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hakuna matata TANZANIA 10/2025 molto ma molto ....avventurosa


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Inviato

24 Ottobre Venerdì

Prima notte alla foresteria. Fuori il vento è montato fino a notte fonda, poi è scemato.

Me ne sono accorto nelle diverse ed abituali sveglie notturne.

Ma il fresco ed il profumo di dove ci troviamo mi e ci permette un rilassamento totale.

Sveglia soft con calma, senza dover preparare alcun bagaglio.

Colazione nella stanza ad hoc dove c'è l'unico tavolo e dove Lea ci ha preparato tutto bene e ci chiede come vogliamo le uova. Anche qui ci sentiamo in parte coccolati, sia da Lea che da Peter. E' nata in breve tempo una empatia tra noi e lui, soprattutto le ragazze si trovano a perfetto agio. Spunta l'idea di chiedere a Peter se possa essere interessato ad accompagnarci lui nei prossimi giorni, affiancando o sostituendo Brigton, la guida (anche in italiano) che abbiamo da domani ad Iringa e per il proseguo del nostro viaggio.

La sua risposta è positiva, ma soprattutto entusiasta. Telefono a Giovanna per chiedere se questo è possibile. Mi sembra fin da subito dubbiosa e restia, ma mi dice che ne parlerà con Fulgence ed il direttore e mi farà sapere.

Fulgence ci sta venendo a prendere da Dodoma per portarci al lago di Chimendeli e poi al mercato del bestiame di Kigwe.

Intanto con il sole e la buona temperatura faccio un giro qui intorno e scatto un po' di foto, scoprendo alcuni angoli bellissimi.

 

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PETER

Silenzio assoluto e donne che raccolgono acqua dal pozzo o la trasportano nei campi. Ma tutto è.....armonico con la pace del posto.

Arriva la jeep pulmino e sono le 10 appena passate. Saliamo subito a bordo. Oggi una giornata speciale e fuori dagli schemi.

Partiamo per il lago.

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Tanta sabbia e tanti baobab. Attraversiamo villaggi fino a raggiungere la zona del Lago

 

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Chimendeli. Questa zona nella stagione delle diventa una palude. In questo momento della stagione (secca, ma fra poche settimane cominciano le piogge) le famiglie di pescatori si spostano verso la riva del lago come dei nomadi per poi ritirarsi progressivamente alla crescita delle acque.

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Raggiungiamo anche noi la riva o quasi. Già da qui vediamo tante capanne, tante canoe, tante persone.

 

Ovviamente non ci sono turisti ed assistiamo camminando a scene post pesca, con le barche che sono rientrate o stanno rientrando e persone che fanno le trattative, altre la separazione del pescato, altre sistemano le reti. Lo stesso ragazzi e bambini, tutti coinvolti nelle loro gestualità alle esigenze della famiglia. Pescano la tilapia, in pratica l'unica specie di pesce dolce che c'è e che abbiamo visto anche quasi due anni fa in Cambogia.

 

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Sono scene quotidiane per loro e uniche per noi. Quasi ci intrufoliamo tra i pescatori, spesso chiedendo la possibilità di fotografare. Le canoe sono disposte in ordine, come ordinata è tutta l'area; in fondo alcuni ragazzini giocano a calcio con un pallone sgonfio, ma si divertono e improvvisamente smettono per rincorrersi nell'acqua. Poi smettono ed alcuni cominciano a raccogliere una rete ed a a sbatterla sulla sabbia.

 

 

Altri raggiungono le famiglie. Noi camminiamo. Raggiungo Fulgence e gli chiedo notizie in merito alla nostra richiesta su Peter. Mi risponde che mi saprà dire quando rientriamo alla foresteria più tardi. Mi riguardo intorno. Colori, pochi rumori, senso di pace, anche se la fatica di tutte queste persone è tanta. E baracche nel nulla, destinate forse ad essere spostate a breve più all'interno. Comincia a far caldo anche se la brezza è fantastica.

Ritorniamo all'auto commentando il presente e preparandoci al prossimo futuro.

 

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Ancora baobab e poi Kigwe con il suo mercato

Siamo passati in pochissimi km dalla pace al casino più infernale. Usciamo dalla jeep e ci accolgono

-odori pesanti di animali e di carne

-rumori assordanti di balli e di gare che i ragazzi fanno alternandosi in balli acrobatici o comunque tipici. Ma la musica ci tiene distanti.

 

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ll mercato del bestiame di Kigwe, un villaggio a 40 minuti da Dodoma.

Immaginate centinaia di mucche dentro un grandissimo recinto circondate da una folla ancora più numerosa di uomini che le spingono, le strattonano, le colpiscono con bastoni e urlano tra loro per trattare sul prezzo.

Un marasma fatto di rumori forti e tanta polvere rossa ovunque. Che ti riempie dalla testa ai piedi.

 

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In questo villaggio c’è il mercato ogni venerdì ed accorrono sempre persone anche dalle zone limitrofe. Attorno c’è tutta la zona dedicata al mercato dove si può trovare davvero qualsiasi cosa.

 

 

 

 

 

Il vociare non finisce mai, si è di solito gli unici bianchi presenti e anche per noi oggi. Se si sbaglia a fare una ripresa o una foto si sente arrivare una forte voce di ammonimento o uno sguardo minaccioso che ti gela. Ce ne accorgiamo subito. Agli animali fanno di tutto. E noi camminiamo in mezzo alla folla e intorno al recinto. Incrociamo gli sguardi persi di mucche, pecore, capre; poi la parte delle cucine. Caldo con in aggiunta i vapori e l’odore di decine di chili di carne sulle griglie che può stomacare, anche perchè attorno solo uomini che trattano muscoli, frattaglie, parti di animali.

Il mercato del bestiame non è un posto per tutti, ma riesce a regalare uno spaccato di vita molto crudo, ma super autentico.

C'è solo il venerdì ed abbiamo calcolato sin dalla prima programmazione del viaggio di essere qui in questo momento.

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E poi il mercato delle più classiche sagre. Cele tratta anche per un lenzuolo tovaglia dai colori più sgargianti. E poi pantaloni, maglie, casalinghi, grembiuli ecc. Tanta terra rossa al suolo. Tanta polvere in giro.

 

Tanta verità, cruda, forte, non condivisibile, ma è quella di queste persone e di una tradizione e di una cultura che non è la nostra, ma non vuol dire o non è facile valutare se sia peggiore o migliore, al di là del fatto delle condizioni di vita completamente diverse dalle nostre ed è questo il punto.

 

 

Peter ci fa strada, ci consiglia ed ora attraversiamo la zona della carne. Tavoli con cervella, frattaglie, pezzi di animali squartati ed appesi. Qui ci invitano a fotografare, quasi con gesti di scherno o di sfida, perchè leggono facilmente nei nostri occhi che questi odori e questa carne in mostra ci disgustano, anche se cerchiamo di nasconderlo.

 

 

 

QUESTE FOTO SONO PER LA ALE CHE ME LE HA CHIESTE

 

 

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Ed arriviamo alla fine ci accompagna in una capanna dove c'è già Fulgence. Con Paulina, una signora di colore di una certa età, anche se indecifrabile e che è una delle coofondatrici di Kisedet. Ci accolgono con molto calore, più di quello che c'è fuori al sole.

Ci hanno aspettato, almeno in parte ed ordiniamo carne ai ferri, che assaggiamo comunque, poi patate e uova, con porzioni esagerate. E buona birra fredda fredda.

Saluti e baci e via per il ritorno.

 

 

Sono le 16 quando arriviamo alla foresteria. Chiedo a Fulgence, ma glissa e mi dice che dopo ci saprà dire in merito a Peter.

Alle 17 con Peter scendiamo verso il villaggio. Incontriamo due bambini che piantano pomodori, galline, fiori ovunque. Ci mostra aule della scuola e anche quella realizzata ad hoc di recente da Kisedet,

Ci mostra anche la grande camerata dove dormono, ma di bambini nessuna traccia.

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Sentiamo da tempo sullo sfondo cantare, ma dal nostro percorso non riusciamo a capire dove e chi. Poi ci passiamo davanti. Entriamo. E' un'altra chiesa evangelica, questa però molto più piccola Di quella di Dodoma di ieri.

Ma all'interno con microfono e casse sparate a mille tre donne ed un uomo cantano con la base musicale. Ci sorridono mentre cantano e come ci invitano a seguire le loro canzoni. Sono molto bravi e per 5 minuti ci scambiamo gli sguardi mentre ballano.

Usciamo e cominciamo a rientrare, ma siamo attratti da un'altra musica. In un cortile una ventina di persone, come fosse un ballo di gruppo, si preparano anche loro alla messa ballando, appunto, mentre tre di loro suonano la pianola ed altri due cantano. Tutti poi fanno cori. Emozionante!

Mi allontano per fotografare. Anche queste persone non appena ci vedono ci sorridono e fanno ciao con la mano tra un passo e l'altro.

 

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Passano 5 minuti e il telefono squilla. E' Giovanna. Mi dice che hanno parlato tra loro e che Peter (23 anni) non può unirsi a noi, perchè la guida Brigton potrebbe ritenersi sminuito e perchè è complicato. Provo a insistere, ma mi fa capire che non è proprio possibile, pur apprezzando il nostro interesse per il ragazzo. (e con il senno di poi Giovanna ha ragione). Cerco di comunicare con le ragazze e cercare come dirlo a Peter e come. Quando lo avvisiamo ci sta malissimo. Ma poi reagisce da bravo ragazzo e il discorso finisce con una bella birra sotto il portico io e lui.

Facciamo poi ancora due passi qui intorno. E' bellissimo, non mi stancherò mai di dirlo e di sicuro quando rientrerò a Padova me lo sognerò

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Poi la cena di Lea con riso e fagioli, erbette, pomodoro, frutta e ancora birra. Ma ne rimangono 5 che lasciamo nel frigo.

Arriva improvvisamente un messaggio sul nostro gruppo whattsapp che la mamma di Michela è stata ricoverata urgentemente per un'ischemia, che poi per fortuna si rileva di più limitata entità e ggravità di quello che era sembrato all'inizio.

La serata passa tra telefonate con l'Italia e il pensiero di che cosa fare domani noi e Michela.

Ci separiamo ed ognuno a nanna nelle proprie camere. Il vento questa sera è ancora più forte e il sonno è un po' agitato. Appuntamento a domani. Partenza prevista alle 8.30 prima Dodoma e poi Iringa.

Messaggio con Paolo per avvisarlo del nostro arrivo imminente.

 

 

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Il 24/11/2025 at 12:55, alberto tao ha scritto:

Tanta verità, cruda, forte, non condivisibile, ma è quella di queste persone e di una tradizione e di una cultura che non è la nostra, ma non vuol dire o non è facile valutare se sia peggiore o migliore, al di là del fatto delle condizioni di vita completamente diverse dalle nostre ed è questo il punto.

 

Mi stavo per complimentare con te per la tua capacità di racchiudere in due righe l'importanza e la complessità di confrontarsi con culture altrui cercando - il più possibile - di non giudicare, e, un secondo dopo

 

Il 24/11/2025 at 12:55, alberto tao ha scritto:

QUESTE FOTO SONO PER LA ALE CHE ME LE HA CHIESTE

 

mi sono ritrovata a chiedermi perché, dopo tutte le minacce, non ti ho ancora bannato! :hmm:

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5 GIORNO 25/10 Sabato

Dopo colazione partenza per Dodoma e poi per Iringa. Il viaggio dura circa 5 ore .

Arrivo a Iringa, in hotel lasciamo i bagagli, e visita al Mercato Masai ed al Mercato Centrale

Ritorno a Iringa, cena con Paolo, Martina e pernottamento in albergo.

 

 

Inizialmente pensavamo il Ruksana Hotel poi la scelta è ricaduta su Mama Iringa Hotel

 

 

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Con la sua bella posizione in cima a un precipizio che si affaccia sulla valle del Little Ruaha River, Iringa fu fondata dai tedeschi all’inizio del secolo scorso come bastione contro la popolazione locale degli hehe. Oggi è un capoluogo di provincia, un importante centro agricolo e la via di accesso al Ruaha National Park. Con il suo clima salubre e un’atmosfera da città di montagna (si trova a 1600 m di altitudine), Iringa è una città molto piacevole da visitare

Gli amanti della natura possono contare sulle meraviglie naturali che circondano Iringa. Una delle attrazioni più iconiche è il Ruaha National Park, il più grande parco nazionale della Tanzania e un paradiso per gli amanti della fauna selvatica, l'incredibile biodiversità del parco, che include elefanti, leoni, giraffe e molte specie di uccelli. I paesaggi accidentati, i fiumi incontaminati e la natura incontaminata del Ruaha National Park offrono un'esperienza di safari unica, soprattutto, lontano dalla folla.

 

 

Ci svegliamo con sole e vento abbastanza forte.

Andiamo a fare colazione e Lea ci ha dato dentro, ma il pudding è molto pesante. Michela ha notizie rassicuranti da Padova e per il momento decide di proseguire il viaggio, anche perchè comunque da Iringa ci sarebbero voli comodi per un eventuale rientro.

Ieri sera ho chattato con Paolo a Iringa.

Si tratta di un amico di mio figlio, in passato legatissimo a Claudio e abbiamo una voglia matta di reicontrarci. E' un piccolo genio ed è una persona eccezionale.

Paolo ha 37 anni, ha studiato Economia a Ca’ Foscari. Dopo essersi laureato in Economia sanitaria all’università Cattolica del Sacro Cuore, ha lavorato per sei anni al centro medico dell’università di Pittsburgh. Successivamente ha conseguito un dottorato di ricerca in Management Innovation, Sustainability and Healthcare presso la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Dal 2021 lavora in Tanzania con Medici con l’Africa Cuamm. È attualmente capo progetto del programma «Prima le Mamme e i Bambini» nel distretto di Iringa ed è assistente tecnico al Direttore generale presso l’Ospedale di Tosamaganga. Si occupa inoltre di monitoraggio e valutazione delle attività di Medici con l’Africa Cuamm.
Per i pochi che ancora non lo sanno, Cuamm (Collegio universitario aspiranti medici missionari) è una organizzazione con sede a Padova, che lavora per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Le competenze di Paolo in Europa potrebbero collocarlo in importanti e prestigiose organizzazioni sanitarie. Ma lui e Martina la sua compagna hanno scelto l’Africa. Lei è Martina B. viene dalla Valtellina, si è specializzata in Pediatria a Padova ed è medico Cuamm, lavora nello stesso ospedale di Paolo. I due, in realtà, sono in tre: il 2 gennaio di quasi due anni fa è nato Pietro, che sta crescendo in Africa con i genitori.

Con Paolo ci vediamo questa sera al ristorante di Mama Iringa dove anche passeremo la notte.

Intanto diamo 20mila scellini a Lea e 100 euro a Peter, sempre disponibile e molto attento. Ci spiace tantissimo non possa proseguire il viaggio con noi e tra le ragazze più di qualcuna al momento brontola su Giovanna e sulla sua scelta di privarci di Peter. E anche poi in auto qualche mezza discussione tra di noi sulla interpretazione di una mail che Giovanna ci ha mandato nella notte.

Arriviamo a Dodoma e ripassiamo brevemente per il centro Kisedet. Giovanna ci aveva fatto capire fin da subito che ci avrebbe raggiunto alla foresteria una sera, ma ha sempre rimandato e poi non è più venuta, forse anche per via di un raffreddore o altro.

Ci incontriamo qui con lei, ma la chiacchierata mi è apparsa un po' fredda da entrambe le parti.

Amen.

Ripartiamo in direzione Iringa. La strada è molto bella anche se piuttosto trafficata.

Ci guida Fulgence. Sole terso, villaggi lungo la strada, colline di baobab si alternano a colline di acacie.

Arriviamo e la periferia è già bella, la città pulitissima, il clima non caldo, nonostante il sole picchi.

Ci fermiamo davanti ad un fast food di mussulmani, pieno di gente. Conosciamo Brigton, la nostra nuova guida. Ha 32 anni, parla italiano molto bene, bel ragazzo, sorriso a 32 denti. Subito molto cordiale ed educato.

Ci sta facendo una ottima impressione, mentre facciamo fatica a trovare un posto per sederci a pranzo.

I posti liberi sono solo all'aperto e va bene cosi'. Mi sento nuovamente con Paolo per confermare l'incontro a cena. Vorrebbe per le 19, ma faccio fatica a pensare di arrivare puntuale, ma non c'è problema. Il problema è quello che devono far cenare il piccolo Pietro e non fare troppo tardi.

Ora qui pranziamo con riso e verdure e acqua. Anna continua a preferire i suoi crackers.

Cambiamo il programma di oggi pomeriggio. Il programma prevederebbe la visita al sito di Ismaila, un po' fuori da Iringa. Scegliamo di farlo invece domani mattina, poiché è sulla strada per il Parco Ruaha.

Passiamo intanto a fare il check in a Mama Iringa. L'hotel è molto bello con camere molto grandi e fresche. Le camere circondano il giardino centrale sul quale si affaccia anche il ristorante.

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Conosciamo Concetta, italiana, qui in Tanzania da molti anni. Conduce tutto lei. Le chiedo di prenotare un tavolo per questa sera non solo per noi cinque, ma anche per Paolo e Martina. Appena faccio questi nomi lei si illumina. Conosce entrambi benissimo e sono due clienti abituali del suo ristorante. Meglio così.

 

Ripartiamo passando davanti alla sede Cuamm e poi davanti al Museo

 

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dove parcheggiamo per entrare nel Mercato Masai.

Piccolo mercato dove ci sono una decina di chioschi che vendono praticamente tutti le stesse cose e si deve contrattare al massimo.

Con Cele compriamo alcuni piccoli batik che per questioni di spazio facciamo smontare dal loro telaio e poi alcune calamite. Brigton ci aiuta e ci consiglia.

Poi a piedi arriviamo al Mercato Centrale. Camminiamo tra banchi che vendono soprattutto verdure, pesce secco e spezie. In mezzo c'è un grande schermo dove scorrono le immagini di una partita di calcio internazionale e tra i corridoi, davanti e sotto ci sono decine di persone con il naso all'insù a tifare e mentre camminiamo ogni tanto siamo “colpiti” dalle urla improvvise.

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E poi fuori dove c'è chi compra, chi aspetta, chi........ non può comprare.

 

 

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Brigton ci spiega ancora con pazienza.

 

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Nuova ed ultima tappa di oggi, non programmata, ma decisa da Brigton, la terrazza del Sunset Hotel. Questo albergo era stata la nostra prima scelta come location qui ad Iringa, ma poi Giovanna ce lo ha sconsigliato, perchè secondo lei troppo rumoroso e con tanta musica fino a tardi. Oggi è sabato, ma sdalle domande che faccio in giro al personale, non risulta ci siano feste o altro. Mah!

Mah. Da qui si ha una vista molto bella sulla valle e sulla città sottostante, mentre il sole tramonta veloce davanti a noi. Ma facciamo in tempo ad assaporare il momento, a fare l'aperitivo con una birra fredda, a prenderci in giro ridendo ed a commentare insieme a Brigton ed al suo succo di frutta.


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Rientriamo poi in hotel alle 19, mentre Paolo mi viene incontro rincorrendo Pietro. Si scusa, ma hanno già ordinato. Un abbraccio, ma dove sta il problema! E subito in camera per una doccia turbo e subito fuori per stare in loro compagnia. Conosco per la prima volta Martina, mentre Pietro corre ad tutte le parti.

Paolo mi racconta ed io ho mille domande da fare ad entrambi. Proviamo anche a telefonare a Claudio che non risponde. E' al momento ad un matrimonio a Roma.

Arriva la loro cena ed arrivano anche le “ragazze” e dopo le presentazioni continuano le domande e le loro risposte: la loro scelta di vita, le mille esperienze, i problemi e le difficoltà, ma anche le innumerevoli soddisfazioni. Sono qui da quattro anni.

Ordiniamo anche noi nel frattempo e prendiamo su suo consiglio anche una bottiglia di Dodoma red, vino tanzaniano, con della carne “mai frollata” e dura, quindi bruschette e patatine e verdure.

Qui l'hotel e la cena sono a nostro carico e pago 305 euro per tutti e cinque noi. Ma il posto lo merita..

Poi i saluti e l'arrivederci a domani mattina. Passeremo per la loro casa che è poco prima del sito di Isimila; facciamo ancora qualche considerazione sulla nostra giornata e sulla nuova guida e siamo molto contenti.

Alle 22.30 andiamo a nanna ed io un po' deluso, perchè il Napoli ha rifilato un 3 a 1 all'Inter. Ridiamo ancora, il clima è nuovamente sereno dopo le discussioni su Peter. Le camere sono silenziose ed i letti perfetti.

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e poco distante da Iringa oltre al sito di Isimila ed al Nat. Park Ruaha ci sono anche

il Parco Nazionale dei Monti Udzungwa. Questo sito patrimonio mondiale dell'UNESCO

il Kitulo Plateau National Park, noto anche come il "Serengeti dei fiori",

 

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Paolo e Martina devono essere due persone meravigliose ❤️, mentre ho più di qualche dubbio sulla sedicente "organizzatrice" del viaggio: per il mio carattere, sarebbe stata una lite continua!

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6 GIORNO 26/ Ottobre Domenica

Dopo colazione a Iringa passiamo per casa di Paolo e di Martina, poi visita al sito archeologico di Ismila e quindi entrata e trasferimento al Parco Nazionale del Ruaha con primo safari.

Pernottamento presso i cottages (inizialmente erano previste le bandas) della Tanapa (Tanzania National Parks).

Il parco nazionale del Ruaha, istituito nel 1964, è il primo Parco della Tanzania per estensione, copre una superficie di circa 20.000 km2. Il parco trae il proprio nome dal fiume Great Ruaha, che costituisce il confine orientale del parco, ed è famoso per le sue gole spettacolari. Ospita tutti i rappresentanti della fauna selvaggia africana: elefanti, bufali, zebre, gnu, antilopi, giraffe, facoceri, scimmie e, naturalmente, leoni, leopardi, ghepardi, licaoni e iene.

Presso il fiume sono avvistabili esemplari di coccodrilli e di ippopotami.

Il parco ospita oltre 370 specie diverse di volatili, alcuni dei quali non sono presenti in altre zone della Tanzania

 

 

Notte super e colazione ancora meglio.

Abbiamo cambiato programma e Paolo ci aspetta.

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Così partiamo alle 8.15 dopo aver salutato Concetta che ieri sera non abbiamo visto, perchè impegnata. Passiamo lungo la strada dove è situato l'ospedale di Tosamaganga e dall'altra parte della strada c'è la casa di Paolo e Martina, in concessione dal complesso ospedaliero.

 

 

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Bel giardino, tra alberi e limite della savana. Al punto che ci raccontano che il giardiniere deve tenerlo sempre pulito perchè fuori gioca Pietro con la sua tata e ci potrebbero essere dei MAMBA che tendono a nascondersi nel fogliame.  (Ale ci sei ancora?)

 

. Casa un po' datata, ma idonea e consona alle loro esigenze, attaccata al posto di lavoro di entrambi e al centro dove diversi volontari lavorano o vivono.

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E noi facciamo un giro con loro. In sostanza ci fanno toccare con mano la vita che fanno da quattro anni. Oggi è domenica e pertanto sono liberi. Visitiamo e domandiamo di tutto e di più, come bambini curiosoni.

Poi ci ritroviamo con Brigton e Freddy, l'autista e partiamo in direzione Isimila. Dopo mezzora arriviamo e a parte il ranger all'entrata, no c'è proprio nessuno. Solo una lucertolona colorata che attira subito la nostra attenzione.

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E QUESTO SITO CHE COSA VI RICORDA??????

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Fa caldo e sia Michela che Ferida non se la sentono di camminare sotto il sole tra le rocce e preferiscono attenderci qui quando ritorneremo.

 

Partiamo allora con Cele ed Anna e con Brigton come guida. Camminiamo fino ad un belvedere e poi una bella salita breve, ma tosta che ci porta ad un altro belvedere, questo proprio sopra i pinnacoli con la forma dei camini delle fate della Cappadocia, di strutture rocciose analoghe bellissime, viste sia nello Utah, sia a Flores in Indonesia, sia in Val di Fiemme a Segonzano.

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Inviato

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Ma qui ce ne sono tantissimi. E cominciamo la discesa passando in mezzo a queste torri, molto spettacolari. A noi piacciono un casino. Anche perchè ora non fa tutto quel caldo che abbiamo sofferto all'inizio del percorso.

 

 

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Inviato

E passa più di un'ora quando rientriamo e ci ricongiungiamo con le nostre due compagne.

E patiamo in direzione Parco Ruha.

Discutiamo in merito alla jeep “aperta” che abbiamo chiesto per la visita safari di oggi e di domani, che ci costa 200 dollari al giorno, con l'autista James.

La strada è lunga. Inizialmente asfaltata, poi pista. Quando comincia la stra più disconnessa ecco che il nostro pulmino con Freddy si ferma e trasferiamo noi ed i bagagli sul nuovo mezzo. E ci immergiamo nel bush del pre parco. Tiriamo un po' gli occhi, ma al momento non vediamo nulla di speciale se non alberi e baobab e qualche uccello colorato.

Dopo un'ora scarsa ci fermiamo all'entrata del Parco. Scendono al momento solo James e Brigton. Passano 10 minuti e visto che il caldo ci sta facendo morire qui in auto, anche se aperta, scendo e vado a vedere che cosa succede. Un po' internet che va a rilento, un po' che Giovanna e Brigton hanno fatto l'operazione di accredito in tempi troppo recenti, fatto sta che mancano al momento i soldi e dunque non si può entrare. Brigton sta cercando il trasferimento degli scellini, ma non riesce.

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Mi raggiungono le altre e Ferida ci mette del proprio. Paga lei la cifra per tutti e si accorda con la nostra guida che i soldi verranno scalati mano a mano e per le altre spese ci penserà lui appunto scalando da quanto appena pagato. E partono i brontolamenti contro Giovanna, che comunque avrebbe dovuto pagare da tempo, anche se Brigton ci ha messo del suo e si scusa in prima persona dell'inghippo. In sostanza i soldi li vede sul telefono ma non riesce a farli recapitare all'entrata del Parco probabilmente per un discorso di valute.

Sistemata in qualche modo la situazione ripartiamo e poco dopo ci fermiamo sul ponte sopra il fiume dove vediamo i primi ippo e due cocco.

Ma proseguiamo subito verso i cottages. Eravamo tutti convinti che avremmo avuto le bandas di metallo e tetto di paglia ed invece ci accomodiamo con un check indi pochi secondi in bei cottages, ampi e con la terrazza direttamente sulla valle: Bellissimo.

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Sono piuttosto caldi a quest'ora e speriamo che poi il clima cambi.

Un cottage per me e Cele ed altri tre per ciascuna delle altre ragazze. Ognuno a pochi metri dall'altro.

 

 

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Mangiamo veloci sulla terrazza panoramica del complesso e subito ripartiamo per il primo nostro safari.

 

 

Dalla jeep vediamo tutto e di più e ci sembra di toccare gli animali. Incrociamo branchi di elefanti e con uno di questi dobbiamo anche fare dietrofront, perchè si è messo in una posizione di difesa ed attacco che ha convinto immediatamente James di defilarsi il, prima possibile. E poi impala, kudu, giraffe, ancora tanti elefanti, faraone e tre leoni sdraiati, mezzi addormentati con la pancia piena. Siamo a tre metri da loro e siamo tranquilli. E loro sembrano coccolarsi girandosi su e giù. Poi improvvisamente si alzano in posizione di controllo, ma lo sguardo è rivolto in altra direzione. Dopo pochi secondi però riprendono la pennichella.

E' davvero un Eden. Giriamo lo sguardo e c'è sempre un animale diverso che attira la nostra attenzione ed Anna si mette a dare il punteggio sul valore dei vari animali che vengono adocchiati dal primo di noi.AP1GczOUVbijzLMMA6IFJhv_NE56gOmArXoT_uDM

 

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Inviato

E' tutto un ohhh, wow, guarda lì, mamma che bello.

E' davvero entusiasmante, anche se non è certo il primo safari che facciamo.

Ma è tanto bello e soprattutto non c'è nessuno oltre a noi. Solo lungo le piste ogni tanto incrociamo una jeep di qualche lodge.

Rientriamo con un tramonto spettacolare tra i baobab. Poi la cena modesta in terrazza, tra pollo, pesce e carne. Birra Kili e prendiamo subito le ultime bottiglie disponibili. Qui non sono molto forniti.

 

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Poi a letto, ma per raggiungere i nostri cottages, pur se il sentiero è di poche decine di metri e un po' illuminato, ci consigliano di farlo sempre accompagnati da uno dei ranger, perchè......non si sa mai.

In camera fa molto caldo e non è il caso di aprire le grandi finestre. Riusciamo a fare un po' di corrente con due finestrelle e riusciamo anche a dormire senza sorprese.

 

 

 

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Estendendosi su oltre 20.000 chilometri quadrati, Parco nazionale di Ruaha È il parco nazionale più grande della Tanzania, con la sua natura incontaminata e incontaminata, rimasta immutata nel tempo. Il suo paesaggio variegato spazia dalle savane ondulate e dalle pianure punteggiate di baobab alle pittoresche rive dei fiumi e agli affioramenti rocciosi. 

Sebbene il parco sia famoso per la sua abbondante fauna selvatica, rimane relativamente poco affollato, offrendo un'esperienza di safari intima rispetto ad altre riserve famose.

La linfa vitale del Parco Nazionale Ruaha, il Grande fiume Ruaha, sostiene un ecosistema rigoglioso, attirando una ricca fauna selvatica sulle sue rive. Il fiume è un punto focale per l'osservazione della fauna selvatica, offrendo un'opportunità unica per assistere alle interazioni tra predatori e prede. 


 

Il periodo ideale per esplorare il Parco Nazionale di Ruaha è durante la stagione secca, solitamente da giugno a ottobre.

Oltre alla sua ricca fauna selvatica, il Parco Nazionale di Ruaha permette di immergersi nella cultura locale. La vicinanza del parco ai villaggi limitrofi permette ai visitatori di interagire con le comunità locali e conoscerne usi e costumi.

Una visita a un villaggio vicino può offrire spunti preziosi sulla vita delle persone che vivono in armonia con la natura selvaggia.

 

Il Parco Nazionale di Ruaha è rinomato per la sua vasta e incontaminata natura selvaggia e l'abbondante fauna selvatica, tra cui una delle più grandi popolazioni di elefanti della Tanzania, ed è un paradiso per gli amanti del birdwatching con oltre 570 specie di uccelli. Offre un'esperienza di safari più appartata rispetto ad altri parchi, esaltandone la bellezza naturale selvaggia e incontaminata.

Gli spettacolari paesaggi del parco sono caratterizzati da dolci colline, estesi sistemi fluviali e antichi baobab. Il Ruaha fa parte di un vasto ecosistema che ospita numerosi grandi predatori, come leoni, leopardi e ghepardi.


 

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Inviato
1 ora fa, alberto tao ha scritto:

e ci potrebbero essere dei MAMBA che tendono a nascondersi nel fogliame.  (Ale ci sei ancora?)

 

Onestamente preferisco un mamba libero in natura ad uno infilzato su uno spiedino e servito come cena :heh:. Qualche anno fa ho assistito allo spettacolo di un mangiatore di spade che, evidentemente, ritenendo fin troppo normale il mestiere che aveva scelto, aveva anche un black mamba come animale da compagnia e partner dello show: visto da almeno 4-5 metri aveva persino il suo fascino :megalol:!

 

1 ora fa, alberto tao ha scritto:

questo proprio sopra i pinnacoli con la forma dei camini delle fate della Cappadocia, di strutture rocciose analoghe bellissime, viste sia nello Utah, sia a Flores in Indonesia, sia in Val di Fiemme a Segonzano.

 

Hai dimenticato le Bisti Badlands!

 

Giornata strepitosa, comunque! :inlove2:

Inviato
1 ora fa, al3cs ha scritto:

Hai dimenticato le Bisti Badlands!

Yesss

Un po' ne avevo viste anche uscendo da Chaco canyon

Mentre quando eravamo ad Albuquerque un incendio grosso sulla strada ci aveva vietato di andare in quella direzione...e siamo saliti.....a memoria verso Santa Fe

 

Ma anche da Wave tornando verso Page sempre a memoria ce ne sono sulla sinistra..

E chissà quanti Ancora 

Sempre spettacolo 

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