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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 23/08/2019 in tutte le aree

  1. Non per vantarmi, ma sono stata assaggiata da un fossa. Non gli sono piaciuta, ma più incontro ravvicinato di così è difficile, ne converrete [emoji1] Ieri giornata davvero intensa, iniziata con un primo passaggio alla Allée des Baobab, deserta e torrida all'ora di pranzo, magnifica, e proseguita nel cuore della Kirindy Forest, in una cabin spartanissima e perfetta per l'atmosfera. Conoscenza burrascosa con due fossa in zona reception, uscita serale nella foresta per vedere i lemuri notturni (visti tutti), oggi uscita mattutina prima delle sette per i lemuri diurni (visti tutti) e poi partenza per Bekopaka, dove siamo arrivati dopo 150km di un pista e due fiumi attraversati in battello. Con 1.22 euro abbiamo preso 50 frittelle e reso felici altrettanti bambini e la signora del chiosco [emoji12] Non è un viaggio per tutti, ma per noi lo è di certo, torneremo anche più uniti e vicini di quanto già fossimo. Il cuore grande di mio marito lo conoscevo già, ma riesce ancora a sorprendermi [emoji1] E dopodomani, quando rivedremo finalmente la valigia a Morondava, potrà anche darmi il regalo di anniversario, visto che oggi festeggiamo cinque anni insieme, e il mio prudentemente è venuto con me nel bagaglio a mano [emoji51][emoji51][emoji51] Inviato da Hogwarts
    2 punti
  2. Lunedì 02/07 Oggi ci svegliamo presto senza aver puntato la sveglia. Il sole è già alto ma la temperatura del mattino ci impone comunque pantaloni lunghi, felpa e giacca. Decidiamo di fare che caricare la macchina con gli zaini e i bagagli in modo tale da non dover tornare in casetta dopo colazione. Il check-in dai Rest Camp al Kruger è comodissimo: basta lasciare la chiave dentro una cassettina posta poco prima del cancello di uscita. Facciamo colazione al Cattle & Baron Restaurant Take Away con il solito muffin di dimensioni esagerate e due tazze di caffè americano. Per i più affamati, al ristorante vero e proprio, viene anche allestita una sontuosa colazione a buffet. Per il pranzo, compriamo due belle insalate greche confezionate al momento, che è possibile condire direttamente al bancone. Consumiamo la colazione sedute su dei tavolini di ferro battuto mentre l’attentissimo personale del campo raccoglie dalle vicine aiuole tutte le foglioline cadute nella notte. Ci tratteniamo ancora qualche momento nei pressi della bella terrazza che affaccia sul Sabie River dalla quale, non di rado, si avvistano gli elefanti. Oggi però non c’è anima viva (né animali) ma assistiamo al concerto di una miriade di uccellini sedute su di una panchina. Dopo aver scattato qualche foto anche al vecchio ponte ferroviario ormai in disuso, torniamo alla macchina nel vicino parcheggio dove un gruppo di dispettosissime scimmie vervet monkey ha rubato a qualche malcapitato una confezione di mele e se la sta spartendo a bordo delle camionette per i safari. Saliamo in macchina e usciamo dai confini di Skukuza imboccando la H1-2 verso nord dirette al Tshokwane Picnic Site situato più o meno a metà strada rispetto al Satara Rest Camp. Dopo avere superato il fiume Sand, più o meno dove avevamo osservato gli elefanti due giorni prima, vediamo due macchine che procedono a passo d’uomo e davanti a loro una iena maculata che trotterella proprio sulla carreggiata! La seguiamo per un centinaio di metri fino a quando non scompare nel bush. A quel punto, superiamo il tratto dove l’abbiamo persa di vista ma pochi istanti dopo la vediamo nuovamente nello specchietto retrovisore! A quel punto fermiamo la macchina e la fotografiamo mentre si avvicina e, come se nulla fosse, sfila proprio sotto la nostra fiancata: avremmo potuto accarezzarla tanto era vicina! Bellissimi e sinuosi animali che dal vivo fanno anche una certa simpatia e nulla hanno a vedere con la nomea di “mangiacarogne” che la letteratura gli ha affibbiato. Proseguiamo dietro di lei a passo d’uomo e a distanza fino a quando si ferma per odorare qualche traccia e scompare definitivamente lungo lo scoscesa riva che porta al fiume Sand che stiamo costeggiando. Chissà se i due bufali solitari che scorgiamo tra gli alberi si saranno dovuti preoccupare della sua presenza. Qualche km più avanti siamo di nuovo ferme, e ci rimaniamo per almeno mezz’ora, perché ci imbattiamo in un altro bel branco di elefanti che sta attraversando la strada con estrema calma. Aspettiamo pazientemente che siano passati tutti vedendo sfilare la matriarca, i giovani maschi e le mamme con i cuccioli. Più avanti avvistiamo una giraffa con gli onnipresenti uccellini Bufaga beccorosso (che vivono in simbiosi con l'erbivoro che li porta a spasso, cibandosi di quello che trovano proprio sul suo mantello) e altri elefanti a distanza piuttosto ravvicinata, intendi a mangiare a lati della strada in un boschetto di arbusti. Arrivati al bivio con la H12 proseguiamo verso nord e arriviamo nei pressi di una zona punteggiata di massi e piccole montagnole tra cui l’Orpen Boulder. Appena qualche km prima del Tshokwane Picnic Site avvistiamo, davvero vicinissimi e proprio sulla strada, quattro o cinque esemplari di bufalo africano. Alcuni hanno delle espressioni veramente truci e minacciose e le corna, che formano un tutt’uno con la fronte, risultano impressionanti da così vicino. Arriviamo all’area pic nic, una delle più frequentate e apprezzate del Kruger verso le 10:30, parcheggiamo e facciamo una breve sosta bagno. Consultiamo la mappa degli avvistamenti e mettiamo il segnalino giallo dove abbiamo visto i bufali. Notiamo che qualcuno ha messo un paio di puntine rosse, che corrispondono al leone, in un’area poco distante, lungo la sterrata Lindanda Road che forma un anello nell’aperta savana, ricongiungendosi poi sulla H1-3, prosecuzione della strada asfaltata che abbiamo percorso sinora. Decidiamo di provare a percorrere questo loop, tornando all’area pic nic per pranzo: la deviazione ci porta via più di un’ora e mezza ma, sfortunatamente, di leoni neanche l’ombra: eppure sembra proprio il loro habitat ideale! Avvistiamo però un Becco a sella africano, della famiglia delle cicogne, con due piccoli. Grazie alle belle illustrazioni riportate sulla mappa che abbiamo acquistato ieri ci divertiamo ad improvvisarci ornitologhe. Vediamo anche uno sciacallo lontanissimo che dà al caccia, senza successo, ad un malcapitato gnu e una bella famigliola di waterbuck, caratterizzati da un cerchio bianco sul posteriore. Dopo un ultimo tratto rettilineo nel bel mezzo della savana, che percorriamo a velocità più sostenuta del consentito dal momento che il fondo è eccellente, un po’ deluse/in ansia da avvistamento torniamo all’area picnic dove mangiamo al fresco in macchina le ottime insalate greche. Ordiniamo anche due accettabilissimi caffè espressi al bar all’aperto che è letteralmente invaso da babbuini, addirittura ne vediamo due lanciarsi dal tetto in paglia sopra un tavolo per rubare un piatto di patatine lasciato incustodito: non il posto più tranquillo (e igienico) dove pranzare! Facciamo un giro anche nel piccolo negozio di souvenir e torniamo alla macchina per proseguire sulla H1-3 direzione Satara. Senza ulteriori avvistamenti degni di nota (ormai zebre, gnu, impala, etc. non contano!) arriviamo al bel punto di avvistamento sul Kumana Waterhole, una grande pozza a bordo strada dove c’è anche una costruzione con un mulino a vento che sembra essere in disuso. Qui ci fermiamo a fotografare un gigantesco maschio di elefante con zanne talmente grandi da assomigliare a quelle dei mammut preistorici! Poco più avanti, sempre nei pressi della pozza che è piuttosto estesa, stiamo una buona mezz’ora in attesa per vedere una bella giraffa abbeverarsi. Ci sentiamo quasi in colpa dal momento che sicuramente è consapevole della nostra presenza sulla strada e ne sembra intimidita. Sicuramente la posizione “scomoda” che deve assumere per piegare il lungo collo e poter bere la rende piuttosto vulnerabile in caso di predatori. Proseguendo, sempre a bordo strada, arriviamo alla Marheya Pan dove ci imbattiamo in uno spettacolo, almeno per noi, davvero insolito: una iena che … fa il bagno! Non crediamo ai nostri occhi: la simpaticona si sta facendo proprio un bel bagno rilassante, girandosi appena nella nostra direzione. Stiamo per un po’ ad osservarla e sembra proprio che si stia godendo il refrigerio. Decidiamo quindi di non disturbarla oltre e ripartiamo ma le sorprese non sono ancora finite: dopo qualche altro chilometro, in un piccolo fossato proprio ai lati della strada vediamo mamma iena con due cuccioli! Oggi è proprio la giornata delle iene e questo avvistamento è sicuramente il più bello della giornata e uno dei più emozionanti del viaggio! I cuccioli di iena sono semplicemente spettacolari: mentre la mamma si riposa (leggi sbava) appoggiata ad un tronco loro giocano e si rincorrono. Al momento non ci sono altre macchine e spegniamo il motore per non disturbarli e li fotografiamo e riprendiamo a lungo. È una visione davvero emozionante e mi sento una privilegiata a poter assistere ad un tale spettacolo. Stiamo con loro almeno quaranta minuti, forse un’ora. Per fortuna sopraggiungono pochissime macchine e nulla spezza la magia del momento. Ormai la giornata volge al termine e sono quasi le 16:00 quando ci decidiamo a ripartire e percorrere gli ultimi chilometri che ci separano da Satara. Lungo il tragitto di avvicinamento facciamo ancora due avi-avvistamenti: un rapace "contorsionista" che identifichiamo essere un Brown Snake Eagle (biancone bruno in italiano) e un albero carico di grifoni bianchi che purtroppo sono un po' lontani. Nei pressi del campo ci imbattiamo, però, in un ingorgo di macchine molto più grande rispetto a quello di ieri per i ghepardi a Lower Sabie. Acceleriamo perché sicuramente si tratta di qualcosa di interessante. Guadagniamo un punto di osservazione anche noi sul lato destro della strada e chiediamo informazioni: stanno tutti guardando sul ramo di un albero di Marula da cui penzolano i resti di un impala! La presenza di una preda su di un albero vuol dire solo una cosa: leopardo, il quinto “big five” e quello più difficile da avvistare! Tutti i presenti stanno aspettando proprio lui e ci dicono di guardare un punto in mezzo all’erba alta poco sotto l’albero dove si intravede a malapena una sagoma. Aguzziamo la vista e pazientiamo sperando di scorgere qualcosa. Qualche decina di minuti dopo, tra la delusione mista ad ilarità generale, si decide a spuntare il musetto di una iena che ha sicuramente adocchiato la preda. Dal fuggi fuggi di macchine a cui assistiamo capiamo che se una iena ha osato avvicinarsi alla sua preda significa che il leopardo è al momento lontano e rimettiamo in moto anche noi dopo aver fotografato la scena. Siamo davvero vicinissime a Satara ormai e la delusione per non essere riuscite a vedere il leopardo viene un po’ dimenticata quando avvistiamo, questa volta da vicino, dei bellissimi esemplari di sciacallo appena prima di svoltare a sinistra verso il campo. Anche questa terza giornata al Kruger è ormai finita, all'appello manca sempre il leone e, anche se di poco, il leopardo ma almeno sappiamo che lui è in zona! Arrivate a Satara verso le 17:00, parcheggiamo e andiamo in reception per il check-in e per prenotare, come deciso, il safari all'alba del mattino con ritrovo all'orario inumano delle 04:45! Ci assegnano la rondavel perimetrale che avevamo riservato da casa: a parità di prezzo la casetta si trova in posizione, appunto, perimetrale e quindi con affaccio verso la alta rete elettrificata che corre tutto attorno al campo, con una bella vista sulla savana. Raggiungere la nostra sistemazione si rivela abbastanza complicato dal momento che tutte le casette sono organizzate a gruppi disposte in cerchio e la viabilità a senso unico diventa in alcuni momenti davvero labirintica. Per andare e venire ci toccherà impostare il navigatore sull’App Maps.Me! La rondavel di Satara è decisamente più confortevole di quella di Skukuza e ha un aspetto meno polveroso. Il bagno è sempre molto sacrificato ma i letti sono tutto sommato comodi e le lenzuola pulite e noi ci sistemiamo e rinfreschiamo un po’. Dal momento che il ristorante chiude presto e che domani ci attende un’alzataccia decidiamo di andare subito a mangiare. Le opzioni di ristorazione a Satara sono il Tindlovu Restaurant, un franchising della tipologia steakhouse e l’omonimo take away, che però chiude alle 18:00, essendo più che altro una caffetteria. Ci accomodiamo quindi all’interno del ristorante perché all’aperto per noi fa già freddo e ordiniamo due cheese burger con una porzione di insalata e una di patatine fritte. Dal momento che non le hanno alla spina, ci consigliano delle birre in bottiglia prodotte da un’azienda del Capo, la Karoo Craft Breweries. Le birre sono ottime e portano i nomi di alcuni animali iconici del Sudafrica: Impala, Kudu, Jackal e Oryx. Prendiamo una Oryx e una Impala: domani avremo modo di provare le altre! I cheese burger sono buoni ma esageratamente conditi, in particolare il pane sembra marinato nel burro fuso: ci vorrebbero non pochi giri di corsa lungo il perimetro del campo per smaltirli! Inutile dire che rimpiangiamo il Cattle & Baron di Skukuza! In ogni caso, come consuetudine, spazzoliamo tutto e piene da scoppiare rientriamo in casetta. Lungo il vialetto ci imbattiamo in un gigantesco “coso” di colore bianco e nero che passa come un razzo davanti alla macchina e che non riusciamo a fotografare neanche con il cellulare. Illustrazioni alla mano, appuriamo che non si tratta di una puzzola, come inizialmente avevamo pensato, bensì del ben più grande tasso del miele! Non avrei mai detto che dal vivo potessero avere quelle dimensioni, leggendo una breve descrizione su internet scopriamo che può essere anche parecchio aggressivo se minacciato! Meglio quindi lasciarlo in pace e rincasare. Andiamo a dormire non più tardi delle 21:30 e puntiamo la sveglia alle 04:20 per il safari all’alba: cosa non si fa per questi (benedetti) leoni!
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  3. Buona giornata dal paradiso [emoji1] Oggi primo passaggio alla Allée des Baobab, dove pranzeremo con un picnic, e poi notte nella Kirindy Forest, speriamo di conoscere qualche fossa. Il Madagascar, come a suo tempo l'Uganda, mi sta entrando nel cuore, per i paesaggi bellissimi, per i sorrisi dei bambini, per la fatica di vivere della gente. Mi fa sentire ricca e fortunata come a volte dimentico di essere. Mi fa pensare al mio nonno adorato ogni volta che vedo un bimbo di otto anni che pascola gli zebù, come lui che ha dovuto lasciare la scuola dopo la terza elementare e si è poi preso il diploma dopo la guerra. Alla nonna che mi ha cresciuta e mi raccontava di case senza bagni e senza acqua corrente che a me sembravano favole lontane, del bucato al fiume e della fatica fisica che ogni piccola cosa costava. É un viaggio nel tempo che mi sta lasciando un solco nel cuore. Inviato da Hogwarts
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  4. Fantastica, davvero, mi ha ricordato tanto Suor Ginarosa, la mia prof delle medie che ha segnato tanto la mia crescita e la mia formazione. Come lei, una donna completamente felice della vita che ha scelto e che ha fatto [emoji846] Mi ha detto che ho un nome bellissimo, le ho risposto che piace anche a me perché vuol dire "straniera", il che significa che sono sempre in giro. E lei mi ha risposto che vuol dire una cosa più bella, "vuol dire che sei straniera al far del male". Vabbè, mi è scappata un'altra lacrimuccia, che ve lo dico a fare? [emoji1] Poi sono andata in bagno e quando sono tornata ho trovato il marito circondato da bimbi impazziti per le polaroid che gli stava scattando e regalando. Mi sarei fermata tutto il giorno [emoji12] Inviato da Hogwarts
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