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La "mia" Route 66 - Un viaggio nel tempo


Messaggi raccomandati

ROUTE 66 NEWS

 

Volevo dare giusto qualche breve ma importante informazione a chi si appresterà a percorrere la Route 66 da qui a settembre prossimo:
 

1)      Un breve tratto di Route 66 che conduce a Carthage in Missouri sarà chiuso per lavori fino a settembre 2017. Localmente sono comunque stati piazzati dei cartelli che indicano ai viaggiatori che stanno percorrendo la Route 66 quale strada seguire per riprendere la Mother Road dopo l’interruzione.
Il tratto interessato è questo:



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2)       Il tratto nel Mojave Desert tra la Bolo Rd. e la Cadiz Rd., un tratto di poco più di 8 km, è chiuso fino a settembre 2017 per la sostituzione di due ponti. E’ il tratto di strada che conduce ad Amboy ed al suo Roy’s Cafe. Per arrivare ad Amboy, provenendo da Goffs quindi da est, sarà necessario prendere la la I40 ed uscire sulla Kelbaker Rd.,  da li si proseguirà verso sud, si intercetterà di nuovo la National Trails Hwy (La Route 66) e si arriverà ad Amboy; da qui si potrà proseguire verso Ludlow e Barstow.
Il tratto è interessato è questo:

 

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3)      E’ stato invece riaperto al traffico, dopo anni di lavori, il Cajon Blvd in California. Prima della sua chiusura si era costretti a prendere, per un breve tratto, la I15 e la I215 per poi uscire di nuovo sul Cajon Blvd (la vecchia Route 66). Adesso è tutto molto più semplice. A breve aggiornerò anche la mia mappa allegata a questo post.
Il tratto interessato è il seguente:

 

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Il tratto del Gasconade Bridge in Missouri resta ancora chiuso (come ho già indicato nel post sul tratto di Route 66 in Missouri).

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Informazioni generali

 

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La US Highway 66, nel suo percorso da Chicago a Los Angeles, attraversa 8 stati: Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Arizona e California per quasi 4000 Km.
 

Man mano che ci si sposta verso ovest la concentrazione di centri abitati si dirada ed il fresco verde dei boschi lascia il posto al giallo delle torride zone desertiche.
 

Percorrere la Route 66, soprattutto ad est del Midpoint, non è semplice.
 

Senza una mappa o delle indicazioni preventive è abbastanza facile perderla e ritrovarsi a percorrere strade che nulla hanno a che vedere con la Mother Road.

Guidare nella parte ad est del Midpoint è inoltre più complicato anche a causa della maggiore frammentazione del percorso della Route 66 che, in molti tratti, ha denominazioni diverse.

Capita, ad esempio,di percorrere la Hwy ZZ e scoprire che questa altri non è che la vecchia US Highway 66.

Delle indicazioni preventive o un itinerario di viaggio sono inoltre utili perché permettono di trovare tutte le “attrazioni” disponibili lungo il percorso della Strada Madre ed i tratti di strada più vecchi che, spesso per brevi periodi, hanno fatto parte della Route 66 ai suoi albori.
 

Riguardo alla percorrenza ed in particolare alla segnaletica, in Illinois e Missouri i cartelli che indicano le svolte o che la strada che si sta percorrendo è la Route 66, sono molto frequenti; non è lo stesso negli altri stati attraversati.
 

Quello che si è cercato di fare è dare un’idea del percorso sfruttando le mappe di Google, indicando i percorsi pre e post 1930-40 e di segnalare i punti di interesse che si possono trovare lungo la strada.
 

La Route 66 non offre al viaggiatore paesaggi mozzafiato, ma ha da offrire la sua storia, la cordialità della sua gente ed un’infinità di piccole grandi attrazioni che vedendole, dopo averne letto la storia, non possono non regalare emozioni.
 

Un viaggio sulla Route 66 è un viaggio nel tempo i cui ricordi resteranno per sempre scolpiti nel cuore di coloro che la percorreranno.
 

Riguardo alle mappe, ho cercato sempre di indicare il nome attuale di ciascun tratto di strada (come dicevo prima, molto spesso la Route 66 oggi ha nomi diversi), in modo che sia più semplice individuarla mentre la si percorre.

Ho indicato inoltre i luoghi di interesse più conosciuti ed i tratti di strada più vecchi o comunque i percorsi alternativi che hanno fatto parte della US Highway 66.
 

In corrispondenza dei centri abitati, la Route 66 solitamente si snoda un due “tronchi”: uno di Bypass che evita il centro abitato ed un altro invece che lo attraversa (vedi ad esempio Dwight in Illinois).

È sempre consigliabile passare per il centro abitato perché è li che si possono trovare i punti di interesse.
 

La Strada madre ha subito negli anni tantissimi cambiamenti di percorso, molto spesso per migliorarne la sicurezza conseguentemente all’aumento del traffico automobilistico.

Molti dei tratti più vecchi sono ancora oggi percorribili.
 

Consultare le mappe è estremamente semplice, ho utilizzato poche icone per evitare confusione:
 

1)      I tratti “canonici” della Route 66, ovvero quelli che sono arrivati fino alla sua dismissione, sono di colore ROSSO

2)      I tratti alternativi, quelli tipicamente PRE 1930-40 sono di colore BLU

3)      I tratti interrotti e quindi percorribili solo parzialmente o percorribili solo a piedi sono di colore NERO

4)      I segnaposto ROSSI indicano le città ed i paesi attraversati

5)      I segnaposto BLU riportano delle indicazioni che ritenevo importanti, come ad esempio svolte complicate, oppure la disponibilità del doppio percorso PRE/POST 1930-40

6)      La stella verde indica invece un luogo di interesse.
 

Per ciascun luogo ho messo una mia foto e laddove non ne avevo ho utilizzato le foto di Google.

Buon viaggio!

 


ILLINOIS

 

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L’Illinois è il primo stato attraversato dalla US Highway 66 e Chicago è la città di partenza.

Uscire da Chicago non è semplicissimo.

Neanche particolarmente complicato in verità, la difficoltà nasce dal fatto che le strade che si percorrono per uscire dalla città hanno oggi dei nomi diversi e, in funzione del giorno, è possibile incontrare un po’ di traffico.

L’inizio della Route 66 è oggi convenzionalmente ubicato all’inizio della Adams Street all’incrocio con la Michigan Avenue.
Così come l’attuale “End of the trail” di Santa Monica, la cui collocazione non rispecchia la fine vera della Route 66 (la Mother Road non è mai terminata sul molo di Santa Monica) anche il “Begin” di Chicago non è mai stato il luogo di partenza della Mother Road durante il periodo in cui era in servizio.

L’inizio della Route 66 a Chicago era posizionato lungo la Jackson Avenue (la parallela della Adams dove oggi è posizionato il cartello “End” per chi proviene da ovest) all’incrocio con la Lake Shore Drive.

Per ragioni principalmente legate alla viabilità ed ai sensi di marcia, l’inizio è stato spostato in tempi recenti sulla Adams Str.
L’illinois è uno degli stati con i tratti più belli della Route 66 (io adoro la parte ad est del Midpoint) e dove è possibile ammirare diverse “icone” della Strada Madre.

La Strada ha uno sviluppo in diagonale fino ad Oklahoma City (da qui uno dei soprannomi della Route, “The great diagonal way”), a differenza delle altre Highways est-ovest che erano molto più lineari.

Il clima anche d’estate è abbastanza fresco.

Non si incontrano impedimenti lungo il percorso anche se, in generale, è sempre bene cercare su internet informazioni all’inizio di ogni tappa.

La Route 66 ha tantissimi ponti storici lungo il suo percorso ed non è infrequente che vengano chiusi per ragioni di sicurezza.

All’altezza di Springfield parte uno dei tratti alternativi (pre 1930-40) più belli dell’intero percorso della Strada Madre, un tratto oggi denominato “Snell Rd” noto come Auburn Brick Road.

Un tratto di circa un Km e mezzo in mattoni rossi e subito dopo in cemento.

Un tratto che consiglio di percorrere.
Consiglio di percorrere il tratto in Illinois in almeno 2 tappe, pernottando, ad esempio, a Springfield per poi proseguire verso St. Louis.

La Route 66 in Illinois termina a St. Louis in Missouri, il secondo stato attraversato dalla US Highway 66.

 

 

 

Attrazione

Città

Begin

Chicago

Henry's (it's meal itself)

Cicero

Dick’s on 66

Joliet

Rich & Creamy ice cream

Joliet

Gemini Giant

Wilmington

Polk-A-Dot Drive Inn

Braidwood

Ambler’s Texaco Gas Station

Dwight

Dwight Station (stazione ferroviaria) 119 West Main Street

Dwight

Fedderson's Pizza Garage

Dwight

Mobil gas station

Odell

Standard oil gas stastion

Odell

Route 66 Hall of Fame Museum

Pontiac

Octane 66

Pontiac

Funks Grove Pure Maple Sirup

Funks Grove

Palms grill cafè

Atlanta

Tall Paul

Atlanta

The old station

Williamsville

Cozy Dog Drive Inn

Springfield (Illinois)

Lauterbach Tire Muffler Man

Springfield (Illinois)

SHEA'S

Springfield (Illinois)

Auburn Brick Road

Auburn

Becky's Barn

Auburn

Ariston Cafè

Litchfield

Soulsby Gas Station

Mt. Olive

Henry’s Rabbit Ranch

Staunton

Old Chain of Rock Bridge

Saint Louis (Missouri)



Le storie della Route 66 - Illinois

 

La Auburn Brick Road
Quando nella metà degli anni 20 fu costituita la US HIGHWAY 66, per motivi economici e per velocizzare la sua realizzazione, gli 8 stati coinvolti utilizzarono inizialmente dei tratti di strada esistenti.

L’Illinois utilizzò per il progetto la sua IL4 che collegava Chicago a St. Louis.

Questo fu uno dei primi tratti “pavimentati” dell’intera US 66, la cui completa pavimentazione terminò alla fine degli anni 30.

 

C’è un pezzo molto bello della vecchia US66/IL4 tra Chatham ed Auburn, oggi denominato Snell Rd, in parte pavimentato in cemento ed in parte, un paio di Km nei pressi di Auburn, pavimentato con dei mattoni rossi.
 

Questo tratto di strada ha fatto parte della US 66 fino al 1930, successivamente, a causa dell’aumento del traffico che ne rese pericolosa la percorrenza, fu sostituito da quello che ancora oggi corre di fianco alla Interstate 55 e che raggiunge Litchfield.
 

L’Auburn Brick Road (il nome con il quale è anche nota questa strada) è ancora percorribile ed è uno dei tratti più belli di tutta la Route 66.

Il Cozy Dog Drive Inn

Il Cozy Dog Drive Inn di Springfield (IL) è uno dei diner più famosi e caratteristici della Route 66; appartiene alla famiglia di uno dei personaggi più amati dal popolo della Mother Road: Bob Waldmire.

Bob è stato un artista itinerante che ha trascorso la sua vita viaggiando lungo la Route 66 a bordo di un Volkswagen van.

La sua figura ha ispirato il personaggio di Fillmore, il van Volkswagen di “Cars” il film di animazione della Pixar, anche se Bob non ha mai permesso agli autori di fare espressamente riferimento a lui.

Bob è stato anche proprietario del famoso Hackberry General Store in Arizona (sempre sulla Route 66), da lui riaperto al pubblico dopo un lungo periodo di chiusura conseguente al crollo del business successivo alla realizzazione della Interstate 40.
 

Il Van Di Bob Waldmire è oggi disponibile nel Route 66 Hall of Fame Museum a Pontiac in Illinois.
 

I Muffler Men
Negli anni d’oro della Route 66 (anni 50/60) il traffico automobilistico era molto intenso, tale da rendere la Mother Road, ed i paesi attraversati, centri economici e commerciali molto importanti.

Tantissime erano le attività commerciali che si potevano incontrare durante il viaggio, molte delle quali fornivano gli stessi servizi: diners, pompe di benzina, motels, officine meccaniche.
 

La Mother Road era cinta da insegne al neon di ogni genere e la concorrenza era quindi spietata.

Ciascun esercizio commerciale cercava di attrarre su di se l’interesse dei viaggiatori cercando di colpire la loro fantasia.
 

Uno dei modi utilizzati era quello di posizionare davanti al proprio negozio degli enormi pupazzi in vetroresina.
 

Era il caso del Tall Paul, originariamente destinato ad una stazione di servizio ma poi acquistato dal proprietario del Bunyon’s Hotdogs a Cicero (illinois), che lo ha riadattato facendogli tenere tra le braccia un enorme hot dog (oggi il locale è chiuso ed il Tall Paul è stato “trasferito” ad Atlanta, Illinois, sempre sulla Route 66).
 

Oppure Il Gemini Giant, altro gigantesco pupazzo in vetroresina, posizionato davanti al ristorante Launching Pad Drive In a Wilmington (Illinois).

 

Questi grossi pupazzi di vetroresina erano originariamente utilizzati dalle stazioni di servizio, dalle officine meccaniche e spesso tenevano tra le braccia oggetti che richiamavano l’automobile: pneumatici, marmitte, ecc..
 

Proprio la marmitta ha fornito il nome con il quale vengono comunemente identificati: muffler men.
 

Negli USA ci sono diversi muffler men ed alcuni di questi si possono ammirare lungo la Route 66; tra questi, oltre ai già citati Gemini Giant e Tall Paul, si possono incontrare il Lauterbach a Springfield (Illinois), il Muffler Man Cowboy ad Amarillo (Texas) ed il Louie the Lumberjack a Flagstaff.
 

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MISSOURI

 

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Il Missouri è il secondo stato attraversato dalla US Highway 66 ed è il luogo di nascita della vecchia autostrada.


Anche se ufficialmente la data di nascita della Mother Road è l’11 novembre del 1926, il 30 aprile dello stesso anno, a Springfield in Missouri, il gruppo coordinato da Cyrus Avery (il padre della Route 66), ricevette, dalla commissione centrale, l’approvazione alla proposta di chiamare “66” l’autostrada che avrebbe collegato Chicago a Los Angeles.

 

E’ il Mississippi River che separa l’Illinois dal Missouri ed un tempo a dare continuità al percorso della Mother Road c’era il Chain of Rock Bridge, un bellissimo ponte che lo scavalca.
Oggi il ponte è solo pedonale ed è quindi necessario percorrere strade alternative.

 

Nelle grandi città è sempre complicato seguire fedelmente il percorso della Route 66, poiché negli anni, per motivi principalmente legati alla viabilità cittadina, la Strada Madre ha subito diverse deviazioni.

 

In Missouri il verde è il colore dominante.

I boschi e le splendide campagne fanno da cornice a questo bellissimo tratto di autostrada.

 

Sono molti i posti che lo caratterizzano.
Si parte con le Meramec Caverns a Stanton, non molto distanti da St. Louis, delle bellissime grotte pubblicizzate come il nascondiglio del bandito Jesse James, per poi proseguire attraversando molti piccoli centri urbani che racchiudono la storia della vecchia highway.


Cuba con i suoi splendidi murales, Carthage con il suo Boots Motel ed il Drive In, il tratto di strada verso Lebanon, con i boschi che spesso inghiottiscono “quel lungo sentiero di asfalto”, i motel storici come il Wagon Wheel Motel di Cuba o il Munger Moss Motel di Lebanon.

 

E poi il Devil’s Elbow Bridge, uno dei ponti storici della Route 66 con accanto un piccolo diner molto particolare.


Ed è in Missouri una delle icone della Mother Road, la Gary’s Gay Parita Service Station, la ricostruzione fedele di una stazione di servizio degli anni 30, gestita fino ad un paio di anni fa da uno dei personaggi più amati dal popolo della Route 66: Gary Turner.


E’ una sorta di piccolo museo della Mother Road, un posto dove Gary era solito dare ai viaggiatori tutte le indicazioni necessarie per non perdersi nulla di quel tratto di Route 66. Una tappa obbligata per tutti coloro che viaggiavano sulla vecchia highway.

Il Missouri è, a mio parere, lo stato con il tratto più bello della Route 66.

 

 

 

Attrazione

Città

Meramec Caverns

Stanton

Jessie James Museum

Stanton

Wagon Wheel Motel

Cuba

Fanning 66 Outpost

Fanning

Mule Tobacco Barn

Rolla

Totem Pole Trading Post

Rolla

John's Modern Cabin

Newburg

Elbow Inn Bar & BBQ

Devils Elbow

Devils Elbow

Devils Elbow

Route 66 Diner

St. Robert

Gasconade Bridge

Hazelgreen

Bel tratto di Route 66 1 & 2

Lebanon

Munger Moss Motel

Lebanon

Wrink’s Market

Lebanon

Best Western Route 66 Rail Haven

Springfield

Gay Parita Service Station

Paris Springs

Philips 66 Gas Station

Spencer

Boots Court

Carthage

66 Drive-In Theatre

Carthage

 

Suggerimenti
 

Il Gasconade Bridge, uno dei tanti ponti storici che si incontrano lungo la Route 66, è stato chiuso al traffico alla fine del 2014 per problemi di stabilità.
E’ sorto un comitato di appassionati a supporto del suo recupero in luogo della sua sostituzione, come sarebbe intenzione del dipartimento dei trasporti, ma al momento non sono state prese iniziative concrete da parte di quest’ultimo e quindi il ponte risulta ancora chiuso.

Purtroppo nei prossimi anni, già dal 2017, altri ponti storici verranno chiusi (2 di questi in Oklahoma) con la conseguente necessità di abbandonare brevi tratti di Route 66 per poi riprenderla poco dopo l’interruzione.
Nello specifico del Gasconade Bridge, la Route 66 va lasciata nei pressi di Gascozark, all’uscita 145 della I44 e prendere quest’ultima fino all’uscita 140 per poi tornare sulla Mother Road.
E’ tuttavia sempre bene controllare prima di intraprendere il viaggio su questo tratto di Route 66, poiché nel frattempo il ponte potrebbe essere stato riaperto al traffico.

 

Da evitare!


Indian Harvest

1101-1299 North Service Road, Union, MO 63084 - 38.386044, -90.952775
 

Una delle esperienze più belle di un viaggio sulla Route 66 è rappresentata dal contatto con le persone che vivono lungo la Mother Road.
La gente, il popolo della Route 66 è uno dei motivi che rendono unico un viaggio lungo la Strada più famosa del mondo.
Tuttavia c’è un’eccezione (che come si dice, conferma la regola) rappresentata da un luogo molto appariscente che si incontra nel tratto che conduce a Stanton (verso le Meramec Caverns quindi).
Tende indiane ai bordi della strada inviterebbero il viaggiatore a fermarsi per qualche foto.
Ecco, non fatelo, tirate dritti altrimenti (come è capitato a me ed a tanti altri rodies) si incorre nella maleducazione del gestore e nei suoi modi scortesi di approcciare con i viaggiatori della Route 66 che lui apertamente odia.
E’ un posto molto “conosciuto” tra gli appassionati della Mother Road ed è costantemente segnalato come luogo da evitare (nella mappa l'ho indicato con un'icona rossa a forma di "X").
È un’eccezione, come dicevo, nei miei viaggi sulla Route 66 ho stretto tante bellissime amicizie con persone splendide con le quali mi tengo costantemente in contatto.

 

Cars & la Route 66

 

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Sono molti gli spunti che lo staff di Cars (il film di animazione della Pixar) ha preso dal mondo reale della Mother Road.
Del resto il film è stato un mix delle passioni di Lasseter (il regista nonché box della Pixar): I viaggi in macchina e le corse.

 

Lasseter ha percorso con la sua famiglia la Route 66 prima del film e successivamente, assieme al suo staff, l’ha percorsa nuovamente incontrando il popolo della Route 66 il quale ha avuto un ruolo determinante per la realizzazione del film.


Cars è stato uno straordinario spot pubblicitario per la Route 66 e per la sua gente.


Uno degli spunti presi dallo staff di Cars è stato il WAGON WHEEL MOTEL di Cuba in Missouri, che nel film diventa il Wheel Well Motel (il mozzo della ruota).
Sono molto diversi nella realtà, lo spunto è solo nel nome, ma è comunque un chiaro tributo che il film fa ad una delle icone della Route 66.

 

Le storie della route 66

Gay Parita Service Station, Paris Springs
 

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Gary Turner ha fatto molti mestieri durante i suoi 70 anni di vita: il rivenditore di auto usate, il rapinatore di banche in un parco a tema, l’autotrasportatore.


Nacque in Missouri ma si trasferì presto in California dove trascorse gran parte della sua vita.


Tornato in Missouri ha continuato a svolgere diversi lavori, molti dei quali “on the road” su un camion fino a che, una volta andato in pensione, ha rilevato un terreno a Paris Springs (Missouri), dove ha ricostruito una replica fedele della Gay Parita Service Station, una stazione di servizio degli anni 30 che un tempo sorgeva in quel posto.


Gary passava le giornate nella sua stazione di servizio a disposizione dei viaggiatori, dei Roadies della Route 66.

Dava indicazioni, suggerimenti di ogni genere per non perdersi nulla di quanto di bello offre la Mother Road.
Attrazioni, scorci panoramici, posti dove mangiare, Gary era prodigo di consigli ed usava scriverli su un pezzo di carta.
Era una persona estremamente cordiale, chiacchierona, il tipico americano d’altri tempi con 1000 storie da raccontare; la Gay Parita Service Station, grazie alla cortesia di Gary, ha rappresentato per anni una tappa immancabile per ogni viaggiatore della Route 66.


Friends for life” era il suo motto ed era scritto su una foto in bianco e nero che consegnava, con la sua firma, al viaggiatore.

La stazione di servizio è un insieme incredibile di oggetti storici che richiamavano un tempo in cui la US 66 era la strada più importante d’America.

La ricostruzione è minuziosa, con cura maniacale Gary aveva assemblato quel posto fuori dal tempo.

 

Vecchie automobili, pompe di benzina, oggetti di ogni genere rendono la stazione di servizio una sorta di museo della Route 66.


Gary, una vera e propria icona della Strada Madre, è mancato all’inizio del 2015; la Gay Parita Service Station dopo un periodo di chiusura è stata recentemente riaperta dalla figlia di Gary.

 

Gary Turner resterà per sempre nel cuore di tutti gli amanti della Route 66 che hanno avuto la possibilità di incontrarlo.

 

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KANSAS

 

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Ho già detto che viaggiare sulla Route 66 ad est del Midpoint non è semplice; senza una cartina dettagliata la si può perdere con molta facilità.
Non sempre le indicazioni lungo la strada sono presenti con la frequenza necessaria.
Il Kansas è lo stato con il tratto più breve di Route 66: solo 13 miglia.
13 miglia di asfalto disseminato di scudetti e cartelli stradali che indicano costantemente al viaggiatore che quella che sta percorrendo è la Route 66.
Non ci si può perdere!

Ci sono alcune piccole perle durante questo breve tratto di strada:
il Cars on the Route a Galena, un diner/gift shop nonchè vecchia stazione di servizio ristrutturata (noto come la “casa” di Cricchetto, il carro attrezzi di Cars), Galena stessa è un bellissimo ritorno al passato, il Rainbow Bridge un vecchio ponte in cemento e la cittadina di Baxter Springs.

Poche ma intense miglia della Strada Madre lambiscono lo stato del Kansas, il terzo attraversato dalla Route 66.

 

 

 

Attrazione

Città

CARS ON THE ROUTE

Galena

Rainbow Bridge

Riverton

Baxter Springs 66 Station - Visitor Center

Baxter Springs

 

Cars & la Route 66

 

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Cricchetto, lo svalvolato carro attrezzi di Cars, "abita" al Cars on the Route (già “4 women on the Route”) a Galena.
Lo staff della Pixar, per il simpatico personaggio del cartone, ha tratto spunto da un arrugginito carro attrezzi parcheggiato fuori del locale.

La proprietaria, una volta entrati, si prodigherà nel raccontarvi la storia e nel mostrarvi le foto di alcune delle scene del cartone.
Al di la della presenza di Cricchetto, una sosta al “Cars on the Route” ed a Galena stessa è d’obbligo.

Un vero e proprio salto indietro nel tempo.

 

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OKLAHOMA

 

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La Route 66 è un insieme di luoghi che raccontano un’infinità di piccole, grandi storie.
Storie di uomini e di donne comuni che con la loro umanità ed il loro altruismo hanno lasciato un segno contribuendo a rendere leggendaria la “Main Street of America”.
 

L’Oklahoma, il quarto stato attraversato dalla vecchia Highway, è probabilmente quello che racconta di più e meglio, la sua storia e quella della sua gente.
L’Oklahoma è il paese “adottivo” di Cyrus Avery, il padre della Route 66, colui che volle fortemente che un’autostrada importante collegasse questo paese, dalla natura prevalentemente rurale, a due grandi città: Chicago e Los Angeles.

Stabilitosi a Tulsa, in Oklahoma appunto, Avery portò a compimento questo suo desiderio in occasione del nuovo piano autostradale americano (negli anni 20), un’iniziativa attraverso la quale gli USA decisero di dotarsi di una rete di strade che potesse supportare il crescente numero di automobili circolanti.

Negli anni della grande depressione e del Dust Bowl la gente originaria dell’Oklahoma, e degli stati limitrofi, fuggiva dalle proprie terre verso la California alla ricerca di un futuro migliore e lo faceva percorrendo la US 66.

La US Highway 66 era “La strada Madre, la strada della fuga” come la definì John Steinbeck nel suo splendido romanzo “Furore” (“The Grapes of Wrath”).
 

Oggi in Oklahoma è possibile trovare tantissime testimonianze del passato:
le vecchie stazioni di servizio di Commerce, la Ribbon Road (un “nastro” di strada ad una corsia, tra Miami ed Afton, che ha fatto parte del percorso della US 66 fino alla fine degli anni 30), il Rock Cafè di Stroud (la cui tenace proprietaria ha ispirato il personaggio di Sally Carrera di Cars), lo stupendo tratto di collegamento tra El Reno e Hydro, la Lucille’s Service Station ad Hydro, la stazione di servizio della “Madre della Mother Road”, Lucille Hamons, una donna straordinaria per la sua infinita umanità.

Ed ancora il museo di Clinton, il Round Barn di Arcadia, la romantica Blue Whale di Catoosa e l’affascinante Totem Pole Park di Foyil.
 

L’Oklahoma è tra gli stati con il tratto più lungo, romantico, intenso ed emozionante di tutta la US Highway 66.

 

 

Attrazione

Città

Marathon Gas Station - Dairy King

Commerce

Allen's Fillin' Station

Commerce

Coleman Theater

Miami

The Ribbon Road

Miami

Afton Station

Afton

Clanton's Cafe

Vinita

Ed Galloway's Totem Pole Park

Miami

Statua Andy Payne

Foyil

Blue Whale

Catoosa

Hank's Hamburgers

Tulsa

Tally's Good Food Cafe

Tulsa

Cyrus Avery Centennial Plaza

Tulsa

Rock Cafe

Stroud

McJerry's Route 66 Gallery

Chandler

Seaba Station Motorcycle

Warwick

John Hargrove Place

Arcadia

Round Barn

Arcadia

Pops

Arcadia

Overholser Bridge

Bethany

El Reno/Hydro - Old Route 66

El Reno/Hydro

The Pony Bridge

Bridgeport

Lucille's Service Station

Hydro

Lucille's Roadhouse

Weatherford

Cherokee Trading Post & Boot Outlet

Clinton

Route 66 Museum

Clinton

Old Town Museum

Elk City

Sandhill Curiosity Shop - City Meat Market

Erick

Water Hole #2

Texola

 

 

Cars & la Route 66

Radiator Springs Curious

 

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Il Radiator Spring Curious, il negozio di Lizzie, è un insieme di molte cose presenti sulla Route 66, ma prevalentemente ricorda l’Hackberry General Store in Arizona e soprattutto il Sandhill Curiosity Shop, noto anche come il City Meat Market di Erick in Oklahoma.

 

Le storie della Route 66

 

La Lucille's Service Station, Hydro

 

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Lucille Hamons rilevò col marito la Provine Service Station ad Hydro (Oklahoma) all’inizio degli anni ‘40 e l’ha gestita per quasi 60 anni.

 

Ha rappresentato un incredibile punto di riferimento per i viaggiatori della Route 66 soprattutto, negli anni successivi alla grande depressione, per coloro che si spostavano in California alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore.

 

A queste persone Lucille offriva cibo ed ospitalità, spesso senza chiedere soldi.

 

Anzi, a volte era lei che acquistava da loro quel poco che avevano e, con quei pochi soldi, queste persone potevano proseguire il loro viaggio verso ovest.

 

Il posto è stato una stazione di servizio ed un piccolo motel fino all’apertura della interstate 40, un negozio di birra e poi un gift shop negli ultimi anni della sua vita.

Tutto il bene che Lucille faceva ai disperati in cerca di fortuna le fece guadagnare il soprannome di “The mother of the Mother Road”.

 

Oggi la sua stazione di servizio, la “Lucille’s Service Station”, è una delle attrazioni più belle della Route 66.
E tra le vecchie stazioni di servizio della Strada Madre è la mia preferita.

 

The Ribbon Road, Miami - Afton

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Quando negli anni 20 fu avviato il piano autostradale americano, l’Oklahoma, che era uno stato prevalentemente rurale e privo di strade che si potessero definire tali, attraverso aiuti federali, riuscì a migliorare la sua viabilità ed a realizzare anche un tratto di strada che collegava Miami ad Afton.

 

La leggenda narra che, per collegare queste due località, l’Oklahoma avesse i soldi per fare solo metà strada.

 

Quindi pensarono di farla per intero ma ad una sola corsia.

 

Nella realtà il traffico locale dell’epoca non giustificava la costruzione di una strada più larga e decisero quindi di realizzarla ad una sola corsia valutando l’opportunità di allargarla successivamente (cosa che peraltro non fecero).

 

Questo tratto di strada, per un breve periodo incluso nel percorso della US 66, è oggi chiamato “The ribbon road” o “Sidewalk road” ed è ancora percorribile in una piccola porzione.

 

E’ molto stretta, ha curve a gomito ed è oggi poco più che una strada di campagna, ma è molto bella ed è bello il paesaggio rurale che attraversa.

 

Il Rock Cafe, Stroud

 

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La US Highway 66 ha avuto un ruolo molto importante nello sviluppo di aree dalla natura tipicamente rurale come l’Oklahoma.

 

E questo in fondo era lo scopo di Cyrus Avery, il padre della Mother Road, colui che ha voluto fortemente che un’autostrada importante attraversasse il suo paese “adottivo” e lo collegasse a due grandi città come Chicago e Los Angeles.

 

La US highway 66 racconta un’America semplice, così lontana dalle Corporations che avrebbero poi fagocitato tutto.

 

Fin dalla sua nascita molte attività, tipicamente a conduzione familiare, sorsero lungo il suo percorso: ristoranti, stazioni di servizio, motels.

 

Una di queste attività, un ristorante, fu costruito negli anni 30 del secolo scorso a Stroud.

 

La leggenda narra che furono spesi 100 dollari per il terreno e 5 dollari per l’acquisto dei massi di pietra (utilizzati per la realizzazione del locale), avanzati da un’altra costruzione appena finita lungo la US 66.

 

La mano d’opera utilizzata per la costruzione era costituita da studenti in cerca di piccoli guadagni.

 

Il locale diventò noto come “Rock Cafè”, nome derivato ovviamente dalla natura della materia prima con cui fu costruito.

 

Il Rock Cafè, come molti locali lungo la US 66, conobbe momenti luminosi, negli anni d’oro della Strada Madre, ed un inevitabile declino dopo lo smantellamento della gloriosa highway.

 

All’inizio degli anni 90 fu acquistato da Dawn Welch, una ragazza dell’Oklahoma che aveva trascorso diversi anni della propria vita lavorando a bordo delle navi da crociera.

 

Dopo aver navigato intorno al mondo, Dawn tornò sulla terra ferma, decisa ad intraprendere un’attività che le potesse permettere di seguire la sua più grande passione: la cucina.

 

Restò affascinata dalla piccola Stroud, dal Rock Cafè e dalla sua posizione lungo la strada più importante d’America; acquistò quindi il locale e lo ristrutturò con l’obiettivo di riportarlo ai fasti di un tempo.

 

Non è stato sempre semplice il cammino di Dawn e del suo Rock Cafè, è stato anzi decisamente tormentato, ad immagine e somiglianza della strada su cui è costruito.

 

Ma come quella strada si è dimostrato immortale.

 

Nel 1999 il Rock Cafè fu seriamente danneggiato da un tornado che rase al suolo l’intera comunità di Stroud.

Grazie anche ad un finanziamento federale, ottenuto dopo il riconoscimento del Rock Cafè come luogo storico di interesse nazionale, il locale fu ristrutturato e, nonostante l’economia locale fosse seriamente provata dal tornado, il Rock Cafè riprese lentamente la sua attività.

 

Agli inizi degli anni 2000, in previsione di un film di animazione ambientato sulla Route 66, il personale della Pixar intraprese un viaggio lungo la vecchia autostrada, cercando spunti attraverso il colloquio con la gente e visitando i luoghi che hanno reso leggendaria la Strada Madre.

Una tappa a Stroud, presso il Rock Cafè, era d’obbligo.

 

Il regista del futuro “Cars”, nonché direttore creativo della Pixar, restò impressionato dal colloquio con Dawn, dal racconto della sua vita, dalla forte personalità di quella donna, dalla sua decisione, dalla sua concretezza, qualità che l’hanno portata a superare momenti di seria difficoltà.

Una personalità forte, scintillante, decisa, come una macchina sportiva.

Sally Carrera, la Porsche di “Cars”, si rifà a lei, è una sorta di omaggio che il mondo dei cartoni ha fatto a Dawn.

 

Ma il destino qualche anno dopo ha ancora una volta messo a dura prova la forza di Dawn e del suo locale.

 

Nel 2008 un incendio distrusse completamente il Rock Cafè, del quale rimasero solo le mura perimetrali e nulla più.

Con la forza e la determinazione di sempre, Dawn riuscì, grazie anche ad un famoso restauratore americano, a ricostruire il suo Rock Cafè esattamente come è sempre stato, come la gente della US 66 lo ha conosciuto.

 

Un anno dopo la nuova riapertura del locale, Dawn Welch fu nominata “Donna dell’anno” nello stato dell’Oklahoma, un riconoscimento meritato per una donna che non si è mai arresa.

 

Ha scritto libri di cucina ed ha partecipato a show culinari in tv, una donna di successo che ha lottato contro molte avversità per ottenerlo.

 

Dawn Welch è diventata una delle voci più influenti della Route 66 ed il suo Rock Cafè è in assoluto uno dei locali storici più affascinanti della Mother Road.

 

 

The Blue Whale, Catoosa

 

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Hugh Davis era direttore dello zoo di Tulsa (Oklahoma) e condivideva con la moglie la passione per la natura e gli animali.

 

Nel suo terreno a Catoosa aveva un piccolo lago solitamente utilizzato dai figli per giocare, pescare e divertirsi.

 

Per l’anniversario del suo matrimonio, negli anni 70, pensò di costruire qualcosa in quel lago da regalare alla moglie e realizzò, con l’aiuto di altri amici del posto, una grande balena.

 

Una balena con degli scivoli, piccoli trampolini e tutto ciò che serviva per utilizzare al meglio il piccolo lago dentro cui era costruita.

Nel tempo quel laghetto cominciò ad essere frequentato assiduamente da sempre da più persone della comunità di Catoosa al punto da indurre Hugh ad aprirlo al pubblico attrezzandolo con tavolini e posti dove fare il barbecue.

 

Non solo la gente di Catoosa frequentava quel laghetto, ma anche i viaggiatori della Route 66, attratti da quella grande balena, cominciarono a fermarsi per uno spuntino, per rilassarsi qualche minuto, per spezzare la fatica del viaggio lungo la Mother Road.

 

Con il passar del tempo e con l’invecchiamento dei proprietari, il piccolo parco ed il lago furono chiusi.

 

Dopo la morte di Hugh e di sua moglie, attraverso una raccolta fondi, il parco e la balena blu furono ristrutturati ed il posto riaperto al pubblico.

 

La Blue Whale di Catoosa è diventata nel tempo una delle icone più famose della Route 66 ed è ancora oggi una tappa immancabile per qualsiasi viaggiatore della Mother Road.

 

John Hargrove Place, Arcadia

 

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La US Highway 66 non ha da offrire al viaggiatore paesaggi mozzafiato.

 

La US Highway 66 al viaggiatore offre il fascino di un passato glorioso, un’infinità di storie nascoste in ogni curva, ma soprattutto al viaggiatore offre la cordialità della sua gente: il popolo della Route 66.

 

In un angolo di Oklahoma ad Arcadia, sulla 66, un meccanico in pensione ha costruito il suo piccolo rifugio.

 

Non ha mai percorso per intero la vecchia autostrada, ma la sua immaginazione e la sua creatività lo hanno aiutato a replicarne un’infinità di icone, divenendone lui stesso un’icona.

 

Nella sua proprietà, John Hargrove, trascorre le giornate tenendo vivo il ricordo degli anni d’oro della 66, pagando il suo personale tributo alla Strada Madre.

 

Le twin arrows, una Volkswagen piantata per terra, una piccola blue whale di fronte ad uno stagno.

 

E poi un diner, un drive in e tanto altro ancora.

 

Ho incrociato accidentalmente la proprietà di John in occasione del mio viaggio sulla Route 66 nel 2014.

 

Attratto da alcuni piccoli oggetti che richiamavano icone della mother road, mi sono fermato per capire cosa fosse quel posto.

 

Vedendomi intento a scrutare la sua proprietà, John ha richiamato la mia attenzione invitandomi  ad entrare.

 

Stava restaurando un’automobile del ’36 mentre ascoltava una stazione radio che trasmetteva rock anni ’70.

 

I Led Zeppelin guidarono il mio “viaggio” attraverso il mondo di John.

 

Mentre  visitavo e fotografavo la sua casa, mi raccontava dei suoi viaggi sulla 66, attraverso l’Oklahoma, a bordo delle splendide automobili d’epoca da lui restaurate.

 

Ci siamo infine salutati non prima però di esserci scattati una foto insieme.

 

L’anno successivo (il 2015), ho ripercorso ancora quel tratto di Route 66 e, deciso ad incontrare di nuovo John, ho portato con me due copie stampate di quella foto.

 

Il giorno del nuovo incontro ero emozionato nell’immaginare la sua reazione.

 

E’ stata una giornata intensa quella dell’incontro, una giornata come se ne vivono solo sulla Route 66.

 

incontri con altri viaggiatori, condivisione di esperienze e tante altre sorprese; ma il mio obiettivo era arrivare da John.

 

Erano quasi le 20 e cominciavo a pensare di non farcela.

Ed invece era ancora aperto.

John vive li, ma la sua proprietà non è aperta tutto il giorno ai viaggiatori.

 

Stava chiacchierando con dei roadies spagnoli, quando, vedendomi girovagare per il suo garage, si rivolse a me per chiedermi da dove venissi.

A quel punto ho allungato la mano con la foto dicendogli che ero già passato di li l’anno prima anche se certamente lui non poteva ricordarselo.

Quando ha visto la foto si è percepita forte la sua emozione.

 

L’ha mostrata incredulo anche ai rodies spagnoli.

 

Gli ho chiesto di farmi una dedica su una delle 2 copie e la stessa cosa ho fatto io per quella che ho lasciato a lui.

Ancora una volta mi ha mostrato il suo mondo, le sue preziose automobili, e, prima dei saluti, ci siamo scattati un’altra foto insieme che, ne sono certo, prima o poi gli porterò.

 

John Hargrove è una delle persone più attive in Oklahoma nel recupero e nella diffusione della storia della US Highway 66, ed una sua foto è presente nel museo della Mother Road a Clinton (OK).

 

John è un appassionato della Route 66 e delle sue storie che ama raccontare attraverso le sue opere.

 

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TEXAS

 

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I boschi dell’est hanno ormai lasciato il posto alle vaste praterie della regione del Panhandle in Texas, il quinto stato attraversato dalla US Highway 66.

 

Ad esclusione del Kansas, il Texas è lo stato con il tratto più breve di Route 66 (300 Km circa); la Mother Road attraversa il nord del “Lone star state”.

 

Si lascia Texola, una ghost town al confine tra Oklahoma e Texas (che, a dispetto del nome, è ancora nel territorio dell’Oklahoma) e dopo poche miglia si arriva a Shamrock, nota per la sua splendida ed imponente Tower station and U-DROP INN Cafè, una vecchia stazione di servizio costruita negli anni 30 che oggi ospita un gift shop ed un cafè.
E’ stata fonte di ispirazione per la “Casa della body art” di Cars; la sua forma inconfondibile si può scorgere spesso nel cartone della Pixar.

 

Si procede attraversando Groom, con la sua Giant Cross (una croce alta circa 60 metri che sovrasta la zona circostante) e Conway con il Bug Ranch (5 Volkswagen Maggiolino piantate col muso per terra), una sorta di tributo al più famoso Cadillac Ranch che si incontrerà più avanti.


Si giunge ad Amarillo dove non ci si può non fermare al Big Texan, una tipica steak house texana famosa per le sfide lanciate agli avventori: se si riesce a mangiare una bistecca di 2 kg in un’ora non la si paga.
Al centro della sala c’è un piccolo palco con dei cronometri e dei tavolini per coloro che intendono lanciare il guanto di sfida.


Usciti da Amarillo si incontra quella che forse è l’icona più famosa di questo tratto di Route 66: il Cadillac Ranch.
Ha poco in comune con la storia della Mother Road, è una costruzione molto recente (risale alla metà degli anni 70), ma nel tempo è diventata una tappa immancabile per tutti coloro che viaggiano lungo la vecchia highway.
L’opera è costituita da 10 Cadillac di annate differenti, piantate col muso nel terreno con la stessa inclinazione della piramide di Cheope.
Fu commissionata ad un pool di architetti da un ricco imprenditore della zona.

 

Si è ormai a metà del viaggio lungo la vecchia e gloriosa autostrada: Adrian è il Midpont.
Un cartello, con le miglia percorse da Chicago e quelle mancanti per Los Angeles, saluta i viaggiatori ed un bellissimo diner (il Midpoint Cafe) è l’occasione per trascorrere qualche minuto di relax.


In Texas ci sono alcuni tratti sterrati della Route 66 ancora percorribili, risalenti al periodo pre-1930, ed anche alcune piccole comunità, poco più che ghost town, nelle quali è evidente l’impatto devastante che la dismissione della Mother Road ha avuto sulla loro economia e sulla vita stessa degli abitanti: McLean, con la sua Phillips 66 Gas Station, una stazione di servizio ristrutturata, Vega in prossimità del Midpoint e Glenrio, una ghost town al confine tra Texas e New Mexico, famosa, negli anni d’oro della Route 66, per il suo primo ed ultimo Motel del Texas (è la stessa struttura, ormai in disuso, con una doppia insegna che indica l’ultimo motel per chi arriva dal Texas ed il primo per chi proviene dal New Mexico).

 

Nel classico percorso westbound della Route 66 (da est ad ovest), con l’ultimo Motel del Texas a Glenrio, si lascia il Lone Star State.

 

 

Attrazione

Città

U-Drop-Inn Cafe

Shamrock

Magnolia Gas Station

Shamrock

Phillips 66 Service Station

McLean

66 Super Service Station

Alanreed

Leaning Tower of Texas

Groom

Cross of our Lord Jesus Christ Ministries (Giant Cross)

Groom

VW Slug Bug Ranch

Conway

Big Texan

Amarillo

Muffler man Cowboy

Amarillo

Cadillac Ranch

Amarillo

Magnolia Gas Station

Vega

Phillips 66 Gas Station

Adrian

Midway point

Adrian

Midpoint Café

Adrian

Sunflower Station

Adrian

Last Motel in Texas

Glenrio

 

Suggerimenti

 

Ci sono due bei tratti sterrati nella porzione di Route 66 in Texas, uno che da McLean arriva fino ad Alanreed ed un altro che varca la frontiera con il New Mexico, da Glenrio a San Jon.

Qualora le condizioni meteo lo permettano sono da percorrere, non sono particolarmente impegnativi e la strada è ben tenuta.

Il paesaggio attraversato è molto bello e si possono incontrare vecchi ponti e vecchie costruzioni abbandonate.

Il tratto da Glenrio a San Jon, che gran parte si sviluppa nel territorio del New Mexico, è stato utilizzato per parte delle riprese di “Furore”, il film di John Ford tratto dal libro di John Steinbeck, ed anche Glenrio stessa è visibile in piccole porzioni del film anche se del tutto irriconoscibile.

Sono i tratti più vecchi della Route 66, abbandonati dopo il riallineamento della Strada Madre su percorsi più comodi e veloci.

 

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Cars e la Route 66

Casa della Body Art di Ramon.

Gli spunti presi dallo staff della Pixar da posti e personaggi reali del “mondo” della Route 66 sono tantissimi, tra questi c’è la “Casa della body art” di Ramon che è chiaramente ispirata al U-DROP INN, la stazione di servizio e cafè di Shamrock in Texas.

 

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Cadillac Range (le montagne dietro Radiator Springs).

Un altro richiamo alla Strada Madre è la disposizione delle montagne dietro la cittadina di Radiator Springs e la loro particolare conformazione, ricordano il Cadillac Ranch di Amarillo (Texas).

 

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Il Glenrio Motel

Una delle attività abbandonate che si vedono lungo la cittadina di Radiator Springs, denominata Glenrio Motel, nella realtà è il Little Juarez Cafè, un locale ormai chiuso da tempo, che si trova nella ghost town di Glenrio al confine tra il Texas ed il New Mexico.

 

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Last News!

Il Midpoint Cafe è in vendita.

 

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Il proprietario, per ragioni di salute, lascia la gestione del mitico locale, tappa immancabile per tutti coloro che viaggiano lungo la Mother Road.

Dopo la chiusura invernale, qualora non si sia ancora trovato un acquirente, nella primavera 2017 il locale verrà comunque riaperto ma la cucina resterà chiusa.

Potranno tuttavia essere consumate le famose torte ed in genere tutto ciò che non deve essere cucinato.

Il gift shop resterà invece aperto.

 

Il Fabulous 40 Motel riapre al pubblico

 

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Dopo diversi anni di chiusura riapre al pubblico lo storico Motel adiacente al Midpoint Cafè di Adrian.

Un altro prezioso motel del passato si aggiunge alla lista dei motel storici presso i quali è possibile soggiornare durante un viaggio lungo la Route 66.

 

 

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NEW MEXICO

 

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Dopo aver percorso un breve tratto di I40 dal Midpoint ad Adrian (Texas) in direzione ovest, si entra in New Mexico attraverso la vecchia US 66 che congiunge la ghost town di Glenrio a San Jon.
E' anche possibile farlo proseguendo sulla I40 e percorrendo successivamente un tratto di 66 più recente, ma quello che va da Glenrio a San Jon è il tratto decisamente da preferire, qualora il meteo lo permetta.

E’ un tratto oggi sterrato ma in buone condizioni, ha fatto parte del percorso originario della US 66 fino agli anni 50 per poi essere definitamente abbandonato negli anni 70 subito dopo la realizzazione della Interstate 40.
 

Poche miglia dopo San Jon si incontra quella che secondo me è la più affascinante cittadina sulla Route 66: Tucumcari.
Passato e presente si incrociano lungo il tratto di Route 66 che taglia in due la città: vecchie stazioni di servizio, ristoranti, motels, strutture abbandonate altre ristrutturate e di nuovo operative.
Tra i motels non si può non citare quello che secondo me è in assoluto il più bello e romantico della vecchia highway: il Blue Swallow Motel.
Tucumcari restituisce perfettamente l’idea di cosa la Route 66 è stata nei suoi anni d’oro e di cosa abbia significato la sua dismissione; ma passeggiando per Tucumcari si percepisce anche la tenacia, l’orgoglio e la voglia di non mollare del popolo della Route 66.

Lasciata Tucumcari si prosegue per Santa Rosa, oltrepassata la quale sarà necessario scegliere quale tratto del “Santa Fe Loop” percorrere: il più vecchio verso Santa Fe per poi scendere ad Albuquerque o il più recente che da Santa Rosa prosegue direttamente verso Albuquerque saltando la capitale dello stato.
La presenza di più opzioni non è inusuale lungo la vecchia Highway.
Negli anni il suo percorso ha subito diverse modifiche principalmente finalizzate a renderne più sicura la percorrenza.
Ma per l’origine di questo tratto, da Santa Rosa ad Albuquerque, la leggenda racconta di una vendetta perpetrata da un uomo politico del New Mexico ai danni degli interessi economici della capitale dello stato, Santa Fe.
 

Il viaggio prosegue comunque verso Albuquerque, con il suo storico 66 Diner e poi verso Gallup, una piccola e “spigolosa” comunità quasi interamente popolata dai nativi americani.
 

La Route 66 in New Mexico è abbastanza frammentata, sono diversi i tratti sostituiti dalla Interstate 40, costruita spesso sulla stessa sede stradale della vecchia autostrada; tuttavia alcuni spezzoni di US 66, chiusi al traffico, costeggiano la I40 ed offrono al viaggiatore delle perle del passato.
 

Il paesaggio è cambiato, il caldo è decisamente più intenso e si cominciano ad intravvedere tracce di terra rossa lungo la strada.
 

La US Highway 66 è entrata nel west.

 

 

Attrazione

Città

Tratto sterrato Glenrio - San Jon

Glenrio - San Jon

Western Motel

San Jon

Kix On 66

Tucumcari

Tee Pee Curios

Tucumcari

Blue Swallow Motel

Tucumcari

Motel Safari

Tucumcari

Route 66 Monument

Tucumcari

Tucumcari Trading Post

Tucumcari

Cuervo Church

Cuervo

Route 66 Auto Museum

Santa Rosa

66 Diner

Albuquerque

Albuquerque Old Town

Albuquerque

Monterey Motel

Albuquerque

Rio Puerco Bridge

Laguna

Acoma Curio Shop

San Fidel

El Rancho Hotel

Gallup

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cars & la Route 66

 

“100% refrigerated air”

 

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Lo slogan presente nell’insegna del Cozy Cone Motel (il Cono Comodo), "100% Refrigerated air", è un tributo al Blue Swallow Motel di Tucumcari.

 

Le storie della Route 66

 

Tucumcari

 

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“If you travel Route 66, sooner or later you’ll spend the night in Tucumcari”.

 

Tucumcari è una città leggendaria.

Situata in New Mexico di fronte alla Tucumcari Mountain (una piccola mesa), è nata agli inizi del 900 come accampamento adiacente ad una ferrovia, ma sono molte le leggende che collocano la sua origine, e quella del suo nome curioso,  molto prima di quanto la storia ufficiale racconti, quando quello era il territorio degli indiani Apache e Comanche.

Una di queste leggende narra di un capo Apache, ormai vecchio e debole, che per paura del destino del suo popolo una volta morto, organizza un duello tra i due più giovani ed aitanti guerrieri della tribù, peraltro tra loro acerrimi nemici: Tonopah and Tocom.
Entrambi, inoltre, si contendevano l’amore della giovane figlia del capo indiano, la bella Kari (segretamente innamorata di Tocom contro il volere del padre).
Colui che avesse vinto il duello avrebbe sposato Kari e sarebbe diventato il capo della tribù.
Tonopah uccise Tocom con un colpo di pugnale al cuore e Kari, nascosta per vedere il duello, uscì di corsa tolse il coltello dalle mani di Tonopah lo uccise e subito dopo si tolse la vita.
Il vecchio capo distrutto dal dolore per quello che aveva appena visto, tolse il coltello dal petto della figlia e si uccise gridando insieme i nomi di Tokom e Kari.
 

Più verosimilmente quel nome misterioso deriva dalla parola Comanche Tukamukaru, il cui significato era imboscata; la piccola mesa era uno straordinario posto di vedetta e si prestava, appunto, per tendere agguati.
 

Agli inizi del 900 quel villaggio accanto alla ferrovia era un posto da duri, da gente con la pistola facile, al punto da diventare noto come Six-Shooter Siding.
Saloon, bordelli e sale da gioco erano un irresistibile richiamo per i fuorilegge della zona.
 

A molti di noi italiani, appassionati dei film dell’immenso Sergio Leone, Tucumcari ricorda il colonnello Douglas Mortimer , in “Per qualche dollaro in più” (curiosamente Douglas è stato anche il primo nome attribuito a quel villaggio accanto alla ferrovia).
Lee Van Cleef (il colonnello Mortimer), in treno chiedeva al controllore quanto mancasse a Tucumcari e quando gli fu fatto notare che quella non sarebbe stata una tappa prevista, esclamò con voce stentorea:
“Questo treno ferma a Tucumcari! ”

 

La ferrovia portò benessere e prosperità alla piccola Tucumcari, che limò nel tempo le sue spigolosità,  ma ancor più importante, per quel villaggio accanto alla ferrovia, fu un’autostrada: la US Highway 66.
Lo sviluppo di Tucumcari grazie a quel “lungo sentiero d’asfalto” fu notevole: diners,  stazioni di servizio, motels.
Una concentrazione di attività commerciali legate al viaggio come non ce n’era da nessun’altra parte lungo la Strada Madre.
Si calcola che negli anni ‘50 fossero operativi circa 50 Motels per un totale di 2000 camere, una sessantina di stazioni di servizio e che mediamente la cittadina fosse attraversata da circa 8000 automobili al giorno.

Tucumcari era senza alcun dubbio uno dei paesi più rappresentativi della Strada Madre.
Ancora oggi sono pochi i posti che, della vecchia autostrada, riescono a raccontarne la storia così bene come Tucumcari.

La realizzazione della Interstate 40 ha avuto effetti devastanti per l’economia e per la sopravvivenza stessa di Tucumcari; il suo destino, indissolubilmente legato a quello della Mother Road, fu segnato.
 

Oggi Tucumcari è una città dove il tempo sembra essersi fermato.

I Motels e le stazioni di servizio abbandonate cingono la gloriosa autostrada, con le loro insegne, i loro neon, i loro slogan fuori moda ma così terribilmente affascinanti.

Tucumcari è il simbolo della resistenza contro l’inevitabile incedere del tempo, contro la modernità che ha posto fine ad un’America semplice, un’America a conduzione familiare, è il luogo simbolo della Route 66, del suo declino e della sua rinascita; una città ed una strada che non muoiono mai.
 

Tucumcari è di gran lunga la mia città preferita tra quelle attraversate dalla US Highway 66.

 

Il Blue Swallow Motel

 

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Gli anni 50 e 60 sono stati gli anni d’oro della US Highway 66.


Migliaia erano i viaggiatori che ogni giorno percorrevano “La strada principale d’America”, per lavoro o per svago.

Era un’America semplice quella di quegli anni, un’America “a conduzione familiare”.
Diners, stazioni di servizio, motels, le insegne al neon cingevano i paesi attraversati da “quel sentiero d’asfalto”.
I neon erano l’emblema di quegli anni e di quella strada.
 

Alla fine degli anni 50, nel colorato mondo della US Highway 66, ha fatto la sua comparsa il neon di un motel dal nome romantico: La Rondine Blu.
Quel motel ed il suo neon sono destinati a diventare parte della leggenda della strada su cui si trovano.

Nato alla fine degli anni 30 come Blue Swallow Court and Cafe, fu acquistato da un facoltoso proprietario di un ranch al quale seguì, negli anni 50, il manager di un altro motel di Tucumcari che lo acquistò come regalo di nozze per la sua futura moglie, Lilliam.

Lilliam Redman, nata l’11 Novembre come la Mother Road, per circa 40 anni, di cui quasi la metà da sola, ha gestito il Blue Swallow Motel, diventando una vera e propria icona della US Highway 66.

A loro, Floyd e Lillian Redman, si deve la realizzazione della famosa insegna ad arco dove, con orgoglio, si pubblicizzava la presenza nelle camere di aria condizionata a refrigerazione (100% Refrigerated Air).
Ancora oggi quello slogan campeggia con fierezza sul neon.

E’ diventato, negli anni, uno slogan famoso sulla US Highway 66, ed è anche possibile individuarlo nei meandri delle costruzioni di Radiator Springs, la cittadina del film di animazione “Cars” della Pixar.

La passione profusa dai Redman nella gestione del motel li ha resi leggendari.
Il legame con la vecchia autostrada e con i suoi viaggiatori era così forte al punto da portarli ad offrire spesso ospitalità accettando anche effetti personali da coloro che non avevano soldi per pagare.

Lilliam, rimasta vedova agli inizi degli anni 70, ha continuato a gestire da sola il motel fino al 1998, un anno prima della sua morte.
La cura che Miss Lillian (così era conosciuta) metteva nella gestione del suo Motel e nell’accoglienza dei viaggiatori era unica.
 

Viveva in simbiosi con i suoi ospiti:
“I end up traveling the highway in my heart with whoever stops here for the night“, raccontava Miss Lillian.
 

In ogni camera era, ed è tutt’oggi, presente una stampa con una sorta di preghiera, di augurio che lei faceva ad ogni ospite del suo Motel:

“Greetings Traveler:
In ancient times, there was a prayer for “The Stranger Within our Gates.” Because this motel is a human institution to serve people, and not solely a money making organization, we hope that God will grant you peace and rest while you are under our roof.
May this room and motel be your “second” home. May those you love be near you in thoughts and dreams. Even though we may not get to know you, we hope that you will be as comfortable and happy as if you were in your own house.
May the business that brought you this way prosper. May every call you make and every message you receive add to your joy. When you leave, may your journey be safe.
We are all travelers. From “birth till death,” we travel between the eternities. May these days be pleasant for you, profitable for society, helpful for those you meet, and a joy to those you know and love best.
Sincerely yours,
Lillian Redman”

 

Nel 1998 Miss Lilliam, ormai alla soglia dei 90 anni, vendette il suo Blue Swallow, ma, nonostante non fosse più la proprietaria, era comunque solita recarsi li davanti per incontrare i viaggiatori.

Tra le stanze oggi disponibili nel Motel, la più bella è dedicata a lei, la Lilliam Redman Suite.
 

Negli anni 50 il Blue Swallow fu considerato, dalle agenzie dell’epoca, uno dei motel più popolari del New Mexico e negli anni 90 è stato inserito nel registro nazionale dei luoghi storici.

Oggi il Blue Swallow Motel è gestito da una famiglia del Michigan che lo ha rilevato nel 2011, lo ha riportato ai fasti di un tempo, mantenendo intatto tutto il suo fascino.

Tutto nel Blue Swallow Motel è così tipicamente anni 50: Una Pontiac del 51 sotto l’insegna, la lobby, i ricami sulle tende, le camere estremamente curate con l’eleganza tipica degli anni d’oro della US 66, la corte davanti alle stanze dove gli ospiti si ritrovano per scambiare le proprie esperienze di viaggio.

Negli ultimi anni è sempre risultato tra i migliori motel del New Mexico ed è tappa immancabile per i viaggiatori della Mother Road anche solo per qualche scatto fotografico.
 

Nonostante le alterne fortune legate al destino della “Main street of America”, Tucumcari e la sua Rondine Blu hanno resistito, ed oggi stanno vivendo una seconda giovinezza grazie all’interesse dei viaggiatori di tutto il mondo verso la vecchia highway.

 

Il "Santa Fe Loop"

 

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La US Highway 66 ha subito diverse variazioni di percorso durante il suo onorato servizio.

 

Variazioni spesso dettate dalla necessità di rendere la Main Street of America più sicura ed al passo con il crescente numero di veicoli circolanti.
I tratti più impervi e pericolosi sono spesso stati oggetto di adeguamenti ed ampliamenti di carreggiata; altrettanto spesso i vecchi percorsi che la US 66 aveva ereditato dalle strade storiche in uso prima delle Numbered Highways, venivano abbandonati e sostituiti da tratti di strada completamente nuovi.
 

I segni di questa evoluzione sono ancora oggi a disposizione del viaggiatore e rappresentano una sorta di monumento da omaggiare quando si intraprende un viaggio lungo la vecchia autostrada.
 

La Auburn Brick Road, la Ribbon Road, il tratto tra Glenrio e San Jon, sono alcuni esempi di questa evoluzione, tratti abbandonati sostituiti da nuovi tracciati più sicuri e veloci.
 

Nel “triangolo” Santa Rosa, Santa Fe e Albuquerque, si trovano tracce di questa evoluzione: la vecchia highway si divide infatti in  PRE e POST 1937 alignments, una sorta di anello che unisce le tre città.

Il tratto più vecchio, da Santa Rosa a Santa Fe e poi verso Albuquerque, ha fatto parte del percorso della US 66 fino alla fine degli anni 30, il secondo, più rapido, che congiunge Santa Rosa direttamente ad Albuquerque, ha accompagnato i viaggiatori fino alla metà degli anni 80, quando la vecchia autostrada abdicò in favore delle moderne interstates.
 

In questo caso però il cambio di tracciato non sembrerebbe stato dettato da nobili ragioni come il fornire un percorso più confortevole ai viaggiatori, ma sarebbe frutto di una vendetta.

La leggenda racconta che Il governatore dello stato del New Mexico dopo aver perso le elezioni per il rinnovo della carica, verso la fine degli anni 20, addossò tutta la responsabilità per la sua sconfitta agli uomini politici di Santa Fe.
 

Per vendetta, prima che il nuovo governatore potesse insediarsi, commissionò la realizzazione di un nuovo tratto di strada che da Santa Rosa arrivava direttamente ad Albuquerque, con il chiaro obiettivo di isolare la capitale dello stato ed i suoi affari dal resto del paese.

Gli operai lavorarono giorno e notte, nei weekend e nei giorni festivi, sfidando la neve ed i freddi giorni invernali pur di terminare in fretta il nuovo tratto strada.
La vendetta si compì!

I lavori terminarono in pochissimo tempo senza che il nuovo governatore potesse interromperne l’avanzamento.
Sebbene fosse un tratto sterrato, come del resto molti altri in quegli anni, era molto più breve e sicuro di quello che raggiungeva Santa Fe e permetteva ai viaggiatori di risparmiare parecchie miglia e qualche ora di viaggio.
Ma soprattutto tagliava fuori la città di Santa Fe dal business che anche grazie alla vecchia autostrada forniva prosperità alla capitale dello stato.

Dopo una decina d’anni questo nuovo percorso, interamente pavimentato, entrò a far parte della US Highway 66.
 

Non è certo che le cose siano andate esattamente come le racconta la leggenda, verosimilmente anche questa variante è stata concepita per migliorare la viabilità e per accorciare i tempi di percorrenza bypassando un tratto tortuoso.

Ma storia e leggenda si inseguono spesso lungo il percorso della US Highway 66 e anche questo è uno degli aspetti che rendono unico ed affascinante il viaggio attraverso quel “lungo sentiero d’asfalto”.

 

 

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ARIZONA

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Con l’apertura dell’ultimo tratto di Interstate 40 nei pressi di Williams, nella metà degli anni 80, la US Highway 66 cessò definitivamente il suo servizio e fu rimossa dalle mappe autostradali americane.

Molti tratti furono rinominati, smantellati, relegati al ruolo di strada secondaria o di Business Loop per le Interstates.
L’impatto con l’economia di alcuni paesi che vivevano del traffico dei viaggiatori fu devastante.
Molte attività chiusero, interi paesi diventarono delle ghost towns.
Emergeva la necessità di fare qualcosa per tentare di salvare quei paesi e la loro gente.
 

Un barbiere di Seligman, Angel Delgadillo, ebbe l’idea di costituire un’associazione che avesse come scopo la tutela dell’importanza storica della US 66, nel tentativo di costringere lo stato dell'Arizona a farsi carico delle istanze di quella gente, del popolo della Route 66.

Nacque quindi la "Route 66 Association of Arizona", la prima di questo genere, seguita subito da altre associazioni simili costituite negli altri stati attraversati dalla Mother Road.
L’associazione riusci ad ottenere, da parte del governo dello stato dell’Arizona, il riconoscimento di State Historic Route per un tratto di US 66; in seguito altri ancora furono i tratti della vecchia highway “certificati” come strada dall’interesse storico.

Grazie a quel barbiere di Seligman, “The Guardian Angel of Route 66”, una vera e propria leggenda vivente della Strada Madre, la US 66 è tornata sulle mappe stradali con la denominazione di Historic Route 66.
 

Entrando in Arizona, a Lupton, si incontra subito uno degli elementi distintivi di questo stato: la terra rossa.
Un trading post con articoli dei nativi americani da il benvenuto ai viaggiatori.

La Route 66 in Arizona può essere divisa in 2: la parte ad est di Flagstaff, dove è spesso sostituita dalla I40, e quella ad ovest, verso Seligman, dove la Mother Road ritorna ad impossessarsi dei sogni di tutti i viaggiatori con ampi tratti di splendido asfalto rovente.
 

Ci sono alcuni tratti sterrati anche in Arizona, risalenti al periodo iniziale della vecchia autostrada: la Querino Dirt Road subito dopo Lupton, oppure il tratto di Parks, poche miglia ad ovest di Flagstaff, immerso nel verde di un bosco di montagna.

Nel mezzo c’è molta I40 ma anche tanta storia.
 

Il Painted Desert e la Petrified Forest poco prima di Holbrook, l’unico parco nazionale presente sul percorso della Route 66, Holbrook stessa con i suoi vecchi motels ed il caratteristico Wigwam Motel dalle camere a forma di teepee.
E poi Joseph City con il suo Jackrabbit Trading Post, annunciato dal cartello “Here it is”, Winslow con il suo “corner” cantato dagli Eagles di “Take it easy”, il Meteor Crater, un cratere formato dalla caduta di un meteorite qualche migliaio di anni fa.

Ed ancora il Twin Arrows Trading Post, con le due frecce piantate nel terreno, ed infine, attraverso Winona, si arriva a Flagstaff.
 

Proseguendo verso ovest, dopo il breve tratto sterrato di Parks, si giunge a Williams, uno snodo importante per il turismo verso il Grand Canyon, e poi a Seligman, una piccola, coloratissima, splendida comunità.

Si prosegue su uno dei tratti più penalizzati dall’apertura della Interstate e che ha ispirato, come collocazione, la Radiator Springs di Cars.
Un tratto che attraverso Peach Springs e Truxton giunge ad una delle icone più famose della Route 66: l’Hackberry General Store.
L’Hackberry General Store è stata una stazione di servizio, operativa fino alla fine degli anni 70, ed oggi è sostanzialmente un gift shop.
 

Dopo Kingman parte uno dei tratti di strada più belli dell’intero percorso della Route 66: oggi chiamato Oatman Hwy, un tempo era conosciuto come “Bloody 66”.
A causa della sua pericolosità e dei frequenti incidenti, i viaggiatori che si accingevano a percorrere quel tratto di strada spesso preferivano ingaggiare piloti esperti.

E’ un tratto denso di tornanti che si arrampica sulle Black Mountains e che dopo il Sitgreaves Pass conduce ad Oatman, una ghost town che ha visto il suo splendore negli anni 20 quando era il centro di estrazione dell’oro più importante della zona.
 

Il viaggio in Arizona, attraverso la US Highway 66, finisce in prossimità del Colorado River, dall’altra parte c’è la California, quella che per la gente in fuga dall’Oklahoma, gli Okies, era la terra delle opportunità, la speranza per un futuro migliore.

 

 

Attrazione

Città

Teepee Trading Post

Lupton

Querino Dirt Road

Houck

Querino Canyon Bridge

Houck

Petrified Forest National Park

Holbrook

Painted Desert

Holbrook

Wigwam Motel

Holbrook

Globetrotter Lodge

Holbrook

Geronimo Trading Post

Joseph City

Jack Rabbit Trading Post

Joseph City

Standin’ On The Corner Park

Winslow

Meteor Crater

Winslow

Two Guns Trading Post

Winslow

Twin Arrows Trading Post

Flagstaff

Walnut Bridge

Winona

Museum Club

Flagstaff

Miz Zip's

Flagstaff

Galaxy Diner

Flagstaff

Parks In the Pines General Store Deli & Cafe

Parks

Cruiser's Route 66 Cafe

Williams

Zettlers Route 66 Store

Ash Fork

Delgadillo's Snow Cap

Seligman

Delgadillo's Route 66 Gift Shop

Seligman

Copper Cart Route 66 Motoporium

Seligman

Historic Seligman Sundries

Seligman

Supai Motel

Seligman

Historic Route 66 Motel

Seligman

Grand Canyon Caverns

Seligman

Frontier Motel & Cafe

Truxton

Truxton Gas Station

Truxton

Valentine Gas Station

Valentine

Hackberry General Store

Hackberry

Giganticus Headicus

Antares

El Trovatore Motel

Kingman

Mr D'z Route 66 Diner

Kingman

Mohave Museum of History and Arts

Kingman

Cool Springs Station Museum

Cool Springs

Ed's Camp

Golden Valley

Oatman Hotel

Oatman


Cars & la Route 66

 

“Here it is”

 

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Il cartello giallo visibile nella cittadina di Radiator Springs è una delle icone della Mother Road. Si trova di fronte al Jack Rabbit Trading Post a Joseph City.

 

 

“Cozy Cone Motel” (Cono Comodo)

 

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Fonte di ispirazione per il Cozy Cone Motel sono senz’altro i WigWam Motels di Holbrook (Arizona) e San Bernardino (California).

 

 

Le storie della Route 66

 

Angel Delgadillo

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La US Highway 66 è probabilmente la strada più famosa del mondo.
 

Un "lungo sentiero d’asfalto" che attraversa quasi per intero gli Stati Uniti d’America e che di questo paese racconta un pezzo importante di storia.

Atti di straordinaria umanità da parte di gente comune hanno trasformato questa highway in una strada leggendaria che ancora oggi fa sognare migliaia di viaggiatori.
 

Ad una di queste persone dobbiamo la possibilità di continuare a vivere questo sogno, il suo nome è Angel Valadez Delgadillo.
 

Angel, un barbiere di Seligman, una piccola comunità nella Yavapai County, con la sua ostinazione ha salvato la sua città da un ineluttabile destino ed ha contribuito a creare il mito della Main Street of America.
 

Nato a Seligman nel 1927, un anno dopo la costituzione della US 66, Angel è il terzultimo di 9 figli di una famiglia messicana emigrata negli USA agli inizi del 1900.

Il padre, un dipendente delle ferrovie, lasciò il suo lavoro per aprire una barberia ed una sala biliardo, attività successivamente seguite anche da Angel.
 

Durante la grande depressione la famiglia Delgadillo, per sopravvivere agli stenti, era pronta ad unirsi ai tanti “Dust Bowlers” che solcavano la Main Street of America in direzione ovest, ma, grazie all’assunzione di due fratelli di Angel in una banda musicale, riuscì a restare nella amata Seligman.

La musica è stata, per un certo periodo, anche l’occupazione principale di Angel: suonava il sax nella Delgadillo Orchestra, l’orchestra di famiglia che si esibiva lungo la Route 66.

Lasciata la musica, Angel aprì una barberia e mise su famiglia convolando a nozze con Vilma.
 

La vita scorreva felice in quell’angolo di Arizona, le attività erano floride grazie al passaggio dei viaggiatori della US Highway 66.

9000 veicoli al giorno in media attraversavano la piccola Seligman, un traffico intenso che rappresentava un’inesauribile fonte di ricchezza per la comunità.
 

Ma qualcosa si inceppò alle 14.30 del 22 Settembre del 1978.
 

Una data che Angel non ha mai dimenticato, il giorno in cui Seligman iniziò una lunga e straziante agonia che l’avrebbe condotta alla morte.

Il 22 Settembre del 1978 è il giorno in cui, in quell'area, fu aperta al traffico la nuova Interstate 40, una strada moderna, veloce che permetteva agli automobilisti di accorciare i tempi di viaggio, bypassando intere comunità, togliendo loro l’ossigeno, condannandole ad una morte certa.
Quel pezzo di interstate tagliava fuori il tratto di Route 66 tra Kingman e Seligman.
 

Il concetto stesso di viaggio era cambiato per sempre: il bello non era più viaggiare, ma solo arrivare.
 

Non c’era più ragione per prolungare il viaggio passando da Seligman, per fermarsi a bere qualcosa o farsi la barba da Angel.
 

La piccola comunità di Seligman, nel giro di qualche ora, passò dalle 9000 automobili al giorno a zero.
 

Juan, il fratello di Angel, che fino alla sua scomparsa ha gestito il ristorante “Snowcup”, accanto alla barberia, si accorse, viaggiando verso Flagstaff, che sulla nuova interstate non c’erano indicazioni per Seligman.

Nessun cartello, nessuna segnalazione indicava ai viaggiatori che a poche miglia da quella freeway c’era la piccola comunità di Seligman.
 

Il mondo si era completamente dimenticato di loro.
 

Ma Angel non si diede per vinto.

Con tenacia cercò una soluzione, sfidando quel mostro che stava per annientare la sua città.

Si rese conto che era l’America dell’infanzia quella che la gente desiderava rivivere, l’America scomparsa, l’America che viaggiava lentamente e curava i rapporti umani.
La gente cercava l’America raccontata dalla US Highway 66.
 

Angel organizzò una riunione al Copper Cart a Seligman a cui presero parte imprenditori e gestori di locali nei tratti di Route 66 bypassati dalla nuova interstate.

Diede vita alla “Route 66 Association of Arizona”, la prima associazione di questo genere, della quale fu eletto presidente, con lo scopo di trattare e convincere lo stato dell’Arizona a riconoscere l’importanza storica di quel lungo sentiero d’asfalto.
 

Non fu una trattativa semplice e veloce, gli anni passavano e la disperazione cresceva.

Dopo quasi 10 anni difficilissimi, nel novembre del 1987, il sogno di Angel si compì, lo stato dell’Arizona riconobbe il tratto da Seligman a Kingman come strada dall’interesse storico.
 

Nacque la “Historic Route 66”.
 

Successivamente altre associazioni simili furono create negli altri 7 stati attraversati dalla Mother Road ed altri suoi tratti furono classificati come State Historic Route.
 

La Strada Madre, condannata a morte, era risorta a nuova vita.
 

Oggi Angel vive ancora a Seligman e nel suo negozio c’è sempre il locale barberia dove lui è solito, per chi lo desidera, tagliare i capelli o fare la barba, ed è diventato uno dei più forniti e conosciuti gift shops della Route 66, con articoli di ogni tipo riguardanti la Main Street of America.
 

Angel è stato intervistato, filmato, premiato, tv e giornali ne hanno raccontato la storia e nella metà degli anni 2000 ha collaborato con il personale della Pixar per la realizzazione del film di animazione  “Cars”.
 

Angel è stato anche testimonial di uno straordinario e toccante spot pubblicitario per la Chevrolet.


Ho avuto l’opportunità di incontrarlo nell’agosto del 2016 e di chiacchierare un po’ con lui.

E’ arrivato in negozio in bici, come gli avevo visto fare in tantissimi video disponibili in rete.
 

Mi ha mostrato con orgoglio le sue foto di quando era giovane e suonava il sax nella Delgadillo Orchestra, raccontandomi con trasporto ed emozione il dolore e lo scoramento per essere stati dimenticati dal mondo con l’apertura della I40 e la difficoltà nel convincere coloro che avevano decretato la morte della sua città, a fare un passo indietro e farsi carico delle istanze da lui avanzate a nome del popolo della Route 66.
 

We, the people” è solito ripetere Angel.
 

Noi, gente comune abbiamo la possibilità di ottenere risultati insperati solo se lo vogliamo.

Ho ricordato a lui questa frase durante la nostra chiacchierata ed ho percepito la sua emozione nel sentirla pronunciare.

Incontrarlo, da appassionato della Route 66, è stata una delle più grandi emozioni che abbia mai provato.
 

Angel Delgadillo, “The Guardian Angel of Route 66”, una vera e propria leggenda vivente, il simbolo della resistenza e della rinascita di quel lungo sentiero di asfalto che attraversa gli Stati Uniti d’America.

 

Hackberry General Store

 

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L’apertura al traffico delle interstates ha avuto un effetto devastante per vita delle piccole comunità della  US Highway 66.
 

La gente le ha rapidamente abbandonate, lasciando dietro di se solo il ricordo di quello che sono state ed il glorioso asfalto che le attraversava ha repentinamente cessato di fornire supporto ai viaggiatori.
 

Il tratto da Seligman a Kingman è stato tra quelli che più di altri ha sofferto di questa forzata abdicazione.

Le cittadine di Truxton, Peach Springs, Hackberry e Seligman hanno subito con violenza l’abbattersi del vento della modernità.
 

Questo è il tratto di strada che ha ispirato la Radiator Springs di Cars e che ospita la Seligman di Angel Delgadillo.
 

Un tratto che, a differenza di altri sopravvissuti all’ombra delle moderne highways, si allontana dalla I40, quasi a volerne sottolineare orgogliosamente la differenza: un pezzo di asfalto senza storia non può confondersi con quella che sarebbe presto diventata la Historic Route 66.

Ed è qui, non molto distante da Kingman, che appare quella che probabilmente è tra le icone più famose della Route 66: l’Hackberry General Store.
 

Hackberry è stata una piccola comunità cresciuta grazie alle miniere di argento ed alla ferrovia, oltre che al traffico della vecchia highway.
Il locale, costruito negli anni 30 con il nome di Northside Grocery, forniva alla comunità quei servizi primari che altrimenti sarebbero dovuti arrivare da Kingman.
 

E’ stata anche una stazione di servizio, rimasta operativa fino al 1978, quando la I40 prese il posto della Main Street of America.
 

Dopo alcuni anni di chiusura, nel 1992 il locale fu rilevato da una delle personalità più amate dal popolo della Mother Road: l’artista itinerante Bob Waldmire.

Bob, che ha avuto legami fortissimi con la Route 66 (la sua famiglia è anche proprietaria del famoso Cozy Dog Drive Inn di Springfield, Illinois) ne ha fatto una sorta di piccolo museo, di tourist information e gift shop, rendendolo quello che è ancora oggi.

Qualche anno più tardi, nel 1998, Bob ha venduto il locale che comunque ha continuato ad incuriosire ed estasiare i viaggiatori.

Il tempo, in quell’angolo di Arizona, sembra essersi fermato: vecchie automobili, pompe di benzina, insegne, sembrano oggetti vivi che trasmettono passione.
 

Passione come quella di Amy, la donna che agli inizi del 2016 ne ha rilevato la proprietà.
Non c’è più l’iconica corvette del 57, emblema principe di quel tempo glorioso a cui appartiene la Mother Road, al suo posto fa mostra di se un più recente ed aggressivo modello.

L’Hackberry General Store è senza dubbio un’icona che ci racconta, con il suo modo ingenuo e stravagante, di un tempo in cui la vita era più semplice ed i motori ruggivano solo sulla US Highway 66.

Oatman
 

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La città di Oatman deve il suo nome ad Olive Oatman, una ragazza dell’Illinois rapita e ridotta in schiavitù da una tribù indiana verso la metà del 1800.
La ragazza fu successivamente adottata come figlia da un’altra tribù per poi essere liberata più o meno dove, negli anni successivi, fu costruita la città.


Oatman ha conosciuto anni di prosperità agli inizi del 1900 grazie alle numerose miniere d’oro scoperte nella zona che la resero uno dei più importanti centri di estrazione dell’oro del West.
Negli anni ’20 del secolo scorso fu quasi totalmente rasa al suolo da un incendio, ad eccezione dell’Oatman Hotel, una delle più vecchie costruzioni in mattoni della contea del Mojave.
La leggenda narra che L’Oatman Hotel sia stato il luogo che ha ospitato la luna di miele di Clark Gable e Carole Lombard dopo il loro matrimonio a Kingman; si narra inoltre che Clark Gable fosse solito recarsi ad Oatman per giocare a carte con i minatori.

Conseguentemente all’esaurimento delle vene aurifere (anni ’20), la città ha iniziato un lento declino.
E’ sopravvissuta grazie ai viaggiatori della Route 66 ma, dopo la realizzazione della Interstate 40, è diventata una ghost town.
Grazie al nuovo interesse turistico per la Route 66, Oatman sta vivendo oggi una seconda giovinezza.
Oatman è anche famosa per i muli che girano indisturbati e che probabilmente sono i discendenti di quelli che furono utilizzati per l’estrazione dell’oro.

 

 

 

 

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CALIFORNIA

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“La California è proprio di la dal fiume, con una graziosa cittadina per cominciare. Needles, sul fiume. Ma il fiume non è di casa in questa zona. Da Needles si sale e si scavalca una cima riarsa, e dall’altra parte c’è il deserto. E la 66 attraversa il deserto terribile, dove la distanza pulsa e il centro dell’orizzonte è tarpato dall’incombere di montagne cupe.”
John Steinbeck, “Furore”

 

La Route 66 arriva in California ed è Needles la prima cittadina che si incontra al di la del Colorado River.

 

Negli anni del Dust Bowl gli “Okies”, i disperati in fuga dall’Oklahoma e dagli stati limitrofi verso la California, erano soliti fermarsi qui, aspettando la notte per attraversare, con i loro mezzi di fortuna, il terribile deserto del Mojave.

 

Un breve tratto di interstate separa oggi Needles dal deserto; un piccolo tratto per poi uscire verso la 95 fino all’Arrowhead Junction, l’incrocio con la 66, oggi chiamata Goffs Rd, dal nome di una delle ghost towns attraversate.

 

Si è davvero lontani dai verdi boschi del Missouri; il caldo torrido avvolge in un abbraccio asfissiante ma, al tempo stesso, la vastità degli spazi intorno a quel “sentiero d’asfalto” dona un impareggiabile senso di libertà.

 

Qui c’è la Route 66 come la si immagina: una striscia d’asfalto che si perde all’orizzonte.

 

L’impatto visivo è notevole; è senza dubbio uno dei tratti più suggestivi dell’intero percorso della Mother Road.
 

La Route 66, erede del percorso della storica “National Old Trails Road”, attraversa le “Alphabet towns” una serie di piccole comunità, oggi in gran parte divenute ghost towns.
 

Dopo diverse miglia percorse nel deserto, dalla striscia d’asfalto emerge una delle più famose e fotografate insegne della Route 66, quella del Roy’s Cafè.

 

È emozionante osservare la sua sagoma imponente avvicinarsi.

 

Siamo ad Amboy, oggi una ghost town che, così come il cafè, è di proprietà di un imprenditore di origine giapponese, proprietario del 1° McDonald’s di San Bernardino e di una famosa catena di ristoranti in California.

Negli anni 50 il traffico dei viaggiatori su questo tratto di strada era notevole, ed il cafè poteva contare su diverse decine di dipendenti.

Come altrove lungo la vecchia highway, anche qui la realizzazione delle interstates ha repentinamente annientato il business delle comunità attraversate, costringendo la popolazione locale ad abbandonare ogni velleità di permanenza in questi luoghi.

Sono diverse le ghost towns attraversate durante il viaggio nel deserto, molte delle quali sono ormai poco più che un cumulo di macerie.


La modernità ha gettato la US Highway 66 nell’oblio.

 

Si arriva a Newberry Springs, con il suo Bagdad Cafè, che negli anni 80 è stato il set cinematografico dell’omonimo film.

E’ un affascinante ristorante, un tempo noto come Sidewinder Cafè, al quale, verso la fine degli anni 90, i proprietari cambiarono il nome adottando quello del film, Bagdad Cafè appunto.

Il vero Bagdad Cafè era ubicato a Bagdad, una località oggi praticamente sparita.

 

Lo stupendo tratto desertico termina a Barstow.

 

Ad Oro Grande si incontra un luogo singolare: il Bottle Tree Ranch.

È una sorta di “foresta” fatta di tubi di ferro e bottiglie vuote, un luogo gestito da un personaggio estremamente cordiale: Elmer.

È d’obbligo scambiare 4 chiacchiere con lui e lasciarsi coinvolgere dai suoi racconti.

 

Proseguendo verso ovest si attraversa il Cajon Blvd, un altro tratto storico che costeggia l’interstate 15.

 

Il viaggio sta terminando; si attraversa San Bernardino, con il suo primo Mc Donald’s, oggi un museo, ed il secondo Wigwam Motel della Route 66 dopo quello di Holbrook in Arizona, e poi ancora Pasadena prima di essere inghiottiti dal traffico caotico dei sobborghi della città degli angeli.

 

Si arriva infine a Santa Monica, sul suo pontile, dove è posto il termine simbolico della US highway 66.

Il cartello “End of the trail” infatti, sancisce solo a partire dal 2009 la fine della Route 66; nella realtà la Mother Road non è mai terminata in quel punto.

 

il viaggio è giunto al termine.

Il sentimento più forte è la nostalgia, per tutti gli stupendi luoghi attraversati e per le persone incontrate, unita all’irresistibile voglia di ricominciare di nuovo il viaggio.

Io ho percorso la Mother Road per intero due volte, mi appresto ad organizzare la mia terza e non credo che mi fermerò qui.
 

Un viaggio on the road lungo la Route 66 non è un viaggio qualsiasi, se affrontato conoscendo i posti attraversati e la loro storia, lascia dentro un’infinità di emozioni dalle quali sarà difficile separarsi.
 

La Route 66 è la principale strada migratoria.
La 66, lungo sentiero d’asfalto che attraversa la nazione, serpeggiando dolcemente su e giù per la carta, dal Mississippi a Bakersfield, attraverso le terre rosse e le terre grigie, inerpicandosi su per le montagne, superando valichi e planando nel deserto terribile e luminoso, e dopo il deserto di nuovo sulle montagne fino alle ricche valli della California.

 

La 66 è il sentiero di un popolo in fuga, di chi scappa dalla polvere e dal rattrappirsi delle campagne, dal tuono dei trattori e dal rattrappirsi delle proprietà, dalla lenta invasione del deserto verso nord, dai turbinosi venti che arrivano ululando dal Texas, dalle inondazioni che non portano ricchezza alla terra e la depredano di ogni ricchezza residua. Da tutto ciò la gente è in fuga, e si riversa sulla 66 dagli affluenti di strade secondarie, piste di carri e miseri sentieri di campagna.
 

La 66 è la strada madre, la strada della fuga.
John Steinbeck, “Furore”

 

 

Attrazione

Città

Route 66 Motel

Needles

Needles Railroad Borax Wagon

Needles

Cadiz Summit

Cadiz

Roadrunner Retreat Restaurant

Chambless

Guardian Lions of Route 66

Chambless - Amboy

Roy's Motel and Cafe

Amboy

Ludlow Cafe

Ludlow

Whiting Brothers Gas Station

Newberry Springs

Bagdad Cafe

Newberry Springs

Henning Motel

Newberry Springs

Route 66 Museum Store

Barstow

Route 66 Motel

Barstow

Elmer's Bottle Tree Ranch

Oro Grande

Emma Jean's Holland Burger Cafe

Victorville

California Route 66 Museum

Victorville

Doppio scudetto Route 66 bianco e nero

Cajon Blvd

McDonald's Museum

San Bernardino

Wigwam Motel

San Bernardino/Rialto

Bono's Historic Orange

Fontana

Cucamonga Service Station

Rancho Cucamonga

Monrovia Old Gas Station

Monrovia

End of the Trail originario

Los Angeles

End of the Trail (Incrocio Olympic Blvd e Lincoln Blvd)

Santa Monica

U.S. Route 66 Western Terminus (Will Rogers Plaque)

Santa Monica

66-To-Cali

Santa Monica

End of the Trail (Santa Monica Pier)

Santa Monica

Route 66 last stop shop

Santa Monica

 

Le storie della Route 66


Il Roy's Cafè
 

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Subito dopo la costituzione della US highway 66 nel 1926, per velocizzare la realizzazione dell’intero percorso da Chicago a Los Angeles, sono stati utilizzati alcuni tratti di strade storiche.
 

È il caso, ad esempio, dell’Ozark Trail Road, nei territori del Missouri, Oklahoma, Texas e New Mexico, della IL4 in Illinois o della National Old Trails Road dal New Mexico fino a Los Angeles attraverso il deserto del Mojave.

Erano strade sterrate e non adatte a lunghe percorrenze, così come del resto non lo erano le poche automobili circolanti in quel periodo.

Il treno era ancora il mezzo più veloce e sicuro per spostarsi.
 

Con la diffusione dell’automobile come mezzo di locomozione di massa e la conseguente definizione di un moderno piano di autostrade interstatali, gli USA hanno dato vita ad un nuovo modo di concepire i viaggi.
La Main Street of America, ha cominciato quindi ad organizzarsi per fornire ai viaggiatori tutto quello di cui avevano bisogno durante il viaggio.

Una strada più sicura e confortevole, grazie al completamento della pavimentazione dell’intero percorso, servizi di assistenza per le automobili ed anche per i viaggiatori.
 

La concentrazione di queste attività era diventata molto elevata in alcuni suoi tratti, mentre in altri la loro presenza rappresentava una vera e propria oasi.
 

È questo il caso del Roy’s Cafè di Amboy, un locale ed una piccola comunità situate nel tratto desertico della National Old Trail Road, una delle antenate della US Highway 66, inclusa nel suo percorso dopo il 1926.

La zona intorno ad Amboy, è stata, verso la fine del 1800, un’importante sede di estrazione del sale, attività questa che ha permesso la nascita della piccola comunità e, qualche anno più tardi, la realizzazione di una stazione ferroviaria.


Amboy è la prima delle Alphabet Towns, la serie di comunità, identificate con dei nomi in ordine alfabetico, che dal deserto del Mojave arrivavano fino al confine con l’Arizona (Amboy, Bolo, Cadiz, Danby, Essex ecc.).
 

Il crescente business derivante dall’aumento dei viaggiatori lungo quel tratto desertico, convinse un agente di polizia della zona, Roy Crowl, ad aprire ad Amboy un’attività commerciale.

Un’attività tra le più diffuse ed utili in quegli anni di pionierismo automobilistico: un’officina meccanica ed una gas station.
Nel 1938 nasceva il Roy’s Garage che, assieme ad altre attività lungo la Main Street della piccola Amboy, ha permesso alla comunità di conoscere anni di discreta prosperità a dispetto della difficile collocazione geografica.
 

Siamo verso la fine degli anni 30, e quella era ancora un’America a conduzione familiare.
 

Pochi anni dopo, in società con quello che presto sarebbe diventato suo genero, Roy ha aggiunto alla stazione di servizio un Cafè ed un piccolo Motel.

Il Roy’s Garage si era quindi trasformato, assumendo il nome che ancora oggi identifica una delle icone più famose della Route 66: il Roy’s Motel and Cafè.

Qualche anno più tardi, nel 1958, è stata inoltre realizzata la sua famosa insegna, una delle più amate e fotografate dell’intero percorso della Strada Madre.
 

Gli affari per il Roy’s Cafè andavano a gonfie vele negli anni d’oro della Main Street of America ed il personale operante nella struttura arrivò a contare una settantina di persone circa.

Ma, come è accaduto un po’ ovunque lungo il percorso della Mother Road, il destino per quell’oasi nel deserto del Mojave era segnato.

Con l’apertura della Interstate 40, agli inizi degli anni 70, il traffico dei viaggiatori lungo quel tratto di Route 66 si interruppe repentinamente gettando Amboy nell’oblio.
 

Progressivamente le circa 700 persone che vivevano in quella piccola cittadina nel deserto, cominciarono ad abbandonarla al suo inevitabile destino.

Con la nuova e più veloce intestate nessuno aveva più l’interesse a percorrere quella striscia d’asfalto nel deserto.
 

Il Roy’s Cafe e la comunità di Amboy, entrambe di proprietà della famiglia di Roy, hanno subito, negli anni successivi all’apertura della I40, alcuni cambi di gestione.

Le principali attività del Roy’s Cafè erano ormai cessate ed i nuovi gestori hanno cercato di sfruttare l’appeal di quella che era ormai diventata una “sinistra” ghost town nel deserto, provando ad attirare gli investimenti del mondo dorato di Hollywood.
 

Ad Amboy, e nel Roy’s Cafè, sono stati realizzati dei film (The Hitcher – La lunga strada della paura), spot pubblicitari ed anche videoclip musicali (Enrique Iglesias – Hero).
 

Nel 2005 sia Amboy che il Roy’s Cafè, sono stati acquistati, per 425.000 dollari, da un imprenditore proprietario di una famosa catena di fast food.

L’intento dell’imprenditore, tra l’altro anche proprietario del primo McDonald’s di San Bernardino in California, oggi un museo, era di riportare Amboy ai fasti di un tempo, riaprendo il Cafè ed il motel.
 

Ad oggi il solo Cafè e la stazione di servizio hanno ripreso regolarmente a funzionare ed Amboy conta in totale 4 abitanti, i gestori del locale.

Amboy è una ghost town, come tante altre lungo il percorso della Route 66; il mitico cafè, la stazione di servizio, l’ufficio postale (tutti funzionanti), la scuola e poco altro sono gli unici legami col passato ancora visibili ai viaggiatori.

Ma del Roy’s Cafè resta anche il suo irresistibile fascino, qualcosa che nessuno, neanche la modernità potrà mai usurpare.
 

Le Alphabet Towns
 

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Lewis Kingman era un ingegnere civile che, verso la fine del 1800, aveva il compito di ispezionare diversi territori (dal New Mexico alla California attraverso il deserto del Mojave) sui quali sarebbe stata costruita una ferrovia.


Tra l’altro l’attuale cittadina di Kingman in Arizona, lungo la Route 66, prende il nome proprio da questo ingegnere.


Per una questione puramente pratica (semplificare il compito ai telegrafisti e per rendere facilmente memorizzabili quei posti), attribuì alle stazioni nel tratto adiacente al Mojave desert dei nomi in ordine alfabetico:
Amboy, Bolo, Cadiz, Danby, Essex, Fenner, Goffs, Homer, Ibis, Java.

Questi paesi sono noti con il nome di “Alphabet towns”.

Molti di questi paesi conobbero momenti di discreta ricchezza ed espansione demografica, grazie alla ferrovia ma anche grazie a quella che per un lungo periodo fu l’unica autostrada che attraversava il deserto: la Route 66.

Con l’apertura della I40, all’inizio degli anni 70, cominciò il loro rapido declino ed oggi questi piccoli paesi sono ridotti a ghost towns o poco più.
La foto è stata fatta al Cadiz Summit, una vecchia stazione di servizio a Cadiz, lungo la attuale National Trails Highway, ovvero la vecchia Strada Madre, poche miglia ad est di Amboy.

Questo è uno dei tratti più belli, selvaggi ed emozionanti della Route 66.

 

End of the Trail

 

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Il punto di arrivo della US Highway 66 in California, ha subito negli anni diversi cambiamenti, per ragioni di opportunità ed a causa del progressivo smantellamento della Strada Madre.


A cavallo tra gli anni 20 e 30, quando la US 66 fu realizzata come parte del US Highway System, il suo punto di arrivo era ubicato nel centro di Los Angeles tra la 7th Street e la Broadway.

Dopo una decina d’anni, la fine della strada fu spostata a Santa Monica all’incrocio tra Lincoln ed Olympic Blvd.

In conseguenza della congestione di auto causata da questa nuova collocazione, si pensò di considerare come “End of the trail” l’incrocio tra la Ocean Ave. ed il Santa Monica Blvd, direttamente di fronte all’oceano, dove peraltro è presente una targa commemorativa di Will Rogers, un famoso attore ed umorista americano a cui la Strada Madre è dedicata (La Route 66 è anche nota come “Will Rogers Highway”).
Ma nella realtà la fine ufficiale della Mother Road, per anni, restò tra la Lincoln e la Olympic Blvds.

A partire dagli anni 60, man mano che nuovi tratti di interstate venivano inaugurati in California e con la conseguente dismissione di pezzi di US 66, il punto finale veniva progressivamente arretrato fino addirittura ad essere collocato in Arizona (Kingman).

Dopo la sua completa dismissione, nella metà degli anni 80, diverse associazioni sono sorte al fine di tutelare l’importanza storica della Strada Madre ed attraverso il loro lavoro alcuni stati hanno cominciato a riconoscere alla vecchia highway lo status di Scenic Byway o State Historic Route, strada di interesse storico; un nuovo crescente interesse era nato intorno alla Mother Road.

Questo interesse fece riemergere la questione legata alla fine della Route 66, che, anche se si trattava di una strada ormai smantellata, richiamava viaggiatori da tutto il mondo.

Per ragioni prevalentemente di opportunità economica, nel 2009 venne individuato il Santa Monica Pier come punto finale del percorso di quella che un tempo fu la US Highway 66 ed a sancire questa nuova collocazione fu inaugurato un cartello che ancora oggi è meta di non solo di coloro che intraprendono il viaggio lungo la Mother Road, ma anche dei turisti che visitano Santa Monica.

Curiosità:
 

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Lungo il tratto desertico della Route 66, tra la Kelbaker Rd ed Amboy, dal 2013 circa fanno bella mostra di se due leoni che richiamano apparentemente la tradizione cinese.
 

Nella cartina li ho indicati con buona approssimazione (non ho preso i riferimenti GPS ma ho fotografato la collina di fronte a loro e l’ho ritrovata con google map).

Nessuno sa chi li abbia portati li e quale sia il senso della loro presenza in quel posto, in mezzo al nulla nel deserto del Mojave, ma ormai fanno parte del paesaggio e sono noti come the guardian lions of Route 66.

Percorrendo la Strada Madre nella sua classica direzione westbound si trovano a sinistra ad un paio di centinaia di metri dalla strada ed a 400 metri circa l’uno dall’altro.
 

La loro presenza concorre senza dubbio a rendere ancora più affascinante il viaggio attraverso il tratto desertico della US Highway 66.

 

 

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La cartina completa della Route 66.
 


Le storie della Route 66
 

La nascita della US HIGHWAY 66


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Agli inizi del 1900, con l’aumentare del numero di automobili circolanti, gli Stati Uniti d’America cominciarono a valutare la necessità di rivedere il proprio sistema autostradale con l’intento di renderlo più moderno ed efficiente.
Fino ad allora le strade erano poche, spesso sterrate e la loro realizzazione era prevalentemente curata da privati.

Attraverso una commissione, partecipata dai vari stati, si cominciò con la definizione degli standard e delle regole per la realizzazione di quelle che vennero definite le “Numbered highways”.

La prima regola, quindi, fu quella di utilizzare dei numeri (e non dei nomi come in passato) per identificare le nuove autostrade.
Un’altra di queste regole stabiliva che le Highways che andavano da nord a sud dovessero assumere numerazione dispari, mentre quelle che andavano da est ad ovest numerazione pari.

Le strade più importanti poi, tipicamente quelle che attraversavano gran parte del paese (transcontinental routes), dovevano terminare con il numero 1 o il 5 (quelle da nord a sud) e con il numero 0 (quelle da est ad ovest).
Inizialmente alla highway che avrebbe collegato Chicago a Los Angeles fu assegnato il numero 60.
Era una “forzatura”, poiché l’ordine di assegnazione delle numerazioni doveva essere progressivo da nord a sud, e la futura US60 sfuggiva a questa regola poiché un suo tratto si trovava a nord della 50, quindi prima di questa.

Il Kentucky si accorse di questa forzatura e pretese una correzione chiedendo l’assegnazione del numero 60 ad una autostrada che avrebbe collegato (in una fase iniziale) Newport News (Virginia) a Springfield (Missouri), una highway che avrebbe attraversato il suo territorio.

Ne nacque un fortissimo “braccio di ferro” tra i promotori dell’autostrada Chicago – Los Angeles (con in testa Cyrus Avery, un imprenditore della Pennsylvania trasferitosi a Tulsa in Oklahoma) ed il governatore del Kentucky che lamentava il fatto che nessuna highway con numerazione zero, quindi di grande importanza, attraversava il territorio dello stato che lui rappresentava.
Arrivò perfino a minacciare la commissione di lasciare l’US Highway System se il clima che lui riteneva discriminatorio nei confronti Kentucky, non fosse cessato.

la fase di stallo durò diverso tempo e ciascuno dei contendenti portava avanti le proprie ragioni.
In occasione di una delle riunioni tenute dalla commissione, si suggerì di assegnare il numero 60 alla highway che partiva da Newport News (quella che attraversava il Kentucky) ed il 62 alla Chicago – Los Angeles.

Avery (e gli altri promotori della Chicago – Los Angeles), rifiutò categoricamente giustificandosi anche con il fatto che Missouri ed Oklahoma avevano già fatto stampare le mappe ed i cartelli stradali con la dicitura US 60.

Dopo mesi densi di viaggi a Washington da parte del governatore del Kentucky e lettere durissime dei promotori della Chicago – Los Angeles, questi ultimi si accorsero della disponibilità del numero 66 e, visto che il 60 era ormai perduto, chiesero alla commissione di poterlo utilizzare al posto del 62.

Il 66 era di facile memorizzazione, accattivante nella pronuncia, decisamente meglio del 62 che proprio non piaceva.
La proposta venne accettata e si chiusero i lavori della commissione.

Il nuovo sistema autostradale americano era pronto e, l’11 Novembre del 1926 fu costituita la strada che avrebbe collegato Chicago a Los Angeles, la US Highway 66.

 

I nicknames della Route 66
 

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Mother Road, The Great Diagonal Way, Main Street of America, Will Rogers Highway, e perfino Bloody 66.
 

Questi sono alcuni dei soprannomi che negli anni sono stati attribuiti alla US Highway 66.
 

La US 66 è “The Great Diagonal Way” per il suo avanzare in diagonale da Chicago ad Oklahoma City, a differenza di gran parte delle altre highway “est-ovest” che solitamente correvano dritte e parallele.
 

La US 66 è anche “The Main Street of America” ovvero il nome utilizzato da Cyrus Avery per la promozione dei viaggi sulla US 66 negli anni successivi alla sua costituzione.
Avery era un imprenditore nativo della Pennsylvania, trasferitosi successivamente a Tulsa in Oklahoma, ed è considerato il padre della US 66, colui che volle fortemente un’highway da Chicago a Los Angeles e colui che scelse il 66 come nome.
Costituì, dopo la nascita della US 66, un’associazione (la US Highway 66 Association) che inizialmente si occupava di seguire la pavimentazione completa della strada (pavimentazione terminata alla fine degli anni 30) e successivamente di promuovere i viaggi lungo di essa pubblicizzandola, appunto, come “The Main Street of America”.
 

La US 66 è la “Will Rogers Highway”, in onore di un attore e comico americano che viaggiò molto sulla 66, lungo la quale ha anche organizzato alcuni suoi spettacoli. Una targa in suo ricordo è presente a Santa Monica, tra la Ocean Ave. ed il Santa Monica Blvds.
 

E’ stata anche, in alcuni suoi tratti, la “Bloody 66” a causa dei frequenti incidenti che si verificavano.
Con l’enorme aumento del traffico automobilistico negli anni 50, alcuni tratti della US 66 divennero estremamente pericolosi e densi di incidenti. Spesso i viaggiatori “ingaggiavano” piloti esperti per la paura di percorrere quei tratti di strada (ad esempio il tratto nella foto che va da Kingman a Oatman, nello specifivo dopo il Sitgreaves Pass).
 

Ma il più importante, il più noto e forse il più caro al popolo della Route 66 è “Mother Road”, Strada Madre.

La US highway 66 è stata la strada che ha “condotto” verso la California migliaia di Okies, così venivano definiti, con disprezzo, coloro che fuggivano dalla miseria durante il dust bowl, le terribili tempeste di sabbia che colpirono negli anni 30 gli stati delle grandi pianure.
La gente fuggiva dalla propria terra natia ed andava verso ovest alla ricerca di un futuro migliore e la US 66 si prendeva cura di loro.
Fu lo scrittore John Steinbeck ad attribuirgli quel soprannome, Strada Madre appunto.
Nel suo “Furore” (“The grapes of wrath”), il romanzo che raccontava questa grande e terribile migrazione, Steinbeck scriveva:

La Route 66 è la principale strada migratoria.

La 66, lungo sentiero d’asfalto che attraversa la nazione, serpeggiando dolcemente su e giù per la carta, dal Mississippi a Bakersfield, attraverso le terre rosse e le terre grigie, inerpicandosi su per le montagne, superando valichi e planando nel deserto terribile e luminoso, e dopo il deserto di nuovo sulle montagne fino alle ricche valli della California.

La 66 è il sentiero di un popolo in fuga, di chi scappa dalla polvere e dal rattrappirsi delle campagne, dal tuono dei trattori e dal rattrappirsi delle proprietà, dalla lenta invasione del deserto verso nord, dai turbinosi venti che arrivano ululando dal Texas, dalle inondazioni che non portano ricchezza alla terra e la depredano di ogni ricchezza residua. Da tutto ciò la gente è in fuga, e si riversa sulla 66 dagli affluenti di strade secondarie, piste di carri e miseri sentieri di campagna.

La 66 è la strada madre, la strada della fuga.

 

Il Dust Bowl

 

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Una delle pagine più amare del grande libro della Route 66, è quella che racconta la grande migrazione verso il west negli anni 30 del secolo scorso.
La fuga di migliaia di persone dagli Stati Uniti centrali verso la California in cerca di un lavoro e di un futuro migliore.
 

John Steinbeck, che ha ambientato il suo romanzo “Furore” in quegli anni, ha raccontato la terribile condizione di vita di quella gente, descrivendo la fuga verso ovest della famiglia Joad.
Una fuga attraverso quella che lui per primo definì la “Mother Road”.
 

Per identificare quel terribile periodo si usa il termine Dust Bowl.

Ma cosa è stato il Dust Bowl?
 

Il Dust Bowl, (letteralmente “Ciotola di polvere”) identifica, negli anni 30, un periodo durato circa 10 anni, durante i quali il territorio delle grandi pianure fu colpito da una terribile siccità e da frequenti tempeste di polvere.
 

Gli stati principalmente coinvolti furono il Colorado, il Kansas, il Texas, l’Oklahoma ed il New Mexico.

A causa di una sbagliata applicazione delle regole base dell’agricoltura, della mancata rotazione nelle colture e dello sfruttamento estenuante del terreno, questo divenne talmente arido da trasformarsi in sabbia.
 

La domanda di grano era in forte crescita dopo la prima guerra mondiale e conseguentemente sempre più appezzamenti delle verdi praterie, solitamente dedicati al pascolo, venivano arati e coltivati a grano.

L’erba veniva sistematicamente sradicata e non vi erano più radici a trattenere quel terreno.

La siccità ed i forti venti che colpirono quelle zone generarono, con una frequenza impressionante, delle vere e proprie tempeste di sabbia.
 

Tutto veniva costantemente inghiottito dalla polvere e non c’era modo per sopravvivere se non abbandonare la propria casa e fuggire.

Non era più possibile mangiare, bere e perfino respirare in quelle condizioni.
 

Sono molti i video e le foto disponibili in rete che documentano la catastrofe ambientale di quegli anni.

Per avere un’idea di quello scenario apocalittico si può vedere l’inizio del film di fantascienza “Interstellar” del 2014, poiché il regista si è apertamente ispirato al Dust Bowl.

Ma ovviamente la situazione degli anni 30 fu terribilmente più drammatica.
 

La gente in fuga (gli Okies, termine dispregiativo con il quale questa gente veniva solitamente chiamata), con mezzi di fortuna e le poche cose che riusciva a portare con se, intraprendeva un viaggio di sofferenza e di dolore in direzione ovest lungo la Main Street of America.
 

Un viaggio lungo, estenuante, in condizioni atmosferiche spesso proibitive e con una US 66 ancora non del tutto confortevole.

Il loro sogno di rinascita passava attraverso quel lembo di asfalto e terra e gli atti di grande umanità del popolo che viveva lungo quell’autostrada.


Il "BUNION DERBY"

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Dopo la nascita della US Highway 66, Cyrus Avery, il padre della nuova autostrada, costituì un’associazione, la “US Highway 66 Association”, il cui scopo era di accelerare la sua pavimentazione e, contemporaneamente, di promuovere i viaggi attraverso il suo percorso.

 

Vennero finanziate importanti campagne pubblicitarie, utilizzando lo slogan “The Main Street of America”, ed organizzati diversi spettacoli nei paesi attraversati dalla neonata autostrada.
 

Furono tante le iniziative che l’associazione supportò per dare la spinta alla Mother Road e per convincere gli americani a superare la paura dei lunghi viaggi in automobile.
 

Tra queste iniziative, nel 1928, ce ne fu una decisamente bizzarra ed inusuale: una gara podistica.
 

Una gara che da Los Angeles, attraverso il percorso della US 66 fino a Chicago, avrebbe condotto i partecipanti a New York.

5.507Km, 65Km al giorno di media per 84 giorni, attraverso il terribile deserto del Mojave, le montagne, il caldo torrido ed il freddo, seguendo un percorso prevalentemente sterrato e non certo confortevole.
 

Un’iniziativa stravagante che avrebbe avuto un’eco enorme, proprio quello di cui la nuova autostrada aveva bisogno.

Le piccole comunità lungo la US 66 sarebbero state avvolte dal clamore richiamato da un evento di tale portata.
 

Fu coinvolto nel progetto un famoso impresario sportivo dell’epoca, al quale fu demandato il compito di organizzare la corsa.

199 furono i partecipanti, ognuno dei quali pagò 25 dollari, più 100 come deposito, per rincorrere il sogno di afferrare i 25.000 dollari garantiti al vincitore.
Una cifra considerevole per quegli anni.
 

La prima “Transcontinental Foot Race”, più conosciuta come “The Bunion Derby”, la gara dei calli, partì il 4 marzo del 1928 dall’Ascot Speedway di Los Angeles.
 

Gli atleti provenivano da ogni parte del mondo, c’erano canadesi, europei, sudamericani, ma anche afro-americani e nativi americani.
C’erano professionisti, recordmen ma anche atleti improvvisati.

Alcuni dei partecipanti erano ricchi e molto noti all’epoca e la loro presenza serviva esclusivamente a scopo pubblicitario.

Prese parte alla gara anche un atleta italiano, di Trieste, Giusto Umek.
 

Fu un’impresa durissima per tutti, per via della distanza, per le condizioni climatiche, per la polvere che avvolgeva i partecipanti, per il fango, per la carente organizzazione che costringeva gli atleti a pernotti disumani in tende da campo e, per gli atleti di colore, anche per gli attacchi razziali di cui furono vittima in alcuni degli stati attraversati.
 

La corsa era strutturata in tappe giornaliere e ad ogni tappa venivano presi i tempi.

Durante la gara cominciò a farsi largo un giovane sconosciuto di origine Cherokee, Andrew Payne.
Un diciannovenne di Foyil in Oklahoma, trasferitosi in California in cerca di lavoro, un ragazzo che non si era mai cimentato in gare di questa portata.

Nonostante la fatica e gli acciacchi, Andy continuava di tappa in tappa a rimanere in testa alla gara, seguito da veri professionisti della corsa.

Quando gli atleti entrarono in Oklahoma, Andy fu scortato da automobili, bande musicali e persone festanti che celebravano il loro, fino ad allora, sconosciuto connazionale.
 

Tutti i giornali cominciarono ad interessarsi a questo giovane atleta che in una delle tappe fu anche accolto da Will Rogers, il famoso attore americano come lui di origine Cherokee e come lui dell’Oklahoma.
 

Nel frattempo la gara consumava la resistenza degli atleti, furono in molti ad abbandonare a causa della fatica e degli infortuni.
 

Il 26 maggio del 1928 la grande corsa si concluse al Madison Square Garden di New York con Andy vincitore.
 

Dei 199 atleti ne giunsero al traguardo solo 55, tra questi anche il nostro Giusto Umek che ottenne un onorevolissimo 5° posto.

I 25.000 dollari del primo premio furono utilizzati da Andy per tornare nel suo Oklahoma, per pagare il mutuo della fattoria di famiglia e per sposare la sua ragazza.
 

Una statua in onore di Andy Payne è oggi visitabile a Foyil in Oklahoma, suo paese di origine.
 

Il Bunion Derby fu forse l’evento più stravagante organizzato per pubblicizzare la nuova autostrada, non fu un successo dal punto di vista organizzativo, ma senza dubbio è passato alla storia per la portata dell’impresa sportiva e per aver segnato l’inizio della grande storia della US Highway 66.

I tributi alla Mother Road

 

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La Route 66 è stata una strada di successo, un’importante fonte di ispirazione per canzoni, libri e film.

Molti artisti hanno narrato le loro storie intrecciandole con quelle della vecchia autostrada.
 

Get your kicks on Route 66”, di Bobby Troup, ad esempio, portata al successo da Nat King Cole, una vera e propria colonna sonora della Strada Madre.

Molti sono stati gli artisti che l’hanno riproposta adattandola al proprio stile, da Chuck Berry ai Rolling Stones fino ai Depeche Mode.
 

Anche il cinema ha pagato il suo tributo alla Strada madre.
 

Cars”, il film di animazione della Pixar, un vero e proprio omaggio alla gente della Route 66.

Gran parte delle costruzioni della sua Radiator Springs trovano una reale collocazione lungo la Mother Road ed i personaggi stessi richiamano persone reali che vivono lungo la vecchia autostrada.
 

E “Bagdad Cafè” della metà degli anni 80 di Percy Adlon, interamente girato nel Sidewinder Cafè di Newbery Springs nel tratto desertico della Route 66 in California.

Un film stupendo che racconta l’amicizia tra due donne completamente diverse tra loro.

Successivamente, a questo piccolo locale nel deserto “from Vegas to nowhere”, è stato dato il nome utilizzato nel film, Bagdad Cafè appunto.
 

Oppure “The Hitcher – La lunga strada della paura”, girato, in alcune sue scene, nel Roy’s Cafe di Amboy in California.
 

Anche in letteratura si è spesso fatto uso della 66 per raccontare delle storie.

Jack Kerouac nel suo “On the road” fa percorrere al protagonista (che poi in realtà è lui stesso) tratti della 66, durante il suo peregrinare su e giù per gli Stati Uniti.
 

Ma l’opera più importante è senza dubbio “Furore” (“The grapes of wrath”) di John Steinbeck del 1939.

La Route 66 è stata, negli anni della grande depressione e del Dust Bowl, testimone di storie di ordinaria disperazione ma anche di straordinaria umanità.


Dal romanzo (vincitore del premio Pulitzer), John Ford, il mitico regista di tanti western, ne ricava uno splendido ed amaro film, con uno straordinario Henry Fonda nel ruolo di Tom, il giovane ed irrequieto componente della famiglia Joad.

 

 

Tra l’altro “The ghost of Tom Joad” è anche il nome di un album e di una canzone del “Boss”, Bruce Springsteen.
 


Informazioni generali

La Route 66 è una strada dismessa nella metà degli anni 80.

A partire dagli 60 è stata progressivamente sostituita dalle nuove Interstates.

Sono 5 le Interstates che l’hanno sostituita:

I55, I44, I40, I15 e I10.

Durante i 20 anni nei quali la Route 66 è stata progressivamente smantellata, il suo inizio e la sua fine hanno subito delle variazioni rispetto alle sue origini:


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Nel 1985 la Route 66 fu definitivamente rimossa dalle mappe autostradali degli Stati Uniti, per poi ritonare, sottoforma di "Historic Route 66", nel suo percorso classico (da Chicago a Santa Monica)
 

I Motels
 

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Viaggiare lungo la Route 66 è un po’ come viaggiare nel tempo.

Si incontrano vecchie automobili, vecchie stazioni di servizio e paesi dove il tempo sembra essersi fermato.
Si incontrano diversi motels storici lungo il percorso della Strada Madre, motels che hanno fatto la storia della US Highway 66.
Un viaggio lungo la Route 66 senza fermarsi a dormire in almeno uno di questi motels è un viaggio a metà.
Tutto in questi motels è legato agli anni d’oro della Route 66: l’arredamento, il portachiavi, il rapporto con i gestori ed anche l’incontro con gli altri viaggiatori.

Alcuni di questi motels si possono prenotare tramite booking, la maggior parte ha siti web propri dai quali si può verificare la disponibilità ed effettuare la prenotazione.
Non sono ovviamente lussuosi, ma sono sempre puliti, curati ed i gestori sono sempre estremamente amichevoli.
 

Non è strettamente necessario prenotare tutti i motels quando si intraprende un viaggio lungo la Route 66 (nel mio primo viaggio prenotai lo stretto necessario, ma principalmente mi regolai sul posto), ma i motels storici è bene sempre prenotarli prima, soprattutto se il viaggio ricade nei mesi più intensi (ad esempio d’estate).
Hanno poche camere e quindi il rischio di non trovare posto è abbastanza alto.
 

Quello della foto non è più un motel “attivo”, era l’Henning Motel a Newberry Springs (accanto al Bagdad Cafè).

 

Motel

Località

Route 66 Hotel and Conference Center

Springfield, Illinois

Best Western Route 66 Rail Haven

Springfield, Missouri

Wagon Wheel Motel

Cuba, Missouri

Munger Moss

Lebanon, Missouri

Boots Motel

Carthage, Missouri

Skyliner Motel

Stroud, Oklahoma

Route 66 Inn

Shamrock, Texas

Big Texan

Amarillo, Texas

Fabulous 40 Motel

Adrian, Texas

Blue Swallow Motel

Tucumcari, New Mexico

Safari Motel

Tucumcari, New Mexico

Monterey Non Smokers Motel

Albuquerque, New Mexico

El Rancho

Gallup, New Mexico

Globetrotter Lodge

Holbrook, Arizona

Wigwam Motel

Holbrook, Arizona

Historic Route 66 motel

Seligman, Arizona

Supai Motel

Seligman, Arizona

Stagecoach 66 motel

Seligman, Arizona

El Trovatore

Kingman, Arizona

Route 66 Motel

Barstow, California

Wigwam Motel

San Bernardino, California

 

 

I Diners
 

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Ci sono tantissimi diners lungo il percorso della Route 66, alcuni storici (l’Ariston Cafè di Litchfield ad esempio), altri più recenti ma il cui arredamento richiama gli anni d’oro della Strada Madre.
Di seguito ne riepilogo un po’:

Diners

Località

Cozy Dog Drive Inn

Springfield, Illinois

Palms grill cafè

Atlanta, Illinois

Ariston Cafe

Litchfield, Illinois

Route 66 Diner

St Roberts, Missouri

Elbow Inn Bar & BBQ

Devil's Elbow, Missouri

Cars on the Route

Galena, Kansas

Marathon Gas Station - Dairy King

Commerce, Oklahoma

Clanton's Cafe

Vinita, Oklahoma

Hank's Hamburgers

Tulsa, Oklahoma

Tally's Good Food Cafe

Tulsa, Oklahoma

Pops

Arcadia, Oklahoma

Lucille's Roadhouse

Weatherford, Oklahoma

Rock Cafe

Stroud, Oklahoma

Big Texan

Amarillo, Texas

Midpoint Cafe

Adrian, Texas

Kix On 66

Tucumcari, New Mexico

66 Diner

Albuquerque, New Mexico

Galaxy Diner

Flagstaff, Arizona

Museum Club

Flagstaff, Arizona

Miz Zip's

Flagstaff, Arizona

Delgadillo's Snow Cap

Seligman, Arizona

Mr. D'z

Kingman, Arizona

Oatman Hotel

Oatman, Arizona

Roy's Motel and Cafe

Amboy, California

Ludlow Cafe

Ludlow, California

Bagdad Cafe

Newberry Springs, California

Emma Jean's Holland Burger Cafe

Victorville, California

 

 

Quando partire:
Il periodo migliore è da maggio ad ottobre.

È il migliore perché le giornate sono più lunghe (viaggiare di notte sulla Route 66 non avrebbe senso) ed il clima è tendenzialmente più clemente (anche se a maggio si è nel periodo dei tornado nelle zone della “Tornado Alley”, Missouri ed Oklahoma e qualche rischio si può correre).

Va considerato che la Route 66, in alcuni dei suoi tratti, è isolata e non ci sono molte macchine che la percorrono e quindi, nel caso il tempo non prometta nulla di buono, non è proprio sicurissimo percorrerla.

I tratti sterrati vanno comunque evitati durante le giornate di pioggia.

 

Quanto stare.

La Route 66 è una strada lunga quasi 4000 Km (4 volte l’Italia) è pertanto molto difficile vedere tutto.

Io l’ho percorsa interamente due volte (alcuni tratti anche 3 volte) ma scopro sempre cose che mi sono sfuggite.

Ovviamente più tempo si ha a disposizione è più ce la si può prendere “comoda”, ma per quanto sia lungo questo periodo, sarà comunque insufficiente a vedere tutto quanto la Mother Road ha da offrire.

Si cercano quindi dei compromessi dando precedenza alle “Icone” classiche della Mother Road.

Per questo, escludendo l’eventuale sosta nelle grandi città attraversate si possono calcolare un minimo di quindici di giorni di solo viaggio.

Vanno aggiunti ovviamente dei giorni a Chicago (che merita) ed a Los Angeles, perché è abbastanza “pesante” partire on the road subito dopo l’arrivo negli USA e ripartire per l’Italia il giorno dopo la fine del viaggio sulla Route 66.

Va detto che le grandi città attraversate dalla Route 66 (Santa Fe, St. Louis, ecc.), seppur belle, raccontano in genere molto poco della Mother Road, la cui vera anima la si può trovare nei piccoli paesi, dove non c’è bisogno del monumento o della ricostruzione postuma per raccontare cosa la Route 66 sia stata e cosa sia significata la sua dismissione.
In genere è sempre buona norma organizzare delle tappe che non superino i 300/400 km.

 

 

Modificato da Franco_67
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1 ora fa, Frafrà dice:

Sono anni che sogno la Route66, poi la tua presentazione al raduno dello scorso anno mi ha letteralmente rapita :Love:

Grazie Frafrà!! :)

La Route 66 è diventata una piacevole ossessione per me. :)

Al di la degli stereotipi del viaggio in libertà ecc. ci si accorge che la Route 66 è molto molto di più.

La modernità ci ha ormai appiattiti.

Viaggiare sulla Route 66 è come tornare a mangiare il ciambellone della nonna, ci rendiamo conto di quanto era buono e di come sarebbe bello tornare a quei tempi.

Tutto oggi corre troppo velocemente, la Route 66 ti costringe ad andare piano, a guardarti intorno a parlare con la gente.

separarsene dopo averci viaggiato è sempre molto complicato :)

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