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  1. Martedì 27 Agosto: Ambositra - Antoetra - Ambositra Stamattina partiamo carichi, ci aspetta la passeggiata per raggiungere Ifasina, uno dei villaggi della tribù degli Zafimaniri. La strada per Antoetra è breve, ma il tragitto è quasi tutto su una pista pietosa e pietrosa... 2 ore per fare meno di 40 km! Arriviamo davanti alla mairie di Antoetra e conosciamo il presidente della cooperativa delle guide, che ci presenta la guida per la nostra passeggiata, Hyacinte, uno zafimaniri piccolissimo e vecchissimo e tutti i ragazzi del villaggio che ci danno appuntamento per il ritorno, per visitare i loro laboratori di ebanisteria. Hyacinte ci descrive la strada che percorreremo, circa 12 km... Noi siamo carichi ma allenati più o meno come una mozzarella di bufala e sentirci dire che non sono in piano, ma che ci sono 2 colline da scalare, pure ripide, da un colpo alla nostra determinazione (e al ginocchio che si è gonfiato da qualche giorno). Oltretutto c'è la festa per l'esumazione dei morti e partecipano tutti, visto che è praticamente l'occasione mondana del mese a Antoetra. Vabbé, proviamo, magari arriviamo alla prima collina, dove c'è una "Stele dei morti" e poi decidiamo se proseguire. Partiamo uscendo dal paese e puntando verso le colline... Il primo tratto è in discesa, perfetto per noi... ma attraversata la prima valle vediamo subito che sarà difficile per noi... La salita è ripida, il sentiero (quale sentiero?) non c'è e praticamente si cammina nei solchi lasciati dall'acqua sulla costa scoscesa della collina... A metà della salita, Hyacinte si volta e mi fa: "Elle ne vais pas a arriver au village..." Ma non solo "elle", anche "moi" sono stanco e il ginocchio gonfio si fa sentire... Sfruttiamo le soste per rifiatare e arriviamo a circa metà della collina, dove è stato impiantato un vivaio di alberi pregiati... mogano, ebano, palissandro, bois de rose. Si, perchè gli zafimaniri sono ebanisti provetti, ma l'esportazione ha praticamente distrutto la loro fonte di sostentamento con l'abbattimento delle foreste ed un progetto francese sta cercando di insegnare loro a reimpiantare gli alberi, per fare in modo che le generazioni future possano godere di questi risultati. Si, le generazioni future, visto che un albero di palissandro ci mette quasi 100 anni per crescere abbastanza. Arrivati alla stele, ci racconta la tradizione del posto, la morte vissuta da tutto il villaggio. 2 notti di veglia, il funerale e poi la cerimonia alla stele, una per ogni famiglia. La cerimonia però si fa solo se la famiglia può permettersi uno zebù, miele, rum e tabacco, visto che per aggiungere la pietra del defunto alla stele, il capo del villaggio deve versare grasso e sangue di zebù sul monumento per ricevere la benedizione degli antenati. Questa è la stele della sua famiglia, le 2 rocce più grandi simboleggiano gli antenati e ci fa vedere la pietra di suo suocero, morto alcuni anni fa. Ci racconta della sua vita, dura e difficile, di un figlio perso per una malattia poco prima del diploma, delle 2 figlie e dei nipotini e scopriamo che ha 46 anni... Dall'alto ci mostra i suoi appezzamenti, dove coltiva mais e fagioli che sono praticamente la sua dieta... non mangia quasi mai carne, ci dice, se non durante le feste nel villaggio... ci credo che volesse tornare presto! Soddisfatti da questa esperienza e desiderosi di riportare a valle i nostri culi pesi, decidiamo di tornare a Antoetra, ripercorrendo la pista scoscesa. "VAHAZA, VAHAZA!!!" Niente da fare, siamo proprio un'attrazione! Passando in mezzo alla risaia veniamo circondati dal solito gruppo di ragazzini sbucati da chissà dove, questa volta siamo pronti, abbiamo biscotti e soprattutto... la instax è carica! Lascio un po' di istantanee ai bambini, ma c'è anche una signora che vuole farsi fotografare! Risaliamo verso il villaggio per raggiungere le case tradizionali e passiamo tra le abitazioni più recenti; Hyacinte ci racconta che gli zafimaniri abitano in case fatte in legno e bambù perché sono materiali viventi, non sono come la pietra, fredda e morta, un vero zafimaniri non dormirebbe mai in una casa di mattoni. Il parroco della loro chiesa è un missionario italiano che gestisce anche la piccola scuola... ora ci sono le vacanze ed è tutto chiuso. Ma il centro del villaggio è il loro totem, la piazza principale dove si svolgono le assemblee pubbliche, rappresenta lo zebù, vera ricchezza per queste popolazioni. Ma è ora di andare a conoscere il capo del villaggio, il più anziano di tutta Antoetra. Ha 80 anni, ci dice Hyacinte, è molto vecchio, visto che qui la vita è breve, 60, 70 anni, non di più. La tradizione dice di scambiare 4 chiacchiere con gli anziani, fare alcune domande e soprattutto, lasciare un'offerta, che verrà utilizzata per le necessità della comunità: è lui che gestisce la cassa del villaggio, per gli orfani, per il medico e anche per i funerali dei più poveri. Il capo villaggio ci guarda con uno sguardo di mille anni, con accanto il suo vice (che mi è sembrato più malmesso di lui) e circondato dai nipotini che ci guardano incuriositi e sogghignano in un angolo della casa. Eccola la casa, con le arnie attaccate fuori dalla finestra... la casa meriterebbe una storia a se. Ogni angolo ha la sua funzione... l'ingresso è a sud est, dove c'è il pollaio, il focolare a sud, il posto del capo famiglia è a nord ovest, gli ospiti siedono a nord est. Si dorme a terra e se ci sono dei bambini, possono dormire sul soppalco, dove c'è più caldo, soprattutto in inverno. C'è la festa dell'esumazione, quasi tutto il villaggio è riunito intorno ad un altoparlante alimentato da un pannello solare. Si fa festa, si balla, si ascolta musica e si mangia. La morte è qualcosa che si incontra tutti i giorni. I tanti bambini ci chiedono bon bon, saponi, bottiglie... noi gli diamo quello che ci resta e andiamo verso i laboratori, dove tutti parlano un po' di italiano e tra Luca, Alfredo, Giovanni e mille altri, compriamo un po' di regali da riportare in Italia, spendendo sicuramente troppo anche dopo delle trattative feroci! Ci congediamo da Hyacinte, che ci lascia il suo indirizzo per spedirgli le foto e torniamo a Ambositra che è la capitale dell'artigianato... entriamo in uno dei negozi e assistiamo alla lavorazione del legno. Qui tutto, ma proprio tutto, è fatto con materiali di recupero. La sega a traforo è costruita con una balestra di automobile, la lama è fatta con il cavo d'acciaio degli pneumatici opportunamente intaccato... il legno è colorato semplicemente immergendolo in una risaia e l'artigiano ci prepara un ciondolo a forma di cuore direttamente davanti ai nostri occhi. Torniamo in hotel per riprenderci dalle fatiche e dalle emozioni, Barbara ha un po' di febbre e si prende una tachipirina, per fortuna niente di serio! Cena nuovamente funestata dalla coppia di musicisti, ma anche il cibo non è che sia proprio memorabile! Per chi se lo chiedesse, si, i malgasci sono piccoli, ma piccoli davvero!
    3 punti
  2. Lascio qui il link al diario che ho finalmente iniziato http://www.usaontheroad.it/index.php?/topic/26493-in-corso-in-jeep-tra-i-vulcani-hawaii-2018/
    2 punti
  3. te lo dico subito, per me è no!🤣 hai 3 settimane fatti con calma la Real America, ne vale davvero la pena. California + costa+ Yellowstone per me hai troppa carne al fuoco! soprattutto come dici tu, se trovi le strade chiuse perdi davvero tantissimo tempo! Yellowstone è enorme!!
    1 punto
  4. Di tutto il viaggio lascerei così i giorni 18-19-20 ma se... allora spero tu non te ne penta. Io anche non è che me lo posso permettere più di tanto ma preferisco risparmiare su altre cose piuttosto che sui pernottamenti vicino alle attrazioni. Sono scelte.
    1 punto
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