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  1. Sabato 12 maggio 2018 Oggi giornata pienissima, anche se il sogno di fare una lavatrice nel pomeriggio sfumerà miseramente … eh, sì, adesso che sono sposata diventerò una casalinga modello, che vi credete? 😁 Il nostro residence non offre servizio colazione, ma è proprio accanto a un b&b (quello che avevamo puntato all’inizio ma che era già pieno con dieci mesi di anticipo) che apre la sala colazioni anche agli esterni, e alle sette siamo già in posizione, visto che dobbiamo essere al porto alle otto per la gita in catamarano. Le opzioni per la colazione sono tutte piuttosto impegnative e contemplano sempre uova e pancetta, quindi puntiamo la health breakfast che consiste in muesli, mele e bevanda calda … non soffriamo il mare, ma meglio non allargarci Il proprietario del catamarano è un magnifico vecchio lupo di mare con la pelle cotta dal sole e una Nikon a portata di mano, ci conquista subito. Il freddo è pungente, e le tre coppie e mezza a bordo (uno ha lasciato a terra la fidanzata col mal di mare 😜) vengono fornite di calde coperte dal solerte mozzo moretto che mi ha raccolta al volo appena prima che spiaccicassi me stessa e soprattuto la mia reflex sul ponte – ce l’hanno un ponte, i catamarani? Boh 😕 – muovendomi con la mia consueta commovente agilità. Decido saggiamente di restare incollata al sedile, meglio foto meno artistiche che un bagno in queste acque gelide. l giro nella baia e fino a Penguin Island dura due magnifiche brevissime ore, il sole inizia a scaldare una giornata bellissima, il mare ci offre tutti i suoi tesori. Incontriamo foche, fenicotteri, pinguini, delfini … vediamo anche il raro e bruttissimo pesce luna, che qui chiamano sunfish. È uno spettacolo emozionante, fenicotteri e pinguini insieme si possono vedere solo qui, e siamo felici di scoprire che la colonia di pinguini sta riprendendo vigore e consistenza dopo essere arrivata a un passo dall’estinzione a causa dello sfruttamento intensivo e alla distruzione dello strato di cacca protettiva 😆 sull’isola per le fabbriche di lavorazione del guano, i cui edifici ora abbandonati dall’uomo e conquistati alla causa dei pinguini danno un tocco di fascino spettrale alla costa scabra. Restiamo a lungo ad ammirarli, goffi e buffi a terra, agili ed eleganti appena si tuffano, e quando arriva il momento di tornare la piccola fitta di dispiacere è autentica. Scendiamo dal catamarano entusiasti della gita, e una volta di più increduli per il fatto di essere qui, di stare facendo questo viaggio fantastico, di riuscire a goderci l’istante con tanta intensità. (pesce luna!) Passiamo all’ufficio turistico, che ieri sera abbiamo trovato chiuso, a ritirare i permessi per Kolmanskop, uno dei momenti più attesi … dal poco che abbiamo visto ieri arrivando a Luderitz, siamo sicuri che non ci deluderà. La signora alla cassa chiede se siamo proprio sicuri di voler andare nel pomeriggio: i permessi sono giornalieri e valgono non le 24 ore che speravamo, ma da mattina a sera soltanto, ci dice, e la luce del pomeriggio non è l’ideale per le foto. Ci restiamo abbastanza male, ma dopo un rapido consulto decidiamo di non stravolgere i piani, e quindi niente alba domattina, faremmo troppo tardi e in ogni caso il permesso costicchia, quindi prenderne due per fare sia il pomeriggio oggi che la mattina domani è escluso. Per fortuna ci atteniamo al programma originario, perché anche se non lo sappiamo, domattina ci saranno nebbia e brutto tempo a salutare il nostro risveglio … avremmo davvero sprecato un’occasione. Se poi la luce del pomeriggio sciupi le foto, lo lascerò giudicare a voi tra poco. Decidiamo di andare per le quindici circa, in modo da aver tempo di fare foto sia in piena luce che al tramonto, poco dopo le diciotto. Nel frattempo facciamo un po’ di spesa alla Spar per il pranzo di domani – la strada per la Kana’an Desert Retreat è lunga e desolatamente vuota, non sappiamo a che ora arriveremo e Paolo cerca sempre di evitare che mi mangi pezzi della macchina, degli zaini o del suo avambraccio 😋. Al banco panetteria intravvedo dei croissant e delle girelle all’uvetta, e insomma, noi ADORIAMO il muesli con le mele, ma amore, che ne dici se prendiamo anche il latte e facciamo colazione in stanza? Per risparmiare, sai. "Amore" è entusiasta del muesli quanto me, ma si sa, a una neo moglie non si può negare niente e così … sempre pronto al sacrificio lui! 😁😁😁 Luderitz è grande come un francobollo, quindi torniamo a deporre la spesa e lasciare il mostro e ci avviamo ad esplorare, gironzolando un po’ a caso per le strade di questa deliziosa crucchissima cittadina, piena di gente che entra ed esce dai negozi, chiacchiera, fa file lunghissime per prelevare ai numerosi bancomat, e di profumi provenienti dai tanti banchetti improvvisati per strada, finché la fame mi spinge verso il Garden Cafè e lasciamo l’animata confusione del mondo per entrare in un piccolo sorprendente meraviglioso giardino dove circondati da fiori coloratissimi, lucertole e uccellini ci godiamo un ottimo pranzo sotto un cielo “blu fastidio”, che è uno dei miei colori preferiti. (ci tengo a precisarlo: tutte le foto di Luderitz sono così come scattate: il cielo è DAVVERO blu fastidio, come vedete) Un hamburger, una quiche al tonno, un’insalata e una apple crumble in due costituiscono il nostro pranzo sorprendentemente buono, visto che da fuori il posto non lasciava indovinare tanti tesori. Scopro anche il TINER di mele fatto in casa, che prendo senza chiedere cosa sia, sono curiosa: beh, è un ottimo succo di mela leggermente frizzante per cui potrei tranquillamente sviluppare l’ennesima dipendenza. Peccato che non lo ritroverò mai più 😔 Quando usciamo, dopo oltre un’ora di splendido relax, ci troviamo in uno scenario post atomico, una Luderitz vuota e solitaria … non so che sia accaduto, ma questo sabato di sole, prima popolato di decine di persone si è svuotato di colpo e ci troviamo soli in mezzo alla strada tra le balle di fieno rotolanti. Poco male, ci piace anche così. Si è fatta l’ora di partire per Kolmanskop, a pochi chilometri di asfalto verso l’entroterra. Che posso raccontarvi? È un posto surreale, metafisico, pazzesco … questa cittadina mineraria, abbandonata dal 1954 e pian piano mangiata dalla sabbia è uno dei posti più belli e sconcertanti che mi abbiano mai affascinata. Anche senza considerare il piacere carnale che può provare un maniaco della fotografia qui, guardarsi intorno è una continua sorpresa, un colpo al cuore, un’emozione. Qui aleggiano i fantasmi di una vita che non c’è più, ma non c’è la sensazione di tragico abbandono provata a Bodie, la sabbia stende il suo velo morbido e rasserenante un po’ ovunque, nemmeno il vecchio ospedale mi fa l’impressione spettrale che mi attendevo. Quando arriviamo ci sono un paio di macchine parcheggiate … c’è una coppia di sposi con damigelle, testimoni e fotografo che ci dà il permesso di immortalarli a nostra volta e ricambia le congratulazioni quando gli diciamo che siamo in luna di miele e ci siamo sposati la settimana scorsa, Paolo testa la Polaroid comprata apposta per questo viaggio e quando finalmente su suggerimento dello sposo toglie il tappo dall’obiettivo 😁 riesce anche a scattare, ci salutiamo tra le risate e dopo che anche i quattro motociclisti che sono arrivati nel frattempo a curiosare se ne vanno restiamo completamente soli. (questa mi piace proprio tanto, me lo dico da sola 😃) Siamo rimasti più di tre ore, inesplicabilmente volate via in un attimo, tra una foto e un oooohhh, che meraviglia. E aspettate di vedere le foto di quello bravo sul serio! Ce ne andiamo poco prima del tramonto per vederlo sulla punta estrema di Shark Island, a due passi dal nostro alloggio. C’è un campeggio, e quando chiediamo al custode cicciottello e sorridente di passare ci dice che dovremo pagare qualche dollaro all’uscita perché il suo collega col registro si è assentato un momento … decidiamo che ne vale la pena e ci godiamo una splendida mezz’ora di altre foto, anche a una famiglia namibiana in vacanza dall’aria benestante che ci chiede un ritratto di gruppo. Quando ce ne andiamo, il custode ci fa passare gratis perché il collega non è ancora tornato, e quando gli allunghiamo venti dollari di mancia come “a drink for you, and thank you very much” il suo sorriso simpatico si accende di tantissimi watt. Vorremmo provare Barrels per cena, tutti lo raccomandano, ma il sabato e la domenica è chiuso, accidenti a lui. Vabbé, la scelta non è enorme, e data una scorsa alle recensioni sul tablet con la sim namibiana torniamo neanche tanto a malincuore da Diaz, dove proseguiamo con lo sterminio delle ostriche (32, stasera) e facciamo onore a un’altra meravigliosa apple crumble con la custard. Giornata densa, andiamo a letto con il cuore che trabocca … e siamo ancora solo all’inizio 💖
    2 punti
  2. Eccoci qua, ritornati dal viaggio, è andato tutto bene e siamo riusciti a seguire le tappe pianificate. Intanto grazie a tutti per i consigli e la pazienza, magari prima o poi farò un diario...ma devo ancora finire il precedente... Ad ogni modo qualche considerazione sparsa: - Sedona merita un ritorno, bellissima cittadina, è costruita in armonia con la natura, i colori delle strade e delle case si mimetizzano col paesaggio...decisamente una sorpresa positiva - Flagstaff: una piccola delusione, mi aspettavo più che una vecchia stazione e un hotel "antico". Certo sarà una buona base per i dintorni, ma la città non m'ha detto proprio niente. - Williams: resta per me un mistero affascinante come siano riusciti questi americani a venderti una strada neanche fosse il Colosseo o la Tour Eiffel. Chapeau! - Grand Canyon: il secondo ritorno; fa meno effetto della prima volta ma resta una tappa obbligata se si passa lì vicino. Sarei curioso di vedere il North Rim la prossima volta. Bright Angel Lodge scelta ottima per la notte. - Page: cittadina desolante, forse anche peggio di quel che ricordavo. I lavori all'Horseshoe ne smussano il lato selvaggio permettendo di godere dello spettacolo anche a chi non si avvicinava per il terrore, tutto sommato giudizio positivo. Dell'Antelope questa volta abbiamo fatto l'upper ma non in orario ottimale (era il tour delle 15:30) e in molte parti era buio, non si godevano già più i giochi di luce. Dopo averli fatti tutti e due mi sento di consigliare l'upper solamente nelle ore centrali a cavallo di mezzogiorno considerando l'apertura più stretta del canyon, il lower è un po' più largo e quindi risulta più fruibile anche allontanandosi dallo zenith. - Gooseneck: non mi è piaciuto, non mi ha detto niente, tornassi indietro probabilmente non spenderei nemmeno i 5$ chiesti per entrare. - Muley Point: impressionante! difficile da raggiungere, lunga la strada, senza indicazioni, senza nessuno attorno, molte volte credevo di aver perso la strada o di aver mancato qualche deviazione e di andare chissà dove. Una volta arrivati la vista è infinita, bellissima e terrificante, ti senti in capo al mondo e ti rendi conto che non sei nulla. Spaventoso. - Valley of the Gods: bellissima, probabilmente più della Monument, forse la sorpresa migliore di tutto il viaggio, aspettative basse totalmente soverchiate dalla bellezza che si sussegue. Anche qui pochissima gente, colori e forme da impazzire, avrei voluto farla in tutte e 2 le direzioni per non perdermi nemmeno uno squarcio di tanta bellezza. - Bluff: ci abbiamo dormito ma è davvero minuscola, a mezz'ora c'è Blanding che non sarà il centro del mondo ma almeno è una cittadina con 4 ristoranti e qualche motel, probabilmente è da preferirsi a Bluff. -Moab: gran posto! Meglio, molto meglio Canyonlands di Arches. Il Dead Horse costa 20$ e per vederci solo il tramonto sono troppi. Vale la pena farci 2 giorni pieni, se possibile meglio 3. - Moab - Jackson in giornata si fa, lunga ma si fa. Partiti alle 8 da Moab, con pranzo e soste varie siamo arrivati a Jackson in tempo per la sparatoria delle 18. Tornando indietro la rifarei: lungo la strada (Provo-Park City-Evanston-Afton-Alpine) non abbiamo visto nulla che potesse valere la sosta. - Jackson: davvero una bella cittadina, bellissima atmosfera. Da fermarsi magari una notte in più nonostante i prezzi molto alti. - Grand Teton: bello, non si può dire nulla, ma per noi che viviamo in mezzo alle Alpi non è un paesaggio "diverso". Non ne siamo rimasti particolarmente affascinati. - Yellowstone meriterebbe un post a parte, brevemente consiglierei il tour da est a ovest, contrario a quello fatto da noi: dopo l'Old Faithful e dintorni nulla regge il confronto. Spendere più di 300$ a notte per dormire al Canyon Village non ha senso, meglio gestire le notti in maniera diversa. - Cody: si gioca il podio per la delusione peggiore del viaggio. Cittadina poco affascinante con tante, troppe trappole per turisti e un museo decisamente troppo caro (20$ a testa) per quel che offre. Ci siamo rimasti proprio male, sicuramente visitarla dopo lo Yellowstone non aiuta... - Devils Tower: molto bella, fatto il giro non resta molto da fare. La notte siamo stati al Devils Tower Lodge: posto strano, magari più per arrampicatori che per turisti di passaggio. Bella l'atmosfera con cena e colazione tutti seduti attorno ad un grande tavolone dove chiaccherare. Peccato per la mancia richiesta al saldo della camera (15%). - Deadwood: una tristezza, città finta piena di anziani e Casinò, attraversarla in auto è già sufficiente, non vale la sosta. - Rapid City: più carina di quanto mi aspettassi, da tenere in considerazione come base per le Black Hills. - Badlands: bellissime! Meglio di quanto credessi, paesaggi davvero assurdi, queste colline taglienti, i colori, il cielo la notte...uno spettacolo. Molto bello il Cedar Pass Lodge, l'ho trovato meglio gestito rispetto a tutti quelli di Xanterra negli altri parchi nazionali. Colazione in caffetteria evitabile. - Bear Country: può valerne la pena se non si è riusciti a vedere molti animali selvaggi nei parchi, è comunque una specie di zoo-safari tipo il Parco Natura Viva sul Garda, ma più in piccolo e specializzato in Orsi. - Mt. Rushmore: bello da vedere, ma vale il discorso fatto per la Devils Tower, una volta fatto il giro, col museo e i video, non resta molto da fare. La cerimonia serale non mi ha appassionato, troppo un'americanata per i miei gusti, e i poveri veterani avrebbero meritato maggior attenzione. Non vale la pena fermarsi a dormire a Keystone per vederla, è la più brutta cittadina della zona, molto meglio Hill City o Custer. Il Roosvelt Inn è da evitare, camera puzzolente e colazione orrenda con poca varietà e qualità (il succo d'arancia era acqua sporca). - Custer State Park: vale la pena per la Needles Highway (molto più bella rispetto alla Iron Mountain Road) e anche per il Wildlife Loop, certo, visto dopo Yellowstone non impressiona ma resta comunque un bel giro. - Denver: evitabile. Città abbastanza anonima, il centro è una via pedonale senza infamia nè lode, può andar bene per una notte ma non di più. Con il volo la sera tardi sarebbe forse stato meglio per noi dormire nelle Rocky Mountains e raggiungere l'aeroporto direttamente.
    1 punto
  3. Io invece aggiungerei altro ma togliendo alle città
    1 punto
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