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pandathegreat

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  • Giorni Vinti

    311

Risposte pubblicato da pandathegreat

  1. 1 ora fa, nush dice:

    o si attraversano i casinó e gli ascensori grondanti per tornare in camera?

    Per come ho visto la gente a Las Vegas, secondo me, non se ne accorgono nemmeno... però meglio aspettare che ci sia qualcuno che sappia darti una risposta precisa, non ho mai usato le piscine!

    • Mi piace 1
  2. Nel 2011 ho fatto un loop su NY, inserendo Niagara, Washington e Philadelphia, se Niagara è una priorità, secondo me questo è il giro più logico. 

    1 Ita - NY 

    2 NY 

    3 NY 

    4 NY 

    5 NY 

    6 NY - Niagara 

    7 Niagara 

    8 Niagara - Falling Water 

    9 Falling Water - Washington 

    10 Washington 

    11 Washington 

    12 Washington - Philadelphia 

    13 Philadelphia 

    14 Philadelphia - NY 

    15 NY - Ita 

     

    La zona del New England merita un viaggio a se, con 2 settimane riuscite a farla bene e con calma. 

  3. 11 ore fa, Paolo_M dice:

    fattibile e sensato come viaggio, considerando i bebè al seguito?

    Secondo me, dovresti decidere tra Boston (e dintorni) e Niagara, Washington e Philadelphia, soprattutto per evitare troppi spostamenti lunghi. 

    Washington è una città molto bella e ti porta via almeno 3 giorni pieni, stessa cosa per Boston, che avrebbe il vantaggio di essere vicina a Cape Cod per fare anche qualche giorno relax. 

    • Grazie! 1
  4. Dipende se la tua priorità sono i parchi o le città e se pensi di ritornare. Come dice Simona, non hai tanti giorni, le distanze sono enormi e già così passi parecchie ore in auto.

    Se vuoi vedere i parchi, il giro potrebbe essere questo (l'asterisco indica dove puoi campeggiare)

    3 Ita - SF

    4 SF 

    5 SF

    6 SF - Yosemite *

    7 Yosemite - Lone Pine

    8 Lone Pine - Death Valley - Las Vegas

    9 Las Vegas - Bryce *

    10 Bryce - Page *

    11 Page - Monument Valley

    12 Monument Valley - Grand Canyon *

    13 Grand Canyon - Route 66 - Barstow

    14 Barstow - Morro Bay

    15 Morro Bay - Monterey

    16 Monterey - SF - Ita

     

    Se invece vuoi fare un giro più cittadino, allora potrebbe essere questo:

    3 Ita - SF

    4 SF 

    5 SF

    6 SF - Monterey - Morro Bay

    7 Morro Bay - Los Angeles

    8 Los Angeles

    9 Los Angeles - Kingman (route 66)

    10 Kingman - Grand Canyon

    11 Grand Canyon - Las Vegas

    12 Las Vegas - Death Valley

    13 Death Valley - Mono Lake

    14 Mono Lake - Yosemite

    15 Yosemite - SF (o dintorni)

    16 SF - Ita

  5. Ciao e benvenuta!

    L'andata e ritorno da San Francisco un po' ti condiziona, soprattutto se vuoi visitare anche Los Angeles. 

    32 minuti fa, Sara Ammar dice:

    vorremo fare molto ''on the road'' con affitto di una macchina

    Visto che ci chiamiamo "USA On The Road", direi che sei capitata nel posto giusto! :smile:

    Non ho mai affittato un camper, visto che i costi sono abbastanza alti, per quanto riguarda l'auto, invece, nessun problema se avete più di 25 anni, a San Francisco non serve, potreste prenderla dal giorno 4.

    In compenso, nei parchi si trovano posti in campeggio, molto comodi ed economici e l'attrezzatura la puoi comprare sul posto (prova a leggere i diari del 2015 e del 2016 che trovi in firma).

     

    Se metti le date precise, posso provare ad elaborare un itinerario.

     

  6. hai pochi giorni, da Cape Cod a Niagara sono almeno 10 ore di auto, quasi altrettante da Niagara a Chicago. 

     

    5 ore fa, justonething dice:

    ( se arrivo nel tardo pomeriggio è sufficiente ? )

    Secondo me, l'ideale è arrivare all'ora di pranzo, così hai tempo per fare tutte le attrazioni nel pomeriggio e partire la mattina dopo con calma.

    La sosta la farei più tra Cape Cod e Niagara, fermandoti magari nella zona dei Finger Lakes.

     

    Toglierei anche una notte a Cape Cod, perché una giornata intera è sufficiente, anche facendo il giro col battello.

     

     

    • Mi piace 1
  7.  13 gennaio 2023 - Lake Mburo

     

    Ultimo giorno pieno del viaggio, aleggia un po' di stanchezza, ma soprattutto una fitta nebbia sopra il lake Bunyony! Partiamo con calma dopo un'ottima colazione, sbarchiamo sulla terraferma e Robert ci porta nel resort più esclusivo della zona, che gode di uno splendido panorama sul lago, L'Arcadia Lodges...

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    Lo "splendido panorama" rimane una pia speranza, visto che il lago è coperto di nuvole, ma il resort è baciato dal sole!

     
    Facciamo una breve sosta a Kabale e ne approfittiamo per scattare qualche foto al mercato, dove Barbara, muzungu pallida e color latte, fa sbellicare dalle risa una bimba, che la guarda, saluta e si rotola dalle risate! 😂😂😂
     
    I piccoli sono tutti figli del sarto, decidiamo di dare un pacchetto di biscotti alla bimba più grande, che non finisce più di ringraziarci, apre il pacchetto e prima di mangiare lei, distribuisce i biscotti ai fratelli più piccoli!
     
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    Da qui, sono circa 3 ore di strada per Mbarara, dove pranziamo in uno dei buffet locali. Barbara ne approfitta per mangiare zucca arrosto, zuppa di zucca e spiedino di zucca, io invece ho sviluppato un'insana passione per il matoke e non resisto, devo prendere questo mappazzone!
    Sazi e rinfrancati, percorriamo l'ultima ora di strada verso l'Eagle's Nest, in cima ad una collina che domina la vallata del Lake Mburo. Quest'ultimo tratto di strada è un vero "African Massage", meno male che l'ultimo tratto è lastricato.
     
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    Prendiamo possesso della nostra tenda e approfittiamo dell'oretta di riposo per sistemare la valigia, quindi dobbiamo ripetere l'African Massage per andare verso il Lake Mburo National Park, dove raccogliamo il nostro ranger di oggi, Raymond e uno studente, Denis e siamo pronti ad iniziare il nostro giro.
     
    Entriamo nel parco accolti da zebre e bufali e subito dopo, le giraffe!
     
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    A questo punto il ranger ci fa:
    "Adesso scendiamo"
     
    👀😮😮
     
    Cominciamo a passeggiare nella savana, a pochi metri da queste magnifiche bestie, che ci guardano dall'alto, senza troppo imbarazzo... anzi, quelli imbarazzati siamo noi!!!
     
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    Ma il nostro Robert ha deciso che dobbiamo vedere gli eland, le antilopi più grandi di questa parte d'Africa, che vivono a pochi km da qui, convince il ranger a portarci un po' più avanti in auto e cominciare la nostra passeggiata da lì.
     
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    Scendiamo in mezzo alle zebre, alla base di una dolce collina che risaliamo finché non incontriamo gli eland, detti anche antilope alcina, probabilmente per la stazza.
     
    Sono animali timidi, non si lasciano avvicinare troppo, ci guardano, si tengono a distanza, ma non fuggono. Questo è un gruppo numeroso, saranno una 30ina di esemplari, forse di più.
     
    Noi siamo a piedi, Raymond ci racconta tutto sul parco e su questi animali, il loro comportamento, prevede gli spostamenti e ci porta in favore di sole nel punto migliore.
     
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    Non solo zebre ed eland, ma anche impala, facoceri, 2 piccole manguste e impegnatissimi nel loro lavoro di riciclatori indefessi, un gruppo di scarabei stercorari impegnato a fare palline in un mucchio di pupù che abbiamo schivato per un soffio!
     
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    In linea di massima, questi animali non sono pericoloso, ma la prudenza non è mai troppa, tutti i ranger che ci hanno accompagnato avevano un kalashnikov in spalla!
     
    Ci godiamo la luce calda del tramonto africano dalla cima della collina, circondati dalla natura, con gli animali che continuano tranquilli nelle loro attività.
     
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    Come sempre a queste latitudini il sole precipita sotto l'orizzonte con una velocità impressionante, salutiamo i nostri ranger e torniamo all'Eagle's Nest per la cena, con una compagnia non attesa!
     
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    Ottima anche stasera!
     
    Notte tra il 13 e il 14 gennaio...
    Ieri sera c'era della musica, fino a tardi... ad un certo punto sento prorompere degli AMEN!!! ALLELUJA!!! nel profondo della notte e ancora balli, canti, omelie, amen a pioggia e alleluja sparsi, tutta la notte, fino alle 6. La mattina dopo scopro che nel villaggio c'è una chiesa di pentecostali, che un venerdì al mese fa la veglia di preghiera... indovinate quale venerdì??? 

    😂😂😂😂😂
     
    NEXT ->

     

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  8. Ciao e benvenuta sul forum!

    Da quello che metti, faresti un po' di corsa la zona di Moab, nella quale dovresti passare almeno 2 notti per visitare bene sia Arches che Canyonlands e hai troppi giorni a Los Angeles e dintorni.

     

    La tratta Death Valley - Sequoia - Bakersfield non è il massimo, perché a Bakersfield passeresti 2 volte, visto che dalla Death non c'è nessuna strada diretta che attraversa la Sierra Nevada... in questo giro ti direi quasi di saltare il Sequoia, per fare con più calma la zona dei parchi rossi e di aggiungere l'Antelope Canyon, che non hai messo.

     

    Un'ultima cosa, il senso del viaggio, è un giro che puoi fare indifferentemente in senso orario o antiorario, ma a me è piaciuto di più farlo così:

    1 Ita - LA 

    2 LA

    3 LA

    4 LA - Death Valley

    5 Death Valley - Las Vegas

    6 Las Vegas - Zion

    7 Zion - Bryce

    8 Bryce - Capitol Reef

    9 Capitol Reef - Moab (Canyonlands)

    10 Moab (Arches)

    11 Moab - Monument

    12 Monument - Page

    13 Page - Grand Canyon

    14 Grand Canyon - Route66 - Palm Springs

    15 Palm Springs - LA

    16 LA - Italia

     

    Nel 2013 invece l'avevo fatto così, ma senza la Death Valley:

    12-ago lun Ita - LA
    13-ago mar LA

    14-ago mer LA - Las Vegas
    15-ago gio Las Vegas
    16-ago ven Las Vegas - Kingman - Seligman
    17-ago sab Seligman - Grand Canyon
    18-ago dom Grand Canyon - Page
    19-ago lun Page
    20-ago mar Page - Monument
    21-ago mer Monument - Moab
    22-ago gio Moab
    23-ago ven Moab - Capitol Reef
    24-ago sab Capitol Reef - Bryce
    25-ago dom Bryce - Zion - Las Vegas
    26-ago lun Las Vegas
    27-ago mar Las Vegas
    28-ago mer Las Vegas - LA[
    29-ago gio LA - Ita

     

    Avevo anche un sacco di giorni a Las Vegas (e un giorno in più) , che puoi mettere dove preferisci.

     

    Puoi leggere questo diario qui: Ombre Mosse

     

    41 minuti fa, beatrice92. dice:

    hotel

    Nei parchi, ti conviene dormire nel parco, non è difficile farsi 2 ore di strada dalla città più vicina per entrarci... dai uno sguardo al nostro UOTR Advisor e ai diari, sono una fonte inesauribile di informazioni.

    • Grazie! 1
  9. 11 gennaio - Mgahinga National Park

     

    Oggi è il giorno più atteso del viaggio, quello dei gorilla!

    Sveglia alle 5:20, colazione alle 6 con caffè, frutta e pancake, partenza alle 6:30 con una passeggera in più, che però si fa attendere...

    "Robert, sei sicuro di fare in tempo se dobbiamo aspettare una persona?"
    "Non sei mai in ritardo, se vai a scuola col professore!"

     

    E ancora una volta, Robert ha le sue conoscenze, anche importanti! 😁
    Sì, perché ci sono 2 parcheggi per il parco, uno è in alto, l'altro è in basso, con una lunga scalinata che porta al Visitor Center... indovinate dove parcheggiamo con "il professore"? 

    La strada per arrivare è terribile, da qualche giorno sono iniziati i lavori di ripristino dopo la stagione delle piogge, ma nuove precipitazioni hanno reso il percorso ancora più impraticabile!

    Apprezziamo le 4 ruote motrici del nostro Aiace e arriviamo in perfetto orario.

     

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    Barbara è atterrita, sull'orlo del panico ripensando a quello che ha passato 9 anni fa, è quasi pentita di rifarlo!

    Noi siamo carichi, preoccupati ma forse ignari di quello che potrebbe aspettarci, ci gustiamo la danza di benvenuto e di buon augurio.
     
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    Siamo pronti alla partenza, c'è altra gente con noi e questo manda Barbara ancora più nel panico, ma quando arriva Juventin, il nostro ranger per oggi, restiamo solo noi 4, gli altri fanno il trekking per il vulcano, circa 8 ore di cammino.
     
    Rapido briefing con Juventin, sosta prepartenza ai bagni e si parte! Ah, vista la nostra culopesaggine, decidiamo di prenderci dei portatori per gli zaini, mai scelta fu più azzeccata, Jennifer, la portatrice di Barbara, la aiuta in tutti i passaggi più difficili e i 3 ragazzi che ci hanno seguito sono stati fantastici. Partiamo, noi 4, Juventin, i 3 portatori e il ranger armato, per la nostra sicurezza.
     
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    Ed eccolo, Juventin, in tutto i suoi 190cm di altezza che ci aggiorna sulle procedure in caso di emergenza:
    • Emergenza A: avvisi il ranger, quindi vai dietro un cespuglio e la fai.
    • Emergenza B: avvisi il ranger, lui ti scava una buca col machete profonda almeno 30 cm dietro ad un cespuglio, tu la fai e poi ricopri il tutto...
    Il primo incontro con la fauna del posto non è dei migliori...
     
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    Un vermone della dimensione di un grosso wurstel!
     
    Ma poi continuiamo a camminare ai bordi del Mgahinga, che è il più piccolo dei parchi dove vivono i gorilla, siamo praticamente al confine con Congo e Ruanda, alle pendici di 3 degli 8 vulcani che formano la catena delle Virunga Mountains. Questi sono dormienti, ma 2, entrambi in Congo, sono ancora attivi e hanno eruttato pochi anni fa.
     
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    Lungo il percorso, Juventin ci fa conoscere piante e animali, ci descrive le impronte che troviamo, ci racconta del muro, che divide il parco dai campi circostanti e che viene continuamente rinforzato dai contadini del posto, per evitare che elefanti e bufali scavalchino, devastando i campi.
     
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    Camminiamo nella boscaglia fitta per circa un'ora, finché non incontriamo i veri eroi del parco, la squadra di battitori che è partita all'alba, alla ricerca delle tracce dei nostri gorilla... Sanno dove hanno dormito stanotte e hanno seguito le impronte per sapere dove sono ora e sono in contatto continuo con i ranger via cellulare, la copertura è ottima anche in mezzo alla jungla!
     
    In una delle poche radure, Juventin si ferma e ci dice che da questo momento saremo soli, portatori e battitori si fermano lì, prendiamo solo l'indispensabile dagli zaini, igienizziamo le mani, tiriamo su le mascherine, le ultime raccomandazioni su come comportarsi e...
     
    "Ecco il primo!"
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    A pochi passi da noi, quasi non realizzo che c'è un gorilla accanto a me, che sta tranquillamente piluccando dalla pianta, accanto all'albero!
     
    Questa è una famiglia nella quale convivono 3 maschi adulti, un dominante e 2 sottoposti, alcune femmine, alcuni giovani e un baby gorilla di circa 2 anni e mezzo.
     
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    A turno vediamo i 3 maschi, uno dei quali, dopo essersi stiracchiato, comincia a dirigersi verso di noi...
     
    "Non vi muovete, non vi agitate, non urlate, non cercate di imitarli, non alzate le braccia!"
     
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    E il grosso silverback ci passa praticamente sui piedi! Lo so, la foto fa cagare, ma ci è passato davvero a pochi cm!
     
    Vediamo una mamma allattare il cucciolo più giovane e, visto che è geloso, anche il fratello più grande!
     
    Il piccolo è un vero attore, comincia a giocare tra i rami, guardandoci curioso, ci mostra quanto è bravo ad appendersi, a rimbalzare, a testa in giù, appeso solo con le zampe posteriori!
     
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    Dietro alla cortina di alberi, sentiamo i suoni degli altri componenti del gruppo, ma questo silverback ha deciso che quella è la sua posizione preferita per schiacciare il pisolino odierno e non ha intenzione di spostarsi!
     
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    Rinuncio all'idea di disturbare un bestione di un metro e 70 per 200 kg di peso e con la forza di sollevarmi con il mignolo e lanciarmi fuori dal parco, i battitori cercano di aprire un'altra via, ma, rispettando il nome del parco vicino, anche qui la foresta è particolarmente impenetrabile e ci "accontentiamo" del nostro gruppetto, anche perché il piccolo è particolarmente simpatico!
     
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    Ah, tornati a casa, questa foto ha scatenato l'ilarità di Barbara, che non faceva che pensare "Ma dove l'ho visto questo?"
     
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    😂😂😂😂
     
    Passiamo un'ora in compagnia dei gorilla, praticamente volata, il piccolo gioca, spulcia il silverback, mangia, salta...
     
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    "Sembri tu la domenica pomeriggio sul divano"...
     
    ah, l'amour...
     
    Si, perché il gorilla dorme, si gratta e tira degli scoreggioni prepotenti!
     
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    Appena li lasciamo, troviamo i nostri angeli custodi, coloro che hanno reso la giornata davvero indimenticabile!
    Nella prima foto scattata, avevano tutti un'espressione truce ma appena gli dico "hey guys, a smile for us", sorridono quasi tutti... il più cattivo mantiene l'espressione truce finché non gli allunghiamo una generosa mancia!
     
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    È stata un'esperienza fantastica, torniamo verso l'uscita con gli occhi pieni di meraviglia per quello che abbiamo appena vissuto, incontriamo altri animali, tra cui un bellissimo camaleonte.
     
    Una volta arrivati al visitor center, Juventin ci consegna i diplomi di Gorilla Tracker, che prima o poi finiranno in cornice!
     
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    La giornata terribile vissuta da Barbara nel 2014 non è nemmeno paragonabile a questa, in meno di 4 ore siamo andati e tornati su sentieri anche abbastanza facili ed aperti.
     
    Abbiamo anche il tempo di tornare in hotel per mangiare la nostra lunchbox e riposarci, prima di ripartire per l'esperienza prevista per oggi...
     
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    Il caffè!
     
    Si, perché fin dalla colonizzazione inglese, l'Uganda è un produttore di té e caffè!
     
    Per il caffè la gestione è statale, tutti i raccolti vengono conferiti alla UCDA che si occupa dell'esportazione, anche per le piccole realtà, che comunque possono utilizzare una parte del raccolto per loro e lo vendono localmente.
     
    Oggi pomeriggio visitiamo la Kisoro Volcanic Organic Coffee, gestita da Peter, sua moglie e la squadra di calcetto con riserve formata dai figli. 
    Peter ci accompagna descrivendoci tutte le fasi della coltivazione del caffè, dalla piantumazione alla raccolta a mano delle bacche mature, il modo migliore per ottenere un caffè di qualità e strappare un prezzo più alto alla UCDA.
     
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    Passiamo tutte le fasi, dal lavaggio delle bacche alla separazione dei semi, l'essiccazione e la battitura, per finire con la tostatura in 3 gradi diversi, light, medium e dark, tutto rigorosamente a mano!
     
    La tostatura light è quella con più caffeina, la dark è quella più aromatica e leggera.
     
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    Non possiamo esimerci dal dare una mano, per gustare il caffè, preparato per infusione!
     
    "Robert, quanti anni ha il macinino?"
    "Non lo so, lo usava già mio nonno e io ho 54 anni..."
     
    Naturalmente, facciamo solo un assaggio, altrimenti stanotte ci tocca cercare una discoteca per passare la nottata!!!
     
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    Naturalmente, ci portiamo a casa una light roast e una dark roast, sperando di riuscire a macinare il caffè da soli!
     
    Ceniamo nuovamente al Coffee Pot, domani ci aspetta una giornata di quasi relax!
     
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  10. 9 gennaio - Queen Elizabeth NP - Kazinga Channel

     

    Stamattina ce la prendiamo con calma!

    Oddio, calma relativa, perché alle 7:30 siamo già pronti per partire in direzione Lake Edward (sì, i laghi grandi portano tutti nomi legati alla monarchia inglese).

     

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    Quando arriviamo nel villaggio di Katwe, raccogliamo la nostra guida di oggi, che ci porterà a scoprire i dintorni  e approfitto di una pausapipì per guardarmi un po' intorno...

     
    Sono pur sempre un muzungu e in pochi minuti divento l'attrazione principale dei bambini, che vogliono solo vedere le foto che scatto loro.
     
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    Il Katwe Lake è un piccolo lago salato adiacente all'Edward Lake e prima di arrivarci, la nostra guida, Robert anche lui, ci racconta che negli anni '70 una società tedesca costruì un impianto di raffinazione del sale, con tanto di sistema di pompaggio che aspirava l'acqua del Katwe e la portava fino allo stabilimento scavalcando il bordo del cratere.
     
    La fabbrica rimase in funzione solo per un anno e adesso i resti sono una miniera di materiale da costruzione per il villaggio.
     
    Gli abitanti del posto hanno così ripreso la loro attività di estrazione manuale, che portano avanti ancora oggi.
     
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    Le piccole saline appartengono alle famiglie del posto, tramandate di generazione in generazione, un appezzamento costa circa 2000$, ma in un'annata buona si recupera l'investimento e si guadagna qualcosa.
     
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    Robert, la nostra guida per oggi.
     
     
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    È una vita durissima, già alle 9 fa un caldo assurdo, il lavoro è terribile, sale, batteri e l'anidride solforosa causano danni enormi a chi ci lavora.
     
    Si, anidride solforosa, è pur sempre un vulcano in un'area vulcanica, all'interno della caldera si notano ancora gli antichi camini vulcanici. Robert ci racconta che questo è un lago "vivo", perché anche se non ha immissari visibili, riceve l'acqua dal Lake Edward, attraverso dei canali nelle rocce, dove l'acqua si arricchisce di sali.
     
    Ci racconta anche che dalle piccole saline si ricavano 3 diverse varietà di sale, quello per il consumo umano, più chiaro, quello per conservare pesce e carne e quello nero, che viene usato per gli animali, il migliore viene raccolto dai depositi al centro del lago, spostandosi con delle zattere.
     
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    Da qui parte il sale che va in Ruanda, Burundi, Sud Sudan, centinaia di persone lavorano su questo sale, il loro timore più grande è di essere cacciati via, visto che nella zona c'è il litio, l'oro di questa epoca.
     
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    Da qui ci spostiamo nel vicino Lake Munyanyange, sempre salato, ma per Robert, è un lago "morto", che non si può usare per l'estrazione del sale. In compenso è un'oasi per gli uccelli, fenicotteri, gabbiani, cicogne e tanti altri.
     
     
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    Finalmente, arriviamo nel villaggio di Katwe, il più grande porto di pescatori del lago, con più di 100 barche. Arriviamo che è in corso il mercato del pesce e Robert ci fa conoscere le specie presenti, tra cui l'immancabile tilapia, vari pesci gatto e il lungfish, una specie di fossile vivente, un pesce in grado di respirare aria grazie a dei rudimentali polmoni e a spostarsi sulla terra, grazie alle pinne, diventate quasi dei tentacoli.
     
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    Salutiamo la nostra guida e rientriamo in hotel, dove pranziamo con un'ottima zuppa di sedano e agnello con patate, alle 2 siamo già pronti per l'imbarco per la nostra gita sul Kazinga Channel!
     
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    Il Kazinga Channel è un canale artificiale che connette il Lake Edward con il Lake George ed è uno dei posti più ricchi di vita che abbia mai visto... Ippopotami, elefanti, coccodrilli (uno solo, ma vabbè, avrà anche avuto compagnia!), tantissimi uccelli...
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    Assistiamo anche ad una rissa tra ippopotami e capiamo perché (o meglio, lo capisce l'ippopotamo che sta scappando) siano tra gli animali più pericolosi in Africa... sono grossi, cattivi, veloci e con dei denti di tutto rispetto!
     
    E non solo... quando fanno la pupù, non sono meglio... scuotono la coda, spargendola in giro... finalmente ho chiaro il concetto di "merda nel ventilatore"!
     
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    Gli elefanti con i cuccioli sono spettacolari!
     
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    Quando torniamo all'imbarcadero, non c'è traccia di Robert... ci ha mandato un messaggio, l'auto ha un guasto alla sospensione anteriore e il pezzo di ricambio è a Kasese, ad un'ora da qui.
    Alla fine, passiamo un paio d'ore di relax nel bar, tra una bibita e 4 chiacchiere con un ranger dell'UWA (Ugandan Wildlife Authority), manco a dirlo, amico di Robert!
    Ci divertiamo a fotografare un marabù, subito soprannominato "Marabrutto", colpa di quella specie di scroto che gli pende dalla gola e i bastardissimi uccelli tessitori, che hanno il vizio di volare via appena li inquadri con la fotocamera!
     
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    Quando arriva Robert, facciamo un tentativo di game drive nel parco, che ci frutta uno spettacolare tramonto e qualche animale lontano.
     
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    L'arte di arrangiarsi...
     

    Arriviamo al Bush Lodge che è ora di cena, visto che è buio e che dovremmo farci accompagnare e poi venire a prendere, decidiamo di fermarci subito, l'immancabile zuppa (non ricordo di cosa), 2 piatti ottimi e un dolcetto.
     
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    Ma la giornata è stata molto lunga e calda, la temperatura della sera è dolce e che non te la fai una bella doccia bollente sotto le stelle?
     
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  11. 7 gennaio - Fort Murchison - Fort Portal

     

    Quella che doveva essere una lunga giornata di trasferimento, si rivela una giornata molto interessante!

    Si, perché la strada che Barbara ricordava essere lunga e sterrata, è rimasta lunga, ma adesso è tutta asfaltata.

    Solita colazione alle 6:30, con una simpatica ranocchia che si intrufola nella sala e partenza da Fort Murchison alle 7, ripassando per il parco, dove incrociamo un paio di giraffe, ma lo attraversiamo alla svelta, senza troppe soste.

     

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    Robert ci fa fare una deviazione, lungo la quale ci descrive le case tradizionali, col tetto in erba e le pareti in legno, canne e fango... il tetto si sostituisce ogni tanto, ma i muri resistono anche 50 anni, ci mostra le coltivazioni tradizionali, dalla cassava alla banana, dalla quale si ricava il matoke, onnipresente nei pranzi dei locali. 

     

    L'albero di banana, che albero non è, perché è un erba, è un po' come il maiale dalle nostre parti... nun se butta niente! 

     

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    Le foglie si usano per cucinare il matoke, le bucce di banana vanno a finire ai maiali, il fusto lo usano come foraggio per le mucche! E non ci sono nemmeno problemi per piantarlo, il banano è praticamente una pianta infestante, da una radice partono i nuovi getti per i nuovi "alberi"!

     

     

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    Attraversiamo un paesaggio bellissimo e variegato in un saliscendi continuo, tra natura e piccoli paesi e finalmente, poco prima di Fort Portal, troviamo le prime piantagioni di tè, enormi e con un colore pazzesco.

     

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    In uno dei paesini rimediamo la merenda da una delle tante signore che si propongono con gli spuntini più disparati... dalle bananine ai manghi, da una specie di arrosticini alle cosce di pollo arrostite o alle pannocchie alla brace... non abbiamo il coraggio di provarle, ma mi sembra che pure Robert non si fidi troppo, alla fine compreremo solo frutta!

    Ci fermiamo a pranzo in un buffet che propone del cibo locale e finalmente assaggiamo il matoke (molto buono), il pocho, una polenta molto compatta (rivedibile), la salsa di arachidi (ottima!) e tutte le carni possibili e immaginabili in umido, pollo, manzo, capra, un po' speziato e un po' no e per finire, il chapati, una tortilla di mais che accompagna i pasti.

     

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    Visto che arriveremo a Kibale nel primo pomeriggio, Robert ci propone alcune delle attività previste dalla cooperativa locale e all'unanimità scegliamo il tour del villaggio con visita alla distilleria di birra e gin di banana, il witch doctor e le fabbricanti di cesti di papiro.

    Tutto questo grazie alla nuova strada che ci ha lasciato un sacco di tempo libero, è un grosso impulso per il turismo e una fonte di guadagno non indifferente per la popolazione.

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    Rapido passaggio in hotel, questa sera ci ospita il Kibale Forest Camp. e siamo pronti a cominciare la nostra passeggiata, accompagnati da Peter e dalla sua gnocchissima padawan.

     

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    La gnocchissima padawan


    Peter ci descrive la vita del villaggio, ci racconta che il macellaio (quello del chiosco verde), ogni sera cuoce o affumica la carne avanzata, non ci sono frigoriferi e non c'è altro modo di conservare, ci fa assaggiare il jackfruit da un signore incontrato per strada che non vedeva l'ora di scambiare quattro chiacchiere, ci racconta come si fanno i mattoni e della fatica immane per prepararsi quelli che servono per costruire una casa, circa 10000 mattoni.

     

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    Fino ad arrivare da Banana Man, figlio di Banana Man sr. e che da piccolo era Banana Boy, che ci fa vedere come si ricava il succo di banana, cosa che credevo impossibile fino ad oggi...

    Si impastano le banane non ancora mature con le foglie di banana secche fino a che il succo si accumula sul fondo, si filtra il tutto con una foglia di banana (nun se butta niente!) ed ecco il famoso succo, molto dolce.

    A questo punto si aggiunge un po' di lievito e in 3 o 4 giorni di fermentazione diventa birra, ancora dolce, con 3 o 4° alcolici e appena frizzante. Se si aspetta una settimana, diventa vino, più secco e frizzante, dopo di che, con una o più distillazioni ecco qui il gin di banana!

     

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    Finiamo la demo molto allegri... anzi, quasi 'mbriachi, ma Peter è senza pietà, ci tocca lo stregone e ci inerpichiamo tra le piantagioni fino ad arrivare alla casa del witch doctor.

     

     

     

    Lo stregone non parla inglese, ma solo swahili e Peter ci fa da interprete, lui ci parla di sapienza antica, di quando le uniche cure disponibili erano queste, ci racconta che con le sue medicine si possono curare tutte le malattie non gravi, dalla febbre alla dissenteria, ci dice che ha un viagra per gli uomini e uno per le donne, ci descrive le sue erbe e i procedimenti.

    Per finire, arriviamo dalle donne del villaggio, che ci accolgono con una danza di benvenuto 

     

    E naturalmente, si fanno coinvolgere anche le nostre signore, con grande divertimento della bimbetta!

     

     

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    Le donne del villaggio ci fanno vedere come si intrecciano gli splendidi cestini e piatti in papiro e rafia, ci raccontano come ricavano i colori, dalla terra, dai fiori, dal carbone, fino a creare questi splendidi oggetti. 

     

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    Compriamo un po' di regali, sono decisamente più bravo di Marco a contrattare o solo più cattivo, ma sono comunque sicuro di aver pagato molto più del dovuto!!!

    😁

    Ripercorriamo le strade del villaggio per tornare verso il nostro mezzo e ci troviamo a passare proprio accanto al campo di calcio e a vedere il replay del gol di Van Basten contro la Russia...

     

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    Ottima cena stasera, il Kibale Forest Camp è il nostro primo campo tendato, la notte in tenda, extralusso, ma sempre tenda, tra i suoni della foresta!

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  12. 3 ore fa, alex79_b dice:

    18.07 Las Vegas (dormita e partenza nel pomeriggio inoltrato)

    sono comunque 3 ore fino alla Death Valley, non troppo inoltrato!!!

     

    3 ore fa, alex79_b dice:

    19.07 Furnace Creeck (Death Valley) - Lone Pine - Mammoth Lake

    se arrivate fino al Mono Lake, potreste visitare la città fantasma (vera) di Bodie, anche la mattina dopo.

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