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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 17/11/2019 in Risposte

  1. Eccomi qua con un nuovo diario, finalmente ce l'ho fatta ad iniziarlo Quanto mi fa strano però non scrivere nella sezione West!! Un anno fa, qualcosa tipo 5 secondi dopo essere scesa dall’aereo, iniziavo a pensare a dove sarebbe stato il nostro prossimo viaggio estivo. Le idee erano, come sempre, tantissime: Bali, Thailandia, Cambogia e USA. Potevano forse mancare i miei amati Stati Uniti nelle idee di viaggio? Ovviamente no!! Stavolta però sapevo che tornare negli USA sarebbe stato difficilissimo, se non impossibile. Luca voleva cambiare meta e, anche da parte mia, c’era la voglia di visitare qualche altro continente. Ok ma…quale? Guardo un po' di mete ma i voli sono alle stelle. Più passano i giorni poi più inizia a tornarmi la voglia di andare, un'altra volta, negli Stati Uniti. No Giò, non ti lusingare, non farlo!! Stavolta Luca ti ammazza se gli proponi di tornare un'altra volta in America!! Riesco a trattenermi e, per farmi venire qualche idea, inizio a leggere i diari di viaggio. Provo a stare lontana dalla sezione USA e ad aprire solo quelli degli altri continenti. Vediamo un po', cosa potrei leggere? Asia, Americhe, Oceania, Europa. Africa no, quella proprio non mi ispira. Luca va spesso in Kenya per lavoro e, ogni suo tentativo di farmi andare in Africa, è sempre fallito miseramente. Nel frattempo esce un volo per Seattle a poco più di 350€ da Venezia, proprio per quelle che sarebbero le nostre eventuali date. Ho una voglia matta di tirare fuori la carta di credito e cliccare su acquista ma so già che finirei per litigare con Luca quindi sono costretta a legarmi le mani. Quando glielo dico mi risponde che ho fatto bene a non comprarlo, altrimenti sarei andata da sola. “Ma Peruz, era un volo per Seattle a 350 euro!!!” “Avrebbe anche potuto essere gratis, io in America quest’anno non ci torno”. Ed è così che anche le mie più piccole speranze vanno in fumo e mi convinco a cercare seriamente una meta alternativa. Un giorno, mentre navigo sul forum, la mia attenzione viene catturata da un diario di viaggio che non parla di America ma di Africa. E’ quello di @pandathegreat e @mouette, dal titolo Namibia on the road. L'Africa la snobbo da sempre ma i loro diari mi piacciono tanto quindi decido di leggerlo lo stesso. Più leggo e più mi convinco che la Namibia potrebbe davvero piacermi. Luca è in Kenya e, quando per telefono glielo accenno, pensa lo stia prendendo in giro. “Tu? In Africa? Certo Giò, guarda che non ti crede nessuno!!!” Il tempo passa, lui torna a casa, e io continuo a leggere le avventure di @pandathegreat e @mouette. Ad ogni giornata pubblicata la mia voglia di andare in Namibia cresce sempre di più e, ad ottobre, sono piuttosto convinta. “Luca, ma allora che ne dici se andiamo in Namibia quest’estate?” Lui mi guarda di traverso, probabilmente chiedendosi cosa avessi fumato. “Come mai improvvisamente vuoi andare in Africa? Hai preso una botta in testa?” Ma no, ti giuro che sono serissima!!! Era ottobre e il discorso è morto cosi’, con Luca convinto che avrei cambiato idea. Insomma, com’era possibile che io volessi andare in Africa? Poi, in una domenica di inizio dicembre, lui ridendo mi chiede se allora sono ancora convinta di andare in Namibia questa estate. Io gli rispondo di si ma che, in realtà, mi piacerebbe davvero anche tornare negli USA. E’ in quel momento, quando sente nominare la parola USA un’altra volta, che il nostro viaggio in Namibia diventa realtà. Non vogliamo prenderci tardi quindi a dicembre decidiamo di prenotare voli e hotel. Purtroppo ci è subito chiaro che la Namibia ha dei costi folli e, quando mi faccio un preventivo personalizzato comprensivo di volo, auto ed hotel per poco non faccio un infarto. Ma che roba è?! Questi non stanno bene!! I lodge costano in media 150€ a notte a persona, arrivando a picchi di 250€ a notte a persona. E pensare che l’anno scorso mi sembrava caro Yellowstone con i suoi 175$ a notte e a stanza per dormire all’interno del parco… non mi lamenterò mai più dei costi negli USA, lo giuro. La macchina ha un costo altrettanto folle, circa 1700€ per 17 giorni di noleggio. Il risultato è che, la cifra finale sul mio foglio excel, supera i 3000 euro a persona soltanto di costi fissi quali volo hotel e auto. A questa cifra bisogna poi aggiungere tutti gli extra. Eh no, io tutti quei soldi per andare in Africa non li spendo manco morta. Lo dico a Luca e lui concorda con me, sono decisamente troppi soldi. Improvvisamente però si fa pensieroso ed io inizio a preoccuparmi. Quale idea malefica starà partorendo? Alza la testa e, con gli occhi che brillano, mi comunica che ha avuto un’idea geniale: andiamo in tenda!!! Lo trafiggo con lo sguardo. “Io in tenda? Ma mi ci vedi? Odio il campeggio, ti pare che vado in Africa in tenda? Non ci penso proprio!!” Lui tenta di convincermi ma non c’è verso, io in Namibia in tenda non ci vado. Li di notte ad Agosto fa freddo ed io voglio avere il mio bagno. Provo allora a pensare ad un’alternativa che ci permetta di fare ugualmente questo viaggio e mi viene in mente una soluzione intermedia, il camper. Costa 1800 euro ma ci permetterà di abbattere il costo dei lodge. Camper sia!!! A Natale Babbo Luca mi fa un regalo e sotto l’albero trovo il biglietto per Windhoek. Avrà voluto assicurarsi che non cambiassi idea? Probabilmente si ma va bene lo stesso, sono felicissima, ad agosto si va in Namibia! Prenoto tutto da me sui siti ufficiali e alla fine l’itinerario diventa questo: 12-13 agosto: Venezia – Windohek 14 agosto: Windhoek – Deserto del Kalahari 15 agosto: Deserto del Kalahari – Fish River Canyon 16 agosto: Fish River Canyon – Luderitz 17 agosto: Luderitz – D707 18 agosto: D707 – Sesriem 19 agosto: Sesriem 20 agosto: Sesriem – Swakopmund 21 agosto: Swakopmund 22 agosto: Swakopmund – Spitzkoppe – Twyfelfontein 23 agosto: Twfelfontein – Palmwag 24 agosto: Palmwag – Etosha 25 agosto: Etosha 26 agosto: Etosha 27 agosto: Etosha – Waterberg 28 agosto: Waterberg – Windhoek 29 agosto: Windhoek – Doha 30 agosto: Doha 31 agosto: Doha - Venezia E’ stato un viaggio meraviglioso e pieno di emozioni ma anche molto impegnativo. Fare campeggio è molto diverso dal dormire comodamente in hotel e le strade sterrate della Namibia non ci hanno aiutato. La sabbia entrava nel camper e, ogni giorno, dovevamo ripulire tutte le nostre cose dallo strato di sabbia che le ricopriva. Siamo tornati a casa più stanchi di prima, guardandoci negli occhi e promettendoci che non avremmo mai più campeggiato in Africa. Tuttavia è stata una esperienza diversa che ricorderemo per sempre, una di quelle esperienze da fare almeno una volta nella vita. Ecco, soltanto una però, adesso io ho già dato!! Cosa mi è piaciuto e cosa no? Ho adorato Luderitz e Swakopmund. Non avevo grandi aspettative su queste due località costiere invece sono state la sorpresa del viaggio. A Luderitz ho assistito al più bel tramonto della mia vita, talmente bello da battere perfino quello nei parchi americani. Sorprendentemente mi è piaciuto tanto anche il safari. E’ iniziato male dato che il primo giorno, non vedendo assolutamente nulla, avrei voluto suicidarmi dalla noia. Menomale che poi la situazione è migliorata ed Etosha ci ha regalato avvistamenti incredibili e giornate bellissime. La più grande delusione del viaggio invece è stata sicuramente la zona di Palmwag, poco interessante sia dal punto di vista paesaggistico sia da quello degli avvistamenti. Meglio l’Africa o l’America? Eccola qua, la domanda più gettonata al nostro ritorno. Non so perché ma, la stragrande maggioranza delle persone, è convinta che l’Africa sia più bella, anche se non ha mai visto nessuna delle 2. E’ per questo che, quando mi chiedono se è meglio l’Africa o l’America, non voglio passare sempre per quella fissata con gli USA e la mia risposta è molto neutra: sono due cose completamente diverse, non sono paragonabili. Di solito la maggioranza delle persone non approfondisce e non mi chiede cosa ne penso davvero, convinti che io non voglia ammettere che in realtà l’Africa mi è piaciuta più dell’America. Qui però posso dire la verità visto che siamo su un forum che parla di USA. La verità è che, per me, non c’è proprio confronto. Gli USA battono l’Africa su quasi tutti i fronti: quello paesaggistico, quello umano, quello delle emozioni. Su cosa l’Africa è nettamente superiore invece? Il cielo stellato e i tramonti. Ecco, i tramonti africani non li dimenticherò mai e per me, da soli, valgono il viaggio. La Namibia ci è piaciuta tantissimo, è un paese bellissimo che ci ha regalato una vacanza splendida. L’america però è un’altra storia tanto che, ne io ne Luca, siamo tornati a casa col mal d’Africa. Il mio mal d’America invece è sempre li e dubito che se ne andrà tanto presto. Ma basta parlare di America, che questo è un diario sulla Namibia!! Vi auguro buona lettura e spero di riuscire a finirlo in tempi brevi
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  2. Martedì 27 Agosto: Ambositra - Antoetra - Ambositra Stamattina partiamo carichi, ci aspetta la passeggiata per raggiungere Ifasina, uno dei villaggi della tribù degli Zafimaniri. La strada per Antoetra è breve, ma il tragitto è quasi tutto su una pista pietosa e pietrosa... 2 ore per fare meno di 40 km! Arriviamo davanti alla mairie di Antoetra e conosciamo il presidente della cooperativa delle guide, che ci presenta la guida per la nostra passeggiata, Hyacinte, uno zafimaniri piccolissimo e vecchissimo e tutti i ragazzi del villaggio che ci danno appuntamento per il ritorno, per visitare i loro laboratori di ebanisteria. Hyacinte ci descrive la strada che percorreremo, circa 12 km... Noi siamo carichi ma allenati più o meno come una mozzarella di bufala e sentirci dire che non sono in piano, ma che ci sono 2 colline da scalare, pure ripide, da un colpo alla nostra determinazione (e al ginocchio che si è gonfiato da qualche giorno). Oltretutto c'è la festa per l'esumazione dei morti e partecipano tutti, visto che è praticamente l'occasione mondana del mese a Antoetra. Vabbé, proviamo, magari arriviamo alla prima collina, dove c'è una "Stele dei morti" e poi decidiamo se proseguire. Partiamo uscendo dal paese e puntando verso le colline... Il primo tratto è in discesa, perfetto per noi... ma attraversata la prima valle vediamo subito che sarà difficile per noi... La salita è ripida, il sentiero (quale sentiero?) non c'è e praticamente si cammina nei solchi lasciati dall'acqua sulla costa scoscesa della collina... A metà della salita, Hyacinte si volta e mi fa: "Elle ne vais pas a arriver au village..." Ma non solo "elle", anche "moi" sono stanco e il ginocchio gonfio si fa sentire... Sfruttiamo le soste per rifiatare e arriviamo a circa metà della collina, dove è stato impiantato un vivaio di alberi pregiati... mogano, ebano, palissandro, bois de rose. Si, perchè gli zafimaniri sono ebanisti provetti, ma l'esportazione ha praticamente distrutto la loro fonte di sostentamento con l'abbattimento delle foreste ed un progetto francese sta cercando di insegnare loro a reimpiantare gli alberi, per fare in modo che le generazioni future possano godere di questi risultati. Si, le generazioni future, visto che un albero di palissandro ci mette quasi 100 anni per crescere abbastanza. Arrivati alla stele, ci racconta la tradizione del posto, la morte vissuta da tutto il villaggio. 2 notti di veglia, il funerale e poi la cerimonia alla stele, una per ogni famiglia. La cerimonia però si fa solo se la famiglia può permettersi uno zebù, miele, rum e tabacco, visto che per aggiungere la pietra del defunto alla stele, il capo del villaggio deve versare grasso e sangue di zebù sul monumento per ricevere la benedizione degli antenati. Questa è la stele della sua famiglia, le 2 rocce più grandi simboleggiano gli antenati e ci fa vedere la pietra di suo suocero, morto alcuni anni fa. Ci racconta della sua vita, dura e difficile, di un figlio perso per una malattia poco prima del diploma, delle 2 figlie e dei nipotini e scopriamo che ha 46 anni... Dall'alto ci mostra i suoi appezzamenti, dove coltiva mais e fagioli che sono praticamente la sua dieta... non mangia quasi mai carne, ci dice, se non durante le feste nel villaggio... ci credo che volesse tornare presto! Soddisfatti da questa esperienza e desiderosi di riportare a valle i nostri culi pesi, decidiamo di tornare a Antoetra, ripercorrendo la pista scoscesa. "VAHAZA, VAHAZA!!!" Niente da fare, siamo proprio un'attrazione! Passando in mezzo alla risaia veniamo circondati dal solito gruppo di ragazzini sbucati da chissà dove, questa volta siamo pronti, abbiamo biscotti e soprattutto... la instax è carica! Lascio un po' di istantanee ai bambini, ma c'è anche una signora che vuole farsi fotografare! Risaliamo verso il villaggio per raggiungere le case tradizionali e passiamo tra le abitazioni più recenti; Hyacinte ci racconta che gli zafimaniri abitano in case fatte in legno e bambù perché sono materiali viventi, non sono come la pietra, fredda e morta, un vero zafimaniri non dormirebbe mai in una casa di mattoni. Il parroco della loro chiesa è un missionario italiano che gestisce anche la piccola scuola... ora ci sono le vacanze ed è tutto chiuso. Ma il centro del villaggio è il loro totem, la piazza principale dove si svolgono le assemblee pubbliche, rappresenta lo zebù, vera ricchezza per queste popolazioni. Ma è ora di andare a conoscere il capo del villaggio, il più anziano di tutta Antoetra. Ha 80 anni, ci dice Hyacinte, è molto vecchio, visto che qui la vita è breve, 60, 70 anni, non di più. La tradizione dice di scambiare 4 chiacchiere con gli anziani, fare alcune domande e soprattutto, lasciare un'offerta, che verrà utilizzata per le necessità della comunità: è lui che gestisce la cassa del villaggio, per gli orfani, per il medico e anche per i funerali dei più poveri. Il capo villaggio ci guarda con uno sguardo di mille anni, con accanto il suo vice (che mi è sembrato più malmesso di lui) e circondato dai nipotini che ci guardano incuriositi e sogghignano in un angolo della casa. Eccola la casa, con le arnie attaccate fuori dalla finestra... la casa meriterebbe una storia a se. Ogni angolo ha la sua funzione... l'ingresso è a sud est, dove c'è il pollaio, il focolare a sud, il posto del capo famiglia è a nord ovest, gli ospiti siedono a nord est. Si dorme a terra e se ci sono dei bambini, possono dormire sul soppalco, dove c'è più caldo, soprattutto in inverno. C'è la festa dell'esumazione, quasi tutto il villaggio è riunito intorno ad un altoparlante alimentato da un pannello solare. Si fa festa, si balla, si ascolta musica e si mangia. La morte è qualcosa che si incontra tutti i giorni. I tanti bambini ci chiedono bon bon, saponi, bottiglie... noi gli diamo quello che ci resta e andiamo verso i laboratori, dove tutti parlano un po' di italiano e tra Luca, Alfredo, Giovanni e mille altri, compriamo un po' di regali da riportare in Italia, spendendo sicuramente troppo anche dopo delle trattative feroci! Ci congediamo da Hyacinte, che ci lascia il suo indirizzo per spedirgli le foto e torniamo a Ambositra che è la capitale dell'artigianato... entriamo in uno dei negozi e assistiamo alla lavorazione del legno. Qui tutto, ma proprio tutto, è fatto con materiali di recupero. La sega a traforo è costruita con una balestra di automobile, la lama è fatta con il cavo d'acciaio degli pneumatici opportunamente intaccato... il legno è colorato semplicemente immergendolo in una risaia e l'artigiano ci prepara un ciondolo a forma di cuore direttamente davanti ai nostri occhi. Torniamo in hotel per riprenderci dalle fatiche e dalle emozioni, Barbara ha un po' di febbre e si prende una tachipirina, per fortuna niente di serio! Cena nuovamente funestata dalla coppia di musicisti, ma anche il cibo non è che sia proprio memorabile! Per chi se lo chiedesse, si, i malgasci sono piccoli, ma piccoli davvero!
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  3. LUNEDI' 12 AGOSTO Il nostro volo parte alle 6 di sera quindi possiamo prendercela con calma. Ci sembra quasi strano poter partire così tardi!! Mangiamo e, poco dopo pranzo, mia sorella ci porta in aereoporto a Venezia. Un improbabile selfie, lei che ci propone di nasconderla in valigia e via, verso la lunghissima coda al check in del nostro volo. Sul Venezia - Doha riusciamo a farci assegnare i posti larghi sull’uscita di sicurezza, mentre sul secondo volo saremo proprio in mezzo all’aereo. Passiamo tutti i controlli e cerchiamo un ufficio di cambio, sperando di trovare Rand Sudafricani. In Namibia si possono usare sia dollari namibiani che rand sudafricani, hanno lo stesso valore. La nostra banca però non è riuscita a cambiarci ne dollari ne rand quindi la nostra unica opzione rimane l’ufficio cambio degli aereoporti. E che problema c’è? Non possiamo cambiarli a Windhoek? No, Luca non vuole. Mi dice che devo capire che l’Africa non è l’America ( me lo dirà almeno 100 volte durante il viaggio ) e che bisogna stare molto più attenti. Insomma, cambiare un sacco di soldi a Windhoek, dove potrebbe vederci chiunque, non è contemplabile. Ma scusa Luca, cosa vuoi che succeda? Che ci seguano e vengano a rapinarci in hotel? Lui mi guarda male e mi intima che in Africa la prudenza non è mai troppa. Eh vabbè, ascoltiamolo, io in Africa non ci ho mai messo piede lui invece a Nairobi ci va spesso, evidentemente parla con cognizione di causa. Purtroppo però, a Venezia, riescono a cambiarci soltanto 230€, decisamente non sufficienti. Propongo a Luca di cambiare il resto a Johannesburg. Di sicuro non possono salire sull’aereo, seguirci fino a windhoek e rapinarci, no Luca? Lui mi risponde che sono proprio simpatica e che a Johannesburg non corriamo alcun pericolo. Ma va?! L’aereo parte puntualissimo e, dopo 6 ore di volo, atterriamo a Doha. L’aereoporto è grandissimo ma Luca sa già la strada e un battibaleno siamo al Gate. E via di nuovo, sull’aereo che ci porterà a Johannesburg. Le ore stavolta sono 9 e sembrano non passare più. Il dormiglione accanto a me ronfa come un ghiro, io guardo qualche film e sonnecchio un po’. Perché non sono di quelle che sull’aereo dormono senza problemi?! Uffa!! Arriviamo a Johannesburg e Luca è piuttosto sconvolto. “Ma siamo in Africa? Abbiamo preso il volo giusto?” “Peruz ma ti pare che abbiamo preso il volo sbagliato?” Mi racconta che non gli sembra proprio di essere in Africa dato che qui ci sono solo un paio di neri mentre tutti gli altri sono bianchi. Quando atterra a Nairobi invece è l’unico bianco in mezzo a tutti neri. Eh beh, mi pare anche normale no? Siamo in Sudafrica, mica è il Kenya!! Altre due ore di scalo e siamo di nuovo in aereo, sul bolide che ci porterà a Windhoek. Atterriamo alle 2 del pomeriggio nell'immenso aereoporto di Windhoek, dove ci sono perfino 3 aerei e 2 jet privati. Scendiamo dall’aereo e tiro fuori il cellulare, per fare una foto della zona in cui sono posteggiati gli aerei. Ne avevo visto tante su internet e volevo documentare anche io il nostro arrivo in Namibia. E’ a questo punto che una pazza dello staff dell’aereoporto inizia ad urlarmi contro, dicendomi che non si fa, come mi è saltato in mente e intimandomi di cancellare tutto. Ma che problemi ha? Chi le ha insegnato l’educazione?! Non lo sa che c’è modo e modo di parlare alla gente? Le rispondo tranquillamente che non c’è problema, la cancello. Lei non mi crede e mi dice in malo modo che pretende che le faccia vedere il cellulare per mostrarle che l’ho cancellata davvero. A questo punto inizia a salirmi il nervoso, sono stanca e se continua così va a finire che la prendo a pugni. Luca se ne accorge e mi dice di non risponderle nemmeno, di ignorarla completamente. Ce ne andiamo e, con la coda dell’occhio, la vediamo urlare contro a qualche altro poveretto. Poteva la mia esperienza con la popolazione locale iniziare in modo migliore?! Direi di no!! Facciamo i controlli e, all’uscita dall’aereoporto, troviamo l’autista che ci porterà a prendere il camper. Mentre lui va a prendere la macchina ne approfittiamo per andare al negozio della TMC per acquistare la sim namibiana. Qui faccio subito pace con la popolazione locale, allo sportello sono tutti gentilissimi e cercano di consigliarti al meglio. Facciamo una tariffa con internet, chiamate e messaggi nazionali e spendiamo poco più di 10 euro. In circa mezz’oretta arriviamo a Windhoek, all’ufficio della SA Roadtrippers, la compagnia scelta per il noleggio del camper. Erano gli unici ad offrire camper 4x4, piuttosto nuovi, con un letto abbastanza grande e comodo per contenere la stazza di Luca. Il prezzo poi era il più basso sul mercato quindi, dopo aver letto un po’ di recensioni, non ho avuto dubbi sul scegliere loro. Ci accoglie Katy che ci spiega un bel po’ di cose, ci mostra un video sul funzionamento del camper, e ci fa un bel po’ di terrorismo psicologico. Talmente tanto che, mentre sto uscendo dall’ufficio per andare a vedere il camper, mi ritrovo a pensare “oh mio dio, chi me l’ha fatto fare? Perché ho avuto la malsana idea di noleggiare sto coso?” Katy ci mostra tutto, insieme controlliamo che sia tutto presente e segnamo i danni già presenti sul mezzo visto che non abbiamo la casco. SA roadtrippers infatti offriva soltanto una super cover parziale che non copriva danni a vetri, ruote e gomme. E’ per questo che abbiamo preferito fare soltanto quella base e stipulare l’assicurazione casco completa tramite il sito rentalcovers, un sito che offre la possibilità di assicurare i mezzi anche per la guida su strade sterrate. Tra una cosa e l’altra usciamo dal cancello che sono quasi le 18, menomale che abbiamo deciso di dormire a Windhoek stanotte!! La guida è a destra ed ho perso il conto delle volte in cui Luca ha attivato i tergicristalli invece delle freccie. Io lo guardo con ammirazione, come fa a guidare sto bestione al contrario?! Sto coso io non lo guiderò mai!! Arriviamo alla nostra Tourmaline guesthouse ma abbiamo subito un problema. Il camper è troppo alto e per un pelo non passa sotto l’arco di ingresso al parcheggio della pensione. Il ragazzo che ci accoglie è preoccupato, ci dice che non possiamo assolutamente lasciare fuori il camper durante la notte, è pericoloso. E adesso che si fa?! Ci dice di aspettare un’attimo, che prova a contattare il proprietario della pensione. Al telefono il signore chiede immediatamente a Luca se è tedesco, così si sarebbero capiti meglio. Quando Luca gli dice che è italiano iniziano a parlare in inglese e alla fine il gentilissimo gestore trova la soluzione: parcheggeremo a casa sua, accanto alla guesthouse. Superato il problema camper scambiamo due chiacchiere con il proprietario che ci dice che lasciare fuori camper o auto di notte è impensabile, anche se ci troviamo in quartiere bene della città. Siamo a 5 minuti a piedi da Joe Beerhouse ma ci consiglia di farci venire a prendere dalla navetta, la sicurezza non è mai troppa. Noi non ce lo facciamo ripetere due volte e prenotiamo, stasera abbiamo tutte le intenzioni di provare lo spiedino di carni miste, al ristorante vorremmo arrivarci sani e salvi! Facciamo il check in e andiamo a vedere la nostra stanza, carina ma con letti separati. Ma come? Io avevo prenotato un matrimoniale!! Vabbè, altre stanze libere non ce ne sono quindi ci teniamo questa e andiamo a mangiare da Joe Beerhouse. Il posto è molto carino e la carne buona, anche se troppo cotta. Non ci fregano più la carne da ora in poi la ordineremo medium-rare. Ormai non teniamo più gli occhi aperti quindi saliamo sulla navetta e torniamo in hotel. Domani inizia il nostro on the road, non vediamo l’ora!!
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