Classifica
Contenuto Popolare
Mostra il contenuto con la massima reputazione di 16/07/2019 in Risposte
-
Lunedì 24/06 Siwabona Africa! Ovvero, buongiorno Africa! Ci svegliamo riposate dopo una notte silenziosa e tranquilla. Oggi visiteremo in totale autonomia e slegate da orari prestabiliti l’Isimangaliso Wetland Park, un grande parco naturale che inizia alle porte del villaggio di St. Lucia e si estende, prevalentemente in lunghezza, verso nord fino a Cape Vidal, rinomata spiaggia incontaminata di dune vegetate. Prima però ci attende la colazione, servita nella veranda dalla quale ammiriamo finalmente alla luce del mattino il giardino, o dovremmo dire parco, sul retro. Ci limitiamo alla colazione “fredda” e non azzardiamo quella “english” con uova e bacon: mangiamo frutta fresca, yogurt, pane e marmellata e beviamo succhi e caffè. Dopo aver organizzato gli zaini e caricato l’auto con bibite, acqua, snack e barrette acquistate il giorno prima al supermercato in paese, partiamo dirette al cancello di ingresso dell’Isimangaliso: il Bhangazi Gate. In una delle vie secondarie dove svoltiamo avvistiamo già le prime scimmiette e una nutrita colonia di manguste, minuti mammiferi africani, intente a stanare piccoli insetti tra l’erba delle aiuole. È incredibile per noi imbattersi con così tanta facilità negli animali seppur largamente diffusi in tutto il territorio africano. In pochi minuti raggiungiamo l’ingresso del parco, Chiara parcheggia la macchina e io mi avvio verso la piccola costruzione che ospita la reception dove pago l’ingresso giornaliero e acquisto per 60 centesimi di € la mappa del parco. Sono quasi le 10 quando ci aprono i cancelli della nostra prima giornata di safari: dovremo essere di ritorno alle 18 per non incappare in una multa salata. Guidiamo lungo la strada asfaltata che risale verso nord e avvistiamo subito altre colonie di scimmie tra i rami e a bordo strada e, in lontananza, seminascosta dalla vegetazione intercettiamo la nostra prima zebra! Fermiamo la macchina e scattiamo tantissime fotografie, gli altri turisti rallentano curiosi del nostro avvistamento e un po’ si stupiscono del fatto che sia “solo” per una zebra. Ma a noi non importa! È pazzesco avvistare questi animali finalmente in libertà. Ripartiamo e facciamo subito una piccola deviazione lungo un percorso sterrato ma ottimamente tenuto. All'interno dei parchi sudafricani tutte le strade, anche le sterrate, sono in buone condizioni e non è quasi mai necessario avere un 4x4: vedremo anche molti turisti percorrerle con semplici berline o addirittura utilitarie. Il primo sterrato ci ripaga con l’avvistamento di kudu, grandi antilopi grigie striate di bianco i cui esemplari maschi hanno delle meravigliose corna alte e ricurve. Torniamo sulla strada asfaltata salvo addentrarci in una sterrata più lunga poco dopo, il Vlei Loop: un piccolo van davanti a noi si ferma facendoci segno di avvicinarci, sulla sinistra ci sono tre rinoceronti intenti a brucare: la loro pelle è scurissima e stranamente non restiamo impressionate dalle dimensioni, notiamo anche che non hanno il caratteristico corno: in alcuni parchi è infatti pratica purtroppo ormai diffusa tagliarlo preventivamente per difendere queste enormi creature dall'essere uccise dai bracconieri. Anche se questi rinoceronti non sono paragonabili a quelli che vedremo qualche giorno dopo al parco di Hluhluwe Imfolozi né a quelli che ci troveremo a pochi passi nella riserva di Mkhaya in Swaziland, abbiamo comunque avvistato il nostro primo “big five” e siamo felicissime! Proseguiamo vedendo ancora antilopi, nyala e i kudu dalle grandi corna. Più avanti lungo la strada principale avvistiamo, grazie al colore scuro che stacca deciso rispetto al giallo/verde dell’erba, un solitario esemplare di bufalo africano che viene verso di noi con l’intenzione di attraversare la strada. Per metà è completamente sporco del fango in cui si deve essere rotolato fino a qualche momento prima. Lo lasciamo passare rispettose seguendolo con lo sguardo fino a quando non si perde tra l’erba più alta. Abbiamo quindi avvistato il nostro secondo "big five"! Apprenderemo più avanti che i bufali africani formano mandrie anche molto numerose ma molti esemplari non più giovanissimi, soprattutto maschi, scelgono di vivere in solitudine. Con loro bisogna essere piuttosto cauti perché pare siano piuttosto diffidenti ma fortunatamente la loro presenza vicino alle strade che percorreremo sarà sempre annunciata da grandi torte di cacca larghe e piatte, impossibili da non riconoscere! Arriviamo alla deviazione per Mission Rocks, dopo uno sterrato arriviamo alla piccola area parcheggio dotata di bagni. Pochi passi ci separano dall'oceano e ci ritroviamo a camminare sulle rocce, scattiamo qualche foto e contempliamo il fragore delle onde e la bruma di spruzzi anche se ci aspettavamo un punto più scenografico. Tornate alla macchina, Chiara si diverte ad “ammaestrare” una scimmietta che le si avvicina curiosa in cambio di qualche nocciolina. Sappiamo che è severamente vietato dare da mangiare agli animali ma questa sembra essere una frequentatrice fissa della vicina area picnic e facciamo l’unica eccezione alla regola. Ripercorriamo a ritroso la strada e ci fermiamo per fare un veloce tratto a piedi che porta ad un bellissimo punto di osservazione sopraelevato. Sotto di noi si estende, immenso, tutto l’isimangaliso, avvistiamo anche un coloratissimo picchio africano intento a martellare il tronco di un albero e riusciamo con soddisfazione a fotografarlo. Siamo circa a metà giornata e decidiamo di proseguire fino all’estremo nord del parco, a Cape Vidal. Decido di provare l’ebrezza della guida a sinistra e sotto l’attenta supervisione di Chiara, non senza qualche difficoltà, percorro i pochi chilometri che ci separano dal capo. Una volta arrivate al parcheggio notiamo la gran quantità di scimmie che letteralmente infestano la zona, camminando indisturbate tra le macchine e saltando da un tettuccio all’altro. È assolutamente raccomandabile tenere il cibo ben nascosto e distante da loro, poco dopo lo scopriremo in prima persona! Ci incamminiamo lungo l'immensa spiaggia ci sono molte famiglie organizzate con tende che mangiano, pescano e fanno il pic nic. Qualcuno lancia piccoli motoscafi direttamente dal bagnasciuga e qualcuno fa il bagno a riva. Ci togliamo le scarpe e facciamo una breve passeggiata. L’acqua dell’Oceano Indiano è incredibilmente calda, forse avremmo dovuto portarci nello zaino il costume! Ci fermiamo un po’ ad ammirare il paesaggio, la spiaggia si estende verso nord a perdita d’occhio, alte dune completamente ricoperte di vegetazione si confondono con l’orizzonte. Immaginando di camminare in quella direzione si arriverebbe direttamente in Mozambico, dal quale non siamo affatto distanti in linea d’aria. Rientrate al parcheggio, ci dirigiamo verso la nostra macchina: prima notiamo una scimmietta sul ramo di un albero proprio di fronte a dove avevamo parcheggiato intenta a leccare la carta di un gelato Magnum, tenendola bella spiegata con le zampe, e poi ne osserviamo una seconda, tranquillamente seduta sul tettuccio della nostra auto che si sta pappando il gelato vero e proprio, probabilmente rubato a qualche turista distratto. Lasciamo che finisca per non disturbarla ma non dà segni di volersi muovere, anzi, ce ne troviamo un’altra sul cofano assolutamente indifferente alla nostra presenza. Mentre io le controllo (e per poco non me ne trovo una attaccata al polpaccio!) Chiara entra velocemente in macchina e accende il motore. È solo a quel punto che le simpaticone decidono di abbandonare il nostro mezzo per quello parcheggiato immediatamente accanto. Ridendo ci rimettiamo in marcia: è tempo di ritornare verso l’ingresso del Parco dal quale siamo entrate questa mattina ma prima abbiamo ancora due interessanti deviazioni davanti a noi. Decidiamo infatti di percorrere lo sterrato a senso unico di circa 18km, il Grassland Loop, che si addentra verso ovest verso i tranquilli specchi d’acqua dolce del Lake St. Lucia. Facciamo un primo stop presso un punto panoramico dove, per la prima volta, in lontananza scorgiamo un nutrito gruppo di ippopotami fuori dall’acqua. Nonostante la grande distanza che ci separa da loro distinguiamo chiaramente i loro corpi massicci, c'è persino qualche cucciolo! Sono veramente enormi a figura intera! Proseguiamo lo sterrato senza altri avvistamenti, le tracce del passaggio degli ippopotami sono però ovunque: pozze di fango, innumerevoli impronte, rami e cespugli spezzati qua e là. Ad un certo punto ci troviamo letteralmente in mezzo alle grasslands, ci fermiamo per sgranchirci le gambe e ci godiamo la luce calda delle tre del pomeriggio ammirando le dune rosa che fanno capolino in mezzo ad ampi tratti erbosi. Ci ricolleghiamo alla strada principale poco più avanti e ci dirigiamo verso l’ultima sosta. La scelta di fermarsi qui al tramonto è assolutamente azzeccata: arriviamo a Catalina Bay proprio qualche decina di minuti prima che il sole sparisca all’orizzonte. Siamo solo noi e un gruppo di ippopotami semi spiaggiato poco più avanti a distanza di sicurezza: ci stiamo infatti godendo il panorama da una “hide” una piccola costruzione in legno, poco più che una terrazza, che permette di osservare gli animali da posizione privilegiata. Il sole è ormai tramontato e l’orario di chiusura del parco ci obbliga a rimetterci in auto e a dirigerci verso l’uscita. Il parco ci regala però l’ultimo avvistamento: una coppia di zebre che condivide l’area attorno ad una grande acacia con un enorme rinoceronte. Facciamo foto a più non posso, questa visione da sola per me vale il prezzo del viaggio. Stanche per la lunga giornata appena trascorsa non ci resta che uscire dall’Isimangaliso, che in lingua zulu, non a caso, significa “meraviglia” e rientrare in Guest House. Ci rilassiamo con una doccia, mettiamo le macchine fotografiche in carica, ci cambiamo e andiamo a cena più tardi del solito: alle 20:00 siamo sedute da Braza, specializzata in carne. Scegliamo filetto e spiedino di carne e verdure, bissando le due Castle Lager della sera prima. Dopo cena ci godiamo ancora per una mezzora la pace del giardino immerso nei rumori e profumi della notte africana. Sentiamo anche stasera distintamente il fragore continuo delle onde in lontananza. Fissiamo infine la sveglia alle 6 della mattina dopo: abbiamo infatti appuntamento con il tour di Advantage Cruise per tentare di avvistare le megattere, che da Giugno a Novembre migrano dalle gelide acque dell’Antartide a quelle tiepide del Madagascar per riprodursi, transitando proprio di fronte alla lunga costa sudafricana.2 punti
-
Con il Tim pass mi sono trovata benissimo. Ho avuto il segnale quasi ovunque. Per il backup puoi sempre sfruttare i wi-fi che trovi in ogni albergo1 punto
-
Assolutamente si, strade ben tenute, tanti centri abitati molto carini e nessun problema di lingua. Anche a Johannesburg io ho girato tranquillamente durante il giorno. La sera un po’ di attenzione, mantenersi in zona turistica e prendere il taxi per tornare in albergo. Vale decisamente la pena ed è facile da girare e tutto sommato anche da organizzare. Inviato dal mio iPad utilizzando Tapatalk1 punto
-
@mouette grazie infinite! E' un piacere condividere con voi questi ricordi ancora così incredibilmente vivi! @pandathegreat Dopo la spedizione in Namibia, il Sudafrica è la logica conseguenza! @luisa53 girare in autonomia è totalmente fattibile! Non posso esprimermi su Johannesburg, che è l'unica località ad avere la nomea di "pericolosa", ma ti posso assicurare che nei parchi, game reserve e lungo gli itinerari turistici, con gli stessi livelli di attenzione che adotteresti in un qualsiasi viaggio negli States non vi è alcun rischio se non quello di innamorarsi follemente dell'Africa!1 punto