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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 12/09/2024 in Risposte

  1. @al3cs, può andare bene? 🙃
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  2. Entrambi comunque hanno un prezzo sui 100$ a persona poi se non ricordo male il lower costa leggermente meno ma stiamo parlando di qualche dollaro No no certo anche questo è vero però una volta che fai la deviazione per Page magari ci metti dentro almeno Lake Powel ed Horseshoe Bend
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  3. Io in realtà non ne facevo una questione di prezzo ma di tempo: finita la visita in mattinata ad Antelope, si può tranquillamente proseguire per GC senza dormire a Page 😉
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  4. Se Page serve solo per Antelope, si può benissimo evitare la notte e proseguire per il GC, recuperandola lì o altrove
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  6. @Griso73 in modo estremamente indicativo, e ipotizzando per buoni i 13 giorni a disposizione, da Seattle farei qualcosa del tipo: 1 ITA - Seattle 2 Seattle - Olympic NP 3 Olympic 4 Olympic - Astoria 5 Astoria - Newport 6 Newport - Bandon 7 Bandon - Crater Lake NP 8 Crater Lake - Portland 9 Portland - Mt. Rainier 10 Mt. Rainier - Seattle 11 Seattle 12 Seattle 13 Seattle - ITA, mentre da San Francisco opterei più o meno per un giro di questo genere: 1 ITA - San Francisco 2 San Francisco - Lake Tahoe 3 Lake Tahoe - Lassen Volcanic NP 4 Lassen Volcanic NP - Crater Lake NP 5 Crater Lake NP - Bandon 6 Bandon - Crescent City 7 Crescent City - Redwood N&SP 8 Redwood N&SP - Mendocino 9 Mendocino - San Francisco 10 San Francisco 11 San Francisco 12 San Francisco 13 San Francisco - ITA. EDIT: ho spostato la discussione nella sezione più adatta, quella dedicata agli itinerari del West
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  7. 12 agosto: Boteti River - Ntwentwe Pan Sonno profondo stanotte al fresco del Boteti River Camp, ci svegliamo ben ricampati e molto affamati, solite sghignazzate dei locali quando tentiamo di usare le 2 sole parole che conosciamo in Setswana, una delle lingue ufficiali del Botswana! Sì, perché come forma di rispetto cerchiamo sempre di imparare almeno "Salve" e "Grazie", in questo caso sono dumela e kealeboga, seguiti da "Rra" se ci si rivolge ad un uomo e da "Mma" se invece si parla ad una donna. La nostra pronuncia deve essere davvero terrificante a giudicare dalle loro risate! Non siamo gli unici affamati, ecco che ricompare il gatto grigio di ieri sera, che stamattina si è portato l'amico per scroccarci almeno un po' di colazione... Il grigio è molto più propositivo e praticamente fa il giro dei tavoli, il roscio, sta lì, ti guarda, ti giudica e ti fa sentire in colpa. Oggi percorreremo circa 200 km per arrivare al Gweta Lodge, scegliamo la strada più lunga, che però è tutta asfaltata e non prevede guadi... oddio, co 'sto secco de acqua ce n'è poca, ma dove non c'è acqua, c'è sabbia e decidiamo di soprassedere per il momento. La strada passa molto vicina alla zona diamantifera, dove solo pochi giorni dopo il nostro passaggio viene trovato questo sassolino: Un diamante di 2492 carati! I diamanti sono appunto una delle voci commerciali all'attivo per il Botswana, con 2 grosse compagnie attive che versano una consistente fetta dei guadagni all'amministrazione, la Debswana e la Lucara... la zona estrattiva è anche abbastanza limitata, ma i risultati sono davvero notevoli, visto che solo qualche anno fa ne avevano estratto uno da quasi 1800 carati. Quelle cicatrici che si vedono nella mappa sono le miniere di diamanti. Passata Mopipi, è arrivato il momento tanto temuto da Barbara... La guida del bestione, più grosso della nostra cameretta, più alto dell'armadio, in confronto la sua Kia Picanto pare una macchina Bburago... Si issa al posto di comando dopo aver lanciato quello che pare un grido di guerra, ma forse è solo artrite, regola il sedile, regola gli specchietti e via, si parte!!! Fino a questo momento, abbiamo incrociato solo poche macchine, mucche, asini, cavalli e capre, ma appena Barbara raggiunge la velocità di crociera, ecco spuntare uno struzzo, poi un altro, qualche zebra e infine, gli elefanti!!! Naturalmente non mancano i camion, che sono diventati improvvisamente più frequenti... Nonostante il terrore, guida per un centinaio di km, quando mi rende il comando del transatlantico, forse adesso il mostro le fa un po' meno paura! Mangiamo una crema di broccoli e un paio di sandwich al ristorante del Gweta Lodge, l'auto resterà parcheggiata qui per stanotte, tra poco ci attende il nostro autista per l'avventura di stanotte! Ci siamo preparati un bagaglio minimal con dentro pigiami, asciugamano in microfibra, ciabatte, beauty case... col senno di poi, ci sarebbe bastato lo spazzolino e il dentifricio, carichiamo i cavalletti, gli zaini e siamo pronti. Con noi c'è una famiglia anglo-austriaca, i genitori sono molto simpatici, i 2 figli hanno detto forse 4 parole, prima tappa il baobab, un albero con un'età stimata di 1500 anni davvero maestoso, che emana un'energia che solo questi giganti della natura riescono a dare. Non lo sapevamo, ma in Botswana ci sono tanti baobab, sparsi un po' ovunque sul territorio, sono degli alberi bellissimi, ma che in questo periodo perdono le foglie. Sì, perché siamo al culmine della stagione asciutta, vedremo tantissimi alberi spogli o con un foliage che non ha nulla da invidiare a quello del nord est americano. Il Botswana è anche il paese con il maggior numero di elefanti in Africa e sono davvero ovunque! Ma questa zona è famosa per un altro abitante della savana... il suricato! Questa famiglia vive tra le fattorie e si è abituata agli essere umani, si lasciano avvicinare, ma restano sempre all'erta anche se si mettono in posa per noi. Non hanno proprio l'espressione da primi della classe, ma sono fantastici! Il sole scende rapidamente ed è ora della prossima tappa, il Pan! Cos'è il Pan? Non è altro che il fondo del lago effimero che si forma qui durante la stagione delle piogge, un lago che non supera i 60cm di profondità, ma che è sufficiente a dare da bere alle greggi e alle coltivazioni dell'area, visto che il sottosuolo è ricco d'acqua. Per la maggior parte dell'anno invece è una piana salata, che scricchiola sotto le ruote. https://youtu.be/YLVlssTwUtE Il tramonto sul Pan è un'esperienza incredibile. Uno spettacolo che ci lascia senza parole, il sole si riflette sulla crosta salata e su quella che sembra una nebbiolina bassa, ma è la polvere che galleggia in aria. Il cielo si incendia e il sole scende giù, velocissimo, ma grazie al filtro dell'atmosfera e del pulviscolo, nella seconda foto si vedono anche le macchie solari. Salutiamo il sole e raggiungiamo il punto del nostro "hotel" per stanotte, direttamente al centro di una spianata di 12000 kmq completamente asciutta. I ragazzi preparano la cena, accendono il fuoco e organizzano il bivacco... dei materassi a terra con doppio lenzuolo e tripla coperta e ci servirà tutta! Foto del mattino dopo... era troppo buio per scattare la sera! A cena facciamo il bis della crema di broccoli del pranzo, più del riso ed uno spezzatino, tutto davvero ottimo e lo accompagniamo con del Savannah Dry, la bevanda preferita di questo lato di mondo! Ma lo spettacolo arriva dopo cena, il cielo diventa la casa di milioni di stelle, con un baffo di Via Lattea parzialmente cancellato dalla luna a metà che un po' ci rovina lo spettacolo. Quel piccolo cubo con 2 lucine in basso in questa foto non è altro che il nostro bagno per stanotte!!! Si è fatta l'ora di andare a letto, fa freddo e si dorme vestiti, pigiami ed asciugamano si sono fatti una gita senza motivo, ci infiliamo il berretto, appoggiamo la testa sul cuscino e ci addormentiamo in questo hotel a 5 milioni di stelle.
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  8. Domenica 13 maggio 2018 - Mobbing-tregrazione Ed ecco quattro fotine di puro bullismo, perché "il mio obiettivo è meglio del tuo, gné-gné-gné" 😎
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  9. 13 Maggio 2018 - Luderitz - Kanaan Desert Retreat Canzone del giorno https://www.youtube.com/watch?v=tRcPA7Fzebw Ci svegliamo di buon ora, guardiamo fuori dalla finestra e... Nebbia... nuvole... cielo e mare color piombo. Meno male che siamo stati a Kolmanskop ieri pomeriggio! Piccola nota: in Namibia abbiamo incontrato nuvole e nebbia solo sulla costa, per cui, se volete fare delle escursioni, controllate sempre le previsioni del tempo! Visto che ieri ci siamo procurati il necessario per una colazione frugale e che non possiamo avanzare nulla, spazzoliamo con abnegazione: brioche al formaggio, chelsea bun, latte, caffè, banana, ancora latte che sennò resta... Carichiamo il Mostro, apro lo sportellino antipolvere e siamo pronti a partire, destinazione deserto del Namib... ah, no, benzina e controllo gomme, che ci aspetta qualche giorno senza rifornimenti. Ci eravamo ripromessi di fotografare il Luderitz Sign, poco fuori città, ma niente, ci siamo dimenticati! Fino ad Aus, la strada è quella che abbiamo già percorso l'altroieri, le nuvole ci salutano appena ricominciamo a salire e ritorna quel magnifico cielo blu. Ci fermiamo nuovamente a salutare i cavalli (poco) selvaggi di Aus, qualche km dopo la "città" (che secondo i siti locali ha tra 30 e 300 abitanti)... ... svoltiamo sulla C13 e ci tuffiamo nel deserto! Beh, abbastanza deserto, alcuni abitanti ci sono! o meglio, c'erano! 😂😂😂😂 La C13 è una lunga fettuccia di ghiaia battuta in mezzo al deserto, la strada è in buone condizioni, ma è polverosa, le poche macchine che si incrociano alzano delle grosse nuvole. La difficoltà maggiore è sorpassare, perchè per quanto la macchina davanti vada piano, la visibilità è prossima allo 0... Il trucco è spostarsi il più possibile in modo di uscire dal polverone e passare velocemente. Dopo un'oretta di strada, si svolta sulla D707 e capiamo che si, salendo di lettera dell'alfabeto la strada peggiora notevolmente e ballonzoliamo per bene, tra una sosta fotografica, una pipì open space, durante la quale mi attiro l'invidia di Barbara perchè lei non potrà mai firmare la duna con la pipì ed eccoci, finalmente il segnale per la N/a`an ku sê Kanaan Desert Retreat. Attenzione! la posizione non è quella che trovate su google maps, inserite il punto indicato sul loro sito e soprattutto, seguite le indicazioni che riportano, sono molto accurate. Oltretutto Googlemaps non calcola l'itinerario, perchè secondo lei (deve essere donna, per forza) non ci si può arrivare. In lontananza vedo una nuvola di polvere, un'auto davanti a noi, dopo un paio di curve, vedo l'auto ferma e comincio a dire a Barbara "Chissà cosa hanno visto!". Ci avviciniamo e capisco che non hanno visto niente, hanno "solo" bucato una gomma... Oddio, bucato forse è un po' riduttivo, la gomma è praticamente a brandelli, qualche minuto prima sulla strada abbiamo attraversato un punto in cui delle belle rocce acuminate sbucavano da sotto la sabbia e probabilmente il tipo ci è arrivato un po' troppo allegro. Mi fermo, vedo 2 signori non proprio di primissimo pelo e gli faccio: "Do you need help?" Mi si avvicina la signora facendomi un gesto con la mano, sulle orecchie e sulla bocca e penso "cappero, sarà mica sordomuta?"... Invece no mi guarda e fa: "Je ne parle pas anglais..." "Avez-vous besoin d'aide?" Che botta di culo, eh? Ti trovi in un paese la cui densità abitativa è di 3,2 abitanti per kmq e becchi uno che parla anche francese sulla tua strada... Scendiamo, provo a vedere se si può fare qualcosa, il marito mi dice che il cric non funziona, gli dico che se vuole accompagnamo la moglie alla reception e gli mandiamo la macchina del resort, che sicuramente saranno attrezzati. Ci carichiamo la signora, una volta arrivati alla reception spiego alla ragazza che il marito ha la macchina bloccata, faccio da interprete e finalmente... Arriviamo alla nostra camera: Il Kanaan Desert Retreat è costruito per essere quasi ad impatto 0, delle tende su palafitta sul crinale di una delle tante collinette della zona (gli hardap), bellissime, ben tenute. Scopriamo che è gestito da un'organizzazione No-Profit, che si occupa sia della wildlife dell'area che delle scuole e dell'addestramento al lavoro nel campo del turismo e dell'accoglienza dei San, che è una delle etnie più svantaggiate della Namibia: http://naankuse.com/ E qui facciamo il nostro primo incontro con la lingua locale, con i suoi clic e i suoi scoppi, una lingua che viene direttamente dalla preistoria, quando i cacciatori non dovevano farsi scoprire dalle loro prede e svilupparono questa lingua "naturale". Ad usarla, mentre parlano tra loro, sono le nostre 2 guide, 2 ragazzi simpaticissimi che ci accompagneranno per le nostre peregrinazioni. Si, abbiamo scelto di prenotare il Photographic tour, con i ghepardi, il giro al tramonto, la stellata e l'alba, da decidere se sulle dune o sulle dune con i ghepardi. Il primo appuntamento è verso le 15, facciamo un rapido giro in stanza e facciamo un errore terribile... apriamo le finestre, fa un po' caldo ed è meglio cambiare l'aria, pensiamo. Pranziamo sulla terrazza, pochi minuti di relax e via, con le nostre 2 guide andiamo verso il cheetah feeding... Non siamo soli, con noi c'è una famiglia che sta nel campeggio, ci aspettiamo 2 micioni docili e invece... Cominciano a soffiare, da dietro alla rete, saltano e ringhiano quando ci avviciniamo... per un attimo ho pensato che no, lì dentro non ci entro! Invece le 2 guide erano tranquillissime, ci hanno dato un bastone ciascuno, con l'indicazione di sollevarlo se gli animali si avvicinavano troppo... i ghepardi non attaccano chi è più grosso di loro e il bastone li disorienta... KFC (non pensate male, è Kanaan Feed Cheetah!), è più amichevole, mentre Hannabelle è nervosa, tanto che inizialmente le tirano un pezzo di carne che lei va a mangiare sotto l'albero. I 2 ragazzi ci raccontano un po' di cose sui ghepardi, in questa zona c'è circa il 20% di tutti i ghepardi veramente wild in Namibia, qui tengono gli animali che sono stati ritrovati feriti o abbandonati da cuccioli e che non possono essere reintrodotti in natura. Non sono tranquillo come al Quivertree, avere un ghepardo che si avvicina quatto quatto al gruppo non è una cosa rilassante, ma le guide sanno cosa fare e si dispongono in modo di controllare entrambe i mici. Finita la merenda dei gattoni facciamo un rapidissimo passaggio in camera, fa ancora caldo e lasciamo ancora la finestra aperta e via, tramonto con aperitivo, questa volta da soli. La zona è meravigliosa, non c'è tantissima wildlife, vediamo da lontano un paio di struzzi e un po' più da vicino una volpe del capo, che però non riusciamo a fotografare. Arriviamo nella vallata centrale in tempo per l'aperitivo e per il tramonto, una sfilata di alberi che fa da cornice al sole che cala. Questo è proprio il logo del Kanaan, l'albero più famoso! Prendiamo appuntamento con le guide per lo stargazing, abbiamo giusto il tempo per la cena! Davvero ottima, la carne di manzo veramente eccezionale, buon vino, il personale è tutto locale e di livello. Qui incontriamo i nostri "amici" francesi... anche lui parla inglese come una vacca spagnola e mi tocca fargli da interprete con la cameriera; lui ci racconta che sono venuti i 2 ragazzi col cric ma soprattutto con un mattone per tenerlo fermo sulla sabbia e in 5 minuti hanno sistemato. Sono 2 buzzurri patentati, sgarbati col personale che ha l'unica colpa di non parlare francese (ma parlano inglese, afrikaans e tedesco), non ci pensano nemmeno ad offrirci il vino per l'aiuto, non hanno fatto nessuna delle attività previste, ci dicono che all'Etosha hanno visto giusto qualche elefante, ma chissenefrega, noi adesso andiamo a goderci le stelle! Prendiamo i piumini in macchina e via, torniamo verso gli alberi e ci perdiamo per un'oretta tra le stelle più incredibili di tutta la mia vita. Lo spettacolo è impareggiabile, non c'è fine, il buio è totale tutto intorno, la via lattea è meravigliosa, niente, ci siamo innamorati! Mentre rientriamo, chiediamo cosa è meglio fare per l'alba e loro ci consigliano l'alba con i ghepardi... vabbè, non ci hanno mangiato oggi, speriamo che domattina non lo facciano!!! Buonanotte mondo!!! Ah, no... torniamo nella nostra tenda e ci ricordiamo delle finestre aperte... ma è tardi, fa freddo, chiudiamo la finestra, ma niente, non c'è nulla per riscaldare la stanza, i letti sono piccoli, un po' meno di una piazza e mezza, ci infiliamo per bene sotto le coperte, ci guardiamo e... Vabbè, siamo in viaggio di nozze, prendiamo anche il secondo piumino e ci facciamo piccoli piccoli sotto la montagna di coperte nello stesso letto e... Buonanotte mondo! BRRRRRRRR!
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  10. 12 maggio 2018, una piccola aggiunta. La gita in mare col catamarano è stato il vero valore aggiunto di questa giornata, molto bella davvero. Per pignoleria, aggiungo che l'isola dei pinguini fa parte di un arcipelago denominato Penguin Islands, ma si chiama Halifax Island. Il comandante del catamarano ci ha raccontato la storia di Halifax Island, che era coperta di uno strato di quasi 40 metri di guano... 40 metri!!! Ci ha mostrato la foto qui sotto... l'isola pullulava di pinguini prima dell'inizio dello sfruttamento... L'estrazione ha distrutto l'habitat dei pinguini, che si nascondevano dai predatori nelle gallerie sotto il guano. Ma non solo... All'inizio è stata la pesca delle acciughe, che sono state sterminate, poi hanno cominciato con le sardine, finite le sardine, sono passati ai crostacei. La colonia si era ridotta a poche centinaia di esemplari. Negli anni 70 l'allora governo sudafricano decise di istituire un'area protetta, dove sono vietate caccia e pesca; quest'area si è espansa fino a coprire 12000 kmq, 400 km di costa per 30 km di distanza. Ora la colonia si è ripresa, ci sono circa 5000 pinguini! E poi Kolmanskop... che dire??? Incredibile, spettrale, la sabbia conquista quello che le era stato rubato... siamo al margine della Sperrgebiet, la Zona Vietata, dove vengono ancora estratti diamanti. La zona appartiene alla NamDeb (dove Deb sta per De Beers!) e non è possibile accedere, se non con un permesso e una guida. Barbarina protezione sabbia modalità ON!
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  11. Sabato 12 maggio 2018 Oggi giornata pienissima, anche se il sogno di fare una lavatrice nel pomeriggio sfumerà miseramente … eh, sì, adesso che sono sposata diventerò una casalinga modello, che vi credete? 😁 Il nostro residence non offre servizio colazione, ma è proprio accanto a un b&b (quello che avevamo puntato all’inizio ma che era già pieno con dieci mesi di anticipo) che apre la sala colazioni anche agli esterni, e alle sette siamo già in posizione, visto che dobbiamo essere al porto alle otto per la gita in catamarano. Le opzioni per la colazione sono tutte piuttosto impegnative e contemplano sempre uova e pancetta, quindi puntiamo la health breakfast che consiste in muesli, mele e bevanda calda … non soffriamo il mare, ma meglio non allargarci Il proprietario del catamarano è un magnifico vecchio lupo di mare con la pelle cotta dal sole e una Nikon a portata di mano, ci conquista subito. Il freddo è pungente, e le tre coppie e mezza a bordo (uno ha lasciato a terra la fidanzata col mal di mare 😜) vengono fornite di calde coperte dal solerte mozzo moretto che mi ha raccolta al volo appena prima che spiaccicassi me stessa e soprattuto la mia reflex sul ponte – ce l’hanno un ponte, i catamarani? Boh 😕 – muovendomi con la mia consueta commovente agilità. Decido saggiamente di restare incollata al sedile, meglio foto meno artistiche che un bagno in queste acque gelide. l giro nella baia e fino a Penguin Island dura due magnifiche brevissime ore, il sole inizia a scaldare una giornata bellissima, il mare ci offre tutti i suoi tesori. Incontriamo foche, fenicotteri, pinguini, delfini … vediamo anche il raro e bruttissimo pesce luna, che qui chiamano sunfish. È uno spettacolo emozionante, fenicotteri e pinguini insieme si possono vedere solo qui, e siamo felici di scoprire che la colonia di pinguini sta riprendendo vigore e consistenza dopo essere arrivata a un passo dall’estinzione a causa dello sfruttamento intensivo e alla distruzione dello strato di cacca protettiva 😆 sull’isola per le fabbriche di lavorazione del guano, i cui edifici ora abbandonati dall’uomo e conquistati alla causa dei pinguini danno un tocco di fascino spettrale alla costa scabra. Restiamo a lungo ad ammirarli, goffi e buffi a terra, agili ed eleganti appena si tuffano, e quando arriva il momento di tornare la piccola fitta di dispiacere è autentica. Scendiamo dal catamarano entusiasti della gita, e una volta di più increduli per il fatto di essere qui, di stare facendo questo viaggio fantastico, di riuscire a goderci l’istante con tanta intensità. (pesce luna!) Passiamo all’ufficio turistico, che ieri sera abbiamo trovato chiuso, a ritirare i permessi per Kolmanskop, uno dei momenti più attesi … dal poco che abbiamo visto ieri arrivando a Luderitz, siamo sicuri che non ci deluderà. La signora alla cassa chiede se siamo proprio sicuri di voler andare nel pomeriggio: i permessi sono giornalieri e valgono non le 24 ore che speravamo, ma da mattina a sera soltanto, ci dice, e la luce del pomeriggio non è l’ideale per le foto. Ci restiamo abbastanza male, ma dopo un rapido consulto decidiamo di non stravolgere i piani, e quindi niente alba domattina, faremmo troppo tardi e in ogni caso il permesso costicchia, quindi prenderne due per fare sia il pomeriggio oggi che la mattina domani è escluso. Per fortuna ci atteniamo al programma originario, perché anche se non lo sappiamo, domattina ci saranno nebbia e brutto tempo a salutare il nostro risveglio … avremmo davvero sprecato un’occasione. Se poi la luce del pomeriggio sciupi le foto, lo lascerò giudicare a voi tra poco. Decidiamo di andare per le quindici circa, in modo da aver tempo di fare foto sia in piena luce che al tramonto, poco dopo le diciotto. Nel frattempo facciamo un po’ di spesa alla Spar per il pranzo di domani – la strada per la Kana’an Desert Retreat è lunga e desolatamente vuota, non sappiamo a che ora arriveremo e Paolo cerca sempre di evitare che mi mangi pezzi della macchina, degli zaini o del suo avambraccio 😋. Al banco panetteria intravvedo dei croissant e delle girelle all’uvetta, e insomma, noi ADORIAMO il muesli con le mele, ma amore, che ne dici se prendiamo anche il latte e facciamo colazione in stanza? Per risparmiare, sai. "Amore" è entusiasta del muesli quanto me, ma si sa, a una neo moglie non si può negare niente e così … sempre pronto al sacrificio lui! 😁😁😁 Luderitz è grande come un francobollo, quindi torniamo a deporre la spesa e lasciare il mostro e ci avviamo ad esplorare, gironzolando un po’ a caso per le strade di questa deliziosa crucchissima cittadina, piena di gente che entra ed esce dai negozi, chiacchiera, fa file lunghissime per prelevare ai numerosi bancomat, e di profumi provenienti dai tanti banchetti improvvisati per strada, finché la fame mi spinge verso il Garden Cafè e lasciamo l’animata confusione del mondo per entrare in un piccolo sorprendente meraviglioso giardino dove circondati da fiori coloratissimi, lucertole e uccellini ci godiamo un ottimo pranzo sotto un cielo “blu fastidio”, che è uno dei miei colori preferiti. (ci tengo a precisarlo: tutte le foto di Luderitz sono così come scattate: il cielo è DAVVERO blu fastidio, come vedete) Un hamburger, una quiche al tonno, un’insalata e una apple crumble in due costituiscono il nostro pranzo sorprendentemente buono, visto che da fuori il posto non lasciava indovinare tanti tesori. Scopro anche il TINER di mele fatto in casa, che prendo senza chiedere cosa sia, sono curiosa: beh, è un ottimo succo di mela leggermente frizzante per cui potrei tranquillamente sviluppare l’ennesima dipendenza. Peccato che non lo ritroverò mai più 😔 Quando usciamo, dopo oltre un’ora di splendido relax, ci troviamo in uno scenario post atomico, una Luderitz vuota e solitaria … non so che sia accaduto, ma questo sabato di sole, prima popolato di decine di persone si è svuotato di colpo e ci troviamo soli in mezzo alla strada tra le balle di fieno rotolanti. Poco male, ci piace anche così. Si è fatta l’ora di partire per Kolmanskop, a pochi chilometri di asfalto verso l’entroterra. Che posso raccontarvi? È un posto surreale, metafisico, pazzesco … questa cittadina mineraria, abbandonata dal 1954 e pian piano mangiata dalla sabbia è uno dei posti più belli e sconcertanti che mi abbiano mai affascinata. Anche senza considerare il piacere carnale che può provare un maniaco della fotografia qui, guardarsi intorno è una continua sorpresa, un colpo al cuore, un’emozione. Qui aleggiano i fantasmi di una vita che non c’è più, ma non c’è la sensazione di tragico abbandono provata a Bodie, la sabbia stende il suo velo morbido e rasserenante un po’ ovunque, nemmeno il vecchio ospedale mi fa l’impressione spettrale che mi attendevo. Quando arriviamo ci sono un paio di macchine parcheggiate … c’è una coppia di sposi con damigelle, testimoni e fotografo che ci dà il permesso di immortalarli a nostra volta e ricambia le congratulazioni quando gli diciamo che siamo in luna di miele e ci siamo sposati la settimana scorsa, Paolo testa la Polaroid comprata apposta per questo viaggio e quando finalmente su suggerimento dello sposo toglie il tappo dall’obiettivo 😁 riesce anche a scattare, ci salutiamo tra le risate e dopo che anche i quattro motociclisti che sono arrivati nel frattempo a curiosare se ne vanno restiamo completamente soli. (questa mi piace proprio tanto, me lo dico da sola 😃) Siamo rimasti più di tre ore, inesplicabilmente volate via in un attimo, tra una foto e un oooohhh, che meraviglia. E aspettate di vedere le foto di quello bravo sul serio! Ce ne andiamo poco prima del tramonto per vederlo sulla punta estrema di Shark Island, a due passi dal nostro alloggio. C’è un campeggio, e quando chiediamo al custode cicciottello e sorridente di passare ci dice che dovremo pagare qualche dollaro all’uscita perché il suo collega col registro si è assentato un momento … decidiamo che ne vale la pena e ci godiamo una splendida mezz’ora di altre foto, anche a una famiglia namibiana in vacanza dall’aria benestante che ci chiede un ritratto di gruppo. Quando ce ne andiamo, il custode ci fa passare gratis perché il collega non è ancora tornato, e quando gli allunghiamo venti dollari di mancia come “a drink for you, and thank you very much” il suo sorriso simpatico si accende di tantissimi watt. Vorremmo provare Barrels per cena, tutti lo raccomandano, ma il sabato e la domenica è chiuso, accidenti a lui. Vabbé, la scelta non è enorme, e data una scorsa alle recensioni sul tablet con la sim namibiana torniamo neanche tanto a malincuore da Diaz, dove proseguiamo con lo sterminio delle ostriche (32, stasera) e facciamo onore a un’altra meravigliosa apple crumble con la custard. Giornata densa, andiamo a letto con il cuore che trabocca … e siamo ancora solo all’inizio 💖
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  12. Venerdì 11 maggio 2018 Fish River Canyon - Luderitz Canzone del giorno La nostra giornata comincia presto, alle 6... infatti, poco dopo le 7 ci attende l'alba sul bordo del rim! Oh, direte voi, finalmente un paese dove fanno l'alba ad un orario decente! Eh, facile, da quest'anno non c'è più la distinzione tra ora solare e ora legale e in questo momento dell'anno il sole sorge un'ora dopo di quanti ci eravamo segnati sulla programmazione! Evviva la Namibia! A parte lo scongiurato rischio di levataccia, ci gustiamo la passeggiata a bordo rim, che, finite le stanze, è immerso nel buio più totale! La piccola falce di Luna che occhieggia lassù non ci aiuta di certo a rischiarare i nostri passi, ma per fortuna abbiamo un paio di torce belle potenti! Il sentiero si snoda, seguendo le anse del canyon, non è chiarissimo e purtroppo ci perdiamo la parte semplice, ritrovandoci a tagliare uno dei valloni su una pietraia. Non arriviamo proprio nel punto previsto, ci fermiamo un po' prima, dopo 40 minuti di cammino. L'ultimo tratto è un po' esposto e tra il buio e le rocce, Barbara non se la sente, scegliamo un punto panoramico e via, ecco il sole... Vabbé, lei è il mio sole, qualcosa da ridire? 😍😍😍😍 Con la luce si apprezza la potenza di questo posto, è enorme, secondo solo al Grand Canyon, a grandi linee le somiglianze ci sono... E' solo tanto, ma tanto più selvaggio e asciutto, selvatico, le piante non sono quelle dell'Arizona e si vede subito! Col sole già alto torniamo al resort e ci gustiamo un'ottima colazione, con dei croissant fenomenali, una sistemata alla macchina e siamo pronti a affrontare nuovamente la sterrata antipatica... Probabilmente perché comincio ad abituarmi, mi sembra meno peggio di ieri, arriviamo velocemente sulla strada principale (sterrata pure questa) e via, verso Aus. Soltanto che Silvia decide che non le piace lo sterrato e cerca di riguadagnare l'asfalto prima possibile, impostando un percorso che ci farebbe fare 8 ore di strada... Cara Silvia, sei una cara navigatrice, ma davero davero? 8 ore di strada per evitare 50 km sulla ghiaia? 😀😀😀😀 Su questo tratto, la strada asfaltata si snoda accanto ad una ferrovia... non riusciamo a capire se sia abbandonata o se la stiano risistemando... le rotaie sono ossidate, ma le traversine sono nuove! Il nastro di asfalto si srotola dritto, un continuo saliscendi, nonostante la colazione abbondante, cominciamo a sentire i morsi della fame e decidiamo di mangiare un boccone nella prossima cittadina, quando ecco all'orizzonte un'insegna di cibo, che dice qualcosa tipo "Se hai fame, fermati qui, siamo l'unico posto nel raggio di 200km!)... Non ce lo facciamo ripetere 2 volte, accostiamo e ci troviamo in una rivendita di biltong che fa anche piatti veloci, tra questi i jafals, delle specie di frittelle ripiene di carne (dura la vita dei vegani in Namibia... 😀). Ne assaggiamo uno, prendiamo anche del biltong, da bere e via, siamo pronti a ripartire. Prossima tappa Aus, che è una piccola cittadina sul bordo di una zona mineraria, che durante la 1° Guerra Mondiale ospitava un campo di prigionia inglese. Qui ci siamo segnati uno dei tanti cimiteri di guerra, che scopriamo essere il più grande dello stato. Come nell'altro, ci sono sepolti indifferentemente soldati tedeschi e del Commonwealth, ma qui non è stata la guerra la causa di tanti morti... Il tristo mietitore qui è arrivato sottoforma di un virus che in poche settimane ha falciato decine di prigionieri e carcerieri, senza riguardo per gli uni e per gli altri... tra metà ottobre e metà novembre ha sterminato un centinaio di persone... La Spagnola è arrivata fino a qua! Ci manca ancora parecchia strada per oggi, anche se è tutta asfaltata... nella Garub Pan ci sono i cavalli selvaggi di Aus... "Beh, mi ha detto Ale che non sono facili da vedere, che non si avvicinano mai alla strada, lui è stato 2 notti ad Aus e non è riuscito ad incontrarli" "Barbara, ma quelli non saranno i cavalli selvaggi di Aus?" 😲😲😲😲 "Ma non stanno selvaggiando!" "Selvaggeranno in privato, no?" Eh si, sono proprio loro, brucano l'erba secca del deserto, sono i discendenti dei cavalli dei reggimenti di cavalleria della zona che si sono moltiplicati ed adattati alla vita nel deserto. Le siccità degli ultimi anni ne hanno ridotto il numero e ristretto l'habitat, probabilmente è per questo motivo che li abbiamo trovati vicino alla strada. C'è un progetto di salvaguardia di questi cavalli per cui è stata preparata una pozza e a cui viene portato del cibo regolarmente, una specie di zucche che cresce in questa zona. A prosperare prosperano, visto che uno dei cavalli ha 5 zampe!!! 😝😝😝 Proseguendo, ci troviamo a Garub, dove si trova una delle tante stazioni abbandonate: E dopo qualche chilometro, anche Haalensberg, questa poco più di una baracca, ma con una pila di binari nuovi di pacca... in effetti in un paese che ha 4 strade asfaltate, una ferrovia farebbe comodo! Ormai manca poco, dobbiamo avvisare la padrona di casa del nostro arrivo, solo che quando chiamo col cellulare namibiano, mi risponde la segreteria, dicendomi che la signora è in Sudafrica e che devo chiamare il numero sudafricano... Solo che non posso fare chiamate internazionali col numero che abbiamo!!! Provo a contattare Sonja, che però non è raggiungibile, ci guardiamo un attimo in faccia e decidiamo di provare lo stesso... Arriviamo con un po' di timore al nostro B&B, scopriamo che è un albergo e che c'è la receptionist che ci aspetta, prendiamo la nostra camera e cominciamo ad esplorare la zona di Shark Island, dove ci gustiamo un bel tramonto. Ah, Luderitz non è propriamente una metropoli... ma è soprannominata la Monaco d'Africa, per la sua architettura alquanto krukka! Prima della passeggiata al tramonto però, mi accorgo che ieri ho fatto un guaio... non ho aperto lo sportello laterale del cassone che dovrebbe evitare che la polvere entri... tutto il contenuto del vano bagagli è coperto da 2 dita di polvere! Levo tutto e a secchiate, pulisco il fondo! Le avventure di oggi ci hanno messo fame... sia tripadvisor che i fotografi del Quivertree ci hanno consigliato Diaz Coffee Shop, la cui specialità, a dispetto del nome, sono le ostriche... E che ostriche! 12 ostriche crude, 18 cotte, condite con burro all'aglio e al limone, spettacolari... e non solo, anche 6 code di gamberone, la torta di mele annaffiata di custard cream, il tutto accompagnato da un buon vino bianco... E una volta in stanza... beh, dobbiamo aprire il nostro vino namibiano, no? Non vorrete mica che ce lo riportiamo a casa? 😋
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  13. Giovedì 10 maggio 2018 Buongiorno facoceri di terra e di mare! Che strano, pure oggi ci si sveglia felici, noi Dai gatti piccoli e neri passiamo a quelli grossi e biondi con la massima nonchalance: alle 7.30, soli con uno dei ragazzi della fattoria, per il morning cheetah feeding. Stavolta si entra nel recinto di Saddam e Gheddafi, nella morbida luce dell'alba avviciniamo i micioni il più possibile, fermandoci solo quando iniziano a borbottare ... siamo ormai a pochi metri da loro, che non appena vedono il secchio giallo della pappa perdono qualsiasi interesse per i soliti umani rompiballe con la fotocamera. Dopo colazione, cosa c'è di meglio che giocare un po'? passato ormai anche quel minuscolo pizzico di tensione provato appena varcate le porte del recinto, non possiamo non farci una bella risata. Tutte quelle ore di volo, tutta quella strada ... e il ghepardo ce l'avevamo in casa! Restiamo ancora un po', la luce è splendida, e i gattoni ormai sazi si concedono all'obiettivo senza fare una piega. Difficilissimo resistere alla voglia di fargli i grattini ... probabilmente se ci fosse stato il proprietario avremmo provato a corromperlo. Eh sì, siamo proprio vicini vicini Dai, fammi le coccole, dai, fammi le coccole, dai, fammi le coccole! A malincuore ci decidiamo ad andare a far colazione. Le cinesi smontano subito i miei propositi bellicosi correndoci incontro giulive con la nostra torcetta, e quando gli chiediamo se la custodia del cavalletto che abbiamo trovato ieri sera tornando dalla Quiver Tree Forest è per caso loro cadono letteralmente in deliquio. Deliquio che si trasforma in un orgasmo di gridolini quando scoprono da dove veniamo e cosa abbiamo fatto. Viste un paio di foto sul display della reflex partono in quarta a cercare di indurre la padrona di casa a fare un secondo giro di foto dai gattoni, a cui alla fine si unisce anche il gruppo di fotografi italiani. Ragazzi, ma voi i viaggi come li preparate? C'è scritto bello chiaro sul sito cosa si può fare al Quiver Tree, con tanto di tariffe e alternative ... mah. Saldato il conto, salutato il facocero, testate le unghie del gatto e le sbausate della boxerina, ci dirigiamo verso il Giant's Playground per una veloce passeggiata tra le rocce che mi ricordano un po' il Sentier des Douaniers a Ploumanach. Nel passare accanto al recinto dei ghepardi dal lato della strada vediamo un capannello di reflexisti e cinesi circondare qualcosa di basso al centro della boscaglia e sento distintamente Saddam ringhiare un "ma li mortacci, un po' di caxxi vostri mai voi due?", chiaramente indirizzato alla pandesca coppia Ci ritroviamo in un posto surreale e silenzioso, i nostri passi accompagnati solo dal vento e dal raro fruscio di qualche animaletto, hyrax, uccellini, lucertole ... una passeggiata che scomparirà tra le mille foto memorabili che ci si imprimeranno sulla retina nel corso del viaggio, ma piacevole e rasserenante come poche. Prossima tappa, una puntatina allo Spar di Ketmanshoop, dove ci procuriamo pane, formaggio, avocado, succhi di frutta e schifezze assortite per un pranzo che alla fine consumeremo solo sulla veranda del nostro bungalow al Fish River Canyon Lodge. Per la prima volta, un ragazzo appostato fuori dal supermercato ci chiede l'elemosina, poi cambia idea e domanda "some meal" ... come fai a dire di no? gli compriamo pane e prosciutto e se ne va felice ringraziando con un gran sorriso. Avremo speso un euro per lui, con che cuore potrei negarglielo? tra l'altro ci capiterà solo un'altra volta in corso di viaggio, la Namibia è un Paese che sta bene e non conosce la fame, forse questi ragazzi hanno solo poca voglia di fare o forse non trovano lavoro, non lo so e non giudico, va bene così. Tappa dal benzinaio per controllare e sgonfiare un po' le gomme e per rifare il pieno, gli lasciamo 30 dollari di mancia, un paio di euro si e no ... gli cade la mascella e non la finisce più di ringraziarci: non per la prima, e non certo per l'ultima volta, ci rendiamo conto di non avere assolutamente il senso della misura qui, ignoriamo il costo della vita, ignoriamo lo stipendio medio, ignoriamo che quello che per noi è nulla può essere invece tantissimo per altri. Un po' imbarazzati, ci chiediamo come mediare ... ancora non lo sappiamo, lo ammetto. Da brava veneta poi non posso esimermi dal far tappa alla Naute Kristall Kellerei: ebbene sì, in mezzo al deserto - ma vicino alla Naute Dam - c'è chi è riuscito a coltivare la vite. Per il momento la produzione qui è ancora agli inizi e i vini in vendita e degustazione provengono soprattutto dalla cantina gemella che si trova dalle parti di Omaruru, nel nord del Paese. La sosta è piacevolissima, naturalmente assaggiamo e trovando il bianco di nostro gradimento ne prendiamo tre bottiglie da mezzo litro ciascuna, in vista di qualche brindisi estemporaneo nel corso del viaggio. Ci scopriamo una volta di più vittime della sindrome di San Francesco, tutti i cagnetti dei dintorni vengono a noi, scodinzolano, sbavano e chiedono coccole. Ne approfittiamo per un ultimo caffè prima di dare l'addio all'asfalto: ed ecco che poco dopo la prima svolta il Mostro affronta con la massima disinvoltura un poccioso guaderello. Mentre ci dirigiamo verso l'inizio dei cento chilometri di sterrata che ci porteranno al Fish River Canyo, uno strillo lacera l'aria ... FERMATILEZEBREEEEEE!!! Paolo, che non le ha mai viste in libertà, impazzisce subito. Scendiamo, attraversiamo la strada, cerchiamo di convincerle ad avvicinarsi, e come si vede dalla seconda foto ci riusciamo benissimo Galvanizzati da questo primo quasi incontro con la vera fauna wild, imbocchiamo senza paura la nostra prima UNPAVED road ... e il modo in cui Silvia lo pronuncia, con un terribile decisissimo accento sulla U, mi procurerà fino alla fine del viaggio numerosissime lisergiche visioni di balletti di Umpa Lumpa scatenati I primi 80 km scivolano via facilmente, incrociamo qualche rara macchina con cui cerchiamo di non impolverarci troppo a vicenda, ogni tanto facciamo una sosta fotografica nel mezzo di uno splendido nulla, salutiamo il ranger che si ferma a chiederci se è tutto okay o se abbiamo bisogno di aiuto perché di gente ne passa poca e quando vedi qualcuno fermo a lato strada è un obbligo morale fermarti a tua volta ed eventualmente prestare soccorso, perdiamo gli occhiali da sole di Paolo, facciamo una nuova sosta per il mio personalissimo concorso "Forografa un albero morto per @monybg75" , torniamo indietro a recuperare gli occhiali da sole di Paolo e imbocchiamo finalmente la parte finale, gli ultimi 20 km che tutti definiscono tremendi. Bon, hanno ragione, e tanto di cappello a Paolo che se li sciroppa senza lamentarsi, senza forare, senza graffiare la carrozzeria, senza bestemmiare in turcomanno, senza quasi dare segno di tensione se non un silenzioso ma visibile sospiro di sollievo quando, attraversata anche la pista dell'aeroporto (!) locale, arriviamo finalmente alle porte della reception. E qui ... beh, impossibile per me trattenere le lacrime. A dispetto della foschia che appanna le foto e toglie un po' di magia, la vista che ti si spalanca davanti quando esci sulla terrazza della reception è di quelle che ti fanno sentire grato alla vita per averti condotto qui, per vie misteriose e inaspettate ... e sì, con questa persona accanto, proprio quella con cui la felicità di essere qui moltiplica per mille e mille volte la bellezza di ogni istante. E' un Grand Canyon più solitario ma non meno potente. L'emozione di essere qui in pochi intimi (ci sono solo 20 lussuosi bungalow e le poche casette del personale del Lodge su questo rim - ahò, siamo in viaggio di nozze, ci siamo trattati bene! ) è tra le più forti e felici che abbia mai provato. Ci offrono un succo di frutta, ci chiedono - sarà una costante - se c'è qualcosa cui siamo allergici nel menu della cena, ci illustrano rapidamente orari e possibilità e poi accompagnati da un ragazzo che porta la nostra sacca ci avviamo finalmente alla nostra casetta, una meraviglia di architettura ed ecologia. Quassù non è certo facile portare materie prime e acqua, e ci guarderemo bene dallo sprecare le une e l'altra ... decidiamo anche di portare via i rifiuti, visto che sicuramente anche lo smaltimento non è cosa semplice qui. Rubo dal web qualche foto delle camere con relativa vista, che purtroppo non ho pensato di fare: Consumato il nostro pranzo frugale, ce ne andiamo verso la reception in attesa della partenza per il sundowner drive prevista per le 17 (con teutonica puntualità: se arrivi alle 17.01, peggio per te ) per goderci la vista, la piscina e qualche simpatico incontro, come questo grillo grande quando il mio gatto da cucciolo. Ci accomodiamo per scoprire con piacevole sorpresa che sono arrivati anche i due tedeschi anzianotti e simpatici che ci avevano attaccato bottone al Quiver Tree. Cominciamo a parlare di fotografia e il marito ammira interdetto le foto in notturna sullo schermo delle reflex: ha una bridge, vuole provare anche lui, Paolo gli dà qualche suggerimento e ci diciamo che non sapremo mai se è riuscito a combinare qualcosa ... ci sbagliamo Loro si fermeranno due notti e hanno in previsione la discesa a fondo canyon per domani ... mannaggia, la fortuna di essere in pensione e girarsi la Namibia per sei settimane invece che per tre. Sono davvero alla mano e chiacchierando scopriamo che hanno noleggiato un Mostro con le tende sul tetto, per ammortizzare i costi fanno anche campeggio. Che dire? chapeau! Per il sundowner drive partono due jeep da dieci posti affiancate. Il nostro driver e guida ogni tanto si ferma e ci racconta qualcosa della vita lì, del villaggio dei dipendenti che lavorano tre mesi e poi fanno una pausa di uno per andare a casa, del vecchio resort di una decina di casette che è stato abbandonato in favore del nuovo perché non c'era spazio per altri alloggi e mantenere anche questo così lontano dal nuovo corpo centrale sarebbe stato antieconomico e antiecologico, delle piante e degli animali della zona (se non sapete cos'é, non toccatelo e non mangiatelo - diventerà il mio mantra, un po' meno quello di colui che compirà svariati tentativi di rendermi precocemente vedova prima della fine del viaggio ). Arrivati a pochi passi da un terrificante strapiombo - io sono quella delle vertigini con il tacco cinque, ricordate? - ci avverte di stare attenti: da qui è facile e bellissimo volare, un po' meno atterrare, dice. Ovviamente Paolo non perde l'occasione per togliermi dieci anni di vita: dieci oggi, dieci domani, qua si eredita in fretta . ARIDAJE!!! Risaliti sulla jeep, dopo un altro paio di lunghi giri panoramici ci fermiamo per il tramonto, e come al Kalahari Anib Lodge compaiono per magia bicchieri, patatine, biltong per rallegrare l'attesa. Prendiamo due bicchieri di bianco e invece di libar nè lieti calici cominciamo a studiare la luce attraverso il vino, l'angolazione del sole al tramonto ... insomma, il sacro fuoco del fotografo scemo è con noi: scemo sì, perché uno dei due bicchieri, stufo di fare il modello gratis, si suicida fracassandosi sulle rocce ai piedi di quella dove lo abbiamo graziosamente appoggiato, mentre l'altro si offre come piscina ai moscerini La guida ridacchiando sotto i baffi si offre di sostituire il perduto alcool, ma resto ferma sulle mie posizioni: stavolta meritiamo solo acqua, e ben ci sta. Comunque gli daremo mancia doppia in cambio del suo silenzio con le autorità Ci consoliamo vagando per ogni dove in cerca dell'inquadratura magica mentre gli altri diciotto ospiti brindano, magnano e bevono guardando dalla parte sbagliata, tanto ci sono le patatine, il tramonto la prossima volta 😛 Rientrati verso le otto andiamo subito a cena, una romantica cena a lume di candela, rinfrescata dal battito delle ali dei moscerini che stavolta puntano il bicchiere di rosso di Paolo: chiediamo di sostituirlo, la cameriera ci dice di sì con un sorriso crudele e porta a tempo di record un bicchiere che secondo me è lo stesso post salvataggio dei naufraghi. Bon: come diceva nonno, quel che no strangola ingrassa, ciò. La cena è ottima: crema di zucca, insalata mista per Paolo che alla zucca è allergico, una bistecca di orice veramente divina con riso e verdure, un delizioso brownie al cioccolato con la panna. Concludiamo la serata sulla terrazza della nostra stanza a fotografare il cielo notturno bevendo il nostro vino bianco, libagioni alle quali tenderei a dar la colpa per gli scarsi risultati se fossi onesta, ma visto che sono invece me stessa attribuirò la resposabilità dello scarso carisma di queste Vie Lattee alla mancanza di un soggetto a fare da catalizzatore dando risalto al cielo con la sua sagoma nera Ce ne andiamo a dormire felici una volta di più di aver scelto l'Africa, e mi tranquillizzo definitivamente circa la possibilità non più tanto remota che anche Paolo se ne innamori.
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  14. 9 maggio 2018 - Kalahari Anib Lodge - Quiver Tree Forest Rest Camp Finalmente si dorme! Stamattina abbiamo deciso che è ora di riposarci un po', dopo svariate settimane passate ad organizzare tutto, ce lo meritiamo! La colazione è ottima, a buffet, ma con la possibilità di richiedere piatti cucinati espressi, qui le uova la fanno da padrone! Tra le varie scelte, c'è la famigerata Marmite: La marmite è un estratto di lievito, uno scarto di lavorazione della birra... ha un gusto metallico molto salato, per usare una delicata espressione romanesca, fa schifo ar ca**o! Io la conosco, l'ho assaggiata, ma Barbara no, e allora... Purtroppo non ho documentato la sua faccia all'assaggio, ma davvero, diceva tutto! Partiamo dal Lodge per una tappa che consideravo di trasferimento e invece ci ha riservato un sacco di sorprese. A Mariental facciamo la sosta alla Spar per comprare un po' di generi di prima necessità... acqua, patatine, giochi all'erba gatta per i nostri mici, pane e formaggio per i pranzi al volo, le spezie che ci siamo riportati a Roma. Facciamo anche un salto al bancomat e Barbara va un po' in panico, non riusciamo a prelevare e alla fine siamo costretti a usare la carta di credito. Anche oggi la strada è tutta asfaltata, la fettuccia corre sotto le ruote del Mostro, fino a che non vediamo un segnale marrone, di quelli turistici... Un cimitero di guerra, qui si combattè durante la 1° guerra mondiale, gli inglesi cercarono subito di conquistare l'Africa Tedesca del Sud Ovest, soprattutto per le materie prime. Ce ne sono parecchi in giro, tutti tenuti con cura dall'associazione dei veterani, raccontano le guerre tra indigeni e tedeschi, tra le truppe del Commonwealth e i tedeschi e la lotta impari di entrambi gli schieramenti con la Spagnola... In particolare, il cimitero è proprio di fronte alla stazione (abbandonata) di Gibeon. Ci perdiamo un po' di tempo, cerchiamo di conoscere un po' di più quello che accadde in queste zone, così lontane da noi. Proseguiamo verso sud, la strada è larga, ma non larghissima e quasi rischio di perdere il controllo dell'auto a causa dello spostamento d'aria di un trasporto eccezionale che procede a velocità eccezionale. Ci fermiamo a pranzare in una delle tante piazzole di sosta sulla strada, ce ne sono tantissime e sono segnalate da un cartello che indica anche da che lato sono! La cosa più incredibile è che sono pulite, i cestini sono vuoti, il tavolino è pulito e spesso c'è anche un gazebo a ripararvi! Arriviamo al Quivertree e il proprietario ci fa scegliere la camera... o una specie di igloo col tetto in plastica oppure una bella camera con uno dei pochi letti matrimoniali del viaggio... Siamo in viaggio di nozze, vada per la camera! Il Quiver Tree Forest Rest Camp non è un hotel, ma una fattoria che lavora... non vi aspettate un posto elegante, non lo è, ma è un B&B rustico, pulito e con i proprietari gentili e disponibili. Dopo un po' di coccole ai cani della fattoria e 4 chiacchiere con un gruppo di fotografi italiani in viaggio, andiamo in esplorazione alla Quiver Tree Forest, a pochi minuti di auto dal B&B. Quella che era stata scelta come una semplice tappa di passaggio, si rivela la prima grande sopresa... la Quiver Tree Forest è una sorpresa! Questi alberi, che alberi non sono, visto che è una specie di aloe e tecnicamente è un'erba, sono davvero affascinanti e con una corteccia che sembra cera fusa, crescono tra rocce di tutte le forme e dimensioni, c'è anche il Pac-Sasso! Facciamo un rapido sopralluogo nella foreste per decidere il miglior punto per il tramonto, capiamo che per la foto alla stellata non andremo all'interno, ma resteremo ai margini (caviglia di cristallo... non me la sento di mettere i piedi dove non vedo) e torniamo in hotel, dove alle 5 ci aspetta il Chetaah feeding. Ma prima... Io vedo un corvo che mangia da una delle ciotole e non mi accorgo del facocero che è proprio davanti alla porta e si litiga la ciotola con un cucciolo di boxer... Barbara invece si sbraccia, comincia a dirmi "guarda, guarda!" e niente, io continuo a vedere il corvo, finché non mi accorgo... Tranquillo, pacioso, lì in ginocchio (si, perchè il facocero non solo è brutto, ma pure sgraziato, mangia in ginocchio, visto che ha il collo come Costanzo), grufola rumorosamente, rutta, sgranocchia e sbava... mangia proprio come un facocero! Al limitare della proprietà c'è un grosso recinto, ampio qualche km quadrato, nel quale vivono 2 ghepardi, 2 maschi, Saddam e Gheddafi: Appena il proprietario entra col secchio pieno di carne, i 2 ghepardi si avvicinano baldanzosi, aprono la bocca e... MIAO Miao??? Miao??? Ma sei serio? sei un gatto di 50 kg, il simbolo dell'eleganza felina e fai miao, come i nostri ciopini? Come se non bastasse, appena vedono il secchio ci si infilano dentro, dando ancora più l'impressione di essere dei gatti leggermente oversized... MIAO! Però quando mangiano, si sentono gli scrocchi delle ossa che si spezzano, lo strappo della carne e dei tendini... Il proprietario gli fa anche i grattini, ci racconta che sono gli unici felini che quando hanno un pezzo di carne a portata di mano sono contenti e si fanno fare di tutto, ma che anche se attaccano un gregge non se ne vanno prima di aver fatto una strage, anche se poi mangiano poco... Che si, sono veloci, ma solo da "adolescenti", appena crescono preferiscono gli agguati agli inseguimenti, e che si, in fondo sono dei gattoni e da gattoni si comportano. Torniamo alla foresta e qui ci accorgiamo che è pieno di iraci... Aspettiamo che il sole cali dietro gli alberi e torniamo in hotel, cena a buffet con una specie di stufato di hartebeest (il nome italiano è Alcefalo, ma del cefalo non ha nulla 😀), leggermente piccante, ma davvero buono, accompagnato da un paio di Windhoek Lager. L'antipasto e un dessert completano un'ottima cena, tutta preparata dalla gentilissima padrona di casa. Poco dopo cena, partiamo verso la Quiver Tree Forest per le prime foto alla stellata... essendo molto vicina alla fattoria, ci sono un po' di luci a disturbare le riprese, ma è comunque molto bello essere qui, la quantità di stelle è impressionante: Mentre stiamo per partire, un gruppo di 3 ragazze cinesi, in viaggio da sole, ci chiede di fargli strada, hanno provato ad andare, ma col buio non hanno trovato la strada, vogliono fare le foto alle stelle ma non hanno idea di come fare, non hanno nemmeno la torcia, noi cominciamo mentre loro confabulano su dove mettersi (non davanti a noi, grazie!), come fare, cosa provare. Questa è di Barbara, che mi ha carpito con l'inganno il tokina 11/16 e riesce a fare le foto più belle delle mie... 😃😃😃😃😃😃 Stare qui è un sogno, si vede la Croce del Sud, Alpha Centauri, Sirio, Orione che sta per tramontare. Questo cielo è in gran parte alieno per me, si vedono le nebulose di Magellano che non possono essere viste nel nostro emisfero, costellazioni sconosciute e soprattutto, una quantità di astri che fa paura, mai visti così tanti, nemmeno nei deserti dello Utah. Quando ci dichiariamo soddisfatti e cominciamo a smontare, le cinesine vengono a chiederci se si possono mettere al nostro posto e se possiamo prestargli una delle nostre torce, ce la ridaranno domattina, ma soprattutto, ci chiedono come impostare la fotocamera per fare le foto alle stelle... hanno una mirrorless, non ho idea di come verranno le loro foto, ma almeno ci avranno provato! Buonanotte mondo!
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  15. Martedì 8 maggio 2018 Buongiorno Africa, oggi si fa sul serio 😉 Al b&b ci godiamo un'ottima colazione con tanto di cane di casa mendicante , per Paolo quella dei campioni con uova e pancetta, per me - più modesta - un'enorme macedonia con lo yogurt, la frutta è buona come ricordavo dall'Uganda e anche di più. Salutata la gentilissima host e il gatto appiccicoso, dopo un veloce passaggio a conoscere Sonja alla sede della Cardboard Box, riempito il serbatoio del Mostro - 1500 NAD, circa 100 euro, per 115 litri! - imbocchiamo finalmente la strada che porta a sud, incontrando il primo dei posti di controllo all'uscita dei centri più grandi. Ci tocca anche pagare la tangente al poliziotto di turno: una bottiglia di acqua gasata! Ce la ridiamo, che vuoi fare? ha pure chiesto per favore Prima tappa Hardap Dam, con qualche doverosa sosta foto lungo la strada. Ammirate qui il Mostro in tutto il suo splendore prima delle sterrate, così non lo rivedrete mai più. Ma no, che avete capito? il Mostro è quello bianco a quattro ruote sulla destra, l'altro è mio marito! Ecco, adesso ho quasi completato la collezione, dopo il Meridiano di Greenwich e l'Equatore ho anche il Tropico del Capricorno ... e tra il cielo blu e la terra rossa inizio a sentirmi davvero in viaggio, davvero in Africa nonostante la splendida striscia di asfalto che ci accompagnerà per tutta la giornata. Cartello con aggiunta ^^ Lungo la strada incontriamo anche i primi nidi di Social Weavers, gli uccelli tessitori, che vivono in grandi comunità, veri e propri condomini con tanti appartamenti quante uscite, dei piccoli labirinti di sicurezza. Beati e incoscienti li fotografiamo anche da sotto per la prima ed ultima volta. Arriviamo alla diga verso mezzogiorno, perfettamente in linea con la tabella di marcia mooooolto ipotetica che abbiamo stilato, e dopo qualche foto decidiamo di vedere se il ristorante è aperto, tanto la fame è l'unica cosa che non ci manca mai . La Hardap Dam è tutt'altro che imperdibile, ma è una sosta piacevole per spezzare il non brevissimo viaggio verso il Kalahari, soprattutto se guida solo il tuo disgraziato consorte perché "no, no, no, non se ne parla neanche, è un pullman, non si vede dietro, ha i comandi dalla parte sbagliata, è troppo grosso, è troppo alto, blablabla ". E poi ho appena inizato a perfezionare il grido di guerra (AYAYAYAYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY) per salire dal lato passeggero, troppo alto di quei trenta centimetri per la Tappa qui presente, figuriamoci se mi metto al volante C'è solo un'altra coppia, ma il ristorante è aperto, evviva, possiamo ordinare. Per me un club sandwich per favore, non ce l'abbiamo, okay, allora un toast, non abbiamo il prosciutto, allora un panino con il formaggio, non abbiamo il formaggio, okay, portami quello che vuoi ... va bene un Hake a la meuniere? Paolo invece ci azzecca al primo colpo, la sua Schintzel di maiale arriva subito ... saranno mica krukki per niente ❤️ Mentre aspettiamo i nostri piatti, e io attendo di scoprire cosa sia un Hake, vediamo le prime spettacolosissime bestiole del viaggio, dei cosi "ciccioli e piccottelli" che mi fanno subito strillare come un'adolescente cretina. Scopriremo poi che sono Iraci del Capo, e che per magnarseli sti namibani senza cuore li ubriacano con la birra "così noi li catturiamo facilmente e loro muoiono felici!" ... ma via, ve li mangereste voi, pucciosi e tenerotti come sono? Una cosa che non si può assolutamente dire sulla Namibia è che i suoi abitanti siano tirchi nel mescere il vino: due calici del loro ne fanno almeno quattro a casa mia! Abbiamo provato un bianco e un rosso sudafricani per accompagnare il maialino e quello che scoprirò essere un nasello, tutto ottimo, per una spesa totale inferiore alla ventina di euro. E prima di andarcene, ho modo di immortalare la prima di una lunga e curiosa serie di bestiole che ha il mio stesso parrucchiere! Alle 14 circa, più in orario che mai, arriviamo al Kalahari Anib Lodge, una struttura bellissima dove ci assegnano una splendida camera vista piscina con un dondolo nel portico e ci offrono, come omaggio honeymoon, due bottigliette di (pessimo ^^) spumante sudafricano che apprezziamo tantissimo, una gentilezza che nonostante i miseri 7.5 gradi alcolici che per una veneta sono praticamente un'aranciata ci rende felici. Prenotiamo il game drive delle 16 e trascorriamo l'attesa gironzolando per l'hotel e godendoci la temperatura perfetta e il nostro calice di aranc... di spumante. Quando arriva l'ora ci troviamo una flotta di tre jeep coperte da una decina di posti ciascuno, il nostro driver/guida è Ndumba, che ci invita a dirgli "Nduma stop or Ndumba go" a seconda delle foto che vogliamo scattare e inizia a raccontarci un po' di vita nella savana. Siamo al margine del Kalahari, uno dei deserti dei miei sogni, ma qui la vegetazione è ancora abbondante, stiamo andando verso l'inverno e la zona è rigogliosa. Il primo game drive di Paolo è sicuramente ben riuscito anche se più soddisfacente per lui che per me, lo ammetto: dopo i parchi dell'Uganda sono viziata ed arriverò a rifarmi davvero, lato animali, solo con l'Etosha, una delle esperienze più piene e splendide di tutta una vita. Qui non ci sono grandi felini né elefanti, di solito e comprensibilmente gli avvistamenti più ambiti, ma possiamo comunque dirci felici: orici, springbock, struzzi, suricati, gnu, antilopi, scoiattoli di terra ... Anche qui abbondano i nidi di Social Weavers, e Ndumba ci raccomanda di non metterci MAI sotto, per fare le foto: le uova e gli uccellini appena nati sono una delle colazioni favorite di diversi serpenti, e siccome gli uccelli adulti non gradiscono e beccano con violenza gli intrusi, capita che questi ultimi si lascino cadere a terra dal nido ... ops. Signori, il Kori Bustard, l'uccello volante più ciccione del mondo: arriva a 18 kg e più che volare procede balzellon balzelloni, ma ci è simpatico e non intendiamo togliergli il primato: OPS!!! ... cobra giallo in azione. Gli adulti svolazzano come impazziti tutto intorno, e noi restiamo ipnotizzati per una buona decina di minuti e forse più. E' il primo degli spettacoli affascinanti e terribili che questo viaggio ci regalerà. Tra le altre cose Ndumba ci racconta che è altrettanto pericoloso mettersi di fronte alle profonde buche che ogni tanto vediamo nel terreno, specie se davanti svolazzano le mosche: sono scavate dagli oritteropi, che con gran delusione di entrambi non riusciremo mai a vedere, e vengono poi usate come rifugi dai facoceri (molto amati dalle mosche per il loro profumo che ricorda vagamente lo Chanel numero 5 e per la loro estrema pulizia) ... se si sentono minacciati escono caricando, e anche se è un'esperienza che non ho mai fatto credo che trovarsi di fronte un facocero incazzato non sia tra esattamente tra "le dieci cose da fare assolutamente almeno una volta nella vita" Per il tramonto ci fermiamo sulle dune, e dalle jeep, che si riuniscono dopo un paio d'ore in cui ciascuna ha seguito un suo percorso, vengono estratti per magia tavolini, bevande, patatine, biltong come se piovesse, e Ndumba annuncia: Happy Hour! Vabbé, brindiamo per l'ennesima volta al nostro matrimonio, va: io cado vittima di una nuova terribile dipendenza: il succo di guava. Bei tempi, quando bevevo birra e vino! Un gruppo di simpaticizzzzzzimi francesi toglie le flip flop e si gode la sabbia a piedi nudi. Nessuna delle mie invocazioni al Dio Scorpione va a buon fine, peccato. Saggiamente ci allontaniamo dal gruppo e ci godiamo con gli occhi lucidi il primo vero brevissimo e magnifico tramonto africano. Sono tornata ... grazie, amore mio, questo viaggio è il più bel regalo che mi potessi fare. Per non concludere su questa nota diabietizzante, ci teniamo a informarvi che siamo due brutte persone che dopo aver passato il pomeriggio a gorgheggiare deliziati su quanto siano cariiiiiine le bestiole del Kalahari hanno cenato con spiedini di impala. E che buoni erano! 😍
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