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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 06/12/2016 in tutte le aree

  1. Contento tu, contenti tutti!
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  2. Io e Panda abbiamo fatto il fotografico delle 10.30 al Lower e inaspettatamente abbiamo trovato un sacco di giochi di luce, che ci avevano detto visibili solo all'Upper. Con due ragazze di quell'età secondo me il Lower è perfetto, e se trovi un tour verso le 11 è ancora meglio. Inviato da Hogwarts
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  3. Concordo pure io con Panda. Anzi ribatto che non andrei oltre Carlsbad. Da li punterei Amarillo e continuerei con il Texas. Andando fino in Arizona rischi di fare giorni molto tirati vedendo poco.
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  4. Io non avevo inserito le Epupa Falls in quanto mi portavano molto fuori mano e la strada per arrivarci non prevedeva altri punti interessanti. Personalmente aggiungerei il Kgalagadi ed escluderei le cascate ma è un parere personale. Peccato inoltre che non leggo il Grootberg Lodge, l'ho scoperto grazie a Viviana e penso sia uno dei posti più belli in cui sia mai stata! Questo è il Damaraland e le cose interessanti da vedere (vedi mappa) Lo Spitzkoppe come il Brandberg è meraviglioso, bella la Ugab Valley e Finger Klip, il resto molto carino. Personalmente farei così: - Swakopmund (partenza prestissimo) - Spitzkoppe - Brandberg - notte al Camp Xaragu - Ugab Valley - Vinger Klip - Petrified forest - punti 1e2 se in tempo - notte al Grootberg Lodge
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  5. Un altra soluzione sarebbe non arrivare fino a Tucson, ma dopo aver visitato le White Sands salire verso Albuqueque/Santa Fe Li puoi vedere Taos, Bandelier, Tent Rocks, Acoma Pueblo E tornando indietro il Cadillac Ranch, Tucumcari.... altro non saprei Ecco appunto.... il buon panda ti ha già consigliato. Scusa abbiamo scritto assieme
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  6. Visto che si tratta dello stesso viaggio, ho unito i 2 argomenti, modificando il titolo. personalmente, non andrei a Tucson, Phoenix e Monument Valley partendo da Houston, sono almeno 3000 miglia senza contare le deviazioni. Sinceramente, toglierei tutta la parte a ovest di Silver City... se vai in Texas, visita il Texas e non New Mexico, Arizona e Utah... Prova a dare uno sguardo ai diari di @criscorpione, @room65, @Chiara_jk e @fraxnico, @luisa53... magari ti danno qualche spunto.
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  7. Non conosco molto bene quelle zone, tranne che il New Mexico. Per cui non saprei come aiutarti nella prima parte e nella seconda del tuo viaggio Ma fare un loop su Houston con questo giro mi sembra molto tirato... I posti da visitare sono molti... le White Sands (che sicuramente hai considerato). Il Saguaro appunto. Poi c'è Sedona, la Petrified Forest, El Morro, le tent Rocks, Bandelier..... insomma non mi spingerei ancora più a nord per Chinle e Monument. Sei troppo tirata...
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  8. A questa età il Lower è molto divertente! Purtroppo qualunque attività, tour ecc (anche passeggiate a cavallo, uscite in gommone, spettacoli) negli USA costano un occhio della testa. Se si è una famiglia, poveri noi.
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  9. ..e il trekking continua.. Ci muoviamo lungo lo stesso sentiero che sembrano aver preso i gorilla e lentamente seguiamo i trekker che stanno davanti cercando anche di non fare troppo rumore.. ogni tanto vediamo qualche gorilla muoversi lateralmente e passare non lontano da noi.. la vegetazione però è molto fitta.. ma l’attenzione è rivolta al silver back che, più o meno, vediamo fermo anche se abbastanza nascosto e, per di più, di spalle.. inoltre si trova in un punto dove non è possibile aggirarlo.. non ci resta che aspettare che magari si sposti.. ma, nonostante la ricerca del punto migliore, spesso anche piuttosto in bilico, non riusciamo a trovarci di fronte al silver.. finchè decide di allontanarsi verso il fiume per poi sparire definitivamente. Ci muoviamo anche noi.. i macete ci aprono la strada fino a ritrovare alcuni giovani gorilla.. ma, poco dopo, i ranger ci invitano a rialzarci.. è giunto il momento di tornare indietro.. il tempo è volato. Esperienza incredibile, fantastica.. indimenticabile. Torniamo indietro creando sul momento il sentiero.. siamo praticamente paralleli al fiume che sentiamo ed a tratti vediamo fino deviare e risalire un po’.. poco dopo eccoci al punto del guado dove, già dall’altra parte, vediamo i nostri zaini.. non ci resta che riattraversarlo.. Foto di gruppo, saluto con i trekker (immancabile mancia.. tutta meritata) e riprendiamo il sentiero.. nei pressi delle piantagioni di the, su una piccola collina, ci fermiamo per il pranzo.. Ci sarà bisogno di qualche energia in più per fare il tratto finale.. in salita.. inoltre c’è un bel sole, il caldo si sente e le scorte d’acqua sono praticamente agli sgoccioli.. ma la distanza non è tanta.. Risalendo incontriamo anche alcune persone.. non sono turisti ma uomini, donne e qualche bambino che vivono qui.. La vista di Ronnie è un tocca sana.. soprattutto per l’acqua.. arriviamo scaglionati.. la fatica, per qualcuno, si è fatta sentire.. l’ultimo che chiude il gruppo è il poliziotto, ovviamente obbligato ad aspettare.. Torniamo alla sede dei ranger.. ci consegnano i “diplomi” del Gorilla trekking… con tanto di “five”, applauso… e mancia. Un breve giro tra i negozi dei dintorni mentre viene giù qualche goccia goccia d'acqua.. risaliamo in auto ed eccoci pronti al rientro, con la solita strada ed un tempo piuttosto strano. La strada per Kisoro è lunga.. l’occasione per tirar giù anche un pisolino… All’arrivo c’è Julius ad aspettarci.. qualcosa di fresco e della frutta ci stanno davvero bene.. due chiacchiere raccontando la nostra esperienza e la soddisfazione, ma anche l’occasione per capire come mai avessimo cambiato parco.. Julius ci spiega quindi che in un tour come il nostro non potevamo rischiare di perdere la prenotazione visto che al Mahinga, in caso di impossibilità, non sembra previsto rimborso ma rinvio al giorno successivo.. il nostro programma, però, non lo avrebbe consentito e per questo ha scelto il Bwuindi.. in pratica, solo un problema di comunicazione con Pier, che probabilmente si è dimenticato di aggiornarci.. in ogni caso, tutti contenti di questa esperienza.. Julius ci avvisa poi che la visita dai Batwa è rinviata al mattino.. oggi sembra ci sia una festa al villaggio e, vista l’ora, c’è il rischio di trovarli già “ubriachi”.. Ma c’è un’alternativa che ci piace.. un giro a piedi per Kisoro con Julius che ci farà da Cicerone.. davvero in assoluta relax attraversiamo un po’ di strade di città o attarverso alcune piantagioni, fino a fermarci in un bar a bere qualcosa.. Al rientro, una bella rinfrescata e siamo pronti per la cena.. il cuoco è sempre Abdel e la cena è davvero buona.. è inoltre l’occasione per fare una bella foto di gruppo prima di muoverci in sala e fare due chiacchiere oltre che organizzare la destinazione di alcune cose che abbiamo portato dall’Italia.. abbigliamento, penne, quaderni.. ma non solo.. la nostra amica ha una serie di maglie di squadre di calcio (Real Madrid, Manchester, Roma, nazionale brasiliana…) che Julius, Ronnie ma soprattutto Abdel, su cui si legge in volto una gran felicità, sembrano apprezzare molto.. ed anche per noi è una bella sensazione. Mentre quasi tutti sono a letto, restiamo io, Letizia ed Abdel a far due chiacchiere, guardando la TV finchè, all’improvviso, ecco spegnersi tutto.. black out… esce Julius con una esclamazione del tipo “that’s Africa”.. Due candele e problema risolto.. i bagagli li sistemeremo domani.. ma ora forse è giunto il momento di concludere questa bella e particolare giornata con il pensiero rivolto ai magnifici gorilla che abbiamo incontrato.
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  10. Ma tanto la Tv in Usa quando la guardi? di giorno sei in giro la sera doccia, cena e poi di solito si crolla a dormire e di tempo per guardare la tv c'è ne sempre poco/pochissimo. Idaho falls al posto di Jackson?? si troppo lontano e un pò fuori rotta.
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  11. NEW MEXICO Dopo aver percorso un breve tratto di I40 dal Midpoint ad Adrian (Texas) in direzione ovest, si entra in New Mexico attraverso la vecchia US 66 che congiunge la ghost town di Glenrio a San Jon. E' anche possibile farlo proseguendo sulla I40 e percorrendo successivamente un tratto di 66 più recente, ma quello che va da Glenrio a San Jon è il tratto decisamente da preferire, qualora il meteo lo permetta. E’ un tratto oggi sterrato ma in buone condizioni, ha fatto parte del percorso originario della US 66 fino agli anni 50 per poi essere definitamente abbandonato negli anni 70 subito dopo la realizzazione della Interstate 40. Poche miglia dopo San Jon si incontra quella che secondo me è la più affascinante cittadina sulla Route 66: Tucumcari. Passato e presente si incrociano lungo il tratto di Route 66 che taglia in due la città: vecchie stazioni di servizio, ristoranti, motels, strutture abbandonate altre ristrutturate e di nuovo operative. Tra i motels non si può non citare quello che secondo me è in assoluto il più bello e romantico della vecchia highway: il Blue Swallow Motel. Tucumcari restituisce perfettamente l’idea di cosa la Route 66 è stata nei suoi anni d’oro e di cosa abbia significato la sua dismissione; ma passeggiando per Tucumcari si percepisce anche la tenacia, l’orgoglio e la voglia di non mollare del popolo della Route 66. Lasciata Tucumcari si prosegue per Santa Rosa, oltrepassata la quale sarà necessario scegliere quale tratto del “Santa Fe Loop” percorrere: il più vecchio verso Santa Fe per poi scendere ad Albuquerque o il più recente che da Santa Rosa prosegue direttamente verso Albuquerque saltando la capitale dello stato. La presenza di più opzioni non è inusuale lungo la vecchia Highway. Negli anni il suo percorso ha subito diverse modifiche principalmente finalizzate a renderne più sicura la percorrenza. Ma per l’origine di questo tratto, da Santa Rosa ad Albuquerque, la leggenda racconta di una vendetta perpetrata da un uomo politico del New Mexico ai danni degli interessi economici della capitale dello stato, Santa Fe. Il viaggio prosegue comunque verso Albuquerque, con il suo storico 66 Diner e poi verso Gallup, una piccola e “spigolosa” comunità quasi interamente popolata dai nativi americani. La Route 66 in New Mexico è abbastanza frammentata, sono diversi i tratti sostituiti dalla Interstate 40, costruita spesso sulla stessa sede stradale della vecchia autostrada; tuttavia alcuni spezzoni di US 66, chiusi al traffico, costeggiano la I40 ed offrono al viaggiatore delle perle del passato. Il paesaggio è cambiato, il caldo è decisamente più intenso e si cominciano ad intravvedere tracce di terra rossa lungo la strada. La US Highway 66 è entrata nel west. Attrazione Città Tratto sterrato Glenrio - San Jon Glenrio - San Jon Western Motel San Jon Kix On 66 Tucumcari Tee Pee Curios Tucumcari Blue Swallow Motel Tucumcari Motel Safari Tucumcari Route 66 Monument Tucumcari Tucumcari Trading Post Tucumcari Cuervo Church Cuervo Route 66 Auto Museum Santa Rosa 66 Diner Albuquerque Albuquerque Old Town Albuquerque Monterey Motel Albuquerque Rio Puerco Bridge Laguna Acoma Curio Shop San Fidel El Rancho Hotel Gallup Cars & la Route 66 “100% refrigerated air” Lo slogan presente nell’insegna del Cozy Cone Motel (il Cono Comodo), "100% Refrigerated air", è un tributo al Blue Swallow Motel di Tucumcari. Le storie della Route 66 Tucumcari “If you travel Route 66, sooner or later you’ll spend the night in Tucumcari”. Tucumcari è una città leggendaria. Situata in New Mexico di fronte alla Tucumcari Mountain (una piccola mesa), è nata agli inizi del 900 come accampamento adiacente ad una ferrovia, ma sono molte le leggende che collocano la sua origine, e quella del suo nome curioso, molto prima di quanto la storia ufficiale racconti, quando quello era il territorio degli indiani Apache e Comanche. Una di queste leggende narra di un capo Apache, ormai vecchio e debole, che per paura del destino del suo popolo una volta morto, organizza un duello tra i due più giovani ed aitanti guerrieri della tribù, peraltro tra loro acerrimi nemici: Tonopah and Tocom. Entrambi, inoltre, si contendevano l’amore della giovane figlia del capo indiano, la bella Kari (segretamente innamorata di Tocom contro il volere del padre). Colui che avesse vinto il duello avrebbe sposato Kari e sarebbe diventato il capo della tribù. Tonopah uccise Tocom con un colpo di pugnale al cuore e Kari, nascosta per vedere il duello, uscì di corsa tolse il coltello dalle mani di Tonopah lo uccise e subito dopo si tolse la vita. Il vecchio capo distrutto dal dolore per quello che aveva appena visto, tolse il coltello dal petto della figlia e si uccise gridando insieme i nomi di Tokom e Kari. Più verosimilmente quel nome misterioso deriva dalla parola Comanche Tukamukaru, il cui significato era imboscata; la piccola mesa era uno straordinario posto di vedetta e si prestava, appunto, per tendere agguati. Agli inizi del 900 quel villaggio accanto alla ferrovia era un posto da duri, da gente con la pistola facile, al punto da diventare noto come Six-Shooter Siding. Saloon, bordelli e sale da gioco erano un irresistibile richiamo per i fuorilegge della zona. A molti di noi italiani, appassionati dei film dell’immenso Sergio Leone, Tucumcari ricorda il colonnello Douglas Mortimer , in “Per qualche dollaro in più” (curiosamente Douglas è stato anche il primo nome attribuito a quel villaggio accanto alla ferrovia). Lee Van Cleef (il colonnello Mortimer), in treno chiedeva al controllore quanto mancasse a Tucumcari e quando gli fu fatto notare che quella non sarebbe stata una tappa prevista, esclamò con voce stentorea: “Questo treno ferma a Tucumcari! ” La ferrovia portò benessere e prosperità alla piccola Tucumcari, che limò nel tempo le sue spigolosità, ma ancor più importante, per quel villaggio accanto alla ferrovia, fu un’autostrada: la US Highway 66. Lo sviluppo di Tucumcari grazie a quel “lungo sentiero d’asfalto” fu notevole: diners, stazioni di servizio, motels. Una concentrazione di attività commerciali legate al viaggio come non ce n’era da nessun’altra parte lungo la Strada Madre. Si calcola che negli anni ‘50 fossero operativi circa 50 Motels per un totale di 2000 camere, una sessantina di stazioni di servizio e che mediamente la cittadina fosse attraversata da circa 8000 automobili al giorno. Tucumcari era senza alcun dubbio uno dei paesi più rappresentativi della Strada Madre. Ancora oggi sono pochi i posti che, della vecchia autostrada, riescono a raccontarne la storia così bene come Tucumcari. La realizzazione della Interstate 40 ha avuto effetti devastanti per l’economia e per la sopravvivenza stessa di Tucumcari; il suo destino, indissolubilmente legato a quello della Mother Road, fu segnato. Oggi Tucumcari è una città dove il tempo sembra essersi fermato. I Motels e le stazioni di servizio abbandonate cingono la gloriosa autostrada, con le loro insegne, i loro neon, i loro slogan fuori moda ma così terribilmente affascinanti. Tucumcari è il simbolo della resistenza contro l’inevitabile incedere del tempo, contro la modernità che ha posto fine ad un’America semplice, un’America a conduzione familiare, è il luogo simbolo della Route 66, del suo declino e della sua rinascita; una città ed una strada che non muoiono mai. Tucumcari è di gran lunga la mia città preferita tra quelle attraversate dalla US Highway 66. Il Blue Swallow Motel Gli anni 50 e 60 sono stati gli anni d’oro della US Highway 66. Migliaia erano i viaggiatori che ogni giorno percorrevano “La strada principale d’America”, per lavoro o per svago. Era un’America semplice quella di quegli anni, un’America “a conduzione familiare”. Diners, stazioni di servizio, motels, le insegne al neon cingevano i paesi attraversati da “quel sentiero d’asfalto”. I neon erano l’emblema di quegli anni e di quella strada. Alla fine degli anni 50, nel colorato mondo della US Highway 66, ha fatto la sua comparsa il neon di un motel dal nome romantico: La Rondine Blu. Quel motel ed il suo neon sono destinati a diventare parte della leggenda della strada su cui si trovano. Nato alla fine degli anni 30 come Blue Swallow Court and Cafe, fu acquistato da un facoltoso proprietario di un ranch al quale seguì, negli anni 50, il manager di un altro motel di Tucumcari che lo acquistò come regalo di nozze per la sua futura moglie, Lilliam. Lilliam Redman, nata l’11 Novembre come la Mother Road, per circa 40 anni, di cui quasi la metà da sola, ha gestito il Blue Swallow Motel, diventando una vera e propria icona della US Highway 66. A loro, Floyd e Lillian Redman, si deve la realizzazione della famosa insegna ad arco dove, con orgoglio, si pubblicizzava la presenza nelle camere di aria condizionata a refrigerazione (100% Refrigerated Air). Ancora oggi quello slogan campeggia con fierezza sul neon. E’ diventato, negli anni, uno slogan famoso sulla US Highway 66, ed è anche possibile individuarlo nei meandri delle costruzioni di Radiator Springs, la cittadina del film di animazione “Cars” della Pixar. La passione profusa dai Redman nella gestione del motel li ha resi leggendari. Il legame con la vecchia autostrada e con i suoi viaggiatori era così forte al punto da portarli ad offrire spesso ospitalità accettando anche effetti personali da coloro che non avevano soldi per pagare. Lilliam, rimasta vedova agli inizi degli anni 70, ha continuato a gestire da sola il motel fino al 1998, un anno prima della sua morte. La cura che Miss Lillian (così era conosciuta) metteva nella gestione del suo Motel e nell’accoglienza dei viaggiatori era unica. Viveva in simbiosi con i suoi ospiti: “I end up traveling the highway in my heart with whoever stops here for the night“, raccontava Miss Lillian. In ogni camera era, ed è tutt’oggi, presente una stampa con una sorta di preghiera, di augurio che lei faceva ad ogni ospite del suo Motel: “Greetings Traveler: In ancient times, there was a prayer for “The Stranger Within our Gates.” Because this motel is a human institution to serve people, and not solely a money making organization, we hope that God will grant you peace and rest while you are under our roof. May this room and motel be your “second” home. May those you love be near you in thoughts and dreams. Even though we may not get to know you, we hope that you will be as comfortable and happy as if you were in your own house. May the business that brought you this way prosper. May every call you make and every message you receive add to your joy. When you leave, may your journey be safe. We are all travelers. From “birth till death,” we travel between the eternities. May these days be pleasant for you, profitable for society, helpful for those you meet, and a joy to those you know and love best. Sincerely yours, Lillian Redman” Nel 1998 Miss Lilliam, ormai alla soglia dei 90 anni, vendette il suo Blue Swallow, ma, nonostante non fosse più la proprietaria, era comunque solita recarsi li davanti per incontrare i viaggiatori. Tra le stanze oggi disponibili nel Motel, la più bella è dedicata a lei, la Lilliam Redman Suite. Negli anni 50 il Blue Swallow fu considerato, dalle agenzie dell’epoca, uno dei motel più popolari del New Mexico e negli anni 90 è stato inserito nel registro nazionale dei luoghi storici. Oggi il Blue Swallow Motel è gestito da una famiglia del Michigan che lo ha rilevato nel 2011, lo ha riportato ai fasti di un tempo, mantenendo intatto tutto il suo fascino. Tutto nel Blue Swallow Motel è così tipicamente anni 50: Una Pontiac del 51 sotto l’insegna, la lobby, i ricami sulle tende, le camere estremamente curate con l’eleganza tipica degli anni d’oro della US 66, la corte davanti alle stanze dove gli ospiti si ritrovano per scambiare le proprie esperienze di viaggio. Negli ultimi anni è sempre risultato tra i migliori motel del New Mexico ed è tappa immancabile per i viaggiatori della Mother Road anche solo per qualche scatto fotografico. Nonostante le alterne fortune legate al destino della “Main street of America”, Tucumcari e la sua Rondine Blu hanno resistito, ed oggi stanno vivendo una seconda giovinezza grazie all’interesse dei viaggiatori di tutto il mondo verso la vecchia highway. Il "Santa Fe Loop" La US Highway 66 ha subito diverse variazioni di percorso durante il suo onorato servizio. Variazioni spesso dettate dalla necessità di rendere la Main Street of America più sicura ed al passo con il crescente numero di veicoli circolanti. I tratti più impervi e pericolosi sono spesso stati oggetto di adeguamenti ed ampliamenti di carreggiata; altrettanto spesso i vecchi percorsi che la US 66 aveva ereditato dalle strade storiche in uso prima delle Numbered Highways, venivano abbandonati e sostituiti da tratti di strada completamente nuovi. I segni di questa evoluzione sono ancora oggi a disposizione del viaggiatore e rappresentano una sorta di monumento da omaggiare quando si intraprende un viaggio lungo la vecchia autostrada. La Auburn Brick Road, la Ribbon Road, il tratto tra Glenrio e San Jon, sono alcuni esempi di questa evoluzione, tratti abbandonati sostituiti da nuovi tracciati più sicuri e veloci. Nel “triangolo” Santa Rosa, Santa Fe e Albuquerque, si trovano tracce di questa evoluzione: la vecchia highway si divide infatti in PRE e POST 1937 alignments, una sorta di anello che unisce le tre città. Il tratto più vecchio, da Santa Rosa a Santa Fe e poi verso Albuquerque, ha fatto parte del percorso della US 66 fino alla fine degli anni 30, il secondo, più rapido, che congiunge Santa Rosa direttamente ad Albuquerque, ha accompagnato i viaggiatori fino alla metà degli anni 80, quando la vecchia autostrada abdicò in favore delle moderne interstates. In questo caso però il cambio di tracciato non sembrerebbe stato dettato da nobili ragioni come il fornire un percorso più confortevole ai viaggiatori, ma sarebbe frutto di una vendetta. La leggenda racconta che Il governatore dello stato del New Mexico dopo aver perso le elezioni per il rinnovo della carica, verso la fine degli anni 20, addossò tutta la responsabilità per la sua sconfitta agli uomini politici di Santa Fe. Per vendetta, prima che il nuovo governatore potesse insediarsi, commissionò la realizzazione di un nuovo tratto di strada che da Santa Rosa arrivava direttamente ad Albuquerque, con il chiaro obiettivo di isolare la capitale dello stato ed i suoi affari dal resto del paese. Gli operai lavorarono giorno e notte, nei weekend e nei giorni festivi, sfidando la neve ed i freddi giorni invernali pur di terminare in fretta il nuovo tratto strada. La vendetta si compì! I lavori terminarono in pochissimo tempo senza che il nuovo governatore potesse interromperne l’avanzamento. Sebbene fosse un tratto sterrato, come del resto molti altri in quegli anni, era molto più breve e sicuro di quello che raggiungeva Santa Fe e permetteva ai viaggiatori di risparmiare parecchie miglia e qualche ora di viaggio. Ma soprattutto tagliava fuori la città di Santa Fe dal business che anche grazie alla vecchia autostrada forniva prosperità alla capitale dello stato. Dopo una decina d’anni questo nuovo percorso, interamente pavimentato, entrò a far parte della US Highway 66. Non è certo che le cose siano andate esattamente come le racconta la leggenda, verosimilmente anche questa variante è stata concepita per migliorare la viabilità e per accorciare i tempi di percorrenza bypassando un tratto tortuoso. Ma storia e leggenda si inseguono spesso lungo il percorso della US Highway 66 e anche questo è uno degli aspetti che rendono unico ed affascinante il viaggio attraverso quel “lungo sentiero d’asfalto”.
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