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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 20/11/2016 in tutte le aree
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Ciao Forum, alcune foto del "Picture Day at Scrimmage 2016". A breve nuovi aggiornamenti, ancora grazie dell'affetto! ❤️ Francesco, #25, con uno dei suoi più cari amici nonché compagno di squadra. La sua Host Family!6 punti
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Corretto. Deve pagare oggi per assicurarsi il cambio odierno. Io ci penserei vista la tendenza attuale del $1 punto
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Nell'ultima foto sembra un gigante! Immagino che orgoglio nel vederlo con la divisa della squadra!1 punto
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Congratulazioni al figlio! Enorme soddisfazione per lui e per i genitori...1 punto
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..continua... chiusura di giornata Finita la navigata nel Kazinga, dopo esserci rimessi in macchina e percorsi i primi chilometri, ci rendiamo conto che la giornata su strada non ci offrirà le stesse emozioni del canale.. Il rientro attraverso il parco, con qualche deviazione ci offre solo qualche sporadico avvistamento nel bush, con l'esclusiva riservata ai soliti ignoti, e qualche sosta per vedere un pò di vegetazione... Uno stop lungo la strada asfaltata per fermarci a vedere alcuni elefanti conclude questa giornata.. di certo lunga, molto interessante per quello che abbiamo visto sul Kazinga, un po’ meno per i safari in auto.. ma siamo soddisfatti lo stesso.. Il sole sta scendendo e quando arriviamo al lodge sono quasi le 19.. appena in tempo per goderci un po’ di tramonto direttamente dalla tenda e per ascoltare la voce degli ippopotami.. il pensiero di ieri è come un auspicio per qualche altre incontro.. magari chissà, anche un elefantino di quelli che abbiamo visto non lontano da qui. Si cena alle 20.. anche stasera il menu ci soddisfa.. così come l’atmosfera di questo lodge che è veramente bello. Ci soffermiamo qualche minuto per far due chiacchiere in compagnia.. l’orologio ci dice che è ancora presto per andare a letto anche se domani la sveglia sarà un po’ in anticipo rispetto ad oggi.. il solito addetto, quando vede che stiamo per alzarci, ci accompagna fino alla tenda.. questa volta non ci sono ospiti che ci aspettano. Ripensiamo un po’ al viaggio in Amazzonia ed all'atmosfera notturna.. ma restare fuori qui non sembra essere una buona idea.. c’è qualche zanzara di troppo.. non ci resta che restare in tenda anche se è ancora presto per addormentarsi.. Poco dopo esco in direzione bagno.. uno dei ragazzi è nei dintorni ma mentre cammino, poco lontano, nei pressi di un cottage, si vede una sagoma.. è lui, hippo pippo che se ne sta tranquillo a far due passi.. ma è tutto ok, la mia presenza sembra passare inosservata (e comunque c'è una certezza.. in Africa bisogna avere sempre con se una macchina fotografica...) Le voci degli animali ed il rumore dei loro movimenti ci accompagnano mentre ci addormentiano.. animali o brezza, suggestione o realtà? In ogni caso, un'esperienza emozionante.1 punto
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..ed intanto completiamo la giornata arrivando al Queen Elizabeth N.P. ... I chilometri che ci separano dal Queen non sembrano molti (circa 40 km) ed il viaggio prosegue comunque tranquillo. Il Parco è molto esteso e ci accorgiamo di essere nei pressi quando il panorama comincia ad essere diverso, con una vegetazione più fitta.. il Queen si trova alla nostra sinistra.. ed anche se non siamo proprio dentro, l’occhio comincia ad essere più vigile.. non si sa mai. Una prima fermata nei pressi di uno dei punti dell’equatore.. (non è l’unico in Uganda).. pochi minuti per le classiche foto e, qualche metro più avanti, svoltiamo per andare al Queen’s Pavillon, in pratica siamo in uno dei gate del parco (Crater Drive). Anche qui facciamo una breve sosta.. mentre Ronnie va a sistemare le pratiche per la visita al parco noi ci godiamo i dintorni ed il panorama.. c'è sempre qualcosa che merita di essere visto.. ed in particolare ci incuriosisce una lastra con la mappa del parco con laghi, canali e zone del parco dove Ronnie ci mostra, per grandi linee, dove ci muoveremo sia per i safari in auto che per la gita lungo il Kazinga. Siamo praticamente già nel parco quando riprendiamo la strada, lungo la quale incontriamo lavori, operai, auto e camion, persone in moto, in bici ed a piedi.. insomma una normale strada di grande comunicazione dove tuttavia non manca qualcosa di interessante da vedere come le solite antilopi e qualche ippopotamo.. Tutto avremmo pensato tranne quello sarebbe accaduto pochi minuti dopo.. con lo sguardo rivolto verso il bush, noto qualcosa proprio a bordo strada.. mi viene d’istinto dire a voce alta “stop..stop..stop”.. Ronnie rallenta fino a fermarsi.. la vista non mi ha tradito, in una radura ci sono dei leoni ma soprattutto uno è praticamente sdraiato in un cespuglio proprio sul ciglio della strada. Torniamo indietro lentamente e ci fermiamo proprio ad un metro da lui.. tutti in piedi sul tetto dell’auto.. godiamoci questa magnifica sorpresa on the road.. Mentre siamo lì inevitabilmente arrivano altre auto.. una colpo di fortuna così non capita spesso ed è anche giusto condividerlo, segnalando ad altri la presenza dei leoni.. E già, perchè non è l'unico che si trova da quelle parti.. ce ne sono altri ad alcuni metri, un pò più all'interno, che spuntano ad uno ad uno e si muovono in varie direzioni fino a fermarsi (alcuni) poi nei pressi di un cespuglio Bellissimi.. i felini hanno sempre un fascino fuori dal comune.. mentre quello a bordo strada sembra tranquillamente intento a fare il suo riposino, ma sempre osservandoci, uno di loro si avvicina si vedono i segni di qualche piccolo litigio.. Restiamo fermi per un bel po’.. ed anche il gruppo dei tre/quattro resta lì a guradarsi intorno.. poi iniziano a muoversi.. e noi sempre qui, finchè la maggior parte dei leoni si allontana definitivamente.. Un ultimo saluto al nostro amico vicino e giunge il momento di rimettersi in marcia.. un'esperienza che conferma quanta fortuna ci vuole per gli avvistamenti.. non avremmo mai detto di trovarceli proprio lungo la carreggiata ed in una zona così frequentata da persone e traffico. La strada attraversa il lago e Ronnie nel frattempo ci spiega il programma di domani ed i safari che faremo. Su gentile richiesta ci fermiamo nuovamente quando incontriamo alcune simpatiche scimmiette che saltano e corrono lungo la strada.. espressioni e movimenti sono sempre molto curiosi e buffi da vedere.. Ma dobbiamo anche proseguire e così, dopo pochi chilometri, attraversato il villaggio, vediamo una deviazione dalla strada principale.. eccoci su uno sterrato, più o meno 5 km, che ci porterà fino al lodge.. Il Bush Lodge sembra molto carino.. il drink di benvenuto sta diventando un’abitudine che cominciamo ad apprezzare molto, soprattutto dopo una giornata di viaggio.. qualche minuto di relax è l’occasione per fare un breve briefing in cui ci spiegano alcune regole ed attenzioni da seguire.. ci sembra strano che prima di alloggiare venga fatto un briefing ma, mentre parlano, ne capiamo il motivo.. Durante la notte, infatti, il lodge sembra essere meta di alcuni “turisti particolari” come ippopotami ed elefanti.. e non sono da escludere anche i leoni anche se molto più difficile (a dire il vero quelli che abbiamo incontrato non erano poi così lontani)... ma ci sono sempre dei ragazzi in giro anche se comunque per muoversi è meglio avere una torcia e guardarsi intorno.. Dopo il briefing ragioniamo su quanto ci hanno detto e pensiamo che la presenza degli animali girovaganti non è male per aumentare la nostra curiosità ( e quella dei turisti in genere) ma soprattutto come idea di marketing.. Andiamo alle nostre tende.. sono quasi tutte sul canale, il tratto che collega i laghi George ed Edward.. cena fissata per le 20.. e così, dopo esserci sistemati, ci godiamo il tramonto. La cena è in una zona dove al centro c’è un grande fuoco con i tavoli intorno, anche se molto distanti uno dall’altro.. ognuno ha la sua privacy.. ci indirizziamo sulla carne e qualche zuppa ed il cuoco che abbiamo portato con noi non ci delude.. Il tempo di due chiacchiere e ci avviamo verso le tende.. appena alzati, un addetto praticamente ci “scorta”.. Io vado un po’ avanti e, appena girato l’angolo della tenda, vedo qualcosa di veramente grande muoversi.. ma è un ippopotamo e mi viene istintivo avvisare gli altri che invece pensano si tratti di uno scherzo.. Neanche il tempo di dire “ma daiii…” ed ecco che anche loro vedono una scena bellissima.. addirittura non è uno ma ben 4, due adulti e due piccoli.. Il ragazzo, molto tranquillamente, ci invita a salire sulla parte in cemento e restare sulla parte alta della tenda.. effettivamente nel buio quasi non si vedono e quando te ne accorgi potrebbe essere forse un po’ tardi.. Altro che marketing.. gli ippopotami sono proprio qui, davanti a noi, mentre fanno il loro pasto serale.. subito dentro a recuperare la macchina fotografica,, appena in tempo.. anche perchè seguirli non è proprio il caso!! Sentiamo il rumore dei loro passi e la loro voce mentre continuano a muoversi.. il tempo dei saluti ed entriamo in tenda. Ovviamente la curiosità è molta.. orecchio attento ed occhi puntati a cercare eventuali ombre.. continuiamo a sentire rumori all’esterno.. torcia a portata di mano ma soprattutto speriamo di non aver bevuto troppo e dover andare in bagno!!!1 punto
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21/02/2016-22/02/2016 Ngorongoro – Kilimajaro airport – Adis Ababa – Roma – Milano Ops…. Avevo un diario da finire! La notte trascorre travagliatissima. Montezuma e la sua malediazione si scaglia su di me con tutta la sua potenza e passo la notte dalla tazza al letto e viceversa. Prendo qualche farmaco ad hoc che mi consente di dormire almeno qualche ora. La nottata... La mattina mi sveglio che sono parecchio spossato ma è l’ultimo giorno e adesso ci aspetta prima il tappone fino ad arusha e poi fino all’aeroporto dove alle 17 avremo il volo che ci riporterà a casa. Mentre io faccio l’ennesima visita alla toilette Corrado ed Andrea vanno in esplorazione del lodge, trovando la piscina in cui soggiornano allegramente dei ricci, che, giustamente, vedendola vuota hanno deciso che così era uno spreco. Facciamo un ottima colazione, finalmente un po’ varia con dei pancake dolci e salati, delle fette e della marmellata. Tutto veramente buonissimo. Poi dopo un ultima visita in camera e dopo la sistemazione finale degli zaini, ed un ultimo saluto in salsa masai al lodge ci ritroviamo con John, che già si era unito per la colazione e ci avviamo con calma verso arusha. Lasciamo il piccolo paese Karatu e i suoi poco rassicuranti abitanti e prendiamo la strada del giorno prima, e dopo aver attraversato di nuovo la rift valley ci fermiamo per qualche foto ad un punto panoramico del lago Manyara. Il lago all’orizzonte appare davvero immenso, e tutta la zona rigogliosa e sconfinata, anche se la visibilità oggi non è ottimale. In questo parco si potrebbero vedere facilmente le giraffe che non vivono ad Ngorongoro, ma non avendo il tempo di visitarlo chi consoliamo con la vista da lontano. Due minuti dopo essersi fermati al view point veniamo letteralmente presi d’assalto da 4 ragazzini del luogo che provano a venderci collanine con dente di leoni e amuleti vari evidentemente fatte in Cina. Corrado e Andrea se la svignano mentre io provo a spiegare che ho solo €uri e ne ho pure pochi. Uno dei ragazzini, che era partito con una richiesta di 10 $ per collanina, allora mi diche che per 1 € mi darà 5 collanine. A me fanno un po’ pena, e prendo le sue farlocche collanine e gli lascio 5 € senza voler resto, che comunque mai mi avrebbe dato. Questa cosa sia sul momento che a distanza mi lascia un po’ amareggiato. Questo voler sfruttare fino all’osso le risorse del turista immediato e pressante dipinge un popolo per quello che in realtà non è. Lake Manyara Riprendiamo la marcia lungo la strada che ci riapre gli interessanti panorami già visti il giorno prima, con la strada perennemente percorsa da gente a piedi anche nei luoghi più isolati e improbabili. John ci spiega che dovrà farci fare, per imposizioni dell’agenzia, una sosta in un negozio/bazar/ristorante prima di arrivare ad Arusha. Io gli dico che mi piacerebbe anche vedere il mercato di Arusha, quello vero, non quello turistico e raggiungiamo un accordo. Il bazar dove ci fermiamo non è davvero niente di che. Negozio con un sacco di souvenir di mille generi, dalle statue di legno di guerrieri masai alte 3 metri, alle collanine identiche a quelle che abbiamo comprato dai ragazzini qualche ora prima. Spendiamo giusto quei 5 6 $ a testa giusto per non far fare troppa brutta figura a john comprando qualche pupazzetto e qualche piccola amenità. Questi negozi, sono davvero tutti uguali e se ad una prima occhiata sembrano proporre merce e prodotti veramente locali, ad un analisi un pelino più attenta ci fa capire che in vendita ci sono quasi solo patacche di dubbia qualità oltre che di dubbio gusto. Riprendiamo la marcia ed arriviamo ad Arusha poco prima di mezzogiorno. John ci spiega che ci fermeremo poco, giusto un oretta scarsa per un giro esplorativo e di stare vicini a lui che il mercato non è il posto più sicuro del mondo per dei turisti che all’apparenza sembrano ai locali pieni di denaro. Il mercato è molto simile a quelli che avevo già visto in altri viaggi africani per struttura, con una parte dedicata agli ortaggi, una alle carni, una ai semi e una ai suppellettili. Con qualche casetta a fare da perimetro e spazi “aperti” all’interno. Questo è però molto più ruspante, disordinato, colorato e profumato. Si vede che è un luogo estremamente vissuto dai locali, e si riesce a percepire in parte il contrasto tra la calma dello spirito africano e il caos e la disorganizzazzione di una metropoli locale come Arusha. Arusha Market La fiamma di Andrea Districandoci tra le varie bancarelle appare subito evidente che non siamo in un luogo turistico e che anzi, siamo in parte malvisti dai commercianti e dai locali. Qualcuno ci sorride ma altri ci appellano malamente e John un paio di volte a da ridire qualcosa. Io mi prendo più di qualche insulto per delle foto che alcune ambulanti non volavano subire, mentre Andrea riesce inaspettatamente a fare colpa su una giovane e carina donna africana che non lo vorrebbe lasciare andare. Dopo un oretta lasciamo il mercato, soddisfatti della visita sicuramente diversa da solito. E lasciamo pure Arusha, sede parziale del nostro viaggio dirigendoci verso l’aeroporto. Poco prima di arrivare a destinazione ci fermiamo in una specie di autogrill africano dove John ci dai i nostri ormai consueti lunch box con dentro il solito panino e il solito pollo con patate. Tutto discretamente buono ma non rimpiangeremo quei pasti. Arrivati all’aeroporto salutiamo John e cin congediamo da lui dopo avergli dato la consueta mancia e aver esaurito i nostri $. Prima di imbarcarci dobbiamo compilare dei moduli e espletare le procedure di controllo non proprio semplicissime e dopo aver fatto check in aspettiamo un oretta il momento dell’imbarco sfruttando un po’ la connessione wifi dell’aeroporto per comunicare un po’ con casa. Il volo è abbastanza vuoto e procede veloce e tranquillo, se non fosse che a me finisce l’effetto del farmaco anti-Montezuma e ho un nuovo drastico crollo durante il volo e per la prima volta in vita sperimento il farlo in aereo. Purtroppo per me la crisi più grossa c’è l’ho mentre stiamo scendendo dall’aereo per entrare nell’aeroporto di Adis Abeba, che scoprirò essere l’aeroporto al mondo con il più basso rapporto bagni/numero di persone. In preda ad allucinazioni mistiche e completamente madido di sudore, dopo minuti di ricerca finalmente trovo un bagno che è pure uno dei bagni più sporchi affrontati in vita. Ma è questione di vita o di morte e quindi non faccio troppo lo schizzinoso e faccio quello che devo. Passo il resto del tempo sfatto e disidratato a dormire su una sdraio in un aeroporto veramente molto caotico e trafficato. Dopo 4 ore di sosta in Etiopia riprendiamo il volo verso l’italia. Per fortuna questo volo passa sicuramente meglio del precedente, e tra una dormita e un filmetto arriviamo tutto sommato neanche troppo stanchi prima a Roma e poi a Milano. Qui tramite un trenino espresso e una freccia arriviamo attorno alle 11 alla stazione di Peschiera del Garda dove la moglie di Corrado e mio padre ci aspettano per prelevarci. Finish! Si chiude qui un viaggio, impegnativo, sudato, sporco e molto sofferto, ma allo stesso tempo bellissimo e veramente molto molto emozionante. Di sicuro non posso definirlo come il viaggio più bello della mia vita, ma molto probabilmente è stata una di quelle esperienze che mi ha segnato ed insegnato veramente tanto su me stesso. Un viaggio interiore dentro una avventura, lo definirei. Tanti mi chiedono se a posteriori, viste le sofferenze lo rifarei e la risposto è senza alcuna ombra di dubbio si! Jambo Kilimanjaro!!!1 punto