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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 03/12/2019 in tutte le aree

  1. 2 settembre 2019: Tana - Nairobi - Ginevra - Roma Ultimo giorno, ieri sera abbiamo detto a Petit di passare a prendere la moglie in ufficio e tornare a casa presto e di venire stamattina dopo aver accompagnato la moglie... dopo 2 settimane in giro, avrà avuto ben voglia di passare un po' di tempo con lei e con la figlia! Sistemiamo tutti i regalini nelle valigie che sono semivuote, svuotiamo la stanza, ottima colazione dei campioni e via, siamo pronti a partire, la città alta ci aspetta! Si, perchè a Tana, la divisione della città è in altezza... c'è la città bassa, piena di aree popolari, la città media, dove abita la borghesia e appunto, la città alta, la zona più ricca di Tana, dove un appartamento salone, 2 camere e servizi costa ben 400000 ariary al mese... É il doppio dello stipendio minimo malgascio. La visita della città è praticamente un viaggio nella vita di Petit, ci porta alla cattedrale, da dove una statua della Madonna (in tutti i sensi! 😂) domina la città... quindi proseguiamo verso la sua parrocchia, dove è cresciuto e dove si è sposato... è dedicata ai primi martiri malgasci, che sono stati gettati da questa rupe per essersi rifiutati di abiurare. Tana è una città enorme, ricca di acqua... sul laghetto artificiale al centro della città sorge la statua dell'Angelo Nero, il monumento dedicato ai malgasci morti durante la Prima Guerra Mondiale. Eh, si, essendo colonia francese, hanno fornito le truppe e molti di loro hanno combattuto e sono morti sulla Marna, in quella infinita battaglia di trincea, nel fango e nel freddo. Dall'alto si capisce bene la struttura, un continuo saliscendi con colline ripidissime. Su una delle più alte sorge il Palazzo della Regina. Purtroppo qualche anno fa è bruciato ed è rimasta solo la struttura esterna e la spesa non vale la visita. Ma è bello anche solo passeggiare tra queste stradine strette, popolate da automobili che da noi sono un lontano ricordo, con i fiori coloratissimi che sbucano dai muri di cinta delle villette. E anche dai soliti, immancabili ragni!!! Ma è anche bello vedere la vita di tutti i giorni, le piccole botteghe, i ragazzi che giocano a calcio appena c'è uno spiazzo largo abbastanza per fare una porta. Eh si, il calcio! In Mada è tutto un fiorire di Alefa Barea, visto che la squadra si è comportata benissimo in Coppa D'Africa... magari tra questi ragazzini c'è un futuro campione... di sicuro c'è un bimbo felice, perché gli ho regalato una foto della instax ed è corso a farla vedere a casa come se fosse il Santo Graal! L'ultima tappa del giorno è il mercatino turistico... Petit ci lascia liberi di scorrazzare con una sola raccomandazione... TRATTATE! Non bisogna mai pagare il primo prezzo, di solito quello che spuntate è almeno il doppio del valore, ma va bene così! Compriamo pepe, cannella, vaniglia, un po' di ricordini assortiti, un piccolo quadro... avremmo voluto comprare tutto il mercato, ma non ci sarebbe bastata la valigia! Una delle cose più divertenti è vedere i mezzi locali... Hanno almeno 50 anni, il Renault anche qualcosa di più... sono vecchissimi, saldature ovunque, rattoppati per tirare avanti il più possibile! Di fronte al mercato, c'è il fiume... al centro la fabbrica di mattoni, sulle sponde le signore che lavano i panni, chiacchierando, cantando... Ci divertiamo a fotografarle, una ragazza quando ci vede si alza e si mette in posa... è suo il sorriso che ci entra nel cuore, quel sorriso aperto e sincero che esce spontaneo. La cosa incredibile è che su questo specchio d'acqua c'è di tutto... la risaia, la fabbrica di mattoni, le lavanderine e il pescatore... tutto il loro mondo racchiuso in pochissimi metri. Ormai è ora di partire, Petit ci accompagna in aeroporto e ci fa il complimento migliore per un viaggiatore... "Queste 2 settimane sono volate, è stato bello viaggiare con voi, siete stati un'ottima compagnia per me" Ma anche lui lo è stato, simpatico, disponibile e interessante, un chiacchierone che ci ha dato tantissime informazioni e tantissimi consigli su come comportarci, su cosa è giusto fare e cosa no. Tra un abbraccio, un saluto e una lacrima entriamo in aeroporto per i controlli, check in veloce, controlli rapidi e siamo dentro, in attesa del volo che ci porterà a Nairobi. Ma mentre siamo al tavolino... "CAZZZZZZZZ... le medicine! Non le abbiamo dato a Petit" "Noooooo!!! e come facciamo?" Cominciamo a pensarci un attimo, ci diciamo che potremmo darle alla cassiera, tanto saprà come utilizzarle, ma poi mi viene in mente una cosa... "Le diamo alla signora delle pulizie che è giù ai bagni... tra tutte le persone che lavorano qui in aeroporto è quella che avrà lo stipendio più basso, magari servono più a lei che ad altri." Barbara è d'accordo, scendo con la bustina, vado dalla signora e le chiedo se possono farle comodo un po' di medicine, aspirine, paracetamolo, un paio di antibiotici a largo spettro... Il suo sorriso si allarga e gli occhi le si illuminano, certo, le fanno comodo! Sistemato anche l'ultimo sospeso, ci imbarchiamo sul primo volo, scalo a Nairobi scarsino, se non fosse per l'Amarula, del quale compriamo 2 bottiglie, scalo tecnico a Ginevra e arrivo a Roma... Se non fosse stato per il bagaglio e per l'assistenza clienti inesistente,la Kenya Airways avrebbe meritato un buon voto, ci ha riportato a casa quasi in orario, chiamo il valet per farci riportare la Panda in aeroporto e in una mezz'ora siamo di nuovo a casa, a coccolare i Ciopini, che ci sono mancati un sacco!!! E ora... Ma forse no!
    3 punti
  2. GG5 - 22/08 Kruger National Park – Blyde River canyon – Graskop Oggi salutiamo Phalaborwa e soprattutto il Kruger che ci ha regalato grandissime emozioni che porteremo per sempre con noi. Prima però facciamo una super colazione a base di toast caldi con cioccolata, per me che sono del club dei golosi, e colazione salata per gli altri. Salutiamo la proprietaria della guest house che ringraziamo per tutto e che, come ultimo consiglio per il nostro viaggio, ci consegna una lista di cantine vinicole da visitare quando saremo a Franschhoek. Caricate le valige e impostato il più o meno fedele navigatore, partiamo alla volta di Graskop. Maps prevede circa due ore e mezza di viaggio, durante i quali si susseguono diversi paesaggi completamente differenti l’uno dall’altro, quando siamo a pochi chilometri dal nostro obiettivo ci troviamo circondati da foreste verdi, sembra di essere in America in zona Sequoia . La tentazione di fermarsi a bordo strada per scattare un po' di foto è forte ma, purtroppo, non abbiamo molto tempo in quanto gli obiettivi della giornata sono numerosi. Alle 11 circa arriviamo finalmente a Graskop precisamente al “Laguna Lodge” guest house. Graskop appare subito come un paesino molto tranquillo e le nostre sistemazioni per la notte non sono altro che due camere con bagno, ricavate all’interno della villa della simpatica proprietaria che ci accoglie con un grande sorriso. La signora si rivelerà un pozzo di informazioni, dopo averci mostrato le camere e sbrigato le parti burocratiche, tira fuori una cartina dove segna tutte le cose da vedere nella zona consigliandoci l’ordine e l’orario migliori per visitare i vari punti di interesse. E non è tutto. Ci indica anche il posto dove pranzare e si offre di prenotare il miglior ristorante del paese per la sera. Visto la grande professionalità, ci fidiamo . Finito il briefing che neanche i Navy Seals…. ci dirigiamo, come prima tappa, a “The Pinnacle Rock” una vasta area che si affaccia su uno sconfinato paesaggio dove nel mezzo spunta una roccia; paghiamo l’ingresso al custode e troviamo agilmente parcheggio. Siamo noi e qualche altra famiglia, si respira una profonda tranquillità, ne approfittiamo per passeggiare (qualcuno per sporgersi, prima o poi tornerò indietro da sola) e per scattare giusto qualche foto. La calma viene interrotta dall’arrivo di una bella scolaresca di studenti (che incontreremo anche nelle successive tappe di giornata) composta da ragazzi di tutte le età, dai 6 ai 16 anni più o meno, che, con le loro divise colorate, si disperdono per i vari view point. È arrivata quindi l’ora di lasciare spazio e di ripartire alla volta del prossimo obiettivo: “God’s Window”. Arrivati al view point paghiamo l’ingresso, parcheggiamo la macchina e ci avviamo lungo il trail che ci porterà a diversi punti panoramici. C’è molta gente e percorriamo gran parte del percorso con un gruppone di signore / ragazze sudafricane, simpaticamente rumorose e intente a farsi i più improbabili selfie . Arrivati in cima, nonostante una leggera foschia, la vista si apre sull’orizzonte sconfinato; dicono che da questo punto, ammesso che la giornata sia limpida, si può vedere il Mozambico. Onestamente con tutto quel verde risulta un po' difficile distinguere i confini 🙂 Tra una cosa è l’altra si è fatta ora di pranzo. Puntiamo il “Potluck Boskombuis“, ristorante suggerito dalla proprietaria della nostra guest house. Dopo aver sbagliato due volte strada, guidato su uno sterrato e attraversato uno strettissimo ponte raggiungiamo il parcheggio e, nascosto sotto le rocce, o meglio costruito nelle rocce, scorgiamo il ristorante. Prendiamo posto su uno dei tavolini con vista fiume e ordiniamo qualcosa, ma più che mangiare con la bocca mangiamo con gli occhi, il paesaggio è davvero unico. Finito il pranzo approfittiamo per un pitstop tecnico al bagno, il primo ad andare è Luca che, una volta tornato, racconta di essersi goduto il paesaggio anche durante il “bisogno” grazie ad una splendida finestra senza vetri proprio di fianco al water. Poco dopo andiamo io e Simona ma non troviamo il bagno descritto da Luca bensì una semplice turca senza finestre. Chiaramente si apre un animato dibattito. Per svelare il mistero, prima di andarcene, ci dirigiamo ad indagare sul luogo del misfatto. Salita la scaletta di legno ci sono due porte e su una c’è scritto “non entrare” indovinate dove è entrato Luca?! Va bè poco male qualcuno si sarà goduto lo show intitolato: “uomo bianco innaffia il Sudafrica”. Tavolini in cui mangiare La cucina Risolto l’arcano, ripercorriamo il ponte e ci dirigiamo verso uno dei posti più belli, che rimarrà di più nel mio cuore, le “Three Rondavels”. Si tratta di tre formazioni rocciose che ricordano le capanne ed un isolotto, tutto da ammirare dall'alto su terrazze naturali a strapiombo nel canyon. Lo spettacolo che ci troviamo di fronte è davvero bellissimo e il cielo azzurro fa emergere ancora di più il paesaggio. Esempio di cartello che Luca ignora Dopo l’inevitabile scarrellata di foto ci aspetta il “Bourke’s Luck Potholesvels“, l’attrazione turistica più nota visto la grande quantità di persone. Incontriamo di nuovo la scolaresca incrociata al Pinnacle e rimaniamo un attimo al parcheggio, attrezzato con dei barbecue già belli carichi, a respirare il profumo di carne alla brace . Con il languorino ci avviamo verso il trail che porta, tramite una serie di ponti sospesi, al “Bourke’s Luck Potholesvels”. Luca come sempre si sporge ovunque e io da lontano lo controllo. Ancora dietro al cartello Trascorsa una mezz’oretta è tempo di raggiungere l’ultimo obiettivo della giornata ossia le Lisbon falls dove, grazie al briefing mattutino, andiamo ad ammirare il tramonto ed attendere che il sole cali per vedere le rocce che si illuminano di rosso. Qui probabilmente c’è stato qualche errore di comprensione con la proprietaria della guest house perché sinceramente le rocce illuminate di rosso non le abbiamo viste; poco male ci siamo comunque goduti uno spettacolare tramonto accompagnato dal fragoroso rumore della cascata e dalla musica di un gruppo di ragazzi che, birre alla mano, si gustavano il termine della giornata. 0 Il buio ormai sta per calare quindi risaliamo in macchina e torniamo in stanza per lavarci e alle 19 raggiungiamo a piedi il ristorante prenotato la mattina. Il “The Glass House” è davvero un bel ristorante e il suo proprietario si manifesta subito un gran simpaticone, ordiniamo e ci godiamo l’atmosfera. Finita la cena ritorniamo in hotel e facciamo tutta la strada con il naso all’insù per ammirare la Via Lattea che, grazie al buio che ci circonda, fa capolino sopra le nostre teste. Staremmo lì fuori delle ore ma c’è una grossa escursione termica che ha abbassato di molto la temperatura, perciò ci ritiriamo sotto la coperta elettrica (una manna dal cielo) e in poco tempo ci addormentiamo. Continua... SPESE DEL GIORNO: ingresso Pinnacle Rock 70 Rand ingresso God’s Window 70 Rand ingresso Three Rondavels 120 Rand ingresso Bourke’s Luck Potholesvels 250 Rand pranzo “Potluck Boskombuis“ 325 Rand Hotel Graskop - Laguna Lodge 147,00€ cena “The Glass House” 4 persone 900 Rand
    2 punti
  3. Sabato 31 agosto 2019: Palmarium Quale modo migliore per iniziare la giornata se non una bella colazione? Ci sediamo al tavolo, ci portano un bel piatto di frutta mista, ananas, papaya e banana, Barbara avvista un piccolo lemure sulla balaustra della capanna ristorante... Faccio appena in tempo a girarmi, che il lemuretto scatta come un trapezista del circo... salta su un tavolo dietro di me, rimbalza sul montante della capanna, poi sulla mia gamba e da qui sul nostro tavolo, veloce come solo un lemure paraculo riesce ad essere, agguanta la banana dal piatto e scappa via, sotto lo sguardo attonito e desolato del cameriere che cercava di tenerlo lontano e le nostre risate per la visita inattesa! 😂😂😂😂😂 Terminata la colazione con una nuova banana partiamo per il tour della riserva... Beh, all'inizio "tour" è una parola grossa, camminiamo tra i bungalow, perché qui lemuri, camaleonti e tartarughe la fanno da padroni, è praticamente casa loro. La riserva del Palmarium è attualmente gestita da francesi, che si occupano attivamente della conservazione del patrimonio naturale, ma fino a qualche anno fa, era gestita da un tedesco, che ne aveva fatto un allevamento per rettili da esportazione... camaleonti, serpenti, anche insetti, strappati alla loro terra e venduti ai collezionisti. Quando finalmente questa pratica è diventata illegale, il tedesco ha abbandonato la zona, fino alla creazione della riserva. Qui tra i bungalow ci sono lemuri grigi, lemuri con la corona e i varecia (che noi abbiamo soprannominato Lemuri Panda, per ovvi motivi). Nella riserva i lemuri prosperano e si riproducono, a volta si incrociano tra di loro, ma gli ibridi non sono fertili... comunque abbiamo trovato parecchi cuccioli sotto i 3 mesi. Lasciamo la zona dei bungalow per addentrarci su un sentiero che attraversa la jungla, fittissima e rigogliosa, alla ricerca degli Indri, i più grandi tra i lemuri della zona. Però il primo incontro è terrificante... Guardo in alto e vedo il filo di una ragnatela... faccio mezzo passo di lato e sento la guida che fa "eccolo lì"... mi giro verso l'alto e a pochi cm da me c'è un ragno enorme... ARGH! PAURISSIMA!!! Ho il terrore dei ragni e sono quasi passato attraverso la sua ragnatela! Camminando nel fitto della jungla, troviamo gli indri, 2 diverse coppie... Si, in effetti l'espressione non è poi intelligentissima, ma sono degli animali dolci e per niente aggressivi... il primo che troviamo è una mamma con piccolo in grembo. Come fa la guida a sapere che ha meno di 3 mesi? Semplice! Sopra i 3 mesi i lemuri si attaccano alla schiena di mamma lemura, mentre questo cucciolo è ben nascosto dalla folta pelliccia sulla pancia. La nostra guida ha delle banane in tasca e ne da un pezzettino a me e a Barbara per darlo ai lemuri... mamma lemura si allunga, ci prende la mano con dolcezza, prende la banana più delicatamente delle 2 bestie di satana che vivono a casa nostra e la trattiene... La sensazione del contatto con la zampa del lemure è incredibile... il palmo è morbido, fresco e asciutto, non hanno praticamente unghie e quella leggera stretta sembra quasi un ringraziamento. Dopo l'incontro con i lemuri, scendiamo verso la spiaggia, lontani dal lodge, in una zona umida, dove incontriamo iguana, camaleonti e loro... le piante carnivore: Rientrati al lodge, ordiniamo un paio di panini per pranzo e ci mettiamo sulla nostra veranda per mangiare... Appena Barbara tira fuori le banane, eccolo qui, il nostro amico Varecia si presenta con la faccia da ciopino che vede il fondo della ciotola... "Guarda che belle banane, non le mangerai mica tutte..." 😂 Torno con i panini da camionista affamato e spacciamo una banana al nostro nuovo amico che ringrazia soddisfatto! E per digerire il pranzetto... Per il primo pomeriggio abbiamo prenotato la gita al villaggio dei pescatori, ci presentiamo all'orario stabilito all'imbarco e non c'è nessuno... aspettiamo un po' e niente... siamo in Africa, a volte gli appuntamenti sono un po' "naif"... Vado alla reception, gli dico che avevamo prenotato e loro cascano un po' dalle nuvole, ma nessun problema, chiamano il motoscafo veloce e ancora ce la facciamo a fare sia il villaggio che la visita notturna alla Aye Aye island. Scendiamo all'imbarcadero, eccolo qui, il motoscafo è quasi pronto, 10 minuti di traversata e arriviamo a Andranokoditra, piccolo villaggio di quasi 400 anime, dove veniamo accolti come celebrità! Quasi tutto il villaggio vive di pesca, le donne pescano nella laguna, gli uomini nell'oceano, il resto del turismo che gli porta la riserva vicina... La nostra guida è un pescatore piccolo come tutti i malgasci e con un bel sorriso... ci dice che al ritorno sarebbe carino acquistare qualcosa dalle ragazze sulla spiaggia, prendendo oggettini da tutte... hanno collane di semi e di sassi, colorate, semplici. Puntiamo subito la spiaggia e ci facciamo baciare dalle onde dell'Oceano Indiano... si, perché vorremmo toccarlo, ma è lui a toccare noi per primo! E finalmente capiamo l'origine del rombo lontano che si sente alla riserva... nonostante sia a 2 km in linea d'aria, quel rombo lontano sono le onde che si frangono sulla riva... Una lunga e incessante teoria di onde altissime, che i pescatori locali affrontano con delle piroghe di balsa, leggerissime, si sollevano con una mano e senza nemmeno troppa fatica. Ognuno di loro porta 800 metri di rete, alta 2 metri e a forza di braccia deve uscire al largo... la piccola piroga appare e scompare nell'oceano. Lo fanno 2 volte al giorno, sera e mattina, e il pescato pregiato viene prima lavorato sul posto e poi spedito via treno, una volta al giorno, verso l'interno. Una ragazza (probabilmente la sorella della guida 😆) ci chiede se vogliamo della noce di cocco... inizialmente ci chiede 5000 ar, poi la signora più anziana le dice qualcosa in malgascio e magicamente il prezzo sale a 5000 a testa! Sorrido, capisco di essere stato fregato, ma vabbè, sono comunque meno di 3€ in 2! Ma la noce di cocco non si beve e basta... si mangia anche la polpa fresca, prelevata dall'interno direttamente con una scheggia di guscio! Buonissima! Proseguiamo verso il villaggio e la guida prima ci porta alla scuola dove i 120 bambini del villaggio (si, 120 su 450) passano le loro giornate... adesso è chiusa, visto che è vacanza anche laggiù! Ci porta a visitare la sede dell'associazione del villaggio, gestita dalla moglie e compriamo pepe e cestini intrecciati, poi, passeggiando, ci porta in un altro negozietto, dove la signora (probabilmente la cognata della guida 😂) ci chiede il quadruplo rispetto a quello che ci ha chiesto la moglie della guida! Aho, so vazah, nun so mica cojone!!! 😂😂😂😂😂 Alla fine spuntiamo il mio prezzo per una piroga in balsa e per altri cestini, durante la durissima trattativa Barbara gioca con un bimbo che le elargisce dei bellissimi sorrisi! Un paio di sigarette ai ragazzi che aggiustano le reti e siamo pronti per tornare sulla spiaggia, la guida ci racconta ancora la rava e la fava di tutto quello di cui ha bisogno il villaggio e ad un certo punto, gli dico in italiano: Tu sei un gran paraculo, mi sa! Oui, oui! 😂😂😂😂😂 Torniamo al lodge ed è quasi ora di partire per la Aye Aye Island! Gli Aye Aye sono lemuri notturni, ad altissimo rischio di estinzione... per preservarli, 7 di questi lemuri vivono su un isola artificiale sul canale di Pangalanes, sorvegliata dai volontari e aperta solo a visite accompagnate. Si parte al tramonto e quando arriviamo all'isola è buio pesto, con una sottilissima falce di luna nel cielo. Non è possibile usare il flash, né altre fonti di luce se non quella fornita dagli accompagnatori. Cominciamo a camminare nel buio più assoluto, mentre la guida ci dice che ogni sera preparano delle esche per far avvicinare questi animali così schivi. L'esca non è altro che una noce di cocco incastrata tra 2 alberi, che gli ayeaye scavano con la loro zampa così strana. Si, perché l'ayeaye non sembra solo un lemure mannaro, ma è anche dotato di una zampa particolare, 4 dita robustissime e un dito lungo e sottile che viene usato per scavare la noce di cocco e i nidi di formiche e termiti, che rappresentano la sua dieta principale. Sono animali strani, con quella pelliccia ispida e spettinata, come diceva Barbara, pensare che sono praticamente prigionieri su un isola fa un po' male, ma qui non ci sono i predatori che potrebbero sterminare una popolazione già in pericolo, non ci sono uomini che sono interessati a catturarli e soprattutto, si riproducono, abbiamo visto anche un lemure molto giovane, poco più di un anno. E il ragno gigante non manca mai!!! Soddisfatti dagli avvistamenti e dai racconti delle guide, è ora di tornare in hotel, dove ci aspetta la nostra cena... Ѐ strano pensare che i prossimi giorni saranno gli ultimi da passare qui, ma qualche sorpresa questo viaggio ce la riserverà ancora!
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  4. Venerdì 30 agosto 2018: Andasibe - Manambato - Palmarium Siamo agli sgoccioli del viaggio, ormai mancano gli ultimi giorni, ma il meglio ce lo siamo lasciato alla fine. Ieri sera la signora dell'hotel ci ha avvisato che saremmo partiti per le nove, Petit ci ha lasciato qualche minuto di riposo in più! Dopo l'ottima colazione, siamo pronti ad affrontare la lunga strada di oggi... si parte da Andasibe, si prosegue sulla RN 2 fin dopo Brickaville, poi 2 ore di pista orrenda per arrivare Manambato e da qui... 2 ore di battello sul canale di Panagalanes per arrivare alla Palmarium Reserve. Ma procediamo per gradi... Partiamo attraversando un paesaggio pazzesco, verde, rigoglioso, tropicale. La Route National 2 parte da Tana e arriva in uno dei porti più importanti del Madagascar, ma come tutte le altre strade, è ridotta veramente male, con l'aggravante che è anche trafficatissima, camion e taxi brousse su tutto. Riusciamo anche ad aiutare un altro driver che ha forato una gomma in una delle innumerevoli buche. E noi ne approfittiamo per scattare un po' di foto intorno, a questo verde e a questa ricchezza. Approfittiamo di una breve sosta per fare un giro in un mercato locale... Bello, variopinto e profumato, sui banchi compriamo le nostre classiche banane, un frutto stranissimo, la Sugar Apple, konykoni in malgascio, che mangeremo per merenda. Ci divertiamo un mondo a scattare e chiacchierare, a farci un po' prendere in giro con un sorriso, in fondo siamo i vahaza, c'è la cannella quasi ovunque, il frutto del cacao, le canne da zucchero, il tamarindo, i jack fruit... potendo, avremmo assaggiato tutto... O meglio... quasi tutto! Si, sui banchi ci sono queste strane cose scure, lunghe all'incirca mezzo metro. Guardo meglio e capisco che non è frutta, ma anguille affumicate! Si, ci spiega Petit, in questa zona le anguille abbondano e se non vengono mangiate fresche, vengono affumicate per conservarle! L'aspetto non è dei migliori, però... Mentre attraversiamo Brickaville, una visione davanti a noi... Si, è proprio uno scuolabus, di quelli americani! L'impressione è quasi come vedere un'astronave aliena!!! Purtroppo in Madagascar le linee ferroviarie sono praticamente abbandonate... quando va bene ci passa un treno al giorno, quando va male, invece sono completamente abbandonate, affogate tra la vegetazione. In un paese che avrebbe bisogno di una maggiore velocità di spostamento, è veramente una iattura. Lasciamo la RN2 e ci tuffiamo su una pista che è davvero un incubo... 7 km percorsi in un'ora, tra sabbia, buche e sballottamenti, per arrivare sulla riva del Lac Rasorabe, da dove partiremo per l'ultimo tratto in barca. Ne approfittiamo per pranzare, i gamberoni grigliati sono davvero ottimi (e con tanto aglio), le verdure saporite, la birra è fredda e piacevole... ma il servizio è di un lento, ma di un lento che credo che i gamberoni li abbiano pescati al momento dell'ordine! Finalmente alle 2 siamo pronti per imbarcarci, saliamo a bordo della nostra barchetta e via, sul canale di Pangalanes! Con noi c'è una coppia di francesi, piuttosto taciturni che si guardano intorno e osservano sghignazzando le nostre magliette. Il comandante sfreccia sul canale con questa specie di grossa piroga motorizzata, quando ad un certo punto... SPUT SPUT SPUT... Il motore si ferma. Silenzio... siamo praticamente a metà strada con la barca in panne! Il comandante apre la calotta del fuoribordo, Petit si attiva per cercare di capire l'entità del danno, il nostro battello va alla deriva, appoggiandosi su un tronco... Il problema è che si è rotto il tubo della benzina e quando il comandante accelera, il carburante spruzza ovunque tranne che nel motore. No problem! E che non vai in giro con un pezzo di tubo qualsiasi? Certo, ce n'è uno proprio nel gavone, quello, un coltello (lo stesso della frutta), un po' di nastro adesivo e in pochi minuti siamo di nuovo in moto! Il canale pullula di vita, piccoli villaggi sorgono tra il canale e l'oceano, qui si vive di pesca e di agricoltura. Con solo una mezz'oretta di ritardo arriviamo al Palmarium... che dire... WOW! Il posto è fantastico, la reception è una grande capanna dove ci accolgono con un drink di benvenuto e le raccomandazioni del caso, come comportarsi con i lemuri che qui vivono indisturbati e con gli altri animali. I bungalow con terrazza e amaca si susseguono ai bordi della laguna di Ampitabe in mezzo alla vegetazione lussureggiante, lemuri e camaleonti sono davvero dappertutto. Naturalmente, niente internet, niente segnale telefonico, niente macchine, solo tranquillità e silenzio. Si potrebbe fare subito il tour per vedere gli Aye Aye, ma decidiamo che ora abbiamo bisogno di un po' di relax, tanto abbiamo 2 notti, lo faremo domani, oggi abbiamo l'amaca e la nostra konykoni! L'apro a metà, la polpa è morbida, dolce e profumata, sembra di mangiare un dolcetto alla crema, ci sono un sacco di semi grandissimi, ma è davvero ottima. Ma vi pare che noi siamo capaci di restare fermi? Assolutamente no! Ci facciamo un giro per la riserva, fotografiamo un po' di lemuri per niente spaventati, scendiamo al pontile per un po' di foto al tramonto... Appena scende il sole, torniamo al bar, ci prendiamo una Tequila Sunrise che di sunrise ha molto poco, visto che è monocromatica, una pinacolada fatta sul momento, questa davvero spettacolare, quindi la meritata doccia prima di cena. Ah, per farvi capire, qui i lemuri sono proprio di casa! E non solo i lemuri... anche i gechi... questo abita nella nostra camera, nascosto dietro un armadio! Cena ottima, a base di pesce, l'immancabile THB di accompagnamento e via, tutti a nanna, domani ci aspetta una lunga giornata! Beh, ma tu chi sei? appena apro la zanzariera attorno al letto, mi accorgo che c'è un ospite indesiderato... un bruco enorme! Con un po' di carta lo accompagno fuori dalla porta e lo lascio libero tra gli alberi... Buonanotte mondo!
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  5. Giovedì 29 agosto 2019 Il giorno più turistico del viaggio! 😄 E nonostante il mio innato snobismo, devo dire che almeno in questo caso turistico non equivale affatto a scontato o deludente. Con somma gioia abbiamo concordato di partire per le nove, una pigrizia incredibile ma in fin dei conti gradita. La prima tappa, a una manciata di chilometri dall'hotel, è al Parco gestito dall'Associazione dei villaggi della zona, una cooperativa nata sia per la salvaguardia della foresta pluviale che per lo sviluppo sostenibile dell'economia locale. Anche stavolta Petit mette il veto alle frittelle del chioschetto all'entrata, peccato. Uno degli incontri più belli del viaggio: Claude, la nostra guida di oggi, che ha una bellissima storia da raccontare, mentre ci accompagna alla scoperta di questo meraviglioso angolo di mondo. Claude ha 49 anni, ha lavorato per una vita strappando alla foresta un pezzetto di terra alla volta, finché gli alberi da tagliare e bruciare per coltivare sono finiti. A questo punto con la moglie e i tre figli è stato costretto a spostarsi nel più grande villaggio vicino. Per parecchio tempo ha fatto tutti i lavori più umili e pesanti, sempre saltuari, per mantenere la famiglia, fino a quando il presidente della cooperativa gli ha proposto di collaborare alla gestione del Parco facendo la guida. Alla sua sensatissima obiezione sulla non conoscenza delle lingue, il presidente ha risposto affidandogli le visite scolastiche e i turisti locali (sembra incredibile, ma ce ne sono), e facendogli studiare il francese. Nel giro di un paio d'anni Claude ha cominciato ad accompagnare i turisti francofoni, e si è messo a studiare l'inglese. Oggi è indeciso se passare al tedesco o allo spagnolo, ma propende per il tedesco perché nessun altro lo parla in zona. Mette tutto il suo impegno per far conoscere ai bimbi delle scuole la meravigliosa natura del loro splendido Paese, per far capire loro come sia importante preservarla e salvaguardarla, per essere i tutori di questo fragile meraviglioso pianeta, per far sì che non commettano gli stessi errori suoi e della sua generazione. Spesso paga le visite di tasca sua. Tl francese di Claude è magnifico, e io che sono sorda e faccio fatica e blablabla non ho perso una parola per tutto il tempo che ho passato con lui. Cosa c'è di tanto speciale in questa storia? presto detto: Claude è analfabeta, non ha mai imparato a leggere e a scrivere. Ha imparato perfettamente due lingue con le lezioni su cd, quelle che tanti di noi hanno probabilmente ammassate da qualche parte e "prima o poi mi ci metto di sicuro". Tiene tantissimo a che i suoi figli studino, perché vorrebbe che avessero più possibilità di quante ne abbia avute lui, che si ritiene comunque fortunatissimo, e se hanno preso dal padre non ho dubbi che quelle possibilità sapranno guadagnarsele e spremerle per bene. La sua storia mi ha affascinata e commossa, tanto quanto la camminata nella foresta con gli incontri magici che non sono mancati, e ho lasciato il parco con la sensazione di aver avuto l'onore di conoscere una persona davvero speciale. Un formicaio! la terra è troppo umida? e noi si sale 😄 L'albero del viaggiatore. C'è bisogno di dire che è il nostro preferito? Senza che ce ne rendessimo conto si è fatta l'ora di pranzo e facciamo sosta in un ristorante per turisti, dove ci dividiamo un ottimo soufflé al formaggio e funghi e una bistecca di zebù, lasciamo il nostro adesivo sulla porta a vetri facendo ridere, con il raccondo della nostra Pandità disseminata per il mondo, tutto il personale che ha con ogni evidenza un pluriennale rapporto di amicizia con Petit. Ci spostiamo poi al Vakona Park, immancabile nel giro di ogni vazaha che si rispetti, e iniziamo la visita con un giro in canoa sul placido e poco profondo corso d'acqua che separa gli isolotti artificiali su cui vivono varie comunità di lemuri, che vengono quasi tutti tenuti separati per specie: l'obiettivo è la salvaguardia e la conservazione di queste bestiole così tonte e così tenere, e i figli nati dall'accoppiamento tra specie diverse sono sterili ... quindi quella che può sembrare una forzatura e una crudeltà è alla fine una scelta sensata. La canoa scivola silenziosa nel sole, e il nostro taciturno nocchiero di tanto in tanto accosta a riva e dona pezzetti di banane che vengono accolti ovunque con molto entusiasmo. Ci avviciniamo abbastanza da poter rubare questi ritratti di straordinaria intensità emotiva e vigore intellettuale 😄 Mai fatto il "Safari africano" a Gardaland, su quelle traballanti canoe in vetroresina che percorrevano un avventuroso fiume infestato come la foresta che lo circondava da feroci animatroni? 😆 La sosta più lunga la facciamo da Re Julien, che viene ad accoglierci in tutta la sua maestà. Ben presto ci troviamo circondati e sovrastati - letteralmente! - da una mezza dozzina di ghiottissimi sovrani, che si disputano i pezzetti di banana menandosi con entusiasmo direttamente sulla mia testa e sullo zaino che ho sempre sulle spalle. Prudentemente avevo fissato il cappello con cappio per evitare incursioni e curiosità eccessive verso gli impianti, e se Paolo posta le foto vedrete che ho fatto bene 😜 Il perdente se ne va scornato, non prima di aver depositato una regale caccona sulla canoa giusto davanti a me 😆 Solo sull'ultima isola ci viene dato il permesso di scendere, e qui l'interazione con la società pelosa si fa intensa e divertente. La mia parte saggia dice che non va bene, che queste bestiole non dovrebbero essere così addomesticate, che non è giusto comprare degli animali selvatici con una buccia di banana anche se il fine è lodevole e forse in questo modo non li perderemo, visto che sono tra le specie più minacciate. La mia parte bambina però non riesce a fare a meno di godersela da matti e zittisce l'altra metà di me in meno di un minuto. Del resto come fai a non ridere, con sti cosi sulle spalle? Riusciamo a non uccidere un'orribile bambina russa, la bestia più selvaggia vista in tutto il Madagascar, che corre ovunque strillando come un'invasata, beatamente ignorata dalla tribù di familiari adulti che l'accompagnano e non si sognano nemmeno di richiamarla all'ordine, neanche quando mi urta mentre sto scattando una foto. E con questo ho completato la raccolta di punti-paradiso, fine della discussione, anzi se qualcuno ne avesse bisogno mi chieda pure che mi avanzano 😛 Ci spostiamo poi nella zona del parco che si percorre a piedi, con la guida di un ragazzo simpatico ma poco loquace, che ci porta a conoscere i coccodrilli del Nilo - che non sono endemici di questa zona, vivono nei fiumi più a nord, ma si sono ambientati benissimo - e il loro gran senso dell'umorismo Trovate la bestiola nelle prossime due foto! C'è poi un assortimento di animaletti più o meno esotici, più o meno salvati, sempre belli da vedere, ma la parte interessante della giornata è ormai alle spalle. Tornando all'hotel, lo stesso di ieri sera, chiediamo un paio di soste a Petit, non smettiamo di riempirci gli occhi di questa luce incredibile. E come ogni sera ci guardiamo negli occhi felici ... che viaggio, Pa! Che viaggio, Babi.
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  6. Mercoledì 28 agosto 2019 Altra lunga giornata di trasferimento, l'ultima nelle nostre speranze 😄 Devo ammettere però che anche se fisicamente è un po' pesante il viaggio lungo svuota la mente e mi rilassa in modo incredibile. Non c'è passato, non c'è futuro, solo questa lunghissima strada, i paesaggi mutevoli, i sorrisi dei bimbi, la curiosità della gente, le soste, la pipì che scappa ogni cinque minuti 😁, il cielo blu fastidio, l'oro liquido del sole al tramonto. Partiamo alle sette immersi in una nebbiolina leggera, che man mano si alterna con il sole, le nuove, di nuovo il sole e finalmente un cielo tersissimo. Facciamo una rapida sosta ad Antsirabe, dove siamo ormai di casa e riconosciamo luoghi e strade: Petit non si è dimenticato che gli abbiamo chiesto dove acquistare i francobolli per spedire le cartoline ai nipoti naturali e adottati, facciamo bancomat alla Societé Generale (siamo riusciti a spendere un sacco di soldi, sì! 💗), una sosta pipì alla fornitissima stazione di servizio dove ci sono anche le Pringles, e poi si riparte. E' in atto una vera transumanza, Petit ci spiega che è il periodo dei mercati di bestiame, e chi vuole vendere parte a piedi con la mandria, macinando decine e a volte anche centinaia di chilometri, perché più ci si avvicina a Tana e più alto è il prezzo che si spunta. Non per la prima volta penso a quanto poco ci metteremmo a soccombere a una vita simile, noi occidentali fortunati nati nel cotone profumato. Poco dopo mezzogiorno commentiamo, ovviamente in italiano, un cartello che pubblicizza il foie gras locale. Petit, sempre attento, ci chiede se ci piaccia e ci propone di anticipare un po' la prevista pausa pranzo fermandoci al paese successivo, ben noto per la produzione locale di questa prelibatezza, avvisandoci che è un po' cara ma ne vale la pena. Paolo è entusiasta e ordina i "cinque assaggi", io prudentemente vado sul pollo con i funghi. Assaggio e tutto sommato non mi schifa come pensavo, ma ... stranamente, il foie gras sa di fegato, diciamo che per me l'entusiasmo è un'altra cosa 😜 Alla fine, per il nostro costosissimo pranzo spenderemo dieci euro in due, di cui sette per il solo piatto di Paolo: Petit ha preferito mettersi a tavola con i colleghi, che sembra conoscere tutti. Mentre aspettiamo Petit accanto alla macchina per rimetterci in viaggio, notiamo una bimbetta seria seria che ci studia tutta intenta, e non cambia espressione né ai nostri saluti né alle foto che le mostriamo, ma ci regala un sorrisone che scalda il cuore quando le regalo un sacchetto di patatine, con cui si allontana felice saltellando. Avvicinandoci a Tana incontriamo più volte distese di panni coloratissimi messi ad asciugare al sole, Petit ci racconta che quando qualcuno muore la famiglia fa una specie di festa lavando tutti gli indumenti e la biancheria di casa, godendosi un picnic e una giornata insieme per salutare il defunto, come a fagli sapere che anche se non è più qui è sempre con loro. Le ultime quattro ore di viaggio, passato il traffico infernale della circonvallazione di Tana, scorrono lente. La RN2 è messa malissimo, sembra bombardata, l'asfalto è un colabrodo - giusto per non farci sentire la nostalgia di Roma 😁 - probabilmente a causa dei tanti camion che transitano ogni giorno da e per il porto di Tomasina, raggiungibile solo passando di qui. Una sola breve pausa in cima a un'altura, dove ci si spalanca una bellissima vista sulla vallata, per comprare un po' di quelle buonissime bananine mignon che mi piacciono tanto e regalare un paio di polaroid alle bimbe della bancarella, che si incantano come sempre. Ci avviciniamo alla foresta pluviale e alla nostra meta, che raggiungiamo giusti giusti per il tramonto. L'hotel è bellissimo e per cena ci viene servito il migliore zebù del viaggio. Tra una chiacchiera e l'altra Petit ci ha confermato che il giro come lo abbiamo concepito è buono, non troppo tirato ma neanche troppo scarico, e a nostra richiesta ce ne confeziona un quattro e quattr'otto uno per il sud ... andiamo a letto dicendoci che sì, lo abbiamo capito da tanto e adesso ce lo possiamo dire, in Mada ci si torna, a riprendere il pezzo di cuore che stiamo lasciando qui.
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