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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 16/08/2019 in tutte le aree

  1. Sabato 30/06 Oggi finalmente raggiungiamo il mitico Kruger, la più grande riserva del Sudafrica e tra le più iconiche di tutto il continente. Il parco è estremamente esteso ed ospita tutti e cinque i “big five” oltre ad una impressionante varietà di paesaggi, flora e fauna, dalle pianure alla savana alle foreste subtropicali. L’organizzazione della visita all’inizio può sembrare piuttosto impegnativa proprio per l’estensione, la grande diversità degli ecosistemi e, di conseguenza, le praticamente infinite possibilità di pianificazione. La scelta di dedicargli cinque giorni (4 notti) è stata dettata proprio dal desiderio di cercare di coprire più aree possibili massimizzando l’opportunità di avvistamenti. Con cinque giornate a disposizione siamo riuscite a girare gran parte dell’area “sud” (Malelane, Skukuza, Lower Sabie) e di quella “centrale” (Satara, Orpen, Olifants), saltando però completamente e davvero a malincuore la spettacolare zona “nord” (Letaba, Mopani, Punda Maria) per la quale sarebbero serviti almeno altri due giorni. Al di là delle distanze (che rispetto a quanto dichiarato nel sito Sanpark a mio parere sono comunque leggermente sovrastimate quando si percorrono le strade asfaltate) il parco è facile da girare, ci sono indicazioni ovunque e Rest Camp posizionati strategicamente a coprire tutte le aree, oltre ad innumerevoli sistemazioni alternative: dai bush camp alle costose riserve private. Ecco, forse l’unico “rimpianto” (non certo per il portafoglio!) è stato proprio quello di non avere dedicato anche solo una notte ad una riserva privata per la possibilità di fare avvistamenti eccezionali senza macinare chissà quanti km e, soprattutto, a bordo di jeep guidate da esperti che sanno perfettamente dove cercare. Nonostante questo, la modalità del safari self-drive è davvero perfetta per il Kruger e ci ha ampiamente ripagate: da un certo punto di vista, essere riuscite a fare la maggior parte degli avvistamenti “da sole”, anche se in alcuni casi con grande fatica e un po’ di frustrazione, ci ha dato grande soddisfazione. Non è stato invece mai in discussione la scelta di dormire all’interno del parco: pur essendoci una miriade di sistemazioni appena fuori i cancelli di ingresso, nelle gate-away town, dormire presso i Rest Camp offre infinite possibilità in più: nelle ore durante le quali gli altri visitatori si avviavano verso l'uscita noi avevamo solo il compito di arrivare ai campi (che nella stagione invernale seguono gli orari 6 – 17:30) godendoci la luce e il momento migliore, oltre al fatto di poter partecipare ai safari guidati che partono dai campi stessi all'alba, tramonto e in notturna. Tornando al diario, ci svegliamo nella nostra stanza a Malelane con un bel freschetto, ci cambiamo e andiamo subito a fare colazione. Nella cucina troviamo la padrona di casa che ha appena finito di apparecchiare il nostro tavolino e ci serve il caffè. Siamo affamate e ripeto volentieri la colazione salata a base di bacon, pane tostato e uova strapazzate. Troviamo anche tantissima frutta fresca, gli immancabili yogurt, pane e marmellata e succhi freschi, tra cui l’ottimo succo di guava del quale non conoscevamo l’esistenza. Terminata la colazione, carichiamo i bagagli, saldiamo il conto e partiamo alla volta del Malelane Gate che dista appena cinque minuti dalla nostra sistemazione. Dopo pochi km sulla statale svoltiamo a sinistra al cartello che indica l’ingresso del parco: siamo emozionatissime! Il cancello è situato poco dopo il ponte sul Crocodile River dal quale facciamo il primo avvistamento della giornata: una nutrita colonia di ippopotami che ammiriamo in tutta la loro mole mentre emergono dall’acqua. All’ingresso troviamo coda: Chiara parcheggia mentre io mi avvio, munita di prenotazioni stampate da casa, passaporti e dati dell’auto verso la reception. Devo attendere un buon quarto d’ora in fila fuori prima di arrivare al bancone e, nel frattempo, ne approfitto per compilare il modulo di “indemnity”, obbligatorio per chi soggiorna all’interno del parco, dove riporto i dati dei nostri documenti e dell’auto e il numero di prenotazione delle prime notti a Skukuza. Quando arriva il mio turno, il ranger controlla la mia prenotazione, il modulo compilato e mi consegna una brochure del parco e la ricevuta di ingresso che dovremo conservare accuratamente. Anche qui, come all'Hlulhluwe-Imfolozi pagheremo la tassa per il soggiorno direttamente stasera in reception a Skukuza. Torno da Chiara e seguiamo la fila di auto in ingresso che i due ranger addetti ai controlli dei bagagliai fanno però scorrere piuttosto agevolmente e ci immettiamo sulla asfaltata H3. Oggi abbiamo in programma di esplorare il tratto da Malelane a Skukuza, facendo qualche deviazione su sterrata segnalate per i possibili avvistamenti e, una volta arrivate nei pressi del Rest Camp, fare il Sabie Loop al tramonto. Non abbiamo ancora incontrato i felini e contiamo di soddisfare il desiderio proprio qui al Kruger ma, come vedremo, si faranno molto attendere. Dopo poche curve avvistiamo le prime giraffe del parco intente a mangiare e poi svoltiamo subito sulla sinistra per percorrere la S110 e S112 che formano un tratto del Matjulu Loop: qui l’ambiente è quello tipico del Malelane mountain bushveld, caratterizzato da vegetazione fitta e piuttosto etereo genica e punteggiato di grandi blocchi di granito e gneiss. Non siamo molto fortunate con gli avvistamenti e scorgiamo solo dei begli esemplari di kudu femmina, con grandi orecchie curiose. Tornate sulla H3, facciamo poco dopo una deviazione lungo la S118 che segue il corso del Mhlambane River: cerchiamo di spostarci lungo i corsi d’acqua che, seppur quasi totalmente in secca, assicurano la presenza di una vegetazione più ricca con conseguente possibile presenza di erbivori e, magari, anche di predatori. Facciamo un bellissimo avvistamento di una giraffa ENORME e di un altrettanto GIGANTESCO rinoceronte che si sta dirigendo verso l’H3, facciamo inversione e cerchiamo di seguirlo, con la speranza di vedercelo sbucare vicino alla strada ma non abbiamo fortuna e ci dobbiamo accontentare di osservarlo da distante. È stato comunque bellissimo fotografare i due animali vicini. Poco dopo incontriamo anche un bell’elefante solitario di piccole dimensioni che ci attraversa la strada. Nel frattempo, sono le 13 e decidiamo di superare l’Afsaal Picnic Site, il cui parcheggio a quest’ora è stracolmo di macchine, per guadagnarci un po’ di pace e tranquillità ferme sotto l’ombra di una grande acacia lungo il loop Renorsterkoppies (formato dalle strade sterrate S113, S14 e S112). Spegnamo il motore e facciamo un veloce pranzo con frutta, succhi e barrette mentre un gruppo di impala sfila ai lati della macchina. Dopo una pausa di circa 40 minuti, riprendiamo il percorso e vediamo altri impala, nyala, manguste, giraffe con i piccoli e, con qualche sforzo in più di osservazione, anche dei bellissimi uccelli variopinti tra i quali il nostro primo "Zazu", un bucero beccogiallo. Bellissimo! Ci ri-immettiamo nella H3 e arriviamo nei pressi di Skukuza alle 15:00, abbiamo ancora un’ora e mezza per dedicarci al Sabie Loop lungo l’omonimo fiume e quindi, invece di proseguire fino ai cancelli del Rest Camp, svoltiamo a sinistra. Ci imbattiamo subito in un piccolo ingorgo di auto causato dalla presenza sulla strada di una famiglia numerosissima di babbuini che si muove continuamente tra le auto fino a piazzarsi proprio in mezzo al piccolo ponte che collega le due rive del fiume Sabie. Sono vicinissimi e li osserviamo e fotografiamo facendo bene attenzione a non lasciare i finestrini dell’auto troppo abbassati. Vediamo anche un piccolo sul dorso della mamma e un gigantesco maschio con un occhio guercio. Superata l’allegra famigliola di primati, raggiungiamo un secondo ponte che attraversa il fiume Sand dove scorre acqua più abbondante. Del tutto inaspettatamente in mezzo alle canne da zucchero, scorgiamo vicinissime le alte schiene di elefanti che troveremo anche poco più avanti, proseguendo sulla S83. Arrivati all’incrocio con la H12, svoltiamo a destra e poi nuovamente a destra sulla H4-1 che costeggia il fiume Sabie riportandoci verso Skukuza. Qui vediamo, con la bella luce del tramonto, altre giraffe con i piccoli, kudu, un enorme elefante solitario e in lontananza un avvoltoio su di un alto ramo affacciato sul fiume. Prima di raggiungere la deviazione per Skukuza, indirizzati da un’auto di passaggio, riusciamo anche a scorgere in una strada laterale percorribile unicamente dai mezzi dei ranger, una iena maculata che dorme ai piedi di un albero di acacia. Che bella la sensazione di rimanere all’interno del parco e guidare per le sue strade sul finire della giornata! Contente per quest’ultimo avvistamento, arriviamo finalmente a Skukuza dove come consuetudine parcheggiamo di fronte alla reception per il check-in: paghiamo la tassa di soggiorno e ci assegnano le chiavi della nostra rondavel dove dormiremo per due notti. La sistemazione si presenta un po’ vecchiotta e trasandata anche se le lenzuola risultano nuove e pulite e il controllo “ragni e insetti”, che eseguiamo con cura, dà esito negativo. Anche delle cattivissime scimmie sulle quali lo staff alla reception ci ha messo in guardia… fortunatamente neanche l’ombra! Scarichiamo i bagagli dall’auto e ci facciamo una doccia, nel frattempo il sole è ormai tramontato da un pezzo e fuori è buio pesto, ad eccezione della luce del fuoco di chi sta cucinando la carne sugli immancabili braai. Senza indugiare andiamo affamatissime, al ristorante ma trovando il vicino negozio del campo ancora aperto ne approfittiamo per comprare altri succhi e qualche snack scegliendo tra un ricchissimo assortimento di cibo e souvenir. Ci accomodiamo infine all’interno del Cattle & Baron Restaurant, eccellente ristorante con una spettacolare terrazza all’aperto sul fiume Sabie, dove c'è chi cena nonostante la temperatura fresca. L'ambiente è molto curato e pure il servizio ha uno standard elegante, sicuramente non ce lo saremmo mai aspettato nel bel mezzo del Kruger! Ordiniamo due calici di Pinot Nero del Capo e andiamo sul sicuro con 200 grammi di filetto al pepe del Madagascar con una porzione di insalata e una di patate al forno. La carne ci viene servita su un tagliere di legno e, oltre a i contorni che abbiamo scelto, ci offrono spinaci al burro e quella che pensiamo essere purea di zucca, buonissima. La carne è incredibilmente tenera e cotta alla perfezione. Non esito nel dire sia il miglior filetto che abbiamo mai mangiato. Finiamo la cena in bellezza ordinando un Irish coffee con l’Amarula invece che il Whisky! Consigliatissimo! Il conto, comprensivo di mancia, si aggira intorno ai 32 euro in due. Satolle e felici ci attardiamo ancora un po’ fuori dal ristorante per utilizzare il loro Wi-Fi gratuito e poi rientriamo nella nostra casetta alle 21 circa. Puntiamo la sveglia alle 5:15: siamo determinate a sfruttare l’alba per vedere i felini… chissà! Buonanotte Skukuza, buonanotte Kruger!
    2 punti
  2. No con il bancomat direttamente ai negozi ai benzinai e ai ristoranti. La mia banca mi dice senza commissioni, ma non ho ancora verificato. Comunque più comodo della carta perché te li tolgono subito e non il mese dopo
    1 punto
  3. Considera che io ci sono passato in inverno, c'erano 10 gradi sottozero e un gran vento, la voglia di camminare non era tantissima, secondo me, vale una pausa pranzo, se poi vuoi visitare il Bradbury Museum, magari puoi sfruttare le ore più calde della giornata e mangiare qualcosa in città, alla fine dall'ingresso del Bandelier è mezz'ora di strada.
    1 punto
  4. si, ma tanto la settimana prossima ci mangiamo... magari sarà filetto di zebù!
    1 punto
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