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OMO River, l'Etiopia, sterrati, buche e tanti... pugni sullo stomaco che ancora


alberto tao

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partono il 21/2 ma non so dirti il percorso: quando ho visto che non riuscivamo ad unirci, non mi sono fatta dare i dettagli. Ma non preoccuparti, scrivi pure con i tuoi tempi: può essere che avessero già fissato le varie tappe che poi vedano altre zone...gli ho mandato il link del tuo diario da leggere nel caso avessero qualcosa ancora da fissare..

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 e che sia la volta buona e grazie per le informazioni!!!!!!

Alle 13 siamo di nuovo seduti in auto ..........................................................................................

e io spero proprio ancora di riuscire a raggiungere le cascate di Ajora; la strada è eterna, le buche ci rallentano, gli animali anche di più, il passaggio delle piccole cittadine è complicato. Sono cittadine di ventimila persone, forse anche meno, ma che si sviluppano in tutto lungo la strada in quanto normalmente non ci sono palazzi di più piani, e non mi stanco di ripeterlo: il traffico è bestiale anche perché ci sono un sacco di manifestazioni che si susseguono. Ma tutte oggi????’

 

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il tempo passa e noi siamo sempre fermi, non so se increduli, attoniti o sbalorditi dal mix tra stupore di tutto questo baillame e la crescente convinzione di rendersi conto che non ce la faremo mai a fare quello che speravamo di fare.

 

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Alla bellezza frenetica di quello che ci circonda si contrappone la stanchezza della giornata di ieri e delle poche ore di riposo. Ci guardiamo: si alternano gioia e delusione con la ammirazione di un paesaggio e di una qualchecosa che cominciamo a capire ogni chilometro che passa..

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Gli occhi rimangano aperti ad intermittenza; qualche dialogo tra Mule e Nur mi fa appena svegliare, ma poi riprendo una strana forma di catalessi fino al primo richiamo prostatico. Il trekking delle cascate lo stiamo oramai solo sognando. Magari, forse però riusciamo almeno a vederla da lontano, quello sì dai speriamo

 E nel frattempo......

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Sono le 18:20 e siamo appena prima di Sodo. Mule si informa bene con gente del posto e sconsolato ci dice che per raggiungere le cascate, ma solo la partenza del percorso, è necessaria almeno mezz'ora e poi altri 30 minuti per tornare indietro, dove siamo ora. Poi per raggiungere Arba Minch ci vogliono almeno altre due ore perché  con il prossimo buio, dopo il tramonto, poco dopo le 19, gli animali, oltre alle invisibili  buche ci saranno gli animali che dai campi lungo le strade rientrano nei piccoli allevamenti e le strade non sono certo illuminate ed il rischio è dietro l’angolo

. E Mule sta già guidando quasi ininterrottamente dalle 8 di questa mattina

 

 Amen. Razionalmente non possiamo fare gli imbecilli; decidiamo di partire subito e direttamente per Arba Minch. Ma mi sta venendo su il nervoso, il magone nel pensare che la giornata di oggi la stiamo passando praticamente immobili, seduti sulla sedia di una 4 x 4, quasi senza riuscire a fare una foto, se non di corsa dal finestrino. Mule corre il più veloce possibile, sì, possibile!

Ed allora ci concentriamo ancora di più sui bordi della strada, che con i colori dell’imbrunire e del tramonto diventano incredibili, ma anche per la “paura” di quello che potrebbe succedere visto quello che sbuca ad ogni metro, tra le  improvvise voragini  e le ombre che si materializzano! Ecco bambini che corrono, ragazzi seduti lungo le strade, ragazze vestite eleganti  che parlano quasi in mezzo,  mamme con i i bambini che portano le solite taniche gialle, altre che lavano i panni lungo i torrenti e adesso….. attento agli asini carichi all'inverosimile ed ai carretti trainati da ragazzi, alcuni in piedi come fossero delle bighe altri invece normalmente seduti. Occhio guarda quelle donne con le ceste di legno in testa. Mamma mia, quei camion con i fari alti carichi di tutto. Cerchiamo di capire  e di individuare e, quasi fossimo noi al volante, di riuscire ad evitare le persone ed i mille Tuc Tuc  che caricano e scaricano uomini e donne oppure pacchi o sacchii e vediamo uomini vestiti a festa ed altri che hanno la miseria scritta in faccia, altri che come c…fanno, ma anche ora con il buio pesto stanno camminando, carichi come buoi. E tante donne con pesi pazzeschi sulle spalle e che credo facciano della loro esistenza un sacrificio quotidiano.

Ci stiamo ora rendendo davvero  conto di un mondo tanto diverso e da capire, anche qui! Siamo quasi sempre in silenzio, poi ci troviamo a sottolineare tutte queste enormi sfaccettature e sono solo alcuni dei 1000 spaccati che ci stanno riempiendo il cuore, il cervello, ogni qualvolta riusciamo ad aprire gli occhi e queste immagini ci stanno consumando già il primo giorno. E sono un bel pugno sullo stomaco!

E cominciano a cementarsi ed a trasformarsi immediatamente in ricordi, anche se sono ora qui a lato, ma subito poi dietro di me, se mi giro dal finestrino.

Mule è davvero magico, sfiora all’ultimo alcuni animali che sbucano dal niente; il buio viene distrutto di tanto in tanto dagli abbaglianti delle auto e dei camion che ci vengono incontro nell'altro senso e che non fanno nulla per evitarci. Si sfiorano le figure indistinguibili che sfrecciano a bordo della strada ancora come nulla fosse, come le ore che non passano, anche se l'ultimo villaggio lo abbiamo attraversato mezz'ora fa.

 Le luci di Arba Minch sembrano vicine, ma sono lontane, ma ci sono. Si vedono o meglio si intuiscono ed io le voglio vedere da quanto sono stanco. Cele è incredibile al solito; mai un lamento! Ed ancora qualche scossone di troppo, qualche buca presa in pieno, qualche frenata improvvisa e la speranza è quella di arrivare. Ed alle 20:30 arriviamo dopo una giornata quasi infinita.

 

 

 

A quest’ora il check in è veloce e Nur coordina velocemente tutto. Entriamo e quasi subito usciamo dal tukul n 103 ed andiamo a cena.

Wow, bello il posto anche se non si vede nulla, ma si intuisce sotto di noi la jungla ed il nulla. Che bravi; a cena ci hanno prenotato un tavolo sul bordo della Valle con vista anche se a quest'ora non c'è vista. Ma è bello lo stesso; peraltro c'è un vento freddo. Mentre aspettiamo, incontriamo e conosciamo Marco, il capo agenzia e con lui cii accordiamo per domani.

 A cena abbiamo due opzioni; barbecue o  self service. Vista l’ora  credo che il self service sia ben spazzolato e anche vedendo la postazione della cottura ci ispira il barbecue. Ordiniamo: pollo ai ferri per Nur e per me ed agnello per Cele. Attesa mezzo infinita e cibo tutto molto, ma molto mediocre. Molto meglio l’Acacia Red Dry, un vino rosso etiope di 13,5 °, sorprendente e ci ritorna l’allegria. Terminiamo la cena e corriamo in camera. Apriamo i bagagli, ma tiriamo  fuori dalle valigie il minimo del minimo. Anche una Tachipirina. Non so a che ora ci salutiamo e ci diamo credo il primo e l'ultimo bacio della giornata. E’ bello  stare con Cele anche perché mi rendo conto che entrambi abbiamo colto la fortuna e l'importanza dell'esperienza appena passata; stanchissimi!

Buonanotte:ora sveglia fissata alle 7:30 di domani

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29/12 Giorno 3:  Arba Minch – villaggio Dorze verso Chencha. Pomeriggio Lago Chamo

 

Al mattino saliamo per dei tornanti fino a quasi al villaggio Chencha, centro del gruppo etnico Dorze con le caratteristiche capanne di bambù e per vedere come questi producono un pane locale tipico dal falso banano (chiamato "Enzete"). A Chencha si svolge il mercato settimanale. Sulla strada ci fermiamo per godere la splendida vista dalle montagne sui due laghi Chamo e Abaya. Pernottamento come il giorno precedente. Paradise Lodge

Nel pomeriggio esploriamo in barca il lago Chamo. Oltre al paesaggio bello, osserviamo i pescatori nelle loro tradizionali barche di papiro, e diversi tipi di animali come aironi, rapaci, pellicani, ippopotami e coccodrilli..

 

 

 Arba Minch

Circondata da montagne verdeggianti e sede di due dei più grandi laghi dell'Etiopia della Rift Valley, questa città è più di una comoda sosta notturna sul circuito meridionale. Con il Nechisar National Park e gli altipiani Dorze a due passi, merita di essere una destinazione a sé stante.

Arba Minch (አርባ ምንጭ) è in realtà due città in una. I suoi doppi insediamenti di Shecha e Sikela, separati da 3 km di terra virtuale di nessuno, hanno personalità distinte. La più grande Sikela è più commerciale e caotica della sua sorella leggermente più raffinata su per la collina. Shecha offre anche una fantastica vista sui laghi.

Arba Minch (in Amarico vuol dire, "40 sorgenti") è una città nell'Etiopia meridionale. Ci si può rivolgere alla città anche con i nomi di Gantar oppure di Minghi. È situata nella Zona Semien Omo Zone, nella Regione delle Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud (S.N.N.P.R.), a circa 500 km a sud della capitale Addis Ababa. È la città più grande presente nella woreda di Arba Minch Zuria.

Arba Minch ricevette il suo nome delle numerose sorgenti di acqua fresca presenti nella zona le quali danno vita a una foresta sopra ad una falda acquifera. Oltre alle sorgenti esiste anche un fiume che attraversa la città; il quale viene utilizzato dalla gente locale per lavare i vestiti e l'agricoltura. Collocata alla base della parte occidentale della Great Rift Valley, la città di Arba Minch e suddivisa in Arba Minch superiore, nella quale esiste il centro amministrativo (o Municipio) di Shecha, e la parte inferiore, 4 km più a valle, nella quale ci sono negozi e centri commerciali, il centro storico e le zone residenziali di Sikela le quali sono collegate tra di loro tramite strade asfaltate. Nella parte orientale di Sikela esiste il Parco Nazionale di Nechisar, il quale copre l'istmo di terra tra il Lago Abaya e il Lago Chamo, più a sud. La parte inferiore della città viene collegata con la parte superiore tramite degli autobus e dei taxi; sia la parte inferiore che la parte superiore della città hanno delle scuole.

Arba Minch era dotata di strade che non erano asfaltate fino a che nel 1966 non le asfaltarono tutte quante. Il 15 luglio 1967 fu costruita una linea telefonica da Arba Minch alla capitale Addis Ababa del costo di 250.000 birr Etiopi

Durante la notte ha piovuto, ma non piovuto appena appena, è venuto giù il cielo a dirotto: metto i piedi giù dal letto e splash! Una piccola pozza d'acqua si è formata all'interno della tukul, proprio alla base del palo di sostegno. Quando ci svegliamo alle 7:30 gocciola ancora, ma poco per fortuna.s5swlH_z0U1E6fbB2t0MhbetBGCNpcUxKWWkGnnMUsciamo con Cele fuori, sulla veranda della camera. Possiamo vedere quello che ieri sera abbiamo in parte intuito: i laghi sotto di noi si intravedono tra la bruma della umidità che sale dalla foresta. Pecà! E’ un peccato che la vista sia penalizzata, anche se già quello che si presenta davanti ai nostri occhi è

splendido.

Brrr….bel frescolino! Meglio vestirsi pesanti per ora.  Al solito a colazione già ci  aspetta e dopo i saluti ci diamo appuntamento alla reception. Anche oggi homelette per Cele ed invece un uovo scrambler per me. Poi un ottimo succo di papaya, fresco e poi tè etiope strong, caffè e pane jniera e ci metto anche un po' di riso.

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Usciamo  e fango tutto intorno, la fa da padronel6mDTsnpLDDSccUigZY3wvlLIlZUPHQ_yns5mMEf. Per quanto oggi sarà l'unico giorno di pioggia del nostro tour, ma l’approccio anche per le nostre povere scarpe è stato indubbiamente di un certo peso. Già con un bel peso sulle suole e con le scarpe per forza tutte melmose saliamo in auto sotto lo sguardo compassionevole di Mule, ben conscio che dovrà poi provvedere. Partiamo per raggiungere il villaggio DORZE, situato a oltre 2500 metri di altitudine

Usciamo da ARBA MINCH, passiamo davanti all’università che è affollatissima di studenti6Rjo5FvxtP_noqRMX4Yz152s9K8ftRH4aeQh4uuB e pare molto famosa in Africa, saliamo sulla montagna, la vegetazione è splendida quasi alpina, ci inoltriamo nei boschi di pino, dall’alto si vedono i due grandi laghi che circondano ARBA MINCHPc0SKSbdzFrWRb6b98-y_o0LF-_ez9Nfd4FHqq47

 

Dorze
Vivono nei villaggi di Chencha e Dorze, nelle montagne che sovrastano Arba Minch. 
Sono agricoltori ed abili tessitori di cotone. 


Vivono in capanne che hanno una curiosa forma ad alveare, con una piccola stanza di entrata che sporge come un nasone dalla struttura principale. 


All'interno si trovano il recinto per gli animali, la zona dei genitori e la zona per i figli, al centro c'è il focolare. 


All'esterno si trovano un piccolo orto con le spezie, alcune piante di tabacco e numerose palme di ensete.

In paese ad Alba Minch abbiamo appena visto centinaia di persone vestite in bianco prepararsi per la cerimonia della chiesa ortodossa e per la festa dell'Arcangelo Gabriele o così ci dice almeno  Nur.In paese ad Alba Minch abbiamo appena visto centinaia di persone vestite in bianco prepararsi per la cerimonia della chiesa ortodossa e per la festa dell'Arcangelo Gabriele o così ci dice almeno  Nur.

 

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Il fango rende ora la salita ancora più complicata: La strada è quasi un passo dolomitico, quelli però di 50 anni fa, tra buche e fango. Mulè più volte è costretto a l'inserimento di marce ridotte per salire. Anche qui e nonostante la pendenza della salita, sono diverse le persone che camminano a piedi lungo la strada, Da2EY5FNUedRvK90lEt03RtNoSfx1HWdtXKr2smx

 

Altre persone stanno invece scendendo lungo la strada; sul bordo un camion si è rovesciato e numerose persone sono impegnate a studiare come sollevarlo e riportarlo in assetto

Riusciamo a fatica a passare sul lato ed arriviamo al primo villaggio. gS2Mw0c6OKE11hrAhCJeiELn-yp2WhNAZe3rocIp

 

Un ragazzo ci accompagna a visitare il suo gruppo di capanne: una grande capanna centrale altissima a forma di alveare  con alcune tipo camere, con una tipo cucina e  dall’altro lato della stessa  capanna una altra stanza dove intravvedo alcune mucche

 

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Specialità del posto è la lavorazione del cotone e della fibra che ricavano dal finto banano. Dal tronco escono fuori fibre robustissime che sembrano fili, dalla polpa fatta macerare sotto foglie di banano ricavano una specie di pasta di pane con la quale ci preparano una “pizza” che più tardi assaggeremo.

Piove ancora leggermente, il sentiero è scivoloso, pieno di fango. Ci teniamo attaccati l’un l’altro e ci “leghiamo” ad ogni possibile supporto di ramo o di steccato che sia.

Tra pozzanghere e sassi entriamo nella loro tipica capanna con il naso dell'elefante.

 

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. Il capafamiglia ci presenta tutto orgoglioso la loro dimora; si prepara indossando una pelle di leopardo tramandata da generazioni. L’l'interno è buio, solo un piccolo fuoco riscalda ma al tempo stesso illumina.

 

Notiamo due donne ed un bambino che cerca di intrufolarsi tra noi e poi si avvinghia vicino alla mia gamba. In un equilibrio precario scivolo appena all’indietro e gli pesto un po’ il povero piedino. Ora mi spiace, ma ulula che neanche Fantozzi ha mai fatto tanto. E va  avanti per  tutto il tempo che noi rimaniamo nella zona. Il capofamiglia non sembra preoccupato. La madre se lo mette in sacco-spalla e mi lancia delle occhiate che mi mettono in imbarazzo. Speriamo di tornare a casa.

Ci racconta la loro storia, narrata tra aneddoti che ci incuriosiscono. L’ambiente è misero anche se abbastanza pulito, ordinato. Al momento siamo solo noi.

 

Dopo mezz’ora arriva un gruppo di studenti di Arba Minch che abbiamo incontrato prima durante la salita. fermi in un pulmino dell'Università. Fanno allegria, poi spariscono.

Provo a  chiacchierare, con risultati passabili; ci fanno vedere bene come si tesse il cotone, che fin da bambini e solo gli uomini devono impararegujRpQQAqrhiswvE5iwXKihdxaVshj6GRgeK-IIv

 

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 Un altro uomo  si mette al telaio; rimane l'attività tipica di molti uomini Dorzé, l'uso di un telaio che pur essendo molto artigianale, è piuttosto complesso con molte possibilità di alternanza di movimenti dell'ordito. L'uomo maneggia con destrezza le trazioni con le dita dei piedi prima di lanciare la spoletta con grande velocità e precisione. Le donne invece filano soltanto il cotone necessario alla tessitura, che viene considerata un'attività esclusivamente maschile. I lavori di questa tribù, scialli, teli, coperte e stoffe colorate,  sono molto apprezzati nel paese per la complessità e la bellezza dei loro disegni, che si vedevano anche esposti al mercato.

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ALLA PROSSIMA

 

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Ciao Luisa, 

 può sorprendere solo in parte.

 tieni conto che questo villaggio è a 2850 metri di altitudine e Chencha raggiunge i 3000 metri !!!!!

 E' il punto quando finisce l'Altipiano e poi comincia la Rift Valley.....    che poi siano abeti o pini potrei essermi sbagliato, certo non larici

 

 

 

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riprendo.....

 

 

 Poi andiamo appena sotto la zona abitata, in un campo di piante coltivato e dove sono -6gS0lkykFVVLdAubRcgSEvhFAnxjIbpqn8QGbSj

 

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decine e decine di finti banani

 

 

La donna, ora senza bambino in spalla e che, ha smesso di ululare, ma che mi guarda male da lontano,  con una tavoletta di legno sfibra con cura le foglie ad una ad una, raccogliendo una pasta molle e appiccicaticcia che poi viene ammassata e sepolta in una buca del terreno, avvolta accuratamente in altre foglie, in modo che non sia sporcato dal terreno. Qui l'impasto fermenta 30 giorni, poi viene tolto , sminuzzato in piccoli frammenti e quindi mescolato con acqua per formare un nuovo impasto con il quale viene preparata la piadina (tipo quella dell'injera). Poi la porta vicino al fuoco e la cuoce su una piastra direttamente sul fuoco, da entrambi i lati. Normalmente il  kotcho viene  utilizzato come pane e mescolato a salse piccantissime a base di peperoncino.OsVyCsI7YUH1WbWxpRCKIzyv1Q4dBtuc1ayg_N8D

 

Infatti i ci trasferiamo in una capanna vicina dove sono esposti le loro tovaglie e sciarpe. Su una tavola sono appoggiati  il “pane Kotcho e il terribile liquore a 44 gradi che estraggono dal surgo, l’arekè.

 

 

 

 

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Naturalmente noi  dobbiamo assaggiare il prodotto appena ottenuto,  soprattutto se subito dopo si butta giù, fornito ad uso idraulico liquido, tra le ovazioni degli astanti ed una serie di oi oi oi, che incitano ad inghiottire senza pensarci troppo. Ed è ill nostro amico leopardato che  intona brindando o yo-yo,  un tipico brindisi augurale, Evvia in un bel sorso tutto di un fiato. Beh, scalda un bel po’.    r-MCn7mgQRdJDHI4s_mNL07FZLVAiaNR3OXueN3t

 

 Poi compriamo per cifre spropositate  (10/15 euro l’una) alcune sciarpe in cotone tessute da loro, ma comunque belle e particolari, molto lunghe e colorate.

 

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Sono proprio i Dorze ad essere famosi per la loro tipica lavorazione a mano a telaio.

Comunque è bello; ci stiamo divertendo e rilassando, in particolare dopo la giornata di ieri. Quello che poi assaggiamo è un po’ strano, servito bene, ovvio con le mani, ma questi sono normali altri tipici momenti e spaccati di vita, dalla raccolta del banano finto, alla lavorazione, come  la “piadina preparata e poi scaldata. Non possiamo certo respingere. Stiamo cercando anche queste esperienze!!!!

Vista l'ora non proseguiamo verso Chencha, dove peraltro c’è il mercato, ma in quali condizioni sarà visto il fango. Prima di salire in auto il ragazzo Dorze mi implora di pulirmi le scarpe ed anche a Cele. Inizialmente cerco di evitare, ma poi mi rendo conto di offenderlo e comincia con bastoncini e foglie a cercare di afre quanto possibile, ma è un’impresa titanica.. Una piccola mancia  è obbligatoria, ma non mi è  sembrato un atteggiamento finalizzato a raccogliere qualche birr, era proprio una cortesia per scusarsi della situazione.

 Lungo la discesa incrociamo alcuni bambini che ci fermano facendo capriole e ballando, questi si, solo per tirare su qualche soldo e se non lo facciamo subito, come è vero,  corrono in discesa tagliando il tornante e te li ritrovi alla successiva curva ed a questo punto non ci si può esimere.

 

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Rientriamo al Paradise Lodge e  attraversiamo Arba Minch con studenti e fedeli in bianco ovunque.

Pranziamo con il sole che comincia a fare capolino. Tutti e tre ordiniamo pollo, chi ai ferri, chi pollo fritto (  saltato più che fritto) e pollo arrosto, modesto. Ma le patate fritte sono da urlo, da non credere. Oggi a pranzo solo acqua e caffè, questa volta accompagnato da incenso.

 

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Piccola pausa in camera e sbuca il sole, ma non ancora bello caldo Wow!

 

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dalla camera

 

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Alle 15 abbiamo appuntamento per il tour in barca sul lago Chamo e per il giro in barca  il sole è fondamentale.

Saliamo in Toyota prontamente sanificata e pulita da Mule dopo il “letamaio” creato dal fango e dalle nostre uscite e risalite ed ora siamo anche accompagnati da Marco in compagnia della moglie etiope e del piccolo figlio Cristian. Ci stringiamo, ma siamo belli comodi comunque. In paese prendiamo a bordo anche il “capitano” della  barca che ci porterà in giro per il lago. E’ un vecchietto che non aprirà bocca in tutto pomeriggio, ma che si dimostra comunque abile quando serve.

 

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Il giro in barca dura un'ora e mezza Ed è molto carino.  La barca è un barchino da 7/8 posti al massimo e siamo solo noi. Partiamo alle 15:45 da una tipico piccolo scalo che sbuca su uno stagno verdissimo,  praticamente una piccola laguna e poi usciamo  per dirigerci poi verso le più grandi Isole nel mezzo del Lago.

 

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Vediamo pellicani, gazzette, avvoltoi, aquile pescatrici e Malibu e anche sbucano dei coccodrilli almeno dei con gli occhi fuori dall'acqua ad intimidirsi ed a consigliarci di muoversi con cautela

I nostri sguardi scrutano la superficie alla ricerca di qualche nuova sagoma, ma la mia quasi cecità mi porta a confondere di continuo i rami ed i piccoli tronchi con i possibili cocco


 

 

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Poi passiamo ancora tra pescatori (di frodo) che non raramente finiscono nello stomaco dei bestioni. Hanno delle ancora più sgangherate della nostra e non dubito che un colpo di coda li possa faccia volare in acqua, anche perché sono sempre in piedi a muovere le reti.  

 

E loro vicino i soliti immensi marabù. B-jigeCumvs71_ffdVWUeWqpjgvjH5mudOY3BDUy

 

Cribbio sono anche io in piedi a cercare di fare qualche ripresa. Forse è meglio mi sieda e sia un po’ cauto.

 Poi davanti a noi, prima lontano ed ora sempre più vicino immortaliamo un bel cocco, 8nQ8qfKoFtzl5fFzbyjNvQrEvGJ_5pj8jmWrWfyk

no sono due ma quello sopra ha la bocca aperta e gli uccellini intorno si dimenano come per pulirgli la bocca e i denti come nei documentari di National Geographic. Li vediamo a due metri da noi che prudenti si avvicinano alle fauci spalancate.vmBFc3rTwGpfXm7JbOFvgxq1Y8JYO-XI-5SVwpgh

 

All'improvviso, appena dietro di noi, ........................................................................................................................................................................................................................................................................................................

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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All'improvviso, appena dietro di noi,.................................................................................................................................................

 

appena dietro di noi, un grande maschio sbuca dal nulla e sale con le sue zampone sulla terra come per salire ed inchiappettare la femmina che non ci sta e  scappa buttandosi rapidamente in acqua, inseguita dal maschio, enorme!

 

Tutto si svolge in pochi secondi, tutto davanti a noi; l'adrenalina è decollata in pochi attimi e il solo ripensarci ci fa venire i brividi. Incredibile: riguardiamo foto e filmati per credere davvero di averlo vissuto.

Anche il capitano ci racconta che non ha mai assistito ad una scena così  e così da vicino.

 Ci spostiamo e affianchiamo un grande stormo di Marabù.

 

 Altri due minuti ed adesso siamo davanti ad un piccolo branco di ippopotami. fOgjhMG4ywGoejJUdx7_3F7CkPH0V9_Lf0uiFL8Y

Vorremo provare ad avvicinarci, ma la cautela è d’obbligo. Infatti il più grosso, proprio a pochi metri da noi, si immerge minaccioso sbuffando ed il  capitano della barca accelera rapidamente per evitare brutte sorprese.

 Poi prova a rientrare verso il branco, ma da lontano.  Quindi cominciamo a rientrare.

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Torniamo verso la piccola darsena con tanti ricordi già negli occhi e con il sole e si alterna tra le  nuvole stilizzate e disegnate nel cielo.

 

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Entriamo contenti e gasati nel  resort,  quindi in camera  anche  finalmente per sistemare file e foto. Il wifi prende poco ed uso la sim etiope per chiamare in Italia: tutto bene.

 

 vista dalla camera

 

Alle 19:45 scendiamo a cena. Nur  digiuna. Non prende nulla: dice seriamente che è una sua filosofia, mangia solo una volta al giorno;  vuole vivere fino a 150 anni e mangia o a pranzo o a cena.

 Con tutto il rispetto non ce ne può fregare di meno.

 

Il tavolo è sempre quello, bellissimo, all’aperto, sotto il limite del tetto, sul bordo del terrazzo.

Invece del barbecue optiamo per il self service

Noi ceniamo e riordiniamo il vino di ieri sera. Buono anche questa sera. Volevamo quasi quasi provare il Rift Valley, ma Nur si è alzato e ha cercato di anticiparci per fare una cortesia. Intorno al buffet c’è un bel casino. Le solite persone che potrebbero digiunare per mesi che si lamentano perché il brodo è finito o il sugo della carne ha delle patate in mezzo. E fanno ritardare il servizio che sarebbe valido, con diverso personale e cameriere carine ed efficienti.

 

Siamo ormai coinvolti nel nostro tour. Riempiamo Nur di domande. Lui non mangia e può parlare liberamente.

 Poi rivediamo Marco; ci fa per qualche minuto compagnia, ma è impegnato a seguire due coppie di bresciani, circa della nostra età, che pure si sono affidati alla sua agenzia, ma che, a differenza nostra, hanno deciso di scendere ad Arba Minch in aereo e non in auto. Forse hanno fatto bene, ma è un dubbio che mi assale anche adesso, perché il lungo viaggio in 4x4 ci ha permesso di “entrare” a poco a poco in Etiopia ed ora ci troviamo perfettamente dentro!

 

Facciamo due brevi chiacchiere di conoscenza anche con loro, ma alle 21:30 siamo in camera nuovamente.

 

Fuori fa freddino, la temperatura cala velocemente dopo il tramonto ed è meglio non stare all'aperto. Forse siamo stati fino ad ora all’aperto un po’ troppo, forse sono un po’ leggerino e la tosse mi comincia a salire fastidiosa e preoccupante.

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30/12 Giorno 4:  ARBA MINCH – KONSO – JINKA

Sulla strada per Jinka passiamo per il mercato di Konso. Questo gruppo etnico è famoso per i loro campi a terrazze sostenuti da muri in pietra, così come le loro stele sepolcrali di legno. I loro villaggi hanno una struttura fissa, in cui una casa della comunità per gli uomini non sposati costituisce il punto centrale.

 

Jinka Eco Omo Lodge

 

Oggi è il 30 dicembre, il penultimo giorno dell'anno.

 Abbiamo passato una  notte non ottimale, almeno per me, ma devo aver rotto un poco le scatole nel sonno anche alla povera mia coinquilina!!!!!. Mi sono svegliato continuamente e anche adesso sono con gli occhi spalancati! E manca ancora tanto alle 7, all’ orario previsto al quale ho fissato la sveglia.

 

Mi alzo mentre davanti a noi comincia ad albeggiare; oggi non piove ed il sole sta sorgendo sopra il manto di nebbia e sopra il monte-vulcano tra i due laghi.

Mi ricorda tanto il vulcani neri di quest'estate a Flores e le albe passate solo pochi mesi fa.

 

 Anche Cele si alza e mi segue fuori in terrazzo. Poi chiudiamo definitivamente le valigie. Nella fretta, ma forse nel sonno che mi rinco…mi dimentico sulla sedia la mia unica cintura. Accipicchia!!!

Me ne rendo conto ovviamente non ora, ma solo quando poi servirà indossando pantaloni senza la corda. Intanto scendiamo i pochi metri per fare colazione. Oggi fa molto più caldo, ma ci vuol poco dopo la mattinata di ieri.

 Il sole c'è anche se non è proprio limpido. Mi spazzolo crepes, tè al ginger, caffè e papaya; tutto buono e mangiato rapidamente. ks6qz8J6aqNTYSCntsDdLJrawJLJUl_7pEjagO0z

 

Modificato da alberto tao
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