Vai al contenuto

Classifica

Contenuto Popolare

Mostra il contenuto con la massima reputazione di 13/08/2019 in tutte le aree

  1. Venerdì 29/06 Oggi ci svegliamo con tutta calma verso le 8 del mattino dopo una notte riposante. Andiamo a fare colazione all’Hippo Haunt Restaurant dove troviamo allestito un egregio buffet dolce e salato, che paghiamo separatamente come la cena della sera prima. Ci serviamo di un po’ di tutto sedute ad uno dei tavolini della terrazza sopraelevata con un bel sole già alto nel cielo e molto caldo. Questa riserva è davvero un’oasi di pace e tranquillità: dopo colazione facciamo una passeggiata nei pressi del campo percorrendo a piedi un tratto del sentiero che costeggia le rondavel e si allontana lungo il Chubecka Trail e scattiamo qualche fotografia ad un gruppo di zebre vicinissime che al nostro passaggio continua a brucare indisturbato. Sono davvero belle, il manto è talmente lucido che quasi viene il dubbio che siano state appena strigliate... invece sono loro che si puliscono e grattano contro le cortecce degli alberi! Tornate alla nostra rondavel carichiamo l’auto riordinata di tutto punto e facciamo il check out. In macchina verso l'uscita ci attardiamo lungo la miriade di strade sterrate secondarie che si perdono nelle grasslands della pianura di Mlilwane. Qui avvistiamo tanti gnu con lunghe criniere che risplendono al sole, imponenti. Che meraviglia, è difficile descrivere il senso di rilassatezza che trasmette questo posto: è come trovarsi in un giardino immenso ma al tempo stesso perfettamente a misura d’uomo. Ultimato il giro, imbocchiamo la via verso l’uscita dalla riserva, che lasciamo a malincuore. Sono le 12:00 quando ci immettiamo nella MR3 che ci porterà a nord. Il tratto da Lobamba fino alla capitale, Mbabane è piuttosto trafficato e l’autostrada sale in un susseguirsi di ampie curve. Per uscire dallo Swaziland percorreremo la MR1 che collega Mbabane alla frontiera di Jeppe’s Reef, quest’ultima situata a soli 30 km dall'ingresso sudovest del Kruger National Park, quello di Malelane, dove dormiremo stanotte. In fase di programmazione ho trovato poche informazioni su questa bella area dello Swaziland ma i pochi pareri letti su diarii e forum online consigliavano all'unanimità di scegliere questa strada per godere di una deviazione insolita e lontana dal “turismo di massa”: la Malolotja Nature Reserve. La riserva si trova infatti circa a metà della MR1 ed è un’enorme area completamente selvaggia, caratterizzata da alte colline ondulate che sembrano la schiena di un gigantesco animale preistorico. Paesaggisticamente la riserva offre il meglio durante l’estate australe quando le colline si ricoprono di erba verde brillante, tuttavia non mi sono affatto pentita della scelta di visitarla anche in inverno: le rocce che costituiscono questo gruppo montano sono tra le più antiche dell’Africa e proprio questo senso di immobilità, antichità e misticismo ha caratterizzato la nostra seppur breve visita. Tornando al diario, dopo aver superato Mbabane svoltiamo sulla MR1 ed impieghiamo circa mezz’ora per arrivare all'ingresso della Malolotja. La strada è molto bella e si respira un’aria campestre e rurale: sembra quasi di essere in Umbria o Toscana in alcuni tratti. L’ingresso della riserva è costituito, come di consueto, da una piccola costruzione che funge da guardiania dove un’addetta ci fa compilare un modulo con i dati della macchina e lo scopo della visita. Da qui la strada sterrata si perde tra le colline: il paesaggio è lunare, ci sono ampie zone ricoperte da erba gialla e altre dove è nera e bruciata. Apprendiamo che in alcune stagioni i ranger sono soliti effettuare incendi controllati per dare modo alla flora di rigenerarsi. Visivamente il risultato è stupefacente e il contrasto di colori davvero suggestivo. La strada è sterrata e dobbiamo prestare molta attenzione al fondo, con un’utilitaria la guida sarebbe stata decisamente più difficoltosa. Raggiungiamo un bel tratto punteggiato da massi enormi tra i quali avvistiamo un nutrito gruppo di blesbok, una specie di antilope con una striatura bianca sul muso che non vedremo più altrove ed un bel nyala maschio. Arriviamo alle 14:00 al Logwaja Viewpoint, il più iconico della riserva, dopo un breve tratto a piedi (non ci fidiamo infatti a percorrere i 500 metri che portano al parcheggio del punto panoramico in quanto la strada ci sembra troppo dissestata). Ci sediamo sulla sgangherata panchina in legno e pranziamo a base di frutta, cracker e barrette. Siamo solo noi e la vista è bellissima, una serie di colline “gobbe” che si perde verso nord. Ci godiamo la pace mistica del posto contente di aver raggiunto questo piccolo e remoto angolo di Africa. Purtroppo il tempo stringe e siamo costrette a ripercorrere a ritroso la strada di ingresso: ci rimettiamo in auto verso le 15:00 e, una volta uscite dalla riserva, proseguiamo sulla MR1: la strada diventa un susseguirsi di saliscendi e curve, alcune anche strette, ma quello che rende la guida un po’ ostica sono le buche che in questo tratto sono onnipresenti. Proseguiamo con cautela fino all'anonima cittadina di Jeppe’s Reef dove ci fermiamo a fare benzina e liberarci degli ultimi contanti in valuta swazi. Arriviamo quindi alle 16:00 circa alla frontiera e lo spettacolo che ci si para davanti è completamente diverso da quello sperimentato qualche giorno prima. La frontiera swazi è poco più grande di un ufficio postale ma quello che ci impressiona è il quantitativo di gente che c’è! Lasciamo a fatica la macchina perchè il parcheggio è letteralmente invaso di auto e addirittura pullman che scaricano una marea di persone e alla frontiera c’è già una lunga coda! Ci mettiamo in fila anche noi, un po’ a disagio perché siamo le uniche turiste in mezzo a centinaia di locali, ci colpisce il fatto che molti di loro sono completamente scalzi e alcuni indossano copricapi tipici, quasi tribali. In mezzo a questo autentico folklore locale, cerchiamo di avere un atteggiamento rilassato e di non dare troppo nell'occhio. Naturalmente in meno di due minuti ci si avvicina un ragazzo swazi, in coda pure lui, che inizia a farci il terzo grado offrendosi di accompagnarci personalmente al Kruger! Scambiamo due chiacchiere di cortesia, io sono più che altro preoccupata per l’orario e per le condizioni della strada più avanti, se dovessimo mai trovarci a percorrerla con il buio. Fortunatamente, però, la coda scorre abbastanza velocemente e quando riusciamo ad entrare nel minuscolo ufficio, l’addetto non vede l’ora di controllare i nostri passaporti e scoprire da dove veniamo. Quando gli diciamo che siamo italiane quasi si mette a saltare dalla sorpresa, evidentemente questa non è AFFATTO una frontiera trafficata dai turisti! Riceviamo il nostro timbro in uscita e riprendiamo la macchina, consegnando il solito foglietto di ricevuta al poliziotto di guardia. Dopo pochi metri raggiungiamo la frontiera sudafricana dove compiamo nuovamente tutta la trafila: parcheggio, coda (qui decisamente più breve), timbro in entrata, fila per il controllo del bagagliaio (che noi saltiamo perché anche il poliziotto sudafricano non vede l’ora di guardare i nostri passaporti italiani) e… via verso Malelane! Arrivederci piccolo, autentico, meraviglioso Swaziland! Per fortuna la strada torna ad avere gli standard e i limiti di velocità sudafricani: percorriamo in una quarantina di minuti i chilometri che ci separano da Malelane, dove arriviamo comunque con il sole ormai tramontato da un bel pezzo ma in totale sicurezza. La cittadina è piuttosto anonima con la via principale che non è altro che la prosecuzione della strada statale, una serie di catene di ristoranti, benzinai e sistemazioni per i turisti. La nostra guest house Hhusha Hhusha, la prima dopo giorni di rondavel (!), si trova però in una via laterale ed è piuttosto graziosa. Mentre Chiara è intenta a fare una complicata manovra per infilare l’auto tra due enormi fuoristrada, io faccio il check-in con il proprietario, un omone dalle chiare origini tedesche/olandesi, che mi mostra la cucina a disposizione degli ospiti, la camera e il giardino con piscina. Qui troviamo la deliziosa sorpresa di quello che lui definisce “honesty bar”: una casupola in stile quasi hawaiano con un bel bancone in legno, poltrone in vimini, sdrai, tavolini e, a completa disposizione degli ospiti, due ampi frigoriferi pieni zeppi di birre, soft drinks e liquori. Chiunque può liberamente servirsi o prepararsi un cocktail avendo cura di segnare quello che ha consumato in un piccolo libricino. La sistemazione è davvero confortevole, la camera molto pulita, fresca e con un bel bagno spazioso. Facciamo una doccia ristoratrice e poi ci rilassiamo a bordo piscina dopo aver preso due Castle Lager ghiacciate dal fornitissimo bar. Approfittiamo del Wi-Fi gratuito per sentire casa e ci godiamo la temperatura mite indossando le felpe. Che relax! Siamo stanche ma anche parecchio affamate quindi riprendiamo la macchina e ci dirigiamo allo Spurs Steak Ranch, una catena sudafricana di steakhouse molto diffusa, già individuata in fase di programmazione tramite il sempre utile TripAdvisor, non che l’offerta dei ristoranti a Malelane sia così ampia... Parcheggiamo davanti al ristorante alle 21:00 e dentro è praticamente vuoto. Prima di accomodarci, approfittiamo del negozio annesso al benzinaio dall'altro lato della strada aperto 24h per attrezzarci in vista dei prossimi giorni al Kruger (in realtà sia a Skukuza sia a Satara troveremo un fornitissimo negozio con prezzi assolutamente allineati con i supermercati locali). Compriamo un paio di galloni di acqua, barrette, pane, cracker, patatine e un po’ di frutta fresca, tra cui le immancabili bananine. Caricato tutto in auto ci fiondiamo nella steakhouse prima che ce la chiudano davanti! Come consuetudine, troviamo il gentilissimo personale pronto ad accoglierci: siamo solo noi ad eccezione di un gruppo di turisti nella zona fumatori. Ordiniamo subito ad una giovanissima cameriera due cheeseburger con bacon e patatine fritte dolci. Il servizio è velocissimo e i panini buoni, spazzoliamo tutto in men che non si dica, facendo anche onore alle due ulteriori pinte di Castle Lager che abbiamo oridnato, paghiamo il conto e torniamo dritte in guest house. Qui dopo un’ultima sistemata alle macchine fotografiche, crolliamo vinte dalla stanchezza. Domani è il grande giorno del Kruger National Park: ci attendono 4 giorni pieni di safari!
    2 punti
  2. eh infatti anche la mia (che poi è di Davide anche quella, ma essendo prepagata spero non sia un problema) ieri mi avete un po' rassicurata, ho ricontrollato anche le tappe, ce ne sono diverse da 100-120 km, alla fine è come quando vado al Lago Maggiore. se decido di partire da sola, posso sempre provare a modificare all'ultimo alcune prenotazioni per pagarle in anticipo, anche perché quelle che ho ri-prenotato con booking sono un salasso (ma sempre meglio che perdere i soldi, e comunque @ieio14 aveva sconsigliato il Kokopelli)
    1 punto
  3. Leggo ora... Mi dispiace davvero! 😔 Come consigli posso dirti che il primo anno siamo partiti con una sola carta di credito con un massimale basso, parecchi contanti e una prepagata che faceva i capricci! Ce la siamo cavata per 3 settimane! Come ti hanno già suggerito, prova con una di quelle ricaricabili online! N26 o io sto provando in questi giorni Revolut... Poi ti faccio sapere come va! Sul dubbio di partire o meno, penso mi troverei nella stessa situazione! Davvero prova a convincere tuo padre, altrimenti parti! (Non ti nascondo che anche io morirei di paura, ma vorrei tentare!)
    1 punto
  4. 1 punto
  5. guarda, a me sarebbe bastato, ma è facile dirlo a posteriori se non ti occupa troppo spazio, portati qualcosa. saltare un'alba/tramonto (più l'alba) perché stai congelando sarebbe un peccato
    1 punto
×
×
  • Crea Nuovo...