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OMO River, l'Etiopia, sterrati, buche e tanti... pugni sullo stomaco che ancora


alberto tao

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Premessa

Il viaggio è stato organizzato ancora a Maggio scorso insieme con Massimo e Monica, con i quali siamo da poco tornati dalla bellissima esperienza tra Bali, Sumba, Flores e Komodo. I grossi problemi personali in seguito ad un incidente del 22 novembre hanno costretto i nostri amici a dare forfait. Pertanto di corsa e la collaborazione di Simien Eco Tours  abbiamo risolto  tutto senza nuove spese, utilizzando il 30% di acconto da loro pagato e non rimborsabile come nostra copertura.  Altre piccole cose sono state sistemate ed abbiamo modificato il  mezzo da pulmino ad una Toyota 4x4, che si rivelerà poi ottimale per le strade percorse.

Guida parlante italiano: NUR, cambiato il giorno prima di partire ed è un free lance

Autista: Mule, dipendente dell’agenzia etiope.

Location molto eterogenee, alcune davvero molto buone, altre discrete, una terribile, ma lo sapevamo.

Cibo; mediamente ripetitivo , quindi poco vario e  di livello modesto. Come al solito ci sono state fortunate e positive eccezioni

 Clima:  ottimo, perfetta lòa stagione. Ha piovuto solo la seconda notte . La sera in altopiano  clima fresco, mai freddo. In Rift Valley e dunque al sud, caldo anche tanto nelle ore centrali ed al sole, ma fresco di notte. Spesso cenato in maniche corte.

Pericolo: mai avvertito pericolo, né da parte di persone , né di animali, anche se ci sono stati momenti  singolari. Il pericolo è dietro l’angolo sempre, in particolare per il traffico e per il modo di guidare.

Costo: la spesa del volo varia dalle 500 alle 750 euro per Compagnie buone e durate normali. In 2 persone, con la guida in italiano, l’autista personale e tutto solo per noi è ovvio che il prezzo è più alto del normale. Mangiare costa molto poco, così come la birra (buona), così come le mance (obbligatorie di fatto). La spesa maggiore è stata quella del vino, per noi. Una buona  davvero bottiglia di Rift la si paga  al ristorante sui 12 euro, una pazzia per i prezzi etiopi, accettabile per le nostre voglie.

 E la classifica????

 Al solito è molto complicato definirne una in modo assoluto, anche in quanto questo tipo di viaggio è molto caratteristico e specifico.

 Siamo partiti per “scoprire” le etnie ed i popoli della Omo Valley e sono questi  ad averci dato le emozioni maggiori.

Ma la forza del viaggio è la quotidiana scoperta della vita che si muove lungo le strade, sempre piene di persone, di animali, di mezzi di trasporto, di momenti unici, sempre diversi e sempre presenti, che ti fanno sopportare le tante ore di auto  e spesso entusiasmare perché ti fanno capire la vita e il modo di vivere in questo Paese e che non potresti comprendere se non si facesse un On the Road, come lo abbiamo poi fatto noi, anche se indubbiamente stancante.

 E quindi preferisco solo aggiungere un collage di alcune foto, come il completamento di questo puzzle di sensazioni belle  e meno belle, serene e molto forti, facili e più complicate, troppo interconnesse tra di loro per non considerarle nella loro diversa unicità!

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 con qualche momento anche di comodità e di appagamento anche eno......

 

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Modificato da alberto tao
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Fumane di Valpolicella.... posticino che frequento da una vita per grossi problemi enologici......ci si organizza a breve......ma sarà ....se sarà se chi può vuole....x il 2021.....

Estate 2020 in fase di ultimazione...come programma😏😏

Ma cominciamo a pensarci e credo si possa fare una bella e varia chiacchierata

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Etiopia 2019/2020

La Valle dell’OMO

L'obiettivo principale di questo tour nella Valle dell'Omo meridionale è stato quello di visitare i diversi gruppi etnici, i loro villaggi isolati ed i loro mercati. Le strade per queste zone remote sono a volte lunghe e difficili da percorrere.

Abbiamo attraversato anche gli altopiani etiopi per visitare alcuni siti del patrimonio mondiale dell'UNESCO e per vedere la produzione di alcuni generi alimentari tipici e di artigianato locale. Infine abbiamo visitato 3 parchi nazionali, con almeno una piccola panoramica della fauna selvatica etiope ed ammirare alcuni paesaggi straordinari

 

Programma

27/12 Giorno 1: volo Venezia - Istanbul - Addis Abeba

 

 28/12 Giorno 2:  ADDIS ABEBA – ARBA MINCH

 

 29/12 Giorno 3:  CHENCHA, CHAMO SEE

 

30/12 Giorno 4:  ARBA MINCH – KONSO – JINKA

 

31/12 Giorno 5: MAGO-PARCO NAZIONALE, MURSI poi  viaggio a Turmi)

01/01 Giorno 6:  ESCURSIONE A OMORATE, visita Dessanech a Omorate o villaggi Kara, poi ritorno a Konso

02/01 Giorno 7:  KONSO – YABELO, visita pozzi cantanti

03/01 Giorno 8:  YABELO - YIRGA ALEM – HAWASSA

04 /01 Giorno 9:  HAWASSA- LANGANO, visita parco nazionale Abjatta Shalla

05/01 Giorno 10: LANGANO - ADDIS ABEBA

06/01 Giorno 11 partenza alle 1.50 Addis Abeba – Istanbul – Venezia

 

Caratteristica dell’itinerario del viaggio:

partenza da Addis Abeba per lasciare rapidamente gli altipiani scendendo verso sud, addentrandosi nella Rift Vallet  per arrivare al confine estremo, alla frontiera con il Kenya nella Valle dell’OMO RIVER

 

 riporto una breve indicazione ripresa dal web , ma indispensabile per comprendere l'area e le etnie.

 Mi sono supportato con tantissime altre informazioni facilmente reperibili e da approfondire di volta in volta a seconda di quello che uno vuole o riesce a visitare.  Tutto non si può ed anche i bellissimi SURMA sono praticamente impossibili da raggiungere e l'area è anche l'unica ad essere pericolosa

 

Il fiume Omo, esplorato da Bottego nell'estate del 1896, scorre nella parte meridionale dell'Etiopia e si immette nel Lago Turkana.
Lungo le rive di questo fiume vissero diverse specie di ominidi e di animali preistorici, come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici.
La zona dell'Omo River era la meta principale di questo viaggio e non mi ha certo deluso.
Attraverso strade sterrate e piste in pessime condizioni, ci si addentra nelle lowlands etiopi, raggiungendo villaggi e mercati dove vivono alcune popolazioni tribali tra le più particolari e primitive dell'Africa.
La vita di questa gente è veramente semplice e legata ad un regime di sussistenza, tormentata da un'alta mortalità infantile e da malattie come malaria e febbre gialla. 

I turisti, così diversi e strani, vengono chiamati ferengi, termine generico usato in tutta questa zona per indicare i bianchi, che deriva forse dall'inglese french o dal persiano firangi, utilizzato anche nello Sri Lanka.
I ferengi regalano caramelle, penne, magliette e soprattutto birr nuovi di zecca perciò vanno assillati fino all'inverosimile!
I più poveri e i più isolati, come i Karo e i Mursi, sono anche i più insistenti e non accettano assolutamente che si fotografino loro e le loro capanne se non li si paga.
Ci assoggettiamo alle loro richieste, qualche birr per noi non ha significato, ma per questa gente che vive nella povertà e nella malattia può fare la differenza. 

villaggi dell'Omo River sono abbastanza diversi tra loro: gli Hamer e i Konso ad esempio recintano le capanne, come a identificare lo spazio che appartiene ad ogni famiglia; tra i Mursi e i Karo queste separazioni sono meno evidenti e definite. 
All'interno del recinto spesso si trovano un piccolo orto, uno spazio per gli animali e il pollaio. Le capanne degli Hamer, dei Karo e dei Mursi sono circolari, con una struttura di pali di legno ricoperta con foglie di ensete essiccate. 

villaggi dei Galeb sorgono nei pressi di Omorate e del Lago Turkana.
Le capanne sono piccole, meno curate ed hanno una forma di zuccotto: si tratta di rifugi provvisori, destinati ad essere smantellati e ricostruiti all’interno, appena le piogge cominciano ad ingrossare l'Omo River.
I Galeb sono pastori, convivono con asini, pecore e capre in una terra desertica e inospitale. Sono molto alti e longilinei. 

Il villaggio di Machekie è un modello vivente di architettura Konso. 
Le capanne sono le più imponenti dell'Omo: il tetto è formato da due coni sovrapposti per una migliore protezione dall’acqua.
È ricoperto di sambelet, erba a gambo lungo diffusissima nella zona; sulla cima è sempre posto un vaso come decorazione. Questi tetti possono durare da 7 a 10 anni, poi vengono rifatti. Ogni capanna è recintata e possiede un granaio per il sorgo, la principale coltura di questa zona. Alcune grandi capanne senza pareti sono le case della collettività, dove tutti, comprese le donne, possono riunirsi per godere il fresco o riposare.
All’interno di un cortile di Machekie si trova un waga: sono pali di legno tenero intagliato e provato dalle intemperie, che raffigurano un antenato particolarmente coraggioso, le sue mogli e figli, gli animali selvatici uccisi.
Un tempo ogni famiglia possedeva un gruppo di 6/7 waga, che avevano lo scopo di proteggerla da disgrazie e malattie: oggi ne sono rimasti pochissimi, perchè venduti o trafugati agli antiquari.

 

Su un pianoro che domina l'Omo River, a pochi chilometri dall'ingresso del Mago N.P. sorgono alcuni villaggi karo.
Karo sono molto poveri e sono rimasti in pochissimi.
Sono noti per le belle pitture e le scarnificazioni con cui decorano il proprio corpo.
Le scarnificazioni vengono eseguite dalle donne sulla pancia e lo sterno o sotto il seno con una serie di linee orizzontali e verticali. 
A differenza delle Mursi, le Karo s’infilzano il labbro inferiore con tutto ciò che trovano: spine di acacia, chiodi, viti.

All'interno del Mago N.P., al termine di una pista fangosa  si trova Omo Mursi
Gli abitanti di questo piccolo villaggio vivono  in attesa che arrivi qualche gruppo di visitatori. 
Il contatto con il turismo li ha resi avidi di birr e bisogna contrattare su ogni foto o danza o performance. 
Mursi si dipingono il corpo e si addobbano il più possibile, ma si tratta evidentemente di pitture corporali sciatte, fatte in fretta solo per rendersi più "fotogenici": hanno ormai capito perfettamente i gusti e le esigenze fotografiche dei turisti. 
I Mursi rimangono un popolo particolare, reso famoso dal fatto che le donne usano il piattello labiale come segno di bellezza.
Fatti con argilla rossa o grigia, talvolta decorati con graffiti, i piattelli hanno una scanalatura che ne permette l'inserimento nel labbro inferiore o nei lobi delle orecchie.
Li portano solo le donne, che iniziano da piccole inserendo pezzetti di legno ed allargando il buco con piattelli sempre più grossi mano a mano che crescono.
Non si sa di preciso il motivo di questa usanza, alcuni antropologi ipotizzano che servisse a scoraggiare il rapimento delle donne da parte degli schiavisti.
In questa parte dell'Etiopia circolano pochissimi soldi e si utilizza largamente il baratto.

 

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  • pandathegreat ha cambiato il titolo in OMO River, l'Etiopia, sterrati, buche e tanti... pugni sullo stomaco che ancora

si comincia per forza in modo molto soft

27/12 Giorno 1: volo Venezia - Istanbul - Addis Abeba

Oggi è il 27 dicembre, giorno della partenza di questo nostro tour,  ma è anche il compleanno di nonna e allora cribbio andiamo a festeggiare!

Alle 7:15 saliamo gli 8 gradini e le facciamo gli auguri quasi svegliandola, anche se mi sembra ci stia aspettando. Caspita, ho una mamma fantastica. Noi partiamo, la abbandoniamo tra le mani forti e sicure di Sanda, ma è  comunque allegra o cerca di dimostrare a noi  di esserlo e ci trasmette sempre il buon umore, anche se dobbiamo lasciarla per alcuni giorni.

Scendiamo in garage e prendiamo la Subaru, più comoda per i bagagli e Enrico se la sente di guidarla soprattutto.

Puntualissimi con i nostri tempi  alle 7:30 partiamo. Ci porta Enrico e per la prima volta dopo tanto tempo privilegiamo fin da subito l'autostrada, evitando le lunghe strade alternative che di solito in questi casi siamo tentati a prendere per non rischiare di rimanere imbottigliati. Incrociamo le dita e via. Incontriamo poco traffico e tutto procede al meglio:  alle 8:10 siamo in aeroporto a Tessera. Baci, saluti, auguri. Facciamo un po’ di strada a piedi  fino alla coda del check-in on-line e dunque velocissima. Scegliamo anche la fila  della uscita di emergenza per stare più comodi. Abbiamo tempo e approfittiamo per fare anche la tessera della Turkish. Ultimate le pratiche  come al solito serve una colazione di quelle giuste e ci fermiamo al solito posto che oramai rappresenta una delle pochissime alternative che Tessera offre in questi ultimi anni: caffè e americano, torta della nonna, muffin.

L’imbarco è veloce ed il volo medio- tranquillo; mi guardo The Mule, il film di Clint Eastwood: mi piace e non mi accorgo del continuo traballio e degli avvisi di turbolenza.4Hgw4tp-8gJapw2onjEuuI4eN4azONnZryM-DwUo

 Quasi una coincidenza visto quello che è il nome del nostro prossimo autista, ma questo lo scopriremo solo poi.  Arriviamo ad Istanbul al terminal F; ci fermiamo davanti allo Starbucks, al piano terra e rimaniamo 4 ore seduti sul divanetto;   siamo sbarcati alle 13:05 e la partenza per Addis Abeba è prevista per le 19:35. Leggo il libro di Marco Presta che Cele mi ha regalato per Natale 

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Sarà il freschetto, sarà quello che sarà ma il problema prostata lievita di minuto in minuto e frequento tutti i WC dell'aeroporto. Prendiamo solo acqua. Mi sto sciogliendo, aiuto!!! Forse per la partenza, rilassati dopo lo stress feste, forse per l’assenza di alimentazione alcoolica o simile di questi giorni, rimane il fatto che vado ai servizi ogni mezz’ora e mi sto sciogliendo. Il personale dei servizi ha cominciato a guardarmi male ed ho cambiato wc per evitare allarmismi spiacevoli. Ma continuo.  

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Alle 17:50 arriva l'indicazione del gate n 3 e saliamo allora al primo piano dell’aeroporto; e qui  si apre il mondo. Noi giù tranquilli e qui sopra il caos, anche se “pulito” Camminiamo in direzione del gate fra  ristoranti, locali duty free, negozi, giganteschi espositori, salottini iperfrequentati e tante scale mobili

In attesa di salire la security controlla tutti i trolley da viaggio più volte, capillarmente. Mah, vedo occhi preoccupati in giro. Poi il volo o meglio l’attesa del volo; vedo il messaggio di Marco, il nostro agente ad Addis Abeba; ci avvisa per WhatsApp che è cambiata la guida; invece di Samuel avremmo tale NUR. Anche lui è sempre in lingua italiana e la situazione non dovrebbe essere molto diversa da quanto previsto da programma: speriamo bene.

 Aspettiamo ancora; al solito in ritardo e questa è una componente che ci accompagna nei nostri viaggi in questi ultimi anni. Finalmente alle 20 decolliamo; la cena a bordo è con pasta, una buona mousse e prendo un vino rosso che nulla di particolare, ma per nulla male. Riesco a dormire nonostante un bambino parecchie file più indietro continui ad ululare. Ho fatto una penetrazione certosina con i tappi di plastica che riesco ad estraniarmi alla grande ed a riposare; arriviamo ad Addis Abeba alle 1 di notte. Personale di terra continua anche qui il controllo del trolley; per fortuna non ci riguarda, visto lo zaino che invece noi abbiamo.

Aver fatto il visto obbligatorio on-line la scorsa settimana è stato una grande, grande vantaggio. Ci canalizzano  verso una piccola vetrata a differenza di gran parte dei passeggeri che si mette in una lunga fila per procedere alla regolarizzazione. Usciamo molto prima di altri al controllo e vista l'ora questo ci ha permesso di guadagnare decisamente molto tempo. Siamo in attesa dei bagagli che “ si comportano bene”. Si fanno attendere giusto un minimo, ma arrivano. Un nuovo pit-stop per entramb; mando un messaggio a Nur,la nuova guida e lo avviso che siamo prossimi all'uscita; mi risponde tutto ok: bene!

Da sciocchi e mezzi addormentati usciamo e seguiamo anche due persone e sbagliamo la discesa trovandoci in mezzo ad un mucchio di tassisti assatanati che ci vogliono accompagnare in un qualsiasi hotel. Sono gentili, ma assillanti e non è poi così facile liberarsene in odo educato. Finalmente incrociamo Nur con il cartello con il nostro nome. Saluti e via; mi sembra abbia circa 40 anni, si esprime molto bene in italiano, sembra simpatico, è molto magro, sorridente: ci aiuta e  ci accompagna all'auto dove conosciamo anche l'autista, Mule di soprannome. Il nome è di quelli complicati da pronunciare per esteso. Guida una Toyota 4 x 4 . Mi sembra completamente l’opposto di Nu. Piuttosto grosso di corporatura, sui 44 anni, mi sembra il tipo godereccio, ma è molto  gentile nei metodi; spiaccica qualche parola in italiano ed ha un inglese che riesco a decifrare. Ok si pùò comunicare anche con lui. L auto è super pulita ed anche questo è un punto di forza; ci portano veloci in hotel sono quasi le 2 quando arriviamo al Heyday Hotel,  a 4 km dall'aeroporto. E ’una piccola struttura con  stanze abbastanza grandi e molto pulite, con bagni un po' più datati.

Heyday Hotel Addis Ababa

Nifas Silk Lafto Sub City, Wereda 09 Saris Addisu Seffer, Addis Abeba 1110 Etiopia

00 251 92 909 9328 

 

Mi sembra anche abbastanza  tranquillo; primo piano  camera ok. Chiudiamo occhi e luce alle 2:30 con la sveglia prevista alle 7 e con appuntamento con Nur alle 8. Una volta tanto faccio poca fatica ad addormentarmi: sono imbottito di gocce e di sonniferi già dal volo

 

 

Modificato da alberto tao
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e ora in modo molto più intenso, perchè cominciano i pugni sullo stomaco

 

28/12 Giorno 2:  ADDIS ABEBA – ARBA MINCH

 

Il viaggio ad Arba Minch conduce prima attraverso l’altipiano etiopie (Butajira, Hosaina, Sodo). A sud di Addis Abeba facciamo il primo stop a Tiya. Il sito archeologico si compone di oltre 30 stele in pietra ricoperte di simboli di un'antica cultura etiope. Dal 1980 fa parte del patrimonio culturale mondiale dell'UNESCO.

Tra Hosaina e Sodo avremmo voluto fare la deviazione per le cascate di Ajora.  La strada scende poco a poco nella “African Great Rift Valley” fino alla città Arba Minch (tradotto “40 sorgenti”).

 

Siamo andati a letto solo poche ore fa, ma sono già  sveglio alle 6:50 e sarebbero le 4:50 italiane. Qui siamo due ore avanti (come pure ad Istanbul) rispetto a Padova.

 Faccio piano piano ed alzo la cornetta del telefono per evitare che quelli della reception sveglino Cele di soprassalto; mi fiondo in doccia. Veloce e calda…ah…mi sento in forma…ma non so fino a quando. Apro la porta del bagno e ….appena in tempo. Bussano alla porta:  ringrazio il ragazzo della reception, salito per vedere che cosa era successo al telefono, tutto preoccupato; un po’ mi spiace per lui. Cele credo fosse già mezza sveglia e con il ticchettio si alza rapidamente. Il cambio è quasi immediato: sistemiamo lo zaino per il giorno di viaggio di oggi e prendo le scarpe per “camminare. Speriamo di fare il trekking delle cascate, delle AJORA FALLS, ma non ho idea del tempo di percorrenza del lungo tratto da Addis Abeba fino ad Arba Minch ed in particolare del traffico. O meglio guardando Google Maps faccio delle ipotesi, poco credibili poi vista la situazione delle strade.

 Oggi è sabato 28 dicembre. Con Cele andiamo alle 7:30 per la nostar prima colazione etiope, vediamo un po’!

Nur ci sta spettando, bene; buona la puntualità. Ha già concluso e mangia pochissimo o niente ed è magro come un’acciuga. Ci saluta e va ad organizzare prima il check out e poi l'auto. Prendiamo due hommelette, tè e caffè, bello forte questo etiope. Un po’ di delusione però: per il resto la offerta della colazione è poco più che minima.

Segue un veloce salto in camera e subito scendiamo con i bagagli pronti. Mentre Mule li carica noi ci accordiamo con Nur per comprare  il prima possibile  parecchie bottiglie di acqua per il viaggio

 

Chiedo a Nur anche di comprare una SIM per il secondo cellulare. Nur mi comincia a piacere, anche se Mule dice che assomiglia alla Gioconda di Leonardo. Mah. Evidentemente ci trova qualche cosa di strano. Nur è  apparentemente strano, ma èefficiente e lo dimostra subito. Si è già organizzato e mi dà un suo cellulare, non uno smartphone, ma uno “vecchio stampo”, ma utilissimo per chiamare con la SIM etiope in Italia ad un costo decisamente contenuto.

Alè!,  finalmente si parte!!!55Mtr1OjXk5jEtjkWBQQ3h3LgPpV7YIAjSHQBwo6

Nonostante sia sabato mattina e relativamente presto, il traffico c'è  ed a noi pare apocalittico. Siamo fermi o procediamo alternando piccole accelerate a pause e rallentamenti continui. Ci sono molte auto, ma soprattutto tanti, tantissimi tuk-tuk. Ad Addis Abeba non ci sono invece moto, non ci sono scooter, non ci sono biciclette, in compenso c’è un bel casino.  Compriamo in un market lungo la strada una scheda sim, l’acqua ed anche delle ottime banane, perfette per integrare la modesta colazione.

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Lentamente usciamo dalla bolgia di Addis Abeba senza prendere la piccola autostrada, l’unica in questa parte di Etiopia e che porta a costeggiare i laghi verso sud.

Mule confabula ogni volta con Nur sul percorso migliore e prende  una serie di stradine interne che finalmente  ci portano fuori città. Ma non è che la situazione migliori poi di tanto. La velocità media varia tra i 30 ed i 40 km/ora ed è e sarà la caratteristica dei tempi di movimento di ogni singolo tratto di strada. Sempre. Il kilometraggio non conta. Contano le buche per terra, gli animali che non si spostano, l’attraversamento delle cittadine.     

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Cerchiamo di raggiungere Tiya per vedere le tombe e le stele, Patrimonio dell'Unesco. Passiamo tra i vari paesi sempre sperando di riuscire a fare in tempo a vedere le cascate Chiacchieriamo per ora allegri e belli gasati;  la schiena stranamente sta bene; la strada comincia ad essere finalmente meno trafficata ed ai lati della strada comincia a manifestarsi la vita. E noi cominciamo a scoprire la vita qui in Etiopia, perché la vita è proprio quella che  si può vedere o voler vedere ogni metro che passa, da entrambi i lati della strada; e cambia di continuo..h8_ima-Hh8m20IXoWBP0T-lb9khWQsIqT5i8-GWg

 

 

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La strada è la vita con i suoi come ed i suoi perché; flussi di persone ferme o che camminano ovunque; vecchi e studenti,  bambini dappertutto e poi animali; c’è chi lavora, chi cammina, chi raccoglie e trasporta acqua nelle solite taniche gialle, chi ha sulle spalle cataste di legna, chi si carica in testa di tutto e di più, chi corre sopra un carretto, chi va a comprare o portare prodotti al mercato, chi…. chi…. chi…. quanti chi!!!

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Tantissimi chi da provare a capire, ma al momento ci frenano la corsa. Solo dopo mi renderò conto di tutto, ma adesso mi stanno costringendo forse a rischiare di non vedere le cascate a cui tengo tantissimo.

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E condizionano il passaggio, come i pascoli. Ho sempre creduto che gli animali pascolassero sui prati o nei campi. Invece no, Qui gli animali, che siano capre o pecore, asini o muli, zebù o mucche tutti hanno lo stesso DNA sincronizzato. Sono diventati praticamente una componente delle strade.

Asfalto o polvere è indifferente, come fossero osmoticamente legati alla strada. Non si spostano, mai!!

 Camminano o stazionano stabilmente in mezzo senza nessuna preoccupazione e  il rumore del clackson o i  contatti con il paracarro non portano a nulla. E non è il caso di ammazzare un animale, sacri non come in India, ma quasi e  che soprattutto sono patrimonio dei pastori.  e guai a fare inc…. i pastori, che da sotto la coperta che li avvolge o che hanno appoggiato sulle spalle tirano fuori un bel kalashnikov

 

Arriviamo a Tiya.

Tiya è un piccola città del sud del'Etiopia, nella provincia di Gurage. La sua importanza è dovuta alla presenza di un sito archeologico, costituito da 36 monumenti, inclusi 32 stele che racchiudono un complesso cimiteriale di epoca preistorica e che contengono delle incisioni. Il sito di Tiya è ritenuto il più importante dei 160 scoperti nella regione di Soddo, a testimonianza della centralità che l'Etiopia ha avuto nello sviluppo della civiltà umana. Nel 1980 il sito è divenuto Patrimonio dell'Umanità UNESCO.


Il sito, scoperto nel 1935 da una spedizione etnografica tedesca, è ancora oggi oggetto di studio, perchè l'origine e

l'interpretazione dei disegni è ancora lontana da essere spiegata.
I monoliti, altri tra 1 e 5 metri, sono tutti incisi con grafiti di diverse categorie, tra cui spade e disegni antropomorfici. I corpi sepolti sono stati datati al radiocarbonio tra il XII e il XIV sec. e sembrano appartenere a guerrieri morti in battaglia.


 Dedichiamo 20 minuti, ma il sito è piccolo. Nur  è molto preciso. Sotto il sole fa bello caldo, anche se siamo ancora vestiti un po’ pesantini! Alla fine, vicino al piccolo park c’è una capanna – market. Mi trovo a contrattare prima una statuetta, poi anche  un bel  poggiatesta in legno, ma abbiamo fretta e lascio poco convinto; un po' mi spiace, ma con il senno di poi  qui hanno prezzi elevatissimi ed ho fatto bene.YP2k6Ql93UHcTkMubcZCvvezzZZnW5sOhv4XvQ1X

 

 

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Ripartiamo e cambia il paesaggio. Ma anche la strada cambia…..in peggio; le buche sono ovunque e gli slalom si alternano a frenate, sono una determinante del percorso obbligato e che si sta  allungando a dismisura, non certo come chilometraggio!!!!!wHRuy6nCZDfRol-Ini5cmM_w2hRHQ3il-dBoNLnV

 

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 Sono le 12 passate ed abbiamo fatto solo un piccolo pezzo del percorso previsto per oggi. Ci fermiamo per un pranzo-jet a Butajira, al REDJET Hotel.

 

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Incontriamo le cinque jeep di altri tour,  anche loro con noi a Tiya. Speriamo si mangi bene. Mule si raccomanda che si riparta presto;  non c'è problema per noi, anche se è necessario almeno sgranchirsi un pò. L’l'obiettivo comune è quello di accorciare i tempi il più possibile.

 Il posto è carino e ci sediamo ad un piccolo tavolo sul terrazzo, piccolo ma comodo. Questo è l'unico ristorante di un certo livello nella zona, visto il target di persone che lo frequentano, e sono soprattutto locali, e vista la quantità del personale disponibile. Ordiniamo injera, riso e carne, poi riso con verdure e poi del caffè che qui servono come al solito all'interno di bellissimi  bricchi di terracotta, ma in questo locale rigorosamente accompagnato da popcorn dolce.

L'injera è il tipico pane etiope.
Si presenta come una grande crêpe scura e spugnosa, con un gusto acidulo che difficilmente si può definire gradevole per un palato abituato al pane!
Nei ristoranti tradizionali vale la pena ordinare il baya-ynatu: su un grande cesto in vimini, chiamato mesob, viene messo un piatto con due grandi injere sovrapposte e rimboccate lungo i bordi.
Al centro si versano piccole porzioni si salse e cibi etiopici: il wot (salsa piccante), il doro wot (spezzatino di pollo), il kai wot (spezzatino di carne), verdure e aib (formaggio fresco). Tutti i cibi sono piccanti o comunque molto saporiti.
Si strappa un pezzetto di injera e con esso si prende il cibo e lo si porta alla bocca.
Accompagnata al gusto piccante di questi cibi, il sapore acido dell'injera non si avverte e risulta un'ottima alternativa alla forchetta.
In alcuni casi l'injera viene servita in una sorta di rotolo che, come fa notare la Lonely Planet, assomiglia incredibilmente alle salviette calde servite sugli aerei. 
L'injera è preparata con il teff, un cereale che cresce sull'altipiano e che è ricchissimo di ferro: come tutti i cereali contiene calcio, potassio, proteine ed è ricco di carboidrati. Il teff ha una particolarità: la sua buccia, un po' come l'uva, contiene una sorta di lievito naturale, di conseguenza nella preparazione dell'injera non si aggiunge lievito.
Il teff viene macinato e con la farina si prepara un impasto che viene lasciato fermentare per qualche giorno.
La farina di teff viene poi impastata con acqua e sale e cucinata in un piccolo forno: il mafade, un disco di terracotta chiuso da un coperchio mobile, che viene sistemato direttamente su un fornello di fango e argilla. 
Oltre al teff l'injera può essere preparata con mais, miglio, sorgo o riso ma in questo caso assume un colore diverso.

 

Alle 13 siamo di nuovo seduti in auto ...............................................................................................................

 

 

 

 

Modificato da alberto tao
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