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pandathegreat

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  1. Tanto l'età minima per il gorilla tracking è 18 anni, hai tempo per pianificare! 🤣 In compenso, ci sono 2 felini che vi aspettano qui!
  2. 11 gennaio - Mgahinga National Park Oggi è il giorno più atteso del viaggio, quello dei gorilla! Sveglia alle 5:20, colazione alle 6 con caffè, frutta e pancake, partenza alle 6:30 con una passeggera in più, che però si fa attendere... "Robert, sei sicuro di fare in tempo se dobbiamo aspettare una persona?" "Non sei mai in ritardo, se vai a scuola col professore!" E ancora una volta, Robert ha le sue conoscenze, anche importanti! 😁 Sì, perché ci sono 2 parcheggi per il parco, uno è in alto, l'altro è in basso, con una lunga scalinata che porta al Visitor Center... indovinate dove parcheggiamo con "il professore"? La strada per arrivare è terribile, da qualche giorno sono iniziati i lavori di ripristino dopo la stagione delle piogge, ma nuove precipitazioni hanno reso il percorso ancora più impraticabile! Apprezziamo le 4 ruote motrici del nostro Aiace e arriviamo in perfetto orario. Barbara è atterrita, sull'orlo del panico ripensando a quello che ha passato 9 anni fa, è quasi pentita di rifarlo! Noi siamo carichi, preoccupati ma forse ignari di quello che potrebbe aspettarci, ci gustiamo la danza di benvenuto e di buon augurio. Siamo pronti alla partenza, c'è altra gente con noi e questo manda Barbara ancora più nel panico, ma quando arriva Juventin, il nostro ranger per oggi, restiamo solo noi 4, gli altri fanno il trekking per il vulcano, circa 8 ore di cammino. Rapido briefing con Juventin, sosta prepartenza ai bagni e si parte! Ah, vista la nostra culopesaggine, decidiamo di prenderci dei portatori per gli zaini, mai scelta fu più azzeccata, Jennifer, la portatrice di Barbara, la aiuta in tutti i passaggi più difficili e i 3 ragazzi che ci hanno seguito sono stati fantastici. Partiamo, noi 4, Juventin, i 3 portatori e il ranger armato, per la nostra sicurezza. Ed eccolo, Juventin, in tutto i suoi 190cm di altezza che ci aggiorna sulle procedure in caso di emergenza: Emergenza A: avvisi il ranger, quindi vai dietro un cespuglio e la fai. Emergenza B: avvisi il ranger, lui ti scava una buca col machete profonda almeno 30 cm dietro ad un cespuglio, tu la fai e poi ricopri il tutto... Il primo incontro con la fauna del posto non è dei migliori... Un vermone della dimensione di un grosso wurstel! Ma poi continuiamo a camminare ai bordi del Mgahinga, che è il più piccolo dei parchi dove vivono i gorilla, siamo praticamente al confine con Congo e Ruanda, alle pendici di 3 degli 8 vulcani che formano la catena delle Virunga Mountains. Questi sono dormienti, ma 2, entrambi in Congo, sono ancora attivi e hanno eruttato pochi anni fa. Lungo il percorso, Juventin ci fa conoscere piante e animali, ci descrive le impronte che troviamo, ci racconta del muro, che divide il parco dai campi circostanti e che viene continuamente rinforzato dai contadini del posto, per evitare che elefanti e bufali scavalchino, devastando i campi. Camminiamo nella boscaglia fitta per circa un'ora, finché non incontriamo i veri eroi del parco, la squadra di battitori che è partita all'alba, alla ricerca delle tracce dei nostri gorilla... Sanno dove hanno dormito stanotte e hanno seguito le impronte per sapere dove sono ora e sono in contatto continuo con i ranger via cellulare, la copertura è ottima anche in mezzo alla jungla! In una delle poche radure, Juventin si ferma e ci dice che da questo momento saremo soli, portatori e battitori si fermano lì, prendiamo solo l'indispensabile dagli zaini, igienizziamo le mani, tiriamo su le mascherine, le ultime raccomandazioni su come comportarsi e... "Ecco il primo!" A pochi passi da noi, quasi non realizzo che c'è un gorilla accanto a me, che sta tranquillamente piluccando dalla pianta, accanto all'albero! Questa è una famiglia nella quale convivono 3 maschi adulti, un dominante e 2 sottoposti, alcune femmine, alcuni giovani e un baby gorilla di circa 2 anni e mezzo. A turno vediamo i 3 maschi, uno dei quali, dopo essersi stiracchiato, comincia a dirigersi verso di noi... "Non vi muovete, non vi agitate, non urlate, non cercate di imitarli, non alzate le braccia!" E il grosso silverback ci passa praticamente sui piedi! Lo so, la foto fa cagare, ma ci è passato davvero a pochi cm! Vediamo una mamma allattare il cucciolo più giovane e, visto che è geloso, anche il fratello più grande! Il piccolo è un vero attore, comincia a giocare tra i rami, guardandoci curioso, ci mostra quanto è bravo ad appendersi, a rimbalzare, a testa in giù, appeso solo con le zampe posteriori! Dietro alla cortina di alberi, sentiamo i suoni degli altri componenti del gruppo, ma questo silverback ha deciso che quella è la sua posizione preferita per schiacciare il pisolino odierno e non ha intenzione di spostarsi! Rinuncio all'idea di disturbare un bestione di un metro e 70 per 200 kg di peso e con la forza di sollevarmi con il mignolo e lanciarmi fuori dal parco, i battitori cercano di aprire un'altra via, ma, rispettando il nome del parco vicino, anche qui la foresta è particolarmente impenetrabile e ci "accontentiamo" del nostro gruppetto, anche perché il piccolo è particolarmente simpatico! Ah, tornati a casa, questa foto ha scatenato l'ilarità di Barbara, che non faceva che pensare "Ma dove l'ho visto questo?" 😂😂😂😂 Passiamo un'ora in compagnia dei gorilla, praticamente volata, il piccolo gioca, spulcia il silverback, mangia, salta... "Sembri tu la domenica pomeriggio sul divano"... ah, l'amour... Si, perché il gorilla dorme, si gratta e tira degli scoreggioni prepotenti! Appena li lasciamo, troviamo i nostri angeli custodi, coloro che hanno reso la giornata davvero indimenticabile! Nella prima foto scattata, avevano tutti un'espressione truce ma appena gli dico "hey guys, a smile for us", sorridono quasi tutti... il più cattivo mantiene l'espressione truce finché non gli allunghiamo una generosa mancia! È stata un'esperienza fantastica, torniamo verso l'uscita con gli occhi pieni di meraviglia per quello che abbiamo appena vissuto, incontriamo altri animali, tra cui un bellissimo camaleonte. Una volta arrivati al visitor center, Juventin ci consegna i diplomi di Gorilla Tracker, che prima o poi finiranno in cornice! La giornata terribile vissuta da Barbara nel 2014 non è nemmeno paragonabile a questa, in meno di 4 ore siamo andati e tornati su sentieri anche abbastanza facili ed aperti. Abbiamo anche il tempo di tornare in hotel per mangiare la nostra lunchbox e riposarci, prima di ripartire per l'esperienza prevista per oggi... Il caffè! Si, perché fin dalla colonizzazione inglese, l'Uganda è un produttore di té e caffè! Per il caffè la gestione è statale, tutti i raccolti vengono conferiti alla UCDA che si occupa dell'esportazione, anche per le piccole realtà, che comunque possono utilizzare una parte del raccolto per loro e lo vendono localmente. Oggi pomeriggio visitiamo la Kisoro Volcanic Organic Coffee, gestita da Peter, sua moglie e la squadra di calcetto con riserve formata dai figli. Peter ci accompagna descrivendoci tutte le fasi della coltivazione del caffè, dalla piantumazione alla raccolta a mano delle bacche mature, il modo migliore per ottenere un caffè di qualità e strappare un prezzo più alto alla UCDA. Passiamo tutte le fasi, dal lavaggio delle bacche alla separazione dei semi, l'essiccazione e la battitura, per finire con la tostatura in 3 gradi diversi, light, medium e dark, tutto rigorosamente a mano! La tostatura light è quella con più caffeina, la dark è quella più aromatica e leggera. Non possiamo esimerci dal dare una mano, per gustare il caffè, preparato per infusione! "Robert, quanti anni ha il macinino?" "Non lo so, lo usava già mio nonno e io ho 54 anni..." Naturalmente, facciamo solo un assaggio, altrimenti stanotte ci tocca cercare una discoteca per passare la nottata!!! Naturalmente, ci portiamo a casa una light roast e una dark roast, sperando di riuscire a macinare il caffè da soli! Ceniamo nuovamente al Coffee Pot, domani ci aspetta una giornata di quasi relax! PREV <- NEXT ->
  3. 9 gennaio - Queen Elizabeth NP - Kazinga Channel Stamattina ce la prendiamo con calma! Oddio, calma relativa, perché alle 7:30 siamo già pronti per partire in direzione Lake Edward (sì, i laghi grandi portano tutti nomi legati alla monarchia inglese). Quando arriviamo nel villaggio di Katwe, raccogliamo la nostra guida di oggi, che ci porterà a scoprire i dintorni e approfitto di una pausapipì per guardarmi un po' intorno... Sono pur sempre un muzungu e in pochi minuti divento l'attrazione principale dei bambini, che vogliono solo vedere le foto che scatto loro. Il Katwe Lake è un piccolo lago salato adiacente all'Edward Lake e prima di arrivarci, la nostra guida, Robert anche lui, ci racconta che negli anni '70 una società tedesca costruì un impianto di raffinazione del sale, con tanto di sistema di pompaggio che aspirava l'acqua del Katwe e la portava fino allo stabilimento scavalcando il bordo del cratere. La fabbrica rimase in funzione solo per un anno e adesso i resti sono una miniera di materiale da costruzione per il villaggio. Gli abitanti del posto hanno così ripreso la loro attività di estrazione manuale, che portano avanti ancora oggi. Le piccole saline appartengono alle famiglie del posto, tramandate di generazione in generazione, un appezzamento costa circa 2000$, ma in un'annata buona si recupera l'investimento e si guadagna qualcosa. Robert, la nostra guida per oggi. È una vita durissima, già alle 9 fa un caldo assurdo, il lavoro è terribile, sale, batteri e l'anidride solforosa causano danni enormi a chi ci lavora. Si, anidride solforosa, è pur sempre un vulcano in un'area vulcanica, all'interno della caldera si notano ancora gli antichi camini vulcanici. Robert ci racconta che questo è un lago "vivo", perché anche se non ha immissari visibili, riceve l'acqua dal Lake Edward, attraverso dei canali nelle rocce, dove l'acqua si arricchisce di sali. Ci racconta anche che dalle piccole saline si ricavano 3 diverse varietà di sale, quello per il consumo umano, più chiaro, quello per conservare pesce e carne e quello nero, che viene usato per gli animali, il migliore viene raccolto dai depositi al centro del lago, spostandosi con delle zattere. Da qui parte il sale che va in Ruanda, Burundi, Sud Sudan, centinaia di persone lavorano su questo sale, il loro timore più grande è di essere cacciati via, visto che nella zona c'è il litio, l'oro di questa epoca. Da qui ci spostiamo nel vicino Lake Munyanyange, sempre salato, ma per Robert, è un lago "morto", che non si può usare per l'estrazione del sale. In compenso è un'oasi per gli uccelli, fenicotteri, gabbiani, cicogne e tanti altri. Finalmente, arriviamo nel villaggio di Katwe, il più grande porto di pescatori del lago, con più di 100 barche. Arriviamo che è in corso il mercato del pesce e Robert ci fa conoscere le specie presenti, tra cui l'immancabile tilapia, vari pesci gatto e il lungfish, una specie di fossile vivente, un pesce in grado di respirare aria grazie a dei rudimentali polmoni e a spostarsi sulla terra, grazie alle pinne, diventate quasi dei tentacoli. Salutiamo la nostra guida e rientriamo in hotel, dove pranziamo con un'ottima zuppa di sedano e agnello con patate, alle 2 siamo già pronti per l'imbarco per la nostra gita sul Kazinga Channel! Il Kazinga Channel è un canale artificiale che connette il Lake Edward con il Lake George ed è uno dei posti più ricchi di vita che abbia mai visto... Ippopotami, elefanti, coccodrilli (uno solo, ma vabbè, avrà anche avuto compagnia!), tantissimi uccelli... Assistiamo anche ad una rissa tra ippopotami e capiamo perché (o meglio, lo capisce l'ippopotamo che sta scappando) siano tra gli animali più pericolosi in Africa... sono grossi, cattivi, veloci e con dei denti di tutto rispetto! E non solo... quando fanno la pupù, non sono meglio... scuotono la coda, spargendola in giro... finalmente ho chiaro il concetto di "merda nel ventilatore"! Gli elefanti con i cuccioli sono spettacolari! Quando torniamo all'imbarcadero, non c'è traccia di Robert... ci ha mandato un messaggio, l'auto ha un guasto alla sospensione anteriore e il pezzo di ricambio è a Kasese, ad un'ora da qui. Alla fine, passiamo un paio d'ore di relax nel bar, tra una bibita e 4 chiacchiere con un ranger dell'UWA (Ugandan Wildlife Authority), manco a dirlo, amico di Robert! Ci divertiamo a fotografare un marabù, subito soprannominato "Marabrutto", colpa di quella specie di scroto che gli pende dalla gola e i bastardissimi uccelli tessitori, che hanno il vizio di volare via appena li inquadri con la fotocamera! Quando arriva Robert, facciamo un tentativo di game drive nel parco, che ci frutta uno spettacolare tramonto e qualche animale lontano. L'arte di arrangiarsi... Arriviamo al Bush Lodge che è ora di cena, visto che è buio e che dovremmo farci accompagnare e poi venire a prendere, decidiamo di fermarci subito, l'immancabile zuppa (non ricordo di cosa), 2 piatti ottimi e un dolcetto. Ma la giornata è stata molto lunga e calda, la temperatura della sera è dolce e che non te la fai una bella doccia bollente sotto le stelle? PREV <- NEXT ->
  4. Beh, alla fine è pur sempre Avis e non ciccioformaggio... Fuori dall'aeroporto probabilmente troverai un minore assortimento di vetture, a volte capita di trovare più fila e sicuramente, orari di apertura ridotti, ma se il prezzo ti piace e non hai problemi di orario, controlla che ci siano tutte le assicurazioni e vai.
  5. Beh, è parente stretto del jackfruit, anche questo se troppo maturo, ha un odore abbastanza penetrante!
  6. 7 gennaio - Fort Murchison - Fort Portal Quella che doveva essere una lunga giornata di trasferimento, si rivela una giornata molto interessante! Si, perché la strada che Barbara ricordava essere lunga e sterrata, è rimasta lunga, ma adesso è tutta asfaltata. Solita colazione alle 6:30, con una simpatica ranocchia che si intrufola nella sala e partenza da Fort Murchison alle 7, ripassando per il parco, dove incrociamo un paio di giraffe, ma lo attraversiamo alla svelta, senza troppe soste. Robert ci fa fare una deviazione, lungo la quale ci descrive le case tradizionali, col tetto in erba e le pareti in legno, canne e fango... il tetto si sostituisce ogni tanto, ma i muri resistono anche 50 anni, ci mostra le coltivazioni tradizionali, dalla cassava alla banana, dalla quale si ricava il matoke, onnipresente nei pranzi dei locali. L'albero di banana, che albero non è, perché è un erba, è un po' come il maiale dalle nostre parti... nun se butta niente! Le foglie si usano per cucinare il matoke, le bucce di banana vanno a finire ai maiali, il fusto lo usano come foraggio per le mucche! E non ci sono nemmeno problemi per piantarlo, il banano è praticamente una pianta infestante, da una radice partono i nuovi getti per i nuovi "alberi"! Attraversiamo un paesaggio bellissimo e variegato in un saliscendi continuo, tra natura e piccoli paesi e finalmente, poco prima di Fort Portal, troviamo le prime piantagioni di tè, enormi e con un colore pazzesco. In uno dei paesini rimediamo la merenda da una delle tante signore che si propongono con gli spuntini più disparati... dalle bananine ai manghi, da una specie di arrosticini alle cosce di pollo arrostite o alle pannocchie alla brace... non abbiamo il coraggio di provarle, ma mi sembra che pure Robert non si fidi troppo, alla fine compreremo solo frutta! Ci fermiamo a pranzo in un buffet che propone del cibo locale e finalmente assaggiamo il matoke (molto buono), il pocho, una polenta molto compatta (rivedibile), la salsa di arachidi (ottima!) e tutte le carni possibili e immaginabili in umido, pollo, manzo, capra, un po' speziato e un po' no e per finire, il chapati, una tortilla di mais che accompagna i pasti. Visto che arriveremo a Kibale nel primo pomeriggio, Robert ci propone alcune delle attività previste dalla cooperativa locale e all'unanimità scegliamo il tour del villaggio con visita alla distilleria di birra e gin di banana, il witch doctor e le fabbricanti di cesti di papiro. Tutto questo grazie alla nuova strada che ci ha lasciato un sacco di tempo libero, è un grosso impulso per il turismo e una fonte di guadagno non indifferente per la popolazione. Rapido passaggio in hotel, questa sera ci ospita il Kibale Forest Camp. e siamo pronti a cominciare la nostra passeggiata, accompagnati da Peter e dalla sua gnocchissima padawan. La gnocchissima padawan Peter ci descrive la vita del villaggio, ci racconta che il macellaio (quello del chiosco verde), ogni sera cuoce o affumica la carne avanzata, non ci sono frigoriferi e non c'è altro modo di conservare, ci fa assaggiare il jackfruit da un signore incontrato per strada che non vedeva l'ora di scambiare quattro chiacchiere, ci racconta come si fanno i mattoni e della fatica immane per prepararsi quelli che servono per costruire una casa, circa 10000 mattoni. Fino ad arrivare da Banana Man, figlio di Banana Man sr. e che da piccolo era Banana Boy, che ci fa vedere come si ricava il succo di banana, cosa che credevo impossibile fino ad oggi... Si impastano le banane non ancora mature con le foglie di banana secche fino a che il succo si accumula sul fondo, si filtra il tutto con una foglia di banana (nun se butta niente!) ed ecco il famoso succo, molto dolce. A questo punto si aggiunge un po' di lievito e in 3 o 4 giorni di fermentazione diventa birra, ancora dolce, con 3 o 4° alcolici e appena frizzante. Se si aspetta una settimana, diventa vino, più secco e frizzante, dopo di che, con una o più distillazioni ecco qui il gin di banana! Finiamo la demo molto allegri... anzi, quasi 'mbriachi, ma Peter è senza pietà, ci tocca lo stregone e ci inerpichiamo tra le piantagioni fino ad arrivare alla casa del witch doctor. Lo stregone non parla inglese, ma solo swahili e Peter ci fa da interprete, lui ci parla di sapienza antica, di quando le uniche cure disponibili erano queste, ci racconta che con le sue medicine si possono curare tutte le malattie non gravi, dalla febbre alla dissenteria, ci dice che ha un viagra per gli uomini e uno per le donne, ci descrive le sue erbe e i procedimenti. Per finire, arriviamo dalle donne del villaggio, che ci accolgono con una danza di benvenuto E naturalmente, si fanno coinvolgere anche le nostre signore, con grande divertimento della bimbetta! Le donne del villaggio ci fanno vedere come si intrecciano gli splendidi cestini e piatti in papiro e rafia, ci raccontano come ricavano i colori, dalla terra, dai fiori, dal carbone, fino a creare questi splendidi oggetti. Compriamo un po' di regali, sono decisamente più bravo di Marco a contrattare o solo più cattivo, ma sono comunque sicuro di aver pagato molto più del dovuto!!! 😁 Ripercorriamo le strade del villaggio per tornare verso il nostro mezzo e ci troviamo a passare proprio accanto al campo di calcio e a vedere il replay del gol di Van Basten contro la Russia... Ottima cena stasera, il Kibale Forest Camp è il nostro primo campo tendato, la notte in tenda, extralusso, ma sempre tenda, tra i suoni della foresta!
  7. Mountain Gorilla Coffee Tours, sono anche su Facebook, il nostro referente è stato Wetala Julius. http://www.mountaingorillacoffeetours.com/tours.html Se decidi di andare, prova a chiedere come driver Robert Ddamba, con noi è stato fantastico!
  8. C'è Quarke animale, quarke pianta, quarke panorama... 😂
  9. sono comunque 3 ore fino alla Death Valley, non troppo inoltrato!!! se arrivate fino al Mono Lake, potreste visitare la città fantasma (vera) di Bodie, anche la mattina dopo.
  10. Cerca di prenotare al Grand Canyon Village oppure a Tusayan, il tramonto sul rim vale il viaggio.
  11. Dilettante... Vuoi mettere il controllo esplosivi positivo? 😂😂😂
  12. Guarda, ne abbiamo visti a dozzine e di tipi diversi, stupendi!
  13. 5 gennaio 2023 - Jinja - Fort Murchison Ore 4:30: il gallo ha sbagliato fuso orario e comincia col suo chicchirichì! Ore 5:25: il muezzin attacca a cantare, era quasi meglio il gallo... Ore 5:50: Serji Tankian mi sveglia urlando nel mio orecchio il ritornello di Toxicity: Non poteva esserci sveglia più azzeccata!!! Sveglio Barbara con un po' più di dolcezza di quanta Serji abbia riservato a me e cominciamo a prepararci, doccia semifredda e via, a colazione, dove devo tostare il pane a forza, tenendo premuto il tasto del tostapane che non si blocca. Appena mi siedo, ci arriva un omelette, che stasera scoprirò essere una "spanish omelette"... Barbara e Sabrina rinunciano, ma io e Marco abbiamo gradito parecchio. Oggi ci aspetta tanta strada, con meta principale, lo Ziwa Rhino Sanctuary, a circa 3 ore da Jinja. Prima, attraversiamo tanti paesini, dove compro un po' delle spettacolari bananine al gusto di limone per la merenda e dove Robert si ferma in farmacia, si sente un po' di febbre e cerca qualche medicina... Approfittiamo della sosta pipì per scattare qualche foto: Questo ragazzo ci ha chiesto espressamente la foto, per vederla sul monitor della reflex e ci ha raccontato del suo lavoro... prepara sellini, copriserbatoio e altre decorazioni per le moto, onnipresenti qui intorno! Quando arriviamo a Ziwa, diamo un paio di brufen a Robert, sperando che migliori. Qui facciamo subito un breve briefing con Alfred, la nostra guida per oggi, un po' di raccomandazioni su come comportarci con i rinoceronti e iniziamo il nostro giro. Nel 2014, quando è venuta Barbara, c'erano 9 rinoceronti, introdotti dopo che sotto il regime di Idi Amin Dada erano stati sterminati. Ora ce ne sono 35, 6 dei quali in dolce attesa. Quando arriveranno a 50, 15 di loro verranno portati nei parchi nazionali e liberati in natura. Qui vivono in un'area protetta, ma sono liberi in un'area molto estesa, non sono nutriti proprio per abituarli alla vita fuori dal parco. Ci sono bastati pochi passi per incontrare il primo rinoceronte, poi altri 2 e addirittura una rinocerontessa con il suo piccolo di 4 mesi! Piccolo, si fa per dire!!! Scopriamo anche che il verso che sentiamo, una specie di pernacchia bassa, non è proprio un "verso", ma sono puzzette... potenti e sonore puzzette, con le quali i rinoceronti maschi si sfidano per avere il dominio sulle femmine... Potrei avere delle possibilità di diventare il re dei rinoceronti!!! 😂😂😂😂😂😂😂😂 Ci fermiamo a pranzo al ristorante del Rhino Sanctuary, per fortuna Robert sembra stare meglio e comincia a prendere un po' di confidenza, ci fa vedere le foto della sua famiglia e dei suoi bambini di 1 e 5 anni. Il pranzo è davvero ottimo, pollo biryani per Barbara e pollo fritto per me! Prima di ripartire, scopro che il bagno ha una delle migliori viste dal bagno mai trovate! E naturalmente, anche i segnaposto sono a tema!!! Come dicevo prima, oggi la strada è tanta, altre 3 ore verso Murchison Falls, sulla strada molestiamo dei babbuini, ridiamo della macchina che trasporta 5 umani e 2 maiali nel portabagagli, ci divertiamo ad osservare i piccoli e coloratissimi mercati, immancabili in ogni paesino che attraversiamo. In Africa non si butta niente... un sedile è sempre un sedile, anche senza macchina intorno! Quando arriviamo nelle vicinanze del parco, ecco le prime giraffe, lontanissime, sotto un albero. Cominciamo a vedere anche le prime gazzelle ai bordi della strada, sono tantissime e non ballano il tip tap, non sono molto interessanti! 😁 Ultima sorpresa del giorno, un branco di elefanti, almeno una ventina che si bagnano in un laghetto, insieme a qualche ippopotamo timido e ai babbuini... Dall'altro lato della strada, un gruppo di gazzelle, ma anche queste... non ballano il tiptap!!! La stanza del Fort Murchison è spettacolare e con una vista mozzafiato su un'ansa del Nilo Bianco. Il tramonto ci lascia letteralmente senza fiato e la luna piena da spettacolo dall'altro lato. Ottima anche la cena, domattina ci aspetta la sveglia molto presto!
  14. Calico è una specie di ricostruzione, cercherei di passare sulle vere Ghost Town... da Ludlow lasci la interstate per percorrere il tratto che passa per Baghdad e Amboy, per poi passare per Oatman e Kingman. Needles l'ho trovata piuttosto squallida... Da Kingman, prendi di nuovo la Historic 66 passando per Hackberry e Seligman, sosta a Williams e arrivo al Grand Canyon: Sì, è lunghetta, ma se partite presto e vi alternate alla guida, ce la fate tranquillamente... consiglio la sosta pranzo da Mr. D'z a Kingman o al Roadkill cafè di Seligman. In questo modo riuscite a guadagnare la giornata che vi servirebbe per Moab.
  15. Io uso myscenicdrive.com: Puoi esportare direttamente il percorso in formato GPS, in modo di inserire direttamente i POI nel navigatore...
  16. Moglie 2.0, va molto meglio della versione 1.0 e delle patch temporanee... 😁
  17. Ciao @SergioC e benvenuto. Nell'ormai lontano 2009, avevo dormito a Quincy, in un Best Western, è molto vicino alla linea rossa della metro di Boston e in mezz'ora sei in città. Su quella strada mi ero fermato a Monroeville (dov'è il Monroeville Mall del film Zombi di Romero) e a Fallingwater, la casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright. Però Washington è una città molto ricca di musei, se hai intenzione di farne qualcuno, magari meglio aggiungere un giorno.
  18. Oh, piano con le parole! 😆 Beh, nei dintorni potreste fare la Getty Villa a Malibù o, se i figli sono appassionati di Star Trek, anche la zona delle Vasquez Rock, le trovi nel diario del 2019. beh, un primo giro, sicuramente, se arrivate tardi, almeno il Panorama Point e il Sunset Point (sono vicini tra loro) La strada più panoramica passa sulle UT12 e UT24, poi, invece di prendere la strada più diretta verso Moab, c'è la UT128 che è spettacolare. Tra Torrey e Moab trovi 2 piccole chicche, la Mars Desert Research Station e la Goblin Valley. 2 giorni non sono tanti per San Diego, è una città molto carina da visitare, forse un giorno in più farebbe comodo. E comunque, bentornata, prova a dare un'occhiata ai miei diari del 2016 e del 2019, forse trovi qualche spunto.
  19. Ah, ve li porto volentieri la prossima volta, Arizona sarebbe felicissima!!! 🤣 Bellissimi, ma hanno dei grossi difetti: serve uno sherpa per portarli e un culturista per puntare! Poi, io ho viaggiato con 3 obiettivi, le foto ai gorilla e agli scimpanzé le ho fatte col 24/120, per i safari ho usato il 70/300 (anche se in alcuni casi sarebbe bastato il 24/120)... l'unico momento in cui ho sentito la mancanza di qualcosa di più grande è stato per l'avifauna, ma visto che sono pigro, non mi ci metto nemmeno a cambiare 15 volte al giorno l'obiettivo, mi passa la voglia!
  20. ma io sono uno strano, mi è piaciuta di più Bayou LaBatre!!! Comunque, se trovate un buon posto a Miami Beach, con i bambini potrebbe essere carino fare un paio di giorni con dei passaggi in spiaggia. A me sono piaciute, se vuoi andare nella zona della Shark Valley sei ad un'ora da Miami, potresti dedicarci una giornata. Qui abbiamo visto gli alligatori, senza nemmeno fare il giro in barca. Vista l'età dei bimbi, secondo me, più Disney che Universal... Dipende da cosa ti aspetti... è carina e una notte ci sta, se dividi il viaggio con 3 notti a Miami, 3 a Orlando e 1 a Key West ci sei, anche se io preferisco il Kennedy Space Center.
  21. Per me è inconcepibile che un aeroporto completamente rinnovato e con un terminal enorme, abbia ancora i bus per imbarchi e sbarchi di voli intercontinentali... per non parlare poi dell'ignoranza e della maleducazione degli addetti ai controlli di sicurezza, veramente scandalosi. Aggiungo anche che è bello vedere i negozi della rolex o la mclaren parcheggiata nel terminal, ma poi l'area fumatori è una specie di camera a gas senza ventilazione. 🤣 e non sarà nemmeno l'attesa più lunga!!!
  22. Mah, a me l'Africa non ispira tanto... Fu la risposta che diedi ad una giovane Mouette che a maggio 2014 mi raccontò che stava per andare in Uganda... Di acqua ne è passata sotto i ponti, la giovane Mouette è stata impandata, da quasi 5 anni e io sono qui a raccontarvi il nostro 4° viaggio in Africa, perché sì, non mi ispirava tanto, ma le idee sono fatte per essere cambiate, no? Questo viaggio comincia a maggio scorso, quando un'innocua domanda a Julius, il tour operator locale a cui si era rivolta Barbara nel 2014, si trasforma nell'embrione del nostro viaggio invernale... "Gennaio è un buon mese per l'Uganda?" "Perfetto, è finita la stagione delle piogge e si sta bene!" Controlliamo un po' i voli e la Qatar ci offre un Roma - Doha - Entebbe ad un prezzo accettabile, poco più di 600€ a persona, dal 3 al 14 gennaio... ci pensiamo quei 4 o 5 nanosecondi e via, volo preso! Un po' di mail scambiate con Julius e alla fine l'itinerario è questo: 01 03.01 FCO -EBB 02 04.01 Arrivo a EBB - Sorgenti del Nilo - Jinja 03 05.01 Jinja - Ziwa Rhino Sanctuary - Murchinson Falls 04 06.01 Murchinson Falls 05 07.01 Murchinson Falls - Tea Plantations - Kibale 06 08.01 Kibale - chimpazee track - Queen Elizabeth NP 07 09.01 Queen Elizabeth NP - Kazinga Channel 08 10.01 Queen Elizabeth - Kisoro 09 11.01 Kisoro - Bwindi Impenetrable Forest - Gorilla 10 12.01 Kisoro - Lake Bunyonyi - Lake Mburo 11 13.01 Lake Mburo - Mabamba Swamp 12 14.01 Lake Mburo - EBB - volo A ottobre poi, una serie di sorprese... 2 amici, Marco e Sabrina, da qui in poi identificati come "Balzi" (No, niente parentesi quadre stavolta, sono viaggiatori anche loro), si aggiungono al nostro viaggio e acquistano il biglietto, 2 giorni dopo, la Qatar ci annuncia che il volo di andata è stato cancellato 😑😑😑😑. Il volo non c'è più, o si arriva il 5 oppure si parte il giorno precedente, il 2, con arrivo ad Entebbe alle 6 del mattino. L'opzione "giorno successivo" non è nemmeno presa in considerazione, cambiare compagnia aerea costa davvero troppo e ci tocca allungare il viaggio di un giorno. E per fortuna! Perché quei simpaticoni della Qatar ci hanno anticipato l'orario di partenza, dalle 18:30 alle 18, alle 17:45 e per finire, il 19 dicembre, a 2 settimane dal viaggio, alle 17:05, cosa che ci avrebbe reso impossibile visitare le Mabamba Swamp al mattino. Alla fine, l'itinerario è stato il seguente: 2-Jan Mon Roma - Doha - Entebbe 3-Jan Tue Entebbe - Mabamba Swamp 4-Jan Wed Entebbe - Jinja 5-Jan Thu Jinja - Fort Murchison 6-Jan Fri Murchison Falls 7-Jan Sat Fort Murchison - Fort Portal 8-Jan Sun Fort Portal - Kibale 9-Jan Mon Queen Elizabeth National Park 10-Jan Tue Kibale - Kisoro 11-Jan Wed Mgahinga National Park 12-Jan Thu Kisoro - Lake Bunyoni 13-Jan Fri Lake Bunyoni - Lake Mburo 14-Jan Sat Lake Mburo - Entebbe - volo Abbiamo il nostro logo... Anzi, 2! E finalmente... 2-3 Gennaio 2023 Alle 12:15 usciamo di casa dopo aver salutato i gatti (incazzati come non mai), direzione Fiumicino! Fila business, pranzo con un carissimo pezzo di pizza, imbarco prioritario e con qualche minuto di ritardo, partiamo verso Doha. Ritardo che recuperiamo in volo e riaccumuliamo a Doha, visto che lo sbarco avviene con il bus e siamo costretti a rifare i controlli di sicurezza. Confermo la mia idea su Doha, lo so, ho dei pregiudizi su quest'area, ma, come per i mondiali di calcio, il titolo di "miglior aeroporto del mondo" l'hanno pagato... Qui ci ricongiungiamo con i Balzi, che avevano un volo precedente e che ne hanno approfittato per fare un giro a Doha, viste le dimensioni di questo aeroporto ci incontriamo direttamente al gate e ci imbarchiamo all'una di notte. Questa volta però il ritardo è consistente, più di un'ora, per attendere i passeggeri di altri voli in ritardo... in effetti il volo per Entebbe non c'è tutti i giorni... Dormicchiamo un po', alle 5:30 ci servono la colazione e poco dopo iniziamo la nostra discesa verso Entebbe, e dal finestrino si vede un grosso temporale all'orizzonte, che per fortuna, se ne va da qualche altra parte! Atterriamo quasi in orario, alle 7, sistemiamo la parte burocratica, con il primo visto del passaporto nuovo, controllo sanitario per le vaccinazioni Covid e Febbre Gialla, ritiriamo le nostre valigie (per fortuna ci sono tutte!) e siamo pronti ad incontrare il nostro autista! Per la verità si fa attendere un po', ma quando arriva, Robert ci porta verso il suo Toyota Hiace, un van con un po' di km, 4 ruote motrici e gomme rinforzate... tutto quello che serve per un viaggio in Uganda! Prima tappa, l'hotel che ci ospiterà questa notte... dopo quasi 24 ore di viaggio, puzziamo come capre e abbiamo urgentemente bisogno di una doccia! Decidiamo di ottimizzare i tempi e io e Sabrina, accompagnati da Robert, facciamo un salto a cambiare un po' di soldi (300€ = 1140000 Scellini, cambio più o meno costante a 3800 UGX x 1€) e a prendere una scheda Sim, che ci permetterà di restare in contatto con casa. Visto come guidano, meglio identificare bene le auto della scuola guida!!! Puliti e profumati, alle 10 partiamo in direzione delle Mabamba Swamp, la strada che facciamo prevede una traversata in ferry, che però a quest'ora è parecchio affollato. Nessun problema, tutto intorno c'è un animato e colorato mercato e ne approfittiamo per passare un paio d'ore a comprare acqua, frutta coloratissima, biscotti, a far ridere (e piangere) un po' di bimbi e soprattutto, a scattare foto! Nelle ultime 2 foto, due volatili un po' diversi tra loro... un Mig-29 che ci è passato più volte sulla testa e il primo degli innumerevoli kingfisher black and white, il martin pescatore! Quando completiamo la traversata, è ormai ora di pranzo e ci fermiamo allo Nkima Forest Lodge, dove facciamo il nostro primo incontro con una costante dei nostri pranzi/cene in giro... la zuppa! Questa volta è una zuppa al pomodoro, seguita dalla tilapia del Lago Vittoria, un'insalata cetrioli e zenzero e una versione light del coleslaw, senza maionese. Ma quando stiamo per ripartire, il nostro Aiace non ha nessuna voglia di avviarsi, ma niente panico, Robert fa un paio di telefonate e in pochi minuti arriva la guida delle Mabamba Swamp, con la sua auto, una toyota che ha visto tempi molto migliori, con tanto di tappeto peloso sul cruscotto e in pochi minuti siamo all'imbarco! La gita nelle Swamp è fantastica, si viaggia lentamente su una barca a motore tra i canali, vediamo tantissimi uccelli, soprattutto aironi, ma il più ricercato è lui, il Malachite Kingfisher! Questi sono soprannominati Jesus Bird, li avevamo visti, praticamente uguali, in Florida, qui abbiamo la possibilità di avvicinarci tantissimo! Ma il più ricercato del parco è lui... il becco a scarpa! Certo, avere un mocassino al posto del naso non lo rende l'uccello più bello e aggraziato del mondo, ma è fantastico, sembra quasi un animale preistorico. Ci fermiamo qualche minuto a guardarlo, ma poi il meteo decide per noi, c'è qualche tuono in lontananza, cominciamo a sentire qualche goccia e cominciamo a tornare verso l'approdo, passando ancora tra le ninfee e i papiri che caratterizzano questo parco. Ancora Kingfisher, non ci si stanca mai a fotografarli! Quando ci avviciniamo, eccolo lì, c'è Robert con Aiace! Il guasto è presto spiegato, c'era poco carburante e con il van parcheggiato in salita, la pompa non pescava... è bastato fare il pieno e siamo pronti per l'avventura! Purtroppo, quei pochi minuti di ritardo sulla partenza ci fanno perdere l'ultimo traghetto e siamo costretti a fare un lungo giro via terra, tra paesaggi stupendi e lunghi tratti sulle strade sterrate. Birra e cena ottime in hotel, ma siamo praticamente sfatti, alle 9 ci infiliamo a letto, faccio appena in tempo a scrivere gli appunti del giorno e ... RONF!
  23. Washington è una città strana, ti basta attraversare una strada per ritrovarti in zone poco raccomandabili o nel quartiere nero (ed è stata un'esperienza "particolare")... valuta bene la posizione. Tanto a Los Angeles sei sempre lontano da qualcosa, direi che a parte East LA, va bene tutto.
  24. PS: vista la recente esperienza... Che aeroporto demmerd...
  25. Ottimo!!! Le temperature erano splendidamente variabili, con una minima intorno ai 6/7 gradi e massime intorno ai 30°... se guardi le nostre foto, noi eravamo in piumino al mattino e a mezze maniche nel pomeriggio! Per quanto riguarda il meteo, l'unico giorno di pioggia è stato nei dintorni di Swakopmund e, incredibilmente, abbiamo preso un po' d'acqua quando siamo andati a Sandwich Harbor. A parte Windhoek, dove ho imparato a guidare dal lato sbagliato della strada, di traffico ce n'è poco ovunque. Non so che macchina avrete, ma eviterei chi ti propone i SUV con le ruote stradali, noi avevamo una Hilux con le gomme tassellate e le marce ridotte, doppia ruota di scorta e serbatoio maggiorato. Su consiglio di Herman, la nostra guida a Sandwich Harbor, abbiamo sgonfiato le gomme più di quanto ci avesse detto l'agenzia di noleggio, 1.8 a caldo per l'asfalto, 1.6 a caldo per le sterrate. Considera che a parte la dorsale Nord-Sud e le diramazioni per Swakopmund e Luderitz, le strade sono praticamente sterrate, mi sembra che quelle indicate da una B siano asfaltate, da C in poi sono sterrate, maggiore è la lettera, peggio sono le strade. Per i tempi, come al solito, googlemaps è un ottimista, non si ferma mai, non fa pipì, non trova il camion lento... Quelli per/da il Fish River Canyon, ma tu non li fai, per il resto, non mi ricordo tutte le tappe, ma mi sembrano simili a quelle che abbiamo percorso noi. Certo, ma solo perché lo abbiamo scritto Un solo appunto... saltate la zona di Cape Cross, che a noi era servita soprattutto per rifiatare un attimo e per vedere la colonia di otarie. Non so cosa ci sia a Okonjima, ma noi dopo l'Etosha sentivamo di aver visto tutto quello che c'era da vedere e fare 2 tappe così brevi, secondo me vi toglie un giorno, anche perché il Waterberg è carino, ma non imperdibile.
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