord fino a Burlington e prendi la SR20 (North Cascades Highway).Io mi fermerei al North Cascade NP visitor center poco prima di Newhalem. Farei anche una visita veloce ai due paesi di Newhalem e Diablo. Sono due piccoli villaggi costruiti dalla societa' elettrica Seattle City Light (fornisce energia elettrica a Seattle e dintorni) e dove risiedono solo i dipendenti. Il Nord Cascade NP e' stato ed e' fortemente legato alle tre dighe (Gorge, Diablo e Ross) costruite nello scorso secolo da Seattle City Light, ed e' grazie a Seattle City Light che oggi il parco prospera ed e' cosi' selvaggio, fortemente protetto e con relativamente pochi accessi. Lo so, non hai tempo e poi lo fanno solo nel fine settimana, ma ci sono bei tour che fanno visitare gli impianti idroelettrici e la diga Diablo, oppure si puo' fare un tour in barca del Diablo lake e arrivare fin sotto Ross dam (info qui). Comunque non ti perdere Diablo Lake e attraversa la diga e vai sul lato opposto. Il lago ha un colore stupendo, un turchese dato dai minerali delle rocce polverizzati dall'acqua dei ghiacciai. Il giorno 3 mi sembra veramente troppo, almeno che tu non faccia un po' di cose il giorno 2 lungo la SR20 e poi tu torni a dormire a Marblemount. Anche per me il 18 e 19 sono troppo. Il 19 lo vedo impraticabile anche solo guidando e non scendendo mai dall'auto. Come dice al3cs, l'Olympic e', purtroppo, maltrattato.
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  9. Bravo @alessipe, si vede che ti stai applicando! Non posso parlare per il North Cascades (tanto lo so che dovrò rimediare prima o poi! ), però effettivamente 18 e 19 sembrano davvero troppo. Ma perché vuoi maltrattare così l'Olympic?
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  10. alla fine per North Cascades ti hanno convinto così a occhio ( per quel che ne sto studiando anche io) mi sembra che il gg 2 ci sia poco ( a meno che non abbia un particolare motivo) mentre il gg 3 troppo e ti lascerebbe poco tempo per il NC sul gg 19 concordo, ma vedo tirato anche il 18 a meno di non avere concentrato il giorno prima tutto l'Olympic.
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  11. Grande ceemo, è troppo bello questo diario! Quando si affronta un'impresa del genere la prima cosa che viene in mente è la fatica fisica, e ci si concentra molto a come fare per affrontarla e superarla: raramente si pensa che lo stress fisico possa ricadere anche sullo stato mentale, soprattutto in condizioni così estreme. Ti ringrazio davvero perché la tua testimonianza, secondo me, è importante per capire che anche lo sconforto può far parte dell'avventura, l'importante è non mollare, "Don't give up! Don't give up!", mai. Certo, avere anche la giusta compagnia e l'incoraggiamento sincero non sono un aiuto da poco in quelle situazioni, sei stato bravo e fortunato, ma la fortuna te la sei ampiamente meritata per il coraggio e la tenacia. Applausi!
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  12. 16/02/2016 Barraco Camp – Karanga Camp (4033) Ho passato una buona notte dormendo bene e riposando il fisico dalla precedente giornata impegnativa. Solo le solite 2 3 sveglie per pipì ben coordinate con Corrado. Oggi ci alziamo con molta calma. La giornata prevede solo poche ore di cammino, ma la prima parte è particolarmente tecnica e stretta e Zuma preferisce partire tardi ed aspettare che gran parte dell'accampamento sia passato dai punti più stretti. Metto fuori la testa dalla tenda e vedo che nonostante ci sia ancora parecchio chiaro siamo in ombra e non fa caldissimo. Il Kibo nasconde il sole nella Barranco Valley che comincerà a fare capolino solo molto più tardi. Sveglia con il sole già alto Mentre il fido Agostino ci sistema fuori dalle tende le consuete bacinelle di acqua calda per lavarci noi sistemiamo gli zaini cominciando a piegare sacchi a pelo e materassini. Ci spostiamo nella tenda di Andrea e facciamo la solita iperproteica colazione a base di crepes frittate salsicce marmellate e the. Io oggi provo anche il burro d'arachidi che però è davvero troppo salato e non rinnoverò più in futuro l'abbinamento con le crepes. Verso le 8 e mezza siamo pronti e il Barranco camp è quasi vuoto. Sono infatti quasi tutti già partiti e sul vicino Barranco Wall c'è un grande affollamento. Guardiamo prima di partire i portatori di un altra spediazione che si esibiscono in un grande ballo che di li a qualche giorno ci diventerà particolarmente familiare e partiamo poco prima delle 9. Colazione Balli al campo Partenza Barranco Wall già affollato Dopo 15 minuti di cammino in piano comincia subito il muro, l'unica parte un po' tecnica di tutto il percorsa di ascesa verso la vetta. Nei mesi di attesa e di preparazione precedenti la aprtenza avevo letto e fantasticato su questo passaggio che mi aveva un po' messo timore. Infatti in alcuni racconti era stato descritto come particolarmente ostico a chi soffre di vertigini con alcuni passaggi mozzafiato. In realtà si tratta di un ripido muro con qualche piccolo passaggio leggeremente in esposizione e con qualche piccola arrampicata di facile entità. Se fatto in condizioni normali. Già perchè forse Zuma ha sbagliato un po' i conti e noi lo affrontiamo nella situazione peggiore in mezzo a tutti i portatori che non hanno un minimo di organizzazione e si vogliono superare l'un l'altro continuamente creando continui ingorghi. Saliamo il muro per una decina di minuti e siamo costretti ad una pausa. Ancora qualche minuti e ci troviamo ad un imbuto dove può passare una sola persona alla volta. Imbuti In attesa di ripartire I portatori si spingono l'un latro con enormi casse sulla testa e noi siamo costretti ad aspettare che la situazione migliori. Invano. Infatti dopo 20 minuti di attesa fermi su un piccolo spiazzo ci raggiunge Zuma che aveva sistemato le ultime cose al campo che propone una via alternativa parecchio esposta e con qualche passaggio tecnico. Io non sono convinto così come Philippe, mentre Andrea e Corrado sembrano contenti. Siamo in minoranza e così via per la parte tecnica. Io, non convinto della decisione e anche per l'attesa mi sono infreddolito e irrigidito muscolarmente e fatico un po'. Superiamo qualche passaggio di arrampicata di 1 grado e di 2 grado, ed un po' di esposizione. Niente di troppo difficile ma farlo a mani nude e senza sicurezze non mi piace moltissimo. Gli altri invece sembrano divertirsi e la cosa mi tranquillizza un po' e dopo una ventina di minuti torniamo sul sentiero principale. Qui ci aspetta un ultimo passaggio esposto di qualche metro ( che identifico benissimo e riconosco come essere indicato come uno di quelli pericolosi nel libro che ho letto prima di partire) superato senza problemi. https://youtu.be/2zvp5I26-io Video della scalata nel pezzo facile Tratto semplice dell'arrampicata Io che mando bonariamente a cagare Corrado E dopo due ore scarse di cammino molto a strappi raggiungiamo un grande pianoro dove, come tutti, ci fermiamo a fare una pausa. Il pianoro è bello e panoramico ed è un ottimo posto per la sosta. Io però ho un po' forzato in salita e mi sta salendo il solito fastidioso mal di testa. Facciamo una mezz'oretta di pausa e nel mentre veniamo avvolti dalle nuvole e ripartiamo in un umida e fredda nebbia. Ora camminiamo su ampio e ondulato plateau, che immagino sia parecchio panoramico ma che così, avvolto dalle nuvole non ci consente di vedere un granchè. Sosta Pianoro Camminiamo per circa un ora in questa condizioni e poi finalmente comincia a tirare un po' di vento che sposta alle nuvole e ci dà una brutta sorpresa e cioè vediamo davanti a noi il Karanga camp, campo dove sosteremo questa notte. Che è più o meno alla nostra altezza ma per raggiungerlo bisogna passare da una ripida vallata con conseguente ripida discesa e ripidissima salita finale. Per la discesa non ci sono grossi problemi, e velocemente raggiungiamo il fondo della vallata dove scorre un torrente. Philippe ci spiega che questo è l'ultimo punto dove prendere l'acqua per bere e che domani, visto che saliremo un altro campo prima della cima, i portatori dovranno portare acqua da qua fino al prossimo campo. Qui troviamo una persona sfinita sdraiata su un masso che cerca energie. La scena è un po' comica ma non invidio certo il suo stato. La salita al campo Gente distrutta sui massi Cominciamo subito la ripidissima salita che affrontiamo forse con un passo un pelo troppo veloce. Fatichiamo parecchio tutti e tre ma lo sforzo dura meno di una mezz'ora e dopo 3 ore e mezza siamo al Karanga camp. Il campo è molto spartano, decisamente molto meno confortevole del campo della sera precedente ma tant'è. Dopo le operazioni consuete di registrazione aspettiamo qualche minuto che le nostre tende siano pronte. Con le nostre tende arriva pure il pranzo composto dalla buona solita zuppa di verdure, da un enorme piatto di spaghetti e da un passato di carne. L'appetito è davvero poco, ma ci sforziamo di mangiare comunque e dopo il pranzo ci buttiamo a dormire. Purtroppo il campo è completamente in discesa e la tenda è pure di traverso laterale e dormendo rotoliamo l'uno addosso all'altro inevitabilmente. Dormiamo comunque qualche ora, un po' dentro un po' fuori dal sacco, visto che con il sole la temperatura in tenda sale parecchio. Verso le 4 ci svegliamo e Corrado esce con Andrea a fare un giretto per il campo. Io invece ho un mal di testa fortissimo e rimango in tenda. Karanga camp Corrado e Andrea esploratori Mentre guardo un po' tra le mie cose nello zaino sento vibrare il telefono che evidentemente ho accesso inconsciamente. Lo guardo e incredibilmente c'è un po' di campo qua a oltre 4000 metri di quota in mezzo al niente della Tanzania c'è campo!!! leggo un messaggio ben augurante di Giulia, e mi lascio andare. La mente si fa labile e io cedo, e mentre gli altri ridono e scherzano fuori dalla tenda io sono li da solo che piango come un cane bastonato. Non ho più voglia di queste sofferenze, non ho più voglia di stare male. Avrei solo voglia di un po' di affetto familiare. Passo forse l'ora psicologicamente peggiore di tutta la spedizione, e per un paio di volte penso che non ne valga la pena, e che forse è il caso di andare da Zuma di chiedere di tornare a valle. Per fortuna la mia forza di volontà prevale e mi dico che mesi di preparazione e di sacrifici non possono essere accantonati così e devo tenere ancora un po' duro. Esco così e trovo su un masso i miei amici di spedizione con Zuma che chiaccherano e bevono del the. Li raggiungo e Zuma mi vede particolarmente in difficoltà e con gli occhi lucidi e mi chiede cosa non va. Gli spiego del mal di testa, della nausea e di tutti i malesseri che sto provando. Lui dice che è normale e continua a ripetermi “Don't give up! Don't Give up Now!” Ci controlla i dati fisici e dice che stiamo tutti e tre bene e che quindi non sono in pericolo. Io sono molto debole psicologicamente e passo da un secondo all'altra dalla tranquillità allo sconforto più totale. Spiego alla nostra guida che non voglio mollare proprio adesso dopo tanti sacrifici. Voglio raggiungere il mio sogno. Zuma mi ascolta e mi aiuta psicologicamente ad uscire dalla mia crisi e mi tranquillizza, mentre Andrea e Corrado ci scherzano un po' su sdrammatizzando la situazione e chiedendomi se dopo cena ho voglia di andare un po' a fighe!!! Li guardo con un po' di invidia, loro stanno bene, scherzano e ridono e io sembro un malato terminale depresso. Ma per fortuna ci sono loro, sono positivi e mi aiutano ad uscire da quella situazione difficile. Andiamo in tenda e ceniamo con la solita abbondante zuppa, e con un po' di riso e pollo. La pasta mi aveva un po' stancato e sono contento di mangiare altro. Mi sforzo di mangiare tutto, ma la nausea non aiuta e dopo la cena chiedo a Corrado di invertire i nostri posti in tenda, visto il mio stato depresso. Mi insulta bonariamente ma facciamo cambio di posizioni e alle 8 non appena il sole scende andiamo subito a letto a dormire. Io passerò la notte spalmato sulla tenda a causa della pendenza e Corrado spalmato contro di me. Tutto sommato però riuscirò a dormire quasi tutta la notte, mentre il sonno per Corrado non sarà così buono. Questa sarà la giornata psicologicamente decisamente più difficile del viaggio. Scoprirò dei limiti a cui non ero mai giunto. E scoprirò mie capacità e mie debolezze che non conoscevo. Per fortuna la grande umanità di Zuma e il bell'affiatamento del gruppo riusciranno a farmela superare. Probabilmente se mi fossi trovato in un gruppo meno affiatato non sarei riuscito ad uscire dalle mie difficoltà mentali così bene.
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  13. Eppure, nonostante la sofferenza è stata un esperienza magnifica, che rifarei domani se potessi!
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  14. 15/02/2016 Shira 2 Camp – Lava Tower (4637) – Barraco Camp (3976) La notte tutto sommato è passata meglio del previsto. Gli antidolorifici hanno fatto il loro compito e come previsto da Zuma la testa sta un po' meglio. Pian piano mi sto abituando alla quota. Mi sveglio verso le sei e mezza, fuori sta albeggiando e si sentono i rumori delle varie tende che si cominciano a svegliare. Abbozzo fuori la testa e sento che stanotte ha fatto abbastanza fresco e vedo che sulla tenda si è formato un po' di ghiaccio. Ma nel sacco a pelo per fortuna si dorme ancora alla grande. Sveglio Corrado, chiamo Andrea nell'altra tenda e piano piano ci prepariamo. Preparativi mattutini Alle 7 solita colazione dei campioni a base di crepes, di frutta di pane e uova. Ho ancora inappetenza ma mi sforzo di mangiare perchè oggi ci aspetta una tappa tosta; la più lunga e dura subito dopo quella della cima. Alle 7.45 siamo pronti e partiamo con Philippe, mentre Suma e gli altri finiscono di dismettere il campo. La tappa di oggi prevede la risalita delle pendici del Kibo fino alla quota di 4700 al campo di Lava Tower e dopo una pausa la discesa fino al Barraco camp a circa 3900 dove passeremo la notte. Il fatto di salire molto e scendere nella stessa giornata è un ottimo allenamento per l'acclimatamento. Prima di partire Philippe mi chiede delle mie condizioni fisiche e mi avvisa che molto probabilmente oggi a Lava Tower starò male, parecchio male. Ma che tutto passerà scendendo verso Barraco. Bene, almeno adesso so quando starò male e cercherò di gestire la cosa. La giornata è anche oggi splendida, con il sole che nel frattempo si è velocemente alzato in cielo e ha reso la temperatura gradevole e illuminato con splendida luce il Kibo. Camminiamo lungo la strada che abbiamo fatto ieri pomeriggio per alzarci di quota sulle pendici del vulcano che durante la salita va via via perdendo ogni forma di vita per lasciare spazio alla nuda e rude lava pietrificata. La salita al Kibo Con passo candenzato ed estremamente lento superiamo le incisioni sulle pietre viste il giorno prima che indicavano i 4000 metri. Il passo di Philippe è perfetto e ci consente di salire sempre con il ritmo cardiaco in controllo e senza mai avere il fiatone. Parlando con lui ci confrontiamo proprio sulla respirazione e mi spiaga che ascoltarsi il proprio respiro e un ottimo modo per capire se si sta bene o si è in difficolta. Suma, un paio di ore dopo la partenza ci raggiunge mentre superiamo una strana pietra con una scritta sopra. Io gli chiedo cosa significhi e lui mi dice che è solamente il nome di qualcuno che passava di lì, e prende un sasso e incide “Mike” su di una roccia e mi dice: ora che c'è il tuo nome non puoi rinunciare alla vetta. La vetta sarà tua. Io rido, e cerco di convincermi che sarà vero. Anche se l'esperienza della sera prima mi lascia un po' dubbioso. Mike was here Qualcuno però ha scritte non molto benauguranti In fondo la Lava Tower Dopo circa 3 ore di lento cammino ci fermiamo a fare una pausa proprio dove il sentiero si congiunge con il sentiero più famoso e più frequentato di Machame. Da qui in poi le due route proseguiranno assieme e i campi saranno decisamente più affollati. In lontananza vediamo il nostro punto di arrivo, La Lava Tower, una particolare formazione rocciosa formatasi durante un eruzione di migliaia di anni fa. Vedo anche che come al solito la cima è stata sepolta da coltre di fitte nuvole e che le nuvole oggi stanno scendendo quasi fino a noi e che Lava Tower di li a breve sarà coperta. La temperatura nel frattempo scende parecchio e noi siamo costretti a coprirci con capelli e giacca per evitare di prendere troppo freddo. Scendono le nuvole Purtroppo, come previsto da Philippe, poco sotto Lava Tower la mia testa improvvisamente comincia a fare male, ed per ogni metro di quota che prendiamo un pezzettino del mio corpo viene preso da dolore. Arriviamo alla destinazione intermedia dopo 5 ore di cammino, verso le 12.30. Arrivo a Lava Tower Qui il vento tira parecchi forte e freddo, e noi cerchiamo riparo tra le rocce. Philippe ci da i nostri Lunch box con pollo, un panino, delle briosche, una banana e del succo. E cominciamo a pranzare. Io ho una forte nausea e completa inappetenza, mal di testa incredibilmente forte, ma cerco di essere positivo e non farmi prendere dallo sconforto. E mi sforzo di mangiare tutto, seppur molto lentamente. Andrea e Corrado invece, freddo a parte stanno bene, e anzi, mi prendono in giro. Infatti io me ne sto li fermo immobile a mangiare il mio pasto e nel frattempo vengo circondato da maleuguranti corvi e qualche topolino. E i miei due compagni mi chiedono, visto che i corvi mi divoreranno da li a breve cosa lascerò a loro. Simpatici! Io e Andrea durante la pausa pranzo. Sono rimasto fermo in quella posizione quasi incapace di muovermi Dopo una mezz'ora di atroce e dolorosa sosta, philippe ci da una tazza a testa di the allo zenzero che aiuta a superare le difficoltà della quota e mi confida che, nonostante lui sia abituato, anche lui ora ha un po' di malessere vari. E che quindi va tutto bene se sto male e che supererò tutto scendendo. Il mio morale per fortuna è rimasto alto e scherzo con il gruppo. La prima parte di discesa è tecnica e bagnata su scivolosi e affilati gradini di roccia. I primi 20 minuti di discesa sono per me sofferenza pura. Ad ogni passo sento come una forte martellata in testa. Ma dopo poco così improvvisamente come era venuto, il mal di testa comincia a passare abbastanza velocemente e torna sul mio volto il sorriso. La tecnica discesa Finalmente posso un po' godermi la vista che spazia sulla vallata di Barranco guardando alla nostra sinistra gli spendidi ghiacciai del lato Sud del Kibo, l'arrow glacier e il little breach glacier, enormi formazioni bianche che probabilmente fra qualche anno non esisteranno più. Ne parlo con Suma che mi spiega che solo 20 anni fa la zona dove ci eravamo fermati a pranzo era fiancheggiata dai bordi del ghiacciaio che ora invece sono centinaia di metri più alto. Dopo più di sei ore di camminata le gambe cominciano un po' ad essere affaticati e la ripida discesa le mette alla prova. Ogni tanto facciamo una sosta acqua e più scendiamo più il mio fisico si sente meglio. Attorno alle 15 vediamo finalmente il Barranco Camp, il nostro campo di questa notte. Prima di arrivare al campo però, inaspettatamente attraversiamo una bellissima e sorprendente foresta di Senecio. Con Alberi alti 4 5 metri. Un ambiente davvero spettacolare e quasi irreale. Mai mi sarei aspettato di trovare una foresta a queste quote seppur così singolare. Foreste di alta quota Ci fermiamo a fare un po' di foto e in breve percorriamo gli ultimi metri di dislivello e alle 16.30 raggiungiamo il Barranco Camp, campo veramente molto grande e molto bello come ambientazione e posizionamento, dotato di ampi e puliti servizi( si lo so, sembro un maniaco e lo ripeto ad ogni campo, ma trovare un bagno pulito a queste quote ha fatto a suo modo la differenza). Barranco Camp Io sto bene, sicuramente molto meglio di qualche ora fa. E ho voglia di esplorare la zona. Così mentre Andrea e Corrado vanno alle tende a stendersi un po' io giro un po' il campo veramente molto grande e osservo il sentiero che dovremmo affrontare domani che si inerpica quasi verticale sulla parete del Barranco Wall. Torno in tenda alle 17 dove Agostino prima ci serve del the e poi dopo poco prepara la cena. Con un po' di invidia guardo la tenda cucina dei vicino dove loro mangiano all'aperto con tavole e sedie, mentre noi, visto che la temperatura ce lo consente mangiamo si all'aperto ma in piedi. La cena di questa sera prevede zuppa di patate (squisita), spaghetti in bianco e passato di carne e verdure e delle fette di anguria. Tutto in quantità extra industriale. Io e Andrea durante la cena perdiamo un po' di sangue dal naso, ma dovrebbe essere tutto normale visto lo sbalzo di pressioni che abbiamo avuto oggi. Dopo cena arriva Zuma che ci controlla i dati fisici e con lui facciamo un po' il punto della situazione. Per prima cosa ci dice per la prima volta che è sicuro al 100% che tutti e tre raggiungeremo la vetta. Ci ha visto bene e non pensa avremmo problemi tali da non consentirci di raggiungere l'apice. Poi ci spiega che domani il tragitto sarà breve ma che la prima parte del tracciato è l'unica parte tecnica di tutto il tracciato. Così preferisce partire un po' più tardi in modo da trovare poco traffico sulla via. La chiaccherata ci ha galvanizzato, così per la prima volta decidiamo di fare una passeggiata dopo cena per il campo. Il sole è sceso e la temperatura è scesa molto vicino allo zero. Raggiungiamo una spedizione composta da centinaia di persone che stanno facendo un gran baccano ridendo e scherzando. Sono americani e li incontreremo varie volte durante i prossimi giorni. Dopo il giretto Corrado va in tenda a scrivere il diario del giorno, mentre io ed Andrea giochiamo un po' con la fotocamera inventandoci scatti notturni con il Kibo che brilla nella notte con il suo cappello bianco. Un uomo e il suo sogno Firme nella notte del Kibo Questa sarà la serata più piacevole di tutto la scalata. Una serata spensierata, così lontana da quella di sofferenza passata solo 24 ore prima.
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  15. Secondo me andrebbe fatto prima il giro classico dei parchi, sono veramente un MUST SEE, poi ha senso approfondire altre zone. Mia personale opinione
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