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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 03/11/2018 in Risposte

  1. Lunedì 14 maggio 2018 Dopo tanta indecisione, su consiglio di Lucas abbiamo optato per l’alba sulle dune con i micioni: la notte è trascorsa talmente gelida e tormentata che la sveglia arriva come un sollievo. A nulla è servito dormire abbracciati nel lettino singolo con due piumoni, siamo letteralmente surgelati. Così impariamo a “lasciare aperte le zip della tenda, tanto fa caldo e ci sono le zanzariere” [emoji31] Torniamo nel recinto, accolti con poco garbo dalle cheetah di malumore. Hannabelle è decisamente incazzosa, stamattina, e anche se con noi ci sono i due ragazzi che sono visibilmente esperti e rilassati, scalare la duna di sabbia con due gattoni di ottanta chili con le balle per traverso che ci seguono a qualche metro … lo ammetto, un pizzico di ansia c'è. Lucas a metà salita decide che è meglio se per ora ci godiamo solo KFC, che è più tranquilla, e lancia un pezzo di carne ad Hannabelle che brontolando se ne va a mangiarlo sotto un albero poco lontano. Quando arriviamo quasi alla sommità della duna Lucas ci fa cenno di preparare le macchine fotografiche: con una accorta distribuzione della pappa fa in modo che KFC, ora di ottimo umore, si posizioni scenograficamente al centro di uno splendido quadretto, da perfetto micione delle sabbie. Ecco che si avvicina anche Hannabelle [emoji1] Non so esprimere l’emozione di vedere il sole che pian piano si sveglia e ci raggiunge, dei colori che cambiano coprendo tutte le sfumature dell’iride, dal viola al rosa all’arancione fino alla gloria splendente del sole pieno. Forse l’alba più bella della mia vita, alla pari o persino un pelo sopra quella alla Monument Valley, e naturalmente come quella inondo di lacrime anche questa. I ragazzi ci lasciano sfogare a piacimento e arriviamo al tavolo della colazione alle otto passate, dopo aver elargito una meritatissima mancia: questo safari fotografico ce lo siamo proprio goduto, è valso fino all’ultimo centesimo speso. Dopo colazione e dopo la decisione ecumenica, presa in seduta plenaria, di saltare la doccia che fa un freddo caino (e via, un po' di puzza non ha mai ucciso nessuno, la polmonite invece sì, e poi stasera saremo nel deserto, ci laviamo lassù [emoji38]), andiamo alla reception per saldare – non ci aspettiamo che i sssssimpatici francesi di ieri ci abbiano offerto i due calici di vino presi a cena, e facciamo bene così non restiamo delusi – e per farci il regalo di nozze. Ieri sera a tavola abbiamo trovato un depliant illustrativo delle varie attività del resort, che come vi diceva Paolo reinveste tutti i profitti nel sociale, e cerca di offrire un’istruzione ai bimbi san, una delle popolazioni più svantaggiate e discriminate in Namibia. Ci è bastato uno sguardo per capirci, e così stamattina adottiamo Mina … abbiamo speso senza battere ciglio quattromila dollari per il giro fotografico. Un anno di scuola per lei ne costa duemilacinquecento, per un attimo mi vergogno, ci credete? Poi penso che se ho avuto la fortuna di nascere dalla parte giusta del mondo, che è appunto solo fortuna, non ci ho merito né demerito, che i miei quattromila pagheranno stipendi e quaderni e ciccia per i gattoni, e che più bella bimba non potevamo scegliere. Sì, perché ci chiedono chi vogliamo e ci mostrano un librone con foto e biografie … la tentazione iniziale di dire “scegliete voi” è forte, ma poi vedo il sorrisone di Mina, leggo che non ha i genitori e vive con la zia, è sempre sorridente e la chiamano Raggio di sole. Come resisterle? Lasciamo la Kanaan Desert Retreat con un pizzico di rimpianto, è un luogo di pace e bellezza e saremmo rimasti volentieri ancora un po’, ma ci aspettano 180 km di sterrato e finalmente il Truzzhotel nel deserto. Paolo mi infoma di aver capito finalmente il sistema di classificazione delle strade in Namibia, tutte contraddistinte da una lettera: A-sfalto, ce ne sono giusto due in tutto il Paese B-uono C-acca D-emmerda F-ossa biologica Non siamo in grado di aiutarvi con la E, non ancora perlomeno, magari il resto del viaggio ci riserverà qualche sorpresa ^^ Natura morta ... Il viaggio scorre monotono, con rari avvistamenti e frequenti sobbalzi, ci fermiamo al Betta Campsite per un caffè e il rifornimento e la mia solita pipì e nel primo pomeriggio raggiungiamo la meta. Rarissimo esemplare di SceMarito, animale leggendario di difficilissimo avvistamento. Narra la leggenda che si accompagni a una SceMoglie, che nessuno però ha mai visto. Questo era particolarmente amichevole ed ha accettato di posare in cambio di un sacchetto di chips di lenticchie. Un affarone, non vi pare? [emoji7] Il posto in sé - Le Mirage Resort e Spa, eh, mica pizza e fichi [emoji12] - è terribile, ma tutto sommato abbastanza divertente: non abbiamo trovato posto nel camp di fronte all’entrata del Sossusvlei (per fortuna, con il senno di poi, la notte è gelida e la polvere tanta, non so quanto le tendine ti salvino) e questo era il più vicino, venti miglia, ed economico. Qualche foto dal web, perché troppo abbagliati da cotanta bellezza non abbiamo pensato di scattarne di nostre: Certo trovarsi in una specie di Disneyland orientaleggiante e burina un pochino spiazza, ma alla fine siamo rimasti soddisfatti del soggiorno: le stanze sono belle, pulite, grandissime, la doccia è calda e ce la concediamo subito, la piscina è carina, il bar di cui approfittiamo subito per birra e noccioline è ben posizionato … ci sarebbe anche la Spa, ma anche se tentati decidiamo di soprassedere e concederci invece un pomeriggio di pigrotting estremo: siamo in giro da più di una settimana e non ci siamo fermati un attimo, qualche ora di ozio non ci farà male. Tramonto con aperitivo, qui inizia la storia d’amore col Savannah Dry, chiacchiere, coccole, risate, insomma … siamo in piena luna di miele! E dal libro per bambini che stavo leggendo quel giorno, una degna conclusione di giornata [emoji6]
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  2. All’old lahaina lupi non c’e la danza del fuoco, giusto per info
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  3. 17 maggio 2018 Swakopmund - Sandwich Harbor - Swakopmund. Iniziamo la giornata con una bella colazione casalinga, caffè, latte, dolcetti presi la sera prima alla Spar. Il Mylas Cottage è davvero carino, un appartamento molto grande e davvero ben tenuto e meglio arredato, con tanto di lavatrice e asciugatrice! Stamattina abbiamo scelto di prendercela comoda, ci aspetta la gita a Sandwich Harbor e alle 8:45 abbiamo appuntamento col nostro autista che ci porterà all'agenzia. Usciamo di casa alle 8:40 e niente, i namibiani sono praticamente crucchi trapiantati a sud, il tizio della casa vicina ci guarda e ci dice "Ehi, c'è qualcuno che vi sta aspettando!". Eh già, gli orari qui li rispettano al secondo! Arriviamo all'agenzia e scopriamo che proprio davanti al porticciolo, nuota un'otaria... ma sarà solo la prima! Si, è proprio un'otaria, ha le orecchie, a differenza delle foche. Dopo qualche minuto facciamo la conoscienza con Hermann, un omaccione grande e grosso con una chiacchiera infinita e con i nostri compagni di gita, 2 francesi che vivono in Africa ma in quanto a chiacchiera, sono complementari a Shreck! Ci sistemiamo sul fuoristrada, io (Paolo) mi siedo davanti, ma poi faremo i turni per goderci lo spettacolo della guida sulle dune! Partiamo da Walvis Bay, che scopriamo essere una città industriale con un enorme salina... E Herman attacca a raccontarci di tutto, lui è namibiano doc, nato quando ancora la Namibia non era uno stato indipendente, cresciuto in una hunting farm e mandato a studiare in Sudafrica, visto che il sistema scolastico locale era ancora troppo "acerbo". Lavora nel turismo da molto, ha girato il mondo e l'unico posto dove ha avuto paura a guidare è stato Roma... guarda un po'! 😂 Continuiamo un po' sulla strada asfaltata, poi... La strada finisce sulla battigia... e niente, la spiaggia diventa la strada! La spiaggia più lunga e più larga del mondo! Ci sono cormorani, gabbiani, lontano verso la salina vediamo migliaia di fenicotteri e una fochina... "Oddio, è morta!!!" Herman attacca a suonare il clacson, la fochina non è morta, dorme... Ed è un grosso rischio per lei, visto che in zona ci sono gli sciacalli che non sempre sono simpatici! Proseguiamo sulla spiaggia fino ad arrivare a questo punto, una barriera che attraversa il deserto del Namib... Rappresenta ufficialmente il limite del parco, ma ha una storia molto interessante: Durante la prima guerra mondiale, le truppe britanniche e quelle tedesche si scontrarono duramente in questa zona. Solo che il paesaggio è tutto uguale e senza elettronica era difficile capire chi stesse vincendo, magari solo conquistando 2 granelli di sabbia. A quel punto, i vertici militari proposero una tregua, durante la quale i prigionieri di guerra di entrambi gli schieramenti lavorarono fianco a fianco per costruire la barriera. Alla fine dei lavori, le ostilità ripresero. Quello che ci racconta Herman sulle foche gnucche è dimostrato dalla grande quantità di ossa che ci sono nei dintorni: Ma da questo punto... COMINCIA IL DIVERTIMENTO! Hermann attacca le 4 ruote e comincia a scalare le dune, ogni volta per portarci più in alto! Il panorama è incredibile, il deserto arriva sul mare, la battigia è l'unica strada solida, almeno per qualche ora al giorno... si, perché quando sale la marea la strada finisce sott'acqua! In cima alle dune ci racconta di turisti sprovveduti che si sono persi nel deserto, con macchine inadeguate, senza una bottiglia d'acqua, senza un gps. Ad occhio sembra una spiaggia oversize, ma se si perde di vista il mare, si perde completamente l'orientamento. E si che ce ne sarebbero da vedere, qui nel Namib... c'è un relitto di una grossa nave arenata, che adesso si trova a qualche km dalla costa, ci sono animali, ci sono oasi... Si, anche nella desolazione, nei punti più bassi c'è della vegetazione, ci sono degli animali: I Namibian Rat (gli springbok) e una mouette che svolazza felice, trascinata dal vento! Per darvi un'idea precisa di quello che abbiamo fatto, ecco, questo è Hermann col suo macchinone alle prese con una duna. Alla fine dei saliscendi, è arrivato il momento del pranzo... 5 minuti di pausa per usare la desert toilet (cerca una duna abbastanza alta che ti copra e restituisci al mondo quello che hai preso prima) e il nostro ospite ci imbandisce una tavola tra le dune! Ostriche, una cosa con la zucca (alla quale sono allergico e me ne sono tenuto alla larga), i celeberrimi Namibian Veggies, cioè pollo e maiale, il tutto accompagnato da una bottiglia di champ... no, non je la posso fa', di vino bianco frizzante. Solo che ora di frizzante non c'è solo il vino (che piace un sacco ai moscerini, visto che ci si suicidano dentro, ma come insegna Bear Grylls, sono proteine, va benissimo!), ma anche l'aria... il vento rinfresca, le nuvole arrivano dal mare, coprono il sole, comincia a tuonare... Hermann chiama dicendo che piove e dall'agenzia lo prendono per il culo, qui a Sandwich harbor non piove mai! Quasi mai, aggiungo! Tornando verso Walvis Bay, ci fermiamo a guardare questi strani uccelli... Pellicani, direte voi... No, pellicotteri, visto che hanno lo stesso colore rosato dei fenicotteri! Si, perché la salina è ricca di alghe che contengono dei batteri che gli danno un colore rosso, che si trasferisce agli animali che ne mangiano. Nonostante la pioggia, riusciamo a vedere anche i fenicotteri ed mentre siamo fermi, Hermann si china, raccoglie un rametto di erba e tutto contento ci fa "questa si mangia!". Eh, caro Hermann, noi non siamo turisti normali, siamo un po' più strani... ci mangiamo anche la salicornia, o asparago di mare, e la conosciamo... In effetti ci resta un po' male, ma è stato davvero una gran guida per questa giornata. Ci da anche un sacco di ottimi consigli sulla guida in fuoristrada... l'agenzia di noleggio ci ha detto di non usare il 4x4 se non per casi estremi e di confiare le gomme a 2 sull'asfalto e 1.8 sullo sterrato... Invece ci raccomanda di usare sempre la trazione integrale e che la pressione non deve essere superiore a 1.4/1.6 sugli sterrati... gli daremo retta, 1.6 a caldo ed è vero, le vibrazioni si sentono molto meno! Torniamo a casa, facciamo una lavatrice e via, a fare un po' di spesa e una passeggiata per Swakopmund. Ecco, se andate in Namibia, dovete stare attenti a questi tizi, che con un nocciolo di un qualche frutto vi fermano, vi chiedono il nome e in 2 minuti vorrebbero vendervi un portachiavi personalizzato... Sono carini, ma non posso mica comprarne 10! Swakopmund sembra una città tedesca trapiantata sul mare, con le case a graticcio sulla spiaggia, incongruenti. Ci godiamo un bel tramonto e per riscaldarci dopo tanto vento, proviamo una birra locale... Siamo in Germania, no? Un bel flyer con 3 assaggi, molto buona, hanno imparato bene! Per cena decidiamo di andare al Jetty, il ristorante sul molo... o meglio in fondo al molo! Si percorre la passerella per arrivare, solo che col mare in tempesta non è bellissimo, rumore, schizzi e le onde che si vedono tra un'asse e l'altra... Però ne vale la pena... Ostriche, cotte e crude, pesce, gamberi e 2 calici di vino, tutto davvero ottimo, per una spesa di 910N$, meno di 55€... Domani ci aspetta la costa nord, buonanotte!
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  4. Mercoledì 16 maggio 2018 Dopo le emozioni di ieri, ci aspetta una giornata tranquilla, quasi di puro trasferimento … ce la prendiamo comoda facendo colazione a un orario che ci permette di vedere cosa abbiamo nel piatto 😁 nonostante il buio sempiterno della sala, io faccio anche oggi razzia di quei buonissimi pasticcini di verdure al curry che dovrei proprio imparare a fare, e alla fine ci troviamo d’accordo nel promuovere il Truzzhotel, anche se non sarà il più memorabile del viaggio: ci siamo divertiti, tanto basta. La prima sosta è a Solitaire, per un rifornimento di benzina e soprattutto di torta di mele, la famosa torta più buona della Namibia: ne prendiamo due porzioni, insieme a due torte salate (la mia, al formaggio, rivelerà un inatteso ripieno di wurstel ... poco male, è buonissima) da mangiare strada facendo. Ci divertiamo a gironzolare in questo posto dal nome quanto mai adeguato, oltre alla Goose McGregor Bakery ci sono una pompa di benzina, uno shop, un meccanico, una specie di campeggio/motel e i bagni. A sorpresa la sosta pipì termina con un incontro inaspettato: ecco i nostri tedeschi del Quiver Tree e del Fish River Canyon! Felicissimi di incontrarci, passiamo una mezz’ora a raccontarci le rispettive avventure mentre un quasi solerte meccanico si occupa di una delle gomme della loro Hylux che sembra non essere in ottima salute. Hanno la tenda montata sul tetto e ci dicono di averne fatto spesso uso per ammortizzare i costi, del resto sei settimane sono tante e passarle tutte in resort potrebbe essere poco igienico per il portafogli. Lui è felicissimo di mostrarci le foto in notturna che ha scattato secondo i consigli di Paolo, e tutto sommato devo ammettere di avere sposato un bravo insegnante 😄 Questo incontro ci ha fatto davvero piacere e ripartiamo un po’ più felici di prima. Dopo una lunga teoria di chilometri su una strada C(heschifo), ben sballottati e percossi, e un nuovo passaggio ai tropici, Paolo non si sente benissimo – e io mi sento in colpissima perché proprio non me la sento di inforcare il volante del mostro - e ci fermiamo per una sosta tecnica. Il mio eroe si riprende velocissimo al cospetto di fagottini salati e torta di mele, ce ne dividiamo una porzione perché è davvero enorme, e poi ripartiamo su uno schizofrenico alternarsi di asfalto e gravel, qualche metro ciascuno. Nel primo pomeriggio, sotto una pioggerella sottile che ci accompagna da quando abbiamo raggiunto la costa, arriviamo finalmente a Swakopmund per prendere possesso del Mylas Cottage, un bellissimo ed economicissimo appartamento che – gaudium magnum! – ha una lavatrice e un’asciugatrice. Io che ero già in mood “oddio non è possibile, non abbiamo quasi più niente di pulito, PUZZEREMO PER IL RESTO DEL VIAGGIO” mi rilasso ed entro agevolmente nei panni della casalinga disperata facendo partire il primo ciclo praticamente senza neanche disfare la valigia, manca poco che mi metta a cantare ma alla fine la pietà per Paolo prevale … eh no, ragazzi, qua le comodissime lavanderie a gettone del west non esistono, e gli hotel si fanno pagare a caro prezzo il servizio, se lo offrono. Lasciamo la lavatrice a girare giuoiosa e andiamo al supermercato, giuoiosi anche noi perché è bello grande e ci sono mille cose da toccare, scoprire, comprare, compresi i giochini all’erba gatta per i Ciopini che non manchiamo mai di viziare. Dopo una bella doccia ce ne andiamo a cena al The Tug, ristorante sulla spiaggia ricavato in una nave arenata, decisamente pittoresco. È solo un chilometro ma preferiamo prendere la macchina: come Luderitz, anche Swakopmund la sera ha un aspetto spettrale: nessuno in giro, un silenzio surreale, poche luci persino nelle case, giusto qualche auto in lontananza sul corso principale … decisamente la Namibia non è per chi ama la vita notturna! Ottima la cena, come sempre, è uno dei viaggi in cui abbiamo mangiato meglio tra quelli fatti insieme (Napoli non conta, gente! ma ve par? 😆): antipasto di calamari grigliati e pesce San Pietro fritto, entrambi con salsa tartara in accompagnamento, e per secondo gamberoni del capitano (ottimi, ma serviti con un riso alle verdure sciapissimo che lasceremo ai posteri) e KLINGPLING grigliato – speriamo che Paolo si ricordi come si chiama sul serio 😜 – con patate gratinate. Cena di pesce ottima e freschissima, con vino bianco sudafricano ad accompagnare, conto finale 65 euro compresa la mancia, siamo soddisfatti. Sposata da undici giorni, la casalinghitudine è potente in me: tornati al cottage, garrula e giuliva carico la seconda lavatrice e faccio partire l’asciugatrice. Ma non preoccupatevi, sono già guarita! 😛
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  5. 15 maggio 2018... Deadvlei Oggi è la giornata tanto attesa, del panorama che è negli occhi di tutti quando si parla di Namibia, della levataccia... Al lodge sono preparati e alle 6 siamo già a colazione, tanto i cancelli apriranno solo all'alba... ve l'ho già detto che in questo periodo dell'anno l'alba ha degli orari stupendi? 7:15! Faccio un errore terribile... nella penombra del ristorante, scambio un pancake per una fettina di prosciutto... terribile, sembra di mangiare una soletta, ne prenderò un paio da usare sotto al cric in caso di foratura. In compenso, ci forniscono una fantastica lunchbox per il picnic di oggi. Dal Le Mirage Desert Lodge (ma si, il Truzzhotel ha anche un nome) fino ai cancelli ci sono circa 20 minuti di strada. DEMMERDA. Si, è proprio tremenda, è la strada più trafficata, bus e mezzi pesanti scavano trincee sullo sterrato, è polverosa e piena di buche. Non fate la strada più breve che vi indica googlemaps, perchè semplicemente... NON ESISTE! O meglio, forse c'è, ma non è per le auto! Da ieri sera si è alzato un vento fastidioso, bello teso... niente mongolfiere all'alba, tutti i punti di decollo che incontriamo sono chiusi. Quando arriviamo a Sesriem, c'è già un po' di fila, ci accodiamo all'ultimo e aspettiamo che aprano... Diligentemente, le altre macchine si mettono in coda, fino a che non arriva un bus, che tronfio, passa una bella coda e si infila... Il ranger all'ingresso lo ferma per redarguirlo e le auto lo scansano per entrare... arrivo pure io, il ranger mi fa cenno di fermarmi, ma lo ignoro e sorpasso il furbacchione al cancello! Dal cancello ci sono circa 60 km di strada e incredibilmente... è asfaltata!!! Il limite è di 60km/h, sono ligio, io... mi sorpassa il primo, mi sorpassa il secondo, via anche il terzo... e che cazz, via pure io, mi incollo alla jeep di un resort e praticamente in mezz'ora arriviamo al parcheggio. Non prima però che io mi esibisca in una delle mie migliori performances: non ricordo più a proposito di cosa, me ne esco – incredibile, un gentleman come me – con una battutaccia a sfondo sessuale che concludo con un poco prudente “Del resto chiedi in giro, non si è mai lamentata nessuna!” Momento di silenzio … parte la musichetta thrilling … la mia soave e dolcissima mogliettina, con la più feroce delle sue espressioni feroci (quindi praticamente sta sorridendo, porella, nun je la fa a far la cattiva), scopre il dentino assassino, mi agita la sua pashmina blu davanti al naso e … “La vedi sta stoffa? Sta stoffa po’ esse sciarpa e po’ esse cappio. Oggi è stata sciarpa” e conclude con un venetissimo “… sta tento, moreto, che te curo mi!” che rovina l’effetto della quasi perfetta pronuncia romanesca sfoderata per l’occasione. Qui vedo la strada che dovremmo fare per raggiungere il punto di partenza del trail e no... è sabbia soffice, profonda, nun je la posso fa'... Saltiamo su una navetta (sono gratis!) e via, arriviamo al trail! C'è ancora tanto vento, teso, tantissima polvere e quasi una tempesta di sabbia... mi guardo intorno, vedo un gruppo di persone che parte deciso in una direzione, un paio di tizi spaesati che vanno verso un'altra direzione e tragicamente esclamo: "Seguiamo quelli, che sanno dove andare." Eh, si, sapevano dove andare, ma non era dove volevamo andare noi... Camminiamo per mezz'ora (ma @solshine non ha detto che ci vuole un quarto d'ora? Boh, magari ha un po' esagerato), sempre in coda al gruppetto, finchè non arriviamo alla base di una duna... "Beh, ora ci basterà scavallare la duna e saremo nell'anfiteatro del Dead Vlei" Fedeli lettori, dovete sapere che la duna non è come la montagna... è tutta uguale, non ha punti di riferimento, ma soprattutto... è di sabbia! Ogni 2 passi a salire si torna indietro di uno, si fa fatica a mettere uno scarpone davanti l'altro e non si capisce quanto manca alla fine della salita! Arrancando e sbuffando arriviamo in cima alla duna dicendoci "è quasi fatta" e invece... COL CAVOLO! La cima della duna da su una conca di sabbia e dopo la conca c'è un'altro tratto di duna, alto come quello che abbiamo scalato, forse di più... Muoriamo 10 minuti sulla cima della duna, praticamente scavalcati da un pullman di francesi (demmerde, alcuni a piedi nudi, gli auguro di aver preso qualche parassita) e dopo essere usciti dal coma profondo dell'ipossia decidiamo di tornare indietro al parcheggio per capire dove abbiamo sbagliato... Come al solito, in discesa siamo delle belve e in un'altra mezz'oretta siamo di nuovo al parcheggio... ci guardiamo un po' intorno e decido di chiedere ad uno degli autisti: "Wich is the best way to reach the Dead Vlei" Mi guarda, indica un cartello e mi fa: "Straight ahead, 10 minutes" "Shit, I haven't seen the sign before and we climbed half of the dune on the other side" "Oh, yes, the Big Daddy... ahahahahahahahah" Oh, yes, Ladies and Gentlemen, abbiamo provato a scalare la Big Daddy! 😂😂😂😂😂😂😂 E naturalmente, abbiamo fallito! Ripartiamo e finalmente... Il vento è fortissimo, di tanto in tanto vediamo arrivare nuvole di terriccio che viaggiano veloce, dopo poche raffiche l'urlo "COPRITI" è il segnale che dobbiamo girarci spalle al vento e infilare le macchine la maglia Per ripararsi dal mitragliamento Barbara si camuffa da Lawrence D'Arabia... Non so quanto tempo passiamo a scattare, a guardarci in faccia con il sorriso ebete, a sorridere e quasi a non credere che siamo qui... Il cielo color fastidio ci copre, la sabbia ci colpisce ovunque, ma non ce ne frega niente, siamo qui, non c'è nemmeno tanta gente, per cui i francesi sono sicuramente morti nel tragitto, facciamo foto nelle posizioni più impensabili. Alla fine, il vento peggiora ancora, i bordi della duna sono spazzati dalle raffiche e la sabbia rossa arriva dappertutto e ancora è nelle mie scarpe da trekking. Prendiamo la navetta e pranziamo sotto uno degli alberi nel parcheggio, mentre pensiamo se fare anche l'Hidden Vlei... siamo in compagnia di passeri e cornacchie che aspettano che cada una briciola... Alla fine nella lunchbox c'è talmente tanta roba che decidiamo di dividerla con i nostri commensali! Ci guardiamo in faccia e decidiamo che ok, va bene così, abbiamo già tentato la scalata della duna e non ce la facciamo a fare anche l'altro percorso, c'è vento, c'è caldo, ho la sabbia nelle scarpe, ho il mignolo con l'unghia spezzata e no, fare altri 2 km... gna famo! Ripartiamo in direzione del resort, fermandoci verso le dune... non c'è più la bella luce di stamattina, ma c'è sempre il blu del cielo ad accompagnarci. E ancora alberi secchi, che sono i protagonisti di questa zona. Arriviamo al gate e paghiamo l'ingresso... no, non mi sbaglio, per evitare la ressa al mattino hanno deciso di far pagare l'uscita! Il giovanissimo ranger parla un po' di italiano e chiacchiera qualche minuto con noi e visto che ci siamo, acquistiamo anche il pass per la Welwitschia Drive che faremo tra qualche giorno. Ci facciamo anche una passeggiata nello store, dove INSPIEGABILMENTE è tutto coperto di quella polvere sottile che ricopre anche noi... Probabilmente dormire nel campground qui è bellissimo, ma non deve essere particolarmente confortevole! Al gate mostriamo la ricevuta di pagamento, il ranger ci chiede... "Where are you from?" "Italy!" "Ahhh Italia!!! Buffon, Zambrotta, Cannavaro, Grosso, Gattuso, Pirlo, Totti, Del Piero, Toni!!!" Praticamente la formazione del 2006! 😂😂😂 Arriviamo in hotel e via, sotto la doccia! E qui, sorpresa! Mi sono portato un paio di palate di sabbia addosso che adesso giacciono un po' a terra e un po' addosso, praticamente ovunque! Birra in piscina, tramonto con un paio di Savannah Dry e foto sceme, una cena che rialza le sorti dopo quella di ieri sera. Carpaccio di springbock, bistecca di manzo, tutto davvero saporito, accompagnato da un rosé namibiano che è molto meglio del rosso di ieri sera e con il cameriere che ci ha coccolato tutta la serata! Buonanotte mondo!
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  6. 14 maggio 2018... 2 parole! Niente da aggiungere a quello che ha raccontato Barbara, l'alba con le gheparde è stata una bellissima esperienza, i micioni sono un sogno... La tranquillità di Lucas e la sua abilità nel far mettere KFC e Annabelle nella posizione giusta ci fanno godere di questi momenti... Il fatto che fossimo soli, ancora di più! Dal Kanaan al Truzzhotel la strada è molto, molto frequentata... (Stavolta non mi sono dimenticato di aprire lo sportellino!!!) Il truzzHotel è davvero truzzo... 2 piccoli castelli con tanto di torri nel deserto! Ma il tramonto col Savannah Dry vale la pena! La cena invece... Le cozze con una specie di ketchup sopra sono assolutamente dimenticabili, la carne è buona, ma ne abbiamo trovate di meglio... si rifaranno domani! Questo è un posto da pullman... uno di italiani, uno di cinogiappi, un gruppone di krukki... e indovinate chi è che fa casino? È un tipo di viaggio che è molto lontano dalle mie corde, non lo capisco e non lo condivido, rinunciare alla libertà di fare quello che si vuole, quando si vuole, in un paese in cui si può tranquillamente viaggiare da soli no, non lo capisco!
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  7. Domenica 13 maggio 2018 - Mobbing-tregrazione Ed ecco quattro fotine di puro bullismo, perché "il mio obiettivo è meglio del tuo, gné-gné-gné" 😎
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  8. 13 Maggio 2018 - Luderitz - Kanaan Desert Retreat Canzone del giorno https://www.youtube.com/watch?v=tRcPA7Fzebw Ci svegliamo di buon ora, guardiamo fuori dalla finestra e... Nebbia... nuvole... cielo e mare color piombo. Meno male che siamo stati a Kolmanskop ieri pomeriggio! Piccola nota: in Namibia abbiamo incontrato nuvole e nebbia solo sulla costa, per cui, se volete fare delle escursioni, controllate sempre le previsioni del tempo! Visto che ieri ci siamo procurati il necessario per una colazione frugale e che non possiamo avanzare nulla, spazzoliamo con abnegazione: brioche al formaggio, chelsea bun, latte, caffè, banana, ancora latte che sennò resta... Carichiamo il Mostro, apro lo sportellino antipolvere e siamo pronti a partire, destinazione deserto del Namib... ah, no, benzina e controllo gomme, che ci aspetta qualche giorno senza rifornimenti. Ci eravamo ripromessi di fotografare il Luderitz Sign, poco fuori città, ma niente, ci siamo dimenticati! Fino ad Aus, la strada è quella che abbiamo già percorso l'altroieri, le nuvole ci salutano appena ricominciamo a salire e ritorna quel magnifico cielo blu. Ci fermiamo nuovamente a salutare i cavalli (poco) selvaggi di Aus, qualche km dopo la "città" (che secondo i siti locali ha tra 30 e 300 abitanti)... ... svoltiamo sulla C13 e ci tuffiamo nel deserto! Beh, abbastanza deserto, alcuni abitanti ci sono! o meglio, c'erano! 😂😂😂😂 La C13 è una lunga fettuccia di ghiaia battuta in mezzo al deserto, la strada è in buone condizioni, ma è polverosa, le poche macchine che si incrociano alzano delle grosse nuvole. La difficoltà maggiore è sorpassare, perchè per quanto la macchina davanti vada piano, la visibilità è prossima allo 0... Il trucco è spostarsi il più possibile in modo di uscire dal polverone e passare velocemente. Dopo un'oretta di strada, si svolta sulla D707 e capiamo che si, salendo di lettera dell'alfabeto la strada peggiora notevolmente e ballonzoliamo per bene, tra una sosta fotografica, una pipì open space, durante la quale mi attiro l'invidia di Barbara perchè lei non potrà mai firmare la duna con la pipì ed eccoci, finalmente il segnale per la N/a`an ku sê Kanaan Desert Retreat. Attenzione! la posizione non è quella che trovate su google maps, inserite il punto indicato sul loro sito e soprattutto, seguite le indicazioni che riportano, sono molto accurate. Oltretutto Googlemaps non calcola l'itinerario, perchè secondo lei (deve essere donna, per forza) non ci si può arrivare. In lontananza vedo una nuvola di polvere, un'auto davanti a noi, dopo un paio di curve, vedo l'auto ferma e comincio a dire a Barbara "Chissà cosa hanno visto!". Ci avviciniamo e capisco che non hanno visto niente, hanno "solo" bucato una gomma... Oddio, bucato forse è un po' riduttivo, la gomma è praticamente a brandelli, qualche minuto prima sulla strada abbiamo attraversato un punto in cui delle belle rocce acuminate sbucavano da sotto la sabbia e probabilmente il tipo ci è arrivato un po' troppo allegro. Mi fermo, vedo 2 signori non proprio di primissimo pelo e gli faccio: "Do you need help?" Mi si avvicina la signora facendomi un gesto con la mano, sulle orecchie e sulla bocca e penso "cappero, sarà mica sordomuta?"... Invece no mi guarda e fa: "Je ne parle pas anglais..." "Avez-vous besoin d'aide?" Che botta di culo, eh? Ti trovi in un paese la cui densità abitativa è di 3,2 abitanti per kmq e becchi uno che parla anche francese sulla tua strada... Scendiamo, provo a vedere se si può fare qualcosa, il marito mi dice che il cric non funziona, gli dico che se vuole accompagnamo la moglie alla reception e gli mandiamo la macchina del resort, che sicuramente saranno attrezzati. Ci carichiamo la signora, una volta arrivati alla reception spiego alla ragazza che il marito ha la macchina bloccata, faccio da interprete e finalmente... Arriviamo alla nostra camera: Il Kanaan Desert Retreat è costruito per essere quasi ad impatto 0, delle tende su palafitta sul crinale di una delle tante collinette della zona (gli hardap), bellissime, ben tenute. Scopriamo che è gestito da un'organizzazione No-Profit, che si occupa sia della wildlife dell'area che delle scuole e dell'addestramento al lavoro nel campo del turismo e dell'accoglienza dei San, che è una delle etnie più svantaggiate della Namibia: http://naankuse.com/ E qui facciamo il nostro primo incontro con la lingua locale, con i suoi clic e i suoi scoppi, una lingua che viene direttamente dalla preistoria, quando i cacciatori non dovevano farsi scoprire dalle loro prede e svilupparono questa lingua "naturale". Ad usarla, mentre parlano tra loro, sono le nostre 2 guide, 2 ragazzi simpaticissimi che ci accompagneranno per le nostre peregrinazioni. Si, abbiamo scelto di prenotare il Photographic tour, con i ghepardi, il giro al tramonto, la stellata e l'alba, da decidere se sulle dune o sulle dune con i ghepardi. Il primo appuntamento è verso le 15, facciamo un rapido giro in stanza e facciamo un errore terribile... apriamo le finestre, fa un po' caldo ed è meglio cambiare l'aria, pensiamo. Pranziamo sulla terrazza, pochi minuti di relax e via, con le nostre 2 guide andiamo verso il cheetah feeding... Non siamo soli, con noi c'è una famiglia che sta nel campeggio, ci aspettiamo 2 micioni docili e invece... Cominciano a soffiare, da dietro alla rete, saltano e ringhiano quando ci avviciniamo... per un attimo ho pensato che no, lì dentro non ci entro! Invece le 2 guide erano tranquillissime, ci hanno dato un bastone ciascuno, con l'indicazione di sollevarlo se gli animali si avvicinavano troppo... i ghepardi non attaccano chi è più grosso di loro e il bastone li disorienta... KFC (non pensate male, è Kanaan Feed Cheetah!), è più amichevole, mentre Hannabelle è nervosa, tanto che inizialmente le tirano un pezzo di carne che lei va a mangiare sotto l'albero. I 2 ragazzi ci raccontano un po' di cose sui ghepardi, in questa zona c'è circa il 20% di tutti i ghepardi veramente wild in Namibia, qui tengono gli animali che sono stati ritrovati feriti o abbandonati da cuccioli e che non possono essere reintrodotti in natura. Non sono tranquillo come al Quivertree, avere un ghepardo che si avvicina quatto quatto al gruppo non è una cosa rilassante, ma le guide sanno cosa fare e si dispongono in modo di controllare entrambe i mici. Finita la merenda dei gattoni facciamo un rapidissimo passaggio in camera, fa ancora caldo e lasciamo ancora la finestra aperta e via, tramonto con aperitivo, questa volta da soli. La zona è meravigliosa, non c'è tantissima wildlife, vediamo da lontano un paio di struzzi e un po' più da vicino una volpe del capo, che però non riusciamo a fotografare. Arriviamo nella vallata centrale in tempo per l'aperitivo e per il tramonto, una sfilata di alberi che fa da cornice al sole che cala. Questo è proprio il logo del Kanaan, l'albero più famoso! Prendiamo appuntamento con le guide per lo stargazing, abbiamo giusto il tempo per la cena! Davvero ottima, la carne di manzo veramente eccezionale, buon vino, il personale è tutto locale e di livello. Qui incontriamo i nostri "amici" francesi... anche lui parla inglese come una vacca spagnola e mi tocca fargli da interprete con la cameriera; lui ci racconta che sono venuti i 2 ragazzi col cric ma soprattutto con un mattone per tenerlo fermo sulla sabbia e in 5 minuti hanno sistemato. Sono 2 buzzurri patentati, sgarbati col personale che ha l'unica colpa di non parlare francese (ma parlano inglese, afrikaans e tedesco), non ci pensano nemmeno ad offrirci il vino per l'aiuto, non hanno fatto nessuna delle attività previste, ci dicono che all'Etosha hanno visto giusto qualche elefante, ma chissenefrega, noi adesso andiamo a goderci le stelle! Prendiamo i piumini in macchina e via, torniamo verso gli alberi e ci perdiamo per un'oretta tra le stelle più incredibili di tutta la mia vita. Lo spettacolo è impareggiabile, non c'è fine, il buio è totale tutto intorno, la via lattea è meravigliosa, niente, ci siamo innamorati! Mentre rientriamo, chiediamo cosa è meglio fare per l'alba e loro ci consigliano l'alba con i ghepardi... vabbè, non ci hanno mangiato oggi, speriamo che domattina non lo facciano!!! Buonanotte mondo!!! Ah, no... torniamo nella nostra tenda e ci ricordiamo delle finestre aperte... ma è tardi, fa freddo, chiudiamo la finestra, ma niente, non c'è nulla per riscaldare la stanza, i letti sono piccoli, un po' meno di una piazza e mezza, ci infiliamo per bene sotto le coperte, ci guardiamo e... Vabbè, siamo in viaggio di nozze, prendiamo anche il secondo piumino e ci facciamo piccoli piccoli sotto la montagna di coperte nello stesso letto e... Buonanotte mondo! BRRRRRRRR!
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  9. 12 maggio 2018, una piccola aggiunta. La gita in mare col catamarano è stato il vero valore aggiunto di questa giornata, molto bella davvero. Per pignoleria, aggiungo che l'isola dei pinguini fa parte di un arcipelago denominato Penguin Islands, ma si chiama Halifax Island. Il comandante del catamarano ci ha raccontato la storia di Halifax Island, che era coperta di uno strato di quasi 40 metri di guano... 40 metri!!! Ci ha mostrato la foto qui sotto... l'isola pullulava di pinguini prima dell'inizio dello sfruttamento... L'estrazione ha distrutto l'habitat dei pinguini, che si nascondevano dai predatori nelle gallerie sotto il guano. Ma non solo... All'inizio è stata la pesca delle acciughe, che sono state sterminate, poi hanno cominciato con le sardine, finite le sardine, sono passati ai crostacei. La colonia si era ridotta a poche centinaia di esemplari. Negli anni 70 l'allora governo sudafricano decise di istituire un'area protetta, dove sono vietate caccia e pesca; quest'area si è espansa fino a coprire 12000 kmq, 400 km di costa per 30 km di distanza. Ora la colonia si è ripresa, ci sono circa 5000 pinguini! E poi Kolmanskop... che dire??? Incredibile, spettrale, la sabbia conquista quello che le era stato rubato... siamo al margine della Sperrgebiet, la Zona Vietata, dove vengono ancora estratti diamanti. La zona appartiene alla NamDeb (dove Deb sta per De Beers!) e non è possibile accedere, se non con un permesso e una guida. Barbarina protezione sabbia modalità ON!
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  10. Sabato 12 maggio 2018 Oggi giornata pienissima, anche se il sogno di fare una lavatrice nel pomeriggio sfumerà miseramente … eh, sì, adesso che sono sposata diventerò una casalinga modello, che vi credete? 😁 Il nostro residence non offre servizio colazione, ma è proprio accanto a un b&b (quello che avevamo puntato all’inizio ma che era già pieno con dieci mesi di anticipo) che apre la sala colazioni anche agli esterni, e alle sette siamo già in posizione, visto che dobbiamo essere al porto alle otto per la gita in catamarano. Le opzioni per la colazione sono tutte piuttosto impegnative e contemplano sempre uova e pancetta, quindi puntiamo la health breakfast che consiste in muesli, mele e bevanda calda … non soffriamo il mare, ma meglio non allargarci Il proprietario del catamarano è un magnifico vecchio lupo di mare con la pelle cotta dal sole e una Nikon a portata di mano, ci conquista subito. Il freddo è pungente, e le tre coppie e mezza a bordo (uno ha lasciato a terra la fidanzata col mal di mare 😜) vengono fornite di calde coperte dal solerte mozzo moretto che mi ha raccolta al volo appena prima che spiaccicassi me stessa e soprattuto la mia reflex sul ponte – ce l’hanno un ponte, i catamarani? Boh 😕 – muovendomi con la mia consueta commovente agilità. Decido saggiamente di restare incollata al sedile, meglio foto meno artistiche che un bagno in queste acque gelide. l giro nella baia e fino a Penguin Island dura due magnifiche brevissime ore, il sole inizia a scaldare una giornata bellissima, il mare ci offre tutti i suoi tesori. Incontriamo foche, fenicotteri, pinguini, delfini … vediamo anche il raro e bruttissimo pesce luna, che qui chiamano sunfish. È uno spettacolo emozionante, fenicotteri e pinguini insieme si possono vedere solo qui, e siamo felici di scoprire che la colonia di pinguini sta riprendendo vigore e consistenza dopo essere arrivata a un passo dall’estinzione a causa dello sfruttamento intensivo e alla distruzione dello strato di cacca protettiva 😆 sull’isola per le fabbriche di lavorazione del guano, i cui edifici ora abbandonati dall’uomo e conquistati alla causa dei pinguini danno un tocco di fascino spettrale alla costa scabra. Restiamo a lungo ad ammirarli, goffi e buffi a terra, agili ed eleganti appena si tuffano, e quando arriva il momento di tornare la piccola fitta di dispiacere è autentica. Scendiamo dal catamarano entusiasti della gita, e una volta di più increduli per il fatto di essere qui, di stare facendo questo viaggio fantastico, di riuscire a goderci l’istante con tanta intensità. (pesce luna!) Passiamo all’ufficio turistico, che ieri sera abbiamo trovato chiuso, a ritirare i permessi per Kolmanskop, uno dei momenti più attesi … dal poco che abbiamo visto ieri arrivando a Luderitz, siamo sicuri che non ci deluderà. La signora alla cassa chiede se siamo proprio sicuri di voler andare nel pomeriggio: i permessi sono giornalieri e valgono non le 24 ore che speravamo, ma da mattina a sera soltanto, ci dice, e la luce del pomeriggio non è l’ideale per le foto. Ci restiamo abbastanza male, ma dopo un rapido consulto decidiamo di non stravolgere i piani, e quindi niente alba domattina, faremmo troppo tardi e in ogni caso il permesso costicchia, quindi prenderne due per fare sia il pomeriggio oggi che la mattina domani è escluso. Per fortuna ci atteniamo al programma originario, perché anche se non lo sappiamo, domattina ci saranno nebbia e brutto tempo a salutare il nostro risveglio … avremmo davvero sprecato un’occasione. Se poi la luce del pomeriggio sciupi le foto, lo lascerò giudicare a voi tra poco. Decidiamo di andare per le quindici circa, in modo da aver tempo di fare foto sia in piena luce che al tramonto, poco dopo le diciotto. Nel frattempo facciamo un po’ di spesa alla Spar per il pranzo di domani – la strada per la Kana’an Desert Retreat è lunga e desolatamente vuota, non sappiamo a che ora arriveremo e Paolo cerca sempre di evitare che mi mangi pezzi della macchina, degli zaini o del suo avambraccio 😋. Al banco panetteria intravvedo dei croissant e delle girelle all’uvetta, e insomma, noi ADORIAMO il muesli con le mele, ma amore, che ne dici se prendiamo anche il latte e facciamo colazione in stanza? Per risparmiare, sai. "Amore" è entusiasta del muesli quanto me, ma si sa, a una neo moglie non si può negare niente e così … sempre pronto al sacrificio lui! 😁😁😁 Luderitz è grande come un francobollo, quindi torniamo a deporre la spesa e lasciare il mostro e ci avviamo ad esplorare, gironzolando un po’ a caso per le strade di questa deliziosa crucchissima cittadina, piena di gente che entra ed esce dai negozi, chiacchiera, fa file lunghissime per prelevare ai numerosi bancomat, e di profumi provenienti dai tanti banchetti improvvisati per strada, finché la fame mi spinge verso il Garden Cafè e lasciamo l’animata confusione del mondo per entrare in un piccolo sorprendente meraviglioso giardino dove circondati da fiori coloratissimi, lucertole e uccellini ci godiamo un ottimo pranzo sotto un cielo “blu fastidio”, che è uno dei miei colori preferiti. (ci tengo a precisarlo: tutte le foto di Luderitz sono così come scattate: il cielo è DAVVERO blu fastidio, come vedete) Un hamburger, una quiche al tonno, un’insalata e una apple crumble in due costituiscono il nostro pranzo sorprendentemente buono, visto che da fuori il posto non lasciava indovinare tanti tesori. Scopro anche il TINER di mele fatto in casa, che prendo senza chiedere cosa sia, sono curiosa: beh, è un ottimo succo di mela leggermente frizzante per cui potrei tranquillamente sviluppare l’ennesima dipendenza. Peccato che non lo ritroverò mai più 😔 Quando usciamo, dopo oltre un’ora di splendido relax, ci troviamo in uno scenario post atomico, una Luderitz vuota e solitaria … non so che sia accaduto, ma questo sabato di sole, prima popolato di decine di persone si è svuotato di colpo e ci troviamo soli in mezzo alla strada tra le balle di fieno rotolanti. Poco male, ci piace anche così. Si è fatta l’ora di partire per Kolmanskop, a pochi chilometri di asfalto verso l’entroterra. Che posso raccontarvi? È un posto surreale, metafisico, pazzesco … questa cittadina mineraria, abbandonata dal 1954 e pian piano mangiata dalla sabbia è uno dei posti più belli e sconcertanti che mi abbiano mai affascinata. Anche senza considerare il piacere carnale che può provare un maniaco della fotografia qui, guardarsi intorno è una continua sorpresa, un colpo al cuore, un’emozione. Qui aleggiano i fantasmi di una vita che non c’è più, ma non c’è la sensazione di tragico abbandono provata a Bodie, la sabbia stende il suo velo morbido e rasserenante un po’ ovunque, nemmeno il vecchio ospedale mi fa l’impressione spettrale che mi attendevo. Quando arriviamo ci sono un paio di macchine parcheggiate … c’è una coppia di sposi con damigelle, testimoni e fotografo che ci dà il permesso di immortalarli a nostra volta e ricambia le congratulazioni quando gli diciamo che siamo in luna di miele e ci siamo sposati la settimana scorsa, Paolo testa la Polaroid comprata apposta per questo viaggio e quando finalmente su suggerimento dello sposo toglie il tappo dall’obiettivo 😁 riesce anche a scattare, ci salutiamo tra le risate e dopo che anche i quattro motociclisti che sono arrivati nel frattempo a curiosare se ne vanno restiamo completamente soli. (questa mi piace proprio tanto, me lo dico da sola 😃) Siamo rimasti più di tre ore, inesplicabilmente volate via in un attimo, tra una foto e un oooohhh, che meraviglia. E aspettate di vedere le foto di quello bravo sul serio! Ce ne andiamo poco prima del tramonto per vederlo sulla punta estrema di Shark Island, a due passi dal nostro alloggio. C’è un campeggio, e quando chiediamo al custode cicciottello e sorridente di passare ci dice che dovremo pagare qualche dollaro all’uscita perché il suo collega col registro si è assentato un momento … decidiamo che ne vale la pena e ci godiamo una splendida mezz’ora di altre foto, anche a una famiglia namibiana in vacanza dall’aria benestante che ci chiede un ritratto di gruppo. Quando ce ne andiamo, il custode ci fa passare gratis perché il collega non è ancora tornato, e quando gli allunghiamo venti dollari di mancia come “a drink for you, and thank you very much” il suo sorriso simpatico si accende di tantissimi watt. Vorremmo provare Barrels per cena, tutti lo raccomandano, ma il sabato e la domenica è chiuso, accidenti a lui. Vabbé, la scelta non è enorme, e data una scorsa alle recensioni sul tablet con la sim namibiana torniamo neanche tanto a malincuore da Diaz, dove proseguiamo con lo sterminio delle ostriche (32, stasera) e facciamo onore a un’altra meravigliosa apple crumble con la custard. Giornata densa, andiamo a letto con il cuore che trabocca … e siamo ancora solo all’inizio 💖
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