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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 10/12/2014 in tutte le aree

  1. speriamo!!! I 5 di Yellowstone quest'anno però sarà dura batterli... comunque proverò l'arma vincente: cospargere la Gazzella di miele e mandarlo in giro all'alba. Sai che foto?? ...fine di un giovane tedesco...
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  2. Ciao, ho fatto tutta la Route 66 lo scorso settembre (dal 5 al 25), con delle deviazioni verso le White Sands, il canyon de Chelly, Page (Horseshoe bend e Lake Powell) e la Death Valley il mio itinerario è stato questo: 5/09/2014 ROMA - CHICAGO 6/09/2014 CHICAGO 7/09/2014 CHICAGO - SPRINGFIELD (Illinois) km 399,11 8/09/2014 SPRINGFIELD (Illinois) - PACIFIC (St. Louis) km 358,90 9/09/2014 PACIFIC (St. Louis) - SPRINGFIELD (Missouri) km 370,15 10/09/2014 SPRINGFIELD (Missouri)- TULSA km 426,48 11/09/2014 TULSA - CLINTON km 397,42 12/09/2014 CLINTON - AMARILLO km 392,60 13/09/2014 AMARILLO - TUCUMCARI km 209,17 14/09/2014 TUCUMCARI - ALAMOGORDO (W. Sands) km 619,60 15/09/2014 ALAMOGORDO - SANTA FE km 582,46 16/09/2014 SANTA FE - GALLUP km 405,47 17/09/2014 GALLUP - Canyon de Chelly km 394,20 18/09/2014 GALLUP - FLAGSTAFF km 418,34 19/09/2014 FLAGSTAFF - Page km 537,41 20/09/2014 FLAGSTAFF - SELIGMAN km 328,24 21/09/2014 SELIGMAN - BARSTOW km 561,54 22/09/2014 BARSTOW - Death Valley km 724,05 23/09/2014 BARSTOW - SANTA MONICA km 329,84 24/09/2014 LOS ANGELES 25/09/2014 LOS ANGELES - ROMA Tieni conto che durante gli spostamenti ti fermerai spessissimo, ti ci vorrà un po di tempo quindi per andare da un posto all'altro. L'ideale sono spostamenti non superiori a 400Km per poterti godere tutto quello che vedi lungo il viaggio. Dimentica il navigatore (ti farebbe fare le interstate), devi utilizzare una mappa specifica. io ne ho prese due ma la migliore in assoluto secondo me è la "EZ 66 for travelers" (http://www.amazon.com/Route-66-GUIDE-Travelers-EDITION/dp/0970995199). è la "bibbia" della Route 66, senza di questa è praticamente impossibile percorrerla tutta perchè ci sono diversi pezzi sterrati oppure non indicati lungo la strada. in Illinois e Missouri troverai un sacco di cartelli che ti indicheranno la strada, soprattutto negli incroci, negli altri stati, (New Mexico ad esempio) questo è un po' meno frequente, ma con la mappa non puoi perderla, è dettagliatissima. La Route 66 è composta da tratti originali (pre e post anni 30/40), da tratti sterrati (principalmente quelli pre anni 30) e tratti nei quali è stata completamente sostituita dalle interstate. io ho prenotato solo gli hotel di Chicago, Tucumcari (il BLUE SWALLOW famosissimo sulla R66, che ti consiglio vivamente), Alamogordo (per le White Sands), Seligman (Stagecoach 66) e Los Angeles, tutti gli altri li ho trovati sul posto. è un viaggio splendido che sicuramente rifarò (forse anche il prossimo anno). spero di esserti stato di aiuto.
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  3. Buongiorno a tutti a breve inizieremo con la spedizione dei calendari...volevo ricordare chi non l'ha ancora fatto di effettuare il bonifico ed inviarmi via pm il proprio indirizzo!!! Grazie per la collaborazione!!!
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  4. Mercoledì 18 giugno 2014 Colazione energetica – ovviamente alle sei - c’è scritto sul foglietto con le tappe giornaliere, che vi aspetta una fatica boia. Beh, no, non c’è scritto PROPRIO così . Mentre mangiamo sbircio il cielo ancora buio, fiduciosa nelle grandi possibilità del mio culone col meteo, sperando ci regali una giornata quantomeno libera dalla pioggia. Confesso che inizio anche a sentirmi un filo in ansia, il tracking è davvero descritto come faticoso, consigliato solo a chi è in buona forma e non ha impedimenti fisici … chissà cosa ci aspetta a Bwindi dopo il diluvio di ieri. Io cammino, ed anche parecchio, anche in montagna, ma non frequento molte foreste, figuriamoci quelle impenetrabili … del resto lo sapevo da prima di partire, mio cugino mi ha raccontato la sua esperienza in Rwanda: per un certo tratto si segue il sentiero, poi si comincia a camminare nel folto, spesso in salita, dietro agli omini col machete che fanno strada. Ci sono tratti impervi, e pure lui che è un appassionato vero di montagna si è trovato a faticare … ma ne vale la pena, mi rassicura. Poi magari siete fortunati e li incontrate dopo una mezz’ora, si spostano in continuazione e quindi anche verso i margini della foresta. Seeee … qualcuno deve averli ha avvisati del mio arrivo Partiamo presto dal lodge per dirigerci verso il punto di incontro con i ranger per un breve briefing e lungo la strada … stupore, magia e meraviglia, ecco la mist! Speriamo di trovare anche i gorilla ... Breve parentesi informativa: il gorilla tracking è l’attività più costosa in assoluto, quasi un terzo di quello che abbiamo pagato in totale a Julius. 600 dollari, che moltiplicati per il crescente numero di viaggiatori portano alle case dello Stato e della Uganda Wildlife Authority buona parte del bilancio. Nel caso sfortunato non si riuscissero ad incontrare i gorilla, viene offerta la possibilità di ripetere il tentativo il giorno successivo, ma non accade praticamente mai. I ranger conoscono bene le varie famiglie, passano anni quasi in simbiosi con loro prima che sia possibile un avvicinamento con i turisti, si fanno conoscere a loro volta e li abituano alla presenza umana, e familiarizzano con i loro movimenti oltre ad acquisire un’abilità quasi sovrannaturale nel seguirne le tracce (tracking, appunto). Un paio di loro precedono sempre di parecchio il gruppo tenendosi in costante contatto radio per indirizzare le peregrinazioni dei disper … dei coraggiosi che vogliono vivere questa esperienza indimenticabile. Eccoci al Rushaga Gate, siamo una quarantina di persone (o 24.000 dollari, come preferite ) per le cinque famiglie di gorilla che vivono nei dintorni, e verremo divisi in gruppi di sette/otto, a ciascuno dei quali verrà assegnata una famiglia e che sarà accompagnato da un paio di ranger armati – non ci sono solo i gorilla a spasso, e mi ritrovo a pregare che ci siano solo proiettili soporiferi in quei simpatici fucili - e volendo dai portatori, ragazzi del posto che per pochi dollari aiutano i personaggi ehm … meno atletici … a venirne fuori quantomeno vivi, se non proprio in brillanti condizioni. Dopo una serie di raccomandazioni (infilate i pantaloni nelle calze, così nessuna bestiolina vi risalirà le gambe, non toccate le piante sconosciute, non fate rumori e versi esagerati quando sarete vicini ai gorilla) e rassicurazioni sul fatto che l’avvistamento è praticamente garantito, risaliamo sui vari mezzi e veniamo accompagnati vicino al punto di partenza. Oddio, vicino … diciamo che ci sono un paio di km in salita praticamente verticale su una camionabile sterrata, e capiamo subito che qua noi si è cascati male: siamo cinque, per fare gruppo ci hanno regalato due australiani più vicini ai settanta che ai sessanta per andare insieme alla ricerca della famiglia di Busingye (ciascuna porta il nome del maschio alfa). Il lui della coppia sembra ancora agibile, lei mi ha regalato un momento di sollievo, se dicono che ce la fa questa qui, sarà una passeggiata di salute Errore ed orrore, Ale dopo cinque minuti sta già recitando come un mantra “ogni due passi li stacchiamo di uno, ogni due passi li stacchiamo di uno, ogni due passi li stacchiamo di uno” e vedo del fumo che inizia ad uscirgli dalle orecchie. Dopo poco i due scompaiono, per riapparire a bordo della loro jeep che li porta su. Passano altre vetture con gli avventurosi degli altri gruppi a bordo … ahò, che storia sarebbe? E noi a piedi? Ale in una botta di ottimismo annuncia che probabilmente i gorilla stanno facendo un picnic a bordo foresta, e quindi ci fanno camminare prima per non darci la delusione di trovarli subito dopo aver speso 600 dollari, io sono più scettica ... quando passa il camion dei portatori che ci invitano a salire con loro nel cassone accettiamo con entusiasmo … salvo passare i minuti successivi con gli occhi strettamente serrati a sgranare tutto il rosario, che non pratico dalle elementari ma mi torna misteriosamente in mente intatto fino all’ultimo Gloria (oddio, ci sarà il Gloria nel rosario? ) Arrivati all’ultimo spiazzo alla fine della camionabile – siamo intorno ai 2200/2300 metri - inizia la … passeggiata. Un tratto discretamente lungo su questo sentiero che alle persone normali non farà nessun effetto, ma ad una che porta le ballerine perché soffre di vertigini dai tre centimetri in su, lo strapiombino lì sotto fa proprio simpatia. Da quando ho iniziato a fare viaggi a piedi sono migliorata e stavolta vado abbastanza tranquilla, ma quando arriviamo nel pratone preforesta il mio sospiro di sollievo scuote lo stesso le cime degli alberi. Con calma, molta calma, arrivano anche gli australiani, e a questo punto il ranger ci dice che noi cinque siamo troppo veloci, il gruppo deve restare unito e quindi è meglio se ci mettiamo dietro. Percepisco a questo punto una specie di boato sotterraneo che mi porta a chiedermi se per caso questa sia zona vulcanica, poi mi rendo conto che no … è solo il sobrio disappunto di Ale che si esprime così Bene, non ci possiamo far nulla. Entriamo nella foresta, il sentiero è ben tracciato, in qualche punto un po’ impervio ma niente di peggio di quel che faccio qui, per ora. Intorno a noi la vegetazione è DAVVERO impenetrabile, ma lo spettacolo è bellissimo, è anche uscito il sole – bravo culone – e siamo tutti felici, almeno finché due degli altri gruppi ci superano in scioltezza, e Ale comincia a ripetere in tono vagamente isterico “Noncipossocredere, noncipossocredere, noncivogliocredere” … Di nuovo, non ci possiamo far nulla. La signora è sempre più in difficoltà, se non avessero preso il portatore probabilmente non sarebbe riuscita ad arrivare nemmeno al limitare della foresta, gli si affida di peso in ogni punto difficile, e i punti difficili cominciano a moltiplicarsi, è tutto un saliscendi e il sentiero si fa scosceso. Dopo oltre un’ora di marcia lo lasciamo, ed i nostri accompagnatori cominciano a lavorare di machete. Io arranco con grazia elefantina, ma elefantinamente avanzo ed avanzo ed avanzo … e comincio a pensare che ce la farò! Mi sento anche molto fortunata ad aver deciso per gli scarponcini da trekking più vissuti che ho, perché sono alti alla caviglia e le tracce della pioggia di ieri sono ancora ben presenti e … ben bagnate , ma il mio doppio calzerotto resiste asciutto, mentre gli altri già iniziano ad inzupparsi. Ingenua io. Verso mezzogiorno, dopo circa tre ore di cammino, incontriamo i ragazzi con la radio e l’eccitazione inizia a serpeggiare, ci siamo! E in effetti ci saremmo anche, ma siamo sfigati … il primo gorilla che avvistiamo è un maschio wild, probabilmente l’unico della foresta, che oggi ha deciso di rompere le balle alla nostra famiglia, che di per sé sarebbe disponile all’incontro – la signora Busingye probabilmente ha preparato anche un tè coi pasticcini – ma continuamente disturbata da questo screanzato si sposta in luoghi sempre più difficili da raggiungere per noi bipedi … ho incrociato per un attimo lo sguardo del gorilla solitario, e mi sono trovata a guardare dentro due laghetti duri, quasi crudeli … la mente vaga e non posso fare a meno di chiedermi se la solitudine non scelta incattivisca gli animali quanto lo fa a volte con gli esseri umani, non posso fare a meno di sentirmi triste per lui … e forse anche un po’ ridicola per certi pensieri, ma infine … questa sono. Mi reggo in piedi a stento nella jungla semi verticale, ma proprio mentre cerco di non finire spalmata a pelle di leone sulle ortiche – o qualunque cosa siano - la vita decide di regalarmi un momento di pura emozione … lontani, ma ben visibili, mamma e cucciolo giocano insieme sotto un alberello. Il piccolo, tenerissimo si arrampica e si dondola, e salta e balza e mangia e tira giù le fronde e … ride, secondo me ride sul serio … la mamma amorevole, con un occhio al disturbatore e uno al piccino, lo lascia fare per un po’ e poi con lo stesso piglio di mia nonna quando era ora di tornare dal parco giochi, gli intima di scendere, lo prende per mano e i due se ne vanno insieme … è stato un momento struggente, ho risentito quella voce amata e lontana ripetere un’altra volta il suo Forza bambina, hai giocato abbastanza per oggi, andiamo … ho gli occhi pieni di lacrime, e le emozioni sono appena iniziate. Non ce la faremo ad avvicinare la famiglia, dice il ranger ... ma ce n’è un’altra a un’ora di marcia, chi è in grado e se la sente può seguire i due omini col machete, mentre lui si occupa dell’australiana ormai praticamente in coma. Però … bisogna correre, vietato rallentare, vietato guardare dove si mettono i piedi, vietato esitare. Potrebbero spostarsi o entrare ancora più nel folto e allora, addio gorilla. C’è da chiederlo? Noi cinque partiamo come se avessimo tutti i diavoli dell’inferno alle calcagna, e in effetti un po’ infernale l’esperienza lo è stata … un’ora di corsa nella giungla più fitta, senza letteralmente vedere cosa stiamo calpestando, di solito le fronde appena tagliate, ma ogni tanto sotto ci sono pozzanghere, fango, rami spezzati, sassi. Ho perso il conto delle volte in cui mi sono ritrovata a quattro zampe, o lunga distesa, dei graffi e delle bolle che ho sulle mani, sono infangata, sporca, sudata … a un certo punto nel mezzo del percorso c’è quella che sembra una profonda orma di elefante con almeno trenta centimetri d’acqua, per il troppo slancio non riesco ad evitarla e ci finisco dentro con tutti e due i piedi, a nulla servono gli scarponcini, per il resto della giornata sarà tutto un cic-ciac di melma e calzini bagnati … nel silenzio della giungla perdo per un attimo la mia innata signorilità e mi parte un ma vaff che provoca la fuga immediata e precipitosa di sette tarantole, tredici bruchi e svariate dozzine di moscerini terrorizzati, e una frenetica agitazione nelle mamme ragno, che si affrettano a tappare le orecchie ai piccoli all'uscita dell'asilo perché non imparino parolacce in italiano. Finalmente, un po’ affannati, ci blocchiamo su un sentiero – un sentiero vero, miracolo – e i ranger con un dito sulle labbra ci fanno cenno di guardare più avanti … ecco, in questo momento il mondo sparisce, tutto si fa silenzio ed emozione purissima. Eccoli, eccoli davvero stavolta … e le lacrime adesso non riesco a fermarle, mi sento al centro di un miracolo. Sono meravigliosi, fieri ma non ostili, hanno lo sguardo buono e forse un po’ triste, ci sono anche dei cuccioli … dopo un attimo in cui tratteniamo tutti il respiro partono le reflex … per la prima volta rimpiango di non avere una macchina decente tra le mani, con uno zoom un po’ più accettabile, con qualche pixel in più. Ma poi mi dico che sono fortunata così: senza le foto a distrarmi mi posso innamorare meglio ... Improvvisamente, nel silenzio totale, un rumore strano ed un fievole Alessandro e poi, appena meno fievole ... ’tacci!!! ... mi giro appena in tempo per vedere Riccardo che, fallito il vano tentativo di aggrapparsi ad Ale, sprofonda lentamente nel muro (credevamo) impenetrabile di vegetazione a bordo sentiero, a cui si è avvicinato troppo per prendere meglio l’angolazione delle foto. Le mani di Ale e di un ranger scattano in contemporanea per cercare di trattenerlo, il ranger riesce a prenderlo, tira, ma intanto il muro cede e cede e cede … finché Riccardo sprofonda di schiena, con la reflex in una mano e il ranger nell'altra. Ci affacciamo spaventati al precipizio e li vediamo appena un metro e mezzo più sotto, ancora amorosamente stretti per mano, come due tartarughe a pancia in su. Ecco, appurato che non si sono fatti nulla e li tireremo su facilmente … scatta la ridarella, ma non possiamo far scappare i gorilla e quindi … provatevi voi a sghignazzare sguaiatamente in silenzio! Mi corre l’obbligo di segnalare che Riccardo, che sia detto senza ironia è un vero signore che non scomoderebbe mai li mortacci, sostiene di aver semmai esclamato si sono rotti i lacci … e noi naturalmente gli crediamo Archiviato l’episodio, restiamo a goderci per un’oretta questo incontro meraviglioso … poi, quando proprio non possiamo disturbarli più a lungo ci spostiamo un poco lungo il sentiero a consumare il pranzo che ci hanno preparato al lodge. Comincio a sentirmi stanca e indolenzita, abbiamo camminato e corso per oltre quattro ore in mezzo alla selva, ma non ho per nulla fame, e so per esperienza che più mangio peggio va quando riprendo la marcia, specie se non posso fermarmi un po’ … quindi mi accontento di mezzo panino e di una banana così non mi vengono i crampi alle gambe. Mai previsione fu meno azzeccata: comincio ad avvertirli quasi subito sulla strada del ritorno, complice forse anche il calo di tensione … e se ai primi resisto abbastanza bene, quando ne arriva uno particolarmente forte mi ritrovo accasciata in mezzo al sentiero, con una smorfia che non mi rende certo un bello spettacolo e un gran senso di colpa perché rallento gli altri tre (Gian no, è andato avanti ed è sparito da un pezzo, almeno lui se la fa in tranquillità la risalita). In qualche modo riparto, ma le oltre due ore di marcia per tornare sono un mezzo calvario, non riesco ad accelerare il ritmo e ce l’ho a morte con me stessa, il che non aiuta moltissimo … a un certo punto mi dico, forza ragazza, tanto peggio di così non può andare e sei quasi alla fine. NON. FATELO. MAI. Gli dei vi sentono E infatti in quel preciso momento inizia a grandinare … e incredibilmente mi torna il buonumore e anche un minimo di energia. Mi insacco in qualche modo nel kway e più arranco più mi vien da ridere, anche se probabilmente ormai il ranger che mi tende la mano nei punti peggiori ed i miei compagni mi odiano … chi se ne frega? Come spesso mi capita, il gene della felicità ormai ha preso il sopravvento in me. Almeno finché non arriviamo al sentierino sullo strapiombino, che visto che nel frattempo si è messo pure a diluviare, ora sembra un fiumiciattolo di fango. E lo strapiombino ha perso il diminutivo, sono troppo stanca per non essere terrorizzata ... Ma sono una donna fortunata, e uno dei soldati che ci accompagnano, un gran bel ragazzone che potrebbe essere mio figlio se non fosse così inequivocabilmente nero da non poter avere una mamma color mozzarella, impietosito, mi prende per mano e pian piano mi porta giù. A un certo punto nelle nebbie del terrore sento Ale che gli dice ... shoot her, so she stops suffering, e il negretto, serissimo ed imperturbabile: I’m not allowed Ah, così mi dici? Vabbé ti perdono … tanto più che quando torniamo sulla camionabile, finalmente serena lo lascio e gli dico I love you … mi fa un sorrisone contentone e ... da quel momento non riesco più a levarmelo di torno! continua ad offrirmi la mano anche se siamo praticamente in piazza, ed a sorridermi tutto felice. Tesoro, grazie, ma il toyboy no, non l’avevo proprio considerato E insomma, ammaccata e dolorante soprattutto nell’orgoglio, ma sono una cercatrice di gorilla diplomata!
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