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Ciao a tutti, con colpevole ritardo riprendo il diario! Sabato 10 giugno 2023 Oggi affrontiamo una giornata di trasferimento piuttosto impegnativa, una delle più lunghe del viaggio, che da Sesriem ci porterà a Swakopmund dopo 347 km, praticamente tutti su strada sterrata. Evvai! Ci svegliamo alle 07:00 e andiamo subito a fare colazione a base delle ottime uova, bacon e pancake del Sossusvlei Lodge che sicuramente ci mancherà! Caricati i bagagli partiamo verso le 8:00. La C19 da Sesriem direzione Solitaire è decisamente in condizioni migliori rispetto al tratto della medesima strada che ci ha condotto qui due giorni fa. A quest'ora è tutto avvolto da una nebbiolina gentile dovuta all'escursione termica tra il giorno e la notte e la strada è davvero molto panoramica, avvistiamo in lontananza anche una giraffa. Procedendo con la dovuta tranquillità alle 9:30 arriviamo a Solitaire, il famoso avamposto reso celebre dalla McGregors' Bakery che sforna la torta di mele più famosa della Namibia. Ancora ampiamente sazie dalla colazione da campioni, decidiamo di lasciar perdere la torta di mele e acquistiamo, invece, una meat pie, un rotolone di pasta sfoglia farcito con carne dal peso specifico importante, e una fettona di crostata per pranzo. Facciamo le classiche foto gironzolando per i ruderi di auto disposti ad hoc e vediamo anche una simpatica mangusta gialla, animale che non avevamo ancora fotografato. Ci diamo quindi il cambio alla guida e imbocchiamo la C14 che seguiremo fino a Walvis Bay. In fase di programmazione mi ero lasciata tentare dal percorrere la strada sterrata che, superato il Kuiseb Bridge congiunge la C14 alla C28 attraverso le oasi di Ganab e Hotsas e taglia in direzione trasversale il Namib-Naukluft Park. Si tratta di una strada per cui occorre un permesso, acquistabile a Sesriem o a Swakopmund, ma alla fine abbiamo preferito evitare. E meno male perchè la C14, seppur molto panoramica, si rivela già da sola piuttosto ostica. Ma andiamo con ordine... Il primo tratto di C14 da Solitaire fino al cartello del tropico del Capricorno è piuttosto agevole, poche corrugazioni e dritta come un fuso. Il cartello è letteralmente nel bel mezzo del deserto ed è una sosta obbligata per l'immancabile foto di rito a noi e a Big Sister. Ci arriviamo verso le 11:00 e la luce è quasi abbagliante. Proseguendo troviamo, dopo una decina di chilometri, il Gaub Pass: anch'esso piuttosto agevole e riusciamo a fare anche una serie di belle riprese di guida, in mancanza di piazzole in cui fermarci. Il tratto invece che porta al Kuiseb Pass lo troviamo decisamente più impegnativo: la strada è piena di tornanti, fortemente corrugata, piuttosto stretta e particolarmente trafficata. D'altronde si tratta di uno spostamento "obbligato" per i turisti che, come noi, da Sesriem finiscono tutti sulla costa atlantica. Dopo una quarantina di minuti di tensione, accogliamo come un miraggio il Kuiseb Bridge e quelle poche centinaia di metri che si sono presi la briga di asfaltare. Il Kuiseb Bridge, così come il precedente Gaub Bridge, sono infatti ponti per l'attraversamento degli omonimi fiumi effimeri e le porzioni di strada in corrispondenza degli stessi sono pavimentate o asfaltate. Ciò per evitare che vengano completamente dilavate le poche volte che i fiumi sono in piena. Percorriamo quindi ancora una trentina di chilometri in mezzo ad un paesaggio lunare che ricominciamo ad apprezzare dopo la guida intensa di poco prima. Ci fermiamo per pranzo in un'area picnic dove possiamo vedere da vicino anche i magnifici alberi faretra e la strada davanti a noi che si perde in un deserto senza fine. Sazie dell'ottimo meat pie e dalla crostata acquistata a Solitaire, dopo una sosta pipì en-plen-air evitando serpenti e scorpioni, riprendiamo la guida. Mi sparo non stop i 100 km che ci separano da Walvis Bay: nonostante la prima quarantina sia sicuramente classificata "Col c***o che questa è una C!" la carreggiata è ampia e il traffico fortunatamente si è totalmente diradato rispetto ai passi di questa mattina ma per alcuni tratti procedo nella corsia opposta cercando di evitare il più possibile le corrugazioni. Poi ad un certo punto avviene il miracolo: il fondo stradale diventa, seppur sterrato, compatto e liscio. Andiamo via che è una bellezza e devo fare attenzione a non superare i limiti di velocità. Occorre anche fare attenzione alla guida di per sè dal momento che la strada diventa un rettilineo che si perde all'orizzonte, causando un vero e proprio "effetto miraggio", senza alcun punto di riferimento. Arriviamo finalmente a Walvis Bay alle 14:30 e, prima della rotondona che smista il traffico verso il centro città a sinistra e verso Swakopmund a destra, troviamo una zona lagunare a bordo strada ridentificata sulla mappa come "Bird Sanctuary" dove avvistiamo alcuni fenicotteri. E' occasione graditissima per fermarci, sgranchirsi le gambe e scattare qualche fotografia a questi coloratissimi pennuti. Tornate in auto, svoltiamo a destra e percorriamo gli ultimi chilometri che ci separano da Swakopmund. I sobborghi di Walvis Bay sono tristemente poveri e vediamo la prima vera township namibiana. Un insieme di case e baracche in lamiera, qualcuna in muratura, poche strade sterrate e solo qualche opera di urbanizzazione nei pressi del porto commerciale. La strada tra Walvis Bay e Swakopmund, asfaltata, è invece punteggiata da complessi condominiali e resort di edificazione recente e di una certa modernità. Ne risulta un contrasto purtroppo particolarmente stridente. Arriviamo a Swakopmund in circa mezz'ora: quanta vita in città! Abbondano negozi, ristoranti e alberghi! Arriviamo davanti al nostro Namibian Nights e troviamo già i proprietari ad aspettarci. Lui si intrattiene in pochissimi convenevoli e ha tanta fretta di farci pagare. La moglie, invece, è più cordiale e mi mostra la camera al piano superiore, ci da indicazioni su come parcheggiare nel minuscolo cortiletto e ci spiega il funzionamento del cancello elettrico. La camera è graziosa e pulita ma un po' piccola, manca completamente la porta del bagno cosa che, purtroppo, aumenta la già forte umidità che abbiamo trovato appena arrivate in città. Sistemati i bagagli ci rilassiamo dal viaggio e facciamo un micro bucato. Riprendiamo poi la macchina per andare ad un vicino Spar dove facciamo un poco di spesa in vista dei prossimi giorni nel Damaraland dove i servizi decisamente scarseggiano. Per cena abbiamo prenotato al The Tug alle 19:00. Si tratta di un ristornate particolarmente noto a Swakopmund ricavato, dicono, attorno ad un rimorchiatore in secca. La struttura è effettivamente molto caratteristica ed anche la cucina si rivela all'altezza della fama: prendiamo il Tug Trio, un piattone a base di nasello fritto, gamberoni alla griglia e calamari e il catch of the day alla griglia con due bicchieri di vino. Tutto ottimo, soprattutto i gamberoni sono uno spettacolo! Torniamo in camera dove avremmo decisamente apprezzato la presenza di una stufetta! Questa parte di Namibia è decisamente umida e rimpiangiamo già il deserto del Namib!8 punti
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Domenica 11 giugno 2023 La giornata di oggi non prevede spostamenti, faremo base a Swakopmund per dedicarci ad una delle escursione guidate più classiche della zona: abbiamo infatti prenotato con la Catamaran Charter un day tour: marine safari nella baia di Walvis Bay al mattino ed escursione in 4x4 tra le dune del deserto del Namib nel pomeriggio fino a Sandwich Harbour, marea permettendo, al costo di 6.600,00 NAD in due. Dal momento che il tour parte da Walvis Bay, in fase di prenotazione abbiamo chiesto il pick-up a Swakopmund, offerto gratuitamente: ci vengono a prendere davanti al B&B alle 08:00 quindi facciamo giusto in tempo a fare una piccola colazione in camera con succo di frutta e biscotti e scendiamo in strada. Il transfer ritarda un po' e il nostro padrone di casa, che nel frattempo ha aperto la caffetteria, ci fa la cortesia di dare un colpo di telefono alla Catamaran Charter che ci rassicura che il nostro van è in arrivo. Una volta salite troviamo le signore francesi già incontrate al Bagatelle e al Sossusvlei Lodge, facciamo ancora un passaggio a recuperare una coppia di spagnoli che alloggia nelle vicinanze e poi ci dirigiamo spediti al waterfront di Walvis Bay che raggiungiamo in una mezz'oretta scarsa percorrendo la strada ancora avvolta da una fitta nebbia. Una volta arrivate, saldiamo la prenotazione presso gli uffici della compagnia e, dopo qualche minuto di attesa sul molo, ci imbarchiamo su uno dei loro catamarani. Il tour della baia è senz'altro uno dei più commerciali, saremo almeno quindici persone ma, tutto sommato, c'è spazio per tutti e riusciamo a sistemarci comodamente. Gli avvistamenti sono quelli tipici e ampiamenti pubblicizzati: un pellicano "resident guest" che si presta ad un set fotografico da posizione ravvicinata in cambio di molti premi in pesce fresco che gli lancia l'equipaggio, otarie, delfini e "banchi" di ostriche di allevamento. La guida, un bianco sulla settantina con dei gran baffoni, è però un grande intrattenitore e ci racconta con passione le caratteristiche della costa, da quelle metereologiche, a quelle geologiche, dalla storia dei naufragi più celebri alla coltura delle ostriche. Lasciamo infine la baia di Walvis Bay per dirigerci verso Pelican Point, una lingua di sabbia molto scenografica che ospita un bel faro riconvertito a lodge di lusso, raggiungibile unicamente via mare o con un 4x4. Qui è presente una colonie di otarie che prolificano del tutto indisturbate (a meno di sciacalli e iene brune ovviamente!). Non è sicuramente paragonabile alla colonia di Cape Cross, più a nord lungo la Skeleton Coast, che non visiteremo, ma la deviazione è piacevole e possiamo dire di aver potuto apprezzare anche la vita marina della costa namibiana. Il tour dura circa 3 ore, dalle 09:00 alle 12:00, e sulla scia del ritorno possiamo approfittare anche di un aperitivo a base di ostriche, stuzzichini ed un vinello frizzantino servito sottocoperta al calduccio. Sbarcate, abbiamo giusto il tempo di comprare un paio di t-shirt nel negozio di souvenir che ci vengono a chiamare per la partenza del tour 4x4 verso Sandwich Harbour. Scopriamo di essere noi due e le francesi, tutte e quattro ci accomodiamo quindi nella Toyota Fortuner della nostra guida, un ragazzone originario proprio di Walvis Bay che guida in infradito ma in modo più che mai sicuro. Dopo pochissimi minuti ci lasciamo alle spalle il centro abitato e raggiungiamo la zona delle saline dove facciamo subito una pausa fotografica. Proseguiamo fino ad una zona lagunare dove troviamo una nutrita colonia di fenicotteri. La nostra guida ci fa avvicinare con calma così che possiamo ammirare questi particolarissimi animali molto da vicino. Dopo esserci trattenuti per qualche tempo riprendiamo l'esplorazione: il nostro driver ci spiega che Walvis Bay è l'unico posto al mondo, insieme ad Abu Dhabi ed al Marocco, dove il deserto incontra letteralmente l'oceano...e quando iniziamo a percorrere spediti il tratto di bagnasciuga, tra le dune da una parte e le onde che si frangono dall'altra è davvero emozionante. Dopo quella che sembra un'eternità a correre sul bagnasciuga, il nostro driver si inventa un percorso tra le dune e con poche, abili manovre, siamo in cima. Scendiamo dall'auto e la baia di Sandwich Harbour si staglia davanti a noi: contrasti di colore inimmaginabili, deserto e oceano a perdita d'occhio. Le fotografie si sprecano anche se non rendono minimamente l'idea dell'immensità e della bellezza del luogo. Il forte vento e il tempo che purtroppo è sempre tiranno ci costringono a rientrare in macchina; dopo altre divertenti evoluzioni tra le dune, la nostra guida parcheggia in una piccola conca un po' più riparata dove ci vengono serviti altri stuzzichini, altro vinello e altre immancabili ostriche. Vediamo addirittura, seppur lontanissimi, gli spruzzi di alcune balene di passaggio... Torniamo quindi a Walvis Bay dopo un'ultima sosta fotografica per ammirare alcuni orici tra le dune; il nostro van già ci aspetta e dopo un'altra mezzora, alle 17:00 siamo di ritorno a Swakopmund. Il tempo di rinfrescarci e rilassarci un po' e usciamo a cena. Abbiamo prenotato da The Ocean Cellar sul lungo mare vicino al faro. Il posto è più fighetto rispetto al The Tug ma mangiamo ugualmente bene, ordiniamo anche un assaggio di sushi che non riusciamo a finire e ci facciamo incartare in una doggy-bag. Rientriamo in camera dove sistemiamo i bagagli per essere pronte a partire di buon ora l'indomani, lasceremo la costa per raggiungere una delle zone più suggestive del paese: il Damaraland!3 punti
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Il mio tanto atteso ritorno in Africa è finalmente avvenuto il 6 giugno 2023, quattro anni dopo il primo viaggio in Sudafrica, una pandemia mondiale e tanti cambiamenti. L'Africa invece è sempre stata lì, nel cuore e nei pensieri, nelle fotografie e nei ricordi di viaggio - come un marchio indelebile. Per la mia compagna era invece la prima volta: lei che è appassionata di montagna, di climi freddi, di trekking si è imbarcata in un viaggio spiccatamente on the road, nel Paese che ospita il deserto più antico del mondo, dove i pochi millimetri di pioggia l'anno sono accolti come una benedizione. Preoccupata per le ore di guida, una macchina gigantesca da condurre (e l'incubo di una foratura), la consapevolezza che avremmo avvistato animali in self-drive (e ci saremmo dovute comportare di conseguenza), i posti "brutti, sporchi e cattivi", come li chiama qui sul forum la cara @mouette ... tutto si è dissolto giorno dopo giorno, lasciando posto alla magia di questa terra che è una cura per l'anima perchè risveglia emozioni primordiali sepolte dal caos della nostra vita occidentale. E' stato tutto un crescendo di felicità e fiducia, fino a quell'ultimo tramonto ad Okonjima che ci ha pugnalato dritto al cuore, mentre sorseggiavamo il loro strambo vino bianco ancora stordite di adrenalina dopo un eccezionale avvistamento pomeridiano. E sul volo del rientro, una nuova consapevolezza racchiusa in una frase: "Sai, ero molto scettica sul significato di maldafrica, invece nel momento stesso in cui la stai lasciando ti accorgi che qualcosa dentro di te è cambiato". Leone adulto nei pressi di Okaukuejo, Etosha1 punto