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alberto tao

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Tutti i contenuti di alberto tao

  1. Improvviso ecco che i nonni servono assolutamente e proprio sabato e domenica. Lo sapevo già da qualche settimana Ci ho provato Nulla. Un battesimo di amici e le bimbe dai nonni...... Per favore Daiiii Si può dire di no???? Ci ho pensato Ma la nonna è intervenuta minacciosa ed allora Buon divertimento Inviato dal mio MAR-LX1A utilizzando Tapatalk
  2. no scusa in meet the team c'è sempre lui relativamente al sito che TU hai indicato quello che ti ho riportato io è un operator che si appoggia a loro
  3. nella foto del sito non c'è Costantino, m,a quello a destra era una delle nostre guide allora. le altre persone non le ho mai viste Costantino è quello con la maglietta verde al primo MORE VIDEOS che c'è più sotto in ABOUT US https://www.corat.travel/corat/portfolio-item/destination-jungle/ ho trovato sue indicazioni qui
  4. Si tratta di una agenzia di Costantino Tessarin , allora molto valida che lavorava di supporto a Il Tucano e altri tour operator. Io lo ho conosciuto a Padova in quanto veniva allora spesso in Veneto perchè di Rovigo o Adria. Ripeto lo ho poi sentito nel 2017 perchè volevo fare con lui la Tanzania, ma non si è concretizzato nulla, ma solo perchè ho rinunciato quasi subito. Da allora nulla, ma ti posso dire ditta seria, auto validissime, guide ottime e grande disponibilità anche per le varie soluzioni sia ricettive sia alternative, anche al di fuori di quello che allora proponevano i tour operator. D'altra parte ho sempre preferito appoggiarmi ad operatori locali o arrangiarmi da solo. in questo omento non ho precisi recapiti buon viaggio. UGANDA SPLENDIDA
  5. alberto tao

    Southwest 2024

    La cosa di tombstone che ricordo con il sorriso sono le 4 birre che ci hanno lanciato sul bancone e che poi ci siamo bevute guardando la strada con gli occhi socchiusi pensando All OK Corral Inviato dal mio MAR-LX1A utilizzando Tapatalk
  6. alberto tao

    Southwest 2024

    io lo ho fatto ancora nel 2011 e credo allora di essere stato tra i primissimi se non il primo del forum ad avere la fortuna di trovarlo...trovi notizie del mio diario qui sotto in calce ma c'è di sicuro qualcuno molto più aggiornato che tu può aiutare e poi il Blue Mesa trail allea Petrified Forest
  7. alberto tao

    Southwest 2024

    e a quel punto la Petrified forest scendendo giù per il sentiero a piedi
  8. alberto tao

    Southwest 2024

    scusa non vedo o non so se le hai già fatte ma le WHITE SANDS??????? E IL CHACO CULTURE????c
  9. ciao io ricordo solo che ho preso l'auto a Denver areoporto dopo mille discussioni con la hertz... bastardi.. e nonostante l'ora di sera tardissima siamo partiti verso nord dormendo dopo un'ora o poco più di strada in un onesto best western ottimo per procedere poi verso le badlands a Brush
  10. alberto tao

    Nostalgia USA

    anche EL chaco merita tutta la vita e Mesa verde?? fatto nel 2011 e lo rifarei subito tutto strepitoso. se hai voglia lo puoi vedere qui sotto
  11. Ma il bighorn Nat non puoi lasciarlo.... Ci passi e dedichi poco tempo ma merita tutto secondo me. Inviato dal mio MAR-LX1A utilizzando Tapatalk
  12. questo è stato il mio percorso iniziale dopo Denver nel 2015 e prima di arrivare a Yelowstone che ho fatto ma nel 2011 -1 giorno arrivo e pernottamento Brush 85 miles dall ' areoporto di Denver andare a ritirare l'auto al Hertz poi Brush. 2 giorno : Brush - Wall 359 miles -scott bluff national monument e il carhenge ad Alliance- BADLANDS   con i 3 trail vicino al parcheggio: -Door Trail 0,6 miles e2 0 minuti -Windows trail, 10 minuti -Noch Trail, 1,5 miles ed 80 minuti 3 giorno : Interior – Hot Springs 220 miles sveglia alle 6 del mattino con il fresco Fare in auto o piccoli spazi a piedi -Yellow mounds Overlook(bellissimo) -Cliff Shell Nat Trail ; 0,5 miles e 25 minuti -Saddle pass trail (¼ miles con forte pendenza e quasi 30 minuti) -Fossil Exbit trail (¼ miles e 20 minuti) Poi tornare in motel, colazione e ripartire per Wall Drugstore quindi Mount Rushmore eventualmente arrivando dalla Iron Scenic Silvan Lake e scendere a Hot Springs passando per la 87 Needless Highway -4 giorno : Hot Springs --Devil's tower230 miles visita al Crazy Horse Nat Monument Quindi DEADWOOD ,risalire per lo Spearfish canyon ed arrivare a Devil's Tower per cena, fare il giro della Torre o prima di cena o dopo cena e se il tempo lo consente valutare se salire all'alba 5 giorno:Devil’s Tower - Laurel (MO) 335 miles fino a Sheridan è tutta autostrada, poi Bighorn National Forest. Poi prima di arrivare a Lovell imboccare la strada che porta al Bighorn Canyon e fare il Bighorn stupendo. Fare la sezione sud arrivando dalla US 14. Eventualmente Medicine Wheel ma anche no 6 giorno ti cacci dentro a Yellowstone puoi vedere riferimenti bene nei miei diari in calce
  13. alberto tao

    Diari...datati

    scusa non lo so per te, ma vedo che il mio del 2011 si vede ed anche gli altri
  14. dai che andiamo a finire 05/01 Giorno 10: LANGANO - ADDIS ABEBA La serata di ieri è stata bellissima. La notte invece è andata maluccio: la tosse non mi ha lasciato mai un momento di pace. Bestia che razza di tracheite mi sono cuccato!!!! Faccio fatica anche ora a respirare. Ma fuori il clima è ancora bello. Apriamo la veranda. C'è il sole e fa caldino e la vista da qui sul lago è stupenda. Chiudiamo la valigia e andiamo a colazione. Siamo in anticipo rispetto all’appuntamento con Nur e ne approfittiamo per sistemare il check-in on-line. Riusciamo a collegarci, ma solo nella hall del ristorante. Ci dà subito il passaggio da Istanbul a Venezia, ma non quello da Addis Abeba fino ad Istanbul. Poco male, anche se i nostri precedenti ci dovrebbero insegnare ed a metterci qualche dubbio, ma è anche vero e confermato che ci sono spesso dei problemi in questa tratta per quanto riguarda l'organizzazione in rete. Inoltre dovremmo comunque essere in aeroporto ad Addis Abeba ben prima dell’orario di partenza, con molto tempo a disposizione per accertare eventuali anomalie. Anche la colazione è perfetta, con hommelette, miele e yogurt, pane tostato, frutta, succo di papaya e tante altre cosucce carine. Siamo sulla veranda con le grandi finestre spalancate e con tanti uccelli colorati che volano e che anche loro vengono a fare colazione sui tavoli abbandonati, mangiando le briciole avanzate dagli altri commensali; ed è divertente seguirli con lo sguardo e fotografarli e poi anche fuori, tra gli alberi e tra i rami. Proviamo a pagare per saldare vino e alcool di ieri sera, ma non accettano Visa né altre carte. Dobbiamo utilizzare gli ultimi bir e l’ultimo bicchiere, il mini shot di Couvousier scopro come mi sia costato una piccola fortuna, ben 266 bir. Salutiamo anche questo posto........................ Saliamo in Toyota e partiamo con calma, risalendo ancora la strada dei laghi, lungo la statale verso Addis Abeba. Come sempre si alternano punti di traffico caotico e punti più scorrevoli; la carreggiata è piuttosto larga ed in questo lungo tratto non presenta grandi attrazioni. Ci sfrecciano a fianco ancora capanne o piccoli paesi o cittadine. E ancora tanti animali, carretti, persone, baracche. Poi cominciano le serre: passiamo davanti a tante serre, immense, dove vengono coltivati fiori da recidere ed in particolare rose. L’Etiopia ed il Kenia sono tra i principali produttori mondiali di rose, direttamente spedite al mercato di Amsterdam e poi distribuite in quelli europei. Gli incidenti non mancano: ci fanno venire i brividi le numerose carcasse di camion, abbandonate a bordo strada. Ci stiamo avvicinando anche al Natale etiope (7 gennaio) e lungo la strada ci sono tante persone che vendono capretti o polli coloratissimi destinati alla preparazione del pranzo natalizio. Con qualche rallentamento per le foto di rito ci incanaliamo sull’unico tratto di autostrada in tutta la Nazione, un breve percorso di 50 km costruito dai soliti cinesi alla periferia della capitale. Arriviamo ed entriamo finalmente ad Addis Abeba. I contrasti che ci hanno già scombussolato in questi giorni e visti fino ad oggi, ora sono esponenziali: da un lato demoliscono le baracche anche nel centro città per costruire grandi grattacieli e strutture commerciali; abbelliscono i principali viali e le strade più frequentate, pulitissime e piene di fiori e di piante fiorite. Ma se si guarda bene si vedono anche persone distese, praticamente morte ed abbandonate da tutti, oppure gruppi di ragazzi “fatti” completamente appena sul retro del nuovo prestigioso grattacielo. Persone ricche e macchine lussuose, zone recintate, ville protette e baracche fatiscenti. Qui non ci si aiuta. Qui non è uno zoo, qui la gente è abbandonata, ma non ghettizzata, come capita nelle nostre città Qui è tutto alla luce del sole, se si vuole vedere, anche se l’attuale governo vorrebbe non far vedere ed è anche per questo che sta eliminando le baracche che pullulano il centro storico o quello che dovrebbe esserlo, e costruisce palazzine popolari nella periferia. Ma non è detto che non sia una scelta giusta. Anche se la ghettizzazione diverrà la conseguenza più ovvia. E’ l’ora di pranzo. Nur ci porta “da Linda”, in pieno centro, dopo una serie di stradine; questo ristorante è situato all'interno di un circolo sportivo Juventus, anche qui molto esclusivo, chiuso al pubblico da un grosso cancello, recintato e con un parcheggio altrettanto esclusivo, dove sono posteggiate diverse auto di “marca”. Non è che mi piaccia troppo. Di sicuro da interista entrare in un club Juve non è il massimo, ma ancora questi contrasti e questi privilegi: proprio a lato dell’entrata una decina di ragazzi mezzi rasta sono distesi su una montagnola di terra. Linda è una signora deliziosa, Italo etiope, è sempre vissuta qui. Cucina all’italiana e si è creata un bel giro. Il ristorante è tra i più rinomati. Le tagliatelle al ragù sono buonissime e poi pollo con patatine e un calice di Acacia Red, solo un calice ciascuno. Finito il pranzo passiamo per alcune sale; assomigliano ai nostri bar con le tv sopra attaccate sul muro. E’ in programmazione una partita del nostro campionato, Brescia Lazio. Butto solo l’occhio per due minuti, poi vengo richiamato all’ordine. Dobbiamo andare. Passiamo quindi in hotel; è lo stesso deve siamo arrivati la prima notte. Ora lo abbiamo a disposizione con un day-use, Al momento lasciamo solo un attimo le valigie e subito partiamo per fare un giro della capitale. Propongo a Nur di poter camminare per il centro storico, ma praticamente non esiste e la città è grande e non è comodo, né possibile andare solo a piedi. Sono un po’ scettico, ma ho torto. Ad Addis Abeba è complicato camminare, se non per brevi pezzi ed è quello che proviamo a fare. Saliamo con Mule alla guida, in auto, con alcune pause brevi per vedere le zone più caratteristiche, alcune piazze, alcuni monumenti, le nuove aree commerciali che sono ora il fiore all'occhiello del nuovo primo ministro e poi le storiche vecchie case stile fascista che ancora rimangono in piedi e che anzi vengono indicate come cimeli da non abbattere. Raggiungiamo anche le zone più panoramiche, con la vista sulla città Addis Abeba fu fondata dall'imperatore Menelik nel 1887. Si trova ad un'altitudine di circa 2.200 metri, ai piedi del Monte Entoto. Conta più di 4 milioni di abitanti ed è il cuore politico e commerciale del paese. Il suo nome significa in amarico "nuovo fiore", ma in realtà non è una gran bellezza! Come molte capitali africane ci convivono antico e moderno, ricchezza e povertà, benessere e squallore. Vi sono alcuni edifici coloniali, soprattutto nella zona della Piazza: in soli cinque anni l'inarrestabile architettura fascista riuscì a lasciare un segno anche qui. Palazzi antichi e moderni, a volte in buono stato e a volte cadenti, sono circondati da baracche e da terreni pieni di detriti e rifiuti. Per fare acquisti, dai libri ai souvenir all'antiquariato, il posto migliore è l'animata e centrale Churchill Avenue.La Piazza (che conserva ancora il nome italiano) è una zona di hotel, bar e ristoranti a prezzi convenienti. Ad Addis Abeba ci sono due interessanti musei: Il Museo Etnografico ha una bella esposizione di strumenti musicali e di croci copte; inoltre è possibile visitare la camera da letto e il bagno dell'imperatore Hailé Selassiè. Il Museo Nazionale si trova nella zona dell'Università di Addis Abeba: oltre ad oggetti e reliquie della storia etiope conserva, in un'esposizione moderna e ben allestita, gli scheletri di animali preistorici e soprattutto le ossa di Lucy. Infine il grande mercato all'aperto, che copre un'area di circa 30 kmq ed è probabilmente uno dei più grandi di tutta l'Africa. -------------------------------------------------------------------- Ed ora Nur ci porta in un negozio molto particolare. Già nei primi giorni di viaggio gli ho indicato che ho una passione per le “cose vecchie” e chiesto se ci fosse la possibilità di trovare degli oggetti old e caratteristici. Mi ha sempre detto che ad Addis Abeba avrei trovato quello che cercavo. Nel frattempo con Cele in questi giorni abbiamo trovato un po’ di oggetti carini, nulla di particolare. Odio le cineserie ed i souvenir, pertanto provo a vedere sempre qualche cosa di strano. Parcheggiamo davanti ad un grosso condominio bianco, un casermone con tanti terrazzi e nel piazzale decine di parabole per la tv, vicine una all’altra come non abbiamo mai visto. Dove mi stai portando??? Passiamo attraverso dei corridoi, poi lungo un terrazzo esterno. Entriamo in quello che è il campionario di tutto quello che uno può desiderare. La polvere la fa da padrona. Conosciamo il proprietario che ci mette subito a nostro agio, ed è il suo mestiere. Non ci posso credere. Pazzesco. In due con Cele cominciamo a rumegare di tutto, a spostare, alzare e controllare, rovistare e scoprire ed è un mondo di cose inutili, ma spesso uniche. Un estratto di tante cose raccolte negli anni. Non mi sembra solo un antiquario, ma anche un collezionista. Dall’esterno è tutto fuorchè un negozio, ma si rivela il massimo. Tratta serie pazzesche e complete degli oggetti etiopi e non solo. Montagne accatastate alla buona, ma suddivise per tipo di reperti, raccolte dai vari villaggi: si passa dalle maschere spesso troppo inquietanti ai poggiatesta, dai vassoi alle icone, ai libri con le piccole miniature dipinte a mano, alle sedie, alle collane dalle pietre più preziose a quelle più specifiche di una tribù, alle croci in argento, eccetera, eccetera, eccetera. C'è tanto di bello e di quasi unico. La polvere mi fa star male e la tosse riprende cattiva. Prendiamo e molliamo, raccogliamo questo e allora lasciamo quest’altro. Alla fine scegliamo alcuni “potenziali” acquisti che ci piacciono, ma che non sono indispensabili e poi pesano e questo dove lo mettiamo, come ce lo facciamo stare? Non è solo una questione di prezzo o di appeal, ma è proprio una questione di peso e di dimensioni. E dobbiamo tenere conto che abbiamo già poi comprato abbastanza nei giorni precedenti. Non siamo proprio convinti anche perché i prezzi che alla fine e solo alla fine ci dice mi appaiono decisamente fuori di testa, pazzeschi. Ed allora con tranquillità, senza alcuna offesa, apprezziamo la qualità, siamo dispiaciuti, ma non è il caso e rinunciamo. Come è abbastanza scontato, in alcune “tappe” poi il prezzo crolla. E allora da pazzi compriamo e d’altra parte ci piacciono troppo, anche se abbiamo cercato di nasconderlo. Spendiamo oltre €200 per delle cose che ci stanno facendo ammattire da quanto belle ed uniche ci sembrano. Compriamo il classico gioco di legno, in questo caso placcato con delle foglie di qualche materiale luccicante tipo ottone ed attribuito ad un re di qualche tribù; è enorme, almeno 50 cm e pesa 3 kg, poi una vecchia collana in ambra ed una croce d'argento. Non ho i soldi. Mi fa un altro piccolo sconto. Per pagare stabiliamo una fifty-fifty. Il 50% in euro e l’altro 50% in bir. Ma non li ho ed allora devo andare a prelevare in qualche ATM. Caso vuole che siamo proprio dietro l’Hilton di Addis Abeba, dove di ATM ce ne sono a bizzeffe all’interno. Per questo ci spostiamo nel vicino Hilton hotel. Ed il mondo cambia un’altra volta. Limousine e vestiti da fiaba, super controlli tecnologici. Per entrare dobbiamo superare i numerosi controlli. All’interno ora scopriamo che c’è anche una festa per un matrimonio, in una immensa sala. Ci sono mussulmani e cristiani, mischiati, seduti o impegnati a ballare al ritmo di una musica super moderna, suonata da un complesso. Non me lo aspettavo proprio. La presenza mista e la grande allegria condivisa mi fanno sorridere. La Addis Abeba di prima e l’Etiopia vista fino ad ora sono tutto un altro pianeta. Lo sfarzo è notevole, esternato, quasi arrogante nella dimensione di un confronto, ma normale se visto nella semplicità del divertimento. Le donne sono elegantissime, molte di queste sono belle, altre meno, ma sempre molto raffinate, curate nei minimi particolari, ingioiellate, truccate come non ne ho mai viste qui La sposa felice nel suo classico sfarzoso vestito bianco, cammina a fianco di una “bondiola” alta 1.60 che arranca a fatica, lo sposo. Abbastanza giovane almeno! Noi siamo nel corridoio e sposi ed invitati escono dalla sala e vengono nella nostra direzione. Possiamo ammirare ancora meglio vestiti e mise. A pochi passi da noi, nel corridoio dell’hotel, una signorina espone su un banco libri e riviste. Nur ci mostra alcuni libri della storia etiope ed in particolare un testo che raffigura la storia dei monasteri e delle chiese copte situate nel Nord del Paese, abbastanza vicino alla Dancalia . tornato a padova trovato come ordine da Feltrinelli, ultima copia in Europa a londra, fatto arrivare. S P E T T T T A C O L A R E Il tempo vola; allora rientriamo nel nostro hotel. Dobbiamo sistemare anche i nuovi acquisti e ce ne è uno di molto ingombrante e vorremmo riuscire anche a portare almeno qualche pezzo di frutta tra ananas e papaya, tra quelli ancora rimasti. Siamo in albergo alle 17:30 e l'appuntamento è alle 19 per andare a cena insieme e per poi SIGH…partire. Abbiamo una suite al secondo piano. Cele si mette ad armeggiare in camera, io invece nel piccolo salotto tv. Proviamo anche a buttare dentro qualche frutto, ma io solo nel bagaglio a mano. Non vorrei mai venisse fuori una marmellata in valigia. Ci manca solo questo! La camera è grande, il letto non lo tocchiamo o quasi. Purtroppo qui siamo un po’ defilati rispetto al corpo centrale dell’hotel e nonostante i ripetuti tentativi il wi-fi non prende nulla! Amen. In modo quasi frenetico ribaltiamo tutto, cercando di fare in modo che non si rompa nulla e che poi si riesca a chiudere, eh questo è il solito problema dell’ultimo giorno di tutti i viaggi. Sembra una cosa da poco, ma finiamo appena il tempo, appena il tempo poi di preparare le buste, o meglio le cartine dove mettere i 125 euro per Nur e gli 80 euro per Mule: Ci arrovelliamo su quanto dare a ciascuno e come. Ma è anche quello che ci sembra giusto, pur tenendo conto che siamo solo in due. Riesco all’ultimo, ma proprio all’ultimo a farmi una doccia turbo . Ok anche per lo zaino da viaggio, controlliamo ancora. Nulla è rimasto, tutto a posto. Usciamo e scendiamo al piano terra. Nur ci sta aspettando già, ma senza fretta. Lui è sempre molto calmo. Caspita noi siamo vestiti per il viaggio-volo notturno e per stare anche qualche ora fermi in aeroporto e quindi jeans e felpa. Lui si presenta elegantissimo, vestito in abito blu con cravatta bordeaux; sembra un diplomatico. Consegniamo a lui ed a Mule le due papaie che proprio non ci sono state da nessuna parte e anche il coltello ed il piatto comprati l'altro giorno ad Awassa. Carichiamo e controlliamo bene anche tutte le tasche e gli ”anfratti” della Toyota; saliamo in auto ed andiamo a cena. Già da programma è prevista la serata in un locale tipico, mah vediamo. Il posto è il classico per una cena tipica con lo spettacolo musicale altrettanto caratteristico. Ho paura sia la classica banalità di fine tour. Nur ci dice che lo spettacolo comincia di solito poco dopo le 19.30. Andiamo all’HABESHA Restaurant, tra i molti locali id questo tipo, ma ritenuto tra i migliori, vedremo. E’ situato in Bole road ,in pieno centro città. L’impressione è buona anche se la confusione regna sovrana. Ma ci sta! Per quanto ci siano diversi gruppi di turisti occidentali prossimi all’imbarco come noi, è frequentato da tantissime persone del posto che si riuniscono qui locale per festeggiare compleanni, varie cerimonie o altre ricorrenze. Ci sono anche delle stanze riservate, ma noi siamo seduti in un tavolo nel salone unico principale. La Agenzia ci ha prenotato il tavolo proprio davanti al palco. Salutiamo vicino a noi Marco, ora seduto con una famiglia “allargata” di lombardi che hanno il check-in alle 20.30 e stanno per alzarsi. Scambi di saluti e di auguri e poi con Marco un arrivederci a poi, quando avrà esaurito l’accompagnamento agli altri suoi gruppi. Noi siamo gli ultimi a “salpare” come orario questa sera. La cena è a buffet. Il servizio è buono, curato nei particolari, i piatti locali sono injera da farcire con tante salse e poi una gamma ampia di ingredienti. I musicisti stanno preparandosi. Noi cominciamo con le birre e Nur e Cele vanno insieme ad assaggiare. Io aspetto il loro rientro e poi provo. Mule è ancora fuori alla ricerca del posto auto. Alla fine ci raggiunge e riempie il piatto di tutto e di più. E ride, sempre. Il divertimento è assicurato, la cena a buffet è discreta. Il tavolo è proprio sotto il palco, la musica è davvero coinvolgente e noi ci stiamo divertendo. Alla fine arriva anche Marco che ha esaurito il compito di salutare le altre comitive da lui gestite ed in partenza. Rimaniamo tutti insieme chiacchierare ed a guardare balli e danze, canzoni e acrobazie fino alle 21:40. Rinviamo di continuo la partenza. Cele vorrebbe ancora fermarsi. Le foto di rito e Mule va a prendere l’auto. Aspettiamo ancora 5 minuti ed usciamo. Fa fresco, ma molto meno di quando siamo arrivati la settimana scorsa. Ci spostiamo verso l'aeroporto. Appena scesi dall’auto cerchiamo di raccogliere tutto. Nella confusione dei saluti e degli abbracci, dei “prendi i soldi” e la consegna delle mance……mi sembra mi sia caduto qualche cosa. Controllo. No, dai, ho tutto. Faccio solo qualche passo e mi rendo conto che non ho più gli occhiali che avevo allacciati con il cordone al collo. Nel buio torno appena indietro e li trovo!!!!!! Prossimi ad essere calpestati da qualcuno in arrivo. Nur ci accompagna ancora. E’ andato avanti ed ora torna da noi con un carrello; Non può avanzare oltre. Ci Indica la strada direttamente dentro all'aeroporto e la zona dei check-in. Mancano solo gli abbracci, i saluti ed un arrivederci su cui ci contiamo tutti. Passiamo tranquilli i vari step dell'entrata. Poche persone sono ora in coda, in attesa del check-in che apre solo alle 22:50. Il volo è previsto per 1:45, non avendo fatto il check-in on line ci hanno comunicato di essere presenti 3 ore prima. Non ci credo, ma anche Marco e Nur ci hanno consigliato così, forse anche per “liberarsi” di noi un po’ prima!! Danno già un ritardo del volo. Passiamo al gate. L'imbarco viene continuamente rinviato e lo stesso personale di bordo è seduto pochi posti vicino a noi, sconsolato, attende la chiamata e la partenza. 06/01 Giorno 11 partenza alle 1.50 Addis Abeba – Istanbul – Venezia Spendiamo gli ultimi bir per comprare acqua e 3 magneti a prezzi peraltro da capogiro. Cele si appisola o quasi sulle poltrone sdraio. Io provo, ma non ci riesco proprio. Poi finalmente chiamano il volo e saliamo a bordo. Rinuncio fin da subito a qualsiasi idea di spuntino, cena, colazione o altro. Mi sono dimenato fino ad ora tra internet e book, in un’attesa infinita. Parto prima del decollo e dormo fino all'arrivo a Istanbul dove sta diluviando. Brrrr, qui fa tutta un'altra temperatura. Scesi cerchiamo di fare colazione. C’è un tavolo libero. Cribbio sono le 8 del mattino ed è tutto pieno o quasi. E ce ne sono tanti. Prendiamo due caffè, una fetta di salame di cioccolato e biscotti di pasta secca. Al Duty Free compriamo un bagnoschiuma al miele per Sanda ed una crema per labbra per nonna, 1 bottiglia di Metaxa per Enrico. Cele mi fa scarpinare all'inverosimile per cercare di tornare nello stesso luogo dove ci eravamo fermati e riposati all'andata. Ma dov'è ora? Sembra tutto uguale. Ci sembra lo stesso, ci assomiglia, ma non è lo stesso. qui ci sono tante spifferi fastidiosi, spero solo che non mi torni la tosse e non ci venga nulla; speriamo soprattutto di partire in orario. Ci sta anche a fare le foto sceme!!!!!!!! --------------------------------------------------------------- Qui in Etiopia tutte le fonti confermano che in questi ultimi due anni stanno avvenendo da un lato molte trasformazioni positive per la popolazione, grazie al clima di aperture diffusosi con la nascita, il 2 aprile 2018, del governo riformatore e liberaldemocratico guidato da Ahmed Abiy (nella foto sotto), e alla sconfitta della passata dittatura, e dall’altro forti tensioni inter-etniche, in buona parte probabilmente alimentate ad arte. Una delle innovazioni sostanziali del nuovo esecutivo, infatti è stata l’abolizione delle distinzioni fra le etnie (qui sono 83, anche se due di loro numericamente prevalenti sulle altre), che prima dovevano, per legge, essere segnalate perfino sui documenti di riconoscimento personali (come se sulla nostra carta di identità fosse scritto, in evidenza, “siciliano”, “toscano”, “trentino”…). Chi ha a lungo lucrato col vecchio sistema di potere ora agita (e finanzia) le rivalità etniche, pur di cercare di riottenere ciò che ha perduto, e la fascia più debole, più feroce, più ignorante o più corruttibile del popolino abbocca. «Nulla di nuovo sotto il sole», Ad esempio all’inizio del 2019, si sono verificati scontri, con una sessantina di morti, nella provincia di Awassa. Responsabili, insieme a comuni banditi e razziatori, agitatori “sovranisti” della popolazione autoctona, i Sidamo, più arretrati socialmente (sono soprattutto contadini, allevatori, pescatori), contro i Walayta, che vivono da decenni nella zona, e si occupano prevalentemente del commercio, delle costruzioni, dell’amministrazione pubblica e del sistema educativo. Un conflitto che è un classico della storia dell’umanità, ma che – la storia ci insegna – è possibile superare con la diffusione della cultura e dell’istruzione, con la contrattazione, la partecipazione di tutti alle decisioni politiche, lo sviluppo economico e la libertà. È facile capire, infatti, che se tutti i Walayta se ne andassero “a casa loro” – come urlano i fanatici nazionalisti armati – la provincia di Awassa, da ricca e produttiva, diventerebbe una landa desolata (come accadrebbe all’Italia se cacciasse davvero tutti gli “stranieri” e non facesse più arrivare immigrati). Tutti gli etiopi ragionevoli (la stragrande maggioranza della popolazione: più dell’80%) si augurano che le ripicche e gli odi tribali (con i saccheggi e la lunga scia di vendette che comportano) finiscano presto, e vengano dimenticati grazie allo sviluppo e alla democrazia. Il processo già avviato, che ha portato alle prime elezioni libere dopo quelle del 2005 potrebbe essere dirimente, a questo riguardo. Ma come si è arrivati a tutto ciò? Abbiamo ricordato che l’Etiopia è stata funestata, fino al 2018, da 44 anni consecutivi di dittature: prima quella comunista di Menghistu (durata 17 anni), e poi quella (che abbiamo definito cleptocratica) di Melles fino al 2012 e infine Hailè Mariam Dasalegn (27 anni) fino appunto al 2018. Quest’ultimo regime si era specializzato soprattutto nella razzia dei beni e delle finanze pubbliche, nel malaffare e nel privilegio (indicative, da questo punto di vista, lo scandalo della rovina fallimentare – per sottrazione fraudolenta di risorse – della principale industria del paese, la METEC, di proprietà pubblica, e il furto – scoperto solo nel 2019 di tutto l’oro delle Riserve dello Stato da parte dei capi del passato regime). Nel 2016 scoppiano le proteste: l'etnia oromo, la più diffusa, scende in piazza, scatenando la repressione del Governo che provoca oltre 300 morti. Nel febbraio 2018, al riesplodere di tumulti di piazza e rivolte di massa nel Paese, Desalegn si dimette improvvisamente. È un segnale che l'etnia tigrina al potere esce indebolita. Viene dichiarato lo stato d'emergenza Fra le due dittature, comunque, il primato dell’orrore spetta senza alcun dubbio alla prima. Nell’era del DERG (così si chiamava la giunta militare al potere durante il comunismo), infatti, l’economia del paese è stata distrutta (a causa della statalizzazione forzata di ogni attività); le materie prime sono state depredate dalla potenza dominante (l’Urss) e dai suoi complici (Cuba, nella foto Fidel Castro con Menghistu) in cambio di armamenti per condurre guerre sanguinose, che hanno devastato parti del paese (il Tigray, l’Eritrea); è stato compiuto un genocidio di massa dei contadini per carestia indotta (sul modello di quelli sovietici del 1918-1921 e 1930-1932, di quello cinese del 1957-1960 e di quello cambogiano del 1975-1979), e infine sono stati uccisi o fatti scomparire per sempre, durante il “Terrore Rosso”, proclamato dal regime nel 1977-1978, circa 320.000 oppositori, presunti tali o possibili dissenzienti .Haile Mariam Menghistu aveva preso il potere in Etiopia il 12 settembre 1974, sulla base dell’esempio che gli era stato offerto, giusto un anno prima, dal suo collega Augusto Pinochet in Cile. Anche Menghistu era, infatti, a capo dell’esercito del Negus (così come Pinochet lo era stato, fino al golpe, di quello di Allende), e aveva scelto di tradire, il suo ruolo, il suo mentore e il suo popolo per ergersi a “Salvatore della Patria”. Immediatamente, il dittatore fece arrestare l’imperatore ottantaduenne Haile Selassie (un anno dopo, nell’agosto del 1975, lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani, strangolandolo nel letto cui era ormai costretto, e avrebbe quindi fatto seppellire il suo corpo, per spregio, sotto la latrina del palazzo – dove venne rinvenuto, decapitato, nel 1992), fece ammazzare con un colpo alla nuca tutti i ministri del governo legittimo, chiuse il Parlamento e revocò tutte le libertà, ad iniziare da quelle di parola, di associazione e di stampa. Menghistu provò quindi a cercare appoggi e legittimazione, e non trovando nulla di tutto ciò in Occidente – dove nessuno si fidava di lui e della sua giunta militare – il 20 dicembre 1974 proclamò ufficialmente che il suo golpe militare era stato una gloriosa Rivoluzione Proletaria, e il suo paese era diventato uno Stato Socialista, all’insegna dello slogan “Etiopia prima di tutto!” In realtà in quei tre mesi Menghistu aveva assoggettato il suo paese all’impero di Mosca, e i dirigenti sovietici, in combutta, in seguito, con i loro sottoposti cubani, avevano avuto la garanzia del controllo totale sulla loro nuova colonia, che il dittatore gestiva, come altri suoi pari nel mondo (da Ceausescu a Kim Il Sung, da Castro a Honecker), per conto terzi. Dal punto di vista umano, prima che politico, una delle peggiori malefatte del regime del DERG fu, nel 1985, il furto degli aiuti internazionali raccolti con la campagna We Are the World, lanciata da Bob Geldof per andare incontro agli enormi problemi di una siccità senza precedenti. I fondi vennero sottratti per arricchire le tasche del despota e dei notabili del regime, mentre i contadini, afflitti dalla carestia vennero lasciati morire anche di fame. Menghistu non ha mai pagato per i suoi crimini: fuggito all’ultimo momento dal suo paese, portando con sé tutti i beni degli etiopi che era riuscito a trafugare, dal 1991 vive come un nababbo nel suo ranch dorato in Zimbabwe, ospite del suo degno compare, il dittatore “rivoluzionario” Mugabe (costretto alle dimissioni solo per questioni d’età e successione, ma ancora potentissimo). Giusto per capire come la situazione attuale sia piena di aspettative, dopo la pace finalmente stipulata ed ora stabile con la Eritrea! ---------------------------------------- allego ora le foto di Marina una mia amica quasi professionista che ha esposto anche di recente a Parma.... mi sembra che ci stiano proprio a conclusione alla prossima.................................................................................
  15. Ripartiamo attraversando ancora questa vegetazione inospitale, ma splendida. Usciamo dal parco da soli, come lo siamo stati per tutto il tempo che abbiamo trascorso qui all’interno. Altro privilegio questo, di poter essere soli e di riuscire a gustare a pieno queste esperienze. In pochi minuti raggiungiamo il SABANA LODGE, E’ direttamente appoggiato sul Lago Langano. E’ l'unico lago balneabile di tutta l'Etiopia ed è descritto come il “mare di Addis Abeba” nonostante il suo colore marrone poco invitante. Nur e Cele decidono di pranzare nel ristorante del lodge, molto bello e curato, direttamente con la vista sul lago, dall'alto Io preferisco rinunciare ad un nuovo pasto. Ho lo stomaco pieno di macedonia. Preferisco una sana doccia. Il lodge offre piccole villette, sono dei bungalow gialli con le camere spaziose e tutte con vista lago. Hanno ampie vetrate, verande con due sdraio e intorno prati e fiori. C’è in giro molto personale che continua a pulire e ad innaffiare ovunque. Anche qui tanti uccelli colorati che volano e cinguettano. Mi sono rinfrescato e raggiungo Cele a pranzo. Non ordino nulla, ma assaggio quanto preso da loro, buonissimo, lasagne al forno!!!!!!!. La cucina è gestita da una signora etiope-italiana e si vede. Il posto è bello, il personale è vestito in modo elegante e caratteristico, con i costumi del territorio. Finito il breve pasto e dopo un pit stop in camera, con Cele scendiamo verso la piccola spiaggia attrezzata, almeno in parte. Ci sono poche sdraio, alcuni giochi d'acqua e la possibilità di attracco per le eventuali barche o canoe. Ci portano con solerte cortesia degli asciugamani, ci sdraiamo e prendiamo il sole, ma comincia ora a fare fresco. A fianco una persona legge, alcuni pescano, mentre altri provano a nuotare. Saremo in 10/15 persone al massimo su un litorale di 300 metri almeno. Il colore dell’acqua è un forte deterrente. Comunque, per la serie “ogni buttata è persa” e non si può non provare ed allora almeno entriamo in acqua con i piedi, che non si vedono. Tutto marrone ed un po’ melmoso. La temperatura dell’acqua non è poi così male, ma quella dell’aria e la brezza che cresce ci consigliano di risalire. Ci fermiamo però a metà strada della breve salita che porta al ristorante. C’è un’area con veranda e bar ed alcuni tavoli. Nell’unico altro occupato un gruppo di tedeschi beve birra e se la spassa. E noi??? Siamo qui, seduti, guardiamo già con un po' di nostalgia questo paesaggio; qualche nuvola toglie un po' il fascino del tramonto che viviamo minuto per minuto, poi il rientro in camera. Cominciamo per forza e non per voglia a sistemare i bagagli ed i vari acquisti fatti in questi giorni. Ma in camera ci sono snack ed una bottiglia di Rift Valley Merlot 2017. Wow!!!! Ma che regalino spettacolare!!!! Appena sistemate le cose apriamo la bottiglia e sorseggiamo il vino seduti sulle sdraio, appena fuori dalla camera. Portiamo poi la bottiglia al tavolo per la cena. La location è perfetta: bella, fresca al punto giusto come temperatura, l'arredo è tutto in legno con tessuti colorati. Le cameriere sono graziose ed in costume, sempre sorridenti. Ceniamo con Nur e Mule, tutti e quattro insieme. Ci portano il menù alla carta e quello che leggo decisamente mi tenta. Dai, non ci credo! Mi intrigano diversi piatti italiani, ma qui in Etiopia, no! Chiedo e pretendo chiarimenti sulla qualità e sulla cottura della carne. La risposta mi “sconfinfera”. Bene, ci provo. Ho fame ed ordino prima spaghetti aglio e olio, da non credere da quanto buoni sono e mi costringono a fare una super recensione. Poi la tagliata. In una settimana non sono mai riuscito ad assaggiare un pezzo di carne commestibile di manzo o di zebù che sia. La cameriera si informa e mi assicura che sarà speciale. Mah, provare per credere mi dico; però mi oriento sulla rare medium, forse è meglio continuare ad evitare gli eccessi Finiamo con calma la nostra bottiglia: spaghetti davvero incredibili, carne finalmente spettacolare portati anche con un buon impiattamento e con varie verdure, anche queste cotte al punto giusto. Sono e siamo finalmente felici di mangiare qualche cosa di buono, cribbio.; anche il personale del ristorante sembra gratificato ed è particolarmente soddisfatto della nostra euforia e dei nostri complimenti assolutamente meritati. Cele completa la cena con un sorbetto vodka, forse migliorabile, ma guardiamo anche in che posto del mondo siamo. Io chiedo anche un cognac o brandy che abbiano. Si informano e poi mi riferiscono qualche cosa di incomprensibile. Intuisco dalle risonanze vocali che dovrebbe essere un Courvoisier. Mi chiedono la dose e scelgo un solo shot . La serata ha del clamoroso: mi portano il bicchiere addirittura riscaldato. Caspita si meritano una giusta mancia. Ci troviamo belli carichi di cibo e di alcool e con tanta allegria anche in corpo. Insieme facciamo un primo giro di ricordi. Poi la stanchezza anche oggi prende il sopravvento. Qualche secondo solo fuori dal bungalow....qui sta arrivando il Capodanno Etiope ed il Natale loro Andiamo tutti a nanna. L’acqua del giardino e l’innaffiatore automatico si interrompe finalmente con il suo tac tac tac ed evitiamo di rimanere inondati dalla pozza che si sta formando davanti alla nostra veranda. Le pompe dell’acqua del bagno danno inizialmente un po' di fastidio, ma solo per il silenzio assoluto che ci circonda.................................................................................................................................................................................. in questo ennesimo luogo magico ed incredibile.
  16. ............................................Siamo sul lago, praticamente con un piede in acqua o quasi; camminiamo. Vedo alcuni pescatori e soprattutto alcune donne con dei ragazzi impegnati tutti a pulire ed a liberare le reti, raccogliendo ancora qualche pesce rimasto intrappolato Quello che anche adesso abbiamo davanti è l’espressione di quello che succede quotidianamente, 365 giorni l’anno, sempre, con qualsiasi tempo e qualunque condizione. Attraversiamo insieme il “ristorante”. E’ la zona dove ci sono i piccoli tavolini ed i banchi di assaggio. L’amico rasta insiste, mi avvicina ad alcune persone che evidentemente conosce e che sono impegnate a mangiare e bere. Mi fa sedere qualche secondo con loro, più per una foto che altro. Nonostante le numerose remore non posso proprio esimermi dall' assaggiare due pezzi di filetto crudo, innaffiato con la salsa che la mia guida mi offre direttamente dalle sue mani. slurp slurp slurp Un bel boccone! Speriamo bene; il gusto comunque è buono, piccante al punto giusto. Invece rinuncio alla birra consigliata. Non sfidiamo oltre la sorte!!!!! Mi sto divertendo da matti.🤣 Cele mi guarda come fossi un alieno votato al suicidio. Nur sorride. L’ambiente mi piace, proprio per la ricchezza della semplicità! Ci spostiamo insieme di pochi passi, in un'altra zona sempre molto particolare: qui alcune donne, per lo più si tratta di persone anziane, cucinano la zuppa in grossi calderoni. Camminiamo nel fango, tra il fumo delle cucine, odori e sapori forti e non solo per il piccante dei cibi, tra le pozze d’acqua ed i piccoli ambienti che dovrebbero o vorrebbero essere delle camere riservate per mangiare. Anche questo colpisce forte lo stomaco e anche per questo rinuncio alla offerta di un nuovo assaggio. Sarebbe davvero troppo. Però sono contentissimo di questa esperienza. Salutiamo con molto casino e calore la nostra guida rasta. Nel baillame del parcheggio Mule riesce a venirci incontro, saliamo a bordo e partiamo direttamente verso nord, costeggiando l'area dei laghi. Richiedo ancora a Nur se è possibile saperne di più su queste manifestazioni, Le Fiche, di questa etnia alquanto poco socievole. E’ l’unica cosa che so. Ma forse per questo non riesco ad avere alcuna risposta concreta. Tutto sul vago. Tra di noi ed in bagagliaio abbiamo la frutta che abbiamo comprato e sarebbe il caso di mangiarla per pranzo o comunque in tarda mattinata, da qualche parte all’interno del Parco, dove stiamo ora andando, magari come picnic nel percorso tra i laghi di Abjattah e di Shalla. Fa tanto caldo. ATTENZIONE A CHI INTERESSA EVENTUALMENTE Con il senno di poi e visto il caldo sarebbe stato decisamente opportuno cambiare tempistica ed orari. Avremmo ora dovuto direttamente andare subito al Sabana Lodge sul lago Langano e rientrare poi nel Parco tra i laghi nel pomeriggio, nelle ore meno calde e forse con i colori più consoni del tramonto. Ma le guide hanno scelto un programma per noi diverso. L’unico vantaggio è che ora siamo solo noi, poi un’auto ci raggiunge, ma subito “scompare”. Entriamo nel Parco di Abjattah e di Shalla. Ad uno “sgabbiotto” facciamo i tickets e sale con noi una nuova guida per il parco. Ovunque si vada o si entri bisogna prendere una persona che ti guidi all’interno. Non è possibile andare da soli. La vegetazione è completamente cambiata rispetto ai giorni precedenti. Al verde della natura che ci ha accompagnato fino a ieri, si contrappongono ora terreni aridi sui quali crescono grandi acacie. Splendide con i loro meravigliosi profili. All'entrata subito ci accoglie un gruppo di faraone e poi tantissimi uccelli che ci volano intorno cinguettando, nonostante l'ora particolarmente calda e l'elevata temperatura. E’ un frastuono. E’ tutto spaventosamente arido, brullo e fa caldo. Facciamo in auto poche centinaia di metri e scendiamo subito. Seguiamo e cerchiamo di raggiungere 2 gazzelle o dik dik mentre sopra di noi, sui rami, saltano tucani ed altri uccelli. La guida ci indica nomi e “cognomi”, ma non me ne ricordo uno, neppure per sbaglio, a parte l’iris verde, ma questo è facile. Siamo proprio sopra i due laghi, completamente diversi nelle loro caratteristiche: uno è molto profondo e rappresenta la caldera vulcanica. L'altro ha invece una profondità di appena 18 metri. Poi continuiamo di nuovo camminando e facendo brevi tratti in auto; posteggiamo e andiamo incontro ad altre gazzelle con le lunghe corna: pascolano, poi scappano, poi ritornano. Cerchiamo di avvicinarci quasi con passo felpato, mi sembra di essere un Sioux. Poi ancora in Toyota per qualche centinaio di metri ed ecco un grande struzzo che bruca e poi mi guarda molto intensamente. Bello, è molto elegante nella sua completa indifferenza; continua poi imperterrito a mangiare e invece noi proseguiamo con ancora un po' di sterrato a piedi è ancora in auto. Arriviamo ad un belvedere, il classico viewpoint e dall'alto possiamo vedere la ampiezza e le diverse caratteristiche dei laghi. Le foto ci stanno, nonostante la foschia. Anche qui foto con bambini che spuntano come sempre dal nulla. Un ragazzo vende dei piccoli oggetti fatti a mano. La fattura è quella che è, ma compriamo un mini tucano in legno per farlo felice. E’ molto orgoglioso. Bello. In auto ora scendiamo lungo il percorso sconnesso e poi giù fino al lago. Alcuni fenicotteri sembrano attendere proprio noi. Non sono molti, ma i flamingo sono sempre una bella sorpresa Ed ora davanti a noi alcuni asini pascolano tra pozze di acqua bollente. Ora una mandria di zebù mi viene proprio incontro e mi attornia muggendo forte. Sono immobile. Ancora tante Acacie spettacolari nella forma dei tronchi e nel loro ampio cappello. Siamo sempre a piedi e raggiungiamo le sorgenti termali dove l'acqua sgorga a 93 ° dalle buche del sottosuolo. Salgono sbuffi di fumo e di calore. Di nuovo inseguiamo o proviamo ad avvicinarci ai fenicotteri che lentamente si stanno spostando. Il caldo comincia a condizionarci. Sono le 13:20; decidiamo di risalire, ma solo per fermarci poco dopo all'ombra di grosso cespuglio. Scendiamo ed apriamo il bagagliaio come fosse un tavolo; raccolgo una grossa pietra che spero possa aiutare Cele. E’ impegnata come chef a spelare, tagliare e svuotare gli avocadi, forse già troppo maturi. Prepara le papaya e in parte gli ananas; ne assaggiamo un po' velocemente e voracemente ed anche Mule ne approfitta come la guida indigena. Al solito Nur digiuna: disdegna la frutta, ma fa almeno da cameriere. Siamo in un posto impervio, invisibile e solitario, ma non si sa come passano improvvisamente alcuni bambini; assomigliano a dei pastorelli di un presepe. Sgranano gli occhi; sono in quattro ed abbiamo ancora giusto 4 banane che do loro e che divorano. Mi guardano come per ringraziare, si defilano in modo riservato, quasi educati nella loro assurdità, come per scusarsi di avere disturbato il nostro frugale aperitivo di frutta. La amuchina poi ci “salva” e ci permette di pulire le mani, particolarmente attaccaticce. Ripartiamo attraversando ancora questa vegetazione inospitale, ma splendida. Usciamo dal parco da soli, come lo siamo stati per tutto il tempo che abbiamo trascorso qui all’interno. Altro privilegio questo, di poter essere soli e di riuscire a gustare a pieno queste esperienze.
  17. Si, sottilissime, quasi polverose, con un effetto splendido, ma credo complicatissime da sbrogliare e lo fanno tutti i giorni 365 trecentosessantacinque giorni l'anno....
  18. 04 /01 Giorno 9: AWASSA- LANGANO, mattina mercato del pesce, pomeriggio visita Abjatta Shalla Nat. Park, poi relax sul lago giornata stupenda Awassa: gran notte e splendida colazione. Sole come da programma ordinato Fa caldo, ma non troppo. Perfetto. Per ora riusciamo a chiudere i bagagli, ma alcune cose le lasciamo nel bagagliaio della Toyota per non portarcele sempre dietro e rischiarle di rompere. E come da programma la prima visita di oggi è il mercato del pesce, in particolare della tilapia il pesce del Lago Awassa. Il famoso e mitico Fish Market! Da quello che Nur ci racconta questo mercato sembra sia il più importante di tutta la Etiopia. Il pesce non solo viene pescato e venduto, ma viene preparato crudo al momento oppure cotto in zuppa e viene consumato o in piedi con la injera e le salse piccanti o seduti e ci sono tanti piccoli tavolini presi stabilmente d’assalto. Non ci sono mai posti liberi. Sono le 9 e non c’è presenza di occidentali. Qui i giapponesi e gli orientali arrivano ancora con il buio, poco dopo le 6 del mattino. Confesso un po' di perplessità sul sushi a questi livelli e con questo regime di igiene e di pulizia. Regna una confusione bella, vivace, allegra. Nur ci presenta quella che è la guida che ora ci accompagna all'interno del mercato: è un ragazzo rasta, perfettamente integrato nell’ambiente del posto: allegro, alla mano, simpatico, sveglio, ci coinvolge fin da subito al punto giusto Cele si adegua con turbante!!!!!! Con lui andiamo sotto una grande tettoia e ci mostra dove decine di donne preparano le salse di accompagnamento. Ci propone di assaggiare, ma per ora soprassiedo e c c o l a T I L A P I A S U S H I PULIZIA NON IL MASSIMO, MA ALLA GRANDE E’ bellissimo. Il vociare caotico, con il sole ed i colori fanno tanta allegria e voglia di provare. Scendiamo appena poi lungo il lago; su un muretto alcuni ragazzini tagliano alla velocità della luce i filetti di tilapia, gli sciacquano “in qualche modo” e poi li impiattano a mani nude che sono quelle che sono e con coltelli belli arrugginiti Altri ragazzi-bambini, questi sono davvero piccoli, avranno una decina di anni al massimo, sono seduti per terra: dividono gli scarti ulteriori, scavano nei pezzi di pesci rimasti, dividono le viscere dal resto che raccolgono per terra. Questo è quello che si può raccogliere per preparare poi la zuppa. Il resto va in pancia dei pellicani e dei marabù che sono in acqua o che camminano qui intorno. E la fanno da padroni racimolando ogni possibile scarto, mentre altri uccelli attendono pazienti l'eventuale avanzo l'igiene è quella che è ma è uno spettacolo unico al mondo Siamo sul lago, praticamente con un piede in acqua o quasi; camminiamo. Vedo alcuni pescatori e soprattutto alcune donne con dei ragazzi impegnati tutti a pulire ed a liberare le reti, raccogliendo ancora qualche pesce rimasto intrappolato
  19. eddai che viene il bello Appena ripartiamo entriamo in un lungo viale alberato e sopra una grossa pianta svolazzano e sono appollaiati marabù e cicogne. Passiamo proprio davanti alla sede di ASOS Children. Altre poche centinaia di metri e imbocchiamo prima una strada in fase di rifacimento e dunque entriamo nel giardino antistante l’Hotel Haile Resort. Il proprietario è Haile Gebreselassie, il noto atleta e maratoneta, campione olimpico e che ha messo evidentemente a frutto quanto capitalizzato nella sua vita in termini di conoscenze delle esigenze del turista e degli investimenti da fare. E’ un albergo molto poco africano, ma moderno, molto pulito: sembra il classico albergo occidentale dei posti di mare. Grande, belle camere quasi tutte con vista lago e poi ampi saloni ricettivi….insomma il tipico hotel di categoria per turisti. Finito il check-in, sempre con la onnipresente collaborazione di Nur, gli indico di prendersi il pomeriggio libero ed anche Mule; ci arrangiamo se ci muoveremo eventualmente con un taxi o a piedi. A domani mattina. Con Cele abbiamo voglia e bisogno di stare un po’ da soli, tranquilli e di gestirci un po' il pomeriggio e la serata senza programmare nulla, così come viene e verrà! Ed in effetti siamo ancora indecisi su quello da fare. Se rimanere nel giardino sul lago o se andare in centro. Mi piacerebbe visitare l’Awassa Children Project, di cui mi sono cercato di informare anche prima di partire. Chiediamo alla reception. Sia Nur, sia il personale con i vari media provano ad individuarne sede o recapiti, ma nulla. Non riusciamo a trovare alcun indirizzo preciso che ci aiuti. Sono le 15:30 e vogliamo comunque dedicarci un po' di tempo. Saliamo al terzo piano ed entriamo in camera. La terrazza della stanza dà direttamente sul lago e la vista ci fa già sentire alla grande e ci fa subito innamorare del posto, assolutamente consci che siamo in TUTT?ALTRO MONDO rispetto a quello che c'è fuori. ma ogni tanto ci sta!! Con calma ci prepariamo e accendo così per fare la tv, in quanto siamo del tutto a corto di notizie. Scopriamo i casini che sono in corso tra Trump e l’ Iran. Mamma mia se queste sono le notizie è meglio non sapere nulla e poco dopo chiudiamo con l’esterno. Speriamo bene. Scendiamo giù nel parco del Lago dove due sposi stanno facendo un servizio fotografico. Guardiamo i tantissimi uccelli o volare o fermi tra le piante. Ce ne sono molti e colorati. Lo spazio qui all’interno non è molto grande ed il parco è recintato per ovvia sicurezza. e poi troviamo un punto molto ma molto interessantissimo Decidiamo di rinviare e ora di uscire dal recinto dell’ hotel. Chiediamo all’ingresso la strada e ci mettono come segugio un vigilante. Con la guardia a vista passiamo tra degli scarichi ed arriviamo lungo la riva, fuori dall’albergo, dove ci sono alcune panchine e diversi locali. Wow. Davanti a noi, a poche decine di metri, una mamma e due piccoli ippo stanno giocando a coccolarsi. Ecco che cosa stavano guardando anche prima. E noi non ce ne eravamo accorti. smoccolo per un'ora e riesco a fare delle belle riprese con la videocamera. mentre le foto sono tutte uno strazio. amen questi non stanno mica fermi. op su e giù e scatti all'aria. ma va a quel paese il poliziotto ci segue e ci consiglia poi di non proseguire ulteriormente da soli in quella zona e di rientrare o di spostarsi in centro con un tuk tuk. Nel frattempo gli ippo si spostano proprio nella parte del lago di competenza del nostro hotel ed allora noi facciamo altrettanto, così come una decina di altri turisti, tutti come noi incuriositi ed armati di macchina fotografica con “cannone”. Il sole comincia e scendere e la luce si va spegnendo, ma noi siamo qui da più di un’ora a guardare, innamorati del lago, commossi dagli ippo, sorpresi dalle varietà infinite di trampolieri e degli altri uccelli qui intorno. Passo il tempo a cercare di fare un video interessante, Ma questi si muovono piano, sbuffano, si immergono, salgono appena appena, ci guardano…..e tutto lentissimamente. Dopo un’ora e oltre che andiamo avanti si esaurisce anche la mia pazienza di filmarli, per quanto belli possano essere. Con altrettanta calma, quasi in moviola, con Cele ci spostiamo di poche decine di metri lungo quello che avevamo già prima adocchiato come il posto ideale per prenderci un super aperitivo, vista l'insegna “Sunset Wine Bar”! Super! Sprofondiamo sui divanetti in riva al lago con una bottiglia di Rift Valley Syrah 2015 e con alcune noccioline che il cameriere cerca e trova salendo fino al bar interno. E il sole cala creando colori incredibili. Ogni foto ritaglia sul tramonto stormi di uccelli in volo. Un pellicano ci passa davanti facendosi trainare dalla piccola corrente. Anche la temperatura è perfetta; il clima è favoloso. Facciamo fatica a pensare solo di tornare su in camera Ma tocca. Risaliamo con mezza bottiglia finita e l'altra…… forse la finiremo a cena. Vedremo se ci arriverà! Finalmente una doccia “seria” e poi puliamo attentamente la valigia, telefoniamo in Italia, sistemiamo mail e altro riposo. Mi “innamoro” di un poggiatesta old in legno, di quelli delle tribù, qui utilizzato come soprammobile in bagno. Quando scendiamo chiedo poi alla reception se è possibile acquistarlo. La risposta è negativa, ma mi indicano come nello shop dell'hotel dovrei trovarne di simili e altro. Non ci credo, ma vado a vedere. E’ qui attaccato. In effetti la mia sorpresa è appagata; ci sono diversi oggetti interessanti, alcuni proprio belli, mischiati ad altri pacchiani, cineserie anche brutte. Con Cele compriamo alcune collanine proposte da alcune associazioni benefiche. Tutti i prezzi sono complessivamente competitivi e sicuramente più vantaggiosi di quelli dei villaggi visti fino a ieri . Compriamo tanto per cambiare. Dove metteremo le cose al solito non lo sappiamo. Ma ci siamo sempre arrangiati e non disperiamo. Arriva l’ora di cena e passiamo al ristorante. Ci aspetta un bel buffet. L’ambiente è quello dell’hotel, un po’ freddo, marmo ovunque, ma il servizio è buono ed il cibo anche. Finiamo la bottiglia di Syrah e prendiamo pollo arrosto superlativo, insalata di pomodori e peperoni ed anche un dolce. Forse avrei fatto meglio ad evitare di prendere tutto il sole in auto tra ieri e oggi. L’eritema si fa sentire. Mi do dell’imbecille, ma non è che stia meglio. Ma che piaga sono diventato!!!!!! Finiamo di sistemare finalmente con calma le nostre cose. Si!, avevamo proprio bisogno di passare un pomeriggio tranquillo e da soli.
  20. cribbio non avevo preso in considerazione il cocco.... ma non so...ma soprattutto NON VOGLIO PROPRIO PIU' PENSARCI!!!!!!!!
  21. sapevo che qualcuno veniva fuori..... . eppure è una cerimonia particolare, poi anche potenzialmente pericolosa per quella etnia è di quelle aggressive, che possono diventare pericolose e c'è già stato qualche turista che ha subito conseguenze, non gravi, ma decisamente spiacevoli.. .. nonostante il nome.... che non si direbbe possibile andare incontro a cose spiacevoli...ma dai manteniamoci su un livello di documentabile serietà, anche se🤣
  22. Siamo vivi! Con la sveglia sappiamo che il passato è passato e che ce l’abbiamo fatta!!!!!!!! Siamo ancora qui in hotel a Yavello o Jabelo che sia…. Ci sono una montagna di denominazioni diverse, ma il posto è l’unico, lo stesso e per fortuna non ci sono cloni, almeno dell’albergo! Ed anche la colazione di questa mattina si sposa perfettamente con tutto quello vissuto in questo “magico” posto. Ma quello che abbiamo messo in bocca e sputato ieri sera era cane o scimmia’ questo dubbio ci arrovella la mente anche adesso, anche se cerchiamo di pensare ad altro. Peraltro il giardino è stato clamorosamente ripulito ed ora sembra perfino bello. A tavola invece il caffè è terribile, anche troppo tostato ed è amaro, cattivo, con una terrina tristissima di marmellata, 6 fette di pane già in parte risicate e morbidose da quanto umide sono. Partiamo il prima possibile: l'hotel è l'unico della zona ed è anche carissimo; non ci sono alternative per decine e decine di km. Abbiamo sbagliato probabilmente noi a volere venire in questa parte delle Etiopia. ecco le foto di Oggi, risalendo verso nord Nur ci dice che salteremo e non ci fermeremo a Jirgalem in quanto l’hotel è stato distrutto da un grosso incendio ed ora ne stanno costruendo uno nuovo. E’ complicato, ma se vogliamo andare comunque si può provare ad andare per vedere con il tramonto il pasto delle iene. Ma dovremmo riuscire ad arrivare ad Awassa, che è dopo Jirgalem verso le 15 e quindi non ci sembra il caso di rientrare poi e fare altri km per raggiungere Jirgalem e tornare di nuovo con il buio ad Awassa. Non se ne parla. Anche perché mi frigge in testa l’idea di prenderci un pomeriggio libero, lasciando liberi anche i nostri partner Mule e Nur. Un po’ mi spiace però.. Avevo letto che il pasto delle iene è un momento abbastanza particolare ed interessante, ma ci rendiamo conto che oggi poi dovrebbe anche essere una giornata tranquilla e riposante e speriamo allora di godercela. Da ieri sera sto chiedendo a Nur ripetutamente in merito alla tribù di Sidamo ed alle loro cerimonie che tengono proprio a gennaio con la celebrazione delle fiche. Si tratta di manifestazioni che durano diverse settimane e che vengono indicate come spettacolari. Ed i Sidamo sono un’etnia che vive proprio dalla parte opposta del Lago Awassa. Le mie domande e le varie richieste sulla possibilità di assistere a queste cerimonie, ammesso che si possano vedere o che cosa siano o quali opzioni potremmo considerare…. Beh, tutto cade pesantemente nel vuoto. Io non mi sono molto informato, ma Nur in questo caso pecca alquanto. Glissa che è un piacere. Forse una ragione poi c’è! Incontriamo subito lungo la strada altri numerosi posti di blocco militari. Fermano vari pulmini pieni di gente, ma la nostra Toyota viene lasciata sempre passare. Attraversiamo ancora villaggi con la solita tanta gente per strada. Man mano che risaliamo verso nord aumenta anche il traffico che nella zona di Yabello era abbastanza modesto, se si eccettuano i camion spesso parcheggiati a bordo strada e che comunque invadevano mezza carreggiata. Oggi il cielo è coperto, ma sembra possa schiarire. Vista la modesta colazione chiediamo a Mule di fermarsi ove ritiene lungo la strada per poter bere un caffè che si possa chiamare tale ed in Etiopia è praticamente impossibile berlo cattivo. Ma a Yavello tutto è possibile, anche questo!” Dopo oltre un’ora di viaggio ci fermiamo a Bule Hora, proprio per fare una nuova colazione. C’è ora il sole e scalda già abbastanza forte. La cittadina è caotica, con tantissimi cantieri in costruzione. Molta gente in strada e tuk tuk ovunque. I rumori sono fastidiosi, assordanti. Per la prima volta dopo Addis Abeba vediamo palazzine di più piani e auto anche “importanti”. Alcuni ragazzi raccolgono anche la plastica!!! Stiamo rientrando nella così detta civiltà; e infatti si sente anche un’aria molto più pesante e tanta puzza da gas di scarico. Saliamo alcuni gradini e ci fermiamo in un bel locale, con un grande terrazzo. E’ in stile occidentale, con alcuni tavolini all’aperto e quasi tutti già occupati. Ci sediamo all’ombra ed ordiniamo i caffè ad una ragazza, la cameriera, vestita come non ne vedevo da giorni, ma non ne sentivo la nostalgia! Appresso c’è una pasticceria, ma attualmente non c’è nessuno dentro e non hanno nulla di esposto. Peccato. Ci limitiamo ad un buon caffè, forte, di quelli stronca mandrie!!!!h Quando riprendiamo il giro il paesaggio cambia poco. E’ un susseguirsi ininterrotto di case e di piccoli villaggi. Ognuno di questi si caratterizza per qualche cosa e passiamo zone che si identificano per i loro prodotti tipici. Da un po’ di km vediamo bambini e ragazzi sbracciarsi con frutta in mano. Prima ci limitiamo a guardare, poi ne parlo con Cele e chiediamo a Mule di fermarsi perché vorremmo comprare qualche cosa. Passano un paio di km e Mule accosta vicino ad un ragazzo con un ananas “sventolante”. Non facciamo in tempo a vedere che altra frutta propone ed abbiamo la Toyota circondata. Non possiamo aprire neppure una porta. Mule esce sbraitando, ma è come parlasse nel vuoto; anzi, vedono qualche passaggio libero e si incuneano e ci gettano all’interno papaya, ananas, banane, canna da zucchero, avocadi, arance. Cerchiamo di fare una seppur minima selezione, ma è impossibile. Sembra di essere ad un mercato e perdere 10 mila euro in monetine. Casino allo stato puro. Non si comprende un prezzo, non siamo in grado di trattare e ci sono alcuni prodotti che non ci interessano proprio. Con calma, ma risoluti, rimandiamo alcuni frutti al mittente, o cerchiamo, visto che non è facile individuare chi ci ha letteralmente buttato le cose sui sedili. Mule riesce a sistemare il caos in qualche modo, minacciando di partire e di lasciare tutto in auto. Alla fine è difficile lasciare qualcuno senza aver comprato.. Gli occhi in un secondo cambiano e da speranzosi ed allegri diventano di una tristezza che ci massacra lo stomaco. Non possiamo comprare tutto, neanche stessimo in Etiopia un altro mese. Ciò nonostante ci troviamo con 6 papaye da 2kg l’una, 4 ananas, 20 avocadi, due grandi cesti di bananine. Il tutto per 250 bir, poco più di 5 euro! Per fortuna, mentre stiamo pagando, davanti a noi si ferma un altro pulmino e come zanzare tutti si spostano in un attimo sulla nuova “preda”. Ancora altri cercano di fermarci , ma ci accorgiamo che latri ragazzi, appena meno giovani cazzeggiano quasi sdraiati su qualche motorino, solo per far passare il tempo. E mi prende, mi pervade il solto grande senso di tristezza, non di qualche appagamento che invece speravo di avere. Il maledetto contrasto, quello che esplode appena ti sposti fuori da qualche cittadina più attrezzata almeno con acqua ed elettricità ed il nulla, dove per forza “loro” cercano o devono accontentarsi. E ancora la strada, il traffico senza soluzione di continuità tra case, capanne in argilla, altre solo in lamiera; ricominciano i tuk-tuk e attraversiamo grandi piantagioni di caffè risalendo sull'altipiano nuovamente oltre 2000 metri di altitudine. Ci accolgono piccoli scrosci di acqua e poi di nuovo sole ed è nuovamente caldo . Ora ci fermiamo a Yirga Chefe, al Lewison Hotel. La località è tipica, caratteristica ed immersa nelle piantagioni di caffè. Cele e Nur ne vogliono approfittare, io qui rinuncio per tachicardia. Il caffè di prima mi ha letteralmente stroncato ed è meglio a questo punto non esagerare. Scendo e faccio solo compagnia e mentre loro sono all’interno, io controllo silenzioso la preparazione meticolosa con cui viene curato ogni singolo particolare. In questo locale il caffè è un cult ,ma il resto lascia comunque a desiderare, anche per la pulizia, solo apparente!!!! Anche qui una terrazza, ma molto più piccola di quella dove abbiamo bevuto il primo caffè, soprattutto più stretta, ma ci sono alcuni bei tavolini e nell’angolo una bellissima donna etiope, molto elegante e riservata, impegnata a cucinare ed a scaldare il caffè, preparando ogni tazza con molta cura e pazienza. Mi fermo e mi sorprendo a guardarla con ammirazione. Lei se ne accorge e, schiva, sorride e poi quasi ammiccando si gira e continua ad occhi bassi. Mi sposto e cerco Cele che è andata ai servizi, prima in un labirinto, poi bloccata dal padrone dell’hotel, invitata a non entrare in quelli “comuni”, ma in quelli di una stanza che stanno risistemando. Molto meglio mi dice anche lei. Torno ai tavoli dove sono tante le persone che si alternano rapidamente, di volta in volta sedute per una breve colazione o per un pranzo piuttosto frugale. Questo è tra i locali ed alberghi più ricercati della zona. Lo sosta ci ha permesso anche di stiracchiarci un poco. Ancora in auto, ma non dovrebbe mancare poi tanto. E ANCORA STRADA E VITA E’ ora di pranzo. E’ vero che abbiamo fatto due soste per il caffè, ma nulla di altro, eccetto due banane che mi sono spazzolato subito, buonissime. Quindi con quello che ho mangiato nelle ultime 36 ore sono praticamente diventato un’acciughina ed è meglio mettere qualche cosa di solido nella pancia, anche se non mi sento proprio a posto. Ora cii fermiamo a Dilla, anche questa è una cittadina bella incasinata e trafficata. Pranziamo al Dilla Buffet, al primo piano dello stabile. Anche qui tanta e bella gente, solo e soltanto persone di colore comunque. Il buffet è ricco e vario e prima di me alcuni uomini fanno letteralmente incetta di ogni ben di Dio, riempiendo il piatto in modo esagerato. Davvero quasi tutti approfittano del buffet per coprire il piatto con una quantità di cibo pazzesca. Mi sembra di tornare a venti anni fa quando nei vari Club Mediterranee o Valtur vedevi delle cose immonde. Preferisco prendere poche cose, ancora scelgo verdure cotte e riso, dopo quel caffè che mi ha un po' dilaniato lo stomaco. Ora sto meglio; finalmente. E’ il primo pranzo discreto da giorni . E con il cibo buono torna anche sereno l’umore. Quando riprendiamo Mule sembra abbia ora il peperoncino tra le chiappe! Corre come un matto sulla strada che i cinesi stanno costruendo; incontriamo incidenti e non potrebbe essere diversamente visto il numero di moto, mandrie ed auto che stabilmente si muovono in contromano. Non riusciamo a contare quanti carretti di animali e gruppi di persone stazionano o camminano sul bordo strada, ma è pazzesco, anche in mezzo alla carreggiata stessa ed a volte sfidano davvero la sorte per attirare l’attenzione anche ballando; solo per tirare su qualche bir o per sperare di vendere qualche cosa sperando che un’auto si fermi. In questa zona, a bordo strada, sono appoggiate ed esposte per km, centinaia di ceste ed oggetti in bambù e poi cataste di legno di tutti i tipi, anche qui per km, come fossero distretti specializzati. Altri km e altri prodotti: ora è la zona dei sacchi di carbone e ancora frutta di vario genere. Memori di prima stiamo molto cauti. Anche se proviamo. Ci fermiamo un attimo per fotografare delle cataste di legna, si: solo e soltanto legna, e all’unisono ancora sbucano persone e cercano di “assalire” l’auto ed allora siamo costretti a ripartire di corsa. E loro si arrabbiano l’uno con l'altro.. Si fa fatica a dire di no, ma non si può fare diversamente. Arriviamo finalmente ad Awasa: è un grosso centro di almeno 200.000 abitanti. E’ l'unico posto in Etiopia dove le donne guidano moto e scooter. Con la frutta comprata abbiamo bisogno di piatto e di coltello. Ci fermiamo in un piccolo market per comprarli, così magari prepariamo domani lungo il percorso qualche cosa di buono. L’acquisto diventa una scena comica. Posteggiamo: il locale ha una grossa insegna ed un gazebo davanti , dove sono seduti due uomini, con tanto di grembiule, come fossero…e forse lo sono…magazzinieri. Alla cassa una donna è seduta ed è impegnata al telefonino. Il locale è come un lungo corridoio con una scaffalatura interna con diversi casalinghi esposti, senza prezzo. E’ poco più di un buco e la signorina, anche graziosa, ora sembra molto seccata ed annoiata dalla nostra presenza. Non c’è nessun altro ed ogni domanda che le facciamo sembra che le si faccia un torto. Risponde infastidita. Non si alza manco di un centimetro. Rimane sulla sedia indicando da lontano dove trovare quello che cerchiamo. Ogni volta siamo costretti a prendere il pezzo, portarglielo, quindi capire quanto costa. L’unica cosa che ci sembra carina non è in vendita, ma in esposizione. Ben messi siamo. Gli uomini da fuori guardano immobili. Finalmente compriamo e paghiamo. Apre la cassa e non c’è una banconota a pagarla oro. La signorina si rivolge ai suoi due sparring partner e ordina loro di andare a cercare di cambiare i nostri soldi per averli giusti Questi si muovono insieme come fossero siamesi. Spariscono, poi tornano e con una smorfia e soffiando ci viene dato il resto. Che fatica. E siamo nel pienissimo centro di Awasa. Da non credere. Ci salutano a fatica. Ritornano nel loro immobilismo. Tra l’altro i soldi, ora ci accorgiamo, li hanno cambiati in un altro simile negozio, certamente più fornito e poco distante. Potevamo andare là, ma Nur ci spiega che non era il caso. Vallo a capire. Tutta la scena è stato davvero inusuale e non so come un negozio di questo genere possa tirare avanti. Appena ripartiamo entriamo in un lungo viale alberato e sopra una grossa pianta svolazzano e sono appollaiati marabù e cicogne. ..................................................... a poi per lo splendido ed immaginabile pomeriggio
  23. 03/01 Giorno 8: YAVELO - YIRGA ALEM – HAWASSA Haille Resort ad Awassa
  24. e' quello che abbiamo mangiato e non capito che cosa fosse a creare un blocco non indifferente, anche perchè ci siamo trovati tutti e tre a guardarci increduli e scombussolati non sapendo se sputare , come hanno fatto Nur e Cele o inghiottire con angoscia, come ho fatto io, quasi senza sapere il futuro che mi poteva attendere... e ti dico che ne ho vissute anche di molto ma molto peggio, ma così no, come preoccupato immedesimando quello che avevamo passato in camera con quella che poteva essere la cucina e il gusto viscido, amaro e disarmante che mi saliva dallo stomaco. davvero inusuale per dirla educatamente e SCHIFOSO!!!!!!! per dirla come stava
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