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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 28/08/2019 in Risposte

  1. Rileggendo il diario mi sono accorta che di avere fatto confusione con i giorni della settimana che riporto insieme alle date quindi, facendo ordine, oggi è … Mercoledì 03/07 La sveglia suona prestissimo, ora capisco perché l’ottimale conclusione, dopo due settimane di safari, sarebbe stata una terza settimana di relax al mare in Mozambico! Invece questo è praticamente il nostro terzultimo giorno in Africa e l’ultimo pieno al Kruger. E non siamo ancora riuscite a vedere i leoni anche se abbiamo dedicato gli ultimi due giorni a percorrere le strade e le aree più papabili, adocchiando con una certa invidia le puntine rosse apposte dagli altri visitatori sulle mappe dei Rest Camp. Ci proviamo con il safari all’alba che parte davanti alla reception di Satara alle 4:45. Noi ci svegliamo alle 4:20 circa, giusto il tempo per indossare quanto di più pesante abbiamo, compresi cappelli, scaldacollo e guanti di lana ma dimenticandoci scioccamente di portare qualcosa da mangiare: i safari guidati durano la bellezza di tre ore quindi è sempre buona norma portarsi qualcosa con sé. Raggiungiamo in due minuti il ritrovo e parcheggiamo la macchina, troviamo già un piccolo gruppo di persone: metà di loro parteciperà al safari con noi (una famiglia di californiani ed un ragazzo di New York) mentre l’altra metà si avventurerà in una bush walk guidata. In meno di cinque minuti arriva la nostra camionetta e le guide che procedono a fare l’appello e a ritirare i moduli che abbiamo nel frattempo compilato. La nostra guida è un ranger enorme che indossa pantaloni corti, camicia e cappello da pescatore in cotone, nonostante a quest’ora faccia un freddo glaciale. Si presenta e ci fornisce qualche breve indicazione a proposito delle norme di sicurezza durante il safari e poi ci fa salire sulla camionetta che, in confronto a quella utilizzata a Mkhaya, è altissima. Mentre ci dirigiamo verso il cancello in uscita non manca di ricordarci che durante i safari vige quella che lui chiama “la legge del bush” ovvero che alcuni fortunati riescono a vedere tutto anche solo in occasione di una sola uscita mentre altri non vedono niente. Cerchiamo di non farci scoraggiare da questi oscuri presagi sperando che questa sia davvero la volta buona. Appena usciti dal campo, la guida accende due poderosi fari laterali posti in alto, circa a metà del mezzo, che fanno una discreta luce a bordo strada. Parallelamente chi siede nei sedili in fondo è dotato di due torce, alimentate direttamente dalla camionetta, in grado di proiettare un discreto raggio di luce anche a distanze elevate. Ed è così che imbocchiamo una stradina sterrata riservata solo ai mezzi autorizzati prima della svolta sulla H7 che collega Satara a Orpen: semi avvolte da una delle coperte di pile in dotazione, macchine fotografiche in pugno e attentissime ad eventuali bagliori di occhi o movimenti. Vediamo dopo pochissimo tempo uno sciacallo e una bella giraffa: avvistare gli animali con il buio dà completamente un’altra sensazione rispetto a quando si guida in pieno giorno. Forse per il fatto che non ci troviamo propriamente dentro un veicolo, che sentiamo il freddo, il vento, gli odori della notte appena trascorsa e che l’alba è ancora lontana almeno mezzora, ma le sagome di quello che si scorge oltre i confini della camionetta hanno un aspetto subito più misterioso e ignoto. Ad esempio individuare la forma altissima di una giraffa di notte, ferma in mezzo alla strada, e riconoscere il muso solo con la luce di una torcia è decisamente più sconcertante che di giorno, quando si possono indovinarne i movimenti e le intenzioni più chiaramente. Proseguiamo perdendoci in una pista che si addentra nella savana: è buio pesto e non scorgiamo quasi nulla a parte altri erbivori. Raggiungiamo, quando inizia ad albeggiare, la Girivana Waterhole, una pozza che avevo letto essere piuttosto frequentata dai felini, ci sono infatti già qualche macchina in appostamento ma non c’è traccia dei grandi gattoni. Vediamo in compenso un bellissimo esemplare di elefante maschio adulto che fotografiamo in mezzo all'erba alta con una luce incantevole. Torniamo verso Satara e raggiungiamo quello che dovrebbe essere il letto del fiume N’wanentsi. Qui la guida esita più di una volta, vediamo chiaramente che sta guardando le tracce e, in effetti, le vediamo anche noi sporgendoci dal mezzo: orme di leoni ma non sappiamo assolutamente dire se sono fresche oppure no e non sembra sicura neanche la nostra guida. Guadiamo il fiume in un punto davvero dissestato (African Massage!) e lo costeggiamo fino a ritornare nei pressi della asfaltata H1-3 dove ci imbattiamo in un gruppo di impala a bordo strada che si comportano in modo strano guardando tutti nella stessa direzione. È questione di un momento: vediamo gli impala scappare tutti verso la nostra sinistra mentre sulla destra arriva sparato qualcosa al galoppo: è un ghepardo! È da solo, e quando arriva nei pressi del mezzo si ferma di scatto, forse deluso della preda mancata, ma poi riprende a trotterellare in mezzo all'erba a meno di 10 metri da noi. È bellissimo e sinuoso e sembra abbastanza a suo agio mentre lo seguiamo a distanza di sicurezza. In questa occasione dobbiamo ammettere che il ranger è stato piuttosto bravo ad individuare la situazione e a non perderlo mai di vista. Siamo tutti in piedi dentro la camionetta per fotografare, lo accompagnammo per un tratto così lungo che ho anche tutto il tempo di posare la macchina fotografica e godermi lo spettacolo “dal vivo”. Non sarà il Re, ma è sicuramente un animale molto attraente. Ad un certo punto lo vediamo distintamente fiutare qualcosa di suo interesse ed ecco che si allontana fino a sparire in mezzo alla savana. Magnifico! Nel frattempo, arriviamo nei pressi dell’albero sul quale ieri sera abbiamo avvistato l’impala ucciso dal leopardo. Questa mattina la preda è sparita, probabilmente consumata durante la notte. C’è una macchina appostata che ci dice che c’è qualcosa in mezzo all'erba ed in effetti si intravede una schiena che si muove ma è talmente fugace e l’erba talmente alta in quel punto che distinguiamo soltanto un’ombra per qualche secondo. La nostra guida è sicura si tratti del leopardo ma ci spiega che è un predatore estremamente timido e li accucciato nell'erba è praticamente impossibile individuarlo. Ci troviamo nei pressi della N’wanetsi Road, il sole è ormai alto e proviamo a percorrerne un breve tratto ma non avvistiamo nulla ad eccezione di gnu e una (inutile) mangusta. 😒 Torniamo a Satara con ancora negli occhi la magnificenza del ghepardo a caccia ma ancora all'asciutto per quanto riguarda i leoni. Non è accettabile essere arrivate fino a qui senza averli visti e quindi, appena scese dalla camionetta, decidiamo di partecipare anche al safari del tramonto che parte intorno alle 16.00. I safari guidati al Kruger costano a testa l’equivalente di 24€, cifra che li rende assolutamente abbordabili, quindi facciamo la spesa a cuor leggero e con tante aspettative. Una volta pagato il safari e ricevute le informazioni circa l’orario (occorrerà essere davanti alla reception alle 15:45) andiamo, con ancora indosso i cappelli di lana, a fare colazione al Tindlovu Restaurant dove ordiniamo due belle tazze di caffè, un piatto con yogurt e granola e un muffin gigante, che dobbiamo difendere da uno “Zazu” piuttosto battagliero e, da vicino, dotato di un becco affilato di tutto rispetto. Ci rilassiamo e ne approfittiamo per riscaldarci al sole: il safari del mattino si rivelerà indubbiamente più freddo di quello del tramonto probabilmente per il fatto che l’ambiente si è raffreddato durante la lunga notte mentre al tramonto la terra è calda della giornata appena trascorsa. Compriamo al fornitissimo negozio del campo degli snack e della frutta per pranzo e torniamo alla nostra rondavel dove ci cambiamo e rilassiamo ancora per un po’. Siamo effettivamente un po’ deluse perché speravamo tanto di avere l’opportunità di vedere i leoni all’alba: domani sarà la nostra ultima giornata al Kruger e passeremo la notte già fuori dal parco senza possibilità di altri safari al tramonto quindi ci giochiamo tutto tra oggi e domani. Riposate e di nuovo determinate ci mettiamo in macchina verso le 10:00: seguiamo il consiglio del ranger di questa mattina e proviamo a percorrere nuovamente la N’wanetsi Road dal momento che, alla nostra domanda su quale fosse la strada con la più alta possibilità di vedere leoni, ci ha risposto che era proprio quella. Il percorso in effetti ha tutte le caratteristiche per essere il loro habitat ideale poiché si perde letteralmente nella savana senza mai allontanarsi troppo dai corsi del fiume Sweni e N’wanetsi. Vediamo molti erbivori, due bufali che brucano vicinissimi alla macchina, un raro waterbuck e alcuni uccelli particolari: l’Otarda Kori e il Bucorvo Cafro (Ground hornbill) caratterizzato da un sotto becco rosso accesso. Vediamo anche impronte e non ci sono dubbi a chi appartengano ma purtroppo restano solo orme sulla sabbia. Otarda Kori Bucorvo Cafro La strada è comunque molto bella perché si avvicina anche alle scure e rocciose Lebombo Mountains che segnano il confine con il Mozambico e l’inizio del Parco Nazionale del Limpopo, formando un unico gigantesco ecosistema con il Kruger. Rientrate sulla strada asfaltata, continuiamo a fare numerosi incontri di erbivori ma ormai nulla che attira davvero la nostra attenzione. Dal momento che siamo vicinissime al campo e già affamate, decidiamo di rientrare a Satara per pranzo e approfittare del bagno della nostra casetta. Superata l’ora più calda della giornata, intorno alle 13:30 e con due ore scarse davanti prima del safari guidato ci rimettiamo in macchina decidendo di provare l’asfaltata H7 che collega Satara a Orpen. Ci mettiamo in marcia con l’idea di percorrerla “alla cieca” per circa un’oretta e poi tornare indietro in tempo per le 16:00. Mi metto alla guida mentre Chiara si riposa: la strada è molto bella perché il paesaggio qui è un po’ più verdeggiante grazie alla presenza del vicino Timbavati River, anche se in questa stagione lo troviamo praticamente in secca. Avvistiamo per lo più erbivori, in particolare un grosso elefante che decide di coprire, con una bella quanto improvvisa rincorsa, l’altezza che separa la carreggiata dal fosso sottostante, a pochi metri da noi. La particolarità di questo tratto, guidando in direzione Orpen, è proprio il fatto che la strada scorre particolarmente “sopraelevata” rispetto al fiume, i cui argini ripidissimi scendono bruscamente verso il letto, offrendo sempre una discreta visibilità. Arrivate nei pressi del Timbavati Viewpoint, vediamo proprio in un punto del letto del fiume una incredibile aggregazione di animali, probabilmente attirati dalla vegetazione che in questo tratto è davvero lussureggiante: ci sono molte zebre, gnu e gli onnipresenti impala. Ci fermiamo e scattiamo solo qualche fotografia più che altro per la scena insolita di trovare così tante specie le une vicine alle altre. È purtroppo ora di rientrare e percorriamo qualche centinaio di metri fino al punto panoramico vero e proprio dove facciamo inversione per rientrare a Satara. Ritornando in corrispondenza del tratto dove eravamo poco prima, vedo una camionetta di un lodge privato ferma con le persone tutte in piedi. Il guidatore, un giovane ragazzo sudafricano, si fa passare il binocolo da un turista e guarda con insistenza. Ci avviciniamo abbassando il finestrino e gli chiedo cosa stiano guardando e lui, con nonchalance, mi risponde “There is a male lion. Un leone maschio.” COOOOSA? Per tutta risposta ripeto la sua frase all’interrogativo e lui mi risponde di sì: c’è un leone maschio ma si è nascosto nel bush dall’altra sponda del fiume e non sa quanto tempo dovremo aspettare prima di, eventualmente, riuscire a vederlo. Ci augura buona fortuna e rimette in moto, noi lo ringraziamo e prendiamo il suo punto di osservazione. Siamo determinate ad aspettare a costo di andare a tavoletta all’appuntamento con il safari del tramonto! Il leone maschio, effettivamente, non riusciamo a vederlo ma nel giro di pochi minuti, praticamente a sorpresa, compare sul letto del fiume una leonessa! È a caccia! Nel frattempo, infatti, tutti gli erbivori che avevamo avvistato qualche minuto prima sono spariti: resta solo qualche esemplare di impala mentre ci rendiamo conto che le leonesse sono tre: una che cammina sul letto del fiume e due più in alto in mezzo alla vegetazione, sull'argine opposto a dove ci troviamo noi. Disteranno meno di cinquanta metri. La scena si fa davvero interessante quando compare un piccolo impala che si dirige pericolosamente verso la leonessa sul letto del fiume che, dopo avere avanzato quasi pancia a terra, si è acquattata nell’erba sopravento rispetto a lui. L’impala le si avvicina, senza notarla, a meno di un metro e a quel punto vediamo la leonessa fare un balzo verso di lui che, però, si mette a correre piuttosto velocemente. Tutta la scena dura qualche secondo e, incredibilmente, riusciamo ad immortalarla. L’impala è salvo e non riusciamo più a vederlo mentre la leonessa resta a bocca asciutta e si avvicina alle altre due che nel frattempo si sono appostate più in basso. Non crediamo i nostri occhi, a quello che abbiamo appena visto: tutta la frustrazione di questi giorni si è improvvisamente dissolta davanti a questa meravigliosa scena che avevamo visto solo nei documentari! Siamo davvero entusiaste e incredule! Stiamo ancora a lungo a fotografare e osservare il terzetto che si è radunato per una pausa dalla caccia: l’impala sembrava così vicino eppure è riuscito lo stesso a mettersi in salvo e questo ci fa riflettere su quanto sia davvero incerto il fragile equilibrio tra prede e predatori. Le leonesse sono calme ora ma noi non verremmo più via però il tempo stringe e, esaltate da questo insperato avvistamento, rientriamo verso Satara per tentare nuovamente la fortuna al tramonto durante il safari. Per arrivare in tempo superiamo ampiamente i limiti di velocità dei 50 km/h, fortunatamente senza conseguenze, e alle 15:45 spaccate siamo al parcheggio dove molliamo l’auto e ci fiondiamo sulla camionetta. Il safari del tramonto è, rispetto a quello della mattina, decisamente più “commerciale”: ad eccezione di qualche coppia più o meno giovane sono tutte famiglie con bambini, alcuni con i classici frigo da spiaggia. L’avvistamento fortunato di prima ci ha fatto scendere drasticamente l’adrenalina e ci permette di goderci con maggiore serenità e spensieratezza questo bel giro. Apprezziamo in particolar modo la bravura della guida che, forse per il fatto di avere così tanti ragazzini a bordo, si dilunga in spiegazioni sugli animali e le loro caratteristiche. Apprendiamo, ad esempio, che gli elefanti sono dotati di eccezionale intelligenza: durante l’inverno, stagione secca nella quale tutti gli erbivori entrano in crisi alimentare, spezzano volutamente i tronchi degli alberi per cibarsi delle radici. Durante la stagione delle piogge, invece, tornano nel punto esatto dove avevano spezzato gli alberi e, essendo gli unici con una mole tale da spostare nuovamente il tronco, si possono nutrire con l’erba più tenera che nel frattempo è cresciuta sotto. Durante il safari percorriamo più o meno le strade già battute questa mattina. Vediamo quasi tutti i piccoli erbivori, tra cui un gruppo particolarmente fotogenico di impala femmine con un unico maschio che bada a loro e l’Afrikaans steenbok (una minuscola antilope con due cornetti che non avevamo ancora visto). La guida ci indica anche un'aquila, appollaiata su un alto ramo di acacia, e, poco distante, posato sulla rete di confine di un recinto ormai in disuso un pappagallo verde. Più avanti, con la luce rosata del tramonto, fotografiamo anche un albero carico di nidi di grifoni e da uno di essi vediamo chiaramente spuntare la silhouette di un piccolo con il minuscolo becco. Fotografiamo E' davvero stupefacente l'incredibile diversità che offre questo parco per gli appassionati di avi-fauna. Ad un certo punto, una signora provvista di un potentissimo binocolo riesce a scorgere, purtroppo lontanissimi, altri due leoni sdraiati al fresco sul letto del fiume! Secondo la guida uno dei due è un giovane maschio, che non ha ancora il collare completamente formato. Non saremo però mai certe dal momento che, sfortunatamente, non vi era alcuna strada percorribile che ci potesse far avvicinare alla coppia. Peccato! Proseguendo incrociamo una timidissima giraffa che non sa se scappare o rincorrerci e un bel gruppo di elefanti intenti ad abbeverarsi nei pressi di una cisterna artificiale. Il sole è ormai tramontato e istantaneamente inizia a fare piuttosto freddo, obbligandoci ad indossare felpe, giacca e cappelli. Oggi tocca a noi utilizzare una delle due torce della camionetta e ci divertiamo a puntare il raggio sulle alte chiome degli alberi e spazzare i tratti di savana che vediamo dal lato in cui siamo sedute. Avvistiamo altri due sciacalli, che ci ricordano tanto i coyote della Death Valley, e, grazie ad un'altra signora particolarmente attenta, su di un albero riusciamo a distinguere il manto ma non il muso di una genetta, un piccolo quanto timido carnivoro. Ormai è buio pesto e capiamo che ci stiamo dirigendo verso Satara per la conclusione del nostro safari, non sappiamo però che la fortuna ci riserva la sorpresa più grande della giornata. Tornati sulla asfaltata che porta al campo ci troviamo nuovamente nei pressi dell’albero del leopardo e, grazie ad un tempismo incredibilmente favorevole ma soprattutto grazie alla nostra attentissima guida che lo individua per prima e ce lo indica, lo vediamo! La guida è molto capace e cerca di seguirlo procedendo in retromarcia: il leopardo cammina parallelamente alla strada, si sposta piuttosto lentamente ma compare e scompare in continuazione nella vegetazione ed è difficile tenerne traccia illuminandolo con la torcia. Siamo però fortunate perché per qualche secondo attraversa una piccola radura libera di vegetazione e riusciamo a immortalarne il profilo, nonostante la poca luce. Quando sparisce definitivamente dalla nostra vista riprendiamo tutti a respirare! È stato a dir poco incredibile e totalmente inaspettato! Eravamo già pienamente soddisfatte per le leonesse di oggi pomeriggio e sul leopardo non nutrivamo grandi speranze invece... possiamo considerarci tra le fortunate che sono riuscite ad avvistare tutti e cinque i big five! Di lì a poco rientriamo tutti al campo e, ringraziata la guida, andiamo affamatissime al Tindlovu Restaurant dove festeggiamo con un piatto di costine di maiale e un burger con pollo e morogo, gli spinaci africani che ci dividiamo. Accompagniamo il cibo con altre due ottime birre della Karoo Craft Breweries, una Impala e una Jackal: naturalmente stasera brindiamo ai leoni e ai leopardi! Andiamo a dormire veramente soddisfatte della giornata, la lunga attesa di questi giorni è stata ampiamente ripagata dalle nostre tre meravigliose leonesse e con l’avvistamento del leopardo non possiamo più davvero lamentarci. Senza contare il magnifico ghepardo all’alba! Satara è stata certamente all’altezza della sua reputazione! Questa è l’ultima notte che passeremo all’interno del parco e ciò significa che il nostro bellissimo viaggio in terra africana volge al termine. Domani sera usciremo, infatti, dal gate Phalaborwa e dormiremo in una guest house nell’omonima cittadina. La giornata sarà comunque ancora dedicata ad esplorare il Kruger, in particolare la panoramicissima zona di Olifants. Buonanotte Satara e lunga vita ai tuoi meravigliosi felini!
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