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Ah, se gli alloggi sono tutti prenotati ti sei tolta il problema maggiore. Secondo me il prezzo dell'auto non è male, ma occhio a scegliere una prenotazione cancellabile, magari il prezzo potrebbe scendere! Inviato dal mio Pixel 8a utilizzando Tapatalk1 punto
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Si si certo, per quanto riguarda gli alloggi sono già tutti prenotati. L’unica cosa erano appunto primo e ultimo giorno, che per ora avevamo lasciato in stand by per capire se era più conveniente SLC o Las Vegas. A questo punto però, penso opteremo per quest’ultima dato che per quanto riguarda il noleggio auto sembra essere più conveniente. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk1 punto
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A me sembrano prezzi in linea con quelli normali per il mese di agosto, anzi, rispetto a quello degli ultimi anni, il noleggio auto mi sembra persino economico. Per quanto riguarda i voli, a mia memoria, negli ultimi quindici anni il costo per raggiungere l'Ovest degli USA è sempre stato intorno al migliaio di € a persona, specie per aeroporti meno frequentati dagli italiani come possono essere SLC e Las Vegas. L'offerta imperdibile può sempre capitare (anche se per agosto è difficile), però se vuoi iniziare a procedere con le prenotazioni, a questi prezzi direi che puoi tranquillamente cominciare, anche perché per gli alloggi, soprattutto nei parchi (e soprattutto a Yellowstone) è decisamente tardi. Inviato dal mio Pixel 8a utilizzando Tapatalk1 punto
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Grazie mille, nel frattempo mia moglie ha chiesto ad un amica, che ha abitato a lungo a Chicago, che ha confermato quanto da te detto. Ha aggiunto che da dopo il covid ci sono piu' senzatetto e " sbandati", che la usano come rifugio, ma che è tendenzialmente sicura. Ho notato, secondo google ci vogliono circa 50 minuti... Grazie ancora1 punto
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anche a me è piaciuta molto. infatti ci torno a maggio, questa volta fermandomi una notte invece delle 2 della prima volta.1 punto
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21 giugno 2023 Questa mattina sveglia alle 6:00 per partire alle 6:30, mezz'ora prima dell'alba, per la Endagered Species Drive. Approfittiamo del coffee time, generosamente offerto nella louge del The Barn, giusto per bere qualcosa di caldo e stuzzicare qualche muffin, la colazione vera e propria la faremo al nostro rientro. La temperatura sulla Landrover scoperta è veramente bassa ma abbiamo indossato tutti gli strati che avevamo e le copertine di pile qui ad Okonjima hanno il plus che sono leggermente cerate quindi proteggono anche dal vento e, soprattutto, stanno belle ferme senza svolazzare. Procediamo in una zona della riserva diversa da quella che abbiamo battuto ieri alla ricerca di Neo e vediamo subito giraffe e gnu oltre ad una simpatica lepre, definita simpaticamente un "Leopard's muffin" dalla nostra guida! La luce è meravigliosa e la natura si sveglia in tutta la sua forza e splendore. I colori in particolare sono assoluti: l'azzurro del cielo, il verde della vegetazione, il giallo dell'erba bruciata dal sole e il rosso della terra. Siamo alla ricerca della prima delle tre specie "endangered": l'otocione o bat-eared fox, una specie di volpe distintiva dell'Africa Subsahariana, in particolare di Sudafrica, Namibia e Botswana. È conosciuta per le sue orecchie insolitamente grandi, che le danno il nome e che svolgono un ruolo pratico nella sua sopravvivenza poiché sono fondamentali per rilevare piccoli insetti come le termiti, che costituiscono la maggior parte della loro dieta. La nostra guida ci conduce nel suo habitat preferito: si trovano infatti spesso in aree con terreni relativamente pianeggianti, sabbiosi, dove possono scavare tane o rifugi dove dormire durante il giorno. Dopo tanti giri a vuoto, proprio quando stavamo per perdere le speranze, ecco che riusciamo a vedere una coppia anche se, purtroppo, davvero molto lontana. Comunque soddisfatti, proseguiamo quindi l'esplorazione della riserva fino a trovare un'altra stupenda coppia, questa volta di magnifici rinoceronti bianchi, sorvegliata praticamente a vista dai ranger. Sono incredibilmente passate già tre ore e dobbiamo tassativamente tornare al The Barn dove arriviamo giuste giuste per fare colazione, bonariamente redarguite dalla receptionist con la quale abbiamo fatto nel frattempo amicizia. Ci godiamo un'ottima omelette, acquistiamo due bellissime giraffe in legno dipinte a mano che oggi fanno bella mostra a casa, ed è purtroppo ora di fare il check-out. Non saremmo più volute andar via: due giornate piene qui non sarebbero state affatto di troppo. Approfittiamo ancora un secondo del wi-fi per fare il check-in sull'App di Qatar per l'indomani e, caricata la Hilux, percorriamo la strada del ritorno letteralmente con le lacrime agli occhi. Speriamo con tutto il cuore che sia solo un arrivederci. I 200 km che ci separano da Windhoek scorrono lenti, arrivate in città facciamo un rabbocco al carburante e ci facciamo dare una veloce lavata esterna all'auto. Ci concediamo poi una sosta al Namibia Craft Center, interessante centro che raccoglie diverse proposte di artigianato e prodotti locali, e poi andiamo a fare il check-in al solito Chameleon Backpacker Hostel. Una volta in camera, montiamo e rimontiamo i borsoni per essere pronte per il volo di rientro l'indomani. Non abbiamo minimamente voglia di uscire a cena e diamo fondo alle ultime riserve della cambusa improvvisando un aperitivo con qualche snack e due birre. 22 giugno 2023 Purtroppo non c'è molto da raccontare sulla giornata di oggi, il nostro volo parte dall'aeroporto Hosea Kutako alle 13:30 così abbiamo tutto il tempo di alzarci e fare con calma colazione in ostello. Percorriamo gli ultimi chilometri fuori Windhoek fino alla Safari Car Rental con il magone: lasciare la nostra Hilux segna definitivamente la fine del viaggio. E' sempre Joel che dal rental ci porta davanti al terminal dell'aeroporto, lo ringraziamo profusamente per tutti gli ottimi consigli di guida e lui ridendo ci risponde che la prossima volta dovremo scegliere per forza la soluzione con la tenda sul tetto! E' veramente ora: imbarchiamo il borsone più grande, facciamo i controlli e ci dirigiamo verso il gate. Pranziamo con un meat pie, che purtroppo non è paragonabile a quello acquistato a Solitaire (sigh!) scambiando due chiacchiere con una coppia di italiani anche loro di rientro dopo due settimane con un bush-camper. Ci imbarchiamo e nel momento esatto in cui l'aereo si solleva da terra, un nodo si stringe in gola e una sensazione di malinconia dolce e inquieta prende piano piano forma. Chiudo gli occhi, il cuore si perde in un abbraccio silenzioso con quella terra selvaggia e misteriosa ed il mal d'Africa torna ad essere un desiderio che cresce insieme alla promessa di ritornare.1 punto
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7 gennaio - Fort Murchison - Fort Portal Quella che doveva essere una lunga giornata di trasferimento, si rivela una giornata molto interessante! Si, perché la strada che Barbara ricordava essere lunga e sterrata, è rimasta lunga, ma adesso è tutta asfaltata. Solita colazione alle 6:30, con una simpatica ranocchia che si intrufola nella sala e partenza da Fort Murchison alle 7, ripassando per il parco, dove incrociamo un paio di giraffe, ma lo attraversiamo alla svelta, senza troppe soste. Robert ci fa fare una deviazione, lungo la quale ci descrive le case tradizionali, col tetto in erba e le pareti in legno, canne e fango... il tetto si sostituisce ogni tanto, ma i muri resistono anche 50 anni, ci mostra le coltivazioni tradizionali, dalla cassava alla banana, dalla quale si ricava il matoke, onnipresente nei pranzi dei locali. L'albero di banana, che albero non è, perché è un erba, è un po' come il maiale dalle nostre parti... nun se butta niente! Le foglie si usano per cucinare il matoke, le bucce di banana vanno a finire ai maiali, il fusto lo usano come foraggio per le mucche! E non ci sono nemmeno problemi per piantarlo, il banano è praticamente una pianta infestante, da una radice partono i nuovi getti per i nuovi "alberi"! Attraversiamo un paesaggio bellissimo e variegato in un saliscendi continuo, tra natura e piccoli paesi e finalmente, poco prima di Fort Portal, troviamo le prime piantagioni di tè, enormi e con un colore pazzesco. In uno dei paesini rimediamo la merenda da una delle tante signore che si propongono con gli spuntini più disparati... dalle bananine ai manghi, da una specie di arrosticini alle cosce di pollo arrostite o alle pannocchie alla brace... non abbiamo il coraggio di provarle, ma mi sembra che pure Robert non si fidi troppo, alla fine compreremo solo frutta! Ci fermiamo a pranzo in un buffet che propone del cibo locale e finalmente assaggiamo il matoke (molto buono), il pocho, una polenta molto compatta (rivedibile), la salsa di arachidi (ottima!) e tutte le carni possibili e immaginabili in umido, pollo, manzo, capra, un po' speziato e un po' no e per finire, il chapati, una tortilla di mais che accompagna i pasti. Visto che arriveremo a Kibale nel primo pomeriggio, Robert ci propone alcune delle attività previste dalla cooperativa locale e all'unanimità scegliamo il tour del villaggio con visita alla distilleria di birra e gin di banana, il witch doctor e le fabbricanti di cesti di papiro. Tutto questo grazie alla nuova strada che ci ha lasciato un sacco di tempo libero, è un grosso impulso per il turismo e una fonte di guadagno non indifferente per la popolazione. Rapido passaggio in hotel, questa sera ci ospita il Kibale Forest Camp. e siamo pronti a cominciare la nostra passeggiata, accompagnati da Peter e dalla sua gnocchissima padawan. La gnocchissima padawan Peter ci descrive la vita del villaggio, ci racconta che il macellaio (quello del chiosco verde), ogni sera cuoce o affumica la carne avanzata, non ci sono frigoriferi e non c'è altro modo di conservare, ci fa assaggiare il jackfruit da un signore incontrato per strada che non vedeva l'ora di scambiare quattro chiacchiere, ci racconta come si fanno i mattoni e della fatica immane per prepararsi quelli che servono per costruire una casa, circa 10000 mattoni. Fino ad arrivare da Banana Man, figlio di Banana Man sr. e che da piccolo era Banana Boy, che ci fa vedere come si ricava il succo di banana, cosa che credevo impossibile fino ad oggi... Si impastano le banane non ancora mature con le foglie di banana secche fino a che il succo si accumula sul fondo, si filtra il tutto con una foglia di banana (nun se butta niente!) ed ecco il famoso succo, molto dolce. A questo punto si aggiunge un po' di lievito e in 3 o 4 giorni di fermentazione diventa birra, ancora dolce, con 3 o 4° alcolici e appena frizzante. Se si aspetta una settimana, diventa vino, più secco e frizzante, dopo di che, con una o più distillazioni ecco qui il gin di banana! Finiamo la demo molto allegri... anzi, quasi 'mbriachi, ma Peter è senza pietà, ci tocca lo stregone e ci inerpichiamo tra le piantagioni fino ad arrivare alla casa del witch doctor. Lo stregone non parla inglese, ma solo swahili e Peter ci fa da interprete, lui ci parla di sapienza antica, di quando le uniche cure disponibili erano queste, ci racconta che con le sue medicine si possono curare tutte le malattie non gravi, dalla febbre alla dissenteria, ci dice che ha un viagra per gli uomini e uno per le donne, ci descrive le sue erbe e i procedimenti. Per finire, arriviamo dalle donne del villaggio, che ci accolgono con una danza di benvenuto E naturalmente, si fanno coinvolgere anche le nostre signore, con grande divertimento della bimbetta! Le donne del villaggio ci fanno vedere come si intrecciano gli splendidi cestini e piatti in papiro e rafia, ci raccontano come ricavano i colori, dalla terra, dai fiori, dal carbone, fino a creare questi splendidi oggetti. Compriamo un po' di regali, sono decisamente più bravo di Marco a contrattare o solo più cattivo, ma sono comunque sicuro di aver pagato molto più del dovuto!!! 😁 Ripercorriamo le strade del villaggio per tornare verso il nostro mezzo e ci troviamo a passare proprio accanto al campo di calcio e a vedere il replay del gol di Van Basten contro la Russia... Ottima cena stasera, il Kibale Forest Camp è il nostro primo campo tendato, la notte in tenda, extralusso, ma sempre tenda, tra i suoni della foresta!1 punto