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Uganda 2013..... un ricordo...tante emozioni, Africa con la A..


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l'andrenalina della escursione ci ha sostenuti....ma ti assicuro che è stato mooolto faticoso, in quanto non ti fermi mai, continui a cercarli e se ha piovuto ogni salita è fango e sei a 2000 metri e non fai mai o quasi sentiero.... pero'........quando ripartiamo????????

IMPORTANTE....quando raggiungi il lago  ti passa tutta la stanchezza è un paesaggio tra i più belli mai visti da sogno

 con i bungalow appollaiati sopra, una birra in mano e in sottofondo i canti africani di qualche gruppo in un'isoletta.. 

 p a r a d i s i a c o...il lago Bunyonyi.....guardate solo su Google che cosa è...e rende nulla, perché l'atmosfera è impossibile sentirla

noi eravamo qua http://www.arcadialodges.com/lake-bunyonyi.html

Modificato da alberto tao
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Giorno 15 – 22 agosto Il Lago Bunyonyi – Parco Nazionale del Lago Mburo

 

Oggi ci svegliamo con calma, non abbiamo fretta. Il cielo e’ grigio, purtroppo la visibilità e’ quella che e’ fa freschetto: faccio un po’ di riprese comunque, poi colazione con la felpa e poi ci troviamo  insieme

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 Seguiamo a piedi la guida locale, un giovane dell’Arcadia, lungo un sentiero. Da in alto, sulla parte alta della colina dove siamo in questo momento, scendiamo fin giù,al lago, dove saliamo su un barchino a motore, piccolo ma stabile, comodo quanto basta. Per 2 ore andiamo “ a spasso “ tra le isole. Credo che il giro che stiamo facendo sarebbe impagabile in altre condizioni di visibilità e di contrasti.

 

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 Ci fermiamo anche per una pausa  e per un drink in un bar-lodge su una piccola isola: sorprendo tutti, cameriere compreso, ordinando un “mango suc”, mi vengono cosi’ a volte le traduzioni….. ma poi mi converto in un piu’precisino, ma banale,  passion fruit juice!!!

 Il cielo rimane coperto ed i riflessi di acqua e delle isole sono quello che sono. Anche l’umore non e’ dei migliori. A terra ci mostrano i famosi gamberi di fiume del lago….bello il gioco di parole…sono piccoli scampetti che chiediamo di mangiare a pranzo. No, non e’ possibile, ne hanno pescati troppo pochi, non se ne fa niente.

Ed allora al lodge, a pranzo, in terrazzo qualcuno chiede la pizza , io mi lancio con un’insalata francese non male, ma mi spazzolo anche 2 pezzi della pizza di Cele. La digeriremo a sera … ed in parte. E’ cemento nell’intestino… in effetti credo abbia una lievitazione proporzionata ai tempi della loro cucina….eterna!!!!!

Alle 13.30, fatti e caricati i bagagli per l’ennesima volta, imbocchiamo la strada, diretti al Lago Mburo, penultima tappa del nostro tour.

L’Otelma  Kasule, ne avesse presa una come tempi di percorrenza, ci comunica che in circa 3 ore saremo a destinazione, in tempo per fare un game drive serale.

 Sara’ che ci sono i lavori in corso (da 2 anni sono  in corso grossi lavori, per la costruzione di una grande strada asfaltata di collegamento tra Kampala ed il Rwanda ed il Congo) sara’ in  quanto la macchina di Billy ha un guasto (poca cosa peraltro e per fortuna) e dobbiamo attendere in una stazione di servizio, ma il tempo necessario per arrivare a destinazione quasi magicamente e sorprendentemente raddoppia!!!  Ma va?????!!!!!!!!!!!

Durante l’attesa nella stazione di servizio Total a  Mbarara, grande citta’ del Sud, (dove si fermano solo macchinoni, di gente che anche qui ha dei bei soldini) nella piazzola due ragazzi camminano tra le auto con una cesta ciascuno di uva nera, in piccoli grappoli di una ventina di acini: ci lanciamo e ne acquistiamo dieci….il ragazzo non ci crede a tanta grazia e li conta con gusto, con la mano in un sacchetto per non avere contatto e quindi ci spara 10.000 cocuzze ugandesi….Per poco non ci rabaltiamo….prezzo pazzesco. Ormai stiamo ballando e ne prendiamo 5 per 5000 cocuzze. In effetti sono 2 euro, ma in tutto non sono neanche mezzo grappolo di quelli che si comprano in piazza. Sono  come l’uva fragola e vendono il raccolto dell’unica azienda che li produce, in tutta l’Uganda. Adesso si capisce il perche’ del prezzo ed il perche’ cercano di venderlo solo qui. Kasule ci dice che e’ una prelibatezza, una cosa esclusiva. Gliene regaliamo un grappolino e si mangia 2 acini e poi se lo mette via per dopo!!!!! Altri 2 grappoli li diamo alle ragazze, nell’altra auto, le quali, in cambio, ci danno mezzo sacchetto di bagigi rancidi…..scambio sicuramente alla pari.

La strada ora e’ bella, ma la velocità rimane inferiore ai 90 km/h; ci mettiamo una vita e quando imbocchiamo lo sterrato  per la deviazione per il lodge e’ tramonto avanzato:

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 Rinunciamo ad “alzare” il tettuccio” della Toyota, ma dopo un po’ incontriamo due immense mandrie di mucche e buoi dalle corna lunghe. Scendiamo e le affianchiamo  per vedere da vicino-vicino, speranzosi di non beccarsi un’incornata. Le mandrie bloccano la strada. Il tutto e’ molto piacevole e folkloristico, ma il procedere e’ lentissimo, a passo di mucca. 129753446.jpg

 

Arriviamo al  Rakobo Rock Lodge alle 19 in punto. Anche questo e’ un posto bellissimo. La struttura e’ nuova, ha meno di 1 anno, situata tra grosse rocce, in posizione alta rispetto a tutta la savana che scorre sotto di noi: E’ gestito da una coppia di giovanissimi ragazzi inglesi, simpatici, gentilissimi, che hanno una bimba bionda  di 2 anni. Breve check in, solita consegna delle ordinazioni per la cena e andiamo al cottage. Anche questo magnifico. Isolato dagli altri quanto basta, grande e pulitissimo all’interno, con bagno molto caratteristico, ampie finestre zanzarierate con piccole tende, ma, come sempre, direttamente in contatto con l’aria esterna. Vista da capottamento, e davanti alla porta un piccolo divano ed un’amaca-altalena per dondolarsi.Gli ampi finestroni ci fanno intuire la posizione panoramica della location….beh del tutto inaspettato. Doccia e veloci preparativi per la cena. Ora e’ buio e non si vede nulla. Non ci sono luci e mi salvo con  pila. Cele si guarda intorno con un po’ di timore. Gia’ il sentiero si capisce solo in parte e ci si rischia di perdere ma c’e’ una quantità di sibili, scricchiolii, fruscii, pigolii e rumori strani in un buio che più buio non esiste. Cele mi si attacca che era dal 1984 che non la sentivo cosi’ vicina (anno del matrimonio) e non esagero!!!

A cena ci sono altri piccoli gruppi di ospiti.  Il posto e’ per tutti probabilmente l’ultima tappa prima del rientro. Noto e faccio notare  che il nostro tavolo e’ apparecchiato per 10; in tutti gli altri tavoli gli autisti sono al tavolo con i turisti: non mi sembra che  ci sia l’intenzione di coinvolgere Kasule e Billy i quali, forse per varie ragioni, non si fanno vedere e cenano separatamente forse al loro cottage. Comunque peccato, anche il feeling con Kasule in particolare si e’ un po’ irrigidito.

A cena il clima e’ freddino e i brontolii prevalgono; l’unico che mi sembra giustificato e’ quello di Rubi che anche questa sera si e’ trovata senza acqua calda nel suo cottage o senza acqua addirittura. Con Cele ci soffermiamo a cercare di vedere intono, ascoltiamo i rumori e alle 9.10 rientriamo presto. Siamo molto stanchi, in tutti i sensi; distesi a letto ascoltiamo ancora  quasi in silenzio e  ci viene gia’ la nostalgia del viaggio che sta per finire…ci vengono in mente tanti ricordi che mescoliamo con la brezza che entra dalle finestre e con muggiti e non solo che  ci raggiungono. Ci stringiamo, ci capiamo, ci sentiamo cosi’ vicini e cosi’ felici di essere cosi’!  Notte fantastica, degna conclusione di questa nostra esperienza!

Si e’ deciso (la decisione e’ stata poi comune) di rinunciare al game drive domani mattina. E forse e’ un bene cosi’. Sinceramente mi spiace, ma svegliarsi alle 6 non e’ la decisione piu’ logica, visto  che domani notte non dormiremo!!!!

 

 


    Giorno 16 – 23 agosto Lago Mburo -  Entebbe

 

Ci svegliamo e fuori c’e’ nebbia, un caigo di quelli da Polesine novembrino.

 Cele mi racconta delle mucche, quelle con le grandi corna, che questa notte sono passate attaccate al cottage, sbattendo gli zoccoli sulla roccia e facendo un baccano infernale. Si e’ svegliata e guardando fuori dalla finestra ha praticamente incrociato gli occhi con gli amici ruminanti. Io non ho sentito nulla….ho fatto una piomba come non mi capitava da anni e non mi dispiace neanche troppo essermi perso il passaggio delle Ancholi cow. Mentre ridiamo sulla incredibile situazione….sono io quello che dorme per la prima volta!! Organizziamo la valigia per l’ultima volta e cerchiamo di mettere sopra quello che probabilmente andremo ad indossare  questa sera, ad Entebbe.

Colazione, partenza alle 8.30, proprio mentre si intravede il sole tra la nebbia. La situazione migliora ancora e quando arriviamo al gate del Lago Mburo c’è sole al punto che scoperchiamo la Toyota. Mentre Kasule sbriga le pratiche facciamo un salto nello shop, lì attaccato e mi compro un cappello fatto strano, forse di corteccia, marrone, con al falda tipo cowboy per ben 4 euro. Mi piace, oggi lo uso, in futuro non lo so.

Entriamo nel Lake Mburo National Park e facciamo un breve game drive, l’ultimo, di circa 30 minuti.  Riusciamo ancora a vedere facoceri con cuccioli al seguito,  zebre, tantissime, anche queste con vari mignon, impala, gazzelle con i vari nomi che mai imparerò.

Arriviamo sulla costa del Lago, dove c’e’ un piccolo lodge, con bar o simile ed alcune panchine . Ale parte in solitaria, a piedi, gli altri sono intenzionati a leggere sulle panche (eccetto Claudio che cerca  di farsi caricare da alcuni facoceri che grufolano nel grande piazzale).

Cele ed io siamo un po’ indecisi, ma e’ l’ultimo giorno, non vorrei poi già domani rimpiangere qualche cosa. Chiediamo ad un ranger e prendiamo a noleggio una mini imbarcazione. Il battellino ha una guida e con noi viene anche una coppia di inglesi con due bambini. Navighiamo per circa un’ora lungo la costa e salutiamo, per l’ultima volta, tanti ippo,

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qualche cocco, martin pescatori, fish eagle, altri oseeti vari dai colori incredibili di cui non so il nome. La guida del battello ce li indica, ce li spiega, mi entrano per un’orecchia e mi escono piu’ veloci del martin pescatore di prima. Che bello, che bene che stiamo, ci piacerebbe durasse ancora per tanto tempo. Che pace, che silenzi e che natura. Ciao Uganda….. sigh. Completata anche questa. Risaliamo in auto, rifacciamo il percorso di prima, ripassiamo per il

lodge, cerchiamo di acquistare un batik appeso, ma non e’ in vendita, peccato, proprio bello e particolare.

 Ferida e Rubi provano a fare il check in aereo con il computer della signora inglese, ma internet e’ lentissimo e non si riesce. Rimandiamo a questa sera. Mangiamo sempre al lodge una soup ed un piatto freddo.

Alle 13.20 si parte per Entebbe.

La strada e’  asfaltata, ma trafficatissima e anche questa con diversi lavori in corso. Ogni tanto un mercato, sempre con i vari prodotti esposti con un ordine quasi maniacale, dappertutto.

 Il tempo previsto e’ di circa 5 ore….lo sara’ davvero Mago Kasule??? Dobbiamo anche tenere conto della fermata prevista all’Equatore.

La strada e’ bella, ma  si va molto lenti. Superiamo camion carichi di tutto, di banane. Di banane e uomini, di mucche,  mucche, banane e uomini a strati e poi pulman che corrono all’impazzata

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Ci fermiamo poi  a lato e facciamo segno ad una giovane donna di avvicinarsi.

 

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Le diamo le scarpe adidas dorate di Cele ( un po’ alla fine della loro esistenza) una mia felpa champion, un cappello e le ultime cose….mentre  gli altri hanno prima di noi vestito giovani e vecchi e ancora adesso regalano gli ultimi vestiti che non abbiamo intenzione di riportare. Saltano letteralmente di gioia e vorrebbero abbracciarci tutti. 

Poco dopo siamo all’Equatore, ma e’ un punto diverso di quello attraversato qualche giorno fa. Allora stavamo scendendo, ora invece risaliamo da sud. Questa zona e’ piena di negozi. A gruppi e da soli giriamo per gli ultimi acquisti, a volte raggruppandoci di nuovo per comprare insieme, contrattare meglio, provare a spuntare il prezzo. La controparte e’ decisamente scafata.  Compro due maschere del  Congo, una moneta di legno, poi qualche strafanto da portare a casa …orecchini, portasale e apribottiglie in osso. Tanto per spendere le ultime petacee locali. Cerchiamo qualche batik, ma nulla ci ispira o hanno prezzi altini per i nostri gusti. L’ora a disposizione per lo shopping passa velocemente.

Riprendiamo il tragitto, ma poi deviamo per un nuovo sterrato. E’ una scorciatoia, ci dicono. Ne sentivamo proprio la mancanza. La scorciatoia e’ di circa un’ora abbondante ed è ovviamente sterrata e piena di polvere con poche buche.

Improvvisamente  usciamo dallo sterrato immettendosi  nella principale. Dal nulla o quasi ci troviamo nella periferia di Entebbe. Non siamo più abituati. Il casino e’ totale, forse in quanto e’ anche ora o zona di mercato; se qualcuno vuole capire che cosa si intende per traffico caotico (non sono stato mai in India lo ripeto) puo’ provare a fare un giretto alle 18/19 di sera per questa zona. E’ il Kaos totale con un flusso piu’ o meno ordinato di unita’, persone ed animali,  che si muovono in modo spesso casuale, poco logico, ma soprattutto imprevedibile cercando solo di occupare il minimo spazio libero davanti. Il tempo di percorrenza lievita a dismisura, solo per attraversare un quartiere. Improvvisamente poi la situazione si normalizza, nel senso che si procede meglio  e arriviamo all’hotel. Scendiamo dalle macchine, scarichiamo definitivamente i bagagli. Non capiamo ancora chi ci portera’ in aeroporto e come e dobbiamo ancora fare il check in.

 

 

 Riesco a comunicare in qualche modo con Costantino; sta arrivando a piedi ed a breve dovrebbe raggiungerci..  Ci danno le camere, ma la priorita’ e’ sistemare le cose per l’imbarco.

Rubi e Ferida riescono a fare tutto con il computer della reception, poi ci prova e riesce anche Ale; nel frattempo arriva il vate Tessarin (Costantino).
Do le buste con le meritate mance a Billy e Kasule. I saluti sono un po’ tiepidi o cosi’ mi sembrano. Loro si defilano in tempi troppo  rapidi.

Con Costantino andiamo a cena insieme, poco distante dall’albergo, al Goretti Grill e Pizza, posto che e’ indicato come in assoluto il migliore ed il meglio frequentato tra Entebbe e Kampala…..a benon!!!!!!

La cosa pazzesca non e’ il posto, quanto le cose che troviamo lungo la strada e’ li’ sulla spiaggia. Probabilmente e’ l’ora.

Miliardi di farfalline volano intorno ai pochi lampioni ma anche intorno a noi, si procede a fatica evitando di parlare, anche se potrebbe essere un aperitivo interessante, al quale  un po’ tutti facciamo volentieri a meno.

 200 metri e arriviamo al Goretti. C’e’ gia’ molta gente, il posto sembra veramente un cult ed e’ venerdì sera. Proviamo a vedere se troviamo posto all’esterno;  la sabbia e’ tutto un brulicare di farfalline che volano e muoiono in pochi minuti…. E’ una cosa terribile. Non proviamo neppure a pensare di stare fuori e ci rifugiamo all’interno. Qui ordiniamo  in tanti tilapia ai ferri. E’ l’unico posto dove la fanno ai ferri e non fritta e probabilmente e’ anche l’unico posto dove la sanno fare. Intanto birra, in quanto l’attesa e’ la solita….

 Fuori le farfalline agonizzano e sembra che la loro presenza diminuisca. Un gruppo tribale del Burundi inscena una serie di danze, coinvolgenti, bellissime anche se un po’ fracassone per i nostri orecchi che vengono da 15 giorni di pace assoluta, solo inframezzati da qualche ipporutto e quaqquareqquii di anatre ed ucceloni vari.

Ballano e suonano senza pausa, nei loro costumi, con i loro addominali ebanizzati e le spalle belle toste. Con loro si mettono a ballare, suonare, saltare anche alcuni “bianchi”, come noi, forse solo appena piu’ giovani e si divertono come dei matti, immedesimati nella danza  e nel ritmo- afro incalzante, senza sosta, senza possibilità di rifiatare Assistiamo un po’ tutti allo spettacolo; guardo un po’ con nostalgia e con tanta invidia. Mi sento anche un po’ preso, trasportato, anche Ferida e Michela guardano con entusiasmo  e Claudio riprende, anche lui, forse anche lui un po’ invidioso.

Il fatto e’ che non smettono, mai, continuano e il fragore delle percussioni alla fine  scassa un po’ gli zebedei, anche perché, rientrati, spesso facciamo fatica a parlare tra noi e Costantino. Mangiamo piuttosto bene.

Usciamo stanchi con la musica e le danze che proseguono. Io dopo 10 minuti sono di solito in un coma di stanchezza e questi saltano e ballano da ore come fosse nulla. Mah, fare meta’ a ciascuno, no eh?????

Torniamo al vicino hotel e le farfalline sono completamente sparite, neanche mezza. Arriviamo nella hall e salutiamo il vate di Kampala, il quale, con sacchetto avanzi pesce per i suoi nove gatti (o giu’ di li’) è pronto a prendere i camioncini taxi (quelli che partono solo quando sono pieni zeppi) per rientrare da Entebbe verso casa..

Non so se lo farei, ma lui si e’ perfettamente integrato in questo modo di vivere. Saluti, arrivederci, grazie, qualche suggerimento. Per l’aeroporto ci portera’ il guardiano dell’hotel. Bene. Fissiamo l’appuntamento con l’autista alle 12.50. L’aereo e’ alle 3.50, ma dovremmo fare almeno due viaggi. Il pulmino è da 7 persone ma ci sono i bagagli,gli zaini e gli strumenti e quanto comprato e che occupa comunque spazio.

 Ok, ora doccia e poi il burraco di addio. Ci sono diversi tavoli nella hall e non c’e’ nessuno.

 Ale e Michela vanno su nella camera che condividiamo per la doccia; gli altri si alternano in una camera al piano terra. Quando finiscono e’ il nostro turno.  Faccio una doccia micro, manca l’acqua o quasi e Cele si lava velocemente  sul lavandino in camera. Faremo meglio a casa fra qualche ora

Arrivano le 12.40, di notte prendiamo le valigie e aspettiamo…..e qui una nuova prova dei miracoli africani……L’autista controlla la montagna di bagagli e comincia a caricarne un po’. Fa sedere le ragazze neanche troppo schiacciate dietro. Poi altri bagagli. Fa salire su un posto Claudio con Ale praticamente in braccio e Maurizio accucciato tra le borse. Io sono davanti con quattro zaini….il piu’ comodo sicuramente.  Speriamo che l’aereoporto sia vicino.

 Stipati all’ugandese partiamo ed in effetti raggiungiamo l’entrata. Qui la polizia ci ferma.Ah….ben messi…siamo in 9 in un furgone da 7 con bagagli  ecc dappertutto. Fa scendere Maurizio, controlla un po’, chiede i documenti all’ autista, arriva un altro e ci fa cenno di andare. Roba da matti.

Ho un sonno da capotamento, non ho chiuso occhio fino ad ora. In aereoporto cerco una sedia, sto per imbarcarmi in un altro aereo e per fortuna il gate mi chiude davanti (chissa’ per dove  partivo???) , mi siedo in coma  da qualche parte con il mio cappello in corteccia in testa ….niente non riesco a dormire.

Finalmente chiamano il volo,  entro per il gate giusto, solo perche’ seguo gli altri….. salgo per le scalette e trovo la poltrona, tra Cele e Claudio. In rapida successione : cappuccio felpa in  testa, mascherina in faccia, tappi nelle orecchie, via le scarpe (mi sono fatto la doccia e sono vestito di nuovo, quindi evitiamo facili valutazioni), 3 gocce di depas….parto…io parto, l’aereo non so. Non ho piu’ sentito niente, ne’ decollo, ne’ colazione a bordo….zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz ciao Ughi, grande, grande, grande!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


Qualche personale considerazione

 

Se mi chiedessero “che cosa ti ricordi, che cosa ti e’ rimasto veramente impresso” dell’Uganda, cadrei nell’ovvio, nello scontato, ma non potrei che non rispondere: i bambini.

 I bambini, a migliaia, pronti a correre al passaggio della nostra auto come fosse un’astronave, sempre, ma veramente sempre con il sorriso sulle loro labbra, sottili o spesse, ma tali da invitarti a rispondere , sempre a fare “ciao” con la loro manina o con tutte e due le mani, sperando solo in un accomodante gesto  di saluto, di ricambio, quasi fosse un dono.

Quei bambini che, se per caso fermi l’auto, crescono in modo esponenziale in pochi minuti e ti circondano; quei bambini che , se solo ti provi ad avvicinare, magari per dare acqua o qualche caramella o qualsiasi cosa, beh si ritraggono impauriti o che si inginocchiano, commoventi, imbarazzandomi; quei bambini  che mi si avvicinano piano piano  per toccarmi, quasi fossi  un essere dai poteri paranormali; quei bambini dagli occhi sempre spalancati, pieni di speranza, spesso con la tanica gialla per l’acqua  in mano o sulla testa, in equilibrio,  o con un fratellino da proteggere  sulle spalle, o con la zappa  per aiutare la mamma nei campi o a cercare di pedalare o magari solo spingere una bicicletta più grande almeno 3 volte di loro e spesso utilizzata come mezzo per caricare legna, carbone, banane; quei bambini con una dignità che non può non sorprendermi  e che  camminano  lungo le strade rosse e piene di polvere e che invece di voltarsi, nascondere il viso o coprirsi, si affacciano dalle loro capanne, ti vengono a cercare, a vedere nel tuo passaggio, o continuano a camminare, magari nel fango, nelle pozze d’acqua se  ha piovuto o piove; quei bambini non possono non ritornarmi in mente e non e’ una considerazione scontata; e’ quello che ancora mi succede a distanza di giorni e  tutto questo non può non farmi pensare.

E’ in effetti solo un pensiero, ma a volte anche ossessivo, perchè mi sento ovviamente impotente di fronte al bisogno, con la frenesia  che la vita, nella sua quotidianità , mi porta ad opacizzare tutto ed a probabilmente poi dimenticare presto o progressivamente, troppo presto.

Ma per ora e’ il ricordo, bellissimo, che supera ricordi altrettanto belli di cose vissute in 17 giorni fantastici, almeno per Cele e per me; un ricordo che mi sta dando molto, ogni giorno e che, chi vuole, può credo comprendere  nel  ricordo di questo viaggio, molto intenso, stancante o comunque faticoso, a volte con ritmi frenetici, a volte con trasferimenti imbarazzanti nella loro lunghezza, lentezza, un viaggio per me  spesso romantico, decisamente coinvolgente, dalle tinte forti, dalle forti sensazioni, dagli spettacolari panorami, con il susseguirsi di safari, game drive, in piena area equatoriale. Lo ritengo un grande privilegio.

E la “fame d’acqua”, nonostante cascate imponenti, laghi immensi. Ovunque, da nord a sud, nelle comunità, nei piccoli villaggi, nel niente  mai comunque drammatico, anzi, la fame di acqua o comunque la grande esigenza  si vede nella continua presenza di taniche gialle,  in  ogni angolo, davanti ad ogni casa: grandi, medie, piccole, utilizzate per raccogliere l’acqua dai pozzi, dai fiumi spesso fangosi e spesso solo rigagnoli alimentati dalle piogge, dalle pozze . Abbiamo incontrato a volte file di bambini, donne, ragazzi e  anche uomini a piedi o in bicicletta, sempre lungo le strade, con pesi a volte proibitivi,per distanze che a volte mi hanno   sorpreso, a volte cuccioli che faticano a stare addirittura in piedi ma che contribuiscono, anche nella loro giornaliera fatica, alla vita familiare, troppo diversa, troppo distante dalla mia e che sono contento non di avere scoperto, ovvio, ma di avere visto da vicino ed a cui non ci avevo mai badato più di tanto, per “assuefazione”, per evidente comodità e che a volte, anche durante questa esperienza, abbiamo  trascurato nella loro bellezza ed importanza, dando peso  maggiore a maniacali paranoie o comunque personali esigenze, che mi sono apparse quantomeno poco opportune nella loro reale superficialità.

 

 

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  • 7 anni dopo...
Il 20/4/2016 at 16:01, alberto tao ha scritto:

     Il viaggio e’ stato organizzato con

     Destination Jungle LTD.

     Pan Africa House piano 5

      PO Box 2874 Kampala

     Ufficio: Tel: + 256 (0) 414 232754

       Fax: +256 (0) 414 232749

       Mobile Tel: +256 782 385446

         Skype: destination.jungle - costantino.tessarin

         E-Mail: [email protected]

Ciao, sto organizzando un viaggio in Uganda per l'anno prossimo. Ho sentito l'agenzia utilizzata da Paolo e Barbara e vorrei sentire anche questa utilizzata da te.

Se non sbaglio ho trovato il sito internet https://www.safaritoeastafrica.com/ E' corretto?

Tu ti eri trovato bene? Se ho capito bene avevi parlato con un operatore italiano. A parte skype (che non ho) posso contattarlo in altro modo (ad esempio scrivendo sull'e-mail chiedendo di lui)? 

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Si tratta di una agenzia di Costantino Tessarin , allora molto valida che lavorava di supporto a Il Tucano e altri tour operator. Io lo ho conosciuto a Padova in quanto veniva allora spesso in Veneto perchè di Rovigo o Adria.

 Ripeto lo ho poi sentito nel 2017 perchè volevo fare con lui la Tanzania, ma non si è concretizzato nulla, ma solo perchè ho rinunciato quasi subito.

 Da allora nulla, ma ti posso dire ditta seria, auto validissime, guide ottime e grande disponibilità  anche per le varie soluzioni sia ricettive sia alternative, anche al di fuori di quello che allora proponevano i tour operator.

 D'altra parte ho sempre preferito appoggiarmi ad operatori locali o arrangiarmi da solo.

in questo omento non ho  precisi recapiti

 buon viaggio. UGANDA SPLENDIDA

 

 

 

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nella foto del sito non c'è Costantino, m,a quello a destra era una delle nostre guide allora. le altre persone non le ho mai viste

 Costantino è quello con la maglietta verde al primo MORE VIDEOS che c'è più sotto

in ABOUT US

 

https://www.corat.travel/corat/portfolio-item/destination-jungle/

ho trovato sue indicazioni qui

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