Vai al contenuto

Classifica

Contenuto Popolare

Mostra il contenuto con la massima reputazione di 15/07/2019 in tutte le aree

  1. Sabato 22/06 La sveglia suona alle 6:30 in casa a Torino, le valige e gli zaini sono già pronti all'ingresso da ieri sera. Siamo state bravissime e abbiamo fatto stare tutto in due trolley morbidi da portare con noi come bagaglio a mano e due zaini, di cui uno che contiene unicamente l’attrezzatura fotografica. Grazie alla politica molto permissiva sui bagagli di British Airways possiamo portare con noi in cabina sia il trolley standard sia uno zaino a testa. Ci vestiamo comode e alle 07:00 siamo già in macchina, Chiara alla guida arriviamo con circa mezzora di anticipo al parcheggio della “ridente” Case Nuove/Somma Lombardo, paese-parcheggio alle porte di Milano Malpensa che ormai utilizziamo con assiduità. Lasciamo la macchina, consegniamo le chiavi e saltiamo sulla prima navetta disponibile che ci porta al Terminal 1. Abbiamo già le carte di imbarco stampate da casa e non dovendo effettuare il check-in per la consegna dei bagagli ci dirigiamo direttamente verso i controlli. Sono le 08:30, c’è poca gente e in un attimo siamo nell'area dei Gate. Nota: British Airways permette di effettuare il check-in online 24h esatte prima della partenza per cui il giorno prima alle ore 11:40, come un falchetto (quasi interrompendo una riunione in ufficio!) mi sono collegata al loro sito per la corsa ad accaparrarsi i posti. Nel prezzo del biglietto, infatti, non era compresa la scelta che rimane a pagamento, per assurde cifre dai 30 ai 60 € a persona a tratta, fino appunto al momento del check-in. In realtà scopro che il sistema ci aveva automaticamente già assegnato posti vicini e in posizioni discrete (ci siamo tenute i due posti laterali per la tratta Milano – Londra e ci siamo limitate a spostarci qualche fila centrale più lontane rispetto al blocco bagni/bambini nel volo long-haul Londra – Durban). Non so se si è trattata di fortuna ma questa politica “attenzione che rischi di non volare vicino al tuo compagno di viaggio quindi caccia subito un centinaio di euro per la scelta dei posti” mi è parsa uno specchietto per le allodole in pieno stile Ryanair. Tornando al diario, in aeroporto ricevo una notifica da British Airways che mi avvisa che il nostro volo per Londra è posticipato a causa di un ritardo già accumulato dall'aereo in arrivo. Il ritardo inizia con 10 minuti, poi passa a 20, poi torna a 10 e poi a 30 minuti. Non ci preoccupiamo più di tanto perché la coincidenza a Londra è piuttosto ampia con circa tre ore di attesa. Alla fine, ci imbarchiamo con 30-40 minuti di ritardo, l’aereo è stra pieno e c’è una gran quantità di turisti americani che già teme di perdere la coincidenza Londra – Phoenix. Ci preoccupiamo un po’ quando, già sedute a bordo, il capitano ci informa che c’è una lunga coda in partenza sulla pista e che avendo ormai perso la priorità non abbiamo ancora l’ok per partire. Parla di un’ora di attesa e l’informazione è accompagnato dall'ululato di disapprovazione di tutti i presenti. Fortunatamente, dopo poco ci comunicano che ci sono buone possibilità di partire tra una ventina di minuti. E così è: lasciamo Milano Malpensa con un ritardo di un’ora. Il volo scorre veloce anche se non ci servono neanche un bicchiere d’acqua! Su questo volo tutto rigorosamente a pagamento. All'arrivo ce la prendiamo relativamente comoda, abbiamo davanti a noi due ore di attesa per la coincidenza per a Durban e non dobbiamo neanche cambiare Terminal perché siamo arrivate e ripartiremo dal 5. Ricevo una seconda notifica da British Airways che mi avvisa che anche il volo per Durban è posticipato sempre a causa di precedente ritardo accumulato dell’aereo che arriva da qualche altra parte di mondo. Ci scocciamo un po’ ma anche qui, di fatto, poco male: il volo è notturno e arrivare a Durban la mattina dopo con un’ora in più o in meno tutto sommato cambia poco. Superiamo i severissimi controlli dell’aeroporto di Londra e, una volta arrivate nel gigantesco salone delle partenze, andiamo a placare la fame da Starbucks. Mangiamo due wrap al pesto e beviamo dei succhi green, provando a rimandare il più possibile il momento junk food da vacanza. Dopo aver pranzato ci dirigiamo al Gate semi-deserto da cui partiremo di lì a poco. Ci rilassiamo sedute al sole e guardiamo i giganteschi aerei decollare dalla pista proprio di fronte a noi. Vediamo anche quello lussuosissimo a doppio ponte della Ethiad. Finalmente arriva il nostro aereo al Gate, attracca e scarica una lunga fila di passeggeri. Il personale della British è piuttosto veloce e in poco tempo riforniscono l’aereo, effettuano i controlli e siamo pronte per imbarcarci. L’aereo è abbastanza grande ma forse meno comodo e un po’ più vecchiotto di quelli che abbiamo preso negli ultimi viaggi in terra americana. Anche qui il ritardo accumulato sfiora ormai l’ora e invece di partire alle 16:40, sarà solo alle 17:30 che stacchiamo la pista di Londra. Il volo scorre molto tranquillo, dopo appena un’oretta il personale ci serve la “cena” (chicken or pasta? in coro: chicken, please!), guardiamo un film e sono “già” le 21. Iniziamo a dare segni di stanchezza, ci mettiamo comode e proviamo a rilassarci con la musica classica. Incredibilmente funziona e sia Chiara sia io ci addormentiamo. Domenica 23/06 Quando ci svegliamo stiamo sorvolando l’Africa! Non vediamo nulla perché fuori non ha nemmeno iniziato ad albeggiare, le notti africane scopriremo in seguito essere buissime e silenziose. Ci servono la colazione, un improponibile omelette con funghi e fagioli con caffè! L’aereo è incredibilmente in orario: i venti favorevoli ci hanno fatto recuperare il ritardo di un’ora alla partenza e, di fatto, il volo è durato un’ora in meno: solo 10 ore invece che 11!!! Atterriamo puntuali a Durban alle 05:30, è ancora buio, l’aeroporto è uno scalo internazionale ma siamo l’unico volo in arrivo in quel momento. Ci dirigiamo spedite e relativamente riposate verso i controlli di ingresso dove, dopo averci misurato la temperatura con un termometro laser (per scongiurare l’ingresso nel Paese di passeggeri affetti da febbre gialla) otteniamo il nostro visto sul passaporto. Non ci vengono poste alcune domande se non la conferma del fatto che siamo lì in vacanza. Usciamo nell’area degli arrivi, l’aeroporto è piccolo e molto ordinato. C’è poca gente in giro ma i negozi sono già tutti aperti: ne approfittiamo per acquistare una SIM Sudafricana nel negozio Vodacom da inserire in un vecchio telefono che abbiamo recuperato a casa: ci servirà per le prime comunicazioni e in caso di “emergenza” semmai i nostri rispettivi cellulari non prendessero nelle aree più remote. Prendiamo due caffè americani bollenti da Mugg&Bean, una catena di caffetterie molto diffusa in tutto il Sudafrica. Non ci sentiamo eccessivamente stanche e mentre sorseggiamo i caffè, avvisiamo casa del fatto che siamo atterrate e preleviamo l’equivalente di circa 100€ in rand sudafricani (ricevendo in cambio una mazzetta di banconote colorate che riportano le effigi di Nelson Mandela da un lato e dei “big five” dall'altro). Ad eccezione delle mance, qualche acquisto di artigianato locale e i (pochi) pedaggi autostradali utilizzeremo esclusivamente la carta, accettata davvero ovunque. Aspettiamo le 7 per poter recarci ai banchi di noleggio della Hertz, appena fuori dall'edificio principale. La temperatura esterna è fresca ma gradevole, Durban è affacciata sull'immenso Oceano Indiano e fuori si distingue chiaramente la tipica nebbia mattutina in pieno stile “Pacific Highway”. Alla Hertz ci accolgono un ragazzo e una ragazza sudafricani, l’impressione che abbiamo corrisponde esattamente a quanto abbiamo letto su internet nei mesi di pianificazione e scelta della compagnia di noleggio: sono piuttosto indolenti, svogliati e ci presentano il primo “problema” della vacanza. Al momento della prenotazione, infatti, avevamo specificato la necessità di passare la frontiera in Swaziland: alla modica cifra di un centinaio di euro, Hertz Sudafrica rilascia un’estensione dell’assicurazione in cui autorizza a varcare il confine. Tutto ciò previa trasmissione di copia di passaporto, patente, patente internazionale e addirittura autocertificazione di residenza! Ebbene il ragazzo del banco ci dice che i documenti non sono pronti, che servono almeno 48 ore e che forse (forse!) avrebbero potuto mandarceli via mail nei giorni successivi e che noi, una volta a St. Lucia, prima tappa del viaggio, li avremmo dovuti stampare, firmare e rimandare indietro. Manifestiamo educatamente tutto il nostro disappunto, facciamo gentile resistenza e tutto si risolve grazie alla mia maniacalità (leggi previdenza): avevo provvidenzialmente stampato e portato con me tutto lo scambio e-mail con il quale l’ufficio preposto mi confermava, due mesi prima, che tutto era pronto e che avremmo avuto tutte le carte in regola al nostro arrivo nell'ufficio di Durban. Il ragazzotto della Hertz incassa il colpo, prova ad addurre il fatto che avremmo dovuto mandare i documenti direttamente a loro, ma alla mia risposta che sul loro sito ufficiale è invece scritto diversamente (accompagnato dal sorriso "ho ragione, ora vai e risolvi il problema") sparisce nell'altra stanza. Lo sentiamo parlottare al telefono mentre la sua collega sbriga le altre formalità. Torna e ci borbotta che ci avrebbero fatto i documenti sul momento, anche se ci sarebbe voluto un po’ tempo. Evvai! Hertz 0 Claudia 1! Nell'indolenza più totale, in cinque minuti di orologio, il ragazzo senza chiederci assolutamente nient’altro ci stampa due fogli di numero che ci autorizzano a passare la frontiera. Fogli che tra l’altro nessuno pretenderà mai. Ci chiederemo per qualche giorno cosa sarebbe stato se non avessi avuto l’accortezza di portarmi la mail di conferma stampata da casa con le quali avevo stalkerizzato Hertz Sudafrica nei mesi precedenti! Finalmente ci consegnano le chiavi, mi assicuro ancora che tutto sia in ordine sul contratto e le cedo a Chiara che si avvia a razzo verso il parcheggio. La macchina che ci è stata assegnata ci soddisfa tantissimo! È una Opel Grandland X, un SUV intermedio dotato di ogni comfort: navigatore, schermo touch screen, bluetooth, ampio bagagliaio, ha pochissimi km e profuma ancora di macchina nuova! Facciamo un bel giro ispettivo attorno alla macchina, fotografiamo piccoli graffietti e macchioline che non erano segnate sul foglio dei danni preesistenti che ci hanno consegnato e mandiamo il tutto per memoria al fratello di Chiara via WhatsApp, entusiaste della nostra super macchina! Caricati i bagagli siamo finalmente pronte per partire. Chiara ovviamente alla guida… a sinistra! La scelta del cambio automatico si rivela tra le più felici di tutto il viaggio: l’impatto con il lato sbagliato della strada è molto più semplice: ci si dimentica delle marce, fa tutto la macchina e bisogna unicamente pensare ad imboccare la corsia giusta! Imposto la destinazione sulla mia fidata App MapsMe (forse non si era capito ma io adoro le mappe!) e Chiara ingrana la prima, anzi la D1! L’aeroporto King Shaka di Durban è vicinissimo all'autostrada e si trova nella direzione che dobbiamo prendere per andare a St. Lucia: evitiamo quindi di attraversarci la città e in 5 minuti netti siamo sulla N2. Nel frattempo, il sole si è ormai alzato sopra l’orizzonte e anche la nebbiolina mattutina sembra scomparsa. Già dopo i primi km si aprono ai lati della N2 gli ampi spazi sudafricani: campi e colline coltivate, piccole casette, i caratteristici alberi di acacia con le chiome piatte e canne da zucchero. Non ci sembra vero di essere finalmente qui. L’autostrada scorre veloce, il traffico è poco mentre iniziamo a renderci conto delle decine e decine di persone che camminano lungo le strade, più o meno cariche, avanzano, si spostano, a volte attraversano, sorridono e salutano. È proprio questa una delle cose più pericolose del Sudafrica: rischiare di investire persone/animali che transitano lungo le strade, motivo per il quale è assolutamente sconsigliabile guidare con il buio. Cosa che abbiamo sempre scrupolosamente evitato, facendo in modo di essere presso la guest-house o il campo almeno mezzora prima del tramonto. Con la colonna sonora del Re Leone, arriviamo a St. Lucia verso le 10 del mattino e man mano che ci avviciniamo all'estuario dell’Isimagaliso Wetland Park, notiamo il paesaggio cambiare: le colline verdi lasciano il posto alle terre basse tipiche di questa zona, la vegetazione si infittisce, diventa tropicale e lussureggiante, superiamo il ponticello sul fiume che collega la cittadina alla terraferma ed entriamo in paese. St. Lucia è costituita da una via principale dove ci sono negozi, ristoranti e le sedi dei principali tour operator di zona per le escursioni e i safari. Le vie secondarie, splendidamente tenute, sono occupate da abitazioni residenziali, la maggior parte delle quali destinate a guest house per i turisti. Arriviamo al nostro primo alloggio del viaggio, il The SandPiper Guest House, e veniamo accolte dalla simpatica proprietaria Ivonne che ci informa che la nostra stanza non è ancora pronta ma si offre di tenerci i bagagli, ci mostra gli ambienti comuni e ci dà qualche consiglio sull'area (nulla che non conoscessimo dopo attenti studi della zona!). Nell'attesa della camera decidiamo di andare a pranzare lungo la via principale da Kauai, una catena che propone cibo bio e frullati sani e naturali (prosegue il tentativo di limitare il junk food). Mangiamo due insalatone nei tavolini all'aperto in un piccolo patio ma non ci fidiamo a consumare i due concentrati di frutta che scioccamente ordiniamo con ghiaccio. Chiara è in forma, io invece mi sento molto stanca, sento il bisogno di una doccia e di cambiarmi dopo il lungo viaggio in aereo (leggi: sono isterica). Facciamo arrivare le 14:00, orario prestabilito per il check in, facendo un veloce giro in macchina per le vie laterali intravedendo scorci del fiume e delle dune dell’immensa spiaggia affacciata sull'Oceano Indiano. Finalmente possiamo prendere possesso della nostra stanza il cui pezzo forte è il carinissimo patio privato con affaccio sul giardino con piscina che confina direttamente con l’Isimangaliso Wetland Park. Ivonne ci spiega che non di rado gli ippopotami, veri padroni dell’estuario, vengono fino in giardino per brucare l’erba di notte. Sfortunatamente ci informa che negli ultimi giorni, forse per il caldo, nessuno dei suoi ospiti li ha avvistati fuori dall'acqua. Si raccomanda invece di fare molta attenzione alle scimmie che sono solite sgattaiolare nelle camere e metterle a soqquadro nella speranza di rubacchiare del cibo! Finalmente, con una stanza tutta per noi a disposizione, ci rilassiamo per qualche decina di minuti e ne approfittiamo per fare una rapida doccia (leggi: torno ad essere una persona normale). Alle 15:00 siamo però pronte per andare a conoscere più da vicino gli abitanti per cui St. Lucia è famosa in tutto il Sudafrica: abbiamo infatti prenotato la crociera di 2 ore al tramonto lungo il fiume ed estuario per avvistare ippopotami e coccodrilli. Arriviamo puntuali e ci imbarchiamo sulla piccola chiatta a motore della Heritage Tour & Safari che abbiamo preferito ai “concorrenti” di Advantage perché le loro barche sono più piccole e possono avvicinarsi meglio e più agevolmente agli animali. Iniziamo la navigazione e avvistiamo subito, ma solo perché abilmente indirizzati dal “capitano” che governa la piccola imbarcazione, un cucciolo di coccodrillo che se ne sta beatamente a prendere il sole semi immobile su un ramo a pelo d’acqua. Risaliamo il corso del fiume e raggiungiamo il primo gruppo di ippopotami, sommersi e sonnacchiosi che galleggiano in gruppi più o meno numerosi. Sono davvero enormi, i loro occhi si aprono e chiudono appena sopra il pelo dell’acqua, ci guardano a metà tra il sospettoso e l’annoiato, emergono brevemente e poi spariscono sotto la superficie salvo poi farsi nuovamente vedere dopo aver sbuffato dalle narici grosse e rosa. Ci divertiamo a riprenderli e fotografarli, io inizio a prendere confidenza con il teleobbiettivo che mi regala scatti davvero ravvicinati sui dettagli degli occhi, orecchie e musi. Bellissimo. Proseguiamo la navigazione avvistando due enormi coccodrilli semi mimetizzati nella vegetazione, aironi bianchi che volano a pelo d’acqua, aquile pescatrici che scrutano attente la zona, appollaiate sui rami più alti e spogli degli alberi che si affacciano sul fiume. Il contesto è incantevole: mangrovie, papiri e canne da zucchero. Il sole, che qui sembra grande almeno il doppio, nel frattempo cala lento all'orizzonte tingendo il cielo di tinte morbide che vanno dal rosa al giallo, all'arancio, all'azzurro e al blu. Ammiriamo il nostro primo tramonto africano in un calmo specchio d’acqua di un’ansa del fiume con la compagnia di un ippopotamo solitario, che ritmicamente appare e scompare sotto l’acqua. L’ Africa mi ha già rubato il cuore. E’ trascorsa ormai un’ora e mezza e dobbiamo rientrare, sentiamo subito il freddo pungente che contraddistingue gli orari in Africa in cui il sole è già tramontato, ci stringiamo nelle giacche che nel frattempo abbiamo indossato e facciamo ancora in tempo a fermarci presso un nutrito gruppo di ippopotami: Riusciamo ad immortalare il poderoso sbadiglio di uno di loro. La crociera volge al termine, rientriamo ormai stanchissime della giornata appena trascorsa. Sono le 17:00 e siamo in piedi dalle 5:00 di stamattina senza contare il viaggio del giorno precedente. Rientriamo in guest house e ci rilassiamo per un paio di ore. Dopo una doccia calda e un “cambio d’abito” siamo pronte per andare a cena… alle 19:00 in punto! Scegliamo il conosciutissimo Ocean Basket, una deliziosa catena che cucina solo pesce: optiamo per un piatto per due con calamari alla grigia e fritti, gamberi al burro e limone e filetto di pesce. Accompagniamo il tutto con due Castle Lager alla spina, ottime birre bionde locali. Spazzoliamo tutto alla velocità della luce e più che soddisfatte torniamo in Guest House. Facciamo in tempo a rivedere qualche foto della giornata sedute al nostro tavolino del patio e ci godiamo un po’ il rumore delle onde dell’Oceano che si infrangono sulla spiaggia oltre la macchia di vegetazione che lambisce i confini del giardino e poi crolliamo. Buonanotte Africa …
    2 punti
  2. Il Joshua Tree secondo me lo potete anche saltare è un peccato saltare la Monument, visto che siete già lì inotlre, per fare tutto quello che hai esso, ti serviranno due notti a Page in realtà, vedo che Panda ha già messo giù un ottimo itinerario, super collaudato
    1 punto
  3. se è di sabato allora magari prendili on line! si noi abbiamo fatto entrambi i parchi in un giorno! se dovessi scegliere Island of Adventure assolutamente!!
    1 punto
×
×
  • Crea Nuovo...