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Arrivata in hotel da pochissimo e quasi pronta per uscire ... quando ho visto lo skyline dall'aereo mi sono venuti gli occhi lucidi! Lo so, mi commuovo con poco
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Pronte a partire direzione parcheggio e navetta per Mxp ... wow!
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Ready when ready! UGANDA 2014
mouette ha risposto a mouette nella discussione Diari di viaggio e live
Pazienza, Pandino. Sono una donna molto impegnata, sai Quando torno lo finisco ... credo -
Ready when ready! UGANDA 2014
mouette ha risposto a mouette nella discussione Diari di viaggio e live
Vedrai i gorilla caro ... manca un giorno solo -
Alecs, è un'ottima idea! Sono sicura che molti pagherebbero per farmi smettere Se poi mi mettessi a cantare potrei anche diventare ricca Paolo, considerati ignorato Ari, ci vediamo a colazione. Con il sole, grazie
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Ok, ce la posso fare Mi dice British che mancano 2 giorni, 11 ore e spiccioli all'apertura del check in ... sono ufficialmente un disastro, mi ero dimenticata persino il parcheggio a Malpensa Però una manciata di minuti fa ho prenotato il tour all'ONU per il 15 ottobre con l'entusiastica approvazione di Stefania, che alle parole "timbro sul passaporto" non ha capito più niente ... grazie Chiara e grazie Paolo! Su richiesta di Stefi prenotato anche il tour a piedi nel Bronx compreso nel CityPass, per il resto ho ancora qualche ora per decidere se prendere anche i biglietti per il 9/11 Memorial Museum o se far la fila sul posto, già aver due cose fissate mi sembra tanto visto che vorrei decidere come mi gira sul momento ... e per stampare quello che non ho ancora stampato, cioè i tre quarti della roba Jazz di sicuro, ma dove capita, musical forse ma decideremo sul momento, il resto ... siamo creative, non sono preoccupata Bon, non mi resta che partire ... ah, no: devo anche fare lo zaino Wow!!!
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Ready when ready! UGANDA 2014
mouette ha risposto a mouette nella discussione Diari di viaggio e live
Sei sulla via della perfetta potabilità! ... OMMMMM ... Lunedì 16 giugno 2014 E oggi colazione alle … no cari, vi ho sentiti, tutti in coro “alle sei”. E invece la facciamo alle dieci e venti, doh! Già, perché alle 6 siamo già in pieno allegro sballottamento sul fido pulmino per un game drive all’alba nel Queen Elizabet NP. Il paesaggio è diverso da Murchison Falls, l’emozione è la stessa … qui siamo nella savana, e anche la fortuna negli avvistamenti rimane immutata rispetto al verdissimo nord. Un’intera famiglia di micioni: Sono splendidi, sonnacchiosi, pericolosi e affascinanti … e io vorrei solo scendere a fargli i grattini ma dalla cautela con cui Robert si avvicina ma non troppo, mi vien fatto di pensare che forse non mi farebbero le fusa La buona stella dei giorni scorsi continua ad assisterci, e tra impala, leoni, ippopotami e gazzelle iniziamo ad abituarci a tanta abbondanza quando … emozione improvvisa ed inaspettata … eccolo, il Big Five che ci mancava, il leopardo! È una visione di pochi secondi, rimango incantata e senza fiato e non provo nemmeno a scattare, totalmente rapita dalla grazia della sua corsa vagamente crudele … per fuggirci lascia un boccone sanguinolento … e rapida come era apparsa la visione si dissolve, lasciandomi di nuovo con gli occhi lucidi e un senso di solitudine meravigliosa dentro. Neanche gli altri sanno se sono riusciti a catturare qualche immagine, troppo veloce e repentina questa comparsata, che resterà l’unica in tutto il viaggio. Unica e indelebile … e adesso li ho tutti! Leone, leopardo, elefante, bufalo e rinoceronte, che c…ortuna abbiamo avuto! Gira e rigira, arriviamo in vista di un laghetto dominato da un piccolo gruppo di baracche con qualche fuoristrada parcheggiato davanti … ragazzi, SCIOPPING!!! Si, l’ho detto e lo ribadisco, non c’è cosa al mondo che mi annoia di più. In occidente … perché nel suq di Marrakech dopo dieci minuti ero lì a contrattare come una beduina , e qui, in questo quadratino di mondo dove la felicità non è in vendita, ma la trovi gratis nei sorrisi della gente, mi ritrovo intenerita e curiosa a girellare per il … centro commerciale ed a fare acquisti. Pochi, che c’ho sempre il solito bagaglio a mano ottochilidueetti e bisognerà che lasci giù qualcosa, oltre ai piccoli doni che abbiamo portato per la famiglia che ci ospiterà, se compro più di un capello. Mi toccano il cuore i giocattoli fabbricati con gli scarti, le palle di foglie di banana, il gioco da lettino vagamente inquietante con quel girotondo di impiccati che certo non comprerò per il nano, il mio Federico che ha quasi nove mesi e a cui spero il mondo offrirà sempre arcobaleni e risate, per lui ripiego su un pupazzetto morbido e colorato. Orecchini per la sua mamma – la mia sorellina – un bracciale e una giraffa di stoffa colorata per la mia Cri, sorella-del-cuore e Asia, la sua bimba-nipotina-del-cuore, niente per il cognato vero perché non ci ho posto , e per me un fighissimo cavatappi a vite. Si, nel senso che fai leva con la vite per far saltare il tappo … apre le birre che è una meraviglia e potete vederne alcuni esemplari nella foto, sopra i palloni di foglie di banana. Ale trova finalmente l'agognata palla per l'albero di Natale, e conto prima o poi che mi faccia avere una foto per i posteri Ci spostiamo in un villaggio in riva al lago, un posto un po’ triste – forse il cielo bigio e basso non aiuta – e per la prima volta in Africa provo un po’ di malinconia … ma mi basta vedere due splendidi cuccioli color cioccolato, con gli occhi grandi e dolcissimi, per sentirmi di nuovo in pace col mondo. Torniamo al lodge per la colazione e un’oretta di relax, ho una fame che mi mangerei un bufalo crudo con le corna e tutto (sono sicura di aver già detto da qualche parte che sono eterea, vegana, astemia e inappetente, si? ) e poi ripartiamo in direzione di un altro lodge esagerato per turisti scic, affacciato con una vista mozzafiato su quel Kazinga Channel che ci aspetta nel pomeriggio per la navigazione. Mentre Robert ci registra, passano dipendenti in divisa che ci guardano con l’aria da Fraulein Rottenmeier “state buoni e non toccate niente” e a me viene una voglia irresistibile di prendere a ditate tutti gli specchi e le enormi vetrate che si aprono sul panorama. Ma resisto Stavolta ci tocca la barca del volgo , è dura rotolare dalle stelle alle stalle, ma ce ne facciamo una ragione, in fondo abbiamo ben altro di cui occuparci … di nuovo, avvistamenti su avvistamenti, il cielo che si apre e si tinge di azzurro, l’argento liquido del canale che abbaglia e stordisce. Terminata la navigazione, è ormai pomeriggio inoltrato, Robert ci propone di comprare qualcosa per merenda allo spaccio vicino all’approdo e poi di portarci a fare una sorta di picnic con vista vicino ad una specie di bar. E così ci ritroviamo con dei biscotti al cocco che probabilmente sono scaduti prima della fine dell’ultima guerra mondiale , belli gommosi e dolcizzzzzimi, e litri di succo di mango che ormai è diventato una droga, quando ne avvistiamo un cartone parte il coretto: uuuuhh, mango! Il panorama è davvero bellissimo, e pazienza se lo condividiamo con un paio di miliardi di moscerini, buona parte dei quali è finito come ripieno nei miei biscotti. E vabbé, tutte proteine! Tornando al pulmino veniamo accolti da un facocero che cura coscienziosamente le aiuole del locale, e scopro che questi buffi animalotti si spostano sui gomiti come marines per mangiare. Si, lo so che non ce li hanno i gomiti, non state a guardare il capello! E chi non lo vorrebbe un facocero in giardino? Amo’, quanto sei brutto … Hotel per il fai-da-te. Vi piace? Qualche altro incontro, una sosta in paese per comprare dell’acqua … ... e poi uno di quei tramonti brevi e struggenti di cui ho imparato a fatica a fare a meno una volta tornata a casa … e poi a cena. Crema di piselli [io odio i piselli! ] in cui, forse pensando di rendermela più appetibile, decide di suicidarsi un insetto non identificato che io tenterò eroicamente ed invano di salvare, arrivando a sciacquarlo con la mia minerale. Ci credereste? È annegato, l’ingrato! -
Ready when ready! UGANDA 2014
mouette ha risposto a mouette nella discussione Diari di viaggio e live
Beccata Prometto solennemente di finire il diario prima di partire per New York. Tanto mancano ben ... argh! VENTI giorni al mio volo per il jfk -
Michele è vivo e quasi intatto Ha conquistato Machu Picchu ed è sopravvissuto all'Inka Trail e domani sarà di ritorno, ma Letizia se l'è cavata meglio ... mica è donna per niente, e poi siamo gemelle, anche se solo "di cuore" Temeraria si! Sono andata in Uganda con quello che ha fatto piovere a Barbados durante la stagione secca, nevicare in Nepal in ottobre e scoppiare la Primavera Araba mentre era al Cairo, e me la sono cavata con due acquazzoni ... sopravvivero' anche all'uragano Ari, vedrete
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Ho detto che non vengo? ... ma niente treno, Verona-Bologna la so a memoria
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Peccato non atterrare a Bologna il 17, me ne andavo a dormire da Letizia e Michele-Magic e facevo un dritto Grazie al3cs ... conto molto anche sul mio c... leggendario con il meteo: so che non si sfidano gli dei dicendolo, ma negli ultimi otto viaggi ho sempre trovato un tempo super qualsiasi fossero le previsioni, e pioggia sul giorno del rientro ... vero che c'è da tener conto del "fattore Arizona" stavolta!
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Grazie a tutti! Ettore, SHOPPING è una parola che mi fa venire l'orticaria ... puoi abbandonarmi in libreria per settimane, ma dopo dieci minuti in un negozio di abbigliamento mi viene una crisi isterica Quando riesco vado col bagaglio a mano, in genere quegli 8-10 chili di franchigia mi bastano e avanzano. Ci sono sempre le lavanderie, in caso. È che mi stanno dicendo da più parti di vestire pesante manco andassi in cerca di pinguini in Antartide ... e la roba pesante fa volume. Vedremo il meteo prepartenza!
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Ok, resto in città Grazie cibalgina!
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Era l’ora di riesumare questo topic … ultimamente alcune cose mi hanno un po’ travolto la vita e io e New York ci siamo perse di vista Ho realizzato giusto oggi che mancano un mese e due giorni alla partenza ed io non ho ancora fatto l’ESTA non ho finito di guardare la Lonely non ho deciso se andare col solo bagaglio a mano non ho la minima idea di come organizzarmi le giornate non ho studiato come funzionano i mezzi non ho letto abbastanza diari (graverrimo ) non ho un elenco di posti dove andare a mangiare – ma qui sospetto che gli Arizonas mi abbiano risolto il problema, faccio copiaincolla con il loro topic (vi aspetto a colazione, eh! ) Ho anche finalmente scoperto dopo anni a cosa serva lavorare all’Estero Merci , visto che il calendario Forex mi ha magnanimamente rivelato che il 13 ottobre è il Columbus Day e io non ci avevo pensato di striscio. Che dite, fuggo in campagna o mi conviene godermi la giornata a Manhattan, con il casino che ci immagino ci sarà, senza tentare di fare programmi? In realtà non sono proprio a zero, ho una decina di must (il primo dei quali, essendo io una fine intellettuale, è andare a saltellare sulla tastiera di Big da Fao Schwarz ), e Strawberry Fields dove andare il 9 ottobre, che è compleanno di John … per il resto credo che sarà un viaggio inventato sul momento, sono quelli che mi vengono meglio E poi a New York ci si torna, giusto? Bisogna pure lasciare indietro qualcosa …
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Ready when ready! UGANDA 2014
mouette ha risposto a mouette nella discussione Diari di viaggio e live
Domenica 15 giugno 2014 Domenica! In realtà ho completamente perso il senso del tempo, come sempre quando sono lontana da casa … la differenza stavolta è che ho perso di vista anche me stessa, un po’ come mi è successo durante la settimana passata a camminare nel deserto, e vivo in un eterno perfetto presente fatto soltanto di qui ed ora. Ma so che è domenica, perché è il giorno degli chimpanzee, e se non lo sapessi me ne accorgerei lungo la strada, meno affollata del solito … certo, la gente va a piedi anche oggi, ma i loro passi li portano spesso verso una chiesa, e molti indossano … il vestito della domenica, appunto Dentro di me non posso che applaudire queste donne bellissime e stanche che per un giorno dimenticano la fatica di vivere e barcollano sui tacchi alti lungo una strada come questa, con il sorriso che oggi sembra persino più splendente ... Prima delle sette siamo per strada, il sole sorge e la nebbia piano piano si alza su un paesaggio di fiaba … ed eccoci qua, muzungu in the mist, a riempirci gli occhi di bellezza assoluta Riflessione della zia: le chiese, in questo Paese misero e bellissimo, sono pressoché gli unici edifici ad avere un aspetto prospero, i vetri, anzi le vetrate colorate, un intonaco decente, un tetto che sfida la pioggia. Pur nel totale rispetto dei credenti, e forse a causa della mia poca simpatia per l’istituzione, non posso fare a meno di ricordare quello che mi dicevano a scuola dalle suore, che le chiese devono essere belle, maestose, splendenti, o almeno ben tenute, a gloria del Buon Dio. E polemica come allora, sento la stessa vocina fastidiosa di tanti anni fa che mi chiede … ma il Buon Dio, qualora esistesse, sarebbe mica più contento, non si sentirebbe più glorificato, se i soldi delle vetrate colorate fossero stati spesi per vaccinare chissà quanti bimbi, in un paese in cui l'aspettativa di vita è intorno ai 51 anni, e la mortalità infantile altissima? … come al solito, mi rispondo oh, si, eccome, però ricordati, vecchia … che tu non ci credi e andare in chiesa la domenica non ha significato per te. Che ne sai che per loro invece la fede non sia una delle molle di quell’eterno sorriso? OT a ruota libera, a proposito della vita media. Io e Julius, il titolare della Coffee Tours che abbiamo conosciuto a fine viaggio, siamo amici su facebook, e ogni tanto la mattina presto mi manda un saluto. Sabati fa mi ha chiesto che programmi avessi per la giornata, e al mio I’m going to see and kiss my granny now, as every week … you know, she’s 93 ha risposto con un incredulo 93! So cool, send her my hugs! … ecco, a volte parlo senza riflettere, mi sono chiesta solo dopo che effetto può fare laggiù l’idea di una nonna di NOVANTATRE’ anni … ma certo ho sentito un sorriso sincero nelle sue parole Torniamo a noi … chimpanzee tracking! E si, l’ho scritto giusto, gente di poca fede niente trekking, è proprio un tracking, come quello dei gorilla: seguire le tracce. Certo, mica le seguiamo noi, che manco le vediamo : arrivati al Kibale National Park, dopo un breve briefing – wow, quanto mi piace parlare potabile – con un ranger, una delle tre donne in pantaloni di cui dicevo qualche post più su, veniamo divisi in gruppetti e ci inoltriamo nella foresta. È abbastanza fitta, ma del tutto affrontabile, anche quando usciamo dal sentiero tracciato seguendo il nostro accompagnatore, che prima di partire ci ha avvertiti, giustamente, che siamo in una riserva protetta e non in uno zoo e quindi non ci possono garantire l’avvistamento, che se incontreremo gli chimpanzee dovremo mantenerci ad adeguata distanza, non infastidirli, non imitarli, non provocarli, non usare il flash, non mangiare davanti a loro … resto sempre un po’ sconcertata davanti a questa sfilza di ovvietà perché non posso fare a meno di pensare che se ce le dicono, evidentemente c’è qualcuno che ha bisogno di sentirsele dire L’unica cosa che non ci raccomandano è di infilare il bordo dei pantaloni nelle calze, accidenti a loro … così faccio conoscenza – non la posso definire un’amicizia, ahia – con un sacco di simpatiche bestiole mordicchiose, credo formiche, e passo il primo quarto d’ora a prendermi a sberle i polpacci masticando insulti velenosi all'indirizzo gli dèi dei mirmecologi (ve l’ho detto che mi piace parlare potabile, si? ) Nella foresta il terreno è compatto ed asciutto, tranne in rari punti … naturalmente è proprio uno di questi che scelgo per dare il meglio di me. C’è una specie di ponticello, o meglio una serie di piccoli tronchi mezzi marci allineati scompostamente sopra un rigagnolo, più un ammasso di fango in realtà, dall’aria traballante e malmessa … un istante prima di posarci lo scarponcino penso occhio, che qui si scivola. Un istante dopo, non ho idea di come, sono seduta sul ponticello, una gamba per aria e la mano sinistra immersa fin oltre il polso nella melma Con l’aplomb di un maggiordomo inglese mi rialzo, scuoto via il fango e riparto, agitando la mano per farla asciugare, così poi potrò ripulirla con i fazzolettini da bebé che, quelli si per fortuna, ho convinto ad entrare nello zaino ben conoscendo le mie innate attitudini infantili, impiastrocchiamento in testa . In quest’altra faccenda affaccendata, vengo sorpresa da una serie di grida acute … li sentiamo ben prima di vederli, li abbiamo trovati! E siamo stati fortunati, sono appena tre quarti d’ora che camminiamo … a gruppetti o da soli, ne incontriamo nelle due ore successive circa una trentina, cioè un quarto dell’intera popolazione della foresta … mi fanno una tenerezza infinita, si vede che sono abituati agli umani, si mettono in posa con espressioni buffissime, si avvicinano, uno addirittura si mette a camminare in fila indiana in mezzo a noi, un altro si avvicina a mezzo metro per raccogliere i frutti sparsi davanti a noi … che voglia di coccolarmeli un po’! Usciamo dalla foresta sazi e soddisfatti, sono da poco passate le undici, e mentre Robert ci porta a pranzo è tutto un intrecciarsi di commenti e di risate, di soddisfazione e di piacevole, fremente aspettativa per l’altro tracking, quello che ci aspetta mercoledì, il momento clou del viaggio … i gorilla! Finiamo in un posto fighissimo dove, unici ospiti, pensando di far presto ordiniamo i sandwich più luuuuunghi del mondo, un’altra ora abbondante di attesa – oh insomma: ready when ready! – che quando arrivano si rivelano per fortuna decisamente buonissimi … e pazienza, il tempo passa piacevolmente in chiacchiere ed è bello anche perderne un po’ così, facendo progetti per rilevare il posto noi cinque dividendoci le mansioni ed i guadagni (io finirò a lavare i piatti, me lo sento) e ridendoci su. Nel pomeriggio, Crater Lakes … Robert ci porta a piccole tappe in giro per una regione piena di piccoli laghi vulcanici immersi in paesaggi pittoreschi, vagamente alpini nonostante la vegetazione equatoriale, e di paesi sgarrupati e incasinati. E proprio l’Equatore attraverseremo nel pomeriggio … ah, quante arie posso darmi finalmente Io, proprio io, ho posato finalmente il piedino anche sull’emisfero australe. Lo so … è solo un puntino sul mappamondo, eppure lo ammetto, è stata un’emozione Poco dopo, appena entrati nel sud del mondo, Robert inchioda bruscamente. Che c’è? C’è che noi non l’avremmo mai vista, ma a pochi metri da noi e dall’asfalto (eh, si, abbiamo incontrato la prima strada asfaltata!) c’è una splendida miciona! Pregustando il game drive di domani al Queen Elizabeth National Park arriviamo al nostro lodge, questa volta sul Kazinga Channel, sotto uno scenografico temporale … lampi, tuoni, il diluvio universale … ci rifugiamo nella struttura principale, visto che i vialetti che conducono alle rispettive tende somigliano più a fiumi di fango, e che ci siamo inzuppati solo scendendo dal pulmino, in attesa che smetta. E lo fa piuttosto rapidamente per fortuna: non dovremo rinunciare alla nostra doccia fredda, evviva! Le tende sono uguali a quelle che avevamo sul Nilo, bellissime, ed io ancora una volta sono la felice titolare della singola. Prima di assegnarcele, ci avvertono che per nessun motivo dobbiamo girare soli dopo che sarà calato il buio. Come possiamo sentire benissimo, sulla riva del canale vivono gli ippopotami, che di notte hanno piacere di andarsene a spasso e non sempre gradiscono incontrare i viaggiatori sprovveduti. E se mi scappa la pipì? Se ti scappa la pipì, fai un segnale con la torcia e un omino armato viene a prenderti e ti riaccompagna. Ecco, l’idea che un ippopotamo possa incontrare un omino armato perché a me scappa la pipì non mi piace neanche un po’! La notte per fortuna trascorre serena, dormo come un bebé, finché non vengo disturbata da un potente SGRONF-GRONF-RONF … nel dormiveglia, il mio primo pensiero è … ma senti come russo. E il secondo, ormai praticamente riaddormentata … sembro un ippopotamo. Devo imparare ad essere più clemente con me stessa, scopro l’indomani mattina: sul vialetto di accesso alla mia tenda c’è, nettissima, una coppia di impronte, anzi di improntone! Si avvicina Sabri, le mostro le impronte, e mi dice che ha sentito brucare tutta la notte, si avvicina Ale e mi delude subito ... al mio: che dici, sono del cavallo del principe azzurro? risponde crudelmente sincero: mah, direi più ippopotamo. E insomma! Del principe faccio a meno allegramente, ma perché dovrei rinunciare all’azzurro? ecco, quindi, in esclusiva per voi, l’identikit del mio visitatore notturno -
Sei astemio!!!! Non lo so se ti incontro a colazione, sai ... non è contagioso vero? Ciba, non permetterò che il tuo consiglio vada sprecato ... mi sacrifico io
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mouette ha risposto a mouette nella discussione Diari di viaggio e live
Sabato 14 giugno 2014 E insomma, le belle al buio se ne tornano sulle rive del Nilo ancora affamate a fare la quotidiana doccia fredda, restando comunque di ottimo umore almeno fino alla fatidica domanda: a che ora la colazione domattina? Quando Ale risponde con un sorriso da un orecchio all’altro “Cinque e un quarto, non te l’hanno detto?” dapprima tento di picchiarlo selvaggiamente col sacchetto della lavanderia – ebbene sì, ci si tratta bene, noi! – poi decido che le mie mutande pulite non meritano un simile trattamento e gli intimo di piantarla di scherzare … solo che non scherza neanche un po’! Presente la chiatta di ieri? Ecco, il primo giro lo fa alle sette, il secondo alle nove … e dato che ci aspetta la seconda – ed ultima, per fortuna – giornata di quasi solo trasferimento, partire tardi vuol dire arrivare tardissimo. Per essere all’imbarco alle sette, dobbiamo trovarci ai cancelli del Murchison alle sei … e quindi, beh … quindi mi regalo anche stasera la mia mezz’oretta di pace fronte Nilo, scherziamo? Dormirò per strada, toh! Freschi e riposati come rose ben appassite, prima delle sei siamo già ai cancelli … pure il guardiano se la dorme, ma alla fine, tra la guida avventurosa di Robert e la strada tutta per noi – non che ieri ci fosse un gran traffico – arriviamo puntuali a prendere la chiatta, dove si sale all’africana, ben alla rinfusa, uomini, macchine, animali e tutto quel che vi viene in mente, ed in pochi minuti il Nilo è attraversato, non senza un pizzico di commossa emozione davanti ai timidi raggi di sole che a fatica cercano di farsi strada tra le nuvole soffici e grigie che accompagnano l’alba. Prima ed unica deviazione della giornata, il Top of the Falls, meta della scarpinata mancata di ieri pomeriggio. Arrivarci via carrareccia – che chiamarla strada è farle un complimento esagerato - è meno gratificante, anche se sicuramente pure meno faticoso … ma la bellezza dello spettacolo, pur nella mattinata bigia, è tale che non ci pensiamo nemmeno. Non sarà una cascata incredibile come quelle del continente americano o come le Victoria Falls, ma ad una che ha visto soltanto le Marmore, la portata sembra piuttosto imponente! Consumiamo qui praticamente tutta la razione di foto della giornata, perché il lungo viaggio fino a Fort Portal, tra caldo e polvere, offre pochi spunti di distrazione. Altra giornata propizia alle “riflessioni della zia”, dunque … almeno quando la zia, avendo una certa età, non si ritrova a scuotersi all’improvviso da uno dei molteplici sonnellini che punteggiano il viaggio Scherzi a parte … mi sono appisolata sul serio qualche volta, pur senza perdere mai del tutto coscienza, ma è difficile mantenersi vigili per tutti i 400 e passa km, a una media di 50-60 l’ora, e trovare motivi di interesse ad ogni angolo di strada, quando ti sei svegliata alle 4.30 e i sobbalzi del pulmino ti cullano che è un piacere … Oggi ha capito almeno in parte perché questa Africa mi è così familiare e vicina … qui c’è, ovunque io giri lo sguardo, lo stesso sorriso di nonno, il nonno che mi ha cresciuta ed amata, e di cui dicono io abbia rubato il carattere, il nonno sempre allegro, sempre ottimista, curioso della gente e del mondo, il nonno a cui la vita non ha certo risparmiato le batoste, ma che fino all’ultimo ha detto - e vissuto – il più positivo dei “domani è un altro giorno e andrà tutto bene”. C’è lo stesso non buttare nulla, rattoppare, riciclare, far rivivere gli oggetti con cura ed amore, c’è la sua bici scassata, c’è il suo piacere di incontrare gli amici e di fare due chiacchiere con gli sconosciuti anche se hanno un colore diverso, c’è la sua infinita gioia di vivere. Ecco, sono un po’ africana anch’io, per eredità! Per pranzo, dopo averci affettuosamente prese in giro “... e per le donne un bel McDonald”, Robert ci conduce in un … posticino, naturalmente ma un po’ meno posticino di quello di ieri sera, dove non solo il pollo che atterra nel mio piatto non è peloso ed è un po’ più grassottello, ma è anche accompagnato da … patatine fritte, yuppiiiii! Le ore trascorrono sonnolente ed avvolte da una nube di calore e sottile nebbiolina rossa … con il finestrino è una guerra, se lo tieni chiuso soffochi per il caldo, e se lo apri soffochi per la polvere. Democraticamente optiamo per tentare il suicidio un po’ in entrambi i modi, e quando – finalmente! – verso le 17 arriviamo al b&b di Fort Portal sembriamo un gruppetto di profughi da Marte … e non vi dico in che stato sono gli zaini, non sono ancora riuscita a riportare il mio al colore originale! La casa sulle colline, con vista sui monti Rwenzori (wow, anche ora solo scriverne il nome mi regala un brivido … ) è davvero bellissima, in stile coloniale, con uno splendido giardino incredibilmente pettinato … ma c’è solo la cameriera e non ha le chiavi delle stanze. Ci propone di farci accomodare in salotto mentre tenta con Robert di contattare i titolari, poi ci guarda meglio e ci spedisce in veranda sulle sedie di plastica con uno sguardo che dice chiaramente … e non toccate niente! Si, siamo decisamente pittoreschi , oltre che un pochino provati. Niente da fare, i titolari non torneranno prima delle otto … e si sono dimenticati di lasciare le chiavi! Robert non la prende benissimo, anche se cerchiamo di buttarla in ridere, e carica turisti, armi e bagagli per trasferirli in un lodge poco distante, trovato al momento. Difficile aspettarsi un posto altrettanto bello, ma siamo luridi, stanchi e in fondo tutto quello che vogliamo è ripulirci un pochino, l’idea di aspettare tre ore non ci sorride così tanto … avremmo dovuto anche cenare al b&b, ma non importa, risolveremo in qualche modo. Il nuovo hotel è il meno apprezzato di tutto il giro, ed è l’unico momento di tutto il viaggio in cui mi faccio prendere da un attacco di schizzinosità, anzi due, o meglio … facciamo tre La tovaglia della colazione – che faremo, gaudium magnum, alle sei ed un quarto – ha degli schizzi di non voglio sapere cosa piuttosto disgustosi, il bagno cade letteralmente a pezzettini ed il water ha ogni volta dei rigurgiti preoccupanti – oh, razzista, che è, non ti piace la pipì occidentale? – e soprattutto le federe pur all’apparenza pulite e in un contesto altrimenti piuttosto carino non hanno per nulla un buon profumo. Ok, l’ho fatta drammatica … mi avete creduto? Male … alla fine mi sono limitata a ripiegare l’angolo della tovaglia continuando a sgranocchiare serenamente la mia colazione, ho chiesto cortesemente al water di non traboccare e lui cortesemente non l’ha fatto, ho maledetto in 25 lingue i rubinetti separati per l’acqua calda e fredda del lavandino, ma solo il mattino perché la doccia serale ovviamente era fredda, ed ho messo il mio asciugamano in microfibra (dimensione massima cubetto di Rubik) sul cuscino. Si lo so, se vai in Uganda e sei saggia ti porti il sacco lenzuolo, ma nonostante stia diventando una specie di guru nell’arte di fare lo zaino, convincere anche quello ad entrare nel tuo bagaglio a mano otto-chili-per-14-giorni va oltre le mie attuali capacità. E alla fine ho dormito benissimo lo stesso Il vero dramma si è consumato nel momento in cui ho aperto il microastuccio che ho la sfacciataggine di chiamare pomposamente beauty e mi sono accorta di aver dimenticato nella doccia fronte Nilo lo scatolino con il pezzetto di shampoo ed il pezzetto di marsiglia. Orrore, panico, sommo raccapriccio! Sono incrostata come un maialino nel fango, spargo polveri sottili ad ogni passo e puzzo pure … e mo’? e mo’ vedo sul lavandino ben due confezioni di sapone, quello minuscolo da hotel tutto plasticoso, presente? Bon, sono salva. Fine del panico, termine dell’orrore, crollo del sommo raccapriccio Sono a posto, uno lo uso e l’altro lo frego, per i capelli pazienza che tanto sembro sempre un mocio lo stesso e via, la vita mi sorride di nuovo. Non che avesse smesso, ma suonava bene qui A cena Robert ci sorprende portandoci in un posto che più da occidentali non si può, pure la pizza fanno … almeno come aspetto e come menu, visto che poi abbiamo la gioia di vivere in diretta una nuova esaltante puntata di “Ready when ready” … ho scoperto poi che alcuni locali, nonostante l’aria per nulla africana, nascondono antri affascinanti dove si cucina sul fuoco di legna e ogni cosa viene fatta a mano … ma questo mi consola davvero relativamente, tra l’altro ho preso una birra e ne ho bevuta metà a stomaco vuoto, così quando – dopo solo un’ora abbondante – arrivano i nostri piatti, non ho la forza di protestare perché si sono dimenticati i miei samosa, e alla cameriera che mi guarda con gli occhi sbarrati assicuro che non importa, mangerò solo le mie piccantissime e buonissime masala chips. E metà della cena di Sabri -
Io arrivo il 7 pomeriggio e riparto il 16 sera Niente comics per me, è la mia prima volta ... ma scommetto che da qualche parte ci si incrocia! Parto da MXP, voi?
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Ready when ready! UGANDA 2014
mouette ha risposto a mouette nella discussione Diari di viaggio e live
In realtà si era pensato, alla disperazione, di lasciargli Ale come lavapiatti. O soprammobile esotico ... certo poi la nostra femminile autostima non so come se la sarebbe cavata -
Ready when ready! UGANDA 2014
mouette ha risposto a mouette nella discussione Diari di viaggio e live
Namibia! è uno dei miei prossimi obiettivi insieme al Botswana. Insieme ad altri due o tremila, naturalmente -
Io ti posso rispondere per la Columbus, ho l'annuale con annullamento. La garanzia copre l'annullamento per motivi di salute sia per chi viaggia con l'assicurato, sia ovviamente per l'assicurato stesso, sia anche per purché non si tratti di problemi preesistenti la stipula dell'assicurazione.In altre parole, non copre malattie pregresse, in nessun caso. I problemi che dovessero presentarsi invece successivamente consentono il rimborso del viaggio con o senza franchigia secondo la formula che hai scelto.
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85 dollari quelli che costano meno? Ok, niente Aladdin per me, anche se mi sarebbe piaciuto ... vedrò cosa c'è sul momento quando sarò a New York, mal che vada jazz tutte le sere. Hai deciso di prenderli, Valentina?
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Ready when ready! UGANDA 2014
mouette ha risposto a mouette nella discussione Diari di viaggio e live
Nessuna indiscrezione, ne ho parlato io per prima Una via di mezzo, direi: porto le protesi acustiche da quando avevo otto anni, alla nascita ci sentivo perfettamente e infatti parlo come una persona normale (di più, di più, sostengono i maligni ), poi all'inizio delle elementari ho cominciato progressivamente a peggiorare ed ora mi resta circa un 10% di capacità residua. Leggo benissimo il labiale, ci sento quasi bene con le protesi, quando c'è casino assumo un'espressione intelligente - mi viene molto bene - e faccio finta di capire tutto In viaggio sono avvantaggiata, siccome a volte capita che I don't understand una cippa anche in patria ho già perfezionato gli occhioni da cerbiatta da répétez, s'il vous plait Ps: grazie, a tutti. E' troppo quello che dite delle mie quattro sciocchezze, ma fa veramente piacere -
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Mangiati a cena la sera dopo -
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Grazie a voi, sul serio ... è una gioia dividere le emozioni e vedere che vengono accolte come voi le accogliete, mi sento davvero benvenuta. Grazie a tutti, di nuovo! Paolo escluso, gne-gne-gne ... Con te non ci parlo più! Venerdì 13 giugno 2014 Il bello del dormire in tenda sulla riva del fiume - o nel deserto in sacco a pelo - è il silenzio, è l’immobilità serena della notte interrotta solo dal palpito lieve delle stelle. Mi sveglio intorno alle tre, e vorrei che i venti metri per arrivare ai bagni non finissero mai … la luce amica della luna rischiara i miei passi, lo scricchiolio della ghiaia sotto i miei piedi è l’unico rumore. Questa è vera magia, è quasi un piccolo dolore tornare a dormire, e una volta tanto non è perché la sveglia suonerà prestissimo. Come ho promesso di fare ogni mattina, mando un saluto alla mia preoccupatissima ed ansiosissima genitrice, che vai in un posto incivile, insomma! e inizia oggi una serie di dialoghi surreali che iniziano con “Ciao vecchia, sono viva”. Replica tipo: “Brasile Croazia 3-1 arbitro scandaloso rigore regalato ai brasiliani” oppure un entusiastico “Italia Inghilterra due a uno gol di Balotelli e Marchisio!!!” o un incazzoso “Perso col Costarica, gambe rubate all’agricoltura” Alle sette siamo già ai cancelli dell’entrata sud del Murchison Falls National Park, ma il primo incontro lo abbiamo già fatto lungo la strada: Pippo, il Big Five numero uno! Sta per iniziare il primo safari della mia vita, anzi no, scusate, adesso si chiama game drive … io preferisco lo swahili però: safari significa viaggio, è la mia parola più amata, in qualsiasi lingua la senta pronunciare. E quello di oggi sarà un vero viaggio, prima di tutto nelle emozioni. Il tempo è bigio, il tettuccio del pulmino aperto e sollevato per l’occasione per permetterci di guardare e fotografare a nostro agio lascia entrare un’aria gelida, fa ancora quasi buio … ma non ho nemmeno il tempo di pensarci. Abbiamo fortuna, comincia subito una ricca, ricchissima collezione di avvistamenti, non ricordo il nome della metà degli animali che abbiamo incontrato, so solo che a un certo punto ho smesso di scattare foto perché ho sentito una vocina che diceva … e piantala di guardare il mondo attraverso l’obiettivo, hai la vita vera qui davanti … vuoi davvero vedere questo viaggio solo quando sarai davanti al pc? Ecco le prime giraffe … hanno una grazia, un’eleganza, una dolcezza nei movimenti … mi accorgo di avere le guance bagnate, ma non piove … sento gli occhi che pungono, e mi rendo conto che sto piangendo. Lo so, sembra scemo versare lacrime per uno spettacolo così, eppure il pensiero che mi gira in tondo nella testa è così bello che non riesco a trattenerle. Libere, libere, libere … nate libere, e libere vivranno. Quale augurio migliore si può fare ad un essere vivente? Sono commossa e sopraffatta, cerco di conservare un po’ di dignità e volto le spalle ai miei compagni, ma in fondo se anche mi vedessero, che importa? Un momento di felicità così assoluta è un regalo prezioso. Il secondo Big Five! La mattinata ci si scioglie tra le dita in una successione di fotogrammi di un’intensità ed una bellezza solo lontanamente immaginate prima, e nemmeno ci rendiamo conto che è ora di pranzo, quando Robert ci accompagna in un “posticino” che conosce per rifocillarci e fare la pipì. Ecco, di quella, essendo donna, nonostante il momento lirico mi ero accorta eccome Il posticino, pittoresco alquanto, non è in servizio, e Robert sparisce in cerca d’altro, lasciandoci soli in mezzo a sconosciuti e babbuini che ci studiano entrambi con interesse … ecco, è andato a comprare le sigarette, ci diciamo . Tutto sommato essere abbandonati qui non ci dispiace nemmeno poi tanto … ma eccolo che torna, e vagamente costernato ci dice che in zona c’è solo un lodge frequentato soprattutto da americani, il pranzo a buffet è un po’ caro, ma stasera ha un posticino in paese dove spenderemo solo due dollari a testa … che ne pensiamo? Che abbiamo fame, e siamo ampiamente in budget rispetto ai nostri preventivi … si va! Quando entriamo, in realtà, la costernazione piglia anche noi … statue in legno, boiserie ovunque, aria finto-colonial-vero-costosa … ma vabbé, in fondo siamo appena appena un po’ conciati, che problema c’è? Saliamo al primo piano dove c’è il ristorante e veniamo bloccati da un cameriere in livrea che ci guarda più o meno con la faccia che avrei io se trovassi un lombrico vivo nell’insalata, vuole il numero della stanza, e saputo che siamo solo di passaggio ci chiede tutto sussiegoso se sappiamo quanto costa mangiare lì … e che è, Pretty Woman? Ale si assume prontamente il ruolo che fu di Hector Elizondo, e con piglio mussoliniano, sopracciglia aggrottate e mento proteso esorta il buon uomo a farci accomodare, che sì, possiamo permetterci di pranzare qui . E provvediamo a saccheggiare coscienziosamente il buffet ed a sfruttare la wifi per aggiornare la diretta sul forum, per dare notizie a casa, per informarci sulle notizie di attualità, pure per mandare saluti alla prozia Teodolinda, alla faccia loro. Arriva il conto, TRECENTOMILA USH!! Vi chiedete quanti sono? Novanta euro Lo so, cominciamo appena a conoscerci … ecco, ora sapete che faccia ho: quella di una che non può permettersi un pranzo da diciotto euro Dopo il parco e frugale spuntino ci dirigiamo verso l’imbarcadero, a cui attracca la chiatta che 5-6 volte al giorno fa la spola tra le sponde opposte, il ponte più vicino è a 400 km, e scendiamo a guardaci intorno curiosi … ad un tratto sento dell’agitazione, mi giro e vedo tre o quattro persone che corrono affannate verso il nostro pulmino, e all’improvviso, un babbuino che si lancia dal finestrino lasciato incautamente aperto stringendo tra le mani il nostro prezioso … sacchetto della spazzatura E’ il momento della navigazione verso le Murchison Falls. Siamo pronti a salire sulla barca della plebe ma Robert ha deciso di farsi perdonare il mancato safari di ieri sera – non ho ben capito come mai, a dire il vero, forse perché sono talmente sazia dei peluche visti stamattina che per parte mia ho solo voglia di ringraziarlo – e ci comunica che abbiamo invece una barca solo per noi, e anche una consumazione inclusa ... oddio, davvero siamo così sboroni? No, di più! Con noi sale anche il fotografo di non so quale ente di promozione turistica, che ci chiede il permesso di scattarci delle foto ed utilizzarle poi per le loro prossime pubblicazioni … che fare? Ma controllare di non avere del prezzemolo tra i denti, ovviamente! Ammetto che devo un po’ perfezionare la mia "espressione Paris Hilton”, sono sicura che lei non sghignazza indecorosamente come prendiamo a fare noi, soprattutto quando abbiamo la ventura di soccorrere il battello che trasporta i volgari turisti e si è incagliato a bordo fiume … immaginate come ci si pavoneggia, noi ricchi viaggiatori, dopo il salvataggio! Anche la navigazione è foriera di avvistamenti …ci son due coccodrilli (ma niente orangotango) ... e termina, con un po’ di delusione da parte nostra, a una certa distanza dalle cascate, troppo pericoloso avvicinarsi per via delle correnti e della portata dell’acqua. L’idea iniziale era di salire a piedi al Top of The Falls, c’è un sentiero che arriva proprio in cima, ma è piuttosto lungo e le operazioni di soccorso ci hanno portato via del tempo … pazienza, ci rifaremo domattina raggiungendo la cascata per via di terra, godiamoci la crociera … è impossibile recriminare per qualcosa in una giornata così densa di soddisfazioni. ... la targa con il numero di registrazione del Cessna su cui Ernest Hemingway precipitò per la prima volta è rimasta nel punto preciso dell'impatto Il tragitto di ritorno ci riserva l’incontro con il Big Five numero tre, stamattina ne avevamo intravisto uno da molto lontano, ora ce ne sono diversi lungo la strada, vicinissimi e con altre meravigliose creature Usciamo dal parco, il buio cala di colpo – siamo all’equatore: dodici ore di luce e dodici di buio, nette e separate – è ora di cena e Robert ci porta in quello che d’ora in poi io e Sabrina impareremo a temere: un altro “posticino” … stavolta è sulla strada principale di un paesino minuscolo e pieno di vita, anche se completamente al buio. Posticino compreso, e forse è meglio così … la scelta è tra goat e chicken, che arrivano in tavola prima che finiamo di ordinare (ehi, e il pole pole che fine ha fatto?) … gli uomini si buttano sulla capra e la squartano coscienziosamente nell’oscurità, sghignazzando e commentando che è più che altro cartilagine e potrebbe essere di qualsiasi cosa. Io e Sabri ci proviamo col pollo, insieme al quale arriva una lampada a cherosene che spande una fioca lucina … Ora, io sono cresciuta a suon di mangia, che ci sono i bambini che muoiono di fame nel Biafra (anzi, nel Piafra, come ho detto per lunghi anni) e di niente gelato se non finisci la verdura, non mi considero particolarmente schizzinosa, sono curiosa ed assaggio tutto, detesto lasciare avanzi a meno di essere proprio sul punto di esplodere … ma questo fantasma di pollo, poverino … ha ancora i peli sulla pelle, ricordate quelli che nonna bruciava dopo averlo spiumato appestando la casa con una puzza micidiale? – se non ricordate, siete ggggiovani, beati voi – e sotto la pelle niente, se non qualche filamento semicotto di quella che potrebbe essere carne, e quattro ossetti incrociati, il tutto immerso in una brodaglia non troppo profumata … insomma, con la morte nel cuore, ma … gnà fo. A distanza di un mese mi vergogno ancora, so che per loro quello che io disprezzo è un banchetto, ma come Sabrina mi sono limitata a piluccare il riso e a lasciarmi prendere in giro da Robert, di più mi era veramente impossibile. La serata si conclude però con una risata, una delle tante … la cameriera, che abbiamo intravisto all’arrivo, quando l’oscurità non era completa, è una delle creature più belle su cui si siano mai posati i miei occhi, i lineamenti perfetti le danno il volto di una principessa esotica, il turbante intorno al capo ne accresce l’aria di bellezza fuggita da una favola, e io e Sabrina ne commentiamo ammirate l’avvenenza con genuino entusiasmo … e subito Ale, ovviamente sensibile e preoccupato per la nostra autostima così evidentemente traballante ci redarguisce con un severo “Non fate così! Al buio siete belle anche voi” … la nomination all’Oscar della Cavalleria non gliela leva nessuno!