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Namibia 2023: dove l'anima è a casa


claudiaa

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Ahaaaa che grande invidia! :inlove2: Guidate voi quindi, che bravi! Purtroppo A/R su JNB mi pare di capire da tutti che sia la soluzione più vantaggiosa anche se, certo, impegna un po' di giorni a ritornare dalla zona del delta però così vedete anche tutto il sud... Più o meno ho presente i posti che avete citato, sono ben documentata! Sarà una meraviglia, non vedo l'ora di leggervi al ritorno! :grin:

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48 minuti fa, claudiaa ha scritto:

Guidate voi quindi, che bravi!

Noi, IL PANDA, plurale maiestatis?

Sì, guidiamo noi!

 

😄

 

Ma da quello che leggo, quasi ovunque è meglio della Namibia, avremo un po' di sterrati sabbiosi tra l'Okavango e il Chobe, speriamo bene!

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Comunque, spero che guidi un po' anche @mouette, visto che questo mostro ha il cambio automatico, magari in qualche tappa di trasferimento...

 

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Inviato (modificato)

Giovedì 14 giugno 2023

 

La sveglia suona prestissimo alle 4:30, fortuna che abbiamo preparato tutto la sera prima altrimenti non saremmo state in grado di intendere e volere. Fuori è buio pesto e raggiungiamo il lodge aiutate dalle frontali. Facciamo colazione e cerchiamo di svegliarci con due tazzone di te e caffè. Poi incontriamo la nostra guida e driver, Dessie, e i due tracker. Ci issiamo a fatica sulla Land Cruiser, con noi c'è anche un ragazzo a cui daremo uno strappo lungo la strada. Partiamo intorno alle 5:30 dal lodge e, miracolosamente, scendiamo indenni dalla terribile mulattiera fino al Grootberg Pass, dove la nostra Hilux sta dormendo beata.

Svoltiamo a destra sulla C40 scendendo spediti dall'altopiano: fa un freddo cane, siamo vestite con tutto quello che abbiamo con tanto di guanti e cappelli di lana, siamo anche dotate di coperte di pile in cui cerchiamo di imbacuccarci ma l'aria fredda si infila praticamente ovunque. Ad un certo punto svoltiamo sua una D allontanandoci dalla strada principale. Raggiungiamo, che è ancora buio, una casupola letteralmente in mezzo al nulla. E' fatta di terra e lamiera, la proprietà delimitata da un recinto di tronchi contorti piantati in verticale, dalla porta di ingresso spunta una ragazza con un numero indefinito di bambini mentre il ragazzo che era con noi a bordo, probabilmente impiegato al lodge, scende per rincasare. Assisto assonnata a questo scampolo di vita quotidiana e non posso fare a meno di sentirmi improvvisamente grata per la mia casa e privilegiata per avere acqua corrente tutti i giorni.

 

Proseguiamo sulla nostra strada, diretti verso il cuore della riserva. Verso le 7:00 di mattina inizia ad albeggiare e la luce rivela un ambiente di ruvida bellezza. Le precipitazioni annuali variano qui tra i 250 millimetri nel nord-est e i 100 millimetri nel sud-ovest. Oltre tre quarti di tutta la pioggia cade durante i primi tre mesi dell'anno, ma varia enormemente da mese a mese, da anno a anno e da luogo a luogo. Ne consegue che la fauna selvatica è continuamente costretta a spostarsi su vaste aree in cerca di cibo, ben oltre i confini della Conservacy. Ed è in questa regione che vivono i rinoceronti neri sudoccidentali adattati al deserto, esemplari unici, capaci di resistere molti giorni senza bere e tra i pochi animali in grado di nutrirsi del Damara milk-bush, una pianta altamente tossica.

 

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Dopo una breve pausa per godere dell'alba e sgranchirsi le gambe, proseguiamo fino ad arrivare nei pressi del letto di quello che, chissà ogni quanto, diventa uno dei tanti fiumi effimeri dell'area. Qui scendiamo e ci avviciniamo a piedi: arriviamo in un punto dove si vedono distintamente le impronte lasciate da un rinoceronte nero: non solo quelle delle zampe dalla caratteristica forma "a trifoglio" ma anche quelle del corpo e del fianco, segno che quello è stato il suo letto per qualche tempo. Qui avviene il rito dei tracker: la lettura del, come loro stessi lo definiscono, "morning newspaper" e cioè lo studio di orme, droppings più o meno secchi, segni di movimento dell'animale. Confabulano e poi partono a piedi dotati solo di una radio per comunicare tra loro e con la guida. Dessie, appunto, ci intrattiene ancora raccontandoci qualche curiosità su questi magnifici animali: nella porzione di Conservacy dove siamo noi ora se ne contano otto esemplari, la possibilità di avvistarli è del 50-50. Cosa interessantissima che ci fa notare, ravanando dei dropping più secchi, è il caratteristico taglio a 45 gradi dei rametti triturati, masticati e poi evacuati dal black rhino fino a formare dei trucioli di un paio di centimetri perfettamente tagliati.

 

Noi tre torniamo quindi alla Toyo mentre i tracker fanno le loro cose da tracker ormai distanti e indistinguibili nella vastità del paesaggio. Nel frattempo vediamo in lontananza una giraffa che scatta sull'attenti appena avverte il rumore della macchina. Il Grootberg è l'unico lodge autorizzato a portare i turisti all'interno dell'area di conservazione pertanto gli animali non sono per nulla abituati al "traffico", ci colpirà moltissimo, appena l'indomani, la totale differenza di atteggiamento degli stessi animali all'Etosha, del tutto indifferenti a queste rumorose scatolette metalliche in cui noi umani scorrazziamo.

 

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Poco dopo facciamo un incontro davvero speciale: la coppia di Rhino Ranger a protezione della Concervacy che si uniscono anche loro con noi nella ricerca. Sono svegli ovviamente da prima dell'alba e hanno percorso già 10-15 km, rigorosamente a piedi, dal loro accampamento al punto dove li abbiamo incrociati. Uno di loro è armato di fucile, l'altro ha con sè una borraccia da mezzo litro d'acqua. Fanno turni di lavoro da 25 giorni filati e sono "on duty" praticamente h24, vivono in un accampamento all'interno della riserva, che vedremo più tardi, costituito da due tende canadesi, due pannelli solari, un fuoco e una recinzione a protezione delle loro cose e di loro stessi. Non hanno mezzi in dotazione e si spostano unicamente a piedi macinando chilometri su chilometri in questo ambiente così arido, così desolato, con il solo scopo di proteggere questa splendida specie animale, che costituisce per loro una fortunata opportunità per avere un impiego e un salario, così come il Grootberg e il turismo in generale, costituisce per questa comunità una grande opportunità di sostentamento e diversificazione.

 

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Per tutta la mattinata ci ricongiungiamo più volte con i tracker che tuttavia non portano buone notizie e passiamo il tempo a percorrere praticamente ogni pista della riserva, anche Dessie impegnato nel riconoscere eventuali tracce. Spesso incrociamo dropping freschi ma le impronte non conducono da nessuna parte. Avvertiamo crescente l'insofferenza dei tracker e dei ranger: sono i primi che vogliono trovare i rhino, a volte abbiamo la sensazione che lo vogliano addirittura più di noi, probabilmente per provarci le loro abilità.

 

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A metà giornata ci fermiamo in una radura in posizione sopraelevata: siamo infatti dotati di un pic-nic completo con tanto di insalata di pasta e polpette. Ci rifocilliamo tutti insieme all'ombra: noi, i tracker e anche i ranger a cui naturalmente offriamo il pranzo.

Anche le prime ore del pomeriggio sono impiegate in una ricerca frenetica ma, purtroppo, tutte le piste seguite dai tracker si riveleranno dei vicoli ciechi. Alle 14:00 decretiamo, seppur a malincuore, la fine della spedizione, risaliamo tutti sulla Toyo e diamo uno strappo ai ranger fino al loro accampamento.

Dopo un ultimo avvistamento di mamma giraffa e il suo cucciolo, usciamo dalla riserva e percorriamo la strada che ci separa dal lodge in 2 ore: arriviamo impolverate, accaldate e stanche morte. In compenso il torcicollo di cui soffrivo da qualche giorno è sparito: probabilmente l'african massage di cui abbiamo "goduto" per tutto il giorno mi ha definitivamente sbloccata!

 

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Un ultimo sguardo alla ≠Khoadi //Hoas Conservancy (dove otto black rhinos se la ridacchiano ben nascosti)

 

Ci diamo una rinfrescata per poi goderci un altro bellissimo tramonto dal lodge, commentando la giornata. La delusione per non aver visto il rinoceronte piano piano si dissolve e rimane la gioia per aver vissuto una vera avventura, non solo per le piste impensabili in mezzo al nulla su cui siamo state, per la vastità in cui ci siamo sentite minuscole, ma soprattutto per gli incontri straordinari, questa volta umani, che abbiamo fatto.

"It's not always that you see a rhino. There aren't many around. But you know God graced them to be on earth."

Modificato da claudiaa
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5 minuti fa, claudiaa ha scritto:

It's not always that you see a rhino. There aren't many around. But you know God graced them to be on earth.

 

:Love:

 

Non posso che concordare, spesso il viaggio conta più della meta.

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Venerdì 15 giugno 2024

 

Oggi lasciamo il Grootberg e il Damaraland per arrivare finalmente all'Etosha e le aspettative sono altissime. Abbiamo deciso di spendere quattro notti all'interno del parco, le prime due ad Okaukuejo, una ad Halali e infine una a Namutoni. Entreremo quindi dall'Anderson Gate e usciremo dal Von Lindequist Gate a est. La strategia è quella di "coprire" più area possibile di parco ma, con più tempo a disposizione, sarebbe stato possibile dedicare una giornata o due anche alla porzione più occidentale e remota (Dolomite/Olifantrus). In ogni caso, oggi dobbiamo percorrere ben 320 km fino al gate di ingresso ma per fortuna la C40, a partire dalla cittadina di Kamanjab, diventa una comoda seppur lunga strada asfaltata. Facciamo quindi una abbondante colazione e, dopo un ultimo sguardo commosso alla stupenda Klip River Valley dalla terrazza del Grootberg - come sempre spero sia un arrivederci e non un addio, salutiamo questo magnifico lodge e, verso le 8:30, siamo pronte a metterci in auto, dopo esserci fatte scarrozzare giù per la famigerata mulattiera per l'ultima volta dalla navetta.

 

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Troviamo la strada in discrete condizioni e arriviamo scorrevolmente a Kamanjab dove però decidiamo di tirare dritto fino all'incrocio con la C38. Invece di dirigerci subito a nord verso l'ingresso del parco, svoltiamo a sud per fare un pit-stop a Outjo a una manciata di chilometri di distanza. Outjo è una cittadina piuttosto grande se confrontata con gli altri centri abitati visti sinora ed è possibile fare ottimi rifornimenti prima di entrare all'Etosha. Dal momento che è risaputo che gli store all'interno dei Rest Camp non offrono moltissimo, ne approfittiamo per fermarci allo Spar locale, particolarmente fornito, per acquistare cibo e bevande per i prossimi pranzi e aperitivi. 

Uscite dal supermarket si è fatta, per l'appunto, quasi ora di pranzo e decidiamo quindi di fermarci alla Outjo Bakkery dove gustiamo con calma delle ottime quiche. Facciamo infine un rabbocco al vicino distributore e siamo pronte per dirigerci verso il mitico Anderson Gate dove arriviamo alle 13:30 spaccate.

 

L'Etosha National Park non ha bisogno di presentazioni: è il parco nazionale più famoso del Paese e uno dei gioielli di tutta l'Africa australe. E' di fatto più grande del Kruger National Park ma ben 5.000 dei suoi totali 22.000 kmq sono occupato dal pan - una gigantesca distesa di deserto salino da cui il parco prende il nome: "Etosha" in lingua Ndonga significa, infatti, "il grande luogo bianco". Per fare un analogia con il Kruger, che ho visitato nelle zone meridionali e centrali, ha una rete molto meno capillare di strade e sono anche molti meno i rest camp e le aree di sosta; la caratteristica principale e suo punto di forza è però data dalla presenza significativa di sorgenti d'acqua - sia naturali sia artificiali - che, sparse per il parco, costituiscono un vantaggio negli avvistamenti. Non fraintendetemi, in safari, soprattutto se self drive, è tutta questione di tempismo, pazienza e fortuna ma la presenza di risorse d'acqua così ben segnalate sulla mappa costituisce un notevole aiuto per tutti gli appassionati. Avendo tempo sufficiente, la migliore strategia è infatti quella di appostarsi ad una pozza e...pazientare, sicuri che gli animali verranno da sè. Ovviamente ci sono pozze statisticamente più interessanti e fortunate di altre, in tal senso un eccellente aiuto in fase di programmazione per me è stato il manuale "The Photographers Guide to Etosha National Park", purtroppo acquistabile solo in formato digitale, che offre una panoramica dettagliatissima su ciascuna pozza e sulle strade del parco, disegnando degli itinerari "ideali".

 

Tornando a noi: siamo finalmente ai cancelli del parco. C'è una coda di pochissime macchine, arriva il nostro turno e scendo dall'auto per compilare i moduli nel gabbiotto dei ranger lasciando i dati della macchina e indicazioni dei giorni di ingresso e uscita. Sono emozionata! Riprendiamo la guida e facciamo subito una deviazione alla pozza di Ombika, che troviamo praticamente asciutta, anche se frequentata dagli ungulati che vedremo con più frequenza: orici, zebre, nyala e springbok.

 

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In poco tempo raggiungiamo l'Okaukuejo Rest Camp dove facciamo subito il check-in e prendiamo possesso della nostra room: la posizione di queste sistemazioni economiche non è certo il massimo dal momento che siamo vicine alla strada ma la stanza è grande e confortevole, sicuramente meglio di quanto ci aspettassimo. Giusto il tempo di scaricare i bagagli e ripartiamo ad esplorare.

 

Prendiamo la strada principale verso Halali, che troviamo - purtroppo - in pessime condizioni: ci sono corrugazioni pazzesche e il fatto di andare piano per lasciare il tempo agli avvistamenti aumenta notevolmente le vibrazioni. Vediamo tanti struzzi e piccoli gruppi di gnu e un dik-dik ma in questi primi momenti è il paesaggio che stupisce: c'è una strana luce che rende i colori quasi solidi, la linea dell'orizzonte è netta come un taglio tra la savana arida a perdita d'occhio e questo cielo reso plumbeo dalla polvere e dal caldo torrido del pomeriggio.

 

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Arriviamo fino alla pozza di Ondongab, affacciata sul pan, che troviamo asciutta per poi rientrare verso Okaukuejo percorrendo alcune strade secondarie che passano leggermente all'interno. Ed è qui che facciamo l'Avvistamento della giornata con la A maiuscola: un giovane leone maschio sul "kill" una malcapitata zebra.

Lo troviamo letteralmente sdraiato sulla preda a meno cinque metri da noi, di spalle alla strada quasi a proteggerla da occhi indiscreti; uno sciacallino timido ma risoluto gli gira attorno, sperando di poter racimolare qualche avanzo. Ad un certo punto il leone si alza di scatto infastidito, lo sciacallo sparisce in quattro salti e lui torna a risedersi tranquillo sul pasto. L'emozione è alle stelle, questo è davvero un fantastico avvistamento. Stiamo li per molto tempo, mentre vanno e vengono altre auto, e il leone resta praticamente immobile. Io spero di avvistare il resto del branco perché sicuramente non è solo, anzi potrebbe trattarsi di una coppia "in luna di miele" che ha cacciato insieme, ma purtroppo non abbiamo fortuna.

 

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Il tempo passa e noi dobbiamo rientrare: riprendiamo la strada fino a sbucare a Gemsbokvlakte dove osserviamo una elegantissima giraffa che si sta dirigendo proprio là per l'abbeverata del tramonto. Proseguiamo oltre e arriviamo nei pressi di Nebrownii, che avevamo trovato vuota all'andata: ora ci sono alcuni elefanti davvero enormi intenti a farsi i famosissimi "bagni" di fango e polvere per proteggersi dai raggi UV. Il colore biancastro che acquisiscono dopo essersi cosparsi della caratteristica terra chiara che contraddistingue quest'area ha fatto guadagnare loro l'appellativo di "ghost elephants of Etosha". Maestosi!

 

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Decisamente soddisfatte di questo primo pomeriggio di safari, torniamo ad Okaukuejo per rinfrescarci e riposarci un po': in fin dei conti è stata una giornata piuttosto piena e siamo cotte! Con il sole ormai tramontato, prima di recarci al ristorante facciamo un salto alla waterhole dove troviamo "i soliti sospetti": i rhinos! Siamo infatti habituè della Okaukuejo Waterhole che monitoriamo ormai da alcuni mesi grazie al live stream su Youtube della NWR e abbiamo scoperto che in questo periodo l'avvistamento notturno è pressoché garantito e infatti eccoli li, che condividono la preziosa risorsa con alcune giraffe - apparentemente le sole, insieme agli elefanti, a tollerare la loro burrascosa presenza.

 

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Andiamo a cena e riusciamo a stento a sederci nell'unico tavolo libero all'interno del ristorante, rimasto un po' spoglio perchè la stragrande maggioranza dei tavoli è stata spostata fuori e tutti mangiano a lume di candela e al freschetto. Capiamo che bisognava "prenotare" in anticipo indicando numero della camera e orario di arrivo: domani non ci faremo cogliere impreparate. Facciamo una cena veloce a base di carne e verdure, piuttosto scarsa a livello di qualità, e poi torniamo alla pozza dove ci godiamo dal vivo un incontro di "sparring" tra alcuni rinoceronti neri che sbuffano, alzano polvere, bisbocciano a tutto spiano quasi fossero degli "attori" pagati per intrattenere noi umani curiosi. Non sembra vero di essere finalmente qui! :inlove2:

 

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  • 2 settimane dopo...

Sabato 16 giugno 2023... metti un giorno ad Okaukuejo!

 
Il programma di oggi prevede di esplorare la zona ad Est di Okaukuejo per dedicarci, il giorno successivo, a quella ovest fino ad Halali, dove dormiremo. Avendo escluso a priori di riuscire a raggiungere Olifantrus, l'idea è quella di procedere almeno fino alla famosa pozza di Ozomjuitji M'Bari e poi tornare indietro per fare qualche altro giro nei pressi del rest camp. Purtroppo perdiamo un po' di tempo con la sveglia e poi a colazione e ci mettiamo in auto verso le 7:40 che l'alba vera e propria è già passata da un pezzo. Decidiamo di puntare verso la waterhole di Okondeka, una delle più gettonate per riuscire ad avvistare l'omonimo branco di leoni stanziale, ma non abbiamo fortuna. Troviamo solo uno sciacallo intento a gironzolare. Anche proseguendo lungo la strada che supera Okondeka e collega le pozze asciutte di Adamax e Natco gli avvistamenti sono ridotti all'osso.
 
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Quando ci ricongiungiamo alla strada principale troviamo purtroppo anche una spiacevole sorpresa: lavori stradali ovunque che hanno completamente cambiato la - seppur banale - viabilità, tant'è che per la prima volta anche la fidata Maps.Me va in confusione. Ci sono parecchi mezzi pesanti impegnati a spostare grandi quantità di ghiaia che è stata precedentemente accumulata in montagnole e siamo obbligate a prendere un detour. La cosa che ci lascia piuttosto interdette è il fatto che non ci fosse avviso alcuno di questi lavori in corso nè al rest camp nè tantomeno lungo la strada per arrivare sino a qui. Inoltre ci siamo sempre tenute aggiornate con assiduità sul già citato gruppo DriveNam oltre che su alcuni gruppi dedicati agli avvistamenti del Parco senza trovare traccia alcuna di questi lavori...mistero! In ogni caso, in qualche modo ci districhiamo e riprendiamo quella che dovrebbe essere la strada principale ma il fondo è in condizioni pessime e dobbiamo andare pianissimo anche a causa di numerosi mezzi meccani che, invece, ci superano come dannati; già un po' sottotono, decidiamo che non abbiamo nessuna voglia di rischiare di perdere la giornata per pochi chilometri e facciamo inversione - tutto questo caos di sicuro non facilita gli avvistamenti. Superati nuovamente i lavori, direzione Okaukuejo, incrociamo infatti una coppia di giraffe che, come noi, sembra particolarmente disorientata da tutto questo movimento e fa fatica persino a decidersi ad attraversare la strada disseminata di mucchi di ghiaia.
 
Siamo quindi di ritorno ad Okaukuejo per le 11:00 e, dopo una rapida pausa nella nostra room, decidiamo di vedere se c'è movimento alla waterhole. Abbiamo fortuna perchè evidentemente tutti gli animali del circondario sembrano essersi ritrovati qui: kudu, orici, springbok, zebre... in un vai e vieni ripetitivo, in cui tutti sembrano rispettare un ordine preciso.
Accomodate sulla piccola "tribuna" in legno ci godiamo in tutta tranquillità lo spettacolo.
 
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Per pranzo organizziamo un pick-nic all'ombra, sempre nei pressi della pozza; passiamo buona parte del pomeriggio ipnotizzate dall'andirivieni di animali. Ad un certo punto, nella frenesia generale, arrivano anche gli elefanti, un gruppo di cinque individui adulti - ipotizzo maschi scapoli - che fanno scappare tutti facendo un gran casino. Saranno i padroni della pozza per un'ora abbondante e li fotografiamo da tutte le angolazioni. Magnifico!
 
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Poco prima del tramonto decidiamo di uscire per un giro veloce, a Gemsbokvlakte troviamo molte giraffe intente ad abbeverarsi e restiamo anche qui a lungo ad osservarle.
 
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Torniamo quindi ad Okaukuejo per il tramonto, altre giraffe e qualche elefante solitario in disparte, fino a quando puntualissimi compaiono anche i rino. Questa giornata è passata senza avvistamenti particolarmente sorprendenti e con ritmi decisamente lenti, ma il bello del safari è anche questo: saper avere pazienza, rallentare, appassionarsi anche alle piccole cose. Buonanotte Africa!
 
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40 minuti fa, claudiaa ha scritto:

Questa giornata è passata senza avvistamenti particolarmente sorprendenti e con ritmi decisamente lenti

 

Beh, insomma, direi che non è stata affatto male, e poter prenderla con calma probabilmente è stato un valore aggiunto!

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Inviato (modificato)

@antattack per il tele ho ripetuto l'esperienza del Sudafrica dove, su consiglio, avevo affittato il Tamron 150-600; considera che utilizzo una Canon 600D che, poverina, fa quello che può però con quelle focali almeno non avevo la sensazione di essere "corta". Probabilmente utilizzando macchine più performanti ci si può permettere anche un 100-400. Ma le mie sono considerazioni da principiante! :blush:

Modificato da claudiaa
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28 minuti fa, claudiaa ha scritto:

avevo affittato il Tamron 150-600

Il problema di un tale obiettivo è il peso ma probabilmente in un safari questo è relativo visto che si gira principalmente in auto.

 

In Islanda con chilometri e chilometri di hike quei due chili in più non ci penso proprio a portarmeli sulle spalle (anche se un 600mm farebbe comodo specie con i puffin), però se andrò in Namibia ci penserò seriamente. Infatti, temo che fermandomi a 400mm (per di più con duplicatore di focale che mi porta l'apertura minima a f8) finirei con il restare un po' corto (anche croppando 1.5 mi fermerei a 600mm) con grossi problemi la sera/notte. Alla fine con il crop factor di 1.61 la tua Canon in accoppiata al Tamron ti hanno messo in mano quasi 1.000mm di focale che è un valore assolutamente ragguardevole. Poi non so quante volte tu ti sia spinta così a fondo perché immagino che puntare a mano libera un cannone del genere sia piuttosto complicato. Hai usato un treppiedi? Sandbag?

 

Posso chiederti dove lo hai preso a noleggio e quanto ti è costato?

 

30 minuti fa, claudiaa ha scritto:

Ma le mie sono considerazioni da principiante!

Sarai anche principiante ma le foto belle sono! :Thumbup:

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Inviato (modificato)

@antattack Si ho usato il sandbag sul finestrino dell’auto. Ha un peso infernale quel coso, occorre sempre aiutarsi con un qualche appoggio ma essendo praticamente sempre su un mezzo in effetti ci si riesce ad aggiustare facilmente. Per le foto notturne, ad esempio alle waterhole, praticamente tutti utilizzano cavalletti e controllo remoto della camera. Io non mi ci sono proprio cimentata! Comunque concordo che in Islanda portarsi appresso in un trek un tele del genere sia impraticabile. Ho affittato con Altra Ottica Store, molto disponibili e affidabili, spediscono con GLS e vai tu personalmente a ritirare e riconsegnare. Quasi tre settimane di noleggio mi sono costate poco più di 200€. Per me ne è valsa la pena! Sul loro sito puoi fare tutti i preventivi che vuoi per avere un’idea del costo! 😊

Modificato da claudiaa
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  • 4 settimane dopo...

17 giugno 2023

 

Altra giornata piena all'Etosha, sveglia presto e colazione senza infamia e senza lode al Restaurant di Okaukuejo. Usciamo dal gate per le 8:00 direzione Halali in coda ad una camionetta per il safari, dopo qualche chilometro, guardando verso il pan, ecco la inconfondibile sagoma di sua maestà: un bellissimo leone maschio! Lo seguiamo con lo sguardo per qualche centinaio di metri fino a quando non si straia ai piedi dell'unico albero nel giro di chilometri ed ecco che è completamente mimetizzato, praticamente impossibile da distinguere oltre.

 

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Scambiamo due parole con la guida della camionetta davanti a noi che ci dice di seguirla fino alla pozza successiva (mi pare di ricordare fosse Ondongab) per vedere se siamo fortunati da avvistare anche il resto del branco. Purtroppo la fortuna non è dalla nostra e la troviamo vuota. Proseguiamo quindi verso le pozze di Sueda e Salvadora, tra le più famose del parco. Qui effettivamente il paesaggio è inconfondibile: il pan a perdita d'occhio, la terra chiarissima, una patina di povere bianca ovunque e il caldo appiattisce le distanze quasi come in un miraggio.
 
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Incontriamo tantissime zebre che si dirigono in fila indiana all'abbeverata, struzzi, orici elegantissimi e gli immancabili springbok. Ci fermiamo a Charitsaub dove si ha una bellissima vista un poco sopraelevata rispetto alla strada e ad un albero di acacia solitario, probabilmente uno dei più fotografati di tutto il parco.
 

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Proseguiamo oltre e ci fermiamo per far passare un gruppo di gnu, anch'essi diretti all'abbeverata del mattino. Ci sfilano davanti a passo lento con le criniere al vento che nel frattempo si è alzato e porta altra polvere e altro caldo con sè. Vediamo anche per la prima volta da vicino qualche esemplare di antilope rossa.

 

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Raggiungiamo infine Rietfontein, una pozza piuttosto popolare in zona che, infatti, non delude. Seppur non paesaggisticamente particolarmente interessante, è ricca di acqua ed il via vai è simile a quello visto ad Okaukuejo con diverse specie di ungulati tutti insieme all'abbeverata.

 

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Lasciamo Rietfontein verso le 13:00 e ci dirigiamo ad Halali dove parcheggiamo proprio di fronte al building con i servizi (reception, ristorante, piccolo - e poco fornito - store). Facciamo molto rapidamente il check-in e prendiamo possesso della nostra room in posizione perimetrale. Anche qui restiamo sorprese dal comfort e dalla pulizia. La stanza non è grande come quella di Okaukuejo ma non manca nulla, siamo dotate anche di un piccolo patio vista bush fitto fitto dove ne approfittiamo per mangiare qualcosa e riposarci un po'.

 

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Decidiamo poi di andare a vedere la Moringa Waterhole, situata in posizione defilata rispetto al campo vicino alla zona dei campeggiatori. Prendiamo l'auto e percorriamo la strada sterrata fino ad un piccolo parcheggio. Da qui parte un brevissimo sentiero in salita che consente di raggiungere la piattaforma di avvistamento sulla pozza artificiale.

Quando arriviamo siamo sole e la pozza è deserta. Decidiamo di aspettare e non deve passare molto prima che la nostra pazienza venga premiata. Dal bush spunta infatti una allegra famigliola di elefanti. C'è anche un cucciolotto abbastanza cresciuto. Sono animali davvero eccezionale che non smettono di sorprendere: la Moringa Waterhole è una pozza artificiale, l'acqua viene pompata da un punto ben preciso e gli elefanti vanno proprio li per berla fresca e meno contaminata. Il cucciolo addirittura ci si scapicolla dentro!

 

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Per un attimo ha guardato proprio me! :staryeyed:

 

Restiamo ad osservarli e fotografarli a lungo poi, verso le 15:00, decidiamo di fare un giro in zona. Ci affidiamo ai consigli della guida fotografica del Parco e riprendiamo la strada principale (C38) svoltando a sinistra come per tornare a Rietfontein. Prima di arrivare alla pozza svoltiamo però nuovamente a destra prendendo il detour a senso unico che si avvicina al Pan. Si rivela un'ottima scelta dal momento che vediamo ben due rhino! Fare questo avvistamento da sole in auto è decisamente elettrizzante!

 

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Pienamente soddisfatte rientriamo quindi al campo, doccia, birretta e ancora una puntatina alla waterhole con il sole già tramontato. Anche qui la troviamo fittamente popolata, i rhino sono tantissimi: possiamo dire di esserci ampiamente rifatte dalla parziale delusione al Grootberg!

Alle 20:00 andiamo a cena al ristorante, il cibo è mediocre ma almeno c'è decisamente meno gente rispetto ad Okaukuejo e ci si gode di più l'atmosfera all'aperto. Prima di rientrare in camera, passiamo ancora alla waterhole dove troviamo ancora qualche rhino e delle iene che si chiamano incessantemente con il loro caratteristico "whopping". Alle 21:30 dichiariamo conclusa ques'altra bellissima giornata in terra africana e andiamo a riposare. :inlove2:

 

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