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  1. Sabato 24 agosto 2019 Colazione con gli uccellini! è veramente una giornata magnifica, ci siamo svegliati presto e di ottimo umore e siamo pronti ben prima dell'appuntamento delle 8.30 con Petit. Ma quanto sono buone ste bananine? Oggi ci aspettano gli Tsingy: saggiamente, consci delle mie limitate possibilità, abbiamo deciso di evitare le ferratine e il ponte tibetano dei Grandi e ci limitiamo al percorso dei Piccoli Tsingy, vicino all'hotel. Mi sento un po' in colpa a limitare così anche Paolo, ma generosamente mi rassicura sul fatto che non è troppo dispiaciuto di non potermi mostrare tutta la sua verve atletica 😎 La prima tappa però è all'imbarcadero, per la gita in piroga sul Manambolo. Qui il perplesso è Paolo, che teme per i miei impianti: la piroga non è esattamente un transatlantico e gli dà poco affidamento. Io però ho già fatto due giri in piroga in Uganda e so che mi regge, e soprattutto non ho mai rinunciato a qualcosa perché sono sorda e non ho voglia di iniziare adesso, quindi raggiungiamo un accordo: terrò uno solo dei due impianti, il secondo va nella scatoletta impermeabile a tenuta stagna dentro lo zaino. E compro un cappello, visto che i nostri grandi sono rimasti nella Valigia Vagabonda e quello piccolo che porto sempre con me va a Paolo che non ne trova in vendita di abbastanza grandi per il suo capoccione. Mi innamoro subito di quello bruttissimo identico al vecchio cappello del nonno, sette euro e passa la paura. Tutti tronfi per i rispettivi orrendi copricapi saliamo finalmente a bordo insieme a Tonga, la nostra guida per oggi, e io mi sento immediatamente al sicuro, la piroga è molto più stabile di quanto ci aspettassimo. La navigazione dura quasi un paio di bellissime ore, la piroga scivola silenziosa sulla placida corrente e io mi beo dei suoni della natura che seppure a metà riesco finalmente a sentire "puliti". Si vede poco ma c'é: un martin pescatore! Lungo il percorso ci fermiamo due volte, per entrare in altrettante grotte, ad ammirare stalattiti, stalagmiti e pipistrelli. Tonga, già gentile di suo, quando viene a sapere del mio piccolo problema tecnico diventa impagabile, mi regge per aiutarmi a mantenere l'equilibrio, mi porta lo zaino, mi dice in continuazione di stare attenta alla testa. In conclusione, mi godo la gita più di quanto avessi immaginato. Dolcissimi e tenerissimi: senza Tonga non li avremmo mai individuati. Unico rimpianto, quando chiedo di portarmene a casa qualcuno, Malvagio dice di no con estrema fermezza e pervicacia, confermandosi appunto orribilmente malvagio. E il lemure no, e il geco no, e il pipistrello no, e il ragno no ... mainagioia, insomma. Impossibile resistere alle foto turistiche: cosa insolita per i nostri viaggi, dal Mada ce ne siamo riportate diverse con cotanti soggettoni nella stessa inquadratura 😜 Tonga ci piace un sacco, sempre più via via che la mattinata avanza: ci racconta un po' di sé, dice di essere un privilegiato perché la sua famiglia possiede una mandria di zebù, sono decisamente benestanti per il metro di questo Paese meraviglioso e poverissimo. Proprio dalla ricchezza dei suoi deriva il suo nome, che significa Benvenuto: non è una bocca in più da sfamare a fatica ma un regalo della vita ai suoi già fortunati genitori. Parla un ottimo francese e un po' di italiano, ha 26 anni, studia fisica all'Università di Tana e il suo progetto di vita ci piace tantissimo: durante la stagione turistica fa la guida qui, dove ha la famiglia, per mettere da parte i soldi delle mance e pagarsi gli studi, che vuole proseguire fino a diventare ingegnere. E poi? e poi voglio restare qui, lavorare per il mio Paese, farlo crescere, migliorare le condizioni di vita per tutti. A quattro zampe passiamo nel cunicolo sulla sinistra per goderci questo magnifico ambiente, chiacchierando ancora di tutto, del Mada, di politica, delle peculiarità di questa zona. Dividiamo con Tonga la nostra bottiglia d'acqua, ma quando la offriamo al taciturno barcaiolo riceviamo un cortese diniego, e quando basiti lo vediamo bere direttamente dal fiume con le mani a coppa con la massima nonchalance, Tonga ci spiega che per il loro organismo questa è praticamente acqua pura, dato che vi sono assuefatti da sempre ... ma ci sconsiglia dal tentare l'esperimento 😁 Al ritorno ci mostra anche i resti degli antenati, in alto sul costone di roccia che accompagna il fiume, spiegandocene il culto con parole piene di amore e rispetto, e ci racconta un po' di storia del Madagascar, e di come le tribù bantu provenienti dall'Africa si siano mescolate con quelle asiatiche, dando vita a una commistione di caratteri fisici e tratti somatici che dal primo giorno ci sorprende, in un Paese popolato da così poco tempo e da così tante razze che potenzialmente poteva essere una polveriera ed ha invece una delle popolazioni più miti e simpatiche e tolleranti che ci sia mai capitato di incontrare. Non c'è guerra qui da decenni, e i pochi malgasci che lasciano il Paese nonostante l'estrema povertà non lo fanno scappando, ma legalmente e via aerea, tranne qualche sporadico tentativo di sbarcare a Reunion o a Comore e Mayotte, territorio francese. La popolazione, tristemente giovanissima, di uno dei cinque Paesi più poveri al mondo conosce solo la pace, e non sembra per fortuna aver voglia di imparare qualcosa di diverso. Tonga ci racconta che la rovina del Madagascar è la corruzione ai più alti livelli della politica, che blocca lo sviluppo delle infrastrutture, della scuola, dei lavori pubblici ... ci sembra una canzone fin troppo conosciuta, ed è un vero piacere scambiare impressioni con un giovane uomo così intelligente e in gamba. Pecatrici di gamberi di fiume Lasciata con un po' di rammarico la nostra bellissima imbarcazione, ci avviamo, sempre insieme a Tonga, a iniziare il percorso FACILE ai Petit Tsingy, che inizia di fronte all'imbarcadero, non prima di esserci goduti un entusiasmane, strisciante, innocuo tete a tete. Ora, che si sappia: sul percorso FACILE, un americano ottimista muore. Io che ho la testa dura ce l'ho fatta, e ancora non ho capito come, e ancora meno di me l'ha capito Paolo. Seguitemi, vi parlerò delle avventure di Si inizia con una breve passeggiata pianeggiante, che ci introduce al primo contatto con queste rocce scabre e taglienti, nate quando il Madascar era ancora unito all'Africa in seguito agli sconvolgimenti e agli scontri tra le zolle continentali. E' un ambiente unico al mondo, ed è assolutamente magnifico per il poco che ho potuto vedere io, penso che lo spettacolo che offrono i Grand Tsingy possa veramente da solo valere il viaggio in questo Paese. Il loro nome deriva dalla lingua indigena, in cui "tsingy tsingy" significa "in punta di piedi" ... non credo ci sia bisogno di spiegare il perché, neanche a chi non ha provato ad arrampicarsi, magari senza scarponcini da trekking, per entrare in questo mondo fatato. Poco a poco il sentiero si stringe, le pareti si fanno più alte e scoscese, ancora non sono preoccupata ma inizierò ben presto a farmi delle domande ... Ancora allegri e ridanciani, porelli! Accidenti alle tettone! ... ma c'è chi è messo peggio 😜 Supero un primo punto difficile: due pareti si fronteggiano, tra una e l'altra il vuoto, devo scendere appoggiando i piedoni su minuscole sporgenze sospese. Non mi piace, ma mi dico: beh, è il percorso facile, sarà l'unico punto un po' così, andiamo avanti. Dietro di me Paolo aspetta che io molli subito e torni indietro, ma per fortuna non lo so e proseguo. Poco dopo, piccola scalata. Sono rilassata. Sono molto rilassata. Sono molto rilassatissima. Sono moltissimo rilassatissima, ho detto!!! Passiamo dall'altra parte, sarà sicuramente l'ultimo punto difficile. Ancora un po' di sentiero, una piccola scaletta abbastanza comoda e ... ooooohhh! Siamo in alto sugli Tsingy, la vista toglie il fiato. Anche la strizza, ma vabbé, non stiamo troppo a sottilizzare, tanto era sicuramente l'ultimo punto difficile. Sono sempre più rilassata, e Malvagio non ride di me, mai neanche un po', nemmeno un pizzico. Da qui in poi, le trasmissioni tra i miei neuroni si interrompono, e sullo schermo lampeggia solo un cubitale, fluorescente, brillantissimo OH CAXXO, per cui altro non so dirvi 😆 Tonga si prodiga per me, e tra uno "tsingy tsingy", una mano tesa e un "mora mora" riesce a tenermi più tranquilla di quanto avrei creduto possibile, anche nei punti in cui guardando davanti a me mi sembra di aver toccato ormai l'impossibilità e di dovermi rassegnare a trascorrere quel che resta della mia misera esistenza tra rocce e ramarri, contanto sulla pietà dei turisti di passaggio per rimediare una tavoletta di cioccolato ogni tanto e non morir di fame. Non so ancora bene cosa sia successo, fatto si è che nelle due ore prescritte siamo incredibilmente fuori dal labirinto, io sono incredibilmente ancora viva e intatta, la mia reflex non ha subito danni, il mio orgoglio al momento è sotto anestetico per la fifa e le vertigini ma appena tornerò presente a me stessa esploderà un in grandioso peana autocelebrativo da far impallidire i campioni del mondo di qualsiasi disciplina inventata sulla Terra 😬 Incontriamo ancora un paio di bestiole, io mi incanto a ricambiare lo sguardo appassionato del delizioso lemuretto che mi fissa con estremo interesse, finché Tonga distrugge le mie modeste illusioni: è un lemure notturno, ha troppo caldo per restare nel suo tronco e ora sta dormendo con gli occhi sbarrati. E niente, mi devo rassegnare, la mia stagione di conquista è mestamente conclusa e sono una matura signora che ha abbondantemente passato gli anta 😜 Usciti dal parco, attraversiamo il villaggio per raggiungere Petit e ci fermiamo a chiacchierare, regalare polaroid e qualche risata con due signore e un gruppetto di bimbi festanti prima di rientrare in hotel. Lasciamo a Tonga una meritatissima mancia, gli dico che è merito (colpa?) sua se Paolo ha ancora una moglie e ... buona fortuna ragazzo, che tu possa realizzare tutti i tuoi bellissimi sogni. Sulla strada del ritorno ci accorgiamo che Petit non è del solito umore e quando gli chiediamo se è successo qualcosa ci racconta che è appena mancato un suo amico d'infanzia, che era malato da tempo, in dialisi - che faceva due volte la settimana invece delle tre necessarie perché troppo costosa per potersela permettere - e purtroppo in costante peggioramento negli ultimi mesi. Una volta di più non possiamo non pensare a quanto siamo fortunati, io per prima che ho ritrovato la gioia di vivere e sentire grazie a un intervento costosissimo e delicatissimo per cui non ho dovuto sborsare un centesimo. Non posso fare a meno di pensare che anche se è un privilegiato, il nostro autista vive una vita così vagabonda da non permettergli di vivere i momenti dolorosi e quelli lieti insieme alle persone che ama ... anche volendo, non riuscirebbe a tornare in tempo per i funerali, da Inculonia dove siamo alla capitale sono tre giorni di viaggio. Decidiamo di lasciare il pomeriggio libero a Petit, e dopo un rapido pranzo a base di patate fritte ci concediamo un pomeriggio di relax in piscina, dove per la prima volta provo l'accessorio apposito per l'impianto (anche stavoltane tengo solo uno perché qui sono terrorizzata io), e dopo trentacinque anni sento di nuovo i rumori del mondo mentre faccio il bagno. Le mie lacrime di gioia si confondono con l'acqua caldissima, ma mi sono rimaste nel cuore come un regalo meraviglioso. Anche Malvagio è molto soddisfatto! ed esterna la sua gioia rubandomi il cappello fashion. Concludiamo la giornata con un paradisiaco massaggio di mezz'ora per la principesca somma di sei euro a testa, una birretta, due chiacchiere con Elisa e Matteo, due ragazzi di Firenze che sono molto più "zaino in spalla" di noi, simpaticissimi, conosciuti ieri sera mentre aspettavamo di imbarcarci per attraversare il Manambolo e ci hanno scambiato per francesi. Tornati in stanza decido che non ho accumulato abbastanza lividi e tagli su gambe e braccia, voglio battere la me stessa che è tornata dal gorilla tracking di cinque anni fa con un elegante motivo giraffato sul 90% del corpo, e quindi metto un piede in fallo entrando in doccia e mi SCATAFROMBOLO nella medesima. Fatevi spiegare da Malvagio etimologia e significato, io vi dirò solo che fa malissimo ... dal telefono della doccia esce un'acqua dall'inquietante e polveroso colore di Eau de Manambol, per cui rinuncio a un lavaggio troppo approfondito, e ridendo con le lacrime agli occhi me ne vado a cena col mio eroe. Il micio canterino di ieri sera, ribattezzato dapprima Pavarotti e poi con un più calzante Paraculotti stasera non è qui a elemosinare, peccato, gli avrei ceduto volentieri i terrificanti scottissimi spaghetti serviti come contorno ai nostri gamberoni. Decisamente più buone le frittelle di melanzane e pesce ignoto e la torta di pane con cui la cena si conclude. E anche stasera, quando noi andiamo a letto le galline stanno ancora facendo l'aperitivo 😄
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  2. noi abbiamo fatto il SW a ettembre 2015 un po' di pioggia, ma mai freddo. poi io una felpa di pile la porto comunque, non si sa mai
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