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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 03/02/2020 in tutte le aree

  1. GG9 - 26/08 Cape Town – Boulders Beach Penguin Colony – Cape point - Capo di buona speranza – Cape Town Stamattina la sveglia suona presto, il programma di oggi è serratissimo, prevede la visita a due delle zone del Sudafrica che ci rimarranno più impresse: la colonia di pinguini e Cape point. Studiando il percorso da casa avevamo individuato alcune spiagge da vedere lungo la strada e alcune strade panoramiche da percorrere (purtroppo la giornata di oggi sarà nuvolosa e il sole si vedrà solo a sprazzi ). Il nostro primo obiettivo è Hout Bay, un paese che affaccia su una bellissima laguna con un’altrettanto affascinante spiaggia. Parcheggiamo e ci dirigiamo verso il mare a caccia di leoni marini. Avevamo letto che nella zona era facile vederli ma purtroppo non siamo fortunati e ne vediamo uno in lontananza mentre nuota in acqua e uno spiaggiato nella zona del porto che però capiamo essere sfruttato come attrazione con relativo personaggio che chiede soldi per fotografarlo. Fatto un giro per il porto e una passeggiata sulla spiaggia, sicuramente più bella con un tempo più soleggiato, decidiamo di ripartire in direzione Noordhoek beach percorrendo la scenografica Chapman's Peak Drive, una scenica strada panoramica che costeggia l’oceano. Paghiamo il pedaggio e iniziamo il nostro percorso fermandoci ogni tre per due per scattare foto al paesaggio. Hout Bay dall'alto Chapman's Peak Drive Dopo una mezz’oretta arriviamo a Noordhoek beach, avevamo segnato questa spiaggia come degna di nota per la sua lunghezza e per la bellissima sabbia bianca. Anche in questo caso il tempo non è nostro amico e, dopo aver camminato qualche metro, decidiamo di tornare alla macchina a causa del forte vento. Percorrendola, anche se per poco, si nota ancora una volta come cambia il paesaggio in Sudafrica, sembra di essere da tutt’altra parte con queste case che sbucano direttamente sul mare. Incontriamo qualche residente che porta a spasso il cane e ci chiediamo come dev’essere bello e affollato questo posto durante la loro estate (sia mai che prima o poi torneremo!). Ripresa la macchina iniziamo ad essere sempre più impazienti di arrivare a Boulders Beach, un’area nei pressi di Simon’s Town dove risiede una delle più grandi colonie di pinguini sudafricani . La zona è un habitat protetto accessibile pagando un biglietto d’ingresso. Il percorso avviene tramite una serie di passerelle sopraelevate che portano il visitatore a pochi metri da questi splendidi animali. Il primo pezzo del percorso attraversa le aree più verdi dove i pinguini covano le uova mentre le ultime due parti della passerella sono delle vere e proprie terrazze che affacciano sulla spiaggia dove i pinguini sgambettano sulla sabbia e si tuffano nel mare per poi tornare sulla terra ferma. Io sono davvero entusiasta sembro una bambina al luna park non so più dove guardare e ovviamente il quantitativo di foto che scatto è indicibile (anche nello stampare le foto del viaggio mi sono fatta prendere la mano e ne ho stampate almeno 30 dei pinguini, alcune praticamente uguali – ovviamente Luca mi ha chiesto che problemi avessi! ). Dopo esserci trattenuti circa un’oretta con gli amici pennuti cerchiamo un posto dove pranzare a Simon’s Town. Giriamo per la via principale del paesino ed entriamo al “The Lighthouse Cafe” un ristorantino molto carino e super decorato dove i miei compagni di viaggio si concedono dei bei piatti di pesce mentre io mangio una pizza che onestamente devo dire non male. Finita la pausa ristoro, dopo aver girovagato per qualche negozio di souvenir per la classica calamita, ripartiamo alla volta di Cape point. Arrivati all’ingresso di Cape point a me e a Luca sembra di essere tornati negli States; l’entrata all’area avviene tramite dei “caselli” che ricordano un sacco quelli dei ranger americani all’ingresso dei parchi nazionali. Anche qui, dopo aver pagato, ci consegnano la mappa della zona. Come prima cosa decidiamo di visitare il faro di cape point. Per raggiungerlo ci sono due possibilità: un percorso a piedi in salita di circa 20 minuti oppure è possibile prendere la funicolare che, ovviamente, oggi è chiusa per manutenzione. Iniziamo il nostro percorso guardandoci in giro alla ricerca delle scimmie segnalate in tutte le guide e nei diari che abbiamo letto nonché sulla brochure consegnataci all’ingresso. Non ne incontreremo neanche mezza. Arrivati in cima il paesaggio che si apre è stupendo e nonostante il forte vento riusciamo a scattare un sacco di foto. Terminata la contemplazione scendiamo verso il capo di buona speranza non prima di fare una tappa allo shop dove compriamo qualche altro souvenir. Giunti al parcheggio troviamo un sacco di gente in coda in attesa di scattare la classica foto ricordo al cartello “cape of good hope”; ci mettiamo in fila anche noi quando, il solito gruppo di giapponesi corre dietro alla scritta anche se non era il loro turno. Parte qualche imprecazione in italiano fino a quando uno dei turisti giapponesi si scusa nella nostra lingua. Ci racconta di aver vissuto per un po' a Milano quindi, visto che le parolacce sono le prime parole che si imparano di una lingua straniera, avrà capito benissimo il nostro disappunto. Scattata la foto gironzoliamo un po' per la zona e poco dopo risaliamo in macchina in direzione Cape Town. Arrivati al nostro alloggio andiamo a fare una piccola spesa alla vicinissima despar e, una volta comprato il necessario, ci prepariamo per l’ultima sera a Cape Town. Scegliamo di andare al waterfront e dopo aver ricenato al “Den Anker” convinco il gruppone a salire sulla ruota panoramica!!! Io sono una super fan delle ruote panoramiche e voglio salire su tutte quelle che trovo durante i viaggi mentre Luca le odia e infatti trascorrerà i ben otto giri di ruota lamentandosi insieme a Giovanni (anche lui non propriamente fan) della mia grandissima idea . Dopo l’”adrenalinico” giro in ruota torniamo in hotel, domani si parte in direzione Franschhoek. Continua... SPESE DEL GIORNO: pedaggio strada panoramica "Chapman's Peak Drive" 50 Rand accesso "Boulders Beach" 4 persone 36,10 Euro pranzo “The Lighthouse Cafe” 4 persone 770 Rand accesso a Capo di Buona Speranza 4 persone 1.212 Rand spesa 212,48 Rand cena “Den Anker” 4 persone 1.300 Rand ruota panoramica 4 persone 35,62 Euro parcheggio 10 Rand
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  2. Ciao a tutti, come promesso eccoci qua a raccontare la nostra vacanza on the road 2019! Ma partiamo dall’inizio ossia dalla fine del nostro on the road 2018 in California: appena tornati alla realtà milanese io e Luca iniziamo a pensare alla prossima meta per le vacanze estive. Una prima idea, come ovvia conseguenza della vacanza appena terminata, va ad un possibile ritorno negli Usa (io puntavo a cercare un posto caldo dove fare un po’ di mare ma ovviamente abbiamo fatto l’esatto contrario…ma va beh 😝). Poco prima di Natale Luca butta lì l’idea Madagascar. Io inizio a pensarci e l’idea mi piace; potremmo fare Safari (così Luca è contento) e spiagge bellissime (così melissa è contenta). Iniziamo a guardare i voli ma i prezzi sono davvero alti e quindi (almeno per ora) scartiamo il Madagascar e ricominciamo la ricerca. Nel frattempo, sempre sotto Natale, durante una cena con dei nostri amici salta fuori l’argomento vacanze e Giovanni, il marito della mia migliore amica Simona (quella che si è sposata l’anno scorso proprio subito dopo il nostro ritorno dagli Usa), propone: “cosa ne dite se andassimo tutti insieme in Sudafrica? Ci sono andati dei miei cari amici l’anno scorso in viaggio di nozze e hanno detto che è stato un viaggio bellissimo…”. Sul momento la proposta piace a tutti (eravamo sette al tavolo) e ci lasciamo con la promessa di pensarci e informarci nelle prossime settimane. Il 5 di gennaio riorganizziamo una cena tutti insieme per capire meglio il periodo in cui si potrebbe andare, cosa vogliamo vedere e il budget. Luca, che è sempre il più organizzato, ha già cercato qualche volo e recuperato qualche info per quanto riguarda gli hotel. Durate la cena, causa l’impossibilità di accontentare tutti sul periodo del viaggio, arrivano le prime defezioni: per farla breve a partire saremo in 4 (formazione di battaglia io, Luca, Simona e Giovanni) Nelle settimane successive io e Luca iniziamo a prendere qualche guida in biblioteca e a cercare un po’ di diari su internet (un grande grazie va ancora a questo forum e alle persone che raccontano le loro esperienze😘😘). Iniziamo ad accennare alle famiglie la possibile meta delle vacanze 2019, generando così le prime ansie, inizialmente anche comprensibili, perché quando si sente parlare di Africa sembra sempre che uno debba andare chissà in quale posto sperduto (con il senno di poi posso dire che sono tanti gli stereotipi e che in molte cose siamo noi il terzo mondo non loro) Nel frattempo Luca fa emergere un altro possibile problema quello del cibo; infatti non siamo convinti che i sapori africani possano essere di nostro gusto, pensando di trovarci di fronte ad una cucina lontanissima da quello che siamo abituati (altra cosa non vera). Iniziamo a fare un po' di ricerche su internet, per quanto possibile, e da subito il nostro pensiero sembra sbagliato (è così sarà). I supermercati sono super riforniti (uno dei principali è la SPAR dove abbiamo trovato anche la Nutella 🤤), cucinano carne e pesce in maniera eccezionale e siamo riusciti persino a mangiare pizze accettabili. Definiti gli ultimi particolari sulle date e letto di tutto e di più su internet e sulle guide reperite (abbiamo preso anche spunto dal magnifico Excel prodotto dalla coppia di amici che erano andati l’anno prima in viaggio di nozze) definiamo l’itinerario e iniziamo la ricerca definitiva dei voli. E così il 1 marzo alle 22.39 abbiamo finalmente i nostri voli: Andata con scalo di circa 2 ore a Fiumicino 18 AGO dom Bergamo 19:05 – Roma, Fiumicino 20:20 (operato da Alitalia) 18 AGO dom Roma, Fiumicino 22:10 – Johannesburg 19 AGO lun 08:20 (operato da Alitalia) Ritorno con scalo di circa 2 ore ore sempre a Roma 01 SET dom Johannesburg 20:35 –Roma, Fiumicino 02 SET lun 06:50 (operato da Alitalia) 02 SET lun Roma, Fiumicino 9:20 - Bergamo 10:35 (operato da Alitalia) Costo complessivo (assicurazione volo inclusa) di € 2.335,92 per 4 persone (ossia circa 584,00 euro a testa con un bagaglio da stiva per ogni passeggiero da 23 kg). Chiuso l’itinerario (bravo luca) prenotiamo i voli interni (visti i giorni contati abbiamo preferito prendere due voli interni il primo da Johannesburg a Cape Town e il secondo da Port Elizabeth a Johannesburg) Passo successivo: prenotazione degli hotel. Per quanto riguarda il Kruger abbiamo pensato e ripensato più volte su dove alloggiare; in particolar modo se dentro al parco oppure fuori vicino ai Gate. La scelta alla fine ricade fuori dal parco più precisamente a Phalaborwa che si trova più o meno al centro del parco Kruger (a posteriori una delle notti poteva essere fatta a sud). La sistemazione si è rivelata ottima anche per quanto riguarda gli avvistamenti. Un altro “nodo” da sciogliere era Cape Town: leggendo su internet il problema principale era la sicurezza infatti, come vedremo con i nostri occhi, è una città difficile e piena di contrasti dove convivono realtà opposte tra di loro. Qui la scelta ricade su “Purple House” recensita bene su Booking, vicina al Waterfront in una zona tutto sommato turistica. Prima di partire prenotiamo anche qualche visita dall’Italia più precisamente Funivia Table Mountain (Euro 78,54 in 4 ossia 19,63 a testa – biglietto valido per 7 gg) Robben Island (euro 130,91 in 4 ossia 32,72 a testa) Hermanus Whale Watchers (euro 214,21 in 4 ossia 53,55 a testa) Morning game drive in Kruger (euro 188 in 4 ossia 47 a testa) Sunset walk in Kruger (euro 180 in 4 ossia 45 a testa) E alla fine della fiera ecco a voi l'itinerario completo: 18/08 – Bergamo – Roma / Roma - Johannesburg 19/08 – Johannesburg - Kruger 20/08 – Kruger 21/08 – Kruger 22/08 – Kruger – Graskop 23/08 – Graskop – Johannesburg – Cape Town 24/08 – Cape Town 25/08 – Cape Town 26/08 – Cape Town 27/08 – Cape Town – Franschhoek 28/08 – Franschhoek / Stellenbosh 29/08 – Franschhoek - Hermanus 30/08 – Hermanus – Cape Agulhas 31/08 – Cape Agulhas – Port Elizabeth 01/09 – Port Elizabeth – Johannesburg - Roma 02/09 – Roma – Bergamo Voli interni Johannesburg – cape town operato da Britsh 453,01€ (ossia 113,25 a testa) Port Elizabeth – Johannesburg operato da Britsh 293,55€ (ossia 73,38 a testa) Auto by autoeurope (hertz) suv RAV 4 (19-23 agosto) 243,17€ suv RAV 4 (23 agosto -01 settembre) 297,75€ Hotels: 3 notti Kruger - La Lechere Guest House 469,00€ 1 notte Graskop - Laguna Lodge 147,00€ 4 notti Cape Town - Purple House 583,00€ 2 notti Franschhoek - Petit Paris 345,00€ 1 notte Hermanus - Whale Coast All-Suite Hotel 130,00€ 1 notte Cape AghualS - Aghulas Oceas House 160,00€ 1 notte Port Elizabeth - Island Way Villa 167,00€ Totale Spesa Hotel 2001,00€ ossia 500,25 a testa Assicurazione Columbus 128,40 € (a coppia) Benzina: 200,00 € (più o meno) Km percorsi circa 3.000 circa, abbiamo le foto dei km iniziali ma ci siamo dimenticati di fare le foto alla riconsegna delle macchine 🤕 e per di più al primo deposito della macchina abbiamo dimenticato anche di fare il pieno. E con queste premesse siamo pronti a partire / raccontare.
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  3. Anche io!!! Ho tirato su a forza il marito sia a NY che a Budapest 2 settimane fa e sono stati dei giri piuttosto "coloriti"...... Bellissime le viste sulle spiagge, peccato solo non essere nel periodo giusto per godersele anche da basso!!!
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  4. Noi sì! [emoji48][emoji48][emoji48][emoji1787][emoji1787][emoji1787] Inviato da Hogwarts
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  5. GG8 - 25/08 Cape Town Stamattina dopo la classica colazione a suon di pane e nutella partiamo con l’idea di visitare il Castello di Buona Speranza per poi raggiungere alle 10.30 il Waterfont dove alle 11.00 parte il nostro tour per Robben Island. Nonostante le buone intenzioni non riusciamo a capire dove si entra al castello, nemmeno con tre navigatori. Tutt’intorno c’è infatti un crocevia di strade che ci portano a sbagliare percorso in continuazione fino a quando imbuchiamo, erroneamente, la corsia che porta alla stazione degli autobus. Capiamo subito di essere finiti in una brutta zona vista la massiccia presenza di homeless che iniziano a correrci dietro, così, cercando di non stirare nessuno con la macchina, cerchiamo di trovare l’uscita che dopo qualche tentativo fortunatamente troviamo. Abbandonata l’idea del castello, anche perché onestamente visto da fuori non sembra nulla di che, ci dirigiamo al Waterfront. Visto il tempo un po’ nuvoloso, ci accertiamo che i traghetti per Robben Island partano e, dopo aver ricevuto rassicurazione che il tour non verrà cancellato, con tranquillità gironzoliamo tra i negozi, tra cui un particolare negozio che vende pietre di tutte le forme e colori (Scratch Patch)! Alle 10.30 puntuali ci presentiamo al ritrovo per la partenza del tour e, dopo un rigido controllo di zaini e borse, ci imbarcano sul traghetto; purtroppo non siamo i primi in coda e quindi non riusciamo a sederci né all’aperto né vicino ai finestrini ma dopo la partenza sarà possibile uscire sul ponte per fare foto. Il viaggio per l’isola dura circa 40 minuti e riusciamo a passare gli ultimi venti minuti all’aperto anche se fa veramente freddo! Insieme a noi sul ponte c’è una coppia di ragazzi italiani in luna di miele che non sta vivendo dei bei momenti; lei soffre tantissimo il mal di mare e sta maledicendo il neo-marito, velista, per averla portata in barca! (tra qualche giorno noi saremo messi peggio!). Arrivati sull’isola ci accoglie la nostra guida che ci invita a salire su un pullman con il quale ci sposteremo sull’isola. La prima tappa sono gli edifici utilizzati come prigioni, scendiamo e iniziamo la visita a piedi. Il nostro cicerone è un ex carcerato, detenuto per motivi politici ed è molto toccante sentire la descrizione dei posti e delle giornate trascorse in prigione. Le celle sono semplici, molte contengono ancora dei ricordi di chi le “abitava” e sui muri sono state appese delle foto degli ex inquilini con delle brevi descrizioni. La visita prosegue per lo spazio comune dove ci sono molte raffigurazioni che ritraggono Nelson Mandela fino ad arrivare alla cella in cui era detenuto. Concluso il giro all’interno della prigione risaliamo sul pullman e visitiamo velocemente le altre zone dell’isola: la chiesa, il cimitero, etc. Prima di ritornare al traghetto ci fermiamo per una breve sosta in un bar dove approfittiamo per scattare bellissime foto al mare illuminato dal sole appena spuntato! Dopo la pausa tecnica è ora di imbarcarci per tornare a Cape Town dove, purtroppo, ci aspettano dei bei nuvoloni. Non a caso, poco dopo che arriviamo sulla terra ferma, inizia a piovere e, visto che non abbiamo mangiato, decidiamo di infilarci al “food market” una sorta di corte del cibo dove c’è l’imbarazzo della scelta. Io, Luca e Simo puntiamo ad una pizza davvero buona mentre Gio si dà alla cucina orientale! Concludiamo il pranzo mangiando anche un buonissimo waffle alla nutella! Visto che il tempo anziché migliorare peggiora, decidiamo di tornare in hotel e riposarci qualche ora per poi uscire alle 19 per andare a cena con Matteo l’amico di Luca. Il ristorante scelto per la cena "Lily's restaurant" si trova un po' fuori dal centro ma in una bella zona che si affaccia direttamente sul mare. Matteo nel corso della cena ci racconta un po’ del suo lavoro e della vita in Sud Africa. Ha scelto di fare parte della sua specializzazione in chirurgia in Sud Africa perché qui gli permettono di essere operativo sul campo e quindi di operare e fare esperienza reale in pronto soccorso. Lavora nella sanità pubblica e quindi nella maggior parte dei casi si trova di fronte a ferite da armi da fuoco causati da scontri tra gang rivali provenienti dalle baraccopoli. Apparentemente per noi europei la vita in Sudafrica costa poco, visto anche il cambio favorevole della moneta, ma lui ci spiega che non è così: vivere lì significa doversi pagare la sicurezza e una salata assicurazione sanitaria privata. Passiamo insieme una bella serata ed è molto interessante scoprire come si vive in un luogo al di là dell’idea che uno si può fare nei pochi giorni di vacanza. Con la promessa di organizzare un’uscita quando tornerà in Italia (magari per le vacanze visto che non ha intenzione di rimanere in Italia nei prossimi anni) ci salutiamo e tornati alla guest house dopo un’ultima partita a scala 40 andiamo a letto soddisfatti della giornata appena trascorsa. Continua... SPESE DEL GIORNO: visita "Robben Island" (prenotata in anticipo 10 giorni prima di partire) 130,91 Euro pranzo "V&A Food Market" 3 persone 155 Rand cena “Lily's restaurant” 6 persone 2.000 Rand
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  6. GG7 - 24/08 Cape Town Primo giorno di risveglio a Cape Town e c’è un bellissimo sole! Perfetto visto che la prima visita della giornata prevede la salita alla Table Mountain. Facciamo la nostra prima colazione “home made” a base di nutella, pan carrè caldo e succo, e alle 8.30 partiamo alla volta della Table Mountain. Arrivati nei pressi della funivia, che porta in cima alla montagna, capiamo subito che di gente ce n’è molta e, una volta parcheggiata la macchina abbastanza lontano dall’ingresso, percorriamo un bel tratto a piedi a bordo strada. Raggiunta la biglietteria cerchiamo di capire qual è la coda per chi, come noi ha già il biglietto comprato sul sito internet. Ad una prima occhiata la fila sembra molto lunga e, onestamente, pensavamo di fare meno coda visto il previo acquisto. Ci mettiamo quindi pazientemente in attesa e nel frattempo ammiriamo il paesaggio visto che siamo già saliti di quota rispetto al centro di Cape Town. Dopo una bella oretta d’attesa alle 10 (tutto sommato alla fine è accettabile visto lo spettacolo che ci attende) arriva il nostro turno e finalmente saliamo a bordo di questa funivia panoramica che, girando a 360 gradi, permette a tutti di godersi la vista in ogni direzione, inutile dire che ci perdiamo in milioni di foto. Il viaggio è molto breve, due - tre minuti, in un batti baleno ci troviamo sopra la mitica Table Mountain. Iniziamo a gironzolare; sono presenti diversi percorsi a piedi che permettono di affacciarsi su diversi lati della città. Passeggiamo e scattiamo foto ad ogni angolo, questa visita sarà una di quelle che mi rimarranno più nel cuore di questa vacanza (siamo stati anche fortunati con il tempo). È molto bello stare quassù, il terreno calpestabile è talmente ampio che si passa dal marasma dei turisti al ritrovarsi da soli seduti su una roccia a strapiombo con il solo rumore del vento. È proprio un posto piacevole, starei qui a passeggiare tutto il giorno. Dopo una tappa al visitor center, allo shop e al bagno arriva però l’ora di ritornare alla base. Si è fatta ora di pranzo, decidiamo quindi di dirigerci verso Company’s Graden: dei giardini inglesi dove oltre a tanti bellissimi scoiattoli c’è un ristorante in mezzo al parco nonché dei topi che scorrazzano in cerca di cibo. Ci accomodiamo e letteralmente immersi nella natura mangiamo dei toast giganti. Dal parco ci spostiamo a piedi, in quanto ci troviamo in zona sicura, verso il centro storico di Cape Town. Arrivati alla piazza principale “Green Market Square” facciamo un giro tra le bancarelle che vendono tipici prodotti africani e rimaniamo incantati a guardare gli artisti di strada tra i quali un gruppo di bambine che ballano a ritmo di tamburi. La zona, almeno di giorno, è sorvegliata dai vigilantes che si trovano ad ogni angolo della piazza. Cercando di stare in zone limitrofe, raggiungiamo il mercato dei fiori che però si rivela unna delusione. Visitiamo come ultima cosa la chiesa e ritorniamo alla macchina passando da Company’s Graden, al cui ingresso incontriamo un coro gospel di ragazzi e ci fermiamo ad ascoltarli per un po’. Approfittando della bellissima giornata di sole decidiamo di prendere la macchina e puntare la spiaggia in direzione Camps Bay per passare un pomeriggio di relax. Camps Bay dista pochi minuti di auto dal centro di Cape Town, qui le ville e le macchine di lusso si sprecano e appare sin da subito come un mondo a parte. Parcheggiamo e ci lanciamo in spiaggia! Passiamo il pomeriggio a leggere, giocare a carte e pucciamo anche i piedi nell’oceano! L’acqua è abbastanza fredda e la temperatura non è altissima ma tanti bambini e adulti stanno facendo il bagno. Seduti sulla sabbia cerchiamo anche di organizzare un incontro per cena con un amico di Luca che da ormai più di un anno vive a Cape Town dove fa il medico chirurgo e decidiamo di vederci per le 19 al Waterfront e mangiare insieme a lui e alla sua ragazza. Verso le 18 il sole e la temperatura inizia a scendere e comincia ad alzarsi la nebbia, quindi raccogliamo le nostre cose e lasciamo la spiaggia per dirigerci direttamente al Waterfront. Siamo appena arrivati quando il cellulare squilla, è l’amico di Luca (Matteo) che ci comunica di aver avuto un’emergenza quindi stanno passando a salutaci ma non possono fermarsi a cena che viene quindi posticipata a domani. Matteo e la sua ragazza (di origine indiana ma nata e cresciuta a Durban il cui nome onestamente non l’ha compreso nessuno di noi quattro) dopo le presentazioni ci indirizzano a mangiare al “Den Anker” che infatti si rivelerà un ottimo ristorante. Finita la cena approfittiamo dei negozi ancora aperti per comprare qualche souvenir e alle 22 torniamo alla guest house; domani visiteremo Robben Island e siamo davvero curiosi di scoprire un altro posto storico del Sudafrica. Continua... SPESE DEL GIORNO: parcheggi vari in città 118 Rand pranzo "The Company's Garden Restaurant" 4 persone 499 Rand spesa Cape Town 331,47 Rand cena “Den Anker” 4 persone 1.327 Rand salita Table Mountain 4 persone 78,54 Euro
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  7. GG6 - 23/08 Graskop – Cape Town Ci svegliamo presto, anche oggi, per visitare un’altra cascata suggerita dalla proprietaria della guest house, per poi avviarci verso l’aeroporto di Johannesburg dove abbiamo il volo alle 14.00 direzione Cape Town. A salutarci prima della nostra partenza c’è il marito della proprietaria, il quale ci fa qualche domanda: da dove arriviamo, cosa abbiamo visto, etc. Raccontiamo di aver già visitato il Kruger e lui ci chiede quali animali siamo riusciti a vedere. Rispondiamo quasi tutti i big 5 fatta eccezione per il rinoceronte, in quanto non ci siamo spinti a sud del parco; a questo punto suggerisce di fermarsi in un autogrill sulla strada per Johannesburg che affaccia su una riserva privata dove possiamo vedere dei rinoceronti. Prendiamo appunti, ringraziamo nuovamente per i suggerimenti e partiamo alla volta del primo obiettivo di giornata: le Lone Creek Falls. In mezzoretta, dopo aver percorso una strada non ben chiara e un po' dissestata, arriviamo al parcheggio, percorriamo un breve percorso a piedi tra dei bellissimi archi di rami e arriviamo alla base della cascata. Onestamente non è nulla di che quindi, dopo aver scattato qualche foto, ritorniamo alla macchina e ripartiamo in direzione aeroporto. Dopo 2 orette di macchina iniziamo a intravedere i cartelli con le indicazioni dell’autogrill suggeritoci e alle 9.30 arriviamo al Alzu Petroport sulla N4. All’autogrill ci sono diverse caffetterie, ristoranti, uno shop e soprattutto una terrazza panoramica che affaccia sull’area circostante dove, belli pacifici, stanno passeggiando struzzi, un gruppo di gnu e in fondo in fondo (vuoi mica che siano vicini al nostro lato) tre rinoceronti . Monto il super obiettivo ma purtroppo sono comunque troppo lontani, ci dobbiamo accontentare di foto poco soddisfacenti. 0 Dopo la pausa toilette e una colazione al bar ripartiamo. Dopo altre 2 ore di viaggio, che passano tranquille nel nulla a parte i soliti caselli dove accettano solo contanti (ma stavolta siamo forniti ), alle 11 passate arriviamo in aeroporto e, nella foga di individuare il punto in cui consegnare la macchina, ci dimentichiamo di fare il pieno . Ci verrà poi addebitato il costo della benzina, fortunatamente non esagerato, sulla carta di credito. Lasciata la macchina ci avviamo alla zona check-in e, mentre attendiamo l’apertura, finiamo gli avanzi di questi giorni. Alle 13.30 ci imbarchiamo sul volo British; io, Simona e Gio siamo vicini mentre Luca è seduto dietro di noi. Non facciamo neanche in tempo a decollare che io sto già dormendo e mi risveglio all’atterraggio . Mi racconteranno poi che British ha servito il pranzo e che il panino non era male. All’aeroporto di Cape Town, arrivando da un volo interno, non dobbiamo fare ulteriori controlli e ci dirigiamo direttamente alla Hertz. Uscendo all’esterno rimaniamo stupiti della temperatura che si aggira intorno ai 24 gradi e ci illudiamo che possa essere così anche per i giorni successivi (verremo chiaramente smentiti e saremo sempre in giro con il giubbotto). In questo caso le pratiche burocratiche per il noleggio durano molto meno rispetto a Johannesburg e in 20 minuti siamo a bordo nella nostra ormai fedelissima Toyota Rav 4 . Ci immettiamo nelle strade di Cape Town per raggiungere la nostra sistemazione per i prossimi 4 giorni: “Purple House” una Guest house situata in una zona limitrofa al Waterfront. Man mano che ci avviciniamo al centro della città cerchiamo di alzare il livello di attenzione in quanto, dalle informazioni reperite prima di partire, tutti consigliavano di essere prudenti (vi risparmio le ansie di mia mamma). Effettivamente la città è molto confusionaria, c’è gente ovunque e, soprattutto in zona stazione ferroviaria, il caos regna sovrano con personaggi eccentrici che si susseguono sul marciapiede. A meno di 5 minuti dalla nostra meta, iniziamo a percepire che sta succedendo qualcosa; tutti guardano verso l’alto e noi, nonostante il semaforo verde, siamo fermi, bloccati nel traffico. Sopra di noi vediamo un ragazzo che, arrampicato su un pilone del ponte che si trova al di sopra delle nostre teste, si vuole lanciare. Alcuni passanti cercano di convincerlo a non commettere il gesto, altri si “godono” la scena come se fosse routine, ci colpirà particolarmente una signora che, in piedi sul marciapiedi di fianco alla nostra macchina, sorseggia un beverone mentre filma la scena con il cellulare. Il tutto ci lascia un po’ in sconvolti e in ansia, quindi percorriamo gli ultimi km in assoluto silenzio. Una volta arrivati alla nostra Guest house notiamo che il quartiere è completamente diverso, molto tranquillo. Individuiamo subito la nostra abitazione di colore viola e, dopo aver parcheggiato proprio davanti all’entrata, ci dirigiamo verso la casa affianco dove risiede uno dei due proprietari. Cominciamo a chiacchierare mentre ci fa accomodare e ci spiega in che zona siamo, dove possiamo muoverci a piedi (anche se ci consiglia di spostarci comunque sempre in macchina), cosa fare o cosa non fare se qualcuno si avvicina. La casa è davvero un gioiellino ha un bellissimo soggiorno e un’ampia cucina. Scegliamo le camere e, dopo aver salutato il proprietario di casa, andiamo a fare la spesa al supermercato lì vicino. A pochi metri c’è un piccolo centro commerciale con una spar, compriamo i viveri per le colazioni dei prossimi giorni e torniamo a casa. La nostra casetta La bellissima cucina Il soggiorno Una delle camere Dopo una doccia rigenerante decidiamo di andare a mangiare al Waterfront uno dei posti più turistici della città con tantissimi ristoranti, diversi servizi, (la ruota panoramica) e un immenso centro commerciale. Il percorso in auto verso il Waterfront prosegue tranquillo e parcheggiamo nel parcheggio interrato a pagamento. Dopo giorni di carne tentiamo la sorte e ordiniamo delle pizze da “Meloncino” che si riveleranno superiori alle aspettative. Finito di cenare facciamo un giro tra i vari negozietti di souvenir e iniziamo ad acquistare qualche regalino. Tra una cosa e l’altra si sono fatte le 22 passate quindi decidiamo di tornare in hotel. Non trovando più il posto lasciato precedentemente ci spostiamo in un parcheggio posto poco prima, qui ci si avvicina un tipo che chiede qualche rand in cambio del suo servizio di vigilanza notturna. Non siamo per niente convinti che lui sia un parcheggiatore regolare nonostante giubbotto e targhetta ma, per evitare contrasti la prima sera, gli lasciamo qualche rand e torniamo a casa (non lo vedremo più nei giorni successivi e parcheggeremo sempre agilmente senza nessun problema). Chiudiamo finestre, porte, le varie grate, come ordinato dal padrone di casa e inseriamo l’allarme. Regna un po’ di agitazione per tutte queste precauzioni ma, per fortuna, non avremmo mai problemi durante tutto il nostro soggiorno. Continua... SPESE DEL GIORNO: benzina (fatta prima di partire) 722 Rand caselli 93 + 62 Rand spesa Cape Town 331,47 Rand cena “Meloncino” 4 persone 752 Rand parcheggiatore? 50 Rand Hotel Cape Town - Purple House (4 notti) 583,00€
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  8. GG5 - 22/08 Kruger National Park – Blyde River canyon – Graskop Oggi salutiamo Phalaborwa e soprattutto il Kruger che ci ha regalato grandissime emozioni che porteremo per sempre con noi. Prima però facciamo una super colazione a base di toast caldi con cioccolata, per me che sono del club dei golosi, e colazione salata per gli altri. Salutiamo la proprietaria della guest house che ringraziamo per tutto e che, come ultimo consiglio per il nostro viaggio, ci consegna una lista di cantine vinicole da visitare quando saremo a Franschhoek. Caricate le valige e impostato il più o meno fedele navigatore, partiamo alla volta di Graskop. Maps prevede circa due ore e mezza di viaggio, durante i quali si susseguono diversi paesaggi completamente differenti l’uno dall’altro, quando siamo a pochi chilometri dal nostro obiettivo ci troviamo circondati da foreste verdi, sembra di essere in America in zona Sequoia . La tentazione di fermarsi a bordo strada per scattare un po' di foto è forte ma, purtroppo, non abbiamo molto tempo in quanto gli obiettivi della giornata sono numerosi. Alle 11 circa arriviamo finalmente a Graskop precisamente al “Laguna Lodge” guest house. Graskop appare subito come un paesino molto tranquillo e le nostre sistemazioni per la notte non sono altro che due camere con bagno, ricavate all’interno della villa della simpatica proprietaria che ci accoglie con un grande sorriso. La signora si rivelerà un pozzo di informazioni, dopo averci mostrato le camere e sbrigato le parti burocratiche, tira fuori una cartina dove segna tutte le cose da vedere nella zona consigliandoci l’ordine e l’orario migliori per visitare i vari punti di interesse. E non è tutto. Ci indica anche il posto dove pranzare e si offre di prenotare il miglior ristorante del paese per la sera. Visto la grande professionalità, ci fidiamo . Finito il briefing che neanche i Navy Seals…. ci dirigiamo, come prima tappa, a “The Pinnacle Rock” una vasta area che si affaccia su uno sconfinato paesaggio dove nel mezzo spunta una roccia; paghiamo l’ingresso al custode e troviamo agilmente parcheggio. Siamo noi e qualche altra famiglia, si respira una profonda tranquillità, ne approfittiamo per passeggiare (qualcuno per sporgersi, prima o poi tornerò indietro da sola) e per scattare giusto qualche foto. La calma viene interrotta dall’arrivo di una bella scolaresca di studenti (che incontreremo anche nelle successive tappe di giornata) composta da ragazzi di tutte le età, dai 6 ai 16 anni più o meno, che, con le loro divise colorate, si disperdono per i vari view point. È arrivata quindi l’ora di lasciare spazio e di ripartire alla volta del prossimo obiettivo: “God’s Window”. Arrivati al view point paghiamo l’ingresso, parcheggiamo la macchina e ci avviamo lungo il trail che ci porterà a diversi punti panoramici. C’è molta gente e percorriamo gran parte del percorso con un gruppone di signore / ragazze sudafricane, simpaticamente rumorose e intente a farsi i più improbabili selfie . Arrivati in cima, nonostante una leggera foschia, la vista si apre sull’orizzonte sconfinato; dicono che da questo punto, ammesso che la giornata sia limpida, si può vedere il Mozambico. Onestamente con tutto quel verde risulta un po' difficile distinguere i confini 🙂 Tra una cosa è l’altra si è fatta ora di pranzo. Puntiamo il “Potluck Boskombuis“, ristorante suggerito dalla proprietaria della nostra guest house. Dopo aver sbagliato due volte strada, guidato su uno sterrato e attraversato uno strettissimo ponte raggiungiamo il parcheggio e, nascosto sotto le rocce, o meglio costruito nelle rocce, scorgiamo il ristorante. Prendiamo posto su uno dei tavolini con vista fiume e ordiniamo qualcosa, ma più che mangiare con la bocca mangiamo con gli occhi, il paesaggio è davvero unico. Finito il pranzo approfittiamo per un pitstop tecnico al bagno, il primo ad andare è Luca che, una volta tornato, racconta di essersi goduto il paesaggio anche durante il “bisogno” grazie ad una splendida finestra senza vetri proprio di fianco al water. Poco dopo andiamo io e Simona ma non troviamo il bagno descritto da Luca bensì una semplice turca senza finestre. Chiaramente si apre un animato dibattito. Per svelare il mistero, prima di andarcene, ci dirigiamo ad indagare sul luogo del misfatto. Salita la scaletta di legno ci sono due porte e su una c’è scritto “non entrare” indovinate dove è entrato Luca?! Va bè poco male qualcuno si sarà goduto lo show intitolato: “uomo bianco innaffia il Sudafrica”. Tavolini in cui mangiare La cucina Risolto l’arcano, ripercorriamo il ponte e ci dirigiamo verso uno dei posti più belli, che rimarrà di più nel mio cuore, le “Three Rondavels”. Si tratta di tre formazioni rocciose che ricordano le capanne ed un isolotto, tutto da ammirare dall'alto su terrazze naturali a strapiombo nel canyon. Lo spettacolo che ci troviamo di fronte è davvero bellissimo e il cielo azzurro fa emergere ancora di più il paesaggio. Esempio di cartello che Luca ignora Dopo l’inevitabile scarrellata di foto ci aspetta il “Bourke’s Luck Potholesvels“, l’attrazione turistica più nota visto la grande quantità di persone. Incontriamo di nuovo la scolaresca incrociata al Pinnacle e rimaniamo un attimo al parcheggio, attrezzato con dei barbecue già belli carichi, a respirare il profumo di carne alla brace . Con il languorino ci avviamo verso il trail che porta, tramite una serie di ponti sospesi, al “Bourke’s Luck Potholesvels”. Luca come sempre si sporge ovunque e io da lontano lo controllo. Ancora dietro al cartello Trascorsa una mezz’oretta è tempo di raggiungere l’ultimo obiettivo della giornata ossia le Lisbon falls dove, grazie al briefing mattutino, andiamo ad ammirare il tramonto ed attendere che il sole cali per vedere le rocce che si illuminano di rosso. Qui probabilmente c’è stato qualche errore di comprensione con la proprietaria della guest house perché sinceramente le rocce illuminate di rosso non le abbiamo viste; poco male ci siamo comunque goduti uno spettacolare tramonto accompagnato dal fragoroso rumore della cascata e dalla musica di un gruppo di ragazzi che, birre alla mano, si gustavano il termine della giornata. 0 Il buio ormai sta per calare quindi risaliamo in macchina e torniamo in stanza per lavarci e alle 19 raggiungiamo a piedi il ristorante prenotato la mattina. Il “The Glass House” è davvero un bel ristorante e il suo proprietario si manifesta subito un gran simpaticone, ordiniamo e ci godiamo l’atmosfera. Finita la cena ritorniamo in hotel e facciamo tutta la strada con il naso all’insù per ammirare la Via Lattea che, grazie al buio che ci circonda, fa capolino sopra le nostre teste. Staremmo lì fuori delle ore ma c’è una grossa escursione termica che ha abbassato di molto la temperatura, perciò ci ritiriamo sotto la coperta elettrica (una manna dal cielo) e in poco tempo ci addormentiamo. Continua... SPESE DEL GIORNO: ingresso Pinnacle Rock 70 Rand ingresso God’s Window 70 Rand ingresso Three Rondavels 120 Rand ingresso Bourke’s Luck Potholesvels 250 Rand pranzo “Potluck Boskombuis“ 325 Rand Hotel Graskop - Laguna Lodge 147,00€ cena “The Glass House” 4 persone 900 Rand
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  9. si eravamo gasatissimi! sembravamo dei pazzi che si passavano binocoli e macchine fotografiche Siamo partiti dall'Italia poco speranzosi perchè gli ultimi giorni leggendo su internet sembrava che se non dormivi all'interno del parco o stavi nella zona Sud sarebbe stato difficile fare avvistamenti ma per fortuna ci è andata bene! 😊 Ogni tanto ci vuole anche quello! Si erano tenerissimi e poi vederli giocare tra di loro è stato davvero emozionante!
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  10. GG1 - 18/08 - Milano - Roma / GG2 - 19/08 Roma – Johannesburg Finalmente dopo lunghissimi mesi e infiniti giorni pre-partenza, oggi inizia la nostra nuova avventura on the road . Il nostro volo parte alle 19.05, da Bergamo, quindi abbiamo tutta la mattinata per preparare i bagagli, in realtà Luca ha già fatto quasi tutto il giorno prima, sono io, che quest’anno, sono maledettamente in ritardo . Ultimata la valigia, alle 15.00 i genitori di Luca ci passano a prendere per portarci in aeroporto. Quest’anno abbiamo deciso di partire prima del solito perché l’aeroporto di Linate è chiuso per ristrutturazione/ampliamenti e quindi tutti i voli sono stati smistati tra Bergamo e Malpensa con conseguente aumento di gente e code ai gate. I nostri amici poco prima delle 16 ci informano di essere arrivati e noi (come in tutta la vacanza ) arriveremo pochi minuti dopo. Iniziamo a dirigerci verso gli sportelli per il check in perché Alitalia ha deciso, con tanto di comunicazione sul sito ufficiale, di non permettere il check-in online per i voli in partenza da Bergamo (mah!) Siamo tra i primi a metterci in coda sperando nell’apertura anticipata dello sportello, vista la situazione temporanea di Linate, e invece no! rimaniamo come quattro cucù per più di un’ora in attesa 🙈. Poco dopo le 17.00 i nostri bagagli sono belli che imbarcati e li ritroveremo (tutti) direttamente a Johannesburg in quanto a Roma abbiamo uno scalo di solo 2 ore. Dopo i controlli di sicurezza facciamo qualche giro per il terminal e ne approfittiamo per cenare (non sappiamo cosa ci propinerà Alitalia quindi per sicurezza ci riempiamo la panza e facciamo bene!!!). Alle 19.05 puntuali partiamo; in realtà non facciamo in tempo a decollare che è già tempo di atterrare . Fiumicino è gigante, letteralmente infinito, negozi ovunque, io rimango incantata. Decidiamo quindi di passeggiare un po' in giro, io e Simona ne approfittiamo per mangiare un gelato da Venchi, recuperiamo qualche provvista per il volo e ci dirigiamo verso il gate, come sempre con somma calma, così calma che quando arriviamo stanno già imbarcando . In pochi minuti siamo a bordo! L’aereo è abbastanza bello e noi quattro siamo seduti vicini in fila centrale. Iniziamo a spulciare i film e la scelta è buona; individuo già qualcosa di papabile e alla fine scelgo di iniziare con “Quando l’amore brucia l’anima”, uno dei miei film preferiti ma che ho già visto mille volte e infatti mi addormento dopo neanche 15 minuti di film. Non mi accorgo nemmeno che stanno servendo la cena e continuo a dormire (gli svegli mi diranno poi che faceva abbastanza pena, hanno servito della “pasta” e del purè, l’unica cosa che si salvava era il dolce). Mi sveglio un paio di volte durante il volo ma mi riaddormento facilmente finché alle 6.00 l’annuncio della colazione mi sveglia definitivamente. Ovviamente inizio a essere presa per i fondelli dagli altri compagni di viaggio per la mia capacità di addormentarmi ovunque (cosa che si ripeterà più volte durante la vacanza anche nei punti più impensabili ). Ho un certo languorino quindi già sogno una buonissima brioche, ma rimango delusa da quello che arriva (sinceramente da Alitalia ci aspettavamo qualcosa di meglio). Fatto sta che dopo 10 ore di viaggio il pilota informa che stiamo per atterrare!!!! Finalmente siamo in terra africana. Superiamo agilmente i controlli di sicurezza, ritiriamo le nostre valigie e cerchiamo di orientarci nell’aeroporto di Johannesburg; dobbiamo fare alcune commissioni prima di ritirare la macchina ovvero prelevare dei soldi (in Italia non è stato possibile recuperarli) e prendere delle provviste, soprattutto acqua, in quanto ci attendono circa 5 ore di macchina per raggiungere il Kruger. Ci dirigiamo quindi verso uno sportello bancomat della Absa per prelevare. Per primi prelevano i nostri amici e tutto fila liscio, dopodiché tocca a Luca, inserisce il suo bancomat, seleziona la cifra da prelevare….la macchinetta pensa…mumble mumble….finché decide di sputare un bel fogliettino con scritto “operation failure” e di mangiarsi il bancomat . Panico! Fortunatamente ci sono degli addetti Absa a supporto ai quali spieghiamo l’accaduto. Gentilmente ci fanno accomodare nella hall della banca (fortunatamente c’era la filiale aperta di fianco alle macchinette) e dopo una quarantina di minuti e patema d’animo ci restituiscono la carta. Mentre Luca e Giovanni attendevano la restituzione del bancomat, per cercare di diminuire i ritardi sulla tabella di marcia, io e Simona decidiamo di avventurarci nell’aeroporto alla ricerca di provviste e troviamo un piccolo supermercato, all’interno del quale compriamo cose “essenziali” () muffin, cracker, patatine, biscotti e, l’unica cosa fondamentale, dell’acqua . Una volta recuperati Luca e Giovanni iniziamo a discutere dell’accaduto, come l’anno scorso abbiamo chiesto alla banca di attivare l’opzione mondo e, negli USA, non avevamo avuto nessun problema. Decidiamo di non ritentare la sorte e di riprovare la carta, eventualmente, la sera al ristorante. I nostri amici hanno prelevato circa 500 rand e, non avendo spese in programma fino al Kruger, dovrebbero bastare (forse ). Superata la crisi bancomat ci dirigiamo verso la Hertz per ritirare la nostra prima macchina del viaggio; le ragazze curano le valigie mentre i ragazzi vanno a parlare con gli addetti. Passano 5, 10, 15 minuti e non tornano ma anzi sono ancora lì al banco che se la ridono con l’addetto del noleggio 🙈, finché finalmente, riappaiono con le chiavi della macchina. Ci dirigiamo verso l’ascensore e io chiedo “a che piano?” Come risposta ricevo un sonoro “boh ci siamo persi nel discorso” – ma comeeee!!! Proviamo a cercare il piano giusto a tentativi con scarso successo perciò torniamo al banco e ci facciamo accompagnare da un addetto. Chiacchere con Hertz Arriviamo al parcheggio e ad attenderci c’è una RAV 4 gigante; tra cambio automatico, guida dall’altro lato e macchina che sembra un transatlantico ci schianteremo dopo 5 minuti. I due autisti (Luca e Giovanni), invece, si dimostrano molto bravi; ovviamente non sono mancate le risate per manovre improvvise e per i tergicristalli che partivano invece delle frecce. Assalto alla macchina Impostiamo il fedelissimo google maps e partiamo alla volta del Kruger, più precisamente Phalaborwa dove si trova il nostro hotel per le prossime 3 notti . Il viaggio procede tranquillo e cominciamo a scoprire questo nuovo paese e i suoi paesaggi. Pilota e copilota Le passeggere Più ci allontaniamo dal centro città, più le lussuose ville lasciano spazio alle baraccopoli formate da “abitazioni” con pochissimo spazio tra una e l’altra (situazione che vedremo molto spesso durante questo viaggio). Durante la marcia incontriamo tanta gente che chiede l’autostop, cammina ai bordi della strada e qualcuno che attraversa (era come una nostra tangenziale quindi livello di pericolo molto alto). Scopriamo, inoltre, che gli esseri umani non sono gli unici esseri viventi che si possono incontrare lungo le strade africane; un branco di babbuini attraversa all’improvviso la strada, probabilmente attratti da qualche forma di cibo, provocandoci, fortunatamente, soltanto uno spavento. Il batticuore viene soppiantato brevemente dalla gioia di aver visto il nostro primo animale!!!! (ovviamente non abbiamo fatto in tempo a scattare foto). Troveremo per tutto il viaggio tante persone che si occupano a bordo strada della manutenzione delle strade... La guida procede serenamente quando iniziamo a vedere dei cartelli a lato strada con disegnati vari mezzi di trasporto: moto, macchine, camion e di fianco una cifra in rand. Sembrerebbe l’indicazione di un casello e infatti poco più avanti appare una barriera. Va beh poco male accetteranno di sicuro la carta e nel caso qualche soldo lo abbiamo. Ci avviciniamo e imbocchiamo la fila che ha come indicazione il simbolo di una carta e dei soldi contanti. Arriva il nostro turno e la signorina ci informa che accettano pagamenti solo con le carte nazionali (ottimo 😱) oppure in contati, quindi paghiamo i nostri primi 12 Rand. (scopriremo poi l’ultimo giorno che se proprio non hai soldi cash c’è un supervisor che gira con un bancomat internazionale mah!). Diamo poco peso alla cosa e continuiamo il nostro viaggio ma dopo neanche mezz’ora ci troviamo di fronte alla medesima situazione e altri 56 rand vanno via. Dopo un'altra ora di viaggio altro casello e i soldi iniziano a scarseggiare, alla fine, per fortuna, pagheremo solamente altri 45 e 58 Rand. Dopo ore di percorso immersi nei campi iniziamo ad attraversare i primi paesini; l’orario è quello dell’uscita da scuola infatti vediamo un sacco di comitive di ragazzi di tutte le età che, vestiti uguali con le loro divise, prendono dei pulmini bianchi con la bandiera del Sudafrica disegnata sulla fiancata. Campi di banani Pian piano che ci avviciniamo al Kruger i campi di banani lasciano spazio alle recinzioni dei primi parchi o riserve private e dalla strada avvistiamo giraffe, zebre e impala. Siamo super gasati, sembra stranissimo vederli così vicini e ancora non siamo entrati al Kruger!!! Finalmente arriviamo al nostro hotel; notiamo le grandi recinzione elettrificate che circondano tutte le abitazioni (supponiamo per tenere lontano gli animali visto che siamo in una zona prettamente turistica e ricca di guest house). Arrivati alla “La Lechere Guest House” ci accoglie sorridente la proprietaria che ci fornisce le prime informazioni: orari della colazione, ristornati consigliati e soprattutto gli orari delle visite al Kruger che abbiamo organizzato con lei ossia la Morning Game Drive che effettueremo domani mattina (ritrovo alle 5), la Sunset Walk che effettueremo dopodomani e infine la Morning Walk che avremmo dovuto fare il quarto giorno ma che per questioni di tempo alla fine annulleremo. Tra una cosa e l’altra si non fatte le 17 quindi decidiamo di riposarci un po', docciarci per poi trovarci alle 19 e andare a cenare in uno dei ristoranti consigliatoci dalla padrona di casa ossia il “Bushveld Terrace Hotel – Restaurant” che rimarrà uno dei migliori ristoranti di tutta la vacanza. Prima di uscire la proprietaria ci avvisa di fare attenzione alla guida perché potremmo incontrare ippopotami lungo la strada. Ottimo!!😱 Memori del monito appena ricevuto, percorriamo la strada a velocità bradipo per evitare qualsiasi tipo di scontro. Per fortuna/sfortuna, dipende dai punti di vista, non incontriamo nessun ippo e parcheggiamo di fronte al ristorante. Appena scesi iniziamo a sentire uno strano verso e cominciamo a chiederci che animale potrebbe essere; le nostre indagini vengono però interrotte dalla responsabile di sala che ci fa accomodare ad un tavolo vicino ad una rete elettrificata. Probabilmente deve leggere il panico sulla mia faccia e su quella di Simona perché, spontaneamente, ci dice che siamo al sicuro, nessun animale salterà al nostro tavolo durante la cena scatenando l’ilarità dei nostri fidanzati che ci rinfacceranno la cosa per l’intera vacanza. La cena si concluderà con la frase “tutto bene ragazze mangiato bene? Siete ancora vive?”. Va beh, tornando al menù ordiniamo tre filetti di manzo con patate fritte (carne buonissima) e delle costolette d’agnello e come dessert un buonissimo dolce al cioccolato. Durante la serata continua la discussione riguardante il verso che continua insistentemente; Luca sostiene che è un ippopotamo e ci fa ascoltare un video su Youtube che sembra confermarlo, allora siamo circondati da ippopotami e devono essere davvero vicini per sentirsi così bene… Fatto sta che nell’uscire dal ristorante passiamo vicino ad uno stagno dove riusciamo a capire, distintamente, che si tratta del verso delle rane. Ora voi direte come si fa a confondere una rana con un ippopotamo, il fatto è che la possibilità di incontrare animali così diversi da quelli che siamo abituati a vedere fa viaggiare la fantasia (questa frase la corretta Luca la mia era meno poetica! ) Tornati in albergo siamo tutti abbastanza cotti e vista la sveglia di domani alle 4.30 decidiamo di filare subito a letto (prima io e Luca facciamo una partita a burraco). Questa prima giornata è passata e non vediamo l’ora di domani per iniziare il nostro safari nel Kruger! P.s decidiamo di provare il bancomat di Luca per pagare la cena ma la carta viene rifiutata. La santa mamma di Luca il giorno dopo scoprirà che, i geni della banca, non hanno attivato, nonostante la richiesta, la modalità mondo ma quella internazionale che in Africa non funziona e, per fortuna, riuscirà a fare l’abilitazione lei online. Continua... SPESE DEL GIORNO: cena Bergamo 8 € dolci vari al Duty free tra cui l’immancabile Toblerone 6 € spesa supermercato aeroporto Jhoannesburg 151 Rand (un euro sono circa 17 Rand) caselli 171 Rand cena “Bushveld Terrace Hotel - Restaurant” 4 persone 960 Rand 3 notti Kruger - La Lechere Guest House 469,00€
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  11. Giovedì 28/06 – 1° parte Mi sveglio che è ancora buio ma ora distinguo chiaramente i rumori e suoni del bush che inizia ad animarsi. Mi alzo scostando il pesante piumone: la carbonella sul fondo del letto è ancora calda! Mentre vado in bagno sento uno scricchiolio di passi, o meglio, di zampe. Ho solo il cellulare con me, lo uso come torcia ma riesco ad illuminare pochissimo oltre la bassa parete in pietra. Vedo solo i contorni degli arbusti ma sono sicura che c’è qualcosa lì fuori che si avvicina salvo poi trotterellare via quando punto la torcia del cellulare nel tentativo di capire cos’è. Sto qualche minuto in attesa e ad un certo punto mi sembra proprio di distinguere una lieve gobba e un collo proteso in avanti che si allontana. Ma è il colore del mantello a sorprendermi: maculato! Sono quasi certa di aver visto una iena! Torno nel letto senza dire nulla a Chiara per non allarmarla ma in effetti mi sento in prima persona relativamente tranquilla: la iena, o qualunque cosa fosse, sembra aver deciso di girare al largo, mentre iniziano a distinguersi chiaramente i rumori del camp che si risveglia: voci, il motore della jeep, stoviglie. In poco meno di mezz’ora, infatti, una delle donne swazi dello staff percorre il nostro vialetto e ci dà il buongiorno depositando un grande vassoio con the, caffè e biscotti. Gustiamo una tazza di caffè bollente mentre ci vestiamo a più strati con camicia pesante, pile, giacca a vento, copri collo e cappello di lana: in pochi minuti siamo pronte per il safari dell’alba! Ci troviamo tutti alla jeep alle 5:45, non è più così buio ma manca almeno mezz’ora all’alba vera e propria. Salutiamo la coppia di sudafricani, che alla nostra domanda su come sia stato passare la notte così, ci risponde in coro “Diversa!”, e saltiamo a bordo accompagnati da Subusiso. Come ieri ci posizioniamo sui sedili posteriori per avere più libertà di movimento e partiamo alla volta del bush! Arriviamo al cancello che delimita il camp e entriamo nella riserva, dopo poche curve improvvisamente la signora sudafricana, che si rivelerà un vero e proprio cecchino negli avvistamenti, urla “Stop!”. Ci guardiamo attorno e scorgiamo, in una stradina laterale, proprio un bellissimo esemplare di… iena maculata! Ah ma allora non stavo sognando! È la prima che vediamo e ci guarda fisso fisso con gli attenti occhietti neri e le orecchie tonde da orsacchiotto che si muovono ritmicamente avanti e indietro. Resta immobile per un istante interminabile e poi corre a nascondersi dietro un cespuglio, ma subito ecco che rispunta con quel muso curioso. Bellissima! Riprendiamo l’esplorazione della riserva con Sibusiso che si infila in strette strade sterrate, cerco di visualizzare mentalmente il percorso ma finisco per perdere completamente l’orientamento. Arriviamo infine vicinissimi ad un gruppo di tre altissime giraffe intente a brucare i rami più teneri di una pianta di mopane e nel frattempo incrociamo l’altra jeep carica del gruppo di avi-fotografi professionisti. Sibusiso e l’altra guida si scambiano rapide informazioni in swazi ma purtroppo anche loro non stanno riuscendo ad avvistare i rinoceronti. La nostra guida però non si perde d’animo e riprende la sua “caccia” attenta. Svoltiamo a sinistra su un rettilineo più ampio di quelli sinora percorsi, lungo un centinaio di metri, che sembra scomparire nel bush. Rallentiamo e Sibusiso si ferma quasi a ridosso di un gigantesco mucchio di…cacca fresca. Si gira e ci dice di fare silenzio mettendosi in ascolto, scrutiamo il bush alla nostra destra e Sibusiso ci indica una direzione: faccio fatica, un po’ per la scarsa luce un po’ perché la vegetazione è davvero fitta ma alla fine la posizione sopraelevata a bordo della jeep ci ripaga. Praticamente dal nulla, vedo materializzarsi il corno di un rinoceronte a neanche cinque metri da noi, che avanza come se fosse la pinna di uno squalo. Contemporaneamente sento Chiara che si volta e mi tocca il braccio: un altro rinoceronte è appena spuntato da dietro la jeep e ci scruta nascosto dietro un cespuglio ma con le zampe anteriori già sulla strada. Ci studiamo per quelli che sembrano minuti interminabile e scatto un sacco di fotografie mentre Chiara li riprende. Sono bellissimi e soprattutto a due passi da noi. Sibusiso ci spiega che siamo fermi però in un punto sbagliato ovvero troppo vicini ai loro escrementi che, di fatto, segnalano il loro territorio. Ci intima di sederci e riparte lentamente per fare un’inversione a U e tornare verso di loro fermandosi in un punto migliore: noi non stacchiamo gli occhi dai rinoceronti per seguire ogni loro movimento e li vediamo attraversare la strada per poi scomparire dall’altra parte. Avvertiamo Sibusiso che, una volta fatta inversione, torna indietro. A quel punto senza dirci una parola, spegne la macchina, scende e si avvicina a noi quattro, guardandoci dal basso verso l’alto. Quasi bisbigliando, come se fosse un segreto, ci dice: “Allora, avete visto abbastanza o volete di più?” So già che cosa ci sta proponendo: di seguirlo a piedi a stanare i rinoceronti! Gli chiedo se è certo che sia sicuro muoversi a piedi, lui mi guarda serio e poi sorridendo mi risponde “You need to trust this man! Devi fidarti di quest’uomo!” e si punta un dito sul petto. Affare fatto, Sibusiso! Scendiamo lasciando gli zaini nella Jeep e portando solo le macchine fotografiche e ci incolonniamo dietro di lui: io, Chiara, la signora sudafricana e chiude la fila il marito. Non ci credo che stiamo seguendo a piedi un ranger nel bel mezzo di una riserva in Swaziland! Sono felice, sono viva! Stringo forte l’obiettivo della macchina fotografica e sento le mascelle farmi male per la tensione, per l’eccitazione e per l’autentica contentezza di avere il grande privilegio di fare un’esperienza del genere. Seguiamo Sibusiso senza parlare né fare rumore, metto i piedi esattamente dove li mette lui e mi accorgo di quanto è morbida e sabbiosa la terra, di quanto alto è il bush visto “da dentro” e non dalla macchina. Sibusiso la prende alla larga, ripensandoci penso abbia fatto in modo di tenere il gruppo sopravento rispetto a dove si aspettava di trovare i rinoceronti, in modo tale da dare loro la possibilità di “annusarci” e renderli consapevoli della nostra presenza. Percorriamo quindi un semicerchio per cinquanta-settanta metri e poi arriviamo in una piccola radura. Sibusiso ci fa posizionare vicini, in fila uno dopo l’altro e ci fa segno di abbassarci. E qualche secondo dopo… eccoli. La coppia di rinoceronti di prima spunta a meno di tre metri da noi, illuminata come in una visione dai primi raggi del sole. Da questa prospettiva sono enormi. Sibusiso, vicino a me, mi bisbiglia “foto, foto, foto …” e io scatto come posso, come riesco, completamente rapita da questa incredibile situazione. Improvvisamente, il rinoceronte che era rimasto più in disparte, avanza verso il compagno con due piccoli passi trottati, quasi sgroppando e Sibusiso, attento ma sempre con un sorriso rassicurante, ci fa cenno di alzarci piano ed indietreggiare. Facciamo qualche passo rimanendo rivolti verso i rinoceronti, poi ci dice di girarci e camminare tranquillamente dietro di lui. Riprendiamo tutti a respirare! Che emozione! Seguiamo Subisiso che ci riporta alla macchina ma non prima di un altro bellissimo incontro ravvicinato: le tre giraffe avvistate prima, a una decina di metri da noi, che fotografiamo con la bella luce del sole ormai levato sopra l’orizzonte. Che mattinata! Quanto ritorniamo alla jeep, tiriamo tutti un sospiro di sollievo, e tra me e me penso che potrei vivere così tutto il giorno tutti i giorni. Completamente appagati e ancora increduli di questa magnifica e inaspettata esperienza, torniamo allo Stone Camp, facendo ancora in tempo a vedere un bellissimo esemplare di kudu. Abbiamo sforato di almeno mezz’ora e siamo in ritardo per la colazione! Quando arriviamo, ci dirigiamo subito verso l’area dove abbiamo cenato la sera prima e ci riaccomodiamo ai nostri tavoli. Ci serviamo al buffet di una generossissima dose di uova all’occhio di bue, bacon, salsicce, yogurt, frutta e beviamo due enormi tazze di caffè. Siamo in piena adrenalina e siamo a mala pena in grado di parlare. Magnifico! Sono ormai le 9:30 di mattina ed è ora di andare. Torniamo alla nostra rondavel a recuperare i bagagli, saldiamo il conto (un centinaio di rand per la tassa di soggiorno della riserva e le birre della sera prima), scriviamo un commosso ringraziamento sul grande libro vicino alla reception dove altri viaggiatori entusiasti hanno lasciato i loro commenti prima di noi e salutiamo il manager. Non sarà Sibusiso a riportarci alla macchina ma il giovane ranger che ci ha accolto ieri. Sembra passato un secolo da quanto siamo arrivati a Mkhaya tante sono state intense le emozioni vissute nelle ultime 24 ore! Salutiamo Sibusiso e ci scambiamo i numeri di cellulare promettendoci di scambiarci qualche foto via Whatsapp e gli diamo anche una generosa mancia per il bellissimo safari che lui accetta con gioia. Lascio lo Stone Camp con un groppo in gola: è, stata indubbiamente una delle esperienze più belle della mia vita e una delle più intense di tutto il viaggio. Percorriamo a ritroso il tragitto dal camp fino alla casa dei ranger dove ritroviamo la nostra macchina, salutiamo la coppia di signori sudafricani con un forte abbraccio, carichiamo i bagagli e ci mettiamo in marcia dietro di loro verso l’uscita sulla MR8. Qui le nostre strade si dividono, loro svoltano a sinistra verso Big Bend e noi a destra verso la nostra meta di oggi. Nonostante le incredibili emozioni e la mattinata super intensa, sono solo le 10 di mattina! Abbiamo relativamente pochi chilometri da percorrere, una novantina circa, fino alla riserva swazi “gemellata” con la Mkhaya, il Mlilwane Wildlife Sanctuary nella valle di Ezulwini. [Continua...]
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  12. Lunedì 24/06 Siwabona Africa! Ovvero, buongiorno Africa! Ci svegliamo riposate dopo una notte silenziosa e tranquilla. Oggi visiteremo in totale autonomia e slegate da orari prestabiliti l’Isimangaliso Wetland Park, un grande parco naturale che inizia alle porte del villaggio di St. Lucia e si estende, prevalentemente in lunghezza, verso nord fino a Cape Vidal, rinomata spiaggia incontaminata di dune vegetate. Prima però ci attende la colazione, servita nella veranda dalla quale ammiriamo finalmente alla luce del mattino il giardino, o dovremmo dire parco, sul retro. Ci limitiamo alla colazione “fredda” e non azzardiamo quella “english” con uova e bacon: mangiamo frutta fresca, yogurt, pane e marmellata e beviamo succhi e caffè. Dopo aver organizzato gli zaini e caricato l’auto con bibite, acqua, snack e barrette acquistate il giorno prima al supermercato in paese, partiamo dirette al cancello di ingresso dell’Isimangaliso: il Bhangazi Gate. In una delle vie secondarie dove svoltiamo avvistiamo già le prime scimmiette e una nutrita colonia di manguste, minuti mammiferi africani, intente a stanare piccoli insetti tra l’erba delle aiuole. È incredibile per noi imbattersi con così tanta facilità negli animali seppur largamente diffusi in tutto il territorio africano. In pochi minuti raggiungiamo l’ingresso del parco, Chiara parcheggia la macchina e io mi avvio verso la piccola costruzione che ospita la reception dove pago l’ingresso giornaliero e acquisto per 60 centesimi di € la mappa del parco. Sono quasi le 10 quando ci aprono i cancelli della nostra prima giornata di safari: dovremo essere di ritorno alle 18 per non incappare in una multa salata. Guidiamo lungo la strada asfaltata che risale verso nord e avvistiamo subito altre colonie di scimmie tra i rami e a bordo strada e, in lontananza, seminascosta dalla vegetazione intercettiamo la nostra prima zebra! Fermiamo la macchina e scattiamo tantissime fotografie, gli altri turisti rallentano curiosi del nostro avvistamento e un po’ si stupiscono del fatto che sia “solo” per una zebra. Ma a noi non importa! È pazzesco avvistare questi animali finalmente in libertà. Ripartiamo e facciamo subito una piccola deviazione lungo un percorso sterrato ma ottimamente tenuto. All'interno dei parchi sudafricani tutte le strade, anche le sterrate, sono in buone condizioni e non è quasi mai necessario avere un 4x4: vedremo anche molti turisti percorrerle con semplici berline o addirittura utilitarie. Il primo sterrato ci ripaga con l’avvistamento di kudu, grandi antilopi grigie striate di bianco i cui esemplari maschi hanno delle meravigliose corna alte e ricurve. Torniamo sulla strada asfaltata salvo addentrarci in una sterrata più lunga poco dopo, il Vlei Loop: un piccolo van davanti a noi si ferma facendoci segno di avvicinarci, sulla sinistra ci sono tre rinoceronti intenti a brucare: la loro pelle è scurissima e stranamente non restiamo impressionate dalle dimensioni, notiamo anche che non hanno il caratteristico corno: in alcuni parchi è infatti pratica purtroppo ormai diffusa tagliarlo preventivamente per difendere queste enormi creature dall'essere uccise dai bracconieri. Anche se questi rinoceronti non sono paragonabili a quelli che vedremo qualche giorno dopo al parco di Hluhluwe Imfolozi né a quelli che ci troveremo a pochi passi nella riserva di Mkhaya in Swaziland, abbiamo comunque avvistato il nostro primo “big five” e siamo felicissime! Proseguiamo vedendo ancora antilopi, nyala e i kudu dalle grandi corna. Più avanti lungo la strada principale avvistiamo, grazie al colore scuro che stacca deciso rispetto al giallo/verde dell’erba, un solitario esemplare di bufalo africano che viene verso di noi con l’intenzione di attraversare la strada. Per metà è completamente sporco del fango in cui si deve essere rotolato fino a qualche momento prima. Lo lasciamo passare rispettose seguendolo con lo sguardo fino a quando non si perde tra l’erba più alta. Abbiamo quindi avvistato il nostro secondo "big five"! Apprenderemo più avanti che i bufali africani formano mandrie anche molto numerose ma molti esemplari non più giovanissimi, soprattutto maschi, scelgono di vivere in solitudine. Con loro bisogna essere piuttosto cauti perché pare siano piuttosto diffidenti ma fortunatamente la loro presenza vicino alle strade che percorreremo sarà sempre annunciata da grandi torte di cacca larghe e piatte, impossibili da non riconoscere! Arriviamo alla deviazione per Mission Rocks, dopo uno sterrato arriviamo alla piccola area parcheggio dotata di bagni. Pochi passi ci separano dall'oceano e ci ritroviamo a camminare sulle rocce, scattiamo qualche foto e contempliamo il fragore delle onde e la bruma di spruzzi anche se ci aspettavamo un punto più scenografico. Tornate alla macchina, Chiara si diverte ad “ammaestrare” una scimmietta che le si avvicina curiosa in cambio di qualche nocciolina. Sappiamo che è severamente vietato dare da mangiare agli animali ma questa sembra essere una frequentatrice fissa della vicina area picnic e facciamo l’unica eccezione alla regola. Ripercorriamo a ritroso la strada e ci fermiamo per fare un veloce tratto a piedi che porta ad un bellissimo punto di osservazione sopraelevato. Sotto di noi si estende, immenso, tutto l’isimangaliso, avvistiamo anche un coloratissimo picchio africano intento a martellare il tronco di un albero e riusciamo con soddisfazione a fotografarlo. Siamo circa a metà giornata e decidiamo di proseguire fino all’estremo nord del parco, a Cape Vidal. Decido di provare l’ebrezza della guida a sinistra e sotto l’attenta supervisione di Chiara, non senza qualche difficoltà, percorro i pochi chilometri che ci separano dal capo. Una volta arrivate al parcheggio notiamo la gran quantità di scimmie che letteralmente infestano la zona, camminando indisturbate tra le macchine e saltando da un tettuccio all’altro. È assolutamente raccomandabile tenere il cibo ben nascosto e distante da loro, poco dopo lo scopriremo in prima persona! Ci incamminiamo lungo l'immensa spiaggia ci sono molte famiglie organizzate con tende che mangiano, pescano e fanno il pic nic. Qualcuno lancia piccoli motoscafi direttamente dal bagnasciuga e qualcuno fa il bagno a riva. Ci togliamo le scarpe e facciamo una breve passeggiata. L’acqua dell’Oceano Indiano è incredibilmente calda, forse avremmo dovuto portarci nello zaino il costume! Ci fermiamo un po’ ad ammirare il paesaggio, la spiaggia si estende verso nord a perdita d’occhio, alte dune completamente ricoperte di vegetazione si confondono con l’orizzonte. Immaginando di camminare in quella direzione si arriverebbe direttamente in Mozambico, dal quale non siamo affatto distanti in linea d’aria. Rientrate al parcheggio, ci dirigiamo verso la nostra macchina: prima notiamo una scimmietta sul ramo di un albero proprio di fronte a dove avevamo parcheggiato intenta a leccare la carta di un gelato Magnum, tenendola bella spiegata con le zampe, e poi ne osserviamo una seconda, tranquillamente seduta sul tettuccio della nostra auto che si sta pappando il gelato vero e proprio, probabilmente rubato a qualche turista distratto. Lasciamo che finisca per non disturbarla ma non dà segni di volersi muovere, anzi, ce ne troviamo un’altra sul cofano assolutamente indifferente alla nostra presenza. Mentre io le controllo (e per poco non me ne trovo una attaccata al polpaccio!) Chiara entra velocemente in macchina e accende il motore. È solo a quel punto che le simpaticone decidono di abbandonare il nostro mezzo per quello parcheggiato immediatamente accanto. Ridendo ci rimettiamo in marcia: è tempo di ritornare verso l’ingresso del Parco dal quale siamo entrate questa mattina ma prima abbiamo ancora due interessanti deviazioni davanti a noi. Decidiamo infatti di percorrere lo sterrato a senso unico di circa 18km, il Grassland Loop, che si addentra verso ovest verso i tranquilli specchi d’acqua dolce del Lake St. Lucia. Facciamo un primo stop presso un punto panoramico dove, per la prima volta, in lontananza scorgiamo un nutrito gruppo di ippopotami fuori dall’acqua. Nonostante la grande distanza che ci separa da loro distinguiamo chiaramente i loro corpi massicci, c'è persino qualche cucciolo! Sono veramente enormi a figura intera! Proseguiamo lo sterrato senza altri avvistamenti, le tracce del passaggio degli ippopotami sono però ovunque: pozze di fango, innumerevoli impronte, rami e cespugli spezzati qua e là. Ad un certo punto ci troviamo letteralmente in mezzo alle grasslands, ci fermiamo per sgranchirci le gambe e ci godiamo la luce calda delle tre del pomeriggio ammirando le dune rosa che fanno capolino in mezzo ad ampi tratti erbosi. Ci ricolleghiamo alla strada principale poco più avanti e ci dirigiamo verso l’ultima sosta. La scelta di fermarsi qui al tramonto è assolutamente azzeccata: arriviamo a Catalina Bay proprio qualche decina di minuti prima che il sole sparisca all’orizzonte. Siamo solo noi e un gruppo di ippopotami semi spiaggiato poco più avanti a distanza di sicurezza: ci stiamo infatti godendo il panorama da una “hide” una piccola costruzione in legno, poco più che una terrazza, che permette di osservare gli animali da posizione privilegiata. Il sole è ormai tramontato e l’orario di chiusura del parco ci obbliga a rimetterci in auto e a dirigerci verso l’uscita. Il parco ci regala però l’ultimo avvistamento: una coppia di zebre che condivide l’area attorno ad una grande acacia con un enorme rinoceronte. Facciamo foto a più non posso, questa visione da sola per me vale il prezzo del viaggio. Stanche per la lunga giornata appena trascorsa non ci resta che uscire dall’Isimangaliso, che in lingua zulu, non a caso, significa “meraviglia” e rientrare in Guest House. Ci rilassiamo con una doccia, mettiamo le macchine fotografiche in carica, ci cambiamo e andiamo a cena più tardi del solito: alle 20:00 siamo sedute da Braza, specializzata in carne. Scegliamo filetto e spiedino di carne e verdure, bissando le due Castle Lager della sera prima. Dopo cena ci godiamo ancora per una mezzora la pace del giardino immerso nei rumori e profumi della notte africana. Sentiamo anche stasera distintamente il fragore continuo delle onde in lontananza. Fissiamo infine la sveglia alle 6 della mattina dopo: abbiamo infatti appuntamento con il tour di Advantage Cruise per tentare di avvistare le megattere, che da Giugno a Novembre migrano dalle gelide acque dell’Antartide a quelle tiepide del Madagascar per riprodursi, transitando proprio di fronte alla lunga costa sudafricana.
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